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Darkest Dungeon 2, provato dell’accesso anticipato

Cinque anni fa, il mondo videoludico, per mezzo di Red Hook Studios, è caduto in un terrificante labirinto denominato Darkest Dungeon. Nel contesto dei roguelike, che hanno ricevuto tante piacevoli novità nell’ultimo decennio, Darkest Dungeon è riuscito a farsi spazio grazie a un livello di difficoltà e senso di frustrazione difficile da trovare nei videogiochi contemporanei. Già dalle prime battute dell’accesso anticipato, Darkest Dungeon 2 ci riporta in una complicata ambientazione lovecraftiana, ma questa volta solo dopo aver ascoltati i fan della serie.

Darkest Dungeon 2 Accesso Anticipato: la locanda

Come prima, più di prima

In esclusiva su Epic Store Games, l’accesso anticipato di Darkest Dungeon 2 rispecchia il modo di dire anglosassone più ambito da un sequel: more of the same. Il secondo capitolo del gdr roguelike di Red Hook Studios ha mantenuto tutte le caratteristiche fondamentali del suo predecessore; lo scopo del gioco è salvare il mondo dall’immonda malvagità già incontrata nel maniero e che ora si è estesa sul pianeta. Lo faremo per mezzo di quattro eroi da un passato oscuro, che lotteranno nemici di differenti piani in uno scontro a turni in cui conterà il posizionamento su linea orizzontale.

Rispetto al passato, dove ci muovevamo a piedi in una scacchiera a due dimensioni, in Darkest Dungeon 2 avremo a disposizione una carovana tridimensionale (ampliabile) che ci permetterà di spostarci in zone più vaste. Purtroppo, questa nuova feature rende il gioco più lento, e non potendo tornare indietro, più volte ci è capitato di essere condotti dal gioco in una direzione non voluta con conseguente debacle. Le zone sono decisamente ben caratterizzate e se arriveremo alla fine, potremmo riposarci in locanda dove recuperaremo punti vita e soprattutto sanità mentale.

Darkest Dungeon 2 Accesso Anticipato: la carovana

Colui che sussurrava nelle tenebre

Lo stress è la caratteristica principale dell’accesso anticipato di Darkest Dungeon 2, ancor prima dei punti vita. Una volta che la barra si riempie, il personaggio avrà una crisi che lo porterà all’autolesionismo e a perdere fiducia nei suoi alleati. Nello specifico, i quattro prescelti costruiranno un rapporto che potrà essere di amore (o rispetto) oppure odio (o perplessità). Questa dicotomia fornirà bonus o malus decisamente impattanti, che possono divenire letali se scatenati nel momento meno opportuno.

Esattamente come il titolo originale, ci muoveremo all’interno di una mappa che prevede diversi tipi di bonus e soprattutto ostacoli. I vari punti d’interesse saranno raggiungibili per mezzo di una strada, che può essere “sicura” oppure infestata da creature che bloccano il percorso. I combattimenti, invece possono essere di tre tipi: la più classica delle battaglie, il covo (dove incontrare i boss) oppure una serie di tre sfide, solitamente prima del punto di ristoro. In Darkest Dungeon 2 non si potrà scappare dal male; infatti, è presente una barra di “loathing”, che indica quanto è pericolosa la zona che stiamo attraversando. Più questa barra aumenta, più i nemici saranno forti; sarà dunque indispensabile bilanciare i combattimenti con gli altri punti d’interesse per diminuire la pericolosità delle creature.

Darkest Dungeon 2 Accesso Anticipato: i rapporti (odio)

Combattimenti all’ultimo sangue (tridimensionale)

Il clou sono gli scontri con le creature che infestano il mondo. In particolare, i combattimenti di Darkest Dungeon 2 hanno un nuovo engine 3D che rende le animazioni uniche sia per ogni eroe che per ogni nemico. Il risultato estetico è brillante, mentre il gameplay è ancora concentrato sui numeri e sulla gestione di bonus e malus. I fan della serie troveranno un videogame ancora profondo, anche se alcune penalizzazioni non sono ancora state spiegate a dovere e richiederanno sicuramente degli aggiornamenti.

I nostri personaggi, ma anche i nostri nemici, si posizionano su una linea orizzontale e potranno usare solamente le abilità attivabili in quella posizione. Alcune di queste permettono anche di muovere eroi e avversari lungo la linea così da creare interessanti combinazioni che possono avvantaggiarci o crearci dei problematici grattacapi. In Darkest Dungeon 2, il party dovrà essere necessariamente eterogeneo, ma permane quasi sempre la necessità di un tank e un curatore.

Eroi per sempre

Il primo capitolo della serie permetteva di reclutare nuovi personaggi su una serie limitata di classi, ma con differenti abilità. Darkest Dungeon 2, invece dà una propria identità agli eroi, che saranno sempre gli stessi. Le abilità fra cui scegliere sono più delle quattro “equipaggiabili”, ma per ottenerle dovremmo scoprire di più sul passato del personaggio; per farlo, bisognerà visitare un punto d’interesse specifico. Riteniamo la scelta di rendere “nostri” gli eroi con cui viaggeremo molto azzeccata, visto che ora soffriremo un po’ di più per la loro (frequente) dipartita.

Come sappiamo, la morte è parte integrante della serie di Darkest Dungeon; però, nel secondo capitolo, essa è fondamentale per il proseguo. Ad ogni sconfitta, il nostro profilo aumenterà di livello, sbloccando una serie di ricompense via via più forti, tra cui nuove classi. Purtroppo, quando capiremo che la fine è vicina, la morte non arriverà subito; infatti, gli sviluppatori ci costringeranno a proseguire il nostro viaggio, anche se abbiamo perso la maggior parte dei nostri eroi, costringendoci a una lenta fine prima di poter cominciare una nuova spedizione totalmente da capo.

Conclusione

Darkest Dungeon 2 continua lungo la stessa linea del capolavoro del 2016, semplificando alcune parti un po’ troppo laboriose e innovando il comparto tecnico. L’idea di scartare il reclutamento a favore di eroi unici migliora due componenti del gioco: velocizzare il gioco semplificando la scelta dei personaggi e dare una trama agli eroi che avranno il duro compito di salvare il nostro pianeta. D’altro canto, aggiungere la terza dimensione ha creato delle animazioni più fluide e gradevoli, a discapito di una lentezza generale che può annoiare nel lungo periodo. Per fortuna, Red Hook Studios ha ancora diversi mesi prima di poter lanciare ufficialmente il gioco sul mercato e le premesse sono maledettamente positive.

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Lost in Random per Xbox Series X – Recensione

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Lost in Random è un bellissimo viaggio nella narrazione transmediale. Le opere cinematografiche di Tim Burton, i classici di Charles Dickens e le maschere teatrali si incontrano in un piccola gemma, che si ispira ai grandi con rispetto. Il meraviglioso lato artistico e il gameplay volutamente casuale che abbiamo amato durante la recensione di Lost in Random forniscono una decina di ore di divertimento, con la ripetitività come unica pecca.

8.5


Il mondo che narriamo nella nostra recensione di Lost in Random è soggiogato da una regina che ha in mano l’unico dado che gli permette di decidere il fato di tutti i suoi abitanti. Il compito di porre fine a questo totalitarismo è nelle mani di una bambina, Even, a cui è stato sottratto l’affetto della sua amata sorella, Odd. Sembrano i presupposti per una bellissima fiaba, invece è la trama che accompagna un meraviglioso videogioco che intreccia lo stile gotico di The Nightmare Before Christmas e Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton con i classici romanzi con piccoli protagonisti come Oliver Twist.

Ocadnis in Lost In Random

Le facce del destino

L’opera di Zoink! ed Electronic Arts inizia a Primagora, il peggior posto in cui vivere nel regno di Alea. Tra gli uniani che abitano in questi bassifondi ci sono due sorelle: Even, protagonista del gioco e Odd, sua sorella maggiore. Le regole di Alea prevedono che durante il dodicesimo compleanno, tutti i bambini scoprono il proprio destino attraverso il lancio del dado nero per mano della Regina. Nel caso di Odd, il dado nero ha mostrato un sei, che significa lasciare tutto e partire per il posto più esclusivo del regno: Sest’Incanto.

Letteralmente strappata dalla propria famiglia da Tata Fortuna, Odd comincia la sua nuova vita con la Regina; in quell’esatto momento, inizia anche l’avventura di Even fra realtà e visioni oniriche. La ricerca di Odd ci porterà a visitare i posti più pericolosi di Primagora e fare la conoscenza di un simpatico compagno d’avventura: Dicey. Andando avanti con la trama, scopriremo che prima della dittatura, Alea era il luogo d’incontro dei dadomastri. Essere umani e dadi vivevano insieme in un reame che prevedeva continui scontri, fino a quando la Regina decise di essere l’unica che avrebbe posseduto un dado (nero).

Tata Fortuna di Lost In Random

Un percorso semplice

Even e Dicey viaggeranno per tutte le città del regno, contraddistinti da un nome che ricorda una delle sei facce di un dado, accompagnati da una voce narrante, che ci ricorda costantemente che siamo all’interno di un cupo romanzo.

La storia di Lost in Random procede con linearità, ma gli incontri con i vari personaggi non giocanti saranno sempre vivaci. Questo rende un teorico percorso unidirezionale, un tortuoso viaggio tra le emozioni degli abitanti di Alea, che grazie ad Even prenderanno coscienza di quanto odino il totalitarismo aristocratico.

Dicey

Incontri casuali

La ricerca di Odd porterà Even e Dicey a scontrarsi con le guardie della Regina. Ogni combattimento è in tempo reale e prevede l’utilizzo dei poteri del nostro dado, alimentato da cristalli; essi sono sbloccati colpendo gli avversari con la fionda in un punto specifico, oppure sconfiggendo i nemici. I cristalli permetteranno di pescare delle carte dal mazzo di 15 carte che potremmo formare come meglio crediamo. Una volta pescata la prima carta, potremmo decidere di lanciare Dicey, che genererà una pausa tattica: il valore ottenuto sarà il numero di punti che potremmo spendere per giocare le nostre carte.

Le carte sono divise in armi, pericoli ( danni “magici” extra) e trucchi per ottenere vantaggi. Grazie all’aiuto di Max Mazzieri (e delle monete che raccoglieremo) potremmo avere sempre più carte per formare il nostro mazzo, ma una volta trovata la nostra combinazione preferita, finiremo per optare per la stessa strategia fino alla fine del gioco.

Un’altra modalità interessante in cui affronteremo i nostri avversari è il gioco da tavolo. Saremo catapultati in una plancia di gioco, dove muoveremo la nostra pedina lanciando Dicey. Ogni gioco da tavolo ha le sue regole, ma lo scopo sarà sempre arrivare all’ultima casella.

Arte allo stato puro

Lost in Random ha una qualità artistica di livello assoluto. I disegni ricordano le opere più apprezzate di Tim Burton, ma anche personaggi iconici dei videogiochi. Per esempio, noi abbiamo visto nelle movenze di Tata Fortuna lo sfortunato Abe di Oddworld, di cui il titolo condivide anche lo stile steampunk. Inoltre, a dispetto dei classici platform (come Super Mario o Crash Bandicoot), le avventure di Even hanno un taglio maggiormente ruolistico; chi ne avrà voglia, potrà dialogare con tantissimi personaggi, che aumenteranno esponenzialmente il proprio carisma parola dopo parola.

In questa recensione di Lost in Random, sentiamo il dovere di fare i complimenti al team di Zoink! anche per il comparto audio. Se la componente visiva ci fa assistere a uno spettacolo teatrale, lo stesso fanno le voci forti e caratteristiche di questo videogioco; infatti, ogni personaggio secondario ha la sua “maschera”, che viene sapientemente raccontata dalla maestria del narratore, che ci accompagnerà anche nei momenti più macabri.

L’unico punto negativo che non permette al gioco di annoverarsi tra i capolavori è la costante ripetitività del gioco. Gli avversari saranno gli stessi per la maggior parte dei combattimenti, mentre la trama prosegue un percorso lineare senza mai cambiare radicalmente rotta. I viaggi nei sogni di Even spezzano la monotonia, ma non sono sufficienti per cambiare il ritmo del videogioco.

Deck building di Lost in Random

Xbox Series X

Questa recensione di Lost in Random è stata vissuta su Xbox Series X. Il lato artistico è la parte più bella del gioco e viene ampiamente goduta grazie alla risoluzione 4K della console. Menzione d’onore per i caricamenti, praticamente immediati nella maggior parte dei casi, e che comunque non superano mai una manciata di secondi.

Sogno in Lost in Random

Conclusione

Zoink! si è meritato un posto d’onore in quella terra di mezzo tra i videogiochi indipendenti e i “doppia A”. Lost in Random è una bella avventura platform a tinte GDR adattata a tutta la famiglia, che non indispone mai i fan più hardcore. Un romanzo tra sogno e realtà che ci ricorda il periodo storico che stiamo vivendo: l’era più importante della narrazione transmediale. Lost in Random è un viaggio obbligatorio ed economico, visto il prezzo proposto, per due motivi: ci riporta indietro fino all’infanzia e ci fa guardare con ottimismo il lucente futuro di Zoink!

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: azione, gdr
  • Lingua: Italiano (sottotitoli)
  • Multiplayer: No
  • Prezzo29,99€

Ho combattuto e amato la casualità di Alea per circa 12 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin per Nintendo Switch – Recensione

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Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è una piacevolissima sorpresa. Un jrpg solidissimo, con una trama semplice ma avvincente, personaggi ben scritti, uno stile grafico delizioso e una quantità di contenuti davvero enorme. Il battle system offre un ottimo grado di sfida, mentre i problemini di performance non minano la fruizione di uno dei migliori jrpg degli ultimi tempi.

9


Collezionare mostri, tanti mostri, un concetto tanto semplice che ha fatto entrare di diritto Pokémon tra le fila dei franchise più famosi e redditizi al mondo. Eppure di titoli che tentino di seguire le orme tracciate dal gigante nipponico se ne trovano davvero pochi, a riprova che sì, il concetto del catturare mostriciattoli è semplice, ma non facilmente replicabile. È proprio qui che entra in scena Capcom, che a sorpresa annuncia Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, la stessa Capcom che negli ultimi anni sembra essersi trasformata in uno strano Re Mida del mondo videoludico, sfornando capolavori su capolavori e riportando in auge saghe che non se la passavano troppo bene; da Monster Hunter World ai remake della serie Resident Evil, per poi passare a Devil May Cry V e Monster Hunter Rise. A tutto ciò va anche aggiunto che la saga di Monster Hunter sta meritatamente vivendo un periodo d’oro, con i capitoli World e Rise campioni di vendite, ed addirittura un film prodotto sul franchise, che sarò onesto, non ha ricevuto il magico tocco delle serie videoludiche di Capcom.

Con queste premesse le aspettative non potevano che essere alte, soprattutto per il sottoscritto, grande estimatore della saga di Monter Hunter, ed al contempo dello spinoff sviluppato per Nintendo 3DS nel lontano ottobre 2016, un validissimo jrpg piuttosto sfortunato, rilasciato durante quello che definirei il canto del cigno della portatile a doppio schermo. Insomma, la domanda è semplice, sarà riuscita Capcom ad imprimere il magico tocco anche stavolta, l’ennesima volta? Si, vi assicuro che ci è riuscita, ed ha sorpreso un po’ tutti, ma andiamo ad analizzare l’ultima magia della fortunata – o magica, decidete voi – casa di sviluppo nipponica.

Un cielo cremisi

La nostra avventura ha inizio nel villaggio di Mahana, unico insediamento umano sulla piccola isola di Hakolo. Il cielo si tinge di rosso – no, non è colpa del Valstrax stavolta – e tutti i Rathalos presenti sull’isola si alzano in volo, diretti da qualche parte oltre il mare, oltre l’orizzonte. Anche il Ratha Guardiano, inseparabile compagno di Red, nonno del protagonista, non riesce a resistere a quel bagliore cremisi, ma prima di spiccare il volo ci affida uno strano uovo, che stando ad un’antica profezia potrebbe contenere il Ratha Tagliente, malvagio essere che porterà distruzione su tutto il mondo.

L’evento che segnerà l’inizio della nostra avventura

Questo rappresenta l’inizio di un epico viaggio in cui vestiremo i panni di un giovane Rider – creato tramite editor – alla ricerca della verità sulla profezia delle Ali della Distruzione e sul destino di Ratha, accompagnati da Ena ,Wyverniana dal cuore gentile, e Navirou, uno strambo Felyne che si proclama addirittura come il Felyne Leggendario. E non mancheranno tanti altri comprimari, sorprendentemente caratterizzati, che renderanno il nostro vagabondare per il continente un’esperienza ancor più piacevole e meno solitaria.

Sappiamo benissimo che nella saga di Monster Hunter il comparto narrativo spesso si è rivelato essere un mero pretesto per riempire di botte bestie di ogni specie e forgiare nuovi attrezzi del mestiere, ed anche il primo Monster Hunter Stories – nonostante proponesse degli spunti interessanti – non si discostava poi troppo dalla classica forma della saga Capcom. É proprio qui che Monster Hunter Stories 2 sorprende maggiormente, compiendo enormi passi avanti rispetto il predecessore. La storia non è più un semplice mezzo per giustificare la presenza di questo o quel mostro da affrontare, ma assume un ruolo centrale durante tutto l’arco dell’avventura, con colpi di scena riusciti, personaggi ben caratterizzati, ed un intreccio narrativo semplice nella forma, ma decisamente godibile, che saprà catturare il giocatore in più di un’occasione. Ed ovviamente non mancano i siparietti comici che permeavano il primo titolo, che devo ammetterlo, mi hanno strappato più di qualche risata e soprattutto non si sono mai rivelati essere fuori luogo.

Ecco l’allegra combriccola

Sorprende anche la sapienza con cui vengono affrontati i tanti temi presenti nel gioco, dall’amicizia all’importanza dei legami creati, la fiducia, la vendetta, ma soprattutto la capacità di non fermarsi all’apparenza delle cose, ed anzi, di voler comprendere davvero chi si ha davanti. Tutti temi trattati in maniera sì leggera, ma efficace ed oserei dire potente in un paio d’occasioni, che faranno riflettere sia i giocatori più o meno giovani. L’intero comparto narrativo è poi supportato da sequenze cinematiche di prim’ordine, che ci faranno immedesimare ancor di più nei protagonisti della nostra avventura, ed a volte si avrà anche la sensazione di guardare un anime vero e proprio, merito della deliziosa direzione artistica. Insomma, tutto quel che concerne il comparto narrativo di Monster Hunter Stories 2 è davvero solido, e dimostra che anche Monster Hunter può fregiarsi di una trama di tutto rispetto, che spero vivamente verrà proposta anche in un titolo della saga principale, prima o poi.

La profezia del Ratha Tagliente

Che dire poi del mondo di gioco? Cavalcare tra cime innevate o aridi deserti è davvero una piacevole esperienza; seppure Monster Hunter Stories 2 non sia un capolavoro tecnico, il grosso dell’ottimo lavoro svolto è da ricercarsi nell’azzeccatissima direzione artistica, che opta per ambienti coloratissimi e molto particolareggiati. É inoltre presente una funzione di spostamenti rapidi, che risulta accessibile in ogni istante ed è un vero e proprio toccasana per il ritmo di gioco, poiché ,qualora si vogliano completare le tantissime subquest presenti, vi assicuro che i giri da fare saranno tanti, davvero tantissimi. Le nostre lunghe camminate vengono poi accompagnate da una colonna sonora che risulta sempre coerente con ciò che si vede a schermo, ed offre tracce di ottima qualità. Il tutto è impreziosito da entrambi i doppiaggi presenti – in lingua inglese e giapponese – di buon livello, e di sottotitoli ovviamente in italiano.

Una nota di rammarico invece per le performance della versione provata, con gli stupendi filmati che spesso e volentieri scenderanno anche sui 20 fotogrammi al secondo, ed un’esplorazione talvolta resa fastidiosa da performance claudicanti. Appare inoltre inspiegabile la scelta di mantenere il framerate totalmente sbloccato e non inserire un cap ai canonici 30fps, con il risultato che in alcuni ambienti – i più piccoli – il titolo andrà a 60fps, per poi passare a 30, 20, 40 e così via, rendendo l’esperienza poco fluida ed omogenea. Fortunatamente durante le fasi di combattimento la situazione migliora ed il framerate si assesta sui 30fps quasi granitici, offrendo un’esperienza molto più godibile. Dopo aver riscontrato performance tanto problematiche inoltre mi chiedo, davvero ciò di cui noi fan di Nintendo abbiamo bisogno sia uno schermo OLED? Ed insomma, la scelta di Nintendo si fa sempre più inspiegabile.

Gotta ride ‘em all!

Chi sono i Rider? A differenza dei Cacciatori, protagonisti indiscussi della saga principale di MH, i Rider potrebbero essere definiti come “addestratori di mostri”, individui che riescono a creare un forte legame con i propri Monsties – questo il nome dei mostri “addomesticati” – e lottare assieme a loro, in perfetta sincronia. Proprio in questa figura – davvero simile ad un allenatore Pokémon – risiede la peculiarità di Monster Hunter Stories.

Il Rider ed un Nargacuga eseguono l’abilità legame

Sono proprio i Monsties i veri protagonisti di Monster Hunter Stories 2, ed alzi la mano il fan che non ha mai sognato di cavalcare uno Zinogre o un Mizutsune. Sono tanti, davvero tanti, se ne contano un centinaio circa, ognuno contraddistinto da tipo, elemento ed abilità spesso uniche, oltre ad una spettacolare mossa legame per ognuno. Insomma, se cercate un titolo in cui collezionare mostriciattoli, ma i Pokémon vi sembrano troppo carini, qui troverete pane per i vostri denti. Si va dal Glavenus, un wyvern brutale specializzato nell’utilizzo della lama/coda, a Monsties più bizzarri, come il Nerscylla, Temnoceran – o grande aracnide, che dir si voglia – specializzato nell’ infliggere status alterati. Di varietà ve ne è davvero tantissima, tanto che più e più volte ho letteralmente speso minuti interi a decidere quale Monstie portare con me, dato che mi piacevano praticamente tutti; i dubbi vengono ulteriormente rinforzati dal fatto che ogni Monstie ha una sua abilità “ambientale” utile ad esplorare le varie mappe di gioco, come ad esempio il Velocidrome che può saltare, o lo Yan Kut Ku che ha la capacità di frantumare alcune rocce, dove spesso si nascondo dei preziosi scrigni. Bisogna inoltre fare i complimenti a Capcom per quanto concerne la realizzazione di mostri e personaggi, tutti ricreati con una curia maniacale, dalle movenze alle stupende animazioni di attacco. Dopo questa piccola parentesi passiamo invece a ciò che definisce un jrpg, ovvero il battlesystem.

Il titolo si presenta come un classico jrpg a turni, dove tutto ruota attorno ad un sistema di resistenze e debolezze molto simile alla morra cinese. Quasi tutti gli attacchi si suddividono in tre macrocategorie, ovvero potenza, velocità e tecnica, ed ognuna di esse ha la meglio su una ma soccombe all’altra. É importantissimo infatti selezionare il giusto attacco da sferrare, al fine di vincere lo scontro frontale, o Testa a Testa, al fine di riempire la barra legame, il “mana” di Monster Hunter Stories. A noi viene data la possibilità di comandare il Rider, che dispone di vari tipi di armi ed abilità, mentre Monsties ed alleati vengono invece gestiti dalla CPU, anche se il Monstie può ricevere ordini direttamente da noi tramite l’utilizzo della barra legame. É poi possibile, previo riempimento della barra legame, salire in sella al proprio Monstie, per poi sferrare una spettacolare abilità legame, attacco devastante e coreograficamente stupendo; a tal proposito vi consiglio di provare quello del Brachydios, davvero fuori di testa!

Un attacco doppio tra Rider e Monstie

I combattimenti di Monster Hunter Stories sono lunghi, parecchio più lunghi di quelli presenti nella stragrande maggioranza dei jrpg, ciò però non significa che gli scontri siano noiosi, anzi, tutt’altro, ogni combattimento assomiglia ad una piccola bossfight, con i mostri avversari che alternano varie fasi d’attacco, passando da potenza a tecnica ad esempio, per poi andare in enrage, seguendo un pattern ben preciso. Inoltre i mostri avversari – nella maggior parte dei casi – sono composti da più parti, ognuna con la propria resistenza e debolezza a danni contundenti/perforanti/taglienti, proprio come nella serie principale, e spesso sarà necessario “rompere” una parte per stordire l’avversario, renderlo più vulnerabile o bloccare un suo attacco particolarmente pericoloso. Tutti questi elementi culminano nelle bossfight, di difficoltà via via crescente, che riserveranno non poche sorprese.

Capcom quindi riesce nell’arduo compito di rendere ogni singolo scontro soddisfacente e mai banale, dando anche l’opzione al giocatore di velocizzare il tempo di battaglia a 2x o 3x, e qualora volessimo “farmare” dei mostri più deboli, di porre istantaneamente fine alla lotta, non tediandoci con i classici scontri da jrpg “usa il comando attacca fino allo sfinimento”, un risultato mica da poco.

Il Mizutsune è sicuramente un graditissimo ritorno

Come avrete capito il sistema di combattimento di Monster Hunter Stories, a prima occhiata piuttosto semplice, nasconde invece una complessità non indifferente che metterà alla prova le nostre capacità strategiche; ogni Monstie appartiene ad una delle tre categorie d’attacco, quindi è imperativo costruire una squadra ben bilanciata al fine di fronteggiare ogni tipo di avversario. Inoltre, come già detto, ogni Monstie è contraddistinto da un elemento ed una debolezza elementale, dati che inizialmente potrebbero sembrare superflui – vista la discreta facilità delle prime ore – ma che nelle fasi avanzate dell’avventura si riveleranno di vitale importanza, quando gli avversari picchieranno sempre più forte, e scegliere il Monstie sbagliato potrebbe portarci ad una rapida sconfitta. Così come è di vitale importanza la scelta dell’equipaggiamento del Rider, punto che toccherò a seguire.

Piccoli genetisti crescono

Fin qui abbiamo discusso di storia, battlesystem, ma tutti sappiamo che in ogni jrpg che si rispetti è di fondamentale importanza la scelta dell’equipaggiamento così come la costruzione della propria squadra, e fidatevi, qui Monster Hunter Stories non teme rivali. Ogni singolo Monstie è contraddistinto da un proprio “quadro genetico”, ovvero una griglia 3×3 che ne determina parametri ed abilità, ed è generata in maniera semi-casuale alla schiusura di ogni uovo. Tramite il Rituale Sciamanico è poi possibile trasferire un singolo gene da un Monstie all’altro, perdendo il “donatore” nel processo, ed è qui che si apre letteralmente un gioco nel gioco. Volete un Arzuros che sputi fuoco come un Rathalos? Potete farlo. Amate il vostro Tigrex ma la sua abilità Lancia Pesante vi sembra poco utile? Sostituitela con qualcos’altro. Volete creare un Monstie in grado di rispondere ad ognuno dei 3 tipi di attacchi, a discapito di bonus passivi? Anche qui la risposta è, createvelo pure. Le possibilità sono davvero infinite, ed incasellando tre geni dello stesso tipo/elemento si fa “bingo” potenziando quella data categoria/elemento del Monstie. Come se non bastasse i geni hanno più livelli – ad esempio esiste Punto Debole 1 o la versione potenziata, Punto Debole 2 – quindi creare il “Monstie perfetto” richiederà tanta dedizione, ma anche un enorme grado di soddisfazione.

Un cucciolo di Tigrex, speriamo abbia qualche gene raro!

E che dire del Rider? I tipi di armi presenti in Stories sono 6, ovvero spadone, spada e scudo, martello, corno da caccia, arco e lancia-fucile; ognuna di esse ha accesso a diverse abilità e stili di gioco. Ad esempio il martello è un’arma totalmente votata agli scontri Testa a Testa ed acquisisce una carica ogni volta che ne vinciamo uno, per poi utilizzarli in devastanti attacchi come la Meteora Vorticante. Il corno da caccia è invece un’arma che fa del supporto il suo punto forte, grazie a cure o numerosi buff che potenziano l’intera squadra. Sappiate che la quantità di equipaggiamenti è davvero enorme, potremo scegliere tra centinaia di spadoni, spade, martelli e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente altro tassello fondamentale dell’equipaggiamento sono le armature, che di fatto andranno a definire le difese del nostro Rider, ma soprattutto le sue abilità, dando così vita ad ogni sorta di build. Amate il corno da caccia? Allora un’armatura con Maestro Corno+1/2 etc. è d’obbligo. O magari preferite puntare tutto sui colpi critici? Vi consiglio di fare scorta di materiali Nargacuga! Non possono poi mancare i talismani, oggetti equipaggiabili generati casualmente che ci forniranno ulteriori abilità per affinare la nostra build. La scelta è davvero vastissima, ed ogni giocatore potrà creare la propria combinazione di armi ed armature, puntando più sul Rider o magari cercando una maggiore sinergia con la propria squadra di Monstie. É davvero sorprendente come Capcom sia riuscita a trasporre perfettamente ognuna delle 6 tipologie di arma in salsa jrpg, rispettandone in pieno lo stile di gioco della saga principale, così come è incredibile la varietà di approcci data al giocatore, che sarà costantemente spronato nel creare nuovo equipaggiamento, in un loop davvero piacevole. Insomma, se siete amanti della customizzazione e/o del min/maxing state certi che in Monster Hunter Stories 2 troverete un titolo irrinunciabile.

Cavalcare in compagnia

Potrei già dire che Monster Hunter Stories 2 offra una mole di contenuti enorme nella sola campagna principale – che per inciso, andando spediti dura almeno 35-40 ore – ma non si ferma qui. Una volta ultimato il titolo sarà possibile accedere ad una miriade di contenuti postgame, come un dungeon “finale”, nuovi mostri presenti solo qui, ed in generale un nuovo grado di sfida, ovvero l’ Alto Grado. Vi basti sapere che praticamente ogni singolo pezzo di equipaggiamento potrà essere nuovamente forgiato in forma più potente, e che il postgame è potenzialmente più cospicuo della storia principale, che col senno di poi potrei definire un grande e lungo tutorial. Infatti è proprio in questa porzione di gioco che l’asticella si alza ulteriormente, offrendo delle bossfight davvero toste, che richiederanno squadre create ad hoc e la padronanza totale del battlesystem per essere superate. Mi piacerebbe parlarvi di quanto il postgame mi abbia stupito, ma vi invito a scoprirlo da soli, perchè ne vale davvero la pena!

Ecco cosa succede quando fate arrabbiare un mostro

Altra importante componente del titolo è la cospicua modalità multiplayer, che viene sbloccata solo dopo qualche ora di avanzamento nella trama principale, e si compone di esplorazioni, sfide ed una vera e propria modalità competitiva. É proprio durante le sfide ed esplorazioni che il titolo propone i contenuti più ardui, per cui se volete davvero fare tutto il fattibile senza il fardello di un compagno mosso dalla CPU l’online è l’unica scelta disponibile. Va segnalato che il matchmaking agisce in forma totalmente automatica, e trovare una stanza che fa al caso nostro sarà un gioco da ragazzi, essendo l’online decisamente popolato al momento della stesura di questa recensione. Ho provato per diverse ore tale modalità, e se da un lato posso affermare con certezza che sì, funziona, dall’altro mi sentirei di consigliarla davvero solo qualora si abbia la possibilità di giocare con un amico, piuttosto che con sconosciuti. Ovviamente un jrpg a turni non è proprio il genere di videogioco più adrenalinico, e giocare con uno sconosciuto che magari perde tempo nel selezionare la mossa da utilizzare risulta spesso davvero noioso; discorso diverso invece se si ha la possibilità di giocare con un amico, chiacchierarci, concordare una determinata strategia. In quel caso il multiplayer di Monster Hunter Stories 2 risulta una modalità di tutto rispetto, capace di regalare ore ed ore di contenuti, farming e sfide davvero ardue.

In conclusione

Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è l’ennesima stregoneria Made by Capcom. Uno stile grafico delizioso, tantissimi mostri da collezionare, grande cura per i dettagli, una trama piacevolmente narrata, quasi fiabesca, che tratta in maniera efficace temi sempre attuali, un battlesystem solidissimo e molto stratificato. A tutto ciò va aggiunta la possibilità sconfinata di customizzazione dei propri Monstier, così come del Rider, che farà felice qualsiasi patito di statistiche e personalizzazione. Contenuti postgame davvero cospicui, nuove sfide da affrontare ed una modalità multiplayer che può regalare tante soddisfazioni. Tutti questi elementi riescono nell’arduo compito di trasporre Monster Hunter in un jrpg dalle qualità altissime, che rispetta in tutto e per tutto la saga principale, creando al tempo stesso quello che reputo uno dei migliori spin-off degli ultimi anni. Certo, su Nintendo Switch le performance non sono proprio esaltanti, ma una sbavatura simile non può in nessun modo oscurare le enormi qualità di cui Monster Hunter Stories 2 riesce a fregiarsi.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: JRPG
  • Lingua: italiano/inglese
  • Multiplayer: si
  • Prezzo59,99€

Ho scoperto la verità sulla profezia del Ratha Tagliente per circa 70 ore, grazie ad un codice gentilmente concesso dal publisher.

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Baldur’s Gate: Dark Alliance per Xbox Series X – Recensione

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Baldur’s Gate: Dark Alliance è stato riproposto in una versione praticamente uguale all’hack and slash di venti anni fa. Nonostante a tratti sia ancora divertente, il titolo è un’opera storica ormai fuori dai nostri tempi che sarà apprezzata solamente dai nostalgici o da chi vuole studiare il fenomeno dei souls-like di cui Dark Alliance è un vero precursore.

5.5


Gli ultimi dodici mesi sono stati un gran periodo per gli amanti dell’iconica serie Baldur’s Gate. L’avvento del terzo capitolo, l’uscita di Dungeons & Dragons Dark Alliance (Wizards of The Coast) e il ventesimo anniversario dello spin-off stesso sono tutte motivazioni valide per vedere una rimasterizzazione di Baldur’s Gate: Dark Alliance di Interplay Entertainment.

Se questi tre scenari vi sembrano dettati dalla voglia di cavalcare l’onda sperando in un ritorno economico a costo zero, purtroppo devo confermarvi che avete ragione. Prima di giungere alla conclusione però vorrei che mi seguiste nella curiosa avventura di valutare un ottimo gioco del 2001 riproposto venti anni dopo senza alcuna rilevante novità e capire insieme se è ancora divertente.

Reami Perduti

Baldur’s Gate: Dark Alliance è lo spin-off della leggendaria serie basata su Forgotten Realms, uno dei più famosi universi di Dungeons & Dragons, e si regge sulle regole della versione 3.0 del gioco da tavolo, che non tutti hanno avuto modo di giocare. Infatti, l’ottimo hack and slash di Snowblind Studios passò un po’ in sordina probabilmente, perché sviluppato per le neonate console di sesta generazione, tagliando quindi fuori tutti i giocatori PC che avevano amato i capitoli principali.

Oggi la trama è quanto di più semplice si possa immaginare, mentre per l’epoca si trattava di una costruzione tipica usata anche da videogiochi che avevano definito uno standard. Il titolo si dirama in tre atti in cui nel primo vivremo il piacere di viaggiare attraverso le fogne di Baldur’s Gate e faremo la conoscenza della locanda più tranquilla del mondo. Chiunque abbia giocato ai capitoli originali, ricorderà il senso di confusione della città, completamente assente in questo titolo e in cui i personaggi non giocanti con cui poter dialogare saranno circa una decina in tutto il gioco. Pochi anche per il genere, se pensiamo che Diablo 2 uscì l’anno precedente (giugno 2000).

Fortunatamente, ogni atto contiene più di una location e una storia che si espande fino a un universo parallelo. Passeremo dunque solamente nel primo atto per fogne, covi di ladri e antiche catacombe che celano un enorme e oscuro potere che abbiamo deciso di combattere in solitaria, anche perché è stata rimossa la modalità cooperativa presente nella versione originale. Inoltre, chi ha amato la serie originale apprezzerà il bestiario degli atti successivi zeppi di gnoll, troll, ma anche di creature maggiormente mostruose come, solo per citarne alcune, golem, gargoyle e addirittura elementali quando saremo catapultati in un altro Piano.

In altre parole, la lore di D&D è stata ampiamente usata in Dark Alliance e risulta abbastanza variegata ancora nel 2021, anche se i dungeon risulteranno già dal secondo atto eccessivamente ripetitivi sia in termini di diversificazione dei dettagli scenici sia per tipologia di mostri al proprio interno.

Prepare to die

Baldur’s Gate Dark Alliance ha tre difficoltà, di cui quella normale è non a caso già particolarmente tosta. Infatti, anche se i giochi di quel periodo avevano un’elevata difficoltà, il gioco soffre una scarsa longevità, appena otto ore, che può aumentare notevolmente in caso di morti ripetute. Di fatto, questo rende l’opera non adatta a tutti i videogiocatori del 2021, che troveranno in Dark Alliance un vero e proprio precursore di Dark Souls, sia in termini di difficoltà che nella scelta del gameplay.

Non so quanto questa sia stata una scelta ponderata, poiché l’esperienza di gioco cambia completamente in base alla classe scelta. Kromlech (guerriero) e Vahn (arciere) avranno sicuramente vita più facile della stregona Adrianna che paradossalmente dovrà curare le statistiche di destrezza e costituzione se vorrà sopravvivere nelle fasi finali del gioco. In particolare, con questa classe basterà anche un solo colpo per essere messi KO e sarà fondamentale sia curare i riflessi per passare dall’attacco (con il pulsante X) alla parata (R2) sia il corretto posizionamento, perché un attacco alle spalle non sarà protetto dallo scudo. Questo significa che il pull dei nemici sarà fondamentale e non ci saranno mai mostri facilmente affrontabili in uno-contro-molti in stile Diablo.

Il gameplay ha fatto la fortuna del titolo venti anni fa, ma non può sostenere il confronto con lo standard moderno. Di fatto, Baldur’s Gate Dark Alliance vi costringe a giocare da guerriero anche con un mago e vi toccherà passare svariate ore a ripetere sempre lo stesso stile di combattimento. Infatti, potrete scegliere di parare e attaccare seguendo tempi e hit-box del nemico oppure correre all’indietro e attaccare dalla distanza con frecce o magie, ma nulla di più.

Da sottolineare, esattamente come i più moderni souls-like, Baldur’s Gate Dark Alliance è difficile, ma mai sleale. Il titolo si basa sulle solide regole di DnD che vengono sempre rispettate, anche quando l’intelligenza artificiale dei nemici latita. In questo caso, potremmo essere noi a sfruttare i vantaggi degli scenari e nei momenti critici potremmo (tranne rare eccezioni) ritornare istantaneamente nel nostro rifugio dove poter acquistare armi, armature e tante, troppe pozioni di cura o mana.

L’originale, purtroppo

Il punto dolente di questa nuova versione è proprio l’assenza di rimasterizzazione. Questo Baldur’s Gate: Dark Alliance non ha alcuna novità nemmeno in termini grafici. L’opera di Black Isle Studios è tecnicamente vetusta con una qualità video che non ha alcuna miglioria palpabile e un audio a tratti fastidioso. Un gioco che oggi potrebbe essere appena sufficiente per i nostalgici della serie, ma che si ripropone al prezzo fuori mercato di 29,99 euro, che poteva trovare senso solamente se si fosse deciso di includere anche il sequel.

La sensazione generale è che Interplay Entertainment abbia scelto di riproporre il suo spin-off solo per sfruttare la risonanza mediatica che sta avendo il franchise in questo periodo e per rivendicare la paternità dell’opera dopo la decisione di Wizards of The Coast di produrre un nuovo gioco con lo stesso nome di uno spin-off di alta qualità per il suo tempo, ma che oggi vive di soli ricordi.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: hack and slash
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: no
  • Prezzo29,99 euro

Ho salvato Baldur’s Gate in circa dieci ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Recensioni

Mass Effect Legendary Edition per PC – Recensione

Recensione in un Tweet

Edizione, rieditata nella parte grafica, di un classico, ancora apprezzabile ed attuale. Le dinamiche di gioco non sono invecchiate male, nonostante il prezzo abbastanza elevato, l’assenza di innovazioni nel gameplay e nei contenuti giocabili, non permettono di considerarlo un must-have come un tempo.

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La saga di Mass Effect è conosciuta dai giocatori di tutto il mondo, grazie alla capacità avuta di rinnovare il genere GDR, senza snaturarlo. È stato, soprattutto per la mia generazione, uno dei giochi più influenti del genere, grazie anche alla casa che lo ha sviluppato, Bioware.

In quel periodo, grazie anche alla saga di Dragon Age, è stata una delle più importanti software house per i videogiocatori. Il suo ruolo nello sviluppo dei GDR moderni è innegabile, grazie ai dialoghi ed alle storie complesse architettate ed alla profondità delle trame offerte.

Tutto ciò dovrebbe far capire come le aspettative per questa riedizione di una pietra miliare del genere, per un appassionato dei GDR, siano altissime. Considerando le alterne fortune dei Remastered, insieme alla pesante eredità di questa saga, mi sono cimentato nella scoperta del risultato finale ottenuto.

Cercherò di spiegare dunque quello che ho provato, valutando come si raffronta la saga con i tempi ed i videogiocatori moderni.

Una grande trama non invecchia mai

Foto di un momento importante della storia
Suggestiva ambientazione in un momento importante della trilogia.

La trama è il punto forte del gioco che non ha risentito del trascorrere degli anni. In tutti i capitoli della saga, senza eccezioni, si è coinvolti dall’inizio alla fine.

Uno degli elementi di spicco è dato dalla possibilità di poter importare le partite svolte da un capitolo all’altro, con importanti conseguenze nello svolgimento della storia e nel come siamo percepiti nel mondo circostante, sia da alleati e sia dai nemici. Ad oggi non è ancora comune trovare titoli che offrono questa opportunità, data la difficoltà nel garantire una storia uniforme, completa e coerente fra i diversi capitoli.

Questo elemento può annoverarsi dunque fra i “sempreverdi” ed attuali. Inoltre non c’è dubbio sulla capacità di Bioware nel garantire storie ricche, complesse e piene di colpi di scena, capaci di coinvolgere emotivamente il giocatore con ogni singolo membro della propria squadra. Fra i capitoli infatti si nota un crescendo di importanza delle relazioni con i compagni di squadra, cruciali addirittura in alcuni momenti per lo sviluppo futuro della trama.

Non mancano infatti le scaramucce ed i diverbi all’interno del nostro team, che possono culminare in scontri con risvolti letali. A causa di una guerra interstellare dei secoli precedenti ad esempio, le razze del Consiglio ed i Krogan non vanno assolutamente d’accordo. Questo in particolare ci porrà di fronte la possibilità di dover uccidere un membro della squadra, incapace di accettare un accordo che con buona probabilità potrà portare all’estinzione della specie di provenienza!

Insomma, le scelte da prendere sono assolutamente importanti e possono avere conseguenze addirittura fra capitoli diversi, contribuendo a garantire una modernità assoluta in termini di coinvolgimento e bellezza di storia e trama. Di certo la saga in questo modo si pone ancora fra quelle più innovative e coinvolgenti di sempre nel panorama GDR, al punto da apparire quasi un romanzo.

Battaglie interessanti, gameplay un po’ ingessato

Un concitata battaglia di Mass Effect Legendry Edition.
Momento concitato in battaglia.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel gameplay è da noi considerato cruciale in un videogame e questa saga ha tanto da offrire per entrambi questi aspetti. L’IA ed i combattimenti non sono invecchiati male, capaci di essere interessanti e creare qualche grattacapo anche a distanza di anni.

Il gameplay, allo stesso modo, non è invecchiato particolarmente male, anche se in questo caso il peso degli anni si sente di più. Può rivelarsi frustrante adottare il sistema tattico-in tempo reale adottato, dove si alternano “pause tattiche” a sparatorie frenetiche.

Si devono infatti dosare le abilità dei singoli, biotiche, tecnologiche o militari, per affrontare al meglio la battaglia. In base a tipo di nemico e disposizione degli elementi di gioco, si devono scegliere abilità e disposizione dei membri della squadra. È possibile, inoltre, impartire ordini come lo spostamento dietro una copertura o l’utilizzo di abilità per immobilizzare o lanciare il nemico in aria.

I nemici a loro volta cercheranno di circondarci e di sfruttare al meglio le loro abilità. Un cecchino nemico cercherà di tenersi a debita distanza, coperto dagli assaltatori frontali come biotici o soldati.

Le tattiche non sono gestite con un’interfaccia singola per ogni personaggio, risultando macchinose e inefficaci. Spesso ho preferito affrontare direttamente le battaglie, utilizzando i compagni come un mero supporto se non come una scocciatura. L’assenza di controllo dei singoli personaggi, impedisce lo studio di tattiche d’attacco diverse da quello frontale diretto e ciò rende il gameplay a tratti ingessato.

Finalmente una vera Remastered!

Shepard è davvero in massima forma!

Con piacevole sorpresa la rimasterizzazione del titolo e l’intervento nell’aspetto grafico è riuscito alla perfezione. Non solo le texture sono davvero belle da vedere, ma i passi avanti anche nell’interfaccia sono una piacevole sorpresa. L’uniformità introdotta nei vari capitoli è ammirevole e fa sembrare l’esperienza di gioco davvero un “continuo”.

Certo, parliamo comunque di un intervento non a livello di motore grafico vero e proprio, e si vede. Effetti di luce e grafica sono migliorati, anche se non possono minimamente essere considerati al pari o vicino a quelli offerti dai videogame più recenti.

È importante considerare questo aspetto soprattutto tenendo conto del prezzo a cui viene venduto e come esso si confronta con i mostri sacri dei giochi di ruolo. Scene epiche e interattive, grafica e panorami sbalorditivi sono lo standard per i GDR cosiddetti “tripla A” e questa edizione non arriva a tali vette.

La comprensibile scelta di non correre rischi con una saga di una tale importanza storica, presta il fianco agli inevitabili limiti tecnici dovuti dall’età della saga. Non aggiungendo contenuti o modifiche sostanziali al gameplay, ci si è limitati ad un contenuto aggiornamento tecnico, seppur davvero ben fatto.

A tal proposito, la stabilità dei titoli è assoluta, con giusto qualche limitato problema di mancata sincronia audio-video durante il gioco e nel parlato delle scene. Sottolineo la cosa visti i non indifferenti problemi tecnici avuti, recentemente, da titoli ben più moderni.

Conclusione

La saga ha vissuto sicuramente una seconda giovinezza con questa remastered. Tecnicamente il lavoro è davvero ben riuscito, con una parte di rivisitazione di texture e comparto audio ottima e di buona fattura.

La riedizione tecnica non ha inoltre intaccato la qualità di trama e storia originale, che rimangono interessanti e moderni anche a distanza di quindici anni. Il gameplay è un po’ invecchiato e si sente, seppur i combattimenti riescono a rimanere interessanti.

L’approccio prudente di rivisitazione si è rivelato dunque a doppio taglio, garantendo apprezzabilità del lavoro svolto da una parte, ma relegando la saga da rivoluzionaria a carina dall’altra. Il prezzo elevato infine non è a mio avviso giustificato, dove a cifre inferiori si trovano i titoli ora considerati come pietre miliari del genere.

In conclusione mi sento comunque di consigliare la saga a chi non l’ha mai giocata e sicuramente agli appassionati di GDR, in attesa magari dei prossimi saldi.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: GDR, Azione
  • Lingua: italiano/inglese
  • Multiplayer: no
  • Prezzo59,99 €.

Ho esplorate le vastità dello spazio per quasi un centinaio di ore, grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Editoriali

Monster Hunter: Rise, cacciare tra presente e passato

L’attesa è finita, poco più di sei mesi ci separano da quell’ormai lontano 17 settembre, giorno in cui Monster Hunter: Rise fu rivelato durante un Nintendo Direct Mini: Partner Showcase. Sei mesi in cui fantasticare su cosa Capcom aveva in serbo per noi cacciatori, quali sarebbero stati i cambiamenti apportati, quanti nuovi mostri avremmo affrontato, insomma, sei mesi in cui le aspettative sono salite alle stelle, quantomeno per il sottoscritto, fan della saga di lunga data. E vi preannuncio già da subito che sì, le aspettative sono state rispettate ed in alcuni casi ampiamente superate!

Innovazione e tradizione

È inevitabile il confronto con gli due ultimi capitoli della saga, Monster Hunter Generations Ultimate e Monster Hunter World: Iceborne, soprattutto considerando la diversa filosofia alle loro basi. Il primo rappresenta la tradizione di Monster Hunter sin dalla nascita dell’IP, ed è di fatto un grande omaggio ai titoli che si sono susseguiti per 13 anni (2004-2017). Il secondo rappresenta invece l’innovazione per la saga, e traccia una linea netta tra quel che c’è stato e quel che ci sarà.

Bene, dove si colloca quindi Rise? Fa parte dei MH “vecchia scuola” o abbraccia la “nuova” filosofia di World? Questa è una domanda che più e più volte mi sono posto durante quel lungo periodo d’ attesa, ed ho finalmente la risposta.

Rise riesce nel difficile compito di selezionare le migliori caratteristiche di entrambi i filoni e le combina sapientemente, creando un titolo moderno, che non ha paura di sperimentare, ma che al tempo stesso rispetta le vecchie tradizioni. Ma andiamo con ordine, ogni caccia che si rispetti è composta da tre elementi fondamentali, ovvero ambiente di caccia, cacciatore e preda.

Il piacere del viaggio

Iniziamo il primo di questi elementi ovvero le mappe e l’esplorazione. Rise abbandona la vecchia struttura ad aree separate da caricamenti tipica della serie, accostandosi alla concezione di grande mappa portata da World. Al tempo stesso però le mappe di Rise non risultano mai troppo grandi nè troppo piccole, e sono caratterizzate da varie arene naturali, ampi spazi spesso pianeggianti in cui combattere il mostro di turno, tipica impostazione da MH classico, laddove in World le mappe erano sì bellissime e dettagliatissime, ma a volte visivamente confusionarie e non proprio di facile navigazione.

monster hunter rise foresta inondata
Dopo 12 anni ho finalmente scoperto cosa nasconde la piramide della Foresta Inondata!

Con questo non voglio far intendere che le mappe di Rise siano spoglie o semplici, anzi, tutt’ altro. Tra un’ “arena” e l’altra potremo perderci in cunicoli, caverne, laghi sotterranei, antiche città dimenticate e chi più ne ha più ne metta. Insomma, il risultato raggiunto da Capcom è restituire una lotta più “intima” dove il focus non è più sull’ambiente iperdettagliato del nuovo mondo, quanto sul cacciatore, il mostro ed il loro scontro in una grande arena, proprio come nei vecchi MH. Contemporaneamente non mancano le fasi esplorative, con ambientazioni dalla spiccatissima verticalità che va a nozze con quella che reputo la più importante aggiunta regalataci da Capcom, gli Insetti Filo, piccole creature in grado di “trainare” il nostro cacciatore e fungere letteralmente da fionde che lo proietteranno in ogni direzione possibile.

Tutto ciò, unito alla possibilità del cacciatore di scalare (quasi) qualsiasi parete presente, eleva all’ennesima potenza la già ottima esplorazione degli ambienti presenti in World, permettendo movimenti aerei rapidi e precisi, e non di rado mi sono ritrovato a voler raggiungere quel punto in lontananza senza mai toccare il terreno, giusto per il gusto di farlo, per farvi capire quanto è divertente ed appagante l’utilizzo dei nostri piccoli amici insetti.

Per quanto riguarda la navigazione terrestre Capcom ci viene incontro con l’aggiunta di un nuovo tipo di compagno, il Canyne, che và ad affiancarsi agli iconici Felyne. Il nuovissimo amico a quattro zampe, oltre ad essere utile in combattimento, dà la possibilità di essere cavalcato e và a velocizzare la navigazione terrestre degli ambienti. La cavalcatura risulta essere una diretta evoluzione dei Cacciaprede introdotti in Iceborne

Spero vivamente tali features verranno mantenute anche nei prossimi capitoli della saga, perchè è il classico esempio di quelle funzionalità che fanno pensare “mai più senza”, e questo la dice lunga sulla qualità del lavoro svolto da Capcom con Rise.

monster hunter rise canyne
I Compagni Canyne ci eviteranno lunghe camminate.

Il giusto equilibrio

Veniamo ora al secondo elemento, ovvero il cacciatore. Il combat system nudo e crudo è chiaramente costruito sopra l’ottimo lavoro già svolto per World ed Iceborne; i movesets delle 14 tipologie d’arma disponibili sono stati leggermente rimaneggiati, occasionalmente stravolti come nel caso del corno da caccia, ma è indubbio che la base di partenza sia stata proprio World, pur con alcuni rimandi a Generations Ultimate.

Un cacciatore armato di spada e scudo durante l’esecuzione di una tecnica Fildiseta.

Difatti, con l’aggiunta delle tecniche Fildiseta, Rise propone una chiara reinterpretazione delle Arti di Caccia presenti in GU, dei “colpi speciali” dagli effetti spesso devastanti, a volte visivamente “esagerati”, quasi a far sembrare la lotta tra cacciatore e mostro uno scontro degno di uno Shonen giapponese.
Altra nuova aggiunta sono le Tecniche Scambio, che ci permettono di personalizzare il moveset di ciascuna arma, proprio come gli Stili di Caccia presenti in GU, seppur in maniera(fortunatamente)più contenuta e coesa rispetto al predecessore.

Tutto ciò è impreziosito dall’aggiunta della Cavalcatura Wyvern che và a sostituire il vecchio sistema di mount, permettendoci di comandare, seppur per breve tempo, ciascun mostro presente nel titolo.
E’ inoltre presente una nuova modalità di gioco, la Furia, il cui scopo è difendere una fortezza da varie ondate di mostri, utilizzando vari strumenti d’ assedio quali balliste, cannoni, ammazzadraghi e tanto altro. Forse è proprio tale modalità l’elemento che mi lascia qualche dubbio, ma ammetto di doverla testare meglio, soprattutto in multiplayer, dove credo dia il meglio di sé.

Insomma, anche sul versante gameplay Monster Hunter Rise riesce a creare un perfetto mix tra vecchio e nuovo, proponendo un combat system fluidissimo contornato da aggiunte che rimandano al passato della saga, e di fatto creando quello che è il miglior gameplay della saga, a mio modesto parere.

monster hunter rise cavalcatura
La Cavalcatura Wyvern è una gradita svecchiata al sistema di mounting.

Il Giappone secondo Capcom

Abbiano già trattato il tema della funzionalità degli ambienti di gioco, ma vorrei soffermarmi sulla magnifica direzione artistica di questo titolo. Il tema di riferimento dell’opera è ovviamente il Giappone, dalla mitologia alle ambientazioni più rurali.

Ecco a voi Magnamalo, il flagship monster di Rise. A voi indovinare quale yokai abbia dato vita al suo design.

I nuovi mostri sono ispirati a diversi Yokai (Spettro/Demone della mitologia giapponese) , e risultano tutti, nessuno escluso, delle aggiunte cariche di personalità e splendidamente ideate ed animate. Ovviamente alle nuove bestie vengono affiancate anche vecchie conoscenze, sapientemente scelte tra le più iconiche che la saga possa offrire, e soprattutto tutte ottimamente contestualizzate nell’ambiente di gioco; basti pensare al Mizutsune o lo Zinogre, due tra i mostri più “giapponesi” dell’intera saga. Insomma, il bestiario non è il più esteso di sempre, impresa quasi impossibile se si considera che esiste Generations Ultimate, ma risulta probabilmente quello con la qualità media più alta ad oggi, quantomeno per un capitolo “di lancio”.

Anche le mappe sono tutte splendidamente disegnate, e non di rado ci offriranno panorami mozzafiato, soprattutto grazie a giochi di luci ed ombre offerti dal ciclo giorno/notte presente nel titolo. Anche qui, rispettando le origini della saga, fanno il loro ritorno due splendide reinterpretazioni di ambienti già apparsi in precedenti capitoli, ovvero le Lande Sabbiose e la Foresta Inondata.
Sia i mostri che gli ambienti vengono poi introdotti da una splendida sequenza in pieno stile teatro Kabuki, scelta perfetta vista la direzione generale di Monster Hunter Rise.

L’hub di gioco, il villaggio di Kamura, tra fiori di ciliegio, sala da tè, rospi meccanici e tanto altro, riporterà alla mente dei vecchi fan, come il sottoscritto, il magico villaggio di Yukumo, HUB presente in Monster Hunter: Portable 3rd. Insomma, anche qui la modernità fa da padrone, con viaggi rapidi per raggiungere le varie strutture utili in perfetto stile World, riuscendo comunque a restituire quel feeling più tradizionalista.

La colonna sonora è evocativa ed adrenalica e si sposa alla perfezione con mostri ed ambienti. Tracce come il tema del flagship di questo capitolo, Magnamalo, raggiungono vette di qualità altissime, e non vi nascondo che reputo questa colonna sonore tra le migliori mai prodotte per la serie.

Il piccolo villaggio di Kamura, base operativa per le nostre cacce.

In conclusione

Ho esplorato i vari aspetti che legano Monster Hunter Rise ai suoi predecessori, ma mi preme specificare un concetto. Siete dei veterani della saga di Monster Hunter? Avete intrapreso la carriera del cacciatore “solo” dal capitolo World/Iceborne? Non avete mai cacciato in vita vostra? Bene, in tutti e tre i casi Monster Hunter: Rise non vi deluderà.

Capcom è riuscita nell’ardua impresa di coniugare passato e presente della saga, mantenendo comunque un ottimo livello di accessibilità ai neofiti ed un buon grado di sfida ai veterani, offrendo un gameplay fluido, divertente ed appagante, con tante nuove aggiunte una migliore dell’altra.
Quindi non posso far altro che consigliare a chiunque l’acquisto del titolo, che personalmente considero già il mio Monster Hunter preferito. Ora torno a cacciare, spero di ritrovarvi tutti a Kamura!

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Atelier Ryza 2 Lost Legends & The Secret Fairy Game arriva questa settimana

KOEI TECMO Europe e GUST Studios hanno annunciato che Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy arriverà venerdì 29 gennaio 2021 su Nintendo Switch, PC, PlayStation 4, e in digitale su PlayStation 5.

Comunicato Stampa

L’entusiasmante ed emozionante JRPG ha inizio tre anni dopo Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout, mentre Ryza intraprende una nuova avventura per scoprire i segreti dietro le antiche rovine e la verità dietro le leggende perdute. Durante il suo viaggio, Ryza incontrerà una schiera di vecchi e nuovi amici del franchise, insieme all’adorabile ed enigmatico nuovo compagno, noto come Fi.

Oltre al divertimento e all’avventura, Ryza può far ora riferimento a nuove abilità dinamiche che l’aiuteranno nel suo viaggio attraverso le lande mortali, inclusa la capacità di nuotare sott’acqua, usare le piante per arrampicarsi sui muri e persino dondolare su una corda magica! Queste e altre abilità consentono a Ryza di esplorare varie aree e rovine in modo più completo e attivo. Inoltre, l’entusiasmante real-time tactics battle system è stato potenziato per includere fino a 4 membri (3 membri principali del gruppo più 1 membro secondario), con personaggi in grado di collegare più abilità e oggetti di fila per sconfiggere anche i più letali dei nemici grazie alle nuove tecniche Skill Chain e Item Rush!

Un’altra novità di Ryza 2 è un sistema di sintesi evoluto, che aiuta l’eroina a raccogliere e combinare oggetti unici e personalizzabili da utilizzare durante il suo viaggio, semplificando l’esperienza di sintesi per i nuovi giocatori e allo stesso tempo consentendo ad alchimisti esperti di sfruttare appieno i nuovi sistemi come Essence ed Evolution Link. Un’altra nuova caratteristica è la capacità di Ryza di ricercare le rovine. Sfrutta le conversazioni con i personaggi per individuare le posizioni delle rovine, quindi esplora l’area ed entra nell’oscurità per aiutare Ryza a rivelare il vero mistero che si nasconde all’interno.

I giocatori che acquisteranno una copia fisica o digitale di Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy durante le prime due settimane dal lancio riceveranno un Early Purchase Bonus: il Summer Fashion Costume Set. Inoltre, coloro che possiedono i dati di salvataggio di Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout potranno anche sbloccare il Classic Costume Set, che include abiti per Ryza e per i suoi amici del titolo precedente.

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Disgaea 6: Defiance of Destiny mostra i personaggi in un nuovo trailer

NIS America ha pubblicato sul proprio canale YouTube un nuovo trailer dedicato ai personaggi di Disgaea 6: Defiance of Destiny.

Il nuovo gioco di ruolo in arrivo su Nintendo Switch e PlayStation 4 conterrà personaggi come Zed, la sua pazza sorella, la principessa Melodia e re Misedor.

Il titolo arriverà in Giappone il 28 gennaio, mentre l’uscita europea è prevista per l’estate di quest’anno.

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Fallen Legion Revenants giocabile in una demo gratuita per PS4 e Switch

NIS America ha pubblicato una demo di Fallen Legion Revenants, un nuovo gioco di ruolo con un combat system in stile Darkest Dungeon, in arrivo il 19 febbraio 2021.

Inoltre, sul profilo YouTube del publisher è stato mostrato anche un nuovo trailer:

In un mondo coperto di miasma, un castello galleggiante è l’ultimo rifugio per l’umanità. La terra è segnata da creature alterate dalla peste mentre il castello di Welkin è isolato nel cielo dagli orrori sottostanti.

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Loop Hero per PC – Provato

Lucien, un politico carismatico protetto all’interno delle mura del castello, scopre un libro antico in cui apprende degli Esemplari, armi che possono trasformarsi in soldati senzienti. Unisce le forze con Rowena, una revenant determinata a trovare un modo per tornare in vita per crescere suo figlio, e sugellano con riluttanza un patto per rovesciare il folle tiranno che controlla Welkin.

La demo è disponibile,così come il gioco, solo su PlayStation 4 e Nintendo Switch.

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The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV, annunciata la data per Nintendo Switch

NIS America ha annunciato che The Legend of Heroes:Trails of Cold Steel IV per Nintendo Switch sarà disponibile il 9 aprile 2021 in Europa e Nord America. La data d’uscita della versione PC verrà annunciata prossimamente. Trails of Cold Steel IV è già disponibile per PlayStation 4.

A proposito del gioco:

L’Impero Ereboniano è sull’orlo di una guerra totale! Il gioco è ambientato poco dopo la fine di Trails of Cold Steel III e gli eroi della Classe VII si trovano a fronteggiare le forze dell’Impero nel tentativo di fermare il loro desiderio di dominio totale. Inoltre, l’eroe della guerra civile di Erebon e istruttore della Classe VII, Rean Schwarzer, è scomparso. Ora, gli studenti della Classe VII, vecchi e nuovi, devono unirsi agli eroi di tutto il continente per salvare il mondo dalla distruzione totale.

Caratteristiche principali:

  • La Reunion definitiva – Con il più grande roster della storia della serie, in questo titolo tutti gli eroi del mondo si uniscono alla causa! Gli eroi della Classe VII si unisono alla Crossbell’s Special Support Section insieme agli eroi di Liberl.
  • Sistema di combattimento perfezionato – Vecchi e nuovi combat system si uniscono al già raffinato combattimento della serie The Legend of Heroes, inclusa la possibilità di evocare mech giganti sul campo per attacchi devastanti, utilizzare l’Auto Battle per combattimenti più opportuni e utilizzare Lost Arts, la più potente magia Orbica capace di invertire le sorti della battaglia.
  • Mini giochi– Prenditi una pausa dalle epiche battaglie con una serie di mini-giochi tra cui Vantage Master, fishing e puzzle games, oltre ad alcuni completamente nuovi come Poker, Blackjack e Horror Coaster

Siete interessati a giocare in portabilità The Legend of Heroes:Trails of Cold Steel IV?