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Mario Kart World – Recensione

E dopo il nostro unboxing di Switch 2, il passo successivo era mettere le mani sul succulento nuovo episodio di Mario Kart, ovvero Mario KArt World.

Quando Nintendo lo ha annunciato come titolo di lancio per la nuova Switch 2, la colonnina dell’hype è subito salita alle stelle. Non solo perché si tratta del primo capitolo completamente nuovo della serie dopo oltre un decennio, ma anche perché doveva raccogliere l’eredità titanica di Mario Kart 8 Deluxe, uno dei giochi più venduti e amati di sempre. La domanda era semplice: Mario Kart World riuscirà a reinventare la formula senza perdere la magia?

Diciamolo subito, la risposta breve è sì, ma allacciamo le cinture e partiamo!

Un mondo interconnesso: la vera novità

Il nome World non è solo un vezzo stilistico. Per la prima volta nella storia della serie, i circuiti non sono più entità isolate, ma fanno parte di un mondo interconnesso. Le piste sono collegate da strade, sentieri e ambienti esplorabili in stile open world, un po’ come accade in Forza Horizon. Questa modalità, chiamata Corsa Libera, una delle poche ma sostanziose novità del titolo, permette di esplorare liberamente le ambientazioni tra una gara e l’altra, raccogliere bonus, affrontare sfide secondarie e scoprire segreti.

È una scelta audace a nostro parere, che rompe con la tradizione e apre la porta a un nuovo modo di vivere Mario Kart. Tuttavia, non è ancora perfetta: l’open world è affascinante ma un po’ vuoto, e alcune attività risultano ripetitive. Ma sicuramente girovagare per una mappa enorme alla ricerca di segreti e bonus, risulta divertente

Mario Kart World

Gameplay: tra banane e gusci con qualche new entry

Fortunatamente, quando si torna in pista, Mario Kart World è puro divertimento. Il gameplay è stato rifinito con cura: la guida è fluida, i controlli reattivi e il bilanciamento tra abilità e “caos” è ancora una volta spettacolare. Le derapate sono soddisfacenti, i power-up iconici (come il guscio blu o la banana) sono sempre presenti e le nuove aggiunte, come il razzo a inseguimento o il campo magnetico, aggiungono varietà senza stravolgere l’equilibrio. Vi ritroverete ad inveire contro i vostri avversari, umani e non, molto spesso!

Una delle novità più impattanti è l’aumento dei partecipanti in gara: si passa da 12 a 24 corridori contemporanei. Il risultato? Un caos colorato e adrenalinico che rende ogni gara imprevedibile e spettacolare. In modalità Sopravvivenza, ad esempio, l’ultimo classificato viene eliminato a ogni giro, creando tensione crescente e momenti memorabili.

Mario Kart World

Tracciati: tra nostalgia ed innovazione

I tracciati sono il cuore pulsante di ogni Mario Kart, e World non delude. Ce ne sono 30 inediti, ognuno ispirato a un diverso universo Nintendo. Si passa dallo Stadio di Wario a un cinema a tema Luigi, da un porto spaziale Donkey Kong a una Rainbow Road reinventata, ancora più psichedelica e vertiginosa.

Ogni pista è un piccolo capolavoro di design, con scorciatoie, ostacoli dinamici e ambientazioni mozzafiato. Il passaggio fluido tra biomi diversi è poi molto soddisfacente e contribuisce a creare un senso di viaggio continuo, come se ogni gara fosse parte di un’avventura più grande.

Grafica e prestazioni: Switch 2 mostra i muscoli

Dal punto di vista tecnico, Mario Kart World è una vetrina perfetta per le capacità della Switch 2. Il gioco gira a 60 fps stabili in modalità single player (30 fps in modalità fotografica) con cali minimi solo in split-screen a quattro giocatori. I modelli dei personaggi sono dettagliati, le animazioni fluide e le ambientazioni ricche di effetti visivi, come riflessi dinamici, particelle e illuminazione volumetrica. Insomma la nuova generazione Nintendo si vede tutta!

La direzione artistica resta fedele allo stile cartoon della serie, ma con una pulizia e una profondità visiva che fanno davvero la differenza. È il Mario Kart più bello di sempre, senza dubbio.

Contenuti e modalità: parola d’ordine abbondanza

Oltre alla Corsa Libera, il gioco include tutte le modalità classiche: Gran Premio, Prova a Tempo, Battaglia, Sfida, e la già citata Sopravvivenza. Il multiplayer online supporta fino a 24 giocatori, con matchmaking rapido e stabile. In locale, si può giocare fino a 4 in split-screen o 8 in wireless locale.

Il roster dei personaggi è impressionante: 50 piloti, ognuno con costumi alternativi e veicoli personalizzabili. Tuttavia, il sistema di sblocco è un po’ macchinoso: le ricompense sono lente da ottenere, e alcune personalizzazioni sembrano bloccate dietro sfide troppo specifiche. Questo potrebbe portare i giocatori alla noia e portarli ad abbandonare la ricerca di tutti i personaggi.

Ovviamente il gioco supporta tutte le nuove funzionalità della nuova console Nintendo, come Gamechat e CameraPlay per chiacchierare e guardarsi mentre si corre come se si fosse davvero insieme.

Si, ma 90 euro?

Uno degli aspetti più discussi è il prezzo: Mario Kart World è il primo gioco Nintendo a costare 89,99 euro in versione fisica. È un prezzo alto, che impone aspettative altissime. E sebbene il gioco sia ricco, curato e divertente, non tutti saranno d’accordo sul fatto che valga ogni centesimo.

La modalità open world, ad esempio, è affascinante ma ancora acerba. Alcuni controlli in volo sono imprecisi, e il sistema di progressione potrebbe essere più gratificante. Non sono difetti gravi, ma in un titolo che si propone come “definitivo”, pesano.

Conclusione

In definitiva, Mario Kart World si conferma come un’esperienza adrenalinica e coinvolgente, capace di unire veterani della saga e nuovi piloti in un mix esplosivo di divertimento, strategia e pura follia arcade. Con i suoi tracciati spettacolari, un roster iconico di personaggi e una modalità online che spinge la competizione a nuovi livelli, il gioco riesce a mantenere viva la magia che ha reso leggendaria la serie. Non è solo un altro capitolo: è un vero e proprio tributo al mondo di Mario Kart, con lo sguardo rivolto al futuro. Se cercate un racing game che sappia farvi sorridere, imprecare e gioire nel giro di pochi secondi, Mario Kart World è il circuito giusto da “imboccare”.

9

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Nintendo Switch 2
  • Data uscita: 5 giugno 2025
  • Prezzo: 89,99 euro

Ho giocato e completato il gioco su Nintendo Switch 2

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Editoriali

Nintendo Switch 2 Unboxing

Vi ricordate quando da piccoli, per Natale o per il compleanno, vi regalavano una nuova console? Per chi ha superato gli anta potremmo parlare di un Master System o di un Mega Drive. O magari di un Nes o Super Nes per i fan di Nintendo. Una cosa però accomunava tutti i videogiocatori del mondo: l’apertura della scatola e l’estrazione della console appena ricevuta.

Nintendo Switch 2
Confezione bundle con Mario Kart World

Un rituale quasi mistico, in cui bisognava essere rigorosamente da soli nella stanza per gustare appieno il momento. Roba da appassionati, roba da nerd, roba che anche se hai superato gli anta ed i videogiochi sono ancora il tuo pane quotidiano, continua ad essere così!

Dopo anni di attesa, mesi di speculazioni e leak più o meno veritieri, il 5 giugno scorso è finalmente uscita Nintendo Switch 2. Nintendo, dopo aver creato il giusto hype con i suoi direct e le experience in giro per il mondo, ha finalmente “regalato”, urbi et orbi, la gioia di ricevere l’attesissima console.

Nintendo Switch 2
Gli spazi sono ben strutturati

E come potevamo noi de ilVideogiocatore.it non approfittare di questo momento per una bella unboxing? Andiamo senza indugi quindi ad esplorare ed analizzare il contenuto della confezione e le principali caratteristiche della console.

Confezione

La prima cosa che notiamo esternamente è che la confezione, in linea con la prima Switch, è bella compatta, quasi minimalista e di dimensioni leggermente inferiori allo scatolame della Oled. All’apertura della stessa, molto comoda in verità, ci rendiamo conto che la disposizione è ben ordinata e fluida.

Troveremo all’interno della confezione la Nintendo Switch 2, ovvero il cuore del sistema, con un design raffinato e migliorato rispetto alla predecessora. Segnaliamo che la nuova Switch monta di default una pellicola per lo schermo pre applicata da Nintendo per proteggerlo dalle rotture, pellicola sottilissima ed impercettibile. Niente vi vieta di applicarne un’altra a vostro piacimento ma il consiglio è quello di non rimuovere quella applicata dalla casa.

Nintendo Switch 2
Spazio anche per i manuali

Avremo poi il dock (4K ready) che consente di connettere la console al TV. I due Joy Con 2, più grandi rispetto ai predecessori e con una ergonomia migliorata per una presa più efficace. Segue l’immancabile cavetteria che, nel caso specifico, comprende un cavo per l’alimentazione e ricarica rapida della console di tipo USB C e un cavo HDMI alta velocità necessario per il collegamento tra il TV e il dock.

A completare la dotazione hardware vi sono i laccetti da applicare ai Joy Con 2, per una presa migliore con gli stessi sganciati dal corpo della console. Completano la dotazione una serie di manuali, tra i quali, per noi che abbiamo scelto il bundle, anche il codice relativo a Mario Kart World.

Istruzioni veloci per essere subito operativi

Feeling

Estratta finalmente la console dalla confezione, si nota subita la qualità costruttiva, che trasmette una sensazione più premium, anche a livello di materiali, rispetto alla prima che era decisamente “giocattolosa “. La finitura opaca rende meglio nel gioco in mobilità.

I Joy Con 2 si agganciano magneticamente alla console, in una presa inaspettatamente saldissima, sono facili da sganciare tramite l’apposito tasto e facili da agganciare perché basta avvicinarli ed i magneti rendono l’operazione semplicissima.

Il dock è più grande rispetto al precedente ma per una ragione ben precisa, integra una ventola per gestire il refresh rate più elevato ed una risoluzione a 4K quando la console è in modalità TV. Garantendo quindi una esperienza più fluida e dettagliata.

I laccetti, oltre a svolgere la funzione classica, cioè quella di evitare di far cadere i Joy Con 2. Una volta sganciati dal corpo della console, hanno anche la fondamentale caratteristica di agevolare, per conformazione. L’utilizzo dei Joy Con 2 in versione mouse, integrando dei sensori specifici e piccole superfici di scivolamento ad hoc.

Scheda SD Express di nuova generazione e coppia di volanti per Switch 2 -non inclusi nella confezione-

In conclusione l’unboxing della nuova console Nintendo è soddisfacente, e regala stupore ad ogni pezzo estratto dalla confezione. Complice anche il fatto che la console sembra avere un buon feeling grazie ai materiali utilizzati e la sensazione che dà nell’utilizzo portatile. Ora non resta che testare i giochi!

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Editoriali

Retro Classic su Xbox Game Pass: la rivoluzione del retrogaming?

Negli ultimi anni, il mondo dei videogiochi ha assistito a un fenomeno sempre più evidente: la riscoperta del passato. Ne sono testimonianza gli innumerevoli siti, riviste online e non, emulatori…il vintage attira.

Retro Classic, la nuova raccolta di giochi vintage su Xbox Game Pass, non è solo un omaggio ai grandi titoli degli anni ‘80 e ‘90, ma una vera e propria dichiarazione d’amore per una generazione di giocatori cresciuta tra pixel meravigliosi e colonne sonore in formato MIDI indimenticabili e che per l’epoca sembravano un sogno.

Un portale verso il passato

Immagina di accendere la tua console e ritrovarti catapultato in un’epoca in cui le sale giochi ruggivano di vita, i joystick cigolavano sotto la pressione delle dita e ogni pixel rappresentava una sfida epica. Retro Classic fa esattamente questo: spalanca le porte del passato e permette a nuove generazioni di scoprire tesori dimenticati, e ai veterani di tornare ai giorni gloriosi delle loro prime avventure digitali e da bar.

Tra i titoli disponibili ci sono leggende che hanno definito il gaming. Platform frenetici, sparatutto strategici e rompicapo che mettevano alla prova la tua astuzia: ogni gioco è una capsula del tempo che racconta una storia unica, fatta di innovazione, sfide e, soprattutto, divertimento puro. Divertimento che, ahimè, non sempre è scontato nelle opere odierne, anche se si definiscono tripla A. Ma titoli come Robin Hood, Commando, Pitfall e Pitfall II, Mechwarrior e Mechwarrior 2 tra l’altro per diverse piattaforme: DOS, Amiga, Atari, SNES sono una sicurezza sul divertimento che la raccolta propone.

Videogiochi: un’eredità da custodire

Parlare di retrogaming oggi significa anche affrontare un tema molto importante: la preservazione del patrimonio videoludico. Se il cinema ha la sua cineteca e la letteratura i suoi archivi, i videogiochi si trovano spesso a lottare contro l’incedere del tempo. Vecchi hardware che smettono di funzionare, formati ormai desueti, licenze dimenticate: senza iniziative come Retro Classic, molte gemme digitali sarebbero destinate a scomparire.

Microsoft, con questa raccolta, si fa custode di un’eredità culturale che rischiava di svanire, dimostrando che il valore di un gioco non si misura solo in grafica fotorealistica o mondi aperti vastissimi, ma nella sua capacità di divertire, stupire e rimanere nel cuore dei giocatori.

Nintendo e Microsoft: due visioni differenti

Non si può parlare di retrogaming senza citare Nintendo con la quale mettiamo a confronto l’iniziativa Microsoft. Nintendo pioniera indiscussa della nostalgia videoludica. La sua raccolta di giochi classici su Nintendo Switch Online segue una filosofia diversa: meno titoli, selezionati con cura, ma fortemente legati alla storia della compagnia. Super Mario, Zelda, Metroid: l’approccio della grande N è più museale, quasi “sacrale”, mentre Microsoft punta sulla quantità e sull’accessibilità.

L’esperienza offerta da Retro Classic è più dinamica e aperta: achievement, sfide online, funzionalità moderne, mentre Nintendo preserva un’esperienza quanto più vicina all’originale. Entrambe le visioni hanno il loro fascino: una celebra il passato come qualcosa di immutabile, l’altra lo trasforma per adattarlo ai tempi moderni.

Ma in ogni caso l’obiettivo è quello, mantenere il ricordo di ciò che è stato per ricordarci da dove veniamo e capire meglio dove vogliamo andare.

Conclusioni: il futuro del passato

La vera domanda che emerge da tutto questo è: quanto vale il nostro passato videoludico? È solo nostalgia, o è un pezzo fondamentale della nostra cultura digitale? Retro Classic non è soltanto una raccolta di giochi, ma un manifesto che grida a gran voce che il passato conta. E non solo per chi c’era, ma anche per chi lo scopre per la prima volta.

In un’epoca in cui tutto evolve a ritmi forsennati, c’è qualcosa di incredibilmente potente nel tornare indietro e riscoprire le radici di ciò che oggi diamo per scontato. E se il futuro del gaming dipende dalla sua storia, Retro Classic è un ottimo modo per viaggiare nel tempo.

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InZoi: abbiamo provato la nuova frontiera della simulazione di vita

Il mondo dei simulatori di vita è stato per anni dominato da un solo nome: The Sims. Dalla sua prima apparizione nel 2000, il franchise di Maxis ed Electronic Arts ha imposto un modello tanto iconico quanto insuperato. Fino ad ora. Con inZOI, il team sudcoreano di Krafton (già noto per PUBG) prova a riscrivere le regole del genere, proponendo un’esperienza più realistica, immersiva e libera, resa possibile grazie alla potenza dell’Unreal Engine 5.

Grazie all’accesso anticipato reso pubblico dalla casa Sudcoreana a partire dal 28 marzo scorso, abbiamo potuto provare il gioco. Scopriamo insieme se inZOI è davvero il “The Sims next-gen” che molti speravano o se si tratta solo di un progetto ambizioso ancora troppo acerbo per lasciare il segno.

Grafica e immersione: con inZOI la vita prende forma

Uno degli aspetti che colpisce fin dal primo avvio di inZOI è la grafica. L’uso dell’Unreal Engine 5 non è solo un’etichetta promozionale: è il motore reale di un mondo visivamente sorprendente. Le texture ad altissima risoluzione, le animazioni fluide, la gestione dinamica delle luci e delle ombre e il realismo dei materiali rendono ogni scena degna di una fotografia.

I personaggi, o meglio, gli “Zoi”, sono riprodotti con attenzione quasi maniacale. Non parliamo solo di dettagli fisici, ma anche di espressioni facciali credibili e movimenti corporei coerenti con la situazione. L’ambiente urbano, ricco di dettagli architettonici e vita quotidiana, dà la sensazione di trovarsi davvero dentro un quartiere pulsante, nonostante l’attuale limitazione dell’area giocabile.

L’effetto complessivo? Un colpo d’occhio che fa impallidire qualunque simulatore di vita uscito finora, ponendo l’accento su un realismo che promette di ridefinire lo standard del genere.

Creazione dei personaggi: libertà creativa (quasi) totale

Uno dei punti di forza di inZOI è senz’altro il suo editor dei personaggi. La quantità di opzioni disponibili lascia spazio a una personalizzazione profonda: fisionomie, proporzioni corporee, stili di abbigliamento, tratti del viso, tonalità della pelle, pettinature, accessori. Tutto può essere regolato con una precisione quasi chirurgica, in modo simile a quanto visto nei titoli di ruolo giapponesi o nei simulatori hardcore.

Non si tratta solo di estetica: i tratti caratteriali influenzano realmente il comportamento degli Zoi, dando forma a personalità distinte che reagiscono in modi diversi alle situazioni. Un artista introverso, ad esempio, tenderà a evitare la folla, mentre un politico ambizioso cercherà continuamente il confronto con altri PNG.

inZOI

Anche il sistema di costruzione della casa è sorprendentemente robusto, sebbene ancora macchinoso per chi è abituato alla fluidità di The Sims 4. Qui non basta trascinare un mobile: occorre considerare materiali, spazio, illuminazione, accessibilità.

Un’arma a doppio taglio, che può entusiasmare gli appassionati di interior design, ma scoraggiare chi vuole solo giocare in modo più casual. Noi personalmente avremo gradito un sistema un pelo più accessibile non essendo obiettivo del titolo propriamente quello di arredare case.

Gameplay: una vita simulata, tra libertà e bug

InZoi offre una simulazione di vita più fluida e organica di quanto ci si potesse aspettare da un gioco in accesso anticipato. Il mondo è vivo e gli Zoi si muovono al suo interno con un’autonomia credibile: vanno al lavoro, interagiscono tra loro, fanno jogging, vanno a mangiare fuori o semplicemente si rilassano in casa.

Il sistema delle carriere, seppur ancora in fase embrionale, include alcune opzioni interessanti (come influencer, sviluppatore, medico o impiegato pubblico), ognuna con attività e missioni legate. Tuttavia, le interazioni sociali, sebbene promettenti, sono ancora limitate.

 Le conversazioni risultano dopo poco tempo piuttosto ripetitive. Abbiano anche notato che la funzione smartphone non consente di invitare nella propria maison “chicche e sia”…ma solo inviare loro regali di vario genere. È possibile comunque organizzare un appuntamento fuori con altri personaggi non giocabili.

L’intelligenza artificiale, pur mostrando sprazzi di brillantezza, spesso si perde in loop comportamentali bizzarri. Non è raro vedere uno Zoi preparare caffè dieci volte di fila o parlare da solo per ore. Problemi che, sebbene fastidiosi, rientrano nella norma per un gioco in sviluppo.

Purtroppo a volte questa ridondanza di comportamenti colpisce anche il protagonista costringendo l’utente ad interrompere forzatamente queste azioni ripetitive.

inZOI

Stato attuale: accesso anticipato con luci e ombre

InZoi è uscito, come detto,  in accesso anticipato il 28 marzo 2025, e si vede. Il gioco ha una base tecnica molto solida, ma soffre ancora per la mancanza di contenuti avanzati e per la scarsa varietà di attività disponibili dopo le prime ore.

Non nascondiamo che, giocandoci, se non fosse stato per la grafica molto molto realistica, ci è sembrato di essere in uno dei qualsiasi The Sims.

Il ciclo giorno-notte funziona, ma le stagioni e il meteo dinamico sono ancora assenti. Le famiglie e le dinamiche relazionali più profonde (come gelosie, eredità, matrimoni, figli) sono solo accennate. Alcune funzioni promesse, come la possibilità di gestire più Zoi in contemporanea o caricare mod dalla community, non sono ancora disponibili.

Detto ciò, Krafton ha già pubblicato una roadmap dettagliata, che prevede aggiornamenti mensili con nuove professioni, eventi, oggetti, interazioni e miglioramenti all’IA. La community è molto attiva, e gli sviluppatori si sono dimostrati reattivi nel risolvere bug e ascoltare i feedback.

Confronto con The Sims: rivoluzione o evoluzione?

Il confronto con The Sims è inevitabile, ma anche fuorviante. InZoi non vuole essere un clone fotorealistico: vuole essere qualcosa di diverso. Se The Sims è un sandbox leggero, giocoso e spesso surreale, inZOI è più vicino a una simulazione realistica, quasi sociologica, della vita urbana moderna. Ancora non riesce a “distaccarsi” dal suo modello di riferimento, ma siamo fiduciosi che con il tempo diventerà quello che gli sviluppatori avevano in mente che fosse.

In sintesi, inZOI è un esperimento più ambizioso, ma anche più rischioso. Non è ancora pronto a sostituire The Sims per tutti, ma può già rappresentare un’alternativa per chi cerca qualcosa di più realistico e visivamente appagante.

Conclusioni su inZOI: il potenziale c’è, eccome

InZoi ha ancora molta strada da fare prima di diventare un gioco completo, ma ha già gettato basi solide che fanno ben sperare. Il realismo grafico, la personalizzazione profonda e l’idea di un mondo vivo, dinamico e reattivo rappresentano un passo in avanti significativo per il genere.

Se sei un fan di The Sims in cerca di qualcosa di più immersivo, inZOI merita la tua attenzione. Se invece cerchi un’esperienza più casual e completa già al day-one, potresti voler aspettare qualche aggiornamento. In ogni caso, una cosa è certa: il futuro della simulazione di vita digitale ha finalmente un nuovo, affascinante contendente.

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Mario Kart World, ecco la nostra prova

Alla Nintendo Experience di Milano, oltre a mettere finalmente le mani su Switch 2, abbiamo potuto dare uno sguardo ai primissimi titoli ( pronti o quasi) che saranno disponibili per la nuova console di casa Nintendo. Tra questi, ovviamente, anche Mario Kart World, titolo di punta del catalogo della Switch 2 e da sempre cavallo di battaglia della grande N su qualsiasi console uscita in questi anni (vedi questo articolo per approfondire).

Su Switch 2, probabilmente, questo gioco sarà una vera e propria killer application, ovvero quel giocoche dovrebbe giustificare e determinare l’acquisto della console da parte della più larga fetta di pubblico possibile. Sarà riuscito Mario Kart World a soddisfare le aspettative? Eccovi le nostre impressioni!

Sfrecciare a 120 fps

Quello che salta subito all’occhio appena ci si sistema davanti lo schermo, che sia il quasi 8 pollici della console od un più grande monitor collegato, sono la brillantezza dei colori e la pulizia generale dell’immagine. Con Mario Kart 8, Nintendo aveva già raggiunto l’apice, con la tecnologia a disposizione ovviamente.

Ora che questa tecnologia è cambiata, e sono cambiate anche le aspettative dei giocatori. Nintendo ha quindi spinto sull’acceleratore, proponendo un gioco davvero davvero bello da vedere, con la Switch 2 che lo spinge fino a 120 fps in 4 K upscalati. MK World rappresenta, dal punto di vista grafico, un’ evoluzione davvero significativa rispetto ai suoi predecessori.

Il gioco introduce una modalità open world, con circuiti più ampi e dinamici, che ospitano fino a 24 concorrenti, raddoppiando, di fatto, il numero rispetto a Mario Kart 8.

Possiamo dire, dopo la prova, che questa caratteristica conferisce alle corse un’atmosfera molto più caotica e, di conseguenza, divertente. Chicca finale, gli eventi climatici variabili, che influenzano le piste all’improvviso, donando un ulteriore pizzico di imprevedibilità.

Le nuove meccaniche di guida, almeno quelle provate alla Experience, consentono di interagire con l’ambiente circostante effettuando salti e “grindate”. Inoltre, il roster di oltre 50 personaggi offre un’esperienza di gioco profonda e personalizzabile.

Modalità di gioco

Parliamo ora delle modalità di gioco. Dalla prova, abbiamo capito che, oltre alla classica modalità Grand Prix, avremo una modalità totalmente libera, che permette agli utenti di visitare i circuiti liberamente senza restrizioni e la modalità Sopravvivenza, in cui i giocatori vengono eliminati progressivamente in base alle loro prestazioni.

Il prezzo di lancio di MK World si attesta, per la versione fisica, a 89,99 euro (79,99 per la versione digitale), se acquistato invece in bundle con la console il risparmio diventa significativo. La versione bundle ovviamente sarà solo digitale.

Mario Kart World si preannuncia dunque come una delle uscite più attese in questo lancio di Switch 2. L’esperienza di gioco, che combina elementi classici con innovazioni audaci, potrebbe creare il giusto mix esplosivo tipico di Nintendo.

Non ci resta che attendere e vedere!

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Assassin’s Creed Shadows – Recensione

Assassin’s Creed Shadows è il nuovo, attesissimo episodio della celebre saga degli assassini. Nel corso degli ultimi vent’anni questa serie è stata croce e delizia per moltissimi videogiocatori. Anche questo episodio è stato oggetto di numerose polemiche a causa dei continui rinvii. Ubisoft, dopo anni di richieste da parte dei fan, esplora il Giappone feudale, un “set” intriso di storia, mitologia ed intrighi.

Rilasciato il 20 marzo 2025, AC Shadows strizza l’occhio sia ai fan di vecchia data che ai nuovi giocatori, offrendo al pubblico un titolo altamente cinematografico…forse pure troppo! Durante l’intero prologo, di una mezz’ora scarsa, toccheremo il pad per appena cinque minuti.

Per carità, siamo dei fan di titoli con una scrittura coinvolgente ed una trama articolata, ma restare semplici spettatori di un prologo per la maggior parte del tempo ci ha fatto storcere il naso.

Samurai e shinobi in un caos feudale

La trama si svolge durante l’epoca Sengoku, più o meno dal 1467 al 1615, un periodo segnato da infinite lotte intestine, poiché il territorio era frammentato in miriadi di feudi perennemente in lotta fra loro.

Si seguono le vicende di due protagonisti principali: Naoe, una shinobi legata alla confraternita degli assassini che reclama vendetta per la morte del padre e Yasuke, un samurai di colore che deve confrontarsi con il proprio senso di onore e le sue alleanze.

Le storie personali vengono abilmente intrecciate sia fra di loro sia con il più ampio conflitto assassini-templari proprio della serie, introducendo anche i dilemmi morali dei protagonisti che mantengono l’interesse dei giocatori sempre vivo.

Come accennato all’inizio, la scrittura del gioco è il fiore all’occhiello della produzione, con dialoghi realistici e ben recitati. A proposito di questo, il titolo è completamente localizzato nella nostra lingua. Se fossimo in voi, però, un “giro” in lingua originale giapponese (con sottotitoli in italiano ovviamente, a meno che non siate conoscitori della lingua orientale) ve lo consigliamo.

Ogni incontro nel gioco, dai contadini oppressi ai daimyo ambiziosi (signori feudali giapponesi) contribuiscono a creare una narrazione efficace e ad immergere il giocatore nel periodo storico di riferimento.

Il Giappone in modalità stealth

Come ben sapete, la caratteristica principale dei vari titoli della serie è sempre stata la possibilità di approcciare ai combattimenti ed alle situazioni in modalità stealth. Questa caratteristica viene mantenuta in Assassin’s Creed Shadows e anzi, viene spinta alla sua massima espressione con il personaggio di Naoe (l’unica dei due personaggi che può realizzare questo tipo di approccio), che può sfruttare ombre dinamiche e nascondigli naturali come anfratti di rocce, alberi e tetti di paglia.

Anche le armi riescono nell’intento di cogliere di sorpresa gli avversari. Il gioco sfrutta bene la varietà delle armi a disposizione nel Giappone feudale. Parliamo di gadget quali, ad esempio, shuriken avvelenati e bombe fumogene che aggiungono quindi una varietà strategica agli attacchi.

Nel corpo a corpo i classici pugnali e la intramontabile katana rendono il combattimento fluido ed appagante. Il combattimento richiede una certa dose di precisione e tempismo. Ovviamente, come in ogni episodio precedente, sta al giocatore scegliere il tipo di approccio che più gli si addice o che più si addice alla situazione.

Le quattro stagioni

In AC Shadows, Ubisoft ha apportato delle innovazioni che sicuramente sono da ritenersi interessanti e che portano, finalmente, una ventata di freschezza al titolo. Viene introdotto infatti, in questo capitolo, un sistema meteorologico dinamico. Le condizioni climatiche, infatti, cambiano in modo del tutto casuale durante la partita. Come nella realtà.

Immaginate di essere ad un punto cieco. Siete nascosti dietro un muretto ed i nemici sono a copertura dell’obiettivo nei punti giusti. Una intensa pioggia improvvisa od una fitta nebbia potrebbero volgere a vostro favore le sorti dello scontro, permettendovi di approfittare dell’effetto sorpresa e dalla scarsa visibilità.

Ma Ubisoft non si è fermata a questo. Viene introdotto anche l’alternarsi delle stagioni. Eliminare un nemico in primavera non avrà lo stesso effetto che eliminarlo in pieno inverno, con neve e ghiaccio.

A completamento delle innovazioni apportate e degne di nota, troviamo l’introduzione di un sistema di scelte morali che ha un impatto diretto sulla storia e sugli esiti dei protagonisti. Le varie decisioni possono sbloccare alleanze e decidere la sorte di numerosi personaggi, in particolare quelli secondari.

Mappe che non aiutano

Ciò che invece non ci è davvero piaciuto è la gestione della mappa di gioco. Essa è mediamente grande, più ampia rispetto a quella dell’ultimo capitolo, AC Mirage, ma risulta decisamente meno ampia, ad esempio, di AC Odissey o Assassin’s Creed Valhalla. Viene introdotto un sistema di vedette, che vengono inviate per trovare gli obiettivi da seguire. Inoltre, sebbene vengano forniti una serie di indizi, abbiamo trovato piuttosto ostico il solo individuare sulla mappa la destinazione da raggiungere. Ci è capitato di restare impantanati per minuti non sapendo che direzione prendere. Secondo noi, si tratta di una vera caduta di stile. Non manca, naturalmente, anche il classico rifugio da fondare ed ampliare.

Purtroppo, Assassin’s Creed Shadows non è esente dal problema che ha attanagliato un po’ tutti i titoli precedenti, ovvero l’imprecisione nella gestione dei movimenti del/della protagonista. Ci è capitato di restare bloccati dietro un asse di legno, o tra le canne di bambù, oppure di non trovare la giusta angolazione per scalare le pareti e restare così, fatalmente, alla mercé degli attacchi nemici, incontrando, il più delle volte, morte certa.

Assassin's creed Shadows

Paesaggi e musiche giapponesi

Ciò su cui quasi nulla si può appuntare ad Ubisoft è la qualità grafica raggiunta. I paesaggi mozzafiato, le espressioni dei volti e i fluidi movimenti dei personaggi, risultano davvero convincenti. Le città brulicano di vita, con mercati affollati, templi maestosi e castelli imponenti che catturano decisamente l’atmosfera del Giappone feudale.

Il motore di gioco riesce a sfruttare appieno l’hardware a disposizione. Anzi, il gioco è stato testato su un mini pc da gaming con AMD Ryzen 9, scheda grafica integrata sempre AMD e 32 gb RAM. Più che nelle fasi di combattimento, il gioco ha rallentato nelle fasi a cavallo, nello specifico, in quelle a galoppo, dove il tutto sembrava procedere al rallenty. testando in seguito il gioco su un monitor più performante (da 144 a 170 Hz) le cose sono migliorate.

Dal lato audio, Abbiamo apprezzato le musiche, tutte a tema, che immergono i giocatori nell’atmosfera, diventando più concitate e drammatiche nel momento del combattimento o di un evento importante del gioco. Anche gli effetti sonori sono incredibilmente realistici, ma era il minimo che potessimo aspettarci da parte di Ubisoft.

Assassin’s Creed Shadows, in definitiva, è un grande titolo. Il gioco non è esente da difetti, ma risulta sicuramente degno di essere giocato. Quello che “stufa” un attimo è l’enormità delle cose da fare nel mondo. Mi spiego meglio. Già per sbloccare Yasuke ci vuole un congruo numero di ore di gioco con Naoe, che, da sole, basterebbero per un videogioco tripla A stand alone (calcolate solo sulla storia principale). Se ci mettiamo che la mappa è divisa in nove regioni, ognuna con le sue peculiarità, fedelmente riportate, alziamo le mani al lavoro mirabile degli sviluppatori. Tuttavia, per riempire questo mondo “immenso“ sono state pensate innumerevoli missioni secondarie. Sappiamo che la quantità non è sempre sinonimo di qualità e anche in questo caso è così, portando il giocatore medio a prediligere la storia principale e perdendosi così molto dell’esperienza di gioco.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, PS5 PRO, Xbox Series X/S, Microsoft Windows
  • Data uscita: 20/03/2025
  • Prezzo: 69.99 €

Ho giocato ad Assassin’s Creed Shadows a partire dal day one su Microsoft Windows

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Società

Doppiaggio italiano: intervista ad Alessandro Ambrosio

Noi appassionati di videogiochi lo sappiamo bene, creare un videogioco ha mille sfaccettature, che vanno oltre la grafica ed il gameplay. La creazione di un gioco comprende una e cento arti, tanto da arrivare, almeno per i giochi tripla A, ad impiegare centinaia di persone per il suo sviluppo. Anche il doppiaggio svolge ormai un ruolo fondamentale.

Uno degli aspetti importanti nel processo di sviluppo, vista anche la trasformazione nel corso del tempo del videogioco da semplice passatempo a media da intrattenimento, in cui spesso abbiamo personaggi con caratteristiche ben definite e una storia a fare da sfondo, è il lavoro del doppiatore, che dona voce ai personaggi e che fa emozionare e coinvolgere i giocatori.

Proprio per questo, ho avuto il piacere di intervistare Alessandro Ambrosio, giovane emergente nel panorama del doppiaggio italiano. Alessandro ha all’attivo un bel po’ di esperienza fandub, ma è coinvolto già in alcuni progetti professionali.

I primi passi

Doppiaggio

IlVideogiocatore.it: Ciao Alessandro, benvenuto sulle pagine del nostro blog, grazie per aver accettato la nostra proposta di intervista, cominciamo subito.

Alessandro Ambrosio: È un grande piacere per me! È la mia prima intervista, cercherò di fare bella figura!

IlVideogiocatore.it : Com’è iniziato il tuo percorso nel doppiaggio? Quali gli studi e cosa ti ha spinto ad avvicinarti anche a quello dei videogiochi?

Alessandro Ambrosio: Già da quando avevo quattro anni avevo le mani sopra una tastiera e un mouse. Ho imparato tantissime cose giocando a quei vecchi giochi educativi su CD-ROM nei quali ti insegnavano tutte le varie parole e concetti per i più piccoli, includendo anche la lingua inglese, che ho ormai reso la mia seconda lingua continuando a crescere e a giocare, imparando una parola diversa ogni giorno che passava.

Creavo storie ispirandomi a quelle che vedevo nei videogiochi quando giocavo coi miei giocattoli. Mi piaceva dar loro voci diverse e fargli esprimere varie emozioni. Inconsciamente stavo già “doppiando” i miei primi personaggi! Col tempo mi sono avvicinato di più al concetto di doppiaggio: cominciavo a riconoscere le voci dei doppiatori e mi divertivo a ridoppiare scene di giochi, film o animazioni.

Dopo il liceo mi sono iscritto a un corso di recitazione e in seguito ho frequentato la Voice Art Dubbing, un altro corso di recitazione ma specifico per il doppiaggio, che consiglio vivamente a tutti quelli che sono interessati a questo mondo, o che vogliono solamente imparare a gestire meglio la propria voce e lavorare sulla propria timidezza.

È un team di grandi professionisti del settore che mi hanno aiutato a fare progressi incredibili. Mi sono infine iscritto a un sito di Freelance come Speaker, dove mi sono stati commissionati più di 400 ordini!

Giochi preferiti e sfide

IlVideogiocatore.it: Sei quindi anche un appassionato di videogiochi? Quali sono i tuoi preferiti?

Alessandro Ambrosio: I videogiochi sono parte della mia vita e devo davvero molto a loro. Ormai ho perso il conto di quanti ne abbia giocati e adoro scoprire titoli nuovi, ma ritorno spesso a giocare ad alcuni dei miei preferiti, come ARK, World of Warships… e poi Skyrim.

In qualche modo finisco sempre a rigiocarlo di nuovo. Ultimamente poi mi sto appassionando al mondo di Warhammer e ho finito Space Marine 2, che mi ha riportato parecchio indietro nel tempo con un’esperienza di gameplay di impatto che non si vedeva da molto in un titolo tripla A.

Doppiaggio
ARK: Survival Ascended

IlVideogiocatore.it: Quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato o che stai incontrando e, se ce ne sono state, quali difficoltà hai superato?

Alessandro Ambrosio: Se riascoltassi i miei vecchi audio di quando ho iniziato mi verrebbe da piangere. Non per nostalgia, ma perché sono terrificanti! Ho fatto davvero enormi progressi dopo aver studiato e ne vado molto fiero.

A volte però mi capita di correre troppo e mangiarmi qualche parola. Questo è molto frustrante per me, ma so che è solamente questione di pratica costante e prima o poi mi perfezionerò. Ora non mi resta che fare il mio primo turno di doppiaggio in un vero e proprio studio. Dopo aver fatto un grosso giro per Roma, potrei aver scoperto qualche contatto per cominciare!

IlVideogiocatore.it: Come ti prepari per il ruolo da doppiare in un videogioco?

Alessandro Ambrosio: Prima di iniziare cerco di ottenere tutti i dettagli possibili da chi mi sta commissionando, dall’aspetto fisico alla storia, ma mi è stato insegnato che per conoscere un personaggio basta rispondere a due domande: “Chi è” e “Qual è il suo scopo”.
Poi segue un riscaldamento vocale di qualche minuto, preparo l’interfaccia audio, avvio la registrazione ed entro nella mia cabina.

IlVideogiocatore.it: C’è un ruolo oppure un personaggio che ti piacerebbe doppiare in futuro?

Alessandro Ambrosio: Ti dirò la verità, non c’è mai stato un “personaggio preferito” su cui avrei voluto sentire la mia voce. Ho sempre pensato che qualsiasi opportunità che potessi ricevere in questo settore sarebbe stata preziosa per me. Per questo non vedo l’ora di potermi mettere in gioco.

Forse mi piacerebbe essere un Astarion da Baldur’s Gate 3. Neil Newbon ha conquistato il pubblico con la sua performance e il suo personaggio iconico, e anche a me piacerebbe lasciare un segno del genere prima o poi!

Doppiaggio
Astarion, Baldur’s Gate 3

Prospettive per il doppiaggio

IlVideogiocatore.it: Da esperto del settore come vedi il presente del doppiaggio di videogiochi in Italia e come ne vedi il futuro?

Alessandro Ambrosio: Il doppiaggio in Italia viene preso molto sul serio, ed è ormai diventata una tradizione che va avanti da generazioni. Posso dire che facciamo un ottimo lavoro, ma ci sono tante persone che preferiscono godersi i titoli in lingua originale e non possiamo biasimarli. Spesso capita che nel doppiaggio italiano l’adattamento modifichi eccessivamente le frasi, dandone un senso completamente diverso.

Infatti, se poi vai a risentire quella stessa frase in lingua originale, ti viene solo da dire “Ma come ci sono arrivati a dire ‘sta roba?!”. Poi noi eliminiamo completamente gli accenti, mentre in lingua originale ce n’è quasi sempre una grande varietà. Ciononostante, il doppiaggio italiano è in grado di regalare emozioni se non addirittura più potenti di quelle originali, e continuerà a farlo. È questione di gusti in fondo!

Esperienza sul campo

IlVideogiocatore.it: Invece, parlaci ora della tua esperienza. So che hai partecipato ad un progetto indie in uscita su Steam, ma anche di un ingaggio fortuito in un noto gioco free to play, raccontaci un po’.

Alessandro Ambrosio: Hanno richiesto la mia voce in vari progetti indie. Uno dei più recenti è stato Days of Defiance, un progetto in sviluppo di Robo Poets (Demo disponibile su Steam ndr) nel quale la nazione di Escalia è governata da due tiranni, e il giocatore ha il compito di fondare una resistenza assemblando una squadra di professionisti, portare a termine varie missioni, gestire le proprie risorse e il benessere della squadra.

Questi ultimi infatti potrebbero accumulare stress durante le operazioni, addirittura rifiutandosi di seguire gli ordini o scappare in preda al panico. Insomma, un po’ come se X-COM e Darkest Dungeon si fondessero. È stato molto divertente recitare la parte di uno dei professionisti. Ho dovuto registrare i vari “bark”, ovvero le risposte degli NPC a varie azioni del giocatore, come ad esempio quando vengono selezionati, quando gli vengono dati ordini ecc.

Ho dovuto registrarle proprio in base alle emozioni del personaggio in questione, da motivato ad arrabbiato, ed è stato molto divertente!
Per quanto riguarda l’altro gioco, forse più di un anno fa mi è stato commissionato un lavoro su un gioco di guerra, dove il mio ruolo era quello di un caricatore su un carro armato, ma non mi era stato detto di quale gioco si trattasse.

Al tempo ero ancora a metà dei miei studi e non avevo ancora la mia cabina di registrazione. Avevo il microfono messo su uno stand nel mio armadio! I vestiti attutivano le onde sonore, cancellando una buona parte del riverbero, così da non dover fare troppe modifiche a livello tecnico (se volete iniziare, è un ottimo metodo!).

In ogni caso, qualche mese dopo aver concluso questo ordine, ripresi a giocare a War Thunder, perché ho una fissa con i veicoli da guerra e questo gioco riesce a darmi sempre un’ottima esperienza. Dopo aver selezionato l’Italia come nazione ed essere entrato in gioco, la partita inizia sempre con un “ready check” dei vari operatori del carro. Infatti ad un certo punto sento la frase “Caricatore pronto!” e penso tra me e me: “Questa voce mi è un sacco familiare…”.

Dopo che mi si ricarica la mitragliatrice del carro, sento di nuovo: “Mitragliatrice pronta!”. Allora mi fermo e mi dico “Aspetta un attimo… ma sono io!”.
Ed ecco come ho scoperto di essere finito su War Thunder!

War Thunder (2012)

Il bello del doppiaggio

IlVideogiocatore.it: Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Alessandro Ambrosio: La cosa più bella è che io non lo considero nemmeno un lavoro. Per me è come se fosse uno dei miei hobby, e mi diverto tantissimo a farlo. E nel momento in cui il tuo lavoro ti diverte, credo tu abbia raggiunto un grande obbiettivo nella tua vita. Immaginate che mondo sarebbe se tutti quanti ci divertissimo ad andare a lavoro!

IlVideogiocatore.it: Quali consigli daresti a coloro che vogliono intraprendere una carriera nel doppiaggio di videogiochi?

Alessandro Ambrosio: Comincerò dal dire che è un settore molto difficile dove inserirsi. Prima era molto più facile accedere a uno studio per assistere a un turno e farsi poi sentire, ma dopo il COVID si è chiuso un po’ tutto. Io che di recente ho fatto un giro a Roma, avrò chiesto a più di una decina di studi e quasi tutti mi hanno detto di no.

Fortunatamente però ho trovato un paio di studi che ricontatterò a breve, e ho avuto modo di fare amicizia con un doppiatore che era disposto ad aiutarmi se mai avessi avuto bisogno.

Perciò i miei consigli sarebbero: dedicatevi anima e corpo a questo lavoro, oppure non fatelo, perché dovrete allenarvi costantemente e perfezionarvi, e dedicare buona parte del vostro tempo a quello una volta che sarete nel giro; non scoraggiatevi, ma continuate a provare e riprovare. Questo vale sia per le vostre registrazioni e allenamenti, sia per quanto riguarda il cercare opportunità di lavoro.

IlVideogiocatore.it: Progetti per il futuro?

Alessandro Ambrosio: Dato che mi trovo più vicino a Roma, sto attualmente cercando lavoro lì, e se tutto va bene mi ci trasferirei direttamente, così da facilitare i miei spostamenti. Ho un piano B, ovvero Milano, dato che insieme sono le capitali del doppiaggio, e spero di riuscire finalmente ad inserirmi nel giro, conoscere tante nuove persone e poter dare la mia voce a tantissime opere diverse.

IlVideogiocatore.it: Bene Alessandro, l’intervista è conclusa, grazie mille per il tuo tempo, ti auguriamo tanto successo per il futuro!

Alessandro Ambrosio: Grazie per avermi dato l’opportunità di dire la mia, a presto!

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Batman: Arkham Shadow – Recensione

E prima o poi doveva succedere! Per la prima volta sulle nostre pagine, ecco la recensione di un gioco in Virtual Reality. Parliamo di Batman: Arkham Shadow, un titolo che, a differenza di molti altri giochi in realtà virtuale ancora acerbi, riesce nell’impresa di mostrare la vera essenza del VR e tutte le sue potenzialità. Un’esperienza capace di convincere persino i più scettici di fronte a una tecnologia sempre più diffusa. Ma adesso indossiamo il mantello e scopriamo, in questa recensione di Batman: Arkham Shadow, come la VR si è messa al servizio del Cavaliere Oscuro.

Essere Batman, ogni giorno

La trama, pur non essendo il fulcro dell’esperienza, vede il nostro eroe mascherato affrontare il Re dei Ratti e i suoi scagnozzi, esplorando Gotham City nel suo affascinante squallore. Durante il suo viaggio tra vicoli pericolosi, condotte fognarie e tubature, Batman dovrà recuperare delle registrazioni che colmano alcuni buchi narrativi. La storia si colloca, per intenderci, tra Arkham Origins e Arkham Asylum.

Non mancano riferimenti e citazioni agli altri personaggi della saga, un dettaglio che rende il titolo un vero tesoro per i fan di Batman Arkham.

Ma il vero punto di forza di Arkham Shadow è la sua esperienza in VR. Camouflaj ha fatto un lavoro eccezionale nel trasportare i giocatori nel cuore pulsante di Gotham City. Già all’inizio del gioco, quando ci si ritrova davanti al Bat-Segnale che illumina il cielo, l’impatto emotivo è fortissimo. Vederlo lì, davanti a sé, come se fosse reale, è un momento che ogni fan del Cavaliere Oscuro sogna di vivere.

La sensazione di vestire i panni di Batman è palpabile e autentica. Il movimento, l’uso dei gadget e il sistema di combattimento contribuiscono a questa immersione totale. Certo, qualche bug e alcuni cali di frame rate si notano, ma non compromettono l’esperienza complessiva.

Sporcarsi le bat-mani

L’interfaccia è intuitiva come poche altre. Essendo in prima persona, il gioco permette di interagire con il mondo usando direttamente le mani, aumentando esponenzialmente il senso di immedesimazione.

Ogni momento di esplorazione e combattimento vibra di un’intensità inedita. Ci si ritrova soli nelle fogne di Gotham, con il proprio respiro come unica compagnia, voltando un angolo con la tensione e il timore dell’ignoto.

I combattimenti, poi, richiedono impegno fisico, ma risultano incredibilmente gratificanti. Il sistema free flow, caratteristico della serie, è stato adattato alla VR con maestria, rendendo ogni scontro dinamico e spettacolare.

Le sequenze stealth ed esplorative sono state ben implementate, offrendo una varietà di attività che rendono Gotham più viva che mai.

Infine voglio sottolineare con immensa soddisfazione come il gioco sia interamente doppiato in italiano, questo ci porta ad un livello di immersione ancora più alto, sentendosi completamente parte del mondo di gioco. Doppiaggio in italiano tra l’altro stupendo con la voce di Batman interpretata da Marco Balzarotti.

Conclusione

Nonostante il ritmo a volte lento a causa di fasi di esplorazione e cutscene spesso lunghe che interrompono il flusso di gioco, Arkham Shadow offre un’esperienza VR unica nel suo genere, un gioco che riesce a catturare l’essenza del Cavaliere Oscuro regalando ai videogiocatori ore di divertimento. Un titolo solido per VR impreziosito dal doppiaggio in italiano che è una manna dal cielo.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Meta Quest 3, Meta Quest 3S
  • Data uscita: 22/10/2024
  • Prezzo45,99 €

Ho giocato a Batman: Arkham Shadow su Meta Quest 3S.

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Recensioni

Donkey Kong Country Returns HD – Recensione

Oltre all’attesissimo annuncio di Switch 2, questo mese Nintendo ha fatto molto parlare di sé anche per un videogioco che merita l’attenzione di tutti i fan della Grande N. Stiamo parlando naturalmente del gioco che sarà oggetto di questa recensione: Donkey Kong Country Returns HD, una versione rimasterizzata del classico gioco d’avventura platform sviluppato da Retro Studios e pubblicato da Nintendo.

La versione originale uscì nel 2010 per Nintendo Wii, riscuotendo un grande successo per il suo ritorno alle radici della serie Donkey Kong, con grafica in 2.5D, gameplay classico e una sfida coinvolgente. Scopriamo dunque se anche la rimasterizzazione sia invecchiata bene nella nostra recensione di Donkey Kong Country Returns HD.

Differenze e conferme

La versione HD di Donkey Kong Country offre una grafica migliorata, texture più nitide e colori più vividi. La risoluzione in alta definizione porta un notevole miglioramento visivo rispetto alla versione originale per Wii, che girava a una risoluzione inferiore.

Le ambientazioni e i dettagli dei personaggi sono stati rimasterizzati per sfruttare appieno le capacità della console Switch, conferendo al gioco un aspetto moderno pur mantenendo lo stile artistico iconico della serie, anche se, c’è da dire, che ormai anche la Switch mostra il fianco a palesi limiti tecnici a livello hardware.

Confrontando con altri titoli della serie Donkey Kong, Country Returns HD si distingue per la sua difficoltà equilibrata e il design dei livelli innovativo. Mentre i giochi precedenti, come Donkey Kong Country per SNES, erano noti per la loro sfida elevata, Returns HD offre una curva di apprendimento più accessibile, pur mantenendo sfide gratificanti per i giocatori esperti.

Giungla “rimasterizzata”

La grafica è uno degli aspetti più evidenti nel confronto tra la versione per Switch e l’originale per Wii. La versione HD beneficia di texture e risoluzione migliorate, rendendo il mondo di Donkey Kong ancora più colorato, entusiasmante e dettagliato. Inoltre, i tempi di caricamento sono stati ridotti significativamente grazie all’hardware più potente della Switch.

Il gameplay di Donkey Kong Country Returns HD rimane fedele alla tradizione della serie, offrendo livelli ricchi di azione, platforming preciso e sfide impegnative. I controlli sono stati ottimizzati per la console Switch, sfruttando i Joy-Con e la modalità portatile. Anche se ho trovato giovamento nell’uso del controller Nintendo senza fili, molto più preciso rispetto ai Joy-Con che mostrano i classici problemi con lievi imprecisioni.

Dal punto di vista della giocabilità quindi la versione per Switch introduce alcuni miglioramenti nei controlli, rendendo l’esperienza complessiva più piacevole. Tuttavia, la versione originale per Wii, da me giocata all’epoca, offriva un’esperienza unica con il sistema di controllo a movimento, che permetteva ai giocatori di scuotere il telecomando Wii per eseguire determinate azioni. Questa caratteristica è stata rimossa nella versione HD è vero, ma la precisione e la reattività dei controlli con i Joy-Con compensano questa mancanza.

Donkey Kong Country Returns HD Recensione: nave pirati

La versione per Switch introduce, inoltre, anche alcune nuove caratteristiche, come la possibilità di giocare in modalità co-op locale con un amico, utilizzando i Joy-Con appunto (graditissima feature). La modalità cooperativa locale è un’aggiunta gradita nella versione Switch, permettendo a due giocatori di collaborare facilmente in ogni livello. Nella versione per Wii, la co-op era possibile, ma i controlli separati dei telecomandi Wii potevano risultare meno intuitivi rispetto ai Joy-Con.

Il design dei livelli in Donkey Kong Country Returns HD rimane uno dei punti di forza del gioco. Ogni livello è progettato con cura, offrendo una varietà di sfide che richiedono precisione e abilità. I livelli sono ricchi di segreti nascosti, collezionabili e aree bonus, incentivando l’esplorazione e il rigiocare per completare il gioco al 100%.

Kong a confronto

Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country: Tropical Freeze, Returns HD mantiene un approccio più tradizionale al design dei livelli. Tropical Freeze, uscito inizialmente per Wii U e successivamente per Switch, introduce nuove meccaniche di gioco e personaggi giocabili con abilità uniche, ampliando ulteriormente la profondità del gameplay che molti hanno apprezzato.

Tuttavia, Returns HD si concentra sulla raffinatezza del platforming classico, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca per i fan che hanno superato gli -anta, nonostante sia un prodotto idoneo per tutti i tipi di giocatori.

Il ritmo della giungla

La colonna sonora di Donkey Kong Country Returns HD è un altro elemento che merita attenzione. Composta da David Wise, noto per il suo lavoro nella serie Donkey Kong Country originale per SNES, la colonna sonora combina nuovi brani con arrangiamenti moderni dei temi classici. La musica accompagna perfettamente l’azione di gioco, creando un’atmosfera coinvolgente e che sa di “casa”.

La versione originale per Wii presentava già una colonna sonora eccezionale, ma la versione HD offre un’esperienza audio migliorata grazie alla qualità superiore del suono sulla console Switch. Gli effetti sonori e le tracce musicali risultano più chiari e dettagliati.

Donkey Kong Country Returns HD Recensione: corsa rinoceronte

Donkey Kong Country Returns HD offre una ottima longevità, grazie alla varietà di livelli e alle sfide proposte. Completare il gioco al 100% richiede tempo e dedizione, nonchè nervi saldi poiché ogni livello nasconde collezionabili e aree bonus che devono essere scoperte. La modalità co-op aggiunge un ulteriore livello di rigiocabilità, permettendo ai giocatori di affrontare il gioco insieme ad amici e familiari.

Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country 2: Diddy’s Kong Quest per SNES, Returns HD offre un’esperienza più accessibile in termini di difficoltà, ma mantiene comunque un alto livello di sfida per coloro che cercano di completare ogni aspetto del gioco. La varietà di ambientazioni e nemici contribuisce a mantenere l’esperienza ai massimi livelli, incentivando i giocatori a esplorare ogni angolo del gioco.

Conclusione

Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è una rivisitazione eccellente di un classico moderno. La grafica migliorata, i controlli ottimizzati e le nuove caratteristiche, come la modalità co-op, rendono questa versione un must per i fan della serie e per i nuovi giocatori. Il confronto con la versione originale per Wii evidenzia i notevoli miglioramenti visivi e di gameplay, pur mantenendo l’essenza del gioco che ha conquistato i cuori dei giocatori nel 2010.

La serie Donkey Kong ha una lunga storia di titoli amati e innovativi. Donkey Kong Country Returns HD si inserisce perfettamente in questa tradizione, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca che saprà soddisfare sia i fan di vecchia data che i nuovi arrivati. Se sei alla ricerca di un’avventura platform impegnativa e gratificante, Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è sicuramente un titolo da non perdere.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Nintendo Switch
  • Data uscita: 16/01/2025
  • Prezzo59,99 €

Ho giocato dal day one il gioco su Nintendo Switch

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Editoriali

Red Dead Redemption II: un viaggio dal selvaggio west all’era contemporanea

Avete presente svegliarsi la mattina, uscire sul balcone e sentire l’odore di terra umida, qualche zoccolo di cavallo che echeggia nell’aria, quell’aria frizzantina tipica della mattina presto. I primi bottegai che aprono il proprio esercizio…maniscalchi, empori ed il saloon che probabilmente è rimasto aperto tutta notte. Vi affacciate, un paio di cavalli ad abbeverarsi, il sole che sorge da dietro le montagne e voi, con la vostra sigaretta, non ricordando come su quel balcone ci siete finiti, l’ultima cosa che ricordate è che la sera prima, in quel saloon proprio sotto di voi stavate scazzottando con un  tipo che aveva riso di voi e si era fatto sentire (cit). No, probabilmente non avete presente, a meno che non abbiate una macchina del tempo e siete Marty McFly o tranne che non abbiate giocato a Red Dead Redemption II!

Red Dead Redemption II, sviluppato da Rockstar Games, è stato acclamato come uno dei migliori giochi del decennio dal momento della sua uscita nel 2018. Ambientato nel 1899, alla fine dell’era del selvaggio West, il gioco segue le avventure di Arthur Morgan e della gang di Dutch van der Linde mentre cercano di sopravvivere in un mondo che cambia rapidamente.

Ma come possiamo attualizzare un titolo così specifico e storico ai giorni nostri? Esploriamo insieme come Red Dead Redemption II rimane rilevante nel contesto attuale, sia nel panorama dei videogiochi che nella cultura popolare. E soprattutto rispondiamo alla domanda delle domande: RDR II oggi, a distanza di oltre un lustro è ancora un titolo attuale? Non spoiler immagino non vi sorprender: sì, lo è. Ma scopriamo anche perché.

L’immersione nel dettaglio

Uno dei punti di forza di Red Dead Redemption II è la sua incredibile attenzione ai dettagli. Ogni aspetto del mondo di gioco è stato curato meticolosamente, dai paesaggi mozzafiato alle animazioni realistiche dei personaggi. Questo livello di dettaglio ha stabilito nuovi standard per l’industria dei videogiochi, influenzando titoli successivi e spingendo gli sviluppatori a investire maggiormente nella qualità visiva e nella narrazione interattiva.

Non possiamo non citare i muscoli del cavallo che si muovono fisicamente (inteso che la fisica è realistica) quando galoppa; non possiamo non citare le espressioni dei volti dei personaggi, giocanti e non; la barba di Arthur che col passare dei giorni cresce (ci si può anche radere si); l’intricata gestione del personaggio: Arthur deve mangiare e mangiare bene, riposare, stessa cosa il cavallo, insomma una gestione a 360 gradi dello sviluppo dei personaggi.

Non possiamo non citare la cura degli arredi e chissà quante cose ci siamo persi, RDR II è come un ottimo libro, più lo si gioca (o si rigioca) e più si scoprono dettagli.

In un’epoca in cui la realtà virtuale e aumentata stanno diventando sempre più popolari, la capacità di Red Dead Redemption II di immergere i giocatori nel suo mondo è più rilevante che mai. Anche se non è un gioco VR, la sua esperienza coinvolgente prefigura ciò che potrebbe essere possibile con tecnologie future.

Abbiamo citato gli NPC. Incredibile quanto questi siano autonomi. Non vedrete mai un solo personaggio non giocante in attesa del vostro arrivo per “recitare la sua battuta”, come avviene negli action GDR più recenti e penso a Hogwarts Legacy e Starfield, solo per fare due esempi famosi (quello che più si avvicina a RDR II è probabilmente Cyberpunk 2077, dopo un inizio difficile, un piccolo capolavoro anche lui).

Gli NPC vivono di vita propria, sicuramente con routine pre impostate, ma routine complesse, molto complesse tanto che addirittura se salvate un NPC secondario nelle piccole missioni in lungo e largo per la mappa, potrebbe capitare di reincontrarlo in altro luogo con lui che si ricorderà di voi continuando a ringraziarvi. Uno spettacolo.

Red Dead Redemption II Saloon

La narrazione contemporanea

La trama di Red Dead Redemption II, nonostante sia ambientata più di un secolo fa, affronta temi universali e senza tempo come la lealtà, la redenzione e il conflitto tra modernità e tradizione. Questi temi risuonano ancora oggi, in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali.

La storia di Arthur Morgan e della gang di Dutch potrebbe facilmente essere vista come una metafora delle difficoltà che molte persone affrontano nel cercare di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. Questo tema viene ripreso più volte nel gioco ed è sempre tremendamente attuale. I protagonisti, ad un certo punto, risultano quasi vittime di un sistema che sta cambiando e li sta travolgendo senza scampo.

E nella narrazione questo disagio si percepisce vivido. Tanto da spiazzare anche l’utente… ed a me è capitato, quando da un paesaggio tipico western, le città di legno, i saloon e tutto il resto, ci si immerge nella città di Saint Denis, in piena rivoluzione industriale, con fabbriche, elettricità, tram, cinema e tutto (o quasi) ciò che siamo abituati ad incontrare nelle moderne città.

Infine, la narrazione non lineare e le scelte morali del gioco permettono ai giocatori di riflettere sulle proprie decisioni e sulle loro conseguenze, rendendo Red Dead Redemption II un’esperienza profondamente personale e attuale.

Una esperienza, perché di esperienza si tratta, che può essere rigiocata infinitamente prendendo altre vie e facendo altre scelte. Certo, la narrazione non cambierà, le missioni principali quelle sono ed alla fine la storia vi porterà sempre al solito punto, ma come ci arriverete dipenderà solo da voi.

Red Dead Redemption II: Alba

L’impatto sulla cultura popolare

Red Dead Redemption II ha decisamente lasciato un’impronta significativa sulla cultura popolare. I suoi personaggi indimenticabili, le citazioni iconiche e le ambientazioni suggestive sono diventati punti di riferimento nel mondo dei videogiochi e oltre. Le comunità di fan sono ancora attive e ansiose di condividere gameplay e contenuti, teorie e racconti personali legati alle loro esperienze di gioco.

Anche al di fuori del mondo dei videogiochi, Red Dead Redemption II ha influenzato altri media. Film e serie TV hanno tratto ispirazione dalla sua estetica e dalle sue tematiche, dimostrando che i confini tra i diversi media stanno diventando sempre più fluidi.

Lezioni di storia interattiva

Un altro aspetto interessante di Red Dead Redemption II è il suo valore educativo. Il gioco offre uno spaccato della vita nel selvaggio West e delle sfide affrontate dalle persone dell’epoca. Anche se non sostituisce un libro di storia, può essere un complemento avvincente per chi è interessato a conoscere meglio quel periodo.

Le interazioni con i personaggi, gli eventi storici rappresentati e i dettagli culturali accurati permettono ai giocatori di immergersi in un contesto storico in modo coinvolgente. Purtroppo, il videogioco come strumento didattico in Italia, è ancora uno sconosciuto, tranne pochissimi casi sporadici.

Evoluzione dell’industria dei videogiochi

Red Dead Redemption II ha anche avuto un impatto significativo sull’industria dei videogiochi stessa. Ha dimostrato che c’è un mercato per giochi di alta qualità con storie profonde e mondi dettagliati, incoraggiando altri sviluppatori a perseguire progetti ambiziosi. Inoltre, il successo del gioco ha evidenziato l’importanza di una buona narrazione, spingendo l’industria a investire di più in scrittori e sceneggiatori di talento. Personalmente credo che, altro che titoli quadrupla A dei nostri giorni (o presunti tali)… Arthur e i suoi avrebbero meritato la quadrupla A!

In un’epoca in cui i giochi multiplayer e free-to-play dominano, Red Dead Redemption II ha dimostrato che c’è ancora un pubblico appassionato di esperienze di gioco single-player, ben fatte e narrative. Questo equilibrio tra innovazione e tradizione è fondamentale per il futuro dell’industria dei videogiochi.

Red Dead Redemption II Online

Tecnologia ed innovazione

Dal punto di vista tecnico, Red Dead Redemption II ha introdotto diverse innovazioni che continuano a influenzare lo sviluppo di giochi contemporanei. Il motore grafico, la fisica avanzata e l’intelligenza artificiale dei personaggi non giocanti sono solo alcuni degli aspetti che hanno stabilito nuovi standard.

Il gioco utilizza tecniche avanzate di rendering per creare effetti visivi realistici, come la simulazione della luce e del tempo atmosferico. Queste tecnologie non solo migliorano l’estetica del gioco, ma aumentano anche il senso di immersione dei giocatori.

L’ecosistema online

Anche se Red Dead Redemption II è principalmente conosciuto per la sua campagna single-player, l’espansione online, Red Dead Online, ha creato un nuovo modo per i giocatori di vivere il selvaggio West. Questa modalità ha permesso di creare una comunità globale di giocatori, fornendo nuove avventure e contenuti regolari. Anche se Red Dead Online non ha avuto lo stesso impatto di GTA Online, è comunque un esempio.

Red Dead è un gioco completo sotto tutti i punti di vista. Errori tecnici e bug sono quasi infinitesimali. Una esperienza che consiglio a davvero tutti, giocatori maturi e non. Un gioco che non sente assolutamente il peso degli anni, che scalzerebbe tranquillamente un giocone dei giorni attuali e che regala ancora ore ed ore di divertimento.

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