Siamo ormai giunti alla metà del mese di agosto. Tra vacanze, bagni al mare e viaggi in montagna, ognuno cerca di valorizzare il proprio tempo libero e di trovare ogni modo possibile per sfuggire al caldo, davvero rovente, di questi giorni.
Per tutti i fan di videogiochi, però, la fine dell’estate regalerà un evento davvero bollente. Proprio negli ultimi giorni del mese, infatti, uscirà Metal Gear Solid Delta Snake Eater. Questo gioco, presentato come il remake del leggendario terzo capitolo della saga, segna il ritorno della saga di Snake dopo un’attesa di ormai 7 anni.
Per prepararci al meglio all’evento abbiamo deciso di proporvi una retrospettiva di tutti i principali capitoli della saga di Metal Gear Solid, sia per ripassare insieme tutti i momenti salienti della saga, sia per invogliare eventuali neofiti a confrontarsi con questa autentica pietra miliare della storia dei videogames. Prepariamo tutto il necessario e buttiamoci a capofitto in questa incredibile missione!
Le origini: gli episodi per MSX

Come molti di voi sapranno, la saga di Metal Gear Solid è stata partorita dalla geniale mente di Hideo Kojima (vedi qui per un approfondimento sull’autore). Le sue origini, però, risalgono a ben prima della sua consacrazione, avvenuta sulla prima Playstation.
Il primo episodio della saga, intitolato semplicemente Metal Gear, apparve infatti nel 1987 per MSX, un popolare computer giapponese. Metal Gear era un gioco estremamente originale ed avveniristico. Il giocatore impersonava Solid Snake, soldato d’ elite dell’unità Fox Hound, e aveva il compito, sotto la guida del leggendario Big Boss, di salvare il suo compagno Grey Fox e sconfiggere un gruppo di misteriosi terroristi.
La particolarità del gioco era la necessità di agire quanto più possibile in maniera stealth. Metal Gear non premiava la capacità del giocatore di eliminare i nemici, bensì la sua abilità nell’agire di soppiatto e superare le varie ambientazioni senza farsi scoprire. Anche lo sviluppo della trama, sebbene limitato, riservava diversi colpi di scena. Il gioco ottenne un ottimo successo ed una conversione NES, a dire il vero abbastanza pessima.
I primi sequel
Nel 1990 uscirono ben due episodi di Metal Gear. Metal Gear: Snake’s Revenge era un episodio non canonico in esclusiva NES. Si tratta di un gioco action sparatutto piuttosto divertente, ma che poco aveva da spartire col resto della saga.

Di tutt’altra pasta invece Metal Gear 2: Solid Snake. Uscito sempre per MSX, questo gioco è il seguito diretto del gioco originale e riesce a potenziarne tutti gli aspetti. Grafica, gameplay, sviluppo della storia, dialoghi…tutto risulta più grande e coerente. Risultano potenziati soprattutto l’inventario e le possibilità offerte da esso.
Snake è nuovamente in missione, stavolta a Zanzibar, per debellare la minaccia di Outher Heaven, vera e propria nazione indipendente fatta di soli soldati, che sembra avere a disposizione un’arma devastante, solo accennata nel primo gioco: il Metal Gear.
Questi primi episodi, sebbene molto datati, contengono già molti degli elementi che saranno caratteristici della saga. Personaggi iconici come Big Boss e Gray Fox, l’enorme uso dei dialoghi per sviluppare la trama, l’uso creativo di elementi come le sigarette o le scatole di cartone e molto altro ancora. Questi giochi sono stati inseriti in molte delle collection legate alla saga e consigliamo a tutti di recuperarli (esclusa la versione NES del primo Metal Gear, un vero disastro di bug e cattiva programmazione).
La consacrazione: Metal Gear Solid

Nel 1998, sulla prima gloriosa Sony Playstation, apparve quello che è forse il gioco più famoso dell’intera saga. Metal Gear Solid, pur restando assolutamente coerente con le trame e le meccaniche dei giochi precedenti, riuscì ad elevarsi oltre ogni immaginazione, trasformando una serie di nicchia in un incredibile successo mondiale.
La grafica di Metal Gear Solid era semplicemente stupenda, con ambienti e personaggi solidi, belli da vedere e ricchi di particolari. Anche la colonna sonora risultava coinvolgente e di impatto, con numerose tracce divenute oggi iconiche.
Il gioco narra una missione del nostro Solid Snake in una base in Alaska, dove un gruppo di terroristi, capeggiato dal misterioso Liquid Snake, sembra essere in possesso di missili nucleari e minaccia il mondo intero con lo spettro di una guerra atomica. Grazie alla potenza di calcolo dei CD, Kojima riuscì finalmente a creare una vera trama cinematografica grazie alle numerose sequenze di intermezzo, che sviluppavano l’intreccio con numerosi colpi di scena davvero inattesi.
Anche il gameplay non deludeva. Snake aveva a disposizione molte abilità ed un arsenale davvero vasto e variegato. Riuscire a sfuggire ai soldati è sempre divertente ed appagante ed ogni area può essere affrontata con strategie differenti in base allo stile del giocatore. Anche le boss battle sono davvero divertenti ed iconiche e spesso necessitavano di strategie stravaganti ed originali per essere superate (qualcuno ha detto Psycho Mantis?).
Insomma, Metal Gear Solid si impose subito come un capolavoro assoluto ed è tuttoggi considerato da molti il miglior gioco per la prima Playstation, con come unici difetti la longevità non elevatissima e la presenza di dialoghi a volte fin troppo fitti.
Un seguito divisivo

Quando, nel 2001, fece la sua uscita Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, il gioco appariva un successo annunciato. Konami infatti aveva deciso di non tentare la strada di un sequel immediato al primo Metal Gear Solid, ma di attendere l’uscita di Playstation 2 per poter realizzare un gioco che potesse realmente innovare e migliorare ogni elemento del gioco originale.
Le prime versioni demo del gioco, che mostravano Snake in azione a bordo di una petroliera, avevano generato pareri molto favorevoli ed entusiastici e sembrava davvero che MGS2 fosse un capolavoro annunciato. Stavolta, però, non tutto andò come previsto. Intendiamoci, Sons of Liberty non si può certamente definire un brutto gioco. Alcuni fan lo considerano addirittura il migliore della serie. A livello tecnico, il gioco fa un passo avanti enorme rispetto al predecessore, soprattutto dal punto di vista grafico.
Eppure, ha indubbiamente diversi difetti. Sebbene il gameplay risulti enormemente ampliato e migliorato, con la possibilità di sparare in soggettiva, addormentare le guardie e nascondere i loro corpi e un’interazione con l’ambiente molto più ricca, le situazioni di gioco che si va ad affrontare nel corso dell’avventura risultano spesso poco originali e ricalcano fin troppo da vicino il primo episodio.
Inoltre la trama di gioco, pur molto articolata ed originale, risulta pesante e fin troppo sopra le righe, anche a causa di una quantità di dialoghi codec davvero mastodontica. Kojima voleva probabilmente creare proprio questo effetto di pesantezza, dal momento che il gioco rompe più volte la quarta parete e “gioca” con le percezioni del videogiocatore. Tuttavia queste finezze non furono colte dal grande pubblico.
E veniamo all’elefante nella staza, quello che per molti è stata la causa principale del parziale fallimento del gioco. Nononstante Konami avesse tenuto la cosa totalmente nascosta, in MGS 2 NON si utilizza Solid Snake, tranne che nella primissima sequenza di gioco. Kojima introdusse a sorpresa il personaggio di Raiden, una nuova recluta di Foxhound che doveva fungere da avatar del giocatore. Questa scelta coraggiosa fu totalmente rigettata dai fan, che non accettarono il nuovo personaggio.
Nonostante queste problematiche, il gioco ricevette comunque una buona accoglienza. Tuttavia, MGS2 iniziò a dare ai fan un assaggio di dove potessero spingersi le stranezze di Kojima.
Il Metal Gear Solid perfetto

Nel corso del 2004 uscirono ben tre giochi della saga Metal Gear. Metal gear Ac!d era un episodio non canonico pensato per la PSP. Metal Gear Solid: The Twin Snakes era invece una sorta di Remake del primo capitolo realizzato per Game Cube.
Ma il vero piatto forte fu indubbiamente Metal Gear Solid 3: Snake Eater. Questa volta ci fu ben poco da polemizzare. Snake Eater fu subito riconosciuto come una gemma assoluta ed è tutt’oggi considerato da molti il miglior episodio dell’intera saga.
MGS 3 è ambientato nel 1964 e racconta la storia di Naked Snake, che si rivelerà presto essere il giovane Big Boss (non è spoiler, basta usare la logica). A differenza dei capitoli precedenti, Snake Eater è prevalentemente ambientato all’interno di giungle, foreste e paludi. Questo setting aumenta di molto le possibilità del gameplay, fornendo al nostro Snake una miriade opzioni per sfruttare l’ambiente a suo vantaggio.
Inoltre viene introdotto il CQC, una tecnica di lotta corpo a corpo che amplia a dismisura le azioni di Snake quando entra a contatto coi nemici. Viene anche introdotta la barra della resistenza, che snake dovrà continuamente alimentare nutrendosi. Oltre alle razioni, Snake può ricorrere alla caccia, facendo attenzione a non ingerire animali pericolosi.
La trama di Snake Eater è semlicemente perfetta. Una storia avventurosa e drammatica, che cita apertamente tutto il cinema spy (in particolare le storie di James Bond) e riesce a non essere mai banale né scontata, fino all’incredibile finale, ricchissimo di colpi di scena. Anche il comparto tecnico del gioco è assolutamente superbo, con una grafica ulteriormente potenziata e musiche davvero emozionanti e divenute iconiche, su tutte il celebre brano Snake Eater, che accompagna l’intro del gioco.
La conclusione della saga: Metal Gear Solid 4

Dopo Metal Gear Solid 3, la saga di MGS si prese altri quattro anni di pausa. Durante questo periodo uscirono alcuni titoli secondari, come Metal Gear Solid: Portable Ops, spin of non canonico uscito per PSP, ed anche le prime collection, contenenti tutti gli episodi principali della saga. Nel giugno 2008, sulla nuova Playstation 3, arrivò finalmente Metal Gear Solid 4: Guns of The Patriot.
Questo quarto episodio è certamente il più malinconico dell’intera saga. A causa dei suoi particolari geni, il nostro Snake subisce un invecchiamento precoce ed è ormai stanco e affaticato dalle 1000 battaglie affrontate. Tuttavia, in questi episodio dovrà affrontare la più dura delle sfide, ovvero smantellare l’intero sistema dei Patriots, una serie di intelligenze artificiali che controllano quasi ogni aspetto della società umana. Inoltre, Snake deve vivere il confronto finale con l’eterno rivale, Liquid.
La trama di Guns of The Patriots è forse la più articolata di tutta la serie. Il gioco riesce a seguire in modo soddisfacente tutti i personaggi della saga, dando ad ognuno di loro la giusta conclusione. La regia di Kojima svolge un lavoro davvero superbo, alternando fasi di azione adrenalitica a scena dalla forte intensità emotiva.
Anche il gameplay non deluse le aspettative, riproponendo tutte le meccaniche viste nei giochi precedenti, integrandole in un ambientazione enormemente più vasta e con moltissime possibilità di interazione. Il gioco proponeva inoltre un numero esorbitante di armi e nuovi equipaggiamenti, tra cui spicca l’MK II, un Metal Gear tascabile che Snake può comandare a distanza per azioni di ricognizioni e numerose altre interazioni.
Anche il comparto tecnico è assolutamente all’altezza delle aspettative, con una grafica ed un sonoro semplicemente mozzafiato che rendono MGS4 davvero simile ad un film interattivo. Unica nota stonata, ancora una volta, furono le sequenze di intermezzo, a volte davvero interminabili.
Un Metal Gear portatile

Con MGS4, la saga di Metal Gear aver raggiunto la sua naturale conclusione. Eppure, i videogiocatori erano ancora affamati delle avventure di Snake. Ecco dunque arrivare Metal Gear Online, spin of mutigiocatore e Metal Gear Solid Touch, per i dispositivi IOS e Android.
In entrambi i casi, si trattava di episodi non canonici, quindi slegati dalla trama principale. Nel 2010 uscì anche Metal Gear Solid: Peacewalker, un nuovo episodio portatile per la PSP di Sony. A differenze di MGS Portable Ops, però, Peacewalker è un episodio assolutamente collegato alla trama principale.
In questo gioco torniamo a vestire i panni del mitico Big Boss, a circa dieci anni di distanza dagli avvenimenti di Snake Eater. Il gioco introduce una serie di personaggi che si riveleranno fondamentali per il proseguo della saga, come Kazuhira Miller, Huey Emmerich e la misteriosa Paz. A causa dei limiti di PSP, Konami compì la scelta di rappresentare le scene di intermezzo in forma di fumetto. Una scelta azzeccata che rende la narrazione visivamente piacevole e scorrevole.
Il gameplay si rifaceva a Snake Eater, introducendo però tutta una serie di elementi gestionali legati al reclutamento dei soldati nemici e alla gestione della Mother Base, centrale operativa del Boss e delle sue truppe. La base avrebbe poi fornito supporto a Snake durante le missione, tramite l’invio di armi e razioni. Questi meccanismi offrirono una ventata di aria fresca e resero lo svolgimento del gioco più vario e metodico, sebbene fosse chiaro che la scelta della struttura a missioni e della gestione della base fu motivata soprattutto dal desiderio di sfruttare al meglio la portatilità della PSP.
Peacewalker ottenne, nel complesso, un ottimo successo. Il pubblico apprezzò molto la trama del gioco e reagì bene alle nuove meccaniche. Non si trattava, però, di un gioco perfetto. Potenziare al massimo la base richiedeva di rigiocare molte volte le stesse missioni. Le missioni stesse, alla lunga, risultavano un po’ ripetitive.
La nota più dolente riguardò il finale del gioco. Per sbloccare il vero finale, infatti, era necessario completare il Peacewalker. Questo però poteva essere fatto solo raccogliendo specifici oggetti. Il giocatore poteva ottenerli in modo randomico sconfiggendo i boss del gioco. Questo obbligava naturalmente a ripetere gli scontri coi Boss un numero imprecisato di volte, cosa che risultava noiosa e non necessaria.
A parte queste sbavature, Peace Walker ricevette, come detto, un’ottima accoglienza. Ora però i giocatori erano ancora più desiderosi di un nuovo episodio della saga che chiudesse il cerchio narrando gli ultimi eventi oscuri della vita di Bigg Boss.
Un episodio tormentato

Dopo l’uscita di Peacewalker, nel 2010, la saga di Metal Gear ritornò nell’ombra per diversi anni. Nel periodo seguente uscirono numerose collection e versioni remake dei principali episodi della saga. Nel 2012 apparve su PS3, X Box 360 e PC Metal Gear Rising: Revengeance, episodio action, sviluppato da Platinum Games, dedicato a Raiden.
Nell’agosto 2012, in occasione del venticinquesimo anniversario della saga, fu presentato per la prima volta il trailer di un videogioco chiamato Ground Zeroes, che avrebbe utilizzato per la prima volta l’avveniristico motore Fox Engine. Non ci volle molto perché i giocatori intuissero che si trattava di un nuovo episodio della saga principale di Metal Gear. Ma le cose divennero molto più complesse.
Nel dicembre dello stesso anno, agli Spike Video Games Awards, venne mostrato il trailer di un altro gioco, chiamato The Phantom Pain. Nonostante i depistaggi tentati da Kokima, divenne chiaro che The Phantom Pain e Ground Zeroes erano entrambi parte di un nuovo Metal Gear. Ground Zeroes sarebbe stato il prologo, The Phantom Pain il gioco principale.
Nei priani di Kojima, i due giochi avrebbero dovuto essere pubblicati insieme. A causa delle forti pressioni esercitate da Konami, si decise invece di pubblicare prima Ground Zeroes e solo in seguito The Phantom Pain.
Un’operazione discutibile

Quando Ground Zeroes uscì, nel 2014, suscitò numerose polemiche. Il gioco infatti proponeva una singola missione, completabile tra l’altro in poco più di venti minuti. Nonostante questo, GZ fu venduto ad una cifra di poco inferiore a quella di un gioco tripla A.
Il gameplay di Ground Zeroes era semplicemente superbo. Il nuovo motore di gioco garantiva una vera esperienza open world. Sebbene il gioco fosse interamente ambientato in una singola base militare, le possibilità offerte dal nuovo sistema erano praticamente illimitate e donavano una libertà di azione e pianificazione sconfinate. La possibilità di segnare i nemici tramite binocolo era la naturale evoluzione dei radar visti nei primi episodi e le numerose mosse ed armi a disposizione del nostro Snake donavano una profondità enorme alla giocabilità.
La trama era collocata a pochi mesi di distanza da Peacewalker e metteva nuovamente il giocatore nei panni di Big Boss, impegnato in una missione per salvare Chico e Paz, due vecchie conoscenze del gioco precedente. Il gioco presentava inoltre Skullface, il nuovo antagonista e la temibile unità XOF.
Nonostante l’ottimo gameplay e la presenza di una serie di missioni Extra sbloccabili al completamento della missione principale, i fan non mandarono proprio giù il fatto di aver dovuto acquistare quella che di fatto era solo la prima parte di un gioco enormemente più grande.
Il dolore fantasma…dei giocatori.

Nel 2015 arrivò nei negozi anche The Phantom Pain. Questo gioco sancì il definitivo divorzio tra Kojima e Konami. Il geniale (e capriccioso) creator decise infatti di rompere definitivamente con la casa produttrice. A suo dire, Konami avrebbe pregiudicato la buona riuscita del gioco continuando a mettere fretta al lavoro di Kojima e ponendogli una serie di paletti che gli impedirono di realizzare l’opera che aveva in mente. Purtroppo, questa situazione ebbe effetti pesanti anche sul gioco.
Dal punto di vista del gameplay, TPP è un capolavoro assoluto. Il gioco riprende tutti i punti di forza di GZ, potenziandoli all’inverosimile. Ora Snake, o meglio, Venom Snake, agisce su due enormi macro aree, ovvero l’Africa e L’Afghanistan, tutte liberamente esplorabili. Una volta entrato nell’area di una missione, però, Snake dovrà rimanervi fino a missione completata, pena il fallimento della stessa.
TPP riprende infatti la struttura a missioni vista in Peacewalker, differenziando in modo chiaro le missioni principali dalle secondarie. Proseguendo nel gioco, si vanno via via a sbloccare nuove missioni e allo stesso tempo la storia avanza. Torna anche la Mother Base, la cui gestione viene enormemente ampliata e perfezionata. Ad accompagnare Venom Snake nelle sue missioni vengono introdotti il cavallo D Horse e il cane DD, a cui andrà presto ad affiancarsi (se il giocatore avrà compiuto le giuste scelte) anche la cecchina Quiet.
Sebbene il gioco possa risultare un po’ ripetitivo, dal momento che le missioni tendono ad avere obiettivi simili, la libertà di movimento, la quantità di azioni e possibilità fornite a Snake e l’incredibile divertimento del gameplay rendono ogni partita a TPP una vera festa.
Il comparto tecnico è semplicemente meraviglioso. La grafica presenta ambientazioni vastissime, realistiche e piene de dettagli. I modelli dei personaggi sono semplicemente perfetti, così come le animazioni. Anche la colonna sonora è un’autentica gemma, con numerosi brani, anche cantati, entrati nella leggenda della saga.
Un gioco incompleto
Purtroppo, però, dal punto di vista della trama o anche solo dei contenuti a disposizione, The Phantom Pain si rivela un progetto incompleto. Mancano infatti molte ambientazioni e anche alcuni personaggi che erano stati anticipati nei trailer. Come se non bastasse, alcuni archi narrativi del gioco non vengono completati.
Il gioco è composto da un prologo e da due atti (si vocifera che nella testa di Kojima avrebbero dovuto essere 5). Se il primo atto risulta ben scritto e con uno sviluppo coerente e completo, lo stesso non si può dire del secondo. Uno dei filoni principali della trama, quello legato ad Eli e al Shaelanthropus, viene troncato e mai completato. Anche la missione finale non è altro che una fotocopia del prologo, con solo alcune piccole varianti negli eventi ed un colpo di scena finale che ribalta totalmente la situazione e funge da finale (parziale) del gioco.
Un peccato davvero. TPP, anche per come è oggi, è certamente uno dei migliori metal gear della saga e ha quasi indubbiamente il miglior gameplay della serie. Ma se Kojima avesse potuto lavorare come aveva in mente, probabilmente ci troveremmo di fronte al miglior Metal Gear di sempre e probabilmente (non pensiamo di esagerare) uno dei più grandi giochi della storia.
Conclusioni
Ed eccosi arrivati alla fine del nostro viaggio. Dopo The Phantom Pain, infatti, non è più uscito alcun episodio canonico della saga. Gli unici prodotti targati Metal Gear ad essere stati pubblicati sono stati il discutibile Metal Gear Survive ed il primo volume della Master Collection.
Come detto, però, le cose stanno per cambiare. Riuscirà Snake Eater Delta a riaccendere le braci della leggenda? Non resta che scoprirlo! Voi come avete vissuto la saga di Metal Gear? avevate giocato a tutti gli episodi principali? O la state riscoprendo solo ora? Fateci sapere!

