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OXO Noughts and Crosses: storia del primo videogioco

Come una serie di zeri e croci sono alla base dell’industria videoludica

Ormai dai tempo i videogiochi sono entrati nel nostro mondo e ne abbiamo fatto la nostra passione. Quante ore passate davanti al monitor o al TV? Tante! Troppe secondo i nostri parenti di vario genere probabilmente. Però, ci sono stati tempi in cui le opere videoludiche erano disponibili solo a una piccola elite di universitari, tra professori e ricercatori. Nelle pagine di questo sito, abbiamo pubblicato diversi episodi della storia dei videogiochi – che potete trovare elencati in questa pagina – ma adesso parleremo più nello specifico del primo videogioco universalmente riconosciuto come tale: OXO, un semplice Tris il cui titolo deriva, neanche troppo velatamente, dai segni convenzionali utilizzati nel gioco anche se inizialmente, non a caso, venne chiamato Noughts and Crosses (zeri e croci); ma alla fine OXO sembrò più immediato e di impatto.

A pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, tutti stavano cercando di ripartire da zero sfruttando le innovazioni, sulla scia di quelle belliche, inventando e sperimentando; infatti, oltre a OXO, abbiamo diversi esempi lampanti creati negli anni 50. Uno per tutti è Tennis for Two.

OXO o Noughts and Crosses

L’anno, dunque, era il 1952: un giovane Alexander S. Douglas stava ultimando la sua tesi per il dottorato a Cambridge sull’interazione uomo-macchina. Decise quindi di inventare qualcosa di innovativo, qualcosa che, fino a quel momento, ancora pochi avevano sperimentato, anzi, neanche osato immaginare. Un gioco comune, come quello del Tris, che vedeva come opponenti anzichè due umani, un umano e una macchina.

Il primo computer su cui girava OXO

OXO fu sviluppato per computer EDSAC, quello in dotazione all’università e lo consideriamo il primo titolo videoludico poiché, per la prima volta nella storia, uno schermo video rappresentava graficamente un qualcosa di ludico. Un’interazione in cui l’uomo, attraverso una macchina e anzi, competendo contro di essa, trascorreva del tempo, divertendosi, senza una controparte umana. Una rivoluzione epocale! Naturalmente, il fatto che  OXO girasse unicamente sul computer universitario, che all’epoca occupava una intera stanza, gli impedì di acquisire popolarità tra il pubblico. Ma tanto bastò per far aprire gli occhi ai programmatori in erba; infatti, come Douglas dimostrò, che il mondo dei videogiochi aveva potenziale, tanto potenziale.

La schermata di gioco di OXO era visualizzata su uno dei tre oscilloscopi a fosfori verdi presenti che erano collegati all’EDSAC per controllarne lo stato logico; in particolare ispezionavano i banchi di memoria, costituiti da grosse valvole termoioniche collegate ad un tubo di mercurio che fungeva da linea di ritardo. La mossa del giocatore era inserita con un normale disco telefonico direttamente nell’accumulatore del computer; selezionando un numero da 1 a 9 il giocatore sceglieva una delle caselle sul campo di gioco e il tutto veniva registrato su una telescrivente che costituiva, di fatto, la console di gioco, ovvero il principale strumento per il controllo del computer.

Perchè il Tris?

Il Tris è uno dei giochi più antichi del mondo, se ne hanno tracce sin dall’antica Roma dove veniva chiamato “Terni lapilli”. Il gioco è ancora oggi preso ad esempio come base per spiegare la teoria del gioco e le basi dell’intelligenza artificiale. Il Tris infatti è un gioco a “strategia perfetta” ed è diventata la base, per i neoprogrammatori, per la creazione di un’intelligenza artificiale incapace di perdere.

OXO fisico: il gioco del tris

Bertie the Brain

A questo punto, qualche purista della storia dei videogiochi, potrebbe obiettare che il primo videogioco potrebbe trattarsi sempre del Tris, nato due anni prima, nel 1950, grazie a Josef Kates, un ingegnere austriaco, naturalizzato canadese, con il suo Bertie the Brain. Appare iconico come Kates, fino a pochi anni prima ingegnere al servizio della Royal Canadian Navy, già nel 1950 avesse spostato il suo interesse su tutt’un altro tipo di tecnologia. I tempi stavano cambiando.

Famoso è l’anedotto in cui Bertie fu sconfitto in un match dal comico Danny Kaye, seppur a seguito di un graduale abbassamento della difficoltà. Kaye festeggiò ballando pieno di gioia dopo aver vinto il primo scontro arcade della storia contro una macchina.

Bertie the Brain non è per noi il primo videogioco perché rispetto a OXO, non mostrava l’esito del gioco su uno schermo video, che dà senso alla parola videogioco, bensì tramite lampadine che si accendevano e spegnevano in base alle scelte del computer o dell’uomo.

Conclusioni

Appare chiaro come il gioco in sé era alquanto insulso, tecnicamente intendo, se paragonato ai nostri giorni. Come abbiamo detto, non ebbe neanche questo gran successo poiché era una semplice tesi universitaria; infatti, se ne perse presto traccia, seppur solo a livello di hardware, poiché a livello culturale fu dirompente.

D’altro canto, OXO ha avuto la capacità di “far vedere la luce” a quei visionari e pionieri della tecnologia dell’epoca e degli anni 70, che hanno avuto come riferimento Noughts and Crosses, senza il quale, probabilmente oggi, non saremmo qui a parlare di videogiochi come li conosciamo.

Di Corrado Fermariello

Primo computer? Commodore 64...ne è passata di acqua sotto i ponti, e io con lei, ritrovandomi oggi, superati gli anta ad amare ancora il videogioco come forma di intrattenimento

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