Categorie
Editoriali

I migliori Picchiaduro del 2024

É trascorsa ormai più di una settimana dalla cerimonia dei Game Awards del 2024. Come tutti saprete, ad aggiudicarsi il titolo di miglior picchiaduro dell’anno è stato Tekken 8. Sebbene il 2024 non abbia riservato grandissime gioie agli amanti dei giochi di combattimento, non sono mancati i titoli interessanti. In questo articolo analizzeremo uno per uno i migliori picchiaduro del 2024, ovvero i cinque giochi che hanno ricevuto la nomina agli awards, per scoprire i punti di forza e le criticità di ognuno di essi.

Tekken 8

E partiamo proprio dal re dei picchiaduro 2024. Su Tekken 8 si è già detto davvero tutto. Bandai Namco ha saputo realizzare un titolo davvero ricco, completo, profondo e divertentissimo. Tekken 8 offre una modalità storia lunga e spettacolare, una innovativa modalità arcade e una modalità online estremamente funzionale e adatta sia ai professionisti che ai neofiti.

Come se non bastasse, Tekken 8 è uno dei pochi giochi della lista ad essere un vero picchiaduro competitivo (su questo punto torneremo più avanti) e a restare fedele a tutti i canoni che hanno fatto la fortuna della serie di Tekken. Alla luce di tutti queste argomentazioni, a giudizio di chi scrive, Tekken 8 ha meritato ampiamente la vittoria agli awards. Per un ulteriore approfondimento, rimandiamo alla nostra recensione.

Dragon Ball: Sparking! Zero

Migliori picchiaduro 2024

Se c’è stato un gioco in grado di insidiare la vittoria di Tekken 8, questo è stato certamente Dragon Ball Sparking Zero. L’ultimo gioco dedicato a Goku e compagni offre in effetti un’offerta davvero valida, con decine di modalità, un numero esorbitante di personaggi e un gameplay semplice ed accessibile ma anche molto soddisfacente e divertente.

A nostro giudizio, però, il tallone d’Achille di Sparking Zero è stato proprio vendersi per quello che non è. Come abbiamo ribadito più volte in sede di recensione, infatti, Sparking è un picchiaduro arena, non un picchiaduro tradizionale. Le meccaniche del suo gameplay lo rendono molto più adatto ai giocatori casual che ad un pubblico competitivo per definizione come quello degli amanti dei picchiaduro.

I problemi riscontrati in molti degli eventi dedicati al gioco sono un elemento a favore della nostra tesi. Di conseguenza, sebbene Sparking Zero sia stato un vero e proprio fenomeno di massa per quanto riguarda vendite e attenzione mediatica, abbiamo apprezzato la scelta degli organizzatori di premiare Tekken 8, sebbene Sparking resti un titolo davvero valido, ricco e divertente.

Granblue Fantasy Versus: Rising

Migliori picchiaduro 2024

Tra tutti i titoli in corsa per l’award, Granblue Fantasy Versus: Rising è forse quello che avrebbe meritato maggiori fortune. L’ultima fatica di Arc System infatti è un picchiaduro profondo, divertente da giocare e assolutamente spettacolare da vedere.

Sulla falsariga di Dragon Ball Fighters, Rising presenta una grafica 2d assolutamente superba, al punto da sembrare addirittura più bello da vedere di un film di animazione. Il combat system è molto complesso e tecnico, ma riesce allo stesso tempo a risultare divertente ed appagante. Rising è anche estremamente ricco di contenuti, con un roster enorme ed in continua espansione, un gran numero di modalità e un online reso impeccabile dall’uso sapiente del rollback netcode.

Per quanto ci riguarda, se c’era un gioco in grado di contendere fino alla fine il premio a Tekken 8, questo era proprio Granblue Fantasy Versus Rising. Se siete amanti del genere e vi eravate persi questa autentica perla correte subito a recuperarlo. Ne varrà la pena.

Multiversus

Non possiamo negare di essere rimasti sorpresi dalla presenza di Multiversus tra i migliori picchiaduro 2024. Nonostante l’ottimo successo di pubblico, infatti, il titolo Warner è stato funestato dai problemi fin dalla sua uscita in forma di beta, nel luglio 2022.

Multiversus è un picchiduro con meccaniche platform, molto simile sia in estetica che in gameplay alla saga di Super Smash Bros. Punto di forza del titolo è indubbiamente il suo roster sterminato, che unisce i personaggi della DC Comics a tutte le altre proprietà intellettuali di Warner, dai Looney Tunes a Game of Thrones.

Nonostante il gameplay scanzonato e divertente, il gioco ha sofferto da sempre di enormi problemi di bilanciamento, ulteriormente peggiorati dalla qualità dell’online, non sempre all’altezza. Molte critiche sono state rivolte anche al sistema di microtransazioni all’interno del gioco.

Nonostante tutto, il successo di multiversus è stato enorme. L’amore mostrato dai fan e la buona volontà messa in campo da Warner nell’aggiornamento costante del gioco sono certamente un segnale molto positivo. Restano tuttavia diverse perplessità nel vedere in una classifica così importante un gioco che, per molti aspetti, è più simile ad un party game che ad un picchiaduro. Soprattutto un gioco che, finora, ha mostrato così tante criticità.

Marvel vs Capcom Fighting Collection: Arcade Classics

Milgiori picchiaduro 2024

E qui arriviamo davvero alle note dolenti. Intendiamoci: non abbiamo nulla contro l’ottima collection imbastita da Capcom. In sede di recensione, abbiamo anche lodato questa ricchissima raccolta. La domanda che dobbiamo porci però è un’altra. Una raccolta di giochi di oltre 20 anni fa può essere considerata uno dei migliori picchiaduro del 2024? Per quanto ci riguarda, la risposta è un deciso no.

Ribadiamolo di nuovo: la collezione è di buonissimo livello. Tutti i giochi all’interno sono godibili e divertenti, con Marvel vs Capcom 2 che resta tuttora un capolavoro. Tutti i titoli della saga crossover di Capcom presentano gameplay frenetici e divertenti e una grafica coloratissima e in grado di ricreare fedelmente le atmosfere dei fumetti Marvel.

Tuttavia resta davvero difficile considerare questo prodotto uno dei migliori picchiaduro dell’anno. Il fatto che questo gioco sia stato inserito tra i candidati al premio deve farci tutti riflettere su quanto nel 2024 il genere dei fighting games sia passato in secondo piano.

Categorie
Editoriali

I 10 migliori JRPG del 2024

Il 2024 è stato un anno ricco di sorprese per gli appassionati di videogiochi. Tra grandi titoli tripla A e produzioni indipendenti, questo anno ha regalato avventure memorabili. In particolare, per gli amanti dei JRPG, il 2024 potrebbe essere definito uno degli anni d’oro del genere, grazie alla straordinaria quantità di uscite di grande qualità.

Oggi vi presentiamo la classifica dei 10 migliori JRPG del 2024. Ci tengo a precisare che questa selezione riflette il gusto personale di chi scrive, quindi non è necessario prendersela se il vostro gioco preferito non figura tra quelli selezionati.

10. Granblue Fantasy: Relink

Annunciato nell’agosto del 2016, con uno sviluppo a dir poco travagliato e rimandato numerose volte, Granblue Fantasy: Relink riesce finalmente ad uscire nel febbraio del 2024. Complice la gestione da parte di Cygames, sviluppatori dello storico gioco mobile, Relink riesce a catturare fan di lunga data e neofiti che si approcciano per la prima volta al franchise.

Il gioco ha un comparto artistico notevole, un sistema di combattimento abbastanza soddisfacente e tutte le carte in regola per essere un fantastico JRPG, pecca tuttavia di alcune aggiunte che sono imprescindibili per un titolo di questo calibro, come la presenza di un mondo di gioco aperto ed esplorabile, assente in quanto l’esplorazione delle aree è vincolato alle missioni che si andranno a svolgere e alla progressione della trama.

La campagna non spicca particolarmente, ma il roster dei personaggi è abbastanza ampio e continua a essere espanso con nuovi update, promessa fatta al rilascio da Cygames e mantenuta con nuovo contenuto a pagamento e free to play.

9. Mario e Luigi Fraternauti alla Carica

Mario e Luigi: Fraternauti alla Carica segna il ritorno dei due fratelli più iconici della grande N in un JRPG dalle tinte comiche e leggere. Con un approccio accessibile e un sistema di combattimento dinamico ma intuitivo, il titolo è perfettamente adatto a tutte le età. Il ritmo dell’avventura è mantenuto alto da dialoghi divertenti e varie situazioni assurde, mentre il comparto grafico mostra una notevole cura, visibile nelle animazioni vivaci e nella grafica colorata.

Punto di forza sono le interazioni tra Mario e Luigi, fulcro principale del gioco, arricchito da scenari divertenti e meccaniche cooperative che sfruttano appieno le loro abilità.

Il gioco è molto semplice e divertente senza mai risultare noioso, il che lo rende perfetto per chi si approccia per la prima volta ai JRPG, ma potrebbe essere meno appetibile per chi ricerca un intreccio più profondo o un gameplay più articolato.

8. Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven

Ottavo posto per il remake 3D della storica Romancing Saga del 1992 per Super Famicom. Il secondo capitolo, Romancing Saga 2, viene ripreso ancora una volta dopo la riedizione in HD-2D del 2017. Square Enix reinterpreta l’esperienza originale per il pubblico moderno, abbandonando la pixel art in favore di una veste grafica completamente in 3D. Il gioco preserva le meccaniche che l’hanno reso unico, come il sistema di eredità dinastica e la progressione dinamica, offrendo al giocatore un grado di libertà raro nei JRPG tradizionali.

Questa scelta arricchisce il gameplay con spunti interessanti, come l’apprendimento di nuove abilità o magie, ma al tempo stesso penalizza la trama, poiché l’alternarsi di sovrani limita lo sviluppo caratteriale dei personaggi. Il remake rappresenta un’ottima occasione per riscoprire un classico senza tempo, arricchito da migliorie visive e una maggiore accessibilità, pensate per un pubblico più ampio.

7. Unicorn Overlord

Sviluppato da Vanillaware e Atlus, Unicorn Overlord è una delle sorprese più interessanti del 2024. Si tratta di un JRPG tattico che offre una serie di meccaniche intriganti per stimolare la creatività dei giocatori, combinate con una direzione artistica ispirata e un combat system che premia strategia e pianificazione. Le animazioni, disegnate a mano, aggiungono un tocco unico all’esperienza visiva.

Il cuore del gameplay risiede nel sistema tattico, che consente combinazioni strategiche altamente personalizzabili, sebbene l’esecuzione avvenga in stile auto-battler. Dal punto di vista narrativo, il gioco presenta una trama ben costruita e coerente, ma non particolarmente originale, e lo stesso vale per i personaggi. Maggior cura è investita infatti nella profondità strategica e nell’eccezionale direzione artistica e sonora, rendendolo un must-have per gli appassionati di JRPG tattici.

6. Dragon Quest 3 HD-2D Remake

Remake di uno dei capitoli più amati della saga di Dragon Quest, Dragon Quest 3 HD-2D Remake ripropone un classico intramontabile con un aggiornamento grafico moderno in HD-2D. Stile già apprezzato in numerosi titoli, dona nuova energia al gioco grazie a una pixel art ricca di dettagli e a una colonna sonora mozzafiato che arricchisce l’esperienza ludica.

Il combat system, pur fedele all’originale, offre un ritmo più fluido, mentre alcune migliorie alla qualità della vita rendono il titolo più accessibile anche ai neofiti. Tuttavia, sebbene il remake modernizzi molti aspetti, la struttura narrativa rimane ancorata al design originale, risultando talvolta datata e meno accattivante per i nuovi appassionati, abituati ai JRPG più moderni.

In definitiva, il gioco è un viaggio nostalgico nelle radici della saga, in grado di conquistare nuovi giocatori e regalare ancora una volta l’avventura di Alefgard a chi l’ha già vissuta. Con una grafica di altissimo livello e un profondo rispetto per la storia del franchise, il remake si conferma un’esperienza imprescindibile per chi desidera riscoprire uno dei pilastri dei JRPG anni ’80.

5. Persona 3 Reload

Quinto posto per Persona 3 Reload, l’attesissimo remake del capolavoro del 2006 che ha segnato profondamente la saga. Questa nuova versione, con una grafica rinnovata che richiama Persona 5, non si limita a un restyling visivo, ma arricchisce l’esperienza con contenuti modernizzati e meccaniche adatte ai tempi attuali.

Il gioco tratta temi maturi e ci immerge in un’atmosfera oscura, pur mantenendo la classica struttura slice-of-life della serie. Il sistema di combattimento a turni è stato rifinito, con opzioni tattiche fluide e un’interfaccia più intuitiva. La gestione dei Social Link è stata aggiornata, ma purtroppo non raggiunge la profondità di Persona 5 Royal e Persona 4 Golden, risultando inferiore rispetto ai capitoli più recenti.

L’esplorazione del Tartaro, seppur meno ripetitiva rispetto all’originale, può ancora sembrare tediosa, ma i miglioramenti apportati la rendono meno pesante. La trama rimane solida, anche se alcuni dettagli sono poco definiti.

Il titolo si conferma come un’operazione nostalgica ben riuscita, che consente a tutti di rivivere un classico con una veste grafica aggiornata e tanti nuovi contenuti.

4.Yakuza: Like a Dragon – Infinite Wealth

Subito sotto il podio, ottavo capitolo della celebre serie Yakuza, Like a Dragon: Infinite Wealth rappresenta un’evoluzione significativa per il franchise, forte del cambio di ambientazione e di alcune novità introdotte nel gameplay. Si sposta infatti alle Hawaii, offrendo un setting unico che arricchisce il mondo di gioco con una cultura inedita per la serie. Questa scelta, pur avendo suscitato qualche perplessità tra i più, si rivela vincente nell’offrire nuove possibilità narrative.

Il gioco possiede un’eccezionale quantità di contenuti. Tra le novità spicca un minigioco che richiama Animal Crossing, in cui è possibile gestire un’isola, aggiungendo un elemento rilassante al gameplay. Il combat system si arricchisce, garantendo battaglie dinamiche coinvolgenti, grazie a una svolta strategica che premia il posizionamento nelle battaglie, mentre l’esplorazione raggiunge una maggiore profondità con numerose side quest e missioni secondarie.

Nonostante a livello narrativo Infinite Wealth soffra di un ritmo meno incisivo rispetto ai suoi predecessori la trama rimane comunque solida, permettendogli di affermarsi come uno dei migliori capitoli della serie e come JRPG di riferimento per il 2024.

3. Shin Megami Tensei V: Vengeance

Gradino più basso del podio per Shin Megami Tensei V : Vengeance, riedizione del gioco originale del 2021, Shin Megami Tensei V, sviluppato e prodotto da Atlus. Grazie a un mix di nuove meccaniche e a una trama dalle tinte oscure, Vengeance si conferma come una delle migliori esperienze per gli amanti dei JRPG hardcore.

Il gioco è molto solido dal punto di vista narrativo, mantenendo il classico approccio filosofico-apocalittico in linea con il resto della serie. Nello specifico esplora temi profondi incentrati sul libero arbitrio e le conseguenze derivanti dalle proprie scelte morali. Vengeance riesce, rispetto all’edizione base, a dare il giusto spazio ai personaggi secondari che risultano più definiti.

Il gameplay viene inoltre perfezionato con nuovi contenuti, abilità e un maggior grado di varietà strategica che richiede pianificazione e un più attento utilizzo delle proprie risorse. A questo si aggiunge un’ottima riorganizzazione dei dungeon, con un level design più complesso e maggiori segreti.

Ed è proprio grazie a tutte le migliorie apportate che Vengeance spicca come un’espansione di grande qualità, pensata per chi cerca sfide più impegnative e per gli appassionati dei vasti mondi ideati da Atlus. La difficoltà resta un fattore divisivo e può essere complesso approcciarvisi per chi cerca un’esperienza più rilassata.

2. Final Fantasy VII: Rebirth

Al secondo posto, sequel del primo capitolo della trilogia remake dell’originale Final Fantasy VII del 1997, Final Fantasy VII: Rebirth espande ulteriormente il mondo di Gaia, offrendo un’esperienza ancora più immersiva. Il gioco brilla per la sua capacità di combinare tradizione e innovazione: le ambientazioni sono vaste e coinvolgenti, arricchite da nuove aree esplorabili che ampliano l’universo di gioco.

Il combat system si rinnova rispetto al capitolo precedente, integrando combattimenti in tempo reale e strategia, con transizioni tra i personaggi più fluide e dinamiche. Dal punto di vista narrativo, Rebirth si prende la libertà di riscrivere alcune parti chiave della storia originale, introducendo dettagli in grado di sorprendere anche i giocatori più esperti che hanno trascorso ore e ore sul titolo del ’97.

Visivamente e tecnicamente, il gioco si conferma un capolavoro, capace di attirare nuovi fan verso il franchise. Tuttavia, essendo strutturato in una trilogia, potrebbe lasciare l’amaro in bocca ai fan più affezionati, costretti ad attendere il capitolo finale. Al tempo stesso, si rivela una scelta astuta per spingere chiunque a recuperare questa straordinaria avventura.

1. Metaphor: Re Fantazio

Al primo posto di questa classifica troviamo Metaphor: Re Fantazio, prodotto e sviluppato da Atlus e Studio Zero, che si afferma come uno dei migliori JRPG del 2024. Con una trama elaborata e ricca di tematiche profonde come il destino, il sacrificio e l’utopia di un mondo senza discriminazioni, Metaphor innova pur rimanendo fedele al sistema di combattimento a turni. Nonostante alcune critiche verso questa formula tradizionale, Atlus dimostra che non è il sistema in sé a fare la differenza, ma come viene implementato.

In questo caso, il gioco introduce un alto grado di personalizzazione strategica, superando persino le possibilità offerte dai titoli della serie Persona. La componente artistica è di altissimo livello, con menù dal design mozzafiato, sprite e artwork curati nei minimi dettagli, e un worldbuilding profondo che offre grande libertà esplorativa.

Ogni area è ricca di segreti e missioni secondarie che arricchiscono il mondo di gioco, supportate dalla funzione del memorandum, che tiene traccia delle informazioni acquisite per favorire un’immersione totale.

Metaphor: Re Fantazio è un capolavoro sotto tutti i punti di vista, capace di incantare chiunque vi si approcci.

Categorie
Editoriali

I migliori giochi del 2024: 10 titoli da provare

Con l’arrivo delle festività natalizie, anche il 2024 giunge al termine. Sebbene rispetto al passato quest’anno abbia regalato qualche emozione in meno, è innegabile che anche il 2024 abbia visto molte uscite davvero degne di nota. Ma quali sono stati i migliori giochi del 2024?

In vista dei Game Awards proveremo, con questo articolo, a tirare le somme dell’anno e a presentare quelli, che, secondo noi, sono stati i titoli più importanti, meglio realizzati e decisamente da giocare. precisiamo subito che i giochi di cui parleremo non verranno inseriti in ordine di qualità, ma in ordine alfabetico.

Accendiamo la nostra Delorean e riviviamo insieme l’anno appena trascorso.

Astro Bot

E parlando dei migliori giochi dell’anno, non potevamo che partire da lui. Astro, il simpaticissimo robottino di casa Sony, ha certamente saputo conquistare la quasi totalità dei videogiocatori. Astro Bot è un prodotto davvero sorprendente. Nella sua estrema semplicità riesce ad essere un gioco moderno e al passo coi tempi e allo stesso tempo a garantire ore e ore di puro e sano divertimento.

Oltre alla sua eccelsa qualità tecnica, il punto di forza di Astro Bot risiede certamente nella grande varietà di situazioni che riesce via via a proporre nel corso dei livelli. Se aggiungiamo anche l’incredibile simpatie dei robottini e l’enorme quantità di citazioni rivolte al mondo Playstation, il risultato non poteva che essere un capolavoro. Ecco la nostra recensione di Astro Bot, nel caso voleste approfondire.

Balatro

Chiudiamo la nostra carrellata con un gioco indy, forse la vera sorpresa dell’anno. Balatro porta avanti la balzana idea di unire il poker con elementi roguelike e di deck building, dando vita ad un gameplay davvero originale e coinvolgente.

Il divertimento che Balatro riesce ad offrire può facilmente trasformarsi in una vera e propria droga, in grado di incatenare il malcapitato giocatore per ore ed ore. La grande varietà di mazzi e stili di gioco dona anche a Balatro un’enorme longevità e mantiene vivo il divertimento davvero a lungo. Letteralmente imperdibile!

Black Myth: Wukong

Migliori giochi

Grazie al suo comparto tecnico semplicemente superbo, al suo gameplay impegnativo ma anche appagante e bilanciato e soprattutto alle migliaia di copie vendute, Black Myth Wukong è un serio candidato a gioco dell’anno.

Il capolavoro di Game Science attinge a piene mani alla mitologia cinese e unisce sapientemente numerosi elementi di generi differenti. Certo, l’azione domina decisamente il gioco, ma per affrontare con successo i nemici, in particolare i feroci boss, occorrerà molta strategia e un uso sapiente delle risorse a disposizione.

Wukong è certamente uno dei migliori giochi usciti quest’anno e non ci stupirebbe davvero se facesse incetta di premi agli awards. Vedremo quanti premi riuscirà effettivamente a conquistare il nostro scimmione!

Dragon Ball: Sparking! Zero

Dragon-Ball-Budokai-Tenkaichi-copertina

Come più volte ricordato nella recensione di Dragon Ball Sparking Zero, il nuovo capitolo della saga non è un picchiaduro tradizionale. Dal punto di vista del gameplay, del bilanciamento e della struttura competitiva, giochi come Tekken 8 lo sovrastano totalmente.

Eppure, il titolo Bandai namco è riuscito per diverso tempo a rubare la scena grazie alla sua enorme quantità di contenuti, al numero spropositato di lottatori e soprattutto alla sua capacità di riprodurre in modo fedele i combattimenti e le atmosfere che hanno reso Dragonball un successo planetario.

Un gioco davvero enorme e completo, in grado di regalare ore di divertimento sia ai fan dell’opera di Toriyama che agli amanti dei giochi di combattimento.

Elden Ring: Shadow of the Erdtree

Sebbene possa sembrare strano parlare di un’espansione in una rubrica di questo tipo, il lavoro svolto da Bandai Namco con Erdtree è semplicemente fenomenale.

Quest’espansione dona ai fan di Elden Ring decine di ore di gioco aggiuntive, con un’ambientazione enormemente ampliata e coerente rispetto al gioco originale e centinaia di nemici agguerritissimi.

A proposito di nemici, il livello di difficoltà di questa espansione è stato ampliato a dismisura. Ora anche i fan più smaliziati della saga di Dark Souls troveranno pane per i loro denti!

Final Fantasy VII Rebirth

final-fantasy-7-rebirth-copertina

Sebbene le modifiche apportate alla trama abbiano fatto storcere il naso a parecchi fan (noi compresi) è innegabile che il secondo episodio della saga Remake di Final Fantasy VII sia stato uno dei migliori giochi dell’anno.

Final Fantasy VII Rebirth perfeziona e amplia ogni aspetto del gioco precedente, grazie ad una mappa open world enorme e ricca di attività, un battle system ulteriormente arricchito e migliorato, che fonde in maniera encomiabile azione e strategia e un comparto grafico e sonoro di altissimo livello (anche se, nella versione standard per PS5, Rebirth mostra parecchie sbavature).

Un’avventura lunghissima, ricca di segreti e giochi secondari ed anche molto rispettosa del titolo originale. Un acquisto immancabile nella confezione di ogni amante delle avventure e dei Final Fantasy.

Indiana Jones e l’Antico Cerchio

indiana-jones-2023-videogioco-copertina

Arrivato fuori tempo massimo, a pochi giorni dai Game Awards 2024 ma comunque capace di irrompere con una forza tale da essere introdotto in questa speciale classifica. Indiana Jones e l’Antico Cerchio è videogioco di grande qualità, ma è soprattutto una lettera d’amore verso l’opera cinematografica.

Per la prima volta nella storia riteniamo che un videogioco tanto per trama quanto per regia sia in grado di essere un degno erede della saga cinematografica e potrebbe addirittura essere parte della stessa. Indiana Jones e l’Antico Cerchio ha avuto la capacità di rompere un tabù creando una continuità tra i medium mai vista prima. Giocatelo se siete fan di Indy e giocatelo anche se non lo siete perché il titolo di MachineGames sarà capace di farvi recuperare l’intera saga cinematografica.

Metaphor: ReFantazio

Grazie alla saga di Persona, Atlus si è ormai consacrata come maestra assoluta nell’ambito degli JRPG. Anche Metaphor si rivela un’opera assolutamente straordinaria. Questo nuovo gioco ha l’intuizione di unire le meccaniche tipiche della serie persona ad un’ambientazione fantasy medievaleggiante. La scelta rende Metaphor molto più appetibile per tutti quei fan che mal digeriscono l’ambientazione scolastica.

ReFantazio propone tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna della saga di Persona, semplificando alcune delle meccaniche più lunghe e frustranti e adattando il gameplay alla nuova ambientazione. Anche la trama è assolutamente avvincente e ben scritta. Questi elementi rendono Metaphor probabilmente il miglior GDR uscito quest’anno nonché una delle migliori avventure in assoluto.

Silent Hill 2

Silent-Hill-2-specchio

Nato tra i dubbi della community e cresciuto tra le perplessità tra i fan più ortodossi. Ma alla fine il remake di Silent Hill 2 di Bloober Team è riuscito a convincere tanto gli appassionati della saga quanto la critica.

Il remake di Silent Hill 2 è il miglior videogioco horror dell’anno, ma non solo. Si tratta di uno dei migliori esponenti degli ultimi anni, capace di far tornare Konami a competere con Capcom in uno scontro alla pari (con Resident Evil 4 Remake) come non si vedeva da anni.

L’atmosfera è quella di Silent Hill 2 mentre la qualità tecnica è quella dei nostri giorni. Un gioco assolutamente da giocare soprattutto se siete amanti degli horror.

The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom

zelda-echoes-wisdom-copertina

La serie Legend of Zelda non è certamente nuova a regalare ai fan giochi di altissimo livello. L’ultimo della famiglia, Echoes of Wisdom, non fa eccezione. EoW propone un’estetica ed un gameplay ispirati ai primi, classici episodi della saga. Tuttavia, l’ultima avventura della fortunata serie presenta numerose novità.

La possibilità di registrare e replicare gli oggetti dona al giocatore un numero enorme di possibilità per affrontare l’esplorazione egli enigmi. La capacità di Zelda di evocare i mostri e di replicare le abilità di Link donano anche ai combattimenti un’ ottima varietà e dinamicità.

Come detto anche nella nostra recensione, Echoes of Wisdom è un’avventura davvero incredibile, divertentissima da giocare e molto piacevole da guardare. E poi, chi vorrebbe perdersi la prima avventura della saga con Zelda protagonista? (no, i giochi CDI non contano, ci dispiace).

Categorie
Editoriali

I migliori videogiochi di Shinji Mikami

Shinji Mikami è una delle personalità più iconiche e influenti dell’industria dei videogiochi. Con una carriera che abbraccia oltre tre decenni, il suo lavoro ha definito e ridefinito il genere survival horror e influenzato numerosi altri ambiti creativi. Dai primi successi con Resident Evil fino a Tango Gameworks, Mikami ha dimostrato un’incredibile versatilità e capacità di innovazione.

In questo articolo esploreremo i giochi più significativi della sua carriera. Non affronteremo affascinanti vintage come Disney’s Aladdin o innovative novità come Hi-Fi Rush, ma ci concentremo su quei videogiochi che hanno definito la carriera del maestro nipponico. Tra i migliori videogiochi ci sono anche diversi titoli che non hanno avuto il successo sperato come parte dei Capcom Five, ma che definiscono la carriera di Shinji Mikami. E allora partiamo a razzo, come farebbe il maestro Mikami con una delle sue amate auto da corsa!

1. Resident Evil (1996)

Migliori videogiochi di Shinji Mikami: Resident Evil

Resident Evil è il titolo che ha catapultato Shinji Mikami e il genere survival horror nell’Olimpo del gaming. Pubblicato per PlayStation nel 1996, il gioco introduce i giocatori nella terrificante villa Spencer, dove si affrontano zombie, enigmi e risorse limitate. L’innovativa telecamera fissa e il senso di vulnerabilità hanno reso l’esperienza unica, dando il via a uno dei franchise più importanti nella storia dei videogiochi.

Il successo del gioco ha ridefinito le aspettative del pubblico, creando un nuovo genere che avrebbe ispirato innumerevoli titoli futuri. La villa, con i suoi corridoi inquietanti e i momenti di puro terrore, rimane una delle ambientazioni più iconiche mai realizzate. Per molti è il primo tra i migliori videogiochi di Shinji Mikami.

2. Dino Crisis (1999, 2000)

Migliori videogiochi di Shinji Mikami: Dino Crisis

Con Dino Crisis, Mikami dimostra che l’horror può funzionare anche al di fuori dei cliché degli zombie. Il primo capitolo, ambientato in una struttura infestata da dinosauri feroci, utilizza molte delle meccaniche di Resident Evil, ma introduce un ritmo più frenetico e un’ambientazione unica. I dinosauri, imprevedibili e veloci, rappresentano una minaccia diversa dai lenti zombie, rendendo ogni scontro un’esperienza adrenalinica.

Il sequel, Dino Crisis 2, vira verso l’azione pura, sacrificando parte dell’atmosfera horror a favore di un gameplay più immediato. Nonostante il cambiamento, il gioco fu accolto positivamente e consolidò la serie come uno dei punti forti della Capcom di quegli anni.

Capcom Five

Nel 2003, Capcom annunciò i Capcom Five, cinque giochi in esclusiva per Nintendo GameCube pensati per dimostrare le potenzialità della console e riaffermare la capacità innovativa dell’azienda. Shinji Mikami fu coinvolto in modo significativo in questo progetto ambizioso, che includeva titoli di grande varietà e originalità I cinque giochi sono: Viewtiful Joe, P.N.03, Dead Phoenix (cancellato), Killer7 e Resident Evil 4. Ci concentremo su tre di questi. Daremo quindi pace al povero Dead Phoenix, ma anche a Viewtiful Joe poiché creatura di Hideki Kamiya.

3. P.N.03 (2003)

P.N.03 è uno dei progetti più personali di Mikami tra i Capcom Five. Il gioco mette il giocatore nei panni di Vanessa Z. Schneider, un’agile mercenaria che combatte robot in un mondo futuristico. L’aspetto più distintivo del titolo è il movimento: Vanessa si muove con grazia, quasi come in una danza, mentre evita attacchi nemici e risponde al fuoco con precisione.

Nonostante le idee interessanti e il design minimalista, P.N.03 non fu un successo commerciale, anche a causa dello scarso appeal del Nintendo GameCube. Shinji Mikami ha rivelato in un’intervista che P.N.03 fu sviluppato solo in sei mesi e crede che con un po’ di più tempo sarebbe potuto essere un titolo eccezionale. Nonostante queste sfortune però il gioco rimane un esperimento affascinante, che riflette l’approccio unico di Mikami nel creare esperienze fuori dagli schemi.

4. Killer7 (2005)

Sviluppato da Suda51 e prodotto da Mikami, Killer7 è il titolo più eccentrico tra i Capcom Five. Questo gioco mescola elementi di avventura, sparatutto e narrazione surreale, raccontando la storia di un assassino con sette personalità diverse. La grafica stilizzata e la struttura narrativa non convenzionale fecero del gioco un’opera polarizzante, ma per molti un’esperienza indimenticabile.

Mikami ha definito Killer7 come il suo preferito tra i Capcom Five, apprezzandone il coraggio creativo e la capacità di rompere le regole tradizionali del game design.

5. Resident Evil 4 (2005)

Migliori videogiochi di Shinji Mikami: Resident Evil 4

Resident Evil 4 è senza dubbio il capolavoro di Mikami e il più noto dei Capcom Five. Con questo titolo, Mikami rivoluzionò il franchise, abbandonando le telecamere fisse e introducendo una prospettiva in terza persona che sarebbe diventata uno standard per i giochi action.

La trama segue Leon S. Kennedy, impegnato a salvare la figlia del presidente in un villaggio infestato da un culto sinistro. Le innovazioni nel gameplay, come il sistema di puntamento preciso e i combattimenti dinamici, hanno trasformato Resident Evil 4 in uno dei titoli più influenti di tutti i tempi.

6. God Hand (2006)

God Hand è un titolo che riflette il lato più sperimentale di Mikami. Si tratta di un beat’em up per PlayStation 2 che combina un gameplay impegnativo e personalizzabile con un umorismo surreale e volutamente esagerato. Nonostante le vendite modeste, il gioco è diventato un cult tra i fan grazie alla sua originalità e difficoltà.

7. Vanquish (2010)

Dopo aver lasciato Capcom, Mikami collaborò con PlatinumGames per creare Vanquish, uno sparatutto in terza persona adrenalinico e futuristico. Il gioco introduceva meccaniche innovative, come il sistema di scivolamento ad alta velocità, che rendevano ogni combattimento dinamico e spettacolare. Sebbene meno conosciuto rispetto ad altri videogiochi di Shinji Mikami, Vanquish è considerato un capolavoro di design e ritmo che rientra tra i migliori del maestro e non solo.

8. The Evil Within (2014, 2017)

Con la fondazione di Tango Gameworks, Mikami tornò alle radici horror con The Evil Within. Il gioco combina elementi classici del survival horror con una narrazione psicologica e un’atmosfera angosciante. Il sequel ampliò le possibilità, introducendo un mondo semiaperto e un focus maggiore sui personaggi.

Conclusione

Shinji Mikami ha attraversato generi e generazioni, lasciando un’impronta indelebile nel mondo dei videogiochi. I suoi lavori, dai tetri corridoi di Resident Evil agli spettacolari combattimenti di Vanquish e agli esperimenti visionari dei Capcom Five, continuano a ispirare giocatori e sviluppatori. E con in cantiere una nuova software house di sua proprietà, non vediamo l’ora di scoprire cosa il futuro riserverà a questo maestro dell’industria.

Categorie
Editoriali

I 10 migliori Resident Evil

Nel momento in cui scriviamo questo articolo, si sono da poco concluse le festività legate ad Halloween e Ognissanti. Questa festa, semisconosciuta fino al decennio scorso, ha saputo imporsi con forza nell’immaginario collettivo, soprattutto grazie alle sue tinte horror. Le storie dell’orrore, infatti, esercitano da sempre enorme fascino ed influenza sulla nostra immaginazione. Parlando di videogiochi, il primo titolo che balza alla mente quando si parla di horror è certamente Resident Evil.

Nata nel 1996 grazie al lavoro di Shinji Mikami e Tokuro Fujiwara, la serie Capcom, il cui titolo originale in Giappone è Biohazard, ha saputo da subito conquistare il favore dei videogiocatori. Il perfetto mix tra grafica all’avanguardia, atmosfera coinvolgente e gameplay innovativo ha reso Resident Evil un enorme successo commerciale, nonché una delle saghe videoludiche più longeve in assoluto.

In attesa dell’annuncio del nono capitolo, ripercorriamo i momenti salienti della saga attraverso una classifica su quelli che, secondo noi, sono i migliori Resident Evil in termini di bellezza e importanza per la serie. Per questa classifica abbiamo deciso di unire insieme i titoli originali con le loro versioni remake, per cercare di includere più giochi e dare una panoramica quanto più completa possibile. Armatevi di coltello e pistola e preparatevi ad affrontare per l’ennesima volta gli zombi!

10. Resident Evil 3: Nemesis

Ultimo episodio della trilogia originale, Nemesis uscì nel 1999 sulla prima Playstation. Il gioco si svolge in contemporanea alle vicende di Resident Evil 2 e ci mette nei panni di Jill Valentine, per mostrare il suo punto di vista sulla vicenda. Caratteristica principale del gioco è la presenza del Nemesis, sorta di mega zombi quasi indistruttibile che ci darà la caccia praticamente per tutto il gioco.

Sebbene Nemesis sia stato bene accolto dai fan, è stato fin da subito ritenuto l’episodio meno riuscito della trilogia, soprattutto a causa della sua struttura, ormai trita e ritrita. Interessante come già ai tempi gli sviluppatori abbiano iniziato a virare verso un gameplay più improntato verso l’azione, ad esempio donando a Jill la possibilità di voltarsi di colpo tramite una giravolta.

Nel 2020 il gioco ha goduto anche di una versione remake, uscita per tutte le principali console moderne. Anche in questo caso, pur essendo stato generalmente ben accolto, il titolo è risultato inferiore al remake di Resident Evil 2, soprattutto a causa di una serie di modifiche alla trama e all’eliminazione di diversi contenuti.

9. Resident Evil Zero

Uscito nel 2002 sullo sfortunato Nintendo Gamecube, Resident evil Zero funge da prequel a tutta la serie. Zero mette il giocatore nei panni di Rebecca Chambers ed esplora le vicende del team Bravo, inviato ad indagare sugli strani omicidi avvenuti a Raccon City prima della famosa squadra Alpha (quella di Chris e Jill, per intenderci).

Il gioco propone l’insolita ambientazione di un treno in corsa e spreme fino al midollo tutte le possibilità del gameplay dei titoli originali. Proprio questa scelta, tuttavia, finisce col penalizzare il gameplay, che risulta troppo ridondante e ripetitivo, limitandosi a proporre situazioni già esplorate nei capitoli precedenti.

La trama, pur fornendo importanti retroscena, risulta contradditoria in diversi passaggi. Resident Evil Zero rientra tra i migliori giochi della sega e merita comunque di essere recuperato per la sua importanza ai fini della saga e per il suo comparto tecnico di tutto rispetto (soprattutto nella versione rimasterizzata uscita nel 2016).

8. Resident Evil 5

Uscito nel 2009 per PS3, Xbox 360 e PC, Resident Evil 5 segna più di ogni altro gioco la svolta action della saga. Ambientato nell’immaginaria regione africana di Kijuju, il gioco riporta in auge il personaggio di Chris redfield. Insieme alla new entry Sheva, il nostro eroe deve affrontare l’ennesima minaccia biologica, questa volta nella fittizia nazione africana di Kijuju.

Nonostante le forti perplessità di numerosi fan, RE 5 ha parecchie frecce al suo arco. La trama del gioco risulta coerente e ben scritta e propone un’ambientazione originale e funzionale. Anche il gameplay è estremamente solido e divertente. La netta presa di distanza dal passato permette di ricorrere a soluzioni di gioco innovative, proponendo situazioni nuove e coinvolgenti.

Se non conoscete la serie ma amate gli sparatutto e i giochi d’azione, RE 5 potrebbe addirittura essere uno dei capitoli più indicati per approcciare la saga.

7. Resident Evil Village

Seguito diretto di Resident Evil 7, Village (che abbiamo recensito) prosegue le avventure di Ethan. Il nostro protagonista si trova stavolta alle prese con una serie di oscuri segreti legati alla sua famiglia, nonché con gli innumerevoli orrori di uno sperduto villaggio europeo.

Village ripropone le atmosfere e i principali elementi di gameplay di Resident Evil 7, ma effettua una decisa sterzata verso l’azione. Rispetto ad altri episodi, tuttavia, Village riesce a trovare la quadra del cerchio, proponendo un sistema di gioco che equilibra perfettamente azione, horror e sopravvivenza.

Il gioco ha anche il merito di introdurre diverse figure carismatiche e ben caratterizzate, Lady Dimitrescu su tutte. Pur risultando inferiore a RE7 in termini di atmosfera e trama, Village resta un gioco di altissimo livello, in grado di farsi apprezzare da quasi ogni tipologia di giocatore.

6. Resident Evil: Revelations 2

Unico tra gli episodi spin-off a trovare spazio nella nostra classifica dei migliori Resident Evil. Revelations 2 uscì la prima volta nel 2015 per tutte le principali console. Dopo la mezza delusione Revelations, questo secondo spin-off riesce a proporre un prodotto decisamente più corposo e valido.

Il gioco propone ben quattro personaggi giocabili, ognuno dei quali si muove seguendo una trama coerente, ben scritta e che si incastra perfettamente coi titoli originali della serie, fornendo al contempo numerosi approfondimenti e retroscena.

Anche il gameplay risulta assolutamente di ottimo livello. Revelations 2 infatti unisce sapientemente le dinamiche survival horror dei primi episodi della saga sfruttando appieno le possibilità offerte dai nuovi e più prestanti hardware. Il risultato è un gioco coinvolgente e appassionante, che sarà apprezzato soprattutto dai nostalgici della trilogia originale.

5. Resident Evil 7: Biohazard

Migliori Resident Evil: RE7

Il settimo episodio di Resident Evil ha indubbiamente segnato un punto di svolta. La scelta della visuale in prima persona e il ritorno alle atmosfere horror e alle meccaniche survival hanno reso Resident Evil 7 una sorta di nuovo inizio per la saga.

RE7 sceglie di virare dalle classiche atmosfere dei film sugli zombi, introducendo una nuova, terribile, minaccia. La famiglia Baker permette finalmente alla saga di allontanarsi dai suoi cliché, pur citando a piene mani dagli horror tradizionali (Non aprite quella porta su tutti).

La sensazione di tensione, angoscia e paura che RE 7 riesce a creare è davvero degna di nota e rende l’esperienza assolutamente memorabile. La scelta della visuale in soggettiva si rivela assolutamente azzeccata e contribuisce a innalzare alle stelle la sensazione di tensione e paura che permea tutto il gioco. Nessun amante del genere horror può lasciarsi sfuggire questo titolo!

4. Resident Evil

E come poteva mancare il capostipite dell’intera saga? Il primo Resident Evil aveva già molti degli elementi vincenti della serie. L’atmosfera lugubre e claustrofobica della villa, un’ enorme quantità di zombi e di creature mostruose con cui fare i conti, una trama avvincente e criptica e soprattutto un gameplay ostico ma decisamente originale, che obbliga il giocatore a razionare tutte le risorse a disposizione e ad agire sempre con la massima cautela per avere chance di portare a casa la pelle.

Non si tratta naturalmente di un gioco perfetto. I comandi tank risultano ostici ai neofiti e gli ambienti estremamente ristretti limitano molto le possibilità dei giocatori. Nonostante questo, il primo Resident Evil resta un grande classico nella storia dei videogiochi.

A voi la scelta. Potete recuperare l’originale per la prima PlayStation, in tutta la sua gloria a 32 bit, oppure affidarvi alla remastered del 2002, che offre una grafica ed un gameplay più appetibili e al passo coi tempi. Si tratta, in entrambi i casi, di due giochi eccellenti.

3. Resident Evil Code: Veronica

Medaglia di bronzo per uno dei capitoli più amati in assoluto della saga. Uscito originariamente su Dreamcast nel 2000, Code Veronica riesce a perfezionare e sublimare tutte le caratteristiche della trilogia originale.

Il gioco propone una trama elaborata ed avvincente, resa ancor più coinvolgente dal carisma dei personaggi. Anche il comparto tecnico resta di tutto rispetto e rende l’atmosfera del gioco ancor più sinistra e minacciosa.

Il gameplay, sebbene ancora molto legato alla tradizione, viene migliorato grazie al maggior numero di armi e oggetti e alla migliore fluidità dei movimenti. Del gioco è stata realizzata anche una versione X, disponibile per praticamente ogni piattaforma.

2. Resident Evil 4

Migliori Resident Evil: RE4

Per molti, probabilmente anche lo stesso Shinji Mikami, RE4 è considerato il miglior tra i migliori Resident Evil della saga. Lo stesso non vale per noi ma è indubbio che il quarto capito sia un capolavoro che ha anche il pregio di aver segnato la prima vera rivoluzione nella serie. Il gioco presenta comandi molto più dinamici e agili rispetto ai giochi precedenti. Questo rende gli scontri molto più frenetici e improntati all’azione, pur senza tradire la natura survival del gioco.

Anche le meccaniche di gioco appaiono svecchiate, grazie all’uso della telecamera mobile e all’abbandono delle schermate fisse e degli stretti corridoi dei predecessori. Resident Evil 4 rinnova anche l’ambientazione di gioco, mettendoci nei panni di Leon Kennedy impegnato in una missione di salvataggio in uno sperduto villaggio spagnolo. Qui l’agente dovrà vedersela coi terribili Ganados, infetti ancora senzienti e, di conseguenza, molto più pericolosi degli zombie.

Uscito per la prima volta nel 2005 su Nintendo Gamecube, RE 4 ha ricevuto una versione remake nel 2023. Anche questa riedizione si è rivelata un prodotto di qualità eccellente, che vale la pena giocare sia se siete fan del gioco originale sia se non lo avete mai provato.

1. Resident Evil 2

Migliori Resident Evil: RE2

Fin dalla sua prima apparizione, nel 1998, Resident Evil 2 è stato etichettato come capolavoro assoluto. Fino a quel momento, nessun altro gioco aveva dato la sensazione di trovarsi di fronte ad un vero film interattivo. Eppure, Resident Evil 2 è per noi il miglior capitolo della saga perché riesce a riprendere tutti i punti di forza del titolo originale, potenziandoli all’inverosimile.

L’incredibile regia, l’enorme quantità di colpi di scena, i mostri e le situazioni spaventose e iconiche hanno reso il secondo capitolo della saga una vera pietra miliare nella storia dei videogiochi. La fuga dalla centrale di polizia, gli scontri con Mr. X e l’incontro con l’enorme alligatore nelle fogne sono ancora oggi scene memorabili.

Sebbene il titolo originale mantenga un fascino vintage e risulti ancora piacevole da giocare, consigliamo assolutamente il remake del 2019. Quest’ultimo infatti mantiene totalmente intatto il fascino del gioco originale, aggiornandone il gameplay e rendendolo a tutti gli effetti un gioco moderno e tecnicamente superbo. Da provare assolutamente, anche se non siete fan del genere.

Categorie
Editoriali

Red Dead Redemption II: un viaggio dal selvaggio west all’era contemporanea

Avete presente svegliarsi la mattina, uscire sul balcone e sentire l’odore di terra umida, qualche zoccolo di cavallo che echeggia nell’aria, quell’aria frizzantina tipica della mattina presto. I primi bottegai che aprono il proprio esercizio…maniscalchi, empori ed il saloon che probabilmente è rimasto aperto tutta notte. Vi affacciate, un paio di cavalli ad abbeverarsi, il sole che sorge da dietro le montagne e voi, con la vostra sigaretta, non ricordando come su quel balcone ci siete finiti, l’ultima cosa che ricordate è che la sera prima, in quel saloon proprio sotto di voi stavate scazzottando con un  tipo che aveva riso di voi e si era fatto sentire (cit). No, probabilmente non avete presente, a meno che non abbiate una macchina del tempo e siete Marty McFly o tranne che non abbiate giocato a Red Dead Redemption II!

Red Dead Redemption II, sviluppato da Rockstar Games, è stato acclamato come uno dei migliori giochi del decennio dal momento della sua uscita nel 2018. Ambientato nel 1899, alla fine dell’era del selvaggio West, il gioco segue le avventure di Arthur Morgan e della gang di Dutch van der Linde mentre cercano di sopravvivere in un mondo che cambia rapidamente.

Ma come possiamo attualizzare un titolo così specifico e storico ai giorni nostri? Esploriamo insieme come Red Dead Redemption II rimane rilevante nel contesto attuale, sia nel panorama dei videogiochi che nella cultura popolare. E soprattutto rispondiamo alla domanda delle domande: RDR II oggi, a distanza di oltre un lustro è ancora un titolo attuale? Non spoiler immagino non vi sorprender: sì, lo è. Ma scopriamo anche perché.

L’immersione nel dettaglio

Uno dei punti di forza di Red Dead Redemption II è la sua incredibile attenzione ai dettagli. Ogni aspetto del mondo di gioco è stato curato meticolosamente, dai paesaggi mozzafiato alle animazioni realistiche dei personaggi. Questo livello di dettaglio ha stabilito nuovi standard per l’industria dei videogiochi, influenzando titoli successivi e spingendo gli sviluppatori a investire maggiormente nella qualità visiva e nella narrazione interattiva.

Non possiamo non citare i muscoli del cavallo che si muovono fisicamente (inteso che la fisica è realistica) quando galoppa; non possiamo non citare le espressioni dei volti dei personaggi, giocanti e non; la barba di Arthur che col passare dei giorni cresce (ci si può anche radere si); l’intricata gestione del personaggio: Arthur deve mangiare e mangiare bene, riposare, stessa cosa il cavallo, insomma una gestione a 360 gradi dello sviluppo dei personaggi.

Non possiamo non citare la cura degli arredi e chissà quante cose ci siamo persi, RDR II è come un ottimo libro, più lo si gioca (o si rigioca) e più si scoprono dettagli.

In un’epoca in cui la realtà virtuale e aumentata stanno diventando sempre più popolari, la capacità di Red Dead Redemption II di immergere i giocatori nel suo mondo è più rilevante che mai. Anche se non è un gioco VR, la sua esperienza coinvolgente prefigura ciò che potrebbe essere possibile con tecnologie future.

Abbiamo citato gli NPC. Incredibile quanto questi siano autonomi. Non vedrete mai un solo personaggio non giocante in attesa del vostro arrivo per “recitare la sua battuta”, come avviene negli action GDR più recenti e penso a Hogwarts Legacy e Starfield, solo per fare due esempi famosi (quello che più si avvicina a RDR II è probabilmente Cyberpunk 2077, dopo un inizio difficile, un piccolo capolavoro anche lui).

Gli NPC vivono di vita propria, sicuramente con routine pre impostate, ma routine complesse, molto complesse tanto che addirittura se salvate un NPC secondario nelle piccole missioni in lungo e largo per la mappa, potrebbe capitare di reincontrarlo in altro luogo con lui che si ricorderà di voi continuando a ringraziarvi. Uno spettacolo.

Red Dead Redemption II Saloon

La narrazione contemporanea

La trama di Red Dead Redemption II, nonostante sia ambientata più di un secolo fa, affronta temi universali e senza tempo come la lealtà, la redenzione e il conflitto tra modernità e tradizione. Questi temi risuonano ancora oggi, in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali.

La storia di Arthur Morgan e della gang di Dutch potrebbe facilmente essere vista come una metafora delle difficoltà che molte persone affrontano nel cercare di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. Questo tema viene ripreso più volte nel gioco ed è sempre tremendamente attuale. I protagonisti, ad un certo punto, risultano quasi vittime di un sistema che sta cambiando e li sta travolgendo senza scampo.

E nella narrazione questo disagio si percepisce vivido. Tanto da spiazzare anche l’utente… ed a me è capitato, quando da un paesaggio tipico western, le città di legno, i saloon e tutto il resto, ci si immerge nella città di Saint Denis, in piena rivoluzione industriale, con fabbriche, elettricità, tram, cinema e tutto (o quasi) ciò che siamo abituati ad incontrare nelle moderne città.

Infine, la narrazione non lineare e le scelte morali del gioco permettono ai giocatori di riflettere sulle proprie decisioni e sulle loro conseguenze, rendendo Red Dead Redemption II un’esperienza profondamente personale e attuale.

Una esperienza, perché di esperienza si tratta, che può essere rigiocata infinitamente prendendo altre vie e facendo altre scelte. Certo, la narrazione non cambierà, le missioni principali quelle sono ed alla fine la storia vi porterà sempre al solito punto, ma come ci arriverete dipenderà solo da voi.

Red Dead Redemption II: Alba

L’impatto sulla cultura popolare

Red Dead Redemption II ha decisamente lasciato un’impronta significativa sulla cultura popolare. I suoi personaggi indimenticabili, le citazioni iconiche e le ambientazioni suggestive sono diventati punti di riferimento nel mondo dei videogiochi e oltre. Le comunità di fan sono ancora attive e ansiose di condividere gameplay e contenuti, teorie e racconti personali legati alle loro esperienze di gioco.

Anche al di fuori del mondo dei videogiochi, Red Dead Redemption II ha influenzato altri media. Film e serie TV hanno tratto ispirazione dalla sua estetica e dalle sue tematiche, dimostrando che i confini tra i diversi media stanno diventando sempre più fluidi.

Lezioni di storia interattiva

Un altro aspetto interessante di Red Dead Redemption II è il suo valore educativo. Il gioco offre uno spaccato della vita nel selvaggio West e delle sfide affrontate dalle persone dell’epoca. Anche se non sostituisce un libro di storia, può essere un complemento avvincente per chi è interessato a conoscere meglio quel periodo.

Le interazioni con i personaggi, gli eventi storici rappresentati e i dettagli culturali accurati permettono ai giocatori di immergersi in un contesto storico in modo coinvolgente. Purtroppo, il videogioco come strumento didattico in Italia, è ancora uno sconosciuto, tranne pochissimi casi sporadici.

Evoluzione dell’industria dei videogiochi

Red Dead Redemption II ha anche avuto un impatto significativo sull’industria dei videogiochi stessa. Ha dimostrato che c’è un mercato per giochi di alta qualità con storie profonde e mondi dettagliati, incoraggiando altri sviluppatori a perseguire progetti ambiziosi. Inoltre, il successo del gioco ha evidenziato l’importanza di una buona narrazione, spingendo l’industria a investire di più in scrittori e sceneggiatori di talento. Personalmente credo che, altro che titoli quadrupla A dei nostri giorni (o presunti tali)… Arthur e i suoi avrebbero meritato la quadrupla A!

In un’epoca in cui i giochi multiplayer e free-to-play dominano, Red Dead Redemption II ha dimostrato che c’è ancora un pubblico appassionato di esperienze di gioco single-player, ben fatte e narrative. Questo equilibrio tra innovazione e tradizione è fondamentale per il futuro dell’industria dei videogiochi.

Red Dead Redemption II Online

Tecnologia ed innovazione

Dal punto di vista tecnico, Red Dead Redemption II ha introdotto diverse innovazioni che continuano a influenzare lo sviluppo di giochi contemporanei. Il motore grafico, la fisica avanzata e l’intelligenza artificiale dei personaggi non giocanti sono solo alcuni degli aspetti che hanno stabilito nuovi standard.

Il gioco utilizza tecniche avanzate di rendering per creare effetti visivi realistici, come la simulazione della luce e del tempo atmosferico. Queste tecnologie non solo migliorano l’estetica del gioco, ma aumentano anche il senso di immersione dei giocatori.

L’ecosistema online

Anche se Red Dead Redemption II è principalmente conosciuto per la sua campagna single-player, l’espansione online, Red Dead Online, ha creato un nuovo modo per i giocatori di vivere il selvaggio West. Questa modalità ha permesso di creare una comunità globale di giocatori, fornendo nuove avventure e contenuti regolari. Anche se Red Dead Online non ha avuto lo stesso impatto di GTA Online, è comunque un esempio.

Red Dead è un gioco completo sotto tutti i punti di vista. Errori tecnici e bug sono quasi infinitesimali. Una esperienza che consiglio a davvero tutti, giocatori maturi e non. Un gioco che non sente assolutamente il peso degli anni, che scalzerebbe tranquillamente un giocone dei giorni attuali e che regala ancora ore ed ore di divertimento.

Categorie
Editoriali

Croc: Legend of the Gobbos – Videogiochi che ho amato

Quello dei platform, siano essi a due o tre dimensioni, non è certamentamente tra i generi più popolari del mercato videoludico. Certo, non mancano i giochi o le serie di successo, come i sempreverdi Super Mario, Sonic, ma anche Ratchet & Clank o il recente Astro Bot (sul blog trovate la nostra recensione). Tuttavia, i fasti degli anni 80 e 90, quando il genere platform dominava la scena, soprattutto nel mercato delle console casalinghe, sembrano ormai lontanissimi. Questo ci porta a parlare di Croc, un’icona oggi un po’ dimenticata di fine anni novanta.

Curiosamente, infatti, uno scenario simile si verificò a metà anni novanta, quando Saturn e Playstation si davano battaglia per il predominio del mercato. Anche in quel periodo storico, sebbene la console Sony godesse di un parco titoli davvero completo e ricco, sembrava non essere in grado di regalare agli utenti dei giochi a piattaforme realmente memorabili, nonostante il genere avesse letteralmente spopolato nell’era dei 16 bit.

Col tempo, naturalmente, la situazione andò migliorando e fecero la loro comparsa titoli di grande qualità, come la saga di Crash Bandicoot, Gex: Enter the Gecko, Ape Escape e Spyro the Dragon. Accanto a questi giochi era però presente anche un altro platform 3d, forse non altrettanto valido o famoso, ma che ha saputo lasciare un ottimo ricordo in numerosi fan, compreso chi scrive.

Si tratta di Croc: Legend of the Gobbos, uscito nel 1997 ad opera di Argonaut Software. In attesa della remaster, annunciata per il 2024, riscopriamo insieme questa piccola chicca della sconfinata libreria PSX.

Le origini di Croc

Croc

La realizzazione di Croc fu il frutto della collaborazione tra Agonaut Games e Fox Interactive, con quest’ultime che si occupò anche della pubblicazione. Obiettivo degli sviluppatori era creare un platform 3d che riuscisse, anche solo in parte, a ricreare la sensazione di libertà di movimento e le possibilità esplorative prodotte da quello che era, senza alcun dubbio, il miglior platform 3d in circolazione, ovvero Super Mario 64.

La maggior parte dei titoli a piattaforme che avevano visto la luce su Playstation fino a quel momento, come ad esempio Crash Bandicoot, pur risultando prodotti sicuramente validi e divertenti, non erano in alcun modo a replicare la vastità e la caratterizzazione dei livelli di Mario 64.

Croc, pur non raggiungendo la qualità e la genialità di Mario, ebbe l’indubbio merito di regalare anche ai giocatori di Playstation un’ esperienza di gioco che riusciva a rievocare le atmosfere ed il gameplay del primo, strepitoso, episodio 3d della saga dell’idarulico più famoso del mondo.

Coccodrillo al salvataggio!

La trama di Croc non potrebbe essere più semplice. All’isola dei Gobbos – strambe creature pelose – arriva una misteriosa culla. All’interno si trova Croc, un grosso cucciolo di coccodrillo. Il re dei Gobbos, Rufus, lo accoglie e si occupa personalmente delle sua educazione.

Un giorno però all’isola giunge il malvagio barone Dante, che sguinzaglia i suoi servi, i dantini, e riesce ben presto a catturare tutti i Gobbos. Solo Croc riesce a fuggire, anche grazie all’aiuto dell’uccello Beany.

Armato solo del suo zainetto e delle sue abilità di esploratore, Croc decide ben presto di lanciarsi al salvataggio, in una missione che lo porterà ad esplorare ogni parte delle isole limitrofe, nel tentativo di sconfiggere il malvagio Dante e di salvare tutti i suoi amici.

Esplorazione 3d

Il viaggio di Croc si sviluppa attraverso una serie di livelli, distribuiti in quattro isole principali. Il livello finale di ciascuna delle isole presenta la sfida con un gigantesco boss. Per terminare ogni livello, Croc deve raggiungere e suonare il gong posizionato al termine di ogni stage.

Ogni livello contiene anche numerosi collezionabili, in particolare una serie di gemme colorate e le varie gabbie contenenti i gobbos prigionieri. Salvare tutti i gobbos garantisce l’accesso ad una quinta isola, luogo di svolgimento dello scontro finale con Dante.

La resa grafica del gioco è davvero di buon livello e propone modelli di personaggi molto solidi e credibili e ambientazioni colorate e ben realizzate, sebbene provviste di un numero limitato di elementi. Anche il sonoro del gioco fa il suo lavoro, con musiche molto tranquille e orecchiabili, che donano al gioco un’atmosfera fiabesca e spensierata.

All’interno di ogni livello, Croc è libero di muoversi in ogni direzione e può esplorare liberamente ogni zona. Sebbene gli stages propongano spesso aree chiuse e non troppo vaste, il gioco riesce a trasmettere bene la sensazione di libertà e il gusto per l’esplorazione e la scoperta. Il nostro coccodrillo è anche dotato di un buon set di abilità, che rendono l’esperienza sempre varia e divertente.

Croc è infatti in grado di camminare, correre, saltare, attaccare con la coda ed effettuare uno schianto verso il basso, utile per liberare aree precedentemente ostruite. Croc può anche scalare alcune specifiche pareti ed appendersi a particolari superfici reticolate. In alcune aree, Croc ha anche la possibilità di nuotare.

Sebbene queste sezioni di gioco siano una sorta di bonus, totalmente separato dal resto del livello (non è possibile emergere e tuffarsi a piacimento), è innegabile come esse siano davvero curate. Croc può nuotare in due stili differenti e i suoi muovimenti sono sempre fluidi e semplici da controllare. Insomma, le sezioni di nuoto risultano uno degli aspetti meglio riusciti del gioco.

Non sempre ispirato risulta invece il design dei livelli. Intendiamoci, in generale, le varie aree risultano ben caratterizzate e varie. Diversi livelli alternano sezioni in superficie, zone sopraelevate ed aree sotterranee e vanno a sfruttare tutte le abilità del coccodrilletto in maniera intelligente. Molti livelli (soprattutto quelli finali) sono invece un semplice susseguirsi di trappole e marchingegni, spesso posizionati su piccole piattaforme separate. Anche l’ambientazione, in questi livelli, è solo abbozzata e spesso è complicato capire quale parte dell’isola il livello dovrebbe rappresentare.

Un buon successo

Croc

Al momento della sua uscita su Saturn e Playstation Croc ricevette una buona accoglienza. I voti della critica furono generalmente positivi, sebbene molti recensori evidenziarono una certa monotonia del gameplay, soprattutto nelle fasi più avanzate. Venne anche sottolineato come il gioco attingesse a piene mani da vari franchise più famosi, come Tomb Raider, Gex o il già citato Super Mario 64. Fu invece lodato soprattutto l’aspetto tecnico del gioco. Croc infatti riusciva a proporre un’esperienza credibile di esplorazione in 3d unendola ad una grafica e ad un sonoro di ottimo livello.

Croc fu ben accolto anche dai giocatori, realizzando ottime vendite. La versione Playstation, in particolare, riuscì a superare il milione di copie vendute negli USA. Visto il successo, Fox decise di proporre un sequel. Croc 2 vide così la luce nel dicembre del 1999, ma non riuscì a bissare il successo dell’originale. Dopo una serie di episodi semisconosciuti per cellulare apparsi nel 2000, Croc finì purtroppo nel dimenticatoio, soprattutto a causa dei problemi finanziari di Argonaut Software.

Nel corso del 2023 è stata annunciata la lavorazione di un remake in alta definizione del primo titolo. Vedremo se questa nuova versione si rivelerà un prodotto interessante e se l’affetto dei fan originali per il nostro coccodrillo è ancora ai livelli di un tempo. Nel frattempo, se non conoscete il gioco originale e siete amanti del genere platform, consiglio caldamente di recuperare il primo gioco e farci una partitina. Il viaggio di Croc potrebbe regalarvi diverse ore di divertimento.

Categorie
Editoriali

I 10 giochi più difficili della storia

Dicono che il mondo dei videogiochi sia un paradiso di relax e divertimento. Quelli che lo dicono evidentemente non hanno mai provato a finire uno di questi dieci giochi! Se siete come me, ogni tanto vi viene un inspiegabile bisogno di sfidare i vostri nervi e la vostra sanità mentale, tanto da intraprendere questi giochi con lo stesso entusiasmo di chi salta in un pozzo sperando in un morbido atterraggio. Eccomi qui, a condividere le mie cicatrici (e un po’ di odio).

Siete pronti a scoprire i giochi più difficili della storia? (Spoiler: non ci sono lieti fini.)

10. Ninja Gaiden

giochi difficili: ninja gaiden

Ninja Gaiden è quel gioco che ti dice: “Vuoi essere un ninja? Bene, soffri come un ninja!” Dimenticate i tutorial rilassati e le modalità “easy” di certi titoli moderni. Qui la parola “difficile” viene fuori dal manuale d’istruzioni per accoglierci con affetto. Il gameplay è fantastico, certo, ma se vi fermate anche solo un attimo per godervelo, un nemico spunta fuori e vi abbatte senza pietà. Dopo ore di sudore e grida, potreste pensare di aver finito… invece c’è un boss più difficile dietro l’angolo. Se siete masochisti e ninja mancati, questo è il gioco per voi.

9. F-Zero GX

Il gioco di corse più cattivo mai creato. F-Zero GX ha la peculiarità di sembrare facile… per i primi dieci secondi. Poi, scopri che ogni curva è una potenziale catastrofe, ogni pilota avversario è un ninja, e ogni “boost” è una spinta verso la follia. Quando riesci a completare una pista, ti senti un dio. Ma chi ti ha detto che la vera sfida sono le piste ha dimenticato i Grand Prix e il boss finale. Sì, un boss in un gioco di corse. Non chiedetemi altro: ho ancora i flashback notturni.

8. Dark Souls

Ah, Dark Souls. Il primo incontro con questo titolo si svolge sempre allo stesso modo: crei il tuo personaggio con speranza e immaginazione, scegli un nome epico… poi, dopo pochi passi, il mondo ti ricorda chi è il vero boss qui. Non è solo un gioco difficile: è una maratona di sofferenza, dove ogni nemico sembra conoscere le tue debolezze. Dark Souls è un gioco che ti prende per mano… solo per spingerti giù da una scogliera. Ma stranamente, continui a tornare, perché ti convinci che “questa volta andrà meglio”. Spoiler: no, non andrà meglio.

7. Cuphead

giochi difficili: cuphead

Con il suo stile cartoonesco e un’adorabile grafica anni ‘30, Cuphead sembra quasi una passeggiata nei campi fioriti dell’infanzia… finché non premi “start”. Questo gioco non si gioca: si sopravvive. Ogni boss è una coreografia di schivate, colpi, e bestemmie trattenute, e se sbagli anche solo di un millisecondo, addio. Eppure, il mix di disperazione e risate isteriche che provoca è pura droga. Complimenti agli sviluppatori per aver creato un’opera d’arte che, molto probabilmente, sarà anche causa di diverse crisi nervose.

6. Ghosts ‘n’ Goblins

Un classico da sala giochi che non perdona. In Ghosts ‘n Goblins, giochi nei panni di un cavaliere che perde letteralmente i pantaloni al primo danno. Se questo non fosse abbastanza, ogni passo avanti è una danza tra demoni, scheletri e altre creature uscite dagli incubi. La cosa peggiore? Una volta finito il gioco, ti viene detto che era tutto un’illusione e devi rifare tutto da capo. Esatto. Siete finiti in un circolo di sofferenza infinita, e ora è troppo tardi per tirarsi indietro.

5. Contra

Contra è come un film d’azione anni ‘80, ma con un solo finale: la tua inevitabile sconfitta. Un gioco da sparare e correre dove ogni proiettile può far fuori il tuo soldato. La difficoltà è così alta che gli sviluppatori hanno dovuto inventare il famigerato “Konami Code” solo per dare ai poveri giocatori una speranza. Quindi, se un giorno vi svegliate pensando di voler provare una “difficoltà d’altri tempi”, Contra è la risposta. Ma ricordate: con grande potere viene grande frustrazione.

4. Super Meat Boy

giochi difficili: super meat boy

Oh, Super Meat Boy. Un gioco dove la tua unica missione è non morire… ogni tre secondi. Il protagonista è un pezzo di carne sanguinolento che deve saltare su muri pieni di seghe circolari, palle di fuoco e trappole che nemmeno in un film dell’orrore. Ogni livello ti fa sentire come se fossi sempre ad un passo dal trionfo, ma proprio quando pensi “ce l’ho fatta!”, cadi inesorabilmente in un’altra lama affilata. Solo i giocatori più pazienti – o testardi – riusciranno a finire questo gioco con il sorriso sulle labbra.

3. I Wanna Be The Guy

Con un titolo come I Wanna Be The Guy, non c’è inganno: questo è un gioco che separa i “ragazzi” dai “veri uomini”. È una parodia dei platform classici, ma con trappole così assurde che è praticamente una dichiarazione di guerra al giocatore. Ogni cosa, dalla grafica ai boss, è progettata per farti perdere la calma. Se riesci a finirlo, congratulazioni: sei ufficialmente “il ragazzo”. Ma non prendiamoci in giro: il percorso è pieno di momenti in cui vorrai solo piangere (o lanciare il controller).

2. Sekiro: Shadows Die Twice

giochi-difficili-sekiro

I fan di Dark Souls pensavano di essere preparati… ma poi è arrivato Sekiro. Questo gioco ti spinge a giocare come un vero samurai: devi avere pazienza, disciplina e perfetta tempistica. Non basta difendersi o attaccare a caso; ogni movimento richiede precisione chirurgica. Gli scontri con i boss sono lezioni di umiltà che ci fanno apprezzare ancora di più la nostra mortalità. E se pensi che “morire due volte” sia solo un modo di dire… be’, preparati a contare anche fino a dieci.

1. Battletoads

giochi difficili: battletoads

Infine, il leggendario Battletoads. Questo è il Monte Everest dei giochi difficili, una sfida di resistenza fisica e mentale. La famosa “Turbo Tunnel” è il peggior incubo di qualsiasi giocatore, dove la velocità è tanto alta che solo chi ha riflessi da pilota di F1 può sperare di sopravvivere. I giocatori si sono chiesti per anni se qualcuno l’abbia mai finito senza trucchi. Non so voi, ma io ancora sogno quel tunnel, con i miei rospi verdi che continuano a schiantarsi. Complimenti a chi ha avuto la forza e la follia per arrivare fino alla fine di questo viaggio.

Questi dieci giochi non sono solo difficili: sono un’esperienza che ti segna. Se mai li avete provati, sapete di cosa sto parlando. Se no, sappiate che il vero coraggio non è completarli, ma iniziarli. Siete pronti?

Categorie
Editoriali

InZoi, un nuovo orizzonte nei giochi di simulazione di vita

Il mondo dei videogiochi è in continua evoluzione, e ogni tanto emerge un titolo che promette di ridefinire un intero genere. Uno di questi titoli è InZOI, un gioco di simulazione di vita sviluppato da Krafton, noto per il suo lavoro su giochi come PUBG. InZOI è atteso con grande entusiasmo e promette di offrire un’esperienza di gioco immersiva e realistica, con una profondità di simulazione che potrebbe rivoluzionare il modo in cui percepiamo i giochi di questo genere.

Mi ricordo ancora ragazzo che grazie a Sim City prima e The Sims dopo, mi avvicinai a questi simulatori di vita, prima scettico poi dannatamente preso dalle infinite possibilità che un gioco come The Sims poteva offrire.

E infatti, The Sims, con la sua quarta versione è giunto fino ai giorni nostri, sottoforma si di free to play ma con decine e decine di DLC che contribuiscono a cambiare davvero la vita dei nostri alter ego virtuali.

Ma siamo nel 2024, abbiamo una generazione Next, sia di hardware che di videogiocatori. Era nell’aria, The Sims 4 non sarebbe potuto durare per sempre.

Un mondo di possibilità

Ed ecco quindi arrivare nelle nostre vite (reali) InZoi. InZoi è descritto come un simulatore di vita fotorealistico e un enorme sandbox che offre infinite possibilità e storie da vivere comodamente da casa. Il gioco permette ai giocatori di creare e personalizzare i propri personaggi, costruire case e vivere la vita dei loro sogni. Utilizzando semplici strumenti gli utenti potranno creare e personalizzare i propri personaggi, il proprio mondo e creare le storie che più desiderano.

Grafica realistica e ultra dettagliata

Uno degli aspetti più impressionanti di InZOI è la sua grafica realistica, sviluppata utilizzando Unreal Engine 5. Questo motore grafico avanzato consente di creare ambienti e personaggi con un livello di dettaglio senza precedenti. Ovviamente la grafica ultra realistica non solo rende il vivere le storie più accattivante, ma anche più immersiva l’esperienza del giocatore nella storia stessa.

Simulazione profonda

InZOI non si limita a offrire una grafica straordinaria; il cuore del gioco è la sua simulazione dettagliata della vita. Ogni personaggio nel gioco agisce di propria volontà, creando eventi inaspettati e permettendo ai giocatori di sperimentare le varie emozioni della vita. I giocatori possono trovare lavoro, formare relazioni profonde e vivere in pratica una vita virtuale che rispecchia la complessità di quella reale.

Creatività

La personalizzazione è un elemento chiave di InZOI. I giocatori possono personalizzare l’aspetto e l’abbigliamento dei loro personaggi, costruire case su misura utilizzando una vasta selezione di mobili e strutture e modificare diverse parti della loro proprietà e delle strade circostanti. Questa “sfrenata” libertà consente agli utenti di creare la propria vita proprio come la desiderano.

Messaggio di vita

InZOI non è solo un gioco di simulazione di vita; è anche un’esperienza che trasmette un messaggio profondo. Gli sviluppatori sperano di condividere il messaggio che “la vita stessa è il vero dono, e ogni viaggio ha il suo significato”. Questo messaggio si riflette nelle esperienze di gioco dove ogni vita diventa una storia unica da raccontare.

Requisiti di Sistema

Per godere appieno dell’esperienza di InZOI è necessario disporre di un sistema che soddisfi i requisiti minimi. Il gioco richiede un processore a 64 bit, Windows 10/11, 12 GB di RAM e una scheda grafica NVIDIA RTX 2060 o AMD Radeon RX 5600 XT.  Per un’esperienza ottimale, si consiglia un processore Intel i7 12700 o AMD Ryzen 5800, 16 GB di RAM e una scheda grafica NVIDIA RTX 3070 o AMD Radeon RX 6800 XT.

Conclusione

InZOI si preannuncia come un titolo rivoluzionario nel genere dei giochi di simulazione di vita. Con la sua grafica realistica, la simulazione dettagliata e le infinite possibilità di personalizzazione, il gioco promette di offrire un’esperienza di gioco unica. Mentre attendiamo con impazienza il suo rilascio, è chiaro che InZOI ha il potenziale per ridefinire il modo in cui percepiamo e viviamo i giochi di simulazione di vita.

Categorie
Editoriali

I migliori Zelda 2D

Solo poche settimane ci separano dall’uscita di The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom. Come gli appassionati già sapranno, non si tratterà di un’avventura in 3d, sulla falsariga di Breath of The Wild o Tears of the Kingdom, bensì di un episodio a due dimensioni, che sembra fare più di un occhiolino a molti storici capitoli della saga. Quale occasione migliore per rispolverare alcuni dei migliori capitoli in 2d di questa ormai leggendaria epopea? In questo articolo andremo insieme alla riscoperta di quelli che, per chi scrive, sono stati i migliori giochi 2d della saga di Legend of Zelda.

Non si tratta dunque di una classifica, ma solo di un bellissimo viaggio nel viale dei ricordi, per prepararci al meglio a gustare la nuovissima avventura della nostra (e speriamo anche vostra) principessa preferita. Armiamoci dunque di spada e berretto verde ed incamminiamoci in questo fantastico viaggio!

The Legend of Zelda: The Minish Cap

E partiamo proprio da quella che, secondo la cronologia ufficiale della saga, è una delle primissime avventura in assoluto della coppia Link e Zelda. In questo episodio il nostro Link, con l’aiuto della nuova razza dei Picori, ha il compito di sconfiggere il malvagio stregone Vaati.

Con un comparto tecnico di tutto rispetto, Minish Cap spinge al massimo le capacità del GBA. Questa avventura offre una grafica coloratissima e particolareggiata, che ricorda molto un cartone animato.

A livello di gameplay, la novità più interessante del titolo è costituita dalla presenza di Egeyo, un minish che accompagna Link in forma di cappello. Grazie a lui, il nostro eroe ottiene la capacità di rimpicciolire. Questo offre moltissime interessanti possibilità di gioco, con la costante alternanza tra le ambientazioni “regolari” e quelle miniaturizzate.

Il design della mappa e dei dungeon è, come sempre, eccellente e regala moltissime ore di esplorazione, battaglie enigmi e soprattutto tanto, tanto divertimento. Un’avventura davvero bella e coinvolgente, in grado di appassionare e divertire ogni amante del genere.

The Legend of Zelda: A Link Between Worlds

Legend of Zelda

Seguito diretto di A Link to the Past, Link Between Worlds costringe il nostro Link a spostarsi costantemente tra i mondi di Hyrule e Lorule, sua versione speculare, nel tentativo di fermare le trame dello stregone Yuga e di scoprire la verità su Hilda, misteriosa principessa di Lorule che ricorda da vicino Zelda.

Grazie alle potenzialità del 3DS, Link Between worlds propone una grafica in simil 3d, pur restando fedele alla struttura 2d del predecessore. Nel gioco sono anche presenti vari effetti in 3d stroboscopico, soprattutto nelle occasioni in cui Link o i nemici saltano verso lo schermo.

La novità più significativa è certamente la capacità di Link di trasformarsi in un dipinto, potere che il nostro amato hylliano dovrà sfruttare sia per l’esplorazione che per la risoluzione degli enigmi. Il gioco offre anche una struttura piuttosto libera, dal momento che è possibile noleggiare i vari oggetti dal negozio, scegliendo di fatto l’ordine con cui affrontare i dungeon. Un’avventura davvero pregevole, artisticamente molto valida e con una trama accattivante ed innovativa. Forse non raggiunge l’epicità di A Link to the Past, ma LBW riesce tranquillamente a brillare di luce propria, ponendosi a buon diritto non solo come uno dei migliori giochi di Zelda in 2d, ma anche come uno dei più grandi videogiochi per Nintendo 3DS.

The Legend of Zelda

In un articolo dei migliori Zelda 2d non potevamo non citare il gioco che ha dato origine alla leggenda. Uscito nell’ormai lontano 1986, il primo Legend of Zelda conteneva già tutti gli elementi vincenti della saga. Una mappa vastissima e liberamente esplorabile, dungeon vasti ed intricati, un numero enorme di nemici e moltissimi oggetti e gadget da raccogliere ed utilizzare per venire a capo della nostra avventura.

Certo, la trama risulta appena abbozzata e grafica e sonoro, per quanto iconici, sono ormai decisamente datati. Eppure il primo Zelda conserva ancora un fascino incredibile, sia per la sua importanza storica che per l’ingegno mostrato dagli sviluppatori. Nintendo infatti seppe sfruttare i limitatissimi strumenti a disposizione per creare una vera avventura fantasy, in cui il giocatore poteva perdersi per ore non solo per tentare di finire il gioco, ma anche per il puro gusto dell’avventura e dell’esplorazione. Una vera pietra miliare nella storia dei videogiochi, che tutti dovrebbero provare almeno una volta.

The Legend of Zelda: A Link to the Past

E come non citare quello che, per molti giocatori, è lo Zelda più bello in assoluto? Fin dalla sua uscita, nel 1991 sul mitico SNES, il terzo episodio della serie ha saputo raccogliere una serie incredibile di consensi. A Link to the Past ripropone la medesima struttura del primo Legend of Zelda, ma la migliora sotto ogni aspetto.

Il gioco sfrutta appieno le possibilità dello SNES per offrire una veste grafica assolutamente sbalorditiva alla sua uscita, ma che non sfigura nemmeno ai giorni nostri. Il mondo di ALTTP è enorme, colorato, ricco di particolari e con molte aree diversissime tra loro. Anche la colonna sonora è semplicemente epica, con numerosi brani diventati ormai iconici e che risultano sempre molto d’atmosfera.

Come se tutto ciò non bastasse, A Link to the Past riesce ad andare oltre, proponendo addirittura due world map separate, una per il mondo della luce e una per quello delle tenebre. Per completare l’avventura, il giocatore è chiamato ad interagire con entrambe le mappe, a volte passando da una all’altra all’interno dello stesso Dungeon. Anche la trama è davvero interessante e ricca di elementi che getteranno le basi per giochi come Ocarina of Time. Un classico intramontabile che nessun giocatore degno di questo nome può permettersi di lasciarsi sfuggire.

The Legend of Zelda: Link’s Awakening

Sia il gioco originale, uscito nel 1993 per Gameboy, sia il suo remake del 2019 sono certamente degni di essere menzionate nel nostro viaggio. Dopo aver subito un naufragio, il nostro Link si ritrova intrappolato nel misterioso mondo di Koholint.

L’unica speranza di fuga sembra essere il misterioso Pesce Vento. Per raggiungere il gigantesco essere, Link ha bisogno di radunare alcuni strumenti magici. Questo il prestesto che guiderà il nostro eroe all’esplorazione di Koholint e dei suoi numerosi dungeon.

Link’s Awakening non mostra particolari innovazioni rispetto ad altri giochi della saga. L’unica reale novità è la presenza di alcune sezioni di gioco a scorrimento laterale 2d. Tuttavia, l’enorme qualità della struttura della mappa e dei dungeon e l’enorme numero di oggetti ed equipaggiamenti presenti rendono l’esperienza davvero divertente, appagante e sempre estremamente varia.

Link’s Awakening non è l’episodio più epico o innovativo della saga, ma è forse uno dei più divertenti in assoluto. E, come accennavamo, il remake uscito qualche anno fa per Switch rende assolutamente giustizia all’opera originale.

Zelda II: The Adventure of Link

Molti di voi saranno certamente sorpresi di trovare Zelda II in un articolo del migliori giochi 2d della saga. La seconda avventura di Link è da molti considerata la pecora nera della saga. Molti fan lo ritengono addirittura un brutto gioco. Nulla di più falso.

Le perplessità relative a Zelda II nascono quasi sempre dall’enorme differenza tra il suo gameplay e quello della maggioranza dei capitoli della serie. Se il primo Zelda proponeva un enorme mappa da esplorare con visuale dall’alto, Zelda II riserva questa struttura alla sola mappa del mondo. Le città, i dungeon e le aree di incontro coi nemici propongono invece una struttura action a scorrimento orizzontale. Zelda II, dunque, propone un approccio molto più improntato all’azione e ai combattimenti piuttosto che all’esplorazione e agli enigmi (che comunque non mancano).

Molti fan, soprattutto tra coloro che hanno recuperato il gioco a posteriori, sono rimasti spiazzati da questo stile di gioco e hanno finito col non apprezzare quest’avventura. Tuttavia, una volta superato lo spaesamento e l’elevata difficoltà del gioco, Zelda II regala un’esperienza lunga, profonda e davvero interessante. La mappa di gioco è enorme e i dungeon sono vasti, complessi e strapieni di nemici, che mettono davvero a dura prova le abilità del giocatore.

Consigliamo a tutti di non farsi influenzare dalla cattiva fama del gioco e di concedergli una possibilità. E poi, diciamolo, come si può ignorare l’episodio che contiene la prima apparizione in assoluto di Link Oscuro?

Conclusione

Ed eccoci alla fine della nostra rassegna. Sappiamo bene di aver omesso di parlare di molti capitoli davvero importanti della saga, come Four Sword o Phantom Hourglass, ma per in questo articolo sui migliori Zelda 2d ci siamo fatti guidare più dai ricordi e dai sentimenti che da criteri oggettivi. Ora non resta che attendere Echoes of Wisdom. saprà essere all’altezza dei suoi onorati ed illustri predecessori?