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Editoriali

Il prezzo dei videogiochi deve essere uniformato

Lo stesso gioco può avere un prezzo diverso in base alla console oppure alla piattaforma dove lo acquistiamo. Una follia che va fermata.

Trovo profondamente ingiusto che un videogioco abbia prezzi diversi in base alla piattaforma e alla console su cui lo stiamo comprando. Ritengo che bisognerebbe regolamentare un minimo il mercato dei videogiochi così da evitare, per esempio, che chi ha un Nintendo Switch debba spendere anche trenta euro in più per lo stesso gioco.

Una regola aurea dei mercati finanziari dice che il valore di un’azione deve essere uguale su tutti i mercati. Una regola semplice e logicamente ineccepibile, perché se i prezzi fossero diversi, qualcuno potrebbe, ad esempio, comprare negli Stati Uniti e vendere in Europa generando un profitto. Per un motivo molto simile, trovo ingiusto che un gamer debba analizzare tutte le piattaforme fisiche e digitali, per non farsi fregare sul prezzo di un semplice videogioco.

I saldi di Steam

Siamo appena usciti dal ricorrente, ma sempre entusiasmante, periodo dei saldi estivi di Steam. Nonostante qualcuno lamenti dei prezzi un po’ più alti rispetto al passato, sono riuscito a portarmi a casa tre giochi, di cui due capolavori, a soli trenta euro. Sto parlando di The Witcher 3: Wild Hunt – Game of the Year Edition, Deus Ex: Mankind Divided e Vampyr. Tre titoli che potrò giocare in cloud su GeForce Now, a meno di sorprese da parte dei publisher.

In particolare, The Witcher 3 e Vampyr sono due titoli che avrei voluto acquistare per Nintendo Switch, ma la differenza di prezzo è eccessivamente proibitiva.

The Witcher 3: GOTY, che include anche entrambe le espansioni Hearts of Stone e Blood & Wine, durante i saldi di Steam costava quindici euro, mentre il prezzo più basso che la versione per Nintendo Switch ha mai avuto è quaranta euro. Per lo stesso prezzo, ho portato a casa anche Vampyr, un action RPG sviluppato da Dontnod Entertainment, che ha avuto come picco minimo 25 euro, su Switch.

I costi di Nintendo Switch

Ovviamente, i giochi per Nintendo Switch escono sempre con un poco di ritardo, quindi il loro valore ai nostri occhi è maggiore, ma il ritardo di pubblicazione è già una piaga per i nintendari. Sperare, e successivamente attendere, che un titolo esca anche per Switch è una punizione già abbastanza grande, che non si merita ulteriori rincari.

Un caso emblematico di questi giorni sono i titoli di 2K Games. Borderlands 2 e Borderlands: The Pre-Sequel sono stati regalati da Epic Games Store, mentre su Nintendo Switch fanno parte della Borderlands Legendary Collection, disponibile alla modifica cifra di 50 euro. Medesimo discorso si può fare su BioShock. Dopo averlo comprato, praticamente regalato, su Steam molti anni fa, ho persino ricevuto gratuitamente le Remastered, mentre su Nintendo Switch è uscito allo stesso folle prezzo di lancio di tredici anni fa.

Quando recensisco titoli di terze parti per Nintendo Switch, non tengo mai conto della grafica, così come non tengo mai conto della portabilità. Il vantaggio della mobilità bilancia lo svantaggio della qualità grafica. Anche se penso che sia giusto premiare lo sforzo degli sviluppatori che portano un videogioco anche sull’ibrida Nintendo, ritengo che il prezzo si deve avvicinare al costo che hanno sulle altre console. Purtroppo questa soglia di tollerabilità è spesso superata.

Lo stato dell’arte

Anche se il primo pensiero è tra Nintendo Switch contro resto del mondo, si può notare come il costo dei giochi sia totalmente sballato anche per tanti altri particolari, più o meno grandi.

Dopo molte settimane, ho fatto un giro presso il MediaWorld più vicino a casa e ho notato come ci fossero dei titoli per PlayStation 4 che costano settanta euro! Ovviamente, The Last of Us II è uno di quelli, ma non era l’unico. Se posso comprendere il valore che si dà a Resident Evil 3, non mi capacito di come A.O.T. 2: Final Battle, il mediocre tie-in de L’Attacco dei Giganti costi settanta euro.

Il problema è che qualsiasi player dell’industria videoludica ha il diritto di apportare modifiche al prezzo di un gioco multi-piattaforma. Se ci pensiamo bene, lo scenario è vasto, complicato e totalmente sballato.

Oggi, un qualsiasi videogioco multipiattaforma esce all’inizio, solitamente, per tre dispositivi: PlayStation 4, Xbox One e PC in edizione fisica. Inoltre, il gioco è disponibile, magari con diritto di esclusiva, su piattaforme digitali come Epic Store Games, Steam o piattaforme proprietarie come Uplay.

Sembra tutto normale, ma in realtà Amazon apporterà nel breve perido uno sconto, che farà risparmiare tra i cinque e i dieci euro. Di conseguenza, le grandi catene di distribuzione possono decidere di muoversi, oppure no! Ci ritroviamo quindi Uniero che sconta quel titolo di dieci euro, mentre MediaWorld non lo fa. Almeno inizialmente, perché dopo una ricerca di mercato, si rendono conto del prezzo dei competitor e abbassano il costo di quel titolo, mentre lasciano invariato a settanta euro il prezzo di A.O.T. 2: Final Battle, perché “tanto non se lo fila nessuno”, tranne lo stesso Amazon, che lo vende a venti euro in meno.

Gli store digitali

Sana competizione, che diventa abominevole, se aggiungiamo all’algoritmo anche la variabile dei mercati digitali. Non basterebbe un manuale universitario per studiare e capire quanto spesso e quanto velocemente i prezzi cambino nel contesto virtuale. Infatti, non solo i giochi hanno prezzi diversi in base alla piattaforma, ma hanno anche valori diversi in base allo store digitale che stiamo considerando. Il giorno in cui Epic Games Store regalava Civilization VI, Steam lo vendeva a un prezzo che non poteva sicuramente essere inferiore ai quindici euro, il prezzo minimo mai raggiunto sulla piattaforma Valve.

La battagli dei prezzi porta sicuramente dei vantaggi a molti gamer, ma va a discapito di molti altri. Sono un videogiocatore navigato e prima di acquistare qualsiasi gioco su Steam, verifico i prezzi su tutti gli altri player che me lo potrebbero fornire a meno, ma questa operazione richiede tempo.

Un mercato sballato

I bambini, gli adolescenti e soprattutto i loro genitori, possono rimanere molto delusi dal mercato videoludico, quando scoprono di aver acquistato da GameStop un gioco che da Euronics costava la metà. Ancor peggior se si è disposti a comprare un titolo in forma digitale e scoprire che i prezzi sono spesso totalmente diversi tra le varie piattaforme. Se a questo aggiungiamo la necessità di dover tenere in conto che l’acquisto di un Nintendo Switch implica che pagherò i giochi sempre un po’ di più rispetto agli altri dispositivi, capisco che giocare senza farmi fregare del denaro è seriamente impegnativo.

Gabe Newell e gli sconti di Steam

In questo contesto, Nintendo Switch diventa la console per chi ama le esclusive della casa di Kyoto e per chi vuole giocare in portabilità, senza poter risparmiare un euro. Il PC da gaming costa tanto, ma puoi risparmiare molto con Steam, e se sei smaliziato, anche con la pirateria. Se invece possiedi una PlayStation 4, devi buttare sempre un occhio allo store Sony, mentre se hai una Xbox One puoi sfruttare il GamePass.

In altre parole, devo seguire l’andamento del mercato dei videogiochi con un’applicazione tale che se facessi lo stesso sui mercati finanziari diventerei probabilmente milionario.

Conclusione

Con tutti questi piccoli esempi, vi voglio far comprendere quanto possa essere difficile poter entrare nel mercato dei videogiochi per una famiglia che è attenta alle spese. Paradossalmente, il rischio maggiore per un genitore non è beccarsi una fregatura su uno store online, ma rimanere paralizzato dell’eterogeneità dei prezzi dei videogiochi. Infatti, di fronte a un panorama così diversificato, il pensiero di non aver il tempo necessario per fare queste valutazioni e desistere, è molto più frequente di quanto non possa sembrare.

In un mondo ideale, mi piacerebbe che quando accendo la mia console, so per certo che la mia azienda preferita mi tuteli fornendomi quel gioco al miglior prezzo possibile, in base a delle regole di mercato, che non possano essere sovvertite dal Gabe Newell di turno, che ti fa spendere in salute mentale quello che risparmi con il denaro.

Di Antonino Savalli

Nato con Nintendo, cresciuto con PlayStation e formato con il PC, ho sempre trovato nella scrittura il legame per apprezzare tutte le esperienze videoludiche (e non) vissute.

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