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Dragon Ball: tutti i giochi della serie Budokai Tenkaichi

Se c’è una serie videoludica dedicata all’opera magna di Akira Toriyama che più di ogni altra è rimasta nei cuori dei videogiocatori, questa è sicuramente la saga di Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi. Fin dall’uscita del primo capitolo, questi picchiaduro sono infatti riusciti ad ottenere grandi consensi da parte dei fan del manga e dell’anime.

Forse non tutti lo sanno, ma il nuovissimo Dragon Ball Z: Sparking! Zero, di prossima uscita, altro non è che il quarto capitolo di questa fortunata serie. In attesa dell’arrivo di Zero, la cui uscita è prevista per il 2024, prendiamo la nostra capsula del tempo e lanciamoci alla riscoperta di tutti i capitoli di Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi.

Da Budokai a Tenkaichi

Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 1

Come abbiamo più volte avuto modo di ricordare, la storia tra Dragon Ball e il medium videoludico è stata tutt’altro che idilliaca. A parte poche eccezioni, era davvero raro che i giochi dedicati alla saga di Goku e compagni fossero titoli davvero validi o memorabili.

Le cose iniziarono a cambiare con l’arrivo della serie Dragon Ball Z: Budokai, da non confondere proprio con Budokai Tenkaichi, infausto nome occidentale di Dragon Ball Z: Sparking. Budokai è stata una trilogia dei picchiaduro 3D, pubblicata da Bandai e Atari e sviluppata da Dims per PlayStation 2, antecedente a Sparking/Budokai Tenkaichi, che riuscì finalmente a donare ai fan di Goku e soci dei giochi divertenti, ben realizzati e con una personalità ben definita. In particolare, il terzo capitolo della saga, uscito nel 2004 sempre su PS2, si rivelò un titolo davvero di tutto rispetto.

Molti giocatori, compreso il sottoscritto, a suo tempo rimasero sorpresi all’annuncio dell’arrivo di un nuovo titolo dedicato a Dragon Ball, Budokai Tenkaichi per l’appunto, che sarebbe uscito a meno di un anno di distanza da Budokai 3. Fin dai primi trailer, tuttavia, risultò chiaro che il nuovo gioco, stavolta sviluppato da Spike, sarebbe stato molto diverso da ciò a cui i fan erano abituati.

Un nuovo stile di lotta

Quando, nell’ottobre 2005, uscì Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi queste impressioni vennero confermate. Con Tenkaichi, infatti, gli sviluppatori decisero di rompere gli schemi, proponendo qualcosa di diverso da un tradizionale picchiaduro 3D. La visuale di gioco era infatti posta alle spalle del proprio lottatore, che poteva muoversi liberamente all’interno degli scenari 3D. Naturalmente, trattandosi di Dragon Ball, ogni lottatore aveva anche la capacità di volare, aspetto che andava ad aumentare ulteriormente la libertà di movimento.

Ogni personaggio disponeva di una serie di semplici attacchi. Un pulsante per gli attacchi veloci, uno per quelli potenti, uno per gli attacchi energetici ed uno per la difesa. Gli attacchi potevano essere combinati fra loro con grande facilità, permettendo anche ai neofiti di esibirsi in spettacolari combo. Anche l’esecuzione delle mosse speciali era estremamente semplice e necessitava solamente della pressione di un tasto dorsale accompagnato dal tasto triangolo e dalla croce direzionale (a patto, ovviamente, di disporre del Ki necessario).

Questa formula di gioco, denominata picchiaduro arena, avrebbe riscosso un ottimo successo tra i giocatori e sarebbe stata riproposta da numerose altre produzioni. Pur venendo molto apprezzato dai giocatori occasionali, questo stile fa tutt’oggi storcere il naso ai puristi del picchiaduro. Le critiche maggiori che normalmente vengono rivolte sono l’eccessiva somiglianza tra i lottatori e l’enorme sproporzione di potenza che esiste tra gli stessi. Sebbene ogni personaggio abbia le sue mosse speciali peculiari, le mosse base tendono ad essere molti simili tra un personaggio e l’altro. Una volta imparato ad utilizzare un lottatore, passare ad un altro è relativamente semplice. Anche gli attacchi speciali, sebbene presentino animazioni diverse, tendevano a somigliarsi molto.

Un piatto molto ricco

Oltre alla sua originalità, il grande punto di forza di Tenkaichi è senz’altro l’altissimo numero di personaggi selezionabili. Erano più di cinquanta, infatti, i lottatori selezionabili. Ad aggiungere ulteriore carne al fuoco c’erano naturalmente le mitiche trasformazioni. Queste ultime, come già accaduto in Budokai, non si concretizzavano in nuovi personaggi selezionabili, ma potevano essere sbloccate durante lo scontro, a patto di possedere il ki necessario. Fecero per la prima volta il loro esordio anche le trasformazioni in gorilla giganti (Oozaru in giapponese).

Anche per quanto riguarda gli stage, Spike fece davvero un buon lavoro, proponendo numerosi scenari che riproducevano fedelmente le ambientazioni dell’anime. Inoltre, molti degli elementi degli scenari erano distruttibili, mentre le super potevano addirittura alterare totalmente lo scenario. Tenkaichi offriva anche un buon numero di modalità di gioco, tra cui spiccavano Portale Z (ovvero la modalità storia), la battaglia suprema e il torneo mondiale.

Grazie a tutti questi elementi, Tenkaichi riuscì ad ottenere ottimi risultati di vendite. Il gioco tuttavia non riuscì ad ottenere un consenso altrettanto unanime da parte della critica, soprattutto sotto l’aspetto del gameplay, ritenuto troppo acerbo e macchinoso. I buoni risultati ottenuti da Spike aprirono tuttavia le porte ad un sequel, che si materializzò nel novembre 2006, sempre per PlayStation 2 e Nintendo Wii.

Più grande, più forte, più veloce

Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2

Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2 (titolo originale Dragon Ball Z Sparking Neo) riproponeva in tutto e per tutto gli elementi vincenti del suo predecessore, riuscendo nel contempo a migliorare ogni suo aspetto.

La grafica appariva molto più dettagliata e piacevole da vedere, soprattutto per quanto riguarda i personaggi. I Guerrieri Z e i loro avversari apparivano ora molto più somiglianti alle controparti animate, specialmente nei loro visi. Anche la giocabilità era stata aggiornata, con un sistema di lotta molto più fluido e veloce e la possibilità di effettuare combo più complesse ed articolate. Venne inserita anche la possibilità di effettuati scontri a squadre, con un massimo di cinque lottatori per team.

Naturalmente, anche il roster fu ampliato, andando ad aggiungere numerosi personaggi tratti dai film e dalle ultime saghe di Dragon Ball GT, per arrivare ad un numero complessivo di ben 75 personaggi, senza contare le varie trasformazioni. Da notare l’inserimento di numerosi personaggi giganti, in grado di offrire sfide davvero impegnative, soprattutto per i neofiti.

Rimanevano piuttosto invariate le modalità di gioco, con l’Avventura del Drago che sostituiva il Portale Z. In questa nuova modalità, soddisfacendo alcune condizioni particolari durante lo scontro, il giocatore aveva la possibilità di sbloccare alcune battaglie inedite. Si trattava di veri e propri What If, che andavano a modificare la trama originale proponendo scenari originali (spesso, a dire la verità, abbastanza poco credibili). Questa nuova modalità venne in generale molto apprezzata, perché mostrava finalmente qualcosa di inedito ed originale.

Budokai Tenkaichi 2, pur non riuscendo a conquistare la critica all’unanimità, soprattutto a causa del gameplay, ancora piuttosto ridondante e ripetitivo, venne molto apprezzato dai giocatori. La serie Tenkaichi era riuscita a costruirsi un nome e si erano create le condizioni per realizzare un ulteriore episodio.

Il Tenkaichi God

Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3

L’anno successivo, tra l’ottobre e il novembre del 2007, ecco arrivare, sempre per PS2 e Nintendo Wii, Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3, capitolo definitivo (almeno finora) della trilogia. Anche in questo caso, Spike decise di non apportare stravolgimenti eccessivi al gioco, limitandosi a limare e ingrandire quel che ancora poteva essere migliorato.

Il roster venne ulteriormente ampliato, al punto che, contando le trasformazioni, il giocatore aveva a disposizione ben 161 personaggi, un numero davvero impressionante. Anche la grafica venne ulteriormente rifinita, soprattutto per quanto concerne la fluidità delle animazioni. Una gradevole novità è costituita dallo scorrere del tempo durante gli scontri, che causava transizioni dal giorno alla notte all’interno degli stage. Questi cambi potevano avere persino conseguenze sui lottatori (come con le trasformazioni in scimmia dei lottatori).

A livello di gameplay, vennero inseriti una nuova serie di attacchi, che sfruttavano in modo più profondo la barra del Ki, come le Blast Combo e le Z Counter, che sfruttavano il teletrsporto come arma sia offensiva che difensiva. Oltre alle consuete modalità, fa la sua comparsa il combattimento libero con punti distruzione. In pratica, ogni lottatore del roster aveva un differente valore in base alla sua forza. Stava al giocatore saper assemblare squadre bilanciate per numero e forza dei lottatori. Su Wii fece la sua comparsa anche una modalità online, purtroppo afflitta da frequenti disconnessioni e alti livelli di latenza.

D’altro canto la Modalità Storia fu abbreviata e suddivisa solo negli episodi principali delle varie saghe. Le novità principali consistevano nella possibilità di giocare alcune missioni nei panni dei cattivi e in una serie di episodi inediti, molto simili ai what if apparsi nell’episodio differente.

Anche questa volta, nonostante le recensioni piuttosto altalenanti, il gioco ottenne un ottimo successo, con oltre 700.000 copie vendute. Pur venendo generalmente riconosciuto come l’episodio migliore della saga, diversi giocatori criticarono la modalità storia fin troppo breve e la scarsità di vere innovazioni rispetto a Budokai 2.

Il futuro della saga

Dopo Tenkaichi 3 non venne rilasciato più nessun episodio della serie. Tuttavia, l’influenza della serie Sparking è rimasta sempre molto forte. Moltissimi dei giochi successivi dedicati a Dragon Ball, infatti, presero più di un’ispirazione dalla saga di Spike, come ad esempio la serie Raging Blast e Xenoverse.

Ora non rimane che attendere Sparking! Zero. Bandai Namco ha già rilasciato numerosi trailer e video dedicati al gioco. Le prime impressioni mostrano una grafica davvero spettacolare, ormai quasi indistinguibile da un vero anime. Anche la fluidità e velocità dell’azione sembrano davvero elevate. Per la gioia dei fan, questi primi gameplay sembrano mostrare uno stile di gioco molto vicino a quello della saga originale.

Vedremo se il nuovo capitolo saprà essere degno dell’eredità legata al nome che porta. Chissà, magari Zero potrebbe addirittura rivelarsi il miglior episodio della saga!

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I 10 migliori videogiochi di Dragon Ball

Nonostante siano passate più di un mese dalla morte di Akira Toriyama, sono ancora molti i fan che non riescono a capacitarsi del triste evento. É innegabile che il celebre fumettista, nel corso della sua leggendaria carriera, abbia esercitato un’enorme influenza sull’immaginario collettivo e sul successo dei manga nel mondo. Dragon Ball, in particolare, è diventato un vero e proprio fenomeno planetario. Oltre ad aver fissato i canoni del genere battle Shonen, l’epopea di Son Goku e compagni ha raggiunto livelli di successo e di diffusione davvero incredibili. É davvero difficile trovare persone che non abbiano mai visto o letto Dragon Ball o che non sappiano di cosa si tratti.

Anche il mondo dei videogiochi ha visto susseguirsi, nel corso degli anni, un numero enorme di videogiochi dedicati a Dragon Ball, sparpagliati un po’ su tutte le piattaforme, dalle ormai vetuste console a 8 bit fino ai sistemi attuali. Sebbene molti di questi giochi siano tutt’altro che memorabili, Dragon Ball ha avuto anche diverse trasposizioni di ottima qualità.

Per fornire una guida a chi volesse riscoprire questi giochi e allo stesso tempo onorare ancora una volta la memoria di Toriyama, abbiamo deciso di stillare una classifica su quelli che secondo noi sono i migliori videogiochi di Dragon Ball mai prodotti. Carichiamo la nostra aura e lanciamoci insieme in questa avventura!

10. Dragon Ball Z: The Legend

Videogiochi Dragon Ball: The Legend

Diciamoci la verità: i videogiochi di Dragon Ball dell’era 32 bit sono stati tutt’altro che dei capolavori. In mezzo ai vari picchiaduro a incontri più o meno decenti, però, Dragonball Z: The Legend (il cui titolo originale è Dragon Ball Z: Idainaru Dragon Ball Densetsu) è il gioco che più di ogni altro è riuscito a lasciare il segno.

Sebbene The Legend presenti una qualità grafica decisamente bassa per gli standard della prima Playstation e un sistema di controllo piuttosto limitato ed ostico, il gioco riesce comunque a farsi apprezzare per l’originalità del suo gameplay. Si tratta infatti del primo gioco dedicato a Dragon Ball che ha proposto la formula delle battaglie a squadre in un campo aperto tridimensionale, una formula che darà vita in futuro al genere dei picchiaduro arena. Questa struttura, sebbene non sfruttata appieno dal titolo, avrà grande importanza per l’evoluzione dei giochi futuri, per esempio con la serie Budokai Tenkaichi.

The Legend proponeva, inoltre, un roster estremamente vasto e una modalità storia davvero curata, che riproponeva fedelmente tutti gli scontri chiave della più famosa ed apprezzata parte della saga di Toriyama. Anche la resa delle mosse speciali risultava in alcuni casi davvero ben fatta e spettacolare.

Il sistema di controllo del gioco, già limitati ai tempi, oggi risulta davvero legnoso, ma, se siete fan del retrogaming e della saga Dragon Ball Z, potete dargli una chance. Potreste restare piacevolmente sorpresi.

9. Dragon Ball Z: Hyper Dimension

Videogiochi Dragon Ball: Hyper Dimension

Spostiamoci nel mondo dei 16 bit. Uno dei generi più popolari in assoluto per questi sistemi è stato indubbiamente il picchiaduro ad incontri. Essendo Dragon Ball incentrato prevalentemente sui combattimenti, l’opera di Toriyama si è sempre prestata bene per questo genere di trasposizioni. Purtroppo la maggior parte dei videogiochi di lotta dedicati a Dragon Ball era decisamente deludente. Anche la serie più famosa, denominata Dragon Ball Z: Super Butōden risultava davvero carente sia sul lato tecnico che su quello della giocabilità.

Nel 1996, proprio verso la fine dell’arco di vita del glorioso SNES, ha fatto la sua apparizione Dragon Ball Z: Hyper Dimension. Questo gioco prendeva tutto quanto visto di buono nella serie Butōden, riuscendo allo stesso tempo a migliorarlo. Gli sprite dei personaggi, le animazioni e gli sfondi sono davvero di buona qualità e riproducono fedelmente la grafica dell’anime. Anche il gameplay risulta divertente e coinvolgente, con un gran numero di mosse a disposizione di ogni personaggi ed un sistema di super davvero spettacolari e fedeli all’anime.

Non si tratta certamente di un capolavoro, vista anche la presenza di soli dieci personaggi giocabili. Tuttavia, se amate i picchiaduro 2D e siete fan di Dragon Ball potete tranquillamente concedere qualche partite ad Hyper Dimension.

8. Dragonball: Advanced Adventure

Per il prossimo gioco dobbiamo spostarci nel mondo delle console portatili. Dragon Ball: Advanced Adventure, uscito nel 2004 per GBA, si concentra sulla prima parte del manga di Dragon Ball, quella, per capirci, dedicata a Goku bambino.

Dimps, la casa produttrice, propone un interessante avventura action che unisce sapientemente elementi presi sia dai classici platform che dai picchiaduro a scorrimento. Il risultato è un gioco dinamico e colorato che ripropone molto fedelmente la prima serie di Dragon Ball regalando anche numerosi extra, tra cui la possibilità di giocare anche nei panni di molti dei nemici, boss compresi.

Anche per quanto concerne il comparto tecnico, Advanced Adventure non delude, grazie ad una grafica pulita e colorata e ad un set di animazioni estremamente fluido e veloce. Un gioco davvero ben fatto e divertente. Se non lo avete mai provato e ne avete l’occasione recuperatelo. Potrebbe valerne la pena anche se non siete fan di Goku e compagni.

7. Dragon Ball Z: L’attacco dei Saiyan

Oltre ai picchiaduro, Dragon Ball ha saputo ispirare, soprattutto nel mercato giapponese, un enorme numero di RPG. Anche in questo caso, purtroppo, molti dei risultati sono stati a dir poco deludenti. Tra i pochi videogiochi di ruolo davvero validi dedicati a Dragon Ball ricordiamo Dragon Ball Z: l’Attacco dei Saiyan.

Uscito nel 2009 per Nintendo DS, l’Attacco propone un classico JRPG che alterna fasi di esplorazione e dialogo a numerosi scontri gestiti da un trdiazionale sistema a turni, molto simile a quello visto, per esempio, in Final Fantasy. Questo gioco compie anche la particolare scelta di concentrarsi su un arco narrativo molto ridotto, che va dal ventitreesimo torneo Tenkaichi (con la sfida tra Goku e Piccolo) alla leggendaria battaglia tra Goku e Vegeta. I programmatori, probabilmente, hanno voluto lasciarsi aperta la porta per uno o più seguiti, purtroppo mai realizzati.

Per riempire le ore di gioco, l’Attacco propone un enorme numero di eventi extra, che spesso coinvolgono anche molti dei personaggi secondari. La trama di questi eventi filler tuttavia risulta quasi sempre gradevole e riesce a coinvolgere e non annoiare il giocatore. Anche il battle system è ben calibrato ed unisce strategia e abilità, dal momento che in varie occasioni il giocatore è chiamato d eseguire piccoli quick time event per limitare i danni subiti o accrescere quelli causati. Anche la grafica risulta piacevole e curata, soprattutto nelle fasi di combattimento.

Un gioco di ruolo davvero ben fatto, intrigante e divertente, che tutti gli amanti del genere dovrebbero sperimentare.

6. Dragon Ball Z: Extreme Butōden

Rimaniamo nel mondo delle portatili per parlare di uno dei migliori picchiaduro 2D dedicati a Dragon Ball. Extreme Butōden, realizzato dalle sapienti mani del Team Arc System e uscito nel 2015 per 3DS, riprende tutti gli elementi caratteristici della vecchia saga Butōden. Nel gioco è infatti possibile volare e sfruttare la propria barra del Ki per eseguire i numerosi attacchi speciali dei nostri protagonisti.

A proposito di protagonisti, Butōden offre più di 100 personaggi, suddivisi tra personaggi giocabili e di supporto. Questi ultimi non possono essere controllati direttamente, ma vengono richiamati dal giocatore per eseguire alcuni attacchi speciali.

Extreme Butōden presenta una veste grafica davvero accattivante e bella da vedere, limitata solo dalle piccole dimensioni dello schermo del 3ds. Cosa ancora più importante, il gioco risulta dannatamente divertente e giocabile, con uno stile veloce e frenetico che fa della maestria nelle combo il suo punto di forza.

Se siete possessori di un 3DS e avete mancato questa piccola chicca correte senza remore a recuperarla. Siamo certi che non ve ne pentirete!

5. Dragon Ball Z: Kakarot

Ed eccoci arrivati alla top five! Alla quinta posizione troviamo uno dei videogiochi di Dragon Ball più recenti in assoluto. uscito nel 2020 per praticamente tutte le piattaforme principali, Kakarot ripropone tutte le vicende principali di Dragon Ball Z, presentando anche numerosi scenari originali.

Il videogame presenta un sistema di gioco piuttosto inedito, mostrandosi come un’avventura tridimensionale open world. Kakarot, tuttavia, possiede anche numerosi elementi tipici dei giochi di ruolo, dal momento che è possibile salire di livello e scegliere tra le numerose abilità che vengono sbloccate nel corso dell’avventura.

I combattimenti in tempo reale, pur presentando praticamente tutti gli attacchi e le abilità tipiche di ogni personaggio, non risultano particolarmente frizzanti o originali. Tuttavia, l’ottima realizzazione tecnica di kakarot e la grande cura con cui è stata resa la trama hanno permesso a questo gioco di ritagliarsi un posto nel cuore di numerosi fan.

4. Dragon Ball Xenoverse

Videogiochi Dragon Ball: Xenoverse

La stessa natura ibrida di Kakarot, a metà fra picchiaduro e gioco di ruolo, è presente anche nella fortunata saga Xenoverse. In questa serie targata Dimps, il cui primo episodio risale al 2015, il giocatore veste i panni di un avatar, membro onorario della pattuglia temporale. Compito del protagonista è vegliare sul regolare svolgimento degli eventi, messo in pericolo da una serie di nuovi e potenti malvagi.

Il nostro avatar sarà totalmente personalizzabile, anche per quanto riguarda la razza di appartenenza e le abilità. Questo concept, anche se non originalissimo, regala una ventata di aria fresca e permette agli sviluppatori di proporre scenari e intrecci di trama inediti. La storia è infatti il punto di forza di Xenoverse, dal momento che unisce gli scenari più famosi della saga di Dragon Ball ad una storia nuova, con diversi personaggi creati per l’occasione.

Dal punto di vista tecnico, Xenoverse risulta sicuramente godibile ed estremamente dettagliato. Non impeccabile invece il sistema di combattimento, che tende a risultare un po’ ostico e talvolta ripetitivo. Oltre al nostro avatar, il gioco mette a disposizione una miriade di personaggi e di loro varianti. Spesso tuttavia i vari protagonisti tendono a risultare piuttosto simili, fatta eccezione per colpi segreti ed abilità varie.

Nonostante queste pecche, Xenoverse resta un gioco validissimo, consigliatissimo a tutti i fan di Dragon Ball. Sebbene Xenoverse 2 risulti tecnicamente superiore all’originale, abbiamo scelto di premiare il primo capitolo in virtù delle novità che ha saputo introdurre e della sua trama, che abbiamo apprezzato leggermente di più rispetto al sequel.

3. Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3

Medaglia di bronzo per uno dei videogiochi di Dragon Ball più famosi in assoluto. La saga Budokai Tenkaichi ha di fatto inventato il genere dei picchiaduro arena per come li conosciamo oggi. In questa serie infatti i lottatori possono spostarsi liberamente all’interno delle ambientazioni 3D. Questo stile di gioco, pur facendo, in genere, storcere il naso ai puristi, presenta scontri davvero spettacolari e, in generale, molto simili a quelli ammirati negli anime.

Principale punto di forza di questa saga è certamente il numero spropositato di personaggi, tratti un po’ da tutto il mondo di Dragon Ball. Ogni personaggio dispone di tutte le trasformazioni e abilità apparse nell’anime, conferendo a Tenkaichi una varietà davvero enorme. Anche il sistema di controllo è estremamente semplice ed accessibile e permette anche ai non amanti del genere picchiaduro di apprezzare Tenkaichi .

Anche in questo caso, non parliamo di un gioco perfetto. I personaggi, nonostante il loro numero elevatissimo, tendono a somigliarsi tutti e la disparità di forza tra loro è più che evidente. Una volta padroneggiato uno, non risulta difficile passare ad un altro. Anche le modalità di gioco non brillano per originalità e varietà. Nonostante questo, però, siamo di fronte ad un gioco estremamente divertente e completo, che ha saputo ottenere enormi consensi tra gli appassionati di Dragon Ball.

Abbiamo scelto di premiare il terzo episodio, apparso nel 2007 su PS2 e WII, perché è quello col comparto tecnico più raffinato e che propone il maggior numero di personaggi. Davvero incredibile il numero di mod che ancora oggi vengono realizzate per questo titolo!

2. Dragon Ball Z: Budokai 3

Videogiochi Dragon Ball: Budokai 3

Ed eccoci finalmente alla saga che ha permesso ai videogiochi dedicati a Dragonball di compiere il salto di qualità. La serie Budokai riesce nell’impresa di unire le meccaniche e la profondità di un picchiaduro 3D tradizionale con gli elementi più caratteristici delle battaglie di Dragon Ball. Mentre il primo episodio risulta un esperimento riuscito solo a metà, il secondo e soprattutto il terzo capitolo sono ancora oggi due ottimi picchiaduro.

Pur mostrandosi come un gioco piuttosto accessibile, anche grazie alla facilità di esecuzione delle mosse speciali, Budokai 3 presenta un sistema di combo, basato sulla possibilità di cancellare gli attacchi, appetibile anche per gli esperti del genere vista la sua complessità. Sempre questa serie offre per la prima volta la possibilità ai nostri personaggi di trasformarsi durante lo scontro, senza limitarsi a proporre infinite varianti dello stesso lottatore.

Il videogame presenta inoltre un interessante sistema di gestione delle abilità, basato sulle capsule, che offre un buon livello di personalizzazione del proprio lottatore. Anche la varietà è garantita da un buon numero di modalità e dalla possibilità di affrontare la modalità storia con numerosi lottatori diversi. Completa il quadro un ottimo cell-shading, che conferisce alla grafica 3d poligonale un aspetto più vicino a quella di un anime.

1. Dragon Ball Fighterz

Videogiochi Dragon Ball: FighterZ

E vince la nostra classifica il capolavoro di Arc system! C’è davvero poco da aggiungere su questo bellissimo picchiaduro 2D, uscito nel 2018 su tutte le principali piattaforme. Non è esagerato definire Fighterz il gioco di Dragon Ball perfetto.

Una grafica 2D semplicemente splendida, davvero simile ad un anime interattivo. Un sistema di controllo pulitissimo e profondo, che regala battaglie accanitissime a base di combo forsennate. Una meccanica di lotta a squadre calibrata al millimetro, con decine di combinazioni e strategie possibili. Quelli elencati finora sono solo alcuni dei punti di forza di questo gioco.

Anche dal punto di vista delle modalità e della varietà, Fighterz propone un’offerta davvero ricca ed appetibile. Unico neo del gioco è proprio la sua natura di picchiaduro tradizionale competitivo, che può non essere apprezzata dai fan più casual. Potete approfondire ulteriormente il gioco sulla nostra recensione, scritta in occasione dell’ultimo aggiornamento di Fighterz.

Ed ora, come sempre, a voi la parola! C’è qualche gioco che non avete trovato e vorreste segnalarci? Siete in disaccordo con le nostre posizioni? Fatecelo sapere nei commenti!

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Simon the Sorcerer Origins, il Mago si mostra in un trailer

Simon the Sorcerer Origins, il prequel dell’iconica avventura grafica punta e clicca degli anni ’90, ha presentato nuovi contenuti durante il Future Games Show del 21 marzo. Nel video condiviso, sono state mostrate scene esclusive del gioco e abbiamo ascoltato per la prima volta il doppiaggio di Chris Barrie, l’attore e voce originale del protagonista. Con la partecipazione di 80 professionisti e collaborazioni con figure di spicco nel mondo della musica e dello spettacolo, Simon the Sorcerer Origins è un titolo molto atteso nel 2024.

Il trailer di Simon the Sorcerer Origins, con un taglio cinematografico e un lavoro di animazione caratterizzato da 15.000 frame disegnati a mano, anticipa un’avventura degna della sua leggendaria predecessora. L’impegno e la passione degli 80 professionisti coinvolti nel progetto sono evidenti fin dalle prime immagini, con Smallthing Studios che rende omaggio alla storia videoludica adattandola alle tecnologie moderne.

La partecipazione di Rick Astley con il suo celebre brano “Together Forever” è solo una delle testimonianze dell’attesa per Simon the Sorcerer Origins, uno dei titoli più attesi del 2024.

Il trailer ha entusiasmato sia i vecchi fan che i nuovi, anticipando l’uscita prevista nel 2024 su tutte le piattaforme e promettendo un’esperienza indimenticabile per i giocatori di tutte le età. Smallthing Studios presenterà ulteriori dettagli e anteprime al Game Developer Conference (GDC) di San Francisco, suggerendo un ritorno in grande stile per questa nuova avventura del giovane mago.

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Sand Land, pubblicata una demo e un trailer con un nuovo mondo

Bandai Namco ha mostrato una nuova zona di Sand Land, Forest Land, un mondo verde e rigoglioso immaginato appositamente per il videogioco e la serie animata dal compiato autore Akira Toriyama. In questo nuovo scenario, Belzebubù e i suoi amici si trovano ad affrontare un esercito spietato guidato da Muriel, dando vita a una serie di battaglie esplosive contro i generali di Forest Land. Per anticipare l’azione, un nuovo trailer ha svelato le incredibili sfide e i nuovi personaggi che i giocatori incontreranno in questo mondo affascinante.

Ma non finisce qui: per prepararsi a questa nuova sfida, i giocatori possono già immergersi nell’azione grazie a una demo di Sand Land, disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series X/S e Steam. Nella demo, i giocatori possono esplorare una parte della mappa insieme a Belzebubù, lo sceriffo Rao e il Ladro, sperimentando le loro abilità uniche mentre attraversano le dune e affrontano i nemici. Inoltre, potranno provare la personalizzazione delle armi e gli upgrade per il proprio veicolo, aumentandone l’efficienza durante le battaglie e conducendo la propria squadra verso la vittoria.

Sia che si tratti di affrontare gli eserciti nemici o di personalizzare i propri veicoli, l’avventura promette di essere intensa e avvincente per tutti i fan del gioco e di Akira Toriyama.

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Dragon’s Dogma II non convince: che cosa non ha funzionato

Dragon’s Dogma II: amore o odio? Era da un po’ che non si vedeva un titolo capace di dividere così nettamente i videogiocatori, che negli ultimi anni (nella maggior parte dei casi e in merito ai titoli più attesi) hanno sempre fatto fronte comune. Starfield? Bocciato. Baldur’s Gate III? Un successo. Palword? Un lancio che fa “giurisprudenza”. Giudizi quasi sempre unanimi, che hanno tracciato una linea netta e che rappresentano il termometro di ciò che l’utente si aspetta da un videogioco: titoli pagati il giusto e che una volta acquistati siano in grado di offrire il 100% delle loro potenzialità, senza dover contare su DLC o ricorrere a microtransazioni. Poi arriva Dragon’s Dogma II e qualcosa si rompe. Il gioco d’azione uscito lo scorso 22 marzo per Playstation 5, Xbox sere X/S e PC ha indubbiamente portato qualcosa di bello (dire “nuovo” sarebbe troppo), ma incorniciato in una serie di errori, sia tecnici che strategici, che fanno storcere la bocca. Scopriamo quali.

Partiamo dal fatto che Dragon’s Dogma II funziona per molte cose: i combat sono divertenti, il mondo è vasto e le aree da scoprire senza che nessuno ci indichi la via sono interessanti. Per questo, in tanti difendono il titolo da chi lo accusa di essere il solito lancio sbagliato e soprattutto irrispettoso nei confronti degli utenti, per qualità grafiche e per l’ormai noto caso relativo alle microtransazioni comparse a due giorni dal lancio. Così, la pioggia di recensioni negative arrivate in massa ancora prima che si potesse premere play, sono state compensate da altrettante recensioni positive e successive, tanto che il titolo è passato da essere valutato su Steam da “Perlopiù negativo” a “Nella media” nel giro di una notte. Un chiaro segnale che il pubblico si è diviso tra chi lo ha apprezzato e chi, forse anche per pregiudizio, lo ha bocciato. Ma cosa c’è che non va in Dragon’s Dogma II?

Il mostro delle microtransazioni

Togliamoci subito il dente: veder comparire alla vigilia del lancio una nutrita serie di DLC da 0,99 centesimi fino ad un massimo 5 euro è stato un colpo basso. Niente di così inaspettato, verrebbe da dire, visto che Capcom non è affatto nuova ai contenuti aggiuntivi a pagamento: lo ha fatto con i vari Monster Hunter, dove offriva una lunghissima serie di cosmetic a pochi centesimi l’uno, per esempio. Il problema, però, è che in questo caso non stiamo parlando di skin per armature o armi: i DLC offrono features che i giocatori si aspetterebbero di trovare solo e soltanto in game.

Invece, oggetti come i set da campeggio per riposare all’aperto, o i Cuori di Drago per riportare in vita i caduti, così come i Cristalli della Faglia utili per ingaggiare npc che ci accompagneranno nella nostra avventura, possono essere acquisiti in due modi: aprendo il portafogli in real life oppure investendo diverso tempo nel farming, visto che la loro rarità o il loro costo in monete d’oro è veramente, ma veramente alto. Mettere a pagamento con soldi reali una serie di oggetti che con fatica possono essere ottenuti o acquistati in game, non fa molto bene all’immagine del titolo, soprattutto se si tratta di uno degli rpg più attesi dell’anno. Ma bisogna essere onesti: questo non è il più grande problema di Dragon’s Dogma II, anche perché il titolo è ovviamente giocabile anche senza spendere nulla in Dlc. Ci vorrà più tempo per farmare, ma alla fine stiamo parlando di un single player: con chi dovremmo competere se non con la nostra voglia di divertirci?

E ora che faccio?

From Software e Larian insegnano: una delle cose più belle degli RPG è lasciare al giocatore la possibilità di scoprire non solo luoghi incantati o terribili dungeon, ma anche come gestire il proprio personaggio e la propria squadra. Tutto vero, ma quando si inseriscono meccaniche complesse e innovative, come quella delle Pedine offerta da Dragon’s Dogma II, forse avere un tutorial più dettagliato sarebbe stato più funzionale.

Nonostante le diverse ore di gioco alle spalle, in molti ancora si chiedono se, congedando una pedina ingaggiata (e pagata fior di Cristalli della Faglia), questa porterà con sé l’equipaggiamento che gli è stato dato mentre era in nostra compagnia. Domanda sicuramente da poco, visto che basta svestire i vari npc degli oggetti di valore prima di congedarli, ma diciamo che una guida più approfondita sulle funzionalità del gioco sarebbe stata cosa gradita. Lo stesso vale per i punti di interesse sulla minimappa, che spesso si sovrastano e le cui icone non vengono ben spiegate. Un po’ caotico, cara Capcom…

Cambiare classe, così svanisce la magia

Premessa: questa critica è puramente personale, ma pensare che il personaggio si dimentichi di come si usa un arco per imparare a brandire uno spadone, soltanto dopo aver parlato con un tizio a cui ho chiesto di cambiare classe, uccide l’immersività. Siamo più specifici. Entrare e viaggiare nel mondo di Dragon’s Dogma II sembra catapultare il giocatore in un nuovo Skyrim, con una pressoché infinita possibilità di esplorazione e una, seppur più limitata, possibilità di interazione con npc e oggetti. Ma è solo apparenza.

Purtroppo, non facciamo in tempo ad immergerci in questo fantastico mondo che Capcom irrompe con forza per ricordarci che il gioco è suo. Il nostro personaggio non può (almeno inizialmente) apprendere qualcosa da ogni classe per poi miscelare quanto imparato in un ibrido; bensì, in base a come vorremo affrontare una determinata parte dell’avventura, dovremmo rivolgerci ad uno specifico npc che ci permetterà di cambiare classe tra quelle conosciute. Facendolo, cambieranno i parametri del personaggio: se per esempio un guerriero decide di cambiare in arciere, di conseguenza diminuisce il peso massimo trasportabile, così come non potrà più indossare le armature e non sarà più in grado di utilizzare altre armi se non l’arco. Insomma, le classi “lockate”, in pieno stile Jrpg (ne avevamo già parlato qui: Cosa sono i JRPG e cosa li contraddistingue dagli RPG occidentali). Certo, chi già ha giocato il primo capitolo sa già cosa aspettarsi, ma per i neofiti la cosa potrebbe disorientare. Per fortuna che a bilanciare il tutto c’è un combat system appagante, che finora sembra essere l’unico aspetto degno di nota.

Quality of life: non pervenuta

Si può pagare 2.000 monete d’oro per una singola notte in locanda, contando che di media ogni goblin “droppa” 200 monete? Una domanda che si lega al tema trattato in precedenza, ossia della mancata immersività nel gioco. Un veterano dei Western RPG si attenderebbe che il locandiere ci chieda pochi spicci per una notte e che fare soldi sia un processo complesso almeno nelle prime fasi di gioco. In Dragon’s Dogma II, invece, tutto sembra estremamente sbilanciato. Il sistema economico del gioco (quello della locanda era un esempio) è tarato sullo stile del farming intensivo, in pieno stile Japan rpg, anziché sull’immersività e del choice matters dei western rpg.

Il risultato è che il giocatore non si sente coinvolto nella storia in prima persona, bensì abbia i controlli dei movimenti di un personaggio, restando però spettatore e non protagonista della storia. Lo stesso accade quando apriamo i vari forzieri in gioco: è mai possibile che un mercante non urli “al ladro”, dopo che abbiamo aperto lo scrigno che custodiva nel retrobottega, proprio sotto ai suoi occhi? E perché non possiamo altresì sgraffignare quelle belle armi che sono esposte? Domande che lasciano il tempo che trovano, che però sono alla base della grande distanza che esiste tra il mondo di gioco e il giocatore.

E la grafica…

Questa è la parte meno divertente da scrivere, per uno che ha sempre messo la storia e la giocabilità al di sopra della grafica. Ma anche l’occhio vuole la sua parte e persino chi è meno pretenzioso (come me), soffre nel vedere il calo di frame all’ingresso di grandi città, per dirne una. Il comparto grafico di Dragon’s Dogma II, tutt’altro che ottimizzato, è un altro neo che ha lasciato l’amaro in bocca a tantissimi giocatori. Nulla a che vedere con i problemi avuti da Cyberpunk 2077 al day one, ma sembra che errori di quel tipo non abbiano insegnato nulla. Anzi, si continua a far uscire titoli zoppicanti, incuranti del fatto che, ormai è chiaro, i videogiocatori hanno delle aspettative e delle pretese molto alte e che, al giusto prezzo, devono essere soddisfatte, soprattutto se si creano delle aspettative intorno al titolo in uscita.

Conclusione

Quindi, cosa dire di Dragon’s Dogma II? In fin dei conti è un titolo godibile che, al netto del calo di prestazioni in game, regala anche un’esperienza videoludica appagante, ma che non è né un GDR, né un JRPG. Insomma, nulla che ci porteremo nel cuore negli anni a venire. A questo bisogna aggiungere anche le discutibili strategie di Capcom, che con la mossa delle microtransazioni a sorpresa ha veramente acceso gli animi degli utenti: il risultato è stata la valanga di commenti negativi che hanno fatto cattiva pubblicità al prodotto finale.

Giudizio finale: poteva essere una piccola rivoluzione capace di unire il western e il japan rpg, ma alla fine è un “fritto misto”, buono per chi ha poche pretese, da bocciare per chi si aspetta giochi capaci di regalare sfide ed emozioni indimenticabili.

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Dragon Ball FighterZ si aggiorna per next-gen e implementa il rollback netcode

Bandai Namco ha pubblicato un nuovo aggiornamento per il fighting game sviluppato da Arc System Works. L’update di Dragon Ball FighterZ rende disponibile l’opera per PlayStation 5 e Xbox Series X/S con una serie di miglioramenti grafici e soprattutto il rollback netcode, il sistema di ultima generazione che prova ad azzerare la latenza durante i match online.

L’aggiornamento di Dragon Ball FighterZ è disponibile anche per chi possiede la versione PlayStation 4 o Xbox One del gioco.

La lunga assenza della serie Budokai, che sta per terminare con il nuovo capitolo Sparking Zero, in questi anni è stata ottimamente mitigata da Dragon Ball FighterZ. Il picchiaduro di Arc System è un vero gioiello, capace di ammaliare tanto la critica quanto i fan con ben 10 milioni di copie vendute.

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The Thaumaturge – Recensione

Dopo i successi da sviluppatori con This War of Mine e Frostpunk, 11 Bit Studios veste i panni del publisher e definisce il ruolo del taumaturgo, ovvero colui che opera miracoli, secondo il vocabolario Treccani. Un personaggio insolito per un videogioco. Ma i ragazzi di Fool’s Theory e 11 Bit Studios hanno ben pensato che fosse tempo di farci vestire i panni di questo misterioso, atipico e mistico personaggio.

Come è andata potete scroprirlo leggendo per intero la nostra recensione di The Thaumaturge.

Folklore polacco

The Thaumaturge è un RPG a turni ambientato nella Polonia del 1905, una terra ancora legata a leggende e miti del passato in cui il protagonista, Wiktor, deve usare il suo potere di taumaturgo per affrontare i salutori, esseri soprannaturali che possono possedere e tormentare gli esseri umani. Il gioco spazia su più elementi come esplorazione, investigazione, combattimento e narrazione, offrendo al giocatore una storia oscura, ispirata al folklore polacco e russo.

Il gioco segue le vicende di Wiktor Szulski (“Wictor con la W non la V” cit.), un taumaturgo ereditario che può percepire, interagire e comandare i salutori, creature mistiche e potenti. Wiktor torna nella sua città natale di Varsavia causa morte del padre in condizioni misteriose, dove si ritrova coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a scoprire e ad eliminare i salutori nascosti o che possiedono gli esseri umani.

Lungo il suo cammino, Wiktor dovrà affrontare le sue paure, i suoi demoni e le sue scelte morali, oltre a stringere rapporti con i suoi vecchi amici e con i salutori stessi che ha sottomesso e che lo accompagneranno infatti, una volta sconfitti, nei successivi combattimenti.

La trama è originale e ben congegnata, intrigante e ricca di colpi di scena che porterà il protagonista a scavare nell’oscuro passato di un padre morto prematuramente che ha portato con sé nell’Aldilà numerosi punti interrogativi e offre al giocatore diverse possibilità di influenzare il corso degli eventi con le sue decisioni.

The Thaumaturge si ispira a fatti e luoghi storici della Polonia del 1905, epoca in cui domina l’imperialismo Russo e modernità e credenze popolari coesistono sia nei centri rurali ma anche nelle città più avanzate, e li mescola con elementi fantastici e folcloristici, creando un’ambientazione assolutamente particolare.

Wiktor Szulski

La percezione del Taumaturgo

Il gameplay è vario, anche se la natura a turni del titolo rende la progressione nel gioco naturalmente lenta. The Thaumaturge alterna fasi di esplorazione, investigazione, combattimento e dialogo, il tutto in visuale isometrica (alla Diablo per intenderci). Nelle fasi di esplorazione, il giocatore può muoversi liberamente per le strade e gli edifici di Varsavia, interagendo con gli oggetti e i personaggi che incontra e scovando indizi che lo porteranno a deduzioni necessarie per il prosieguo della storia.

Nelle fasi di investigazione, il videogiocatore deve usare il suo intuito e il suo potere di taumaturgo per risolvere enigmi e scoprire i salutori nascosti. Questo intuito si realizza nel potere della “percezione”, un potere a disposizione del protagonista sin dal principio che consente di verificare la via per il prossimo obiettivo sia gli indizi in giro per la mappa. In realtà non che questo potere sia così complicato da utilizzare, basta premere il tasto destro del mouse e su schermo apparirà un cerchio rosso che si allarga partendo dal protagonista verso l’esterno racchiudendo indizi, nel caso ce ne fossero, e comunque indicando la via da percorrere. A lungo andare diventerà un’azione ripetitiva ma è anche vero che spesso non potrete farne a meno per proseguire nella storia.

A volte, inoltre, la scoperta di indizi e relative deduzioni consentiranno a Wiktor di “influenzare” determinati personaggi a fare qualcosa che prima non volevano fare. Non un qualcosa di eclatante ma mi è piaciuta come scelta a disposizione del giocatore per variare il gameplay.

Recensione The Thaumaturge: Combattimento
In fase di combattimento

In battaglia con i salutori

Nelle fasi di combattimento, il giocatore deve affrontare i nemici usando Wiktor e il salutore che ha scelto come compagno o anche un salutore alla volta nello stesso combattimento a seconda dell’avversario che si trova davanti. Il combattimento è, come detto, a turni, e, per quanto personalmente preferisca combattimenti in tempo reale, la necessità di usare strategia, abilità e oggetti per sconfiggere gli avversari mi ha coinvolto positivamente.

Per sconfiggere i propri avversari Szulski avrà a disposizione vari poteri, poteri che possono essere sviluppati spendendo punti taumaturgici che si acquisiscono lungo il gioco accumulando esperienza in una sorta di progressione abbastanza lineare.

C’è da dire che negli scontri più avanzati, la strategia da adottare vi darà del filo da torcere poiché districarsi tra i vari poteri e relative cause ed effetti non sarà semplicissimo. Il motivo è semplice, mano mano che proseguirete nella trama, catturerete sempre più solutori che hanno caratteristiche uniche e scegliere quelli più idonei ai vari scontri che vi si pareranno davanti sarà sempre più difficile. Da evidenziare che comunque la curva di apprendimento dei combattimenti appare ben bilanciata, consentendovi di risolvere facilmente gli scontri iniziali e di avere i giusti mezzi quando si tratterà di scontri più difficili.

Nelle fasi di dialogo, infine, il giocatore deve conversare con i personaggi che incontra, scegliendo tra diverse opzioni di risposta. Il dialogo influisce sulla trama, sui rapporti con gli altri personaggi e sulla personalità di Wiktor stesso.

Da notare la minimappa che aiuta il giocatore ad orientarsi

Bella Varsavia

Il gioco presenta una grafica gradevole, con modelli dei personaggi dettagliati, ambienti realistici (spettacolare la città di Varsavia) e animazioni fluide anche se siamo lontani dalla next gen. Purtroppo per godere al massimo di tanta bontà serve un PC alquanto “pompato” altrimenti bisognerà accontentarsi di una grafica mediocre per raggiungere una fluidità decente.

The Thaumaturge usa, sapientemente direi, una palette di colori scuri e cupi, che contribuisce a creare un’atmosfera di tensione e mistero. Il gioco presenta anche delle scene cinematiche ben realizzate, che arricchiscono la narrazione e la rendono più coinvolgente.

Recensione The Thaumaturge: Stazione di Varsavia
Stazione di Varsavia

Il sonoro e in particolare le colonne sonore si adattano alle diverse situazioni e che creano un’ottima immersione. Ho apprezzato moltissimo il violino di sottofondo particolarmente malinconico che accompagna il giocatore lungo tutta l’avventura, con la musica che cambia diventando più “sostenuta” nei momenti concitati dei combattimenti.

Il doppiaggio è convincente e recitato abbastanza bene, anche se un filo poco espressivo ma il tutto rende comunque i personaggi più credibili e carismatici anche se, almeno la versione provata è totalmente in inglese, scritto e parlato e questo, per coloro che poco masticano la lingua, potrebbe risultare un gap difficile da colmare poiché si perderebbe, di fatto, tutto il fascino della narrativa.

Conclusione

The Thaumaturge è un RPG a turni che offre al giocatore un’esperienza di gioco ricca, oscura e divertente allo stesso tempo. Il gioco combina una trama intrigante con un gameplay vario, una grafica curata e un sonoro di qualità, creando un prodotto, alla fine, di alto livello. Quasi inaspettato, il gioco si distingue per la sua ambientazione cupa, poche volte vista in giochi del genere ispirata alla Polonia del 1905 e al folklore polacco e russo, e per le sue scelte morali e narrative, che rendono il gioco più profondo e personale. Consiglio The Thaumaturge a tutti gli amanti dei RPG a turni, e a tutti coloro che cercano una storia avvincente e originale.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, PC
  • Data uscita: 04/03/2024
  • Prezzo: non disponibile al momento della recensione

Ho provato il gioco in anticipo rispetto al day one su PC grazie a un codice fornito dal publisher.

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Diablo 4 arriva su Xbox Game Pass questo mese

Activision-Blizzard è ormai nelle mani di Microsoft e il pubblico Xbox comincia a trarne beneficio già da questo mese. I possessori di Xbox Game Pass infatti riceveranno all’interno del proprio abbonamento Diablo 4, l’ultima fatica di Blizzard, che abbiamo anche recensito.

Diablo 4 arriverà su Xbox Game Pass questo mese, per la precisione il 28 marzo 2024. Al suo arrivo, il mondo creato da Lilith conterrà già “Le Forche Caudine“, che saranno disponibili in-game dal 5 marzo. Le Forche Caudine sono un dungeon fisso non lineare che permetterà ai videogiocatori delle stessa classe di affrontarsi l’uno contro l’altro.

Il dungeon ha durata settimanale, con conclusione il martedì alle 17.00 e ripresa alle 19.15. Le sfide permettono di guadagnare Sigilli, fino a quattro, che ovviamente garantiranno loot sempre più ambiti. Tutti i dettagli, sono disponibili sul post pubblicato sul sito ufficiale di Diablo 4.

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Elden Ring, il DLC Shadow of the Erdtree ha una data d’uscita

Dopo due anni dall’arrivo di Elden Ring, Bandai Namco ha finalmente aggiunto nuovi dettagli sul prossimo DLC, Shadow of the Erdtree. Il publisher giapponese e From Software hanno pubblicato il primo trailer ufficiale dell’espansione, annunciando che la data d’uscita del DLC di Elden Ring sarà il 21 giugno.

Il trailer inizia su un’ambientazione che abbiamo già conosciuto per un boss opzionale del gioco principale e mostra nuovi nemici e boss fight, come una creatura leonina con la testa rotante e un’altra fatta interamente di fiamme. Ci sono anche nuove abilità, oggetti e armi, una delle quali sembra essere addirittura la testa di un orso.

Alla sua uscita il nuovo DLC di Elden Ring, potrà essere acquistato con diverse opzioni. Le Edizioni Base prevedono il solo DLC in forma digitale oppure la Elden Ring Shadow of the Erdtree Edition, composta da un bundle di Elden Ring su disco e l’espansione in digitale. Le versioni fisiche retail sono disponibili solamente per PlayStation 5 e Xbox Series X|S.

Le Premium Edition si dividono in due bundle: Premium Bundle con DLC, artbook e colonna sonora digitale; Deluxe Edition, composto come il Premium Bundle ma con il videogioco base. Infine, non può mancare la Collector’s Edition che include una statua (46cm) di “Messmer l’Impalatore”, l’artbook fisico da 40 pagine con copertina rigida e la colonna sonora in digitale.

Chi vuole infine esagerare può prenotare sul Bandai Namco Entertainment Store l’Elmo di Messmer l’Impalatore, personaggio centrale di Elden Ring Shadow of the Erdtree.

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Xbox Games, annunciati i 4 giochi che arriveranno su PS5 e Switch

Il Nintendo Direct di febbrario 2024 ha chiuso il cerchio aperto durante l’Xbox Podcast della scorsa settimana, evento in cui Phil Spencer ha annunciato che quattro videogiochi di Xbox Games sarebbero arrivato sulle console competitor, Nintendo Switch e PlayStation 5.

Lo showcase nipponico ha confermato quanto preannunciato, ufficializzando anche le date d’uscita, poi confermate anche da un blog su Xbox Wire. I 4 titoli sono: Pentiment, Hi-Fi RUSH, Grounded e Sea of Thieves.

Pentiment, il narrative game di Obsidian Entertainment sarà sarà disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch il 22 febbraio. Hi-Fi Rush, l’ultimo gioco di Shinji Mikami per Tango Gameworks, arriverà su PlayStation 5 il 19 marzo, disponibile in preorder sui negozi digitali PlayStation 5 il 22 febbraio. Grounded, survival adventure co-op, anch’esso di Obsidian Entertainment arriverà su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch il 16 aprile. La modalità corss-play sarà supportata da Xbox, PlayStation, Nintendo Switch e PC.

Infine, l’ultimo gioco per arrivo cronologico è Sea of Thieves, il piratesco di Rare che approvederà su PlayStation 5 il 30 aprile.

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