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Il videogame al femminile: fenomenologia e cultura delle videogiocatrici

Analisi delle appassionate del mondo dei videogiochi e delle professioniste del settore videoludico

Il videogame al femminile è un mondo ancora da sdoganare, soprattutto nelle menti delle generazioni più datate che difficilmente si ricordano delle videogiocatrici. L’immaginario collettivo, infatti, lo lega a doppio filo al genere opposto. Il giocatore (gamer) è un ragazzo, magari un po’ geek, che si diverte davanti ad uno schermo, con il suo bel pad saldo tra le mani e un amico di fianco a sfidarlo all’ultimo sparatutto/picchiaduro/sportgame ecc ecc. Il giocatore, sempre maschio e occhialuto, è dipinto come un personaggio un po’ eccentrico, piuttosto solitario e poco popolare che preferisce più di ogni altra cosa stiparsi nella sua cameretta. “Allergico” al sole, è spesso immaginato pallido e poco amante dell’aria aperta.

Logo di Stranger Things

Lo Sci-fi e “l’invasione” rosa

Per certi versi, la serie Sci-fi e fenomeno mondiale “Stranger Things” parte proprio da quello che è il mondo  classico di un gruppo di giovani nerd arrivando a capovolgere, stagione dopo stagione, l’intera visione. Proseguendo nella storia, infatti, i personaggi femminili “invadono” sempre di più l’universo ludico dei protagonisti, fino ad avere ruoli chiave proprio quando bisogna giocare. Impossibile non pensare alla genialità di Erica, sorella di Lucas, che si dimostra una formidabile giocatrice di “Dungeons & Dragons”.

Ormai il gioco non fa distinzioni di genere e, infatti, stando ai numeri, la quota rosa presente ai tornei e-sports sparsi nel mondo e presente su twitch a streammare è in continua e costante crescita, a dimostrazione di quanto la credenza popolare sia profondamente lontana dalla realtà e di come il mondo stia profondamente cambiando.

Il professionismo si tinge sempre più di rosa

Il videogame come sfogo unisex

Nell’era digitale, infatti, il gioco ha assunto una veste ancora più chiara di valvola di sfogo, in grado di attirare sempre più ragazze appassionate e pronte a cimentarsi in tutti i generi di videogame. Basti pensare che, ormai, secondo stime internazionali, le videogiocatrici hanno raggiunto il 47% del totale. Stiamo parlando, in pratica, della metà dei fruitori mondiali di prodotti videoludici.

Certo, lo ammettiamo, chi scrive sa perfettamente che, in svariati casi, ben noti a chi bazzica costantemente rete e social, le videogiocatrici sono delle influencer travestite da gamer, che non posseggono chissà quali capacità e che utilizzano il gioco come un mezzo per conquistare fan e popolarità. Giocano distrattamente ad un titolo, senza alcun tipo di destrezza e, molto spesso, scelgono mise ultrasexy che lasciano poco spazio alla fantasia. Ma qui si parla di altro, infatti non ci soffermeremo a commentarle ulteriormente né a citarle anche perché, per chi scrive, il gioco assume uno status di sacralità che non può essere banalizzato o strumentalizzato per altri scopi meno nobili.

Schermata di Animal Crossing

Filoni narrativi e scelte di genere

Nel mondo, però, di videogiocatrici incredibilmente dotate ce ne sono tante. Che hanno messo da parte le loro professioni oppure lasciato gli studi per dedicarsi anima e corpo alla loro (remunerativa) passione.

E ciò che balza all’occhio è che, la stragrande maggioranza di coloro che hanno avuto e continuano ad avere grandissimo successo, non gioca ai cosiddetti “giochi per ragazze”.

E, qui, prima di proseguire, vorrei aprire una piccola parentesi al riguardo. Le case produttrici di videogame, attente ai big data e perfettamente consapevoli di quanto l’universo di gioco sia ormai unisex, stanno sempre più abbandonando il filone dedicato alle ragazze, scegliendo sempre di meno di sviluppare e investire su prodotti che dovrebbero strizzare l’occhio soprattutto all’universo femminile. Certo, dubito che il fortunatissimo filone degli “Animal Crossing” possa esaurirsi a breve sulla scorta di quanto detto, ma che i nuovi prodotti dedicati solo alle ragazze siano sempre meno è un dato incontrovertibile. Senza contare che quel “per ragazze”, dal mio punto di vista, si collega ad un modo troppo antico di concepire il mondo e gli esseri umani.  

Più che altro, e anche questo è evidente per un occhio attento, l’industria dei videogame sta cercando di attirare ancora più ragazze mitigando alcuni aspetti che hanno storicamente caratterizzato i giochi: trame essenzialmente maschiliste e personaggi femminili iper sessualizzati. Ed ecco che, come per magia, le ragazze super prosperose hanno lasciato spazio a figure femminili ben caratterizzate e fisicamente normali (Ellie di “The last of Us”) e le trame hanno lentamente ma inesorabilmente mitigato la contrapposizione tra la forza maschile e la “fragilità” femminile. A tal proposito mi viene da citare, tra gli altri, il recentissimo “Forspoken” il controverso titolo della Square Enix dove il “girl power”, forse, è anche troppo accentuato. Ma potremmo ricordare anche il poco più datato Horizon – Forbidden West, in cui la protagonista Aloy non ha nulla da invidiare ad un cacciatore di sesso maschile.

Bonnie Ross

Chi sono le videogiocatrici più famose al mondo?

Insomma, il mondo dei videogame si è ormai tinto fortemente di rosa, se ancora così si può dire per riferirsi al genere femminile, e di questo siamo tutti profondamente contenti, soprattutto perché tale cambiamento ha trasformato e modificato anche la composizione dei vari gruppi di sviluppatori nelle cui fila, sempre più spesso, si annoverano esperte in grado di dare un tocco bipartisan di cui si sentiva francamente il bisogno.

Per fare un nome, pensiamo a Bonnie Ross, gamer dal 1994, ma soprattutto fondatrice della “343 Industries” che gestisce il franchise “Halo” e che collabora attivamente con Microsoft nella realizzazione di molti titoli video ludici. Il primo lavoro su cui si è impegnata attivamente è stato “Halo 4”, gioco del quale ha supervisionato trama, dinamiche e merchandising. Il suo obiettivo è quello di promuovere la diversità all’interno dell’universo video ludico.

Oppure, sempre sul tema di donne che influenzano direttamente il mondo dei videogioco, potremmo citare Annah Rutherford, gamer professionista di grandissimo talento che intrattiene milioni di visitatori sul proprio canale twitch. Le sue opinioni sui videogame in uscita sono prese estremamente in considerazione e, spesso, danno uno slancio positivo al titolo oppure, alla peggio, contribuiscono al suo fallimento.

Nel panorama mondiale del gaming, però, ci sono anche moltissime donne che, a differenza delle sopracitate, hanno dimostrato di possedere un talento unico per determinati giochi e che hanno deciso di trasformare la loro passione in una vera propria professione. Sponsorizzate da brand multimiliardari e membri di squadre famose nel mondo, queste videogiocatrici sono ormai vere e proprie icone pop, eminenze degli e-sport venerate in tutto il mondo.

Conosciamone qualcuna.

Li Xiaomeng è una e-sport gamer che ha vinto nel 2019 il torneo internazionale del gioco di carte online targato Blizzard, Heartstone, aggiudicandosi un sostanzioso premio in denaro pari a circa 200mila dollari. La 31enne cinese, conosciuta con il nickname Liooon, pur dedicandosi per molte ore al giorno alla sua passione, ha trovato il tempo per laurearsi in legge, riuscendo a conciliare lavoro e studio egregiamente. Le sue partite di Heartstone sono seguite da milioni di fan sparsi in tutto il mondo e le sue strategie sono spesso copiate sia per la composizioni di mazzi da battaglia, sia nella sequenza di gioco delle varie carte. 

Altro nome ultrafamoso nel mondo del gaming al femminile è quello di Sascha Hostyn, nickname Scarlett, che ha vinto oltre 300mila dollari dominando diversi tornei di Starcraft 2 in giro per il mondo. Definita “l’ammazza coreani” o “la kryptonite dei coreani” per la sua capacità di sbaragliare i migliori giocatori di Starcraft 2 che, appunto, sono per la maggior parte coreani, ha riscritto la storia del mitico gestionale in tempo reale, riuscendo a laurearsi campionessa del mondo. La Hostyn, infatti, ha vinto nel 2018 il prestigioso Intel Extreme Master, torneo dei tornei di Starcraft 2 che vede la partecipazioni dei migliori giocatori provenienti da tutto il mondo. Da allora, nessun altro esponente del genere femminile ha vinto alcun torneo ufficiale internazionale. Per inciso, e scusate la digressione, dal 2020 al 2022, per ben 3 edizioni consecutive, l’italiano Riccardo Romiti, in arte Raynor, ha raggiunto lo scontro finale, riuscendo nell’impresa di laurearsi campione del mondo di Starcraft 2 nell’edizione 2021 e perdendo nel 2022 soltanto alla settima mappa contro lo storico rivale Joona Sotala, in arte Serral.

Conclusione

Il mondo del videogame, insomma, è stato finalmente conquistato anche dalle donne che, a colpi di talento e buone idee, stanno contribuendo a cambiamenti epocali e noi siamo qui, spettatori interessati, a vedere questo come potrà (o non potrà) migliorare le cose. Non resta che aspettare e continuare a giocare, magari in compagnia della nostra dolce metà.   

Di Attilio Alvino

La mia vita ruota attorno ai videogame da quando sono nato e, ancora oggi, a 40 anni suonati, continuano ad avere un ruolo fondamentale. Venero il Commodore 64 e prediligo il PC game: datemi tastiera e mouse e vi conquisterò il mondo!

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