Il 29 settembre 2022, Google annuncia che Stadia chiuderà il 18 gennaio 2023, perché «non ha guadagnato la popolarità che ci aspettavamo». In questo articolo ripercorriamo la breve vita del cloud gaming secondo Google e spieghiamo cos’è stato Stadia per l’industria videoludica.
L’inizio
Nel 2018, con l’arrivo di Phil Harrison in Google, il progetto “Stadia” prende forma. Inizialmente con il nome di Project Stream (in collaborazione con Ubisoft) e successivamente Project Yeti; si esplorano le possibilità del Cloud Streaming. Stadia è il plurale di Stadium (in latino) e sta a significare luogo aperto dedito all’intrattenimento, lasciando intravedere, così facendo, la possibilità di usufruire di uno spazio dove una persona può sia “sedersi” e guardare che prendere parte attiva all’azione. Stadia nasce ufficialmente il 19 novembre 2019, con un alone di scetticismo ad avvolgerne l’attesa.
Personalmente ne preordino la Premium Edition (le Founder Edition che consentivano piccoli vantaggi in più erano già terminate): per quanto mi riguarda l’attesa era spasmodica. Google Stadia consta semplicemente di un Chromecast Ultra e di un controller, il quale, collegandosi via Wifi al Chromecast, apre un mondo videoludico davvero “magico”: quello del cloud streaming che con Stadia, forse per la prima volta, gli utenti toccano seriamente con mano.
Caratteristiche di Google Stadia
Quali sono i vantaggi di tale piattaforma? L’eliminazione in pratica dell’hardware, che lo mette Google: l’utente deve solo procurarsi, casomai decidesse di sfruttarne tutte le potenzialità, una connessione adeguata, per evitare il fastidioso lag (ritardo tra l’input e l’output). Consideriamo, infatti, che con Stadia non stiamo giocando online ma siamo connessi ad un server che sta facendo “girare” il gioco prescelto, una specie di “Netflix” dei videogiochi.
L’utente ha bisogno di una connessione veloce quindi che consenta almeno i 10 Mbps come riferimento minimo, per giocare ai massimi livelli. Google raccomanda invece una connessione che raggiunga i 35 Mbps. Consiglio personale: per verificare la propria velocità, utilizzate lo strumento messo a disposizione da Google stesso, invece delle classiche applicazioni che permettono di verificare la connessione.
Il punto nodale è sincronizzare il momento in cui l’utente preme un tasto sul controller con quello in cui l’azione si ripercuote su schermo. Qui, oltre l’affidabilità della connessione dell’utente, è dovuta entrare in gioco necessariamente l’intelligenza artificiale, che ha il compito di “predire” in una situazione di quale tasto sarebbe più conveniente premere “preparandosi” all’evento e minimizzando i tempi di risposta. Ovviamente è un sistema adattivo che impara gradualmente mentre l’utente gioca.
Dati tecnici
Ma snoccioliamo due dati sulle caratteristiche dell’architettura di Stadia: Cpu x86 personalizzata a 2,7 Ghz con hyper-threated, AVX2 SIMD e 9,5 Mb cache L2+L3, GPU AMD personalizzata con memoria HBM2 e 56 unità computazionali capaci di generare 10,7 teraflops (non “spalmati” tra tutti gli utenti ma ad effettiva disposizione di ogni singolo utente, conferma Google), 16 Gb RAM con prestazioni fino a 484 GB/s, archiviazione su SSD Cloud (dati Google).
L’azienda afferma comunque che questo è il suo sistema di prima generazione con l’idea che l’hardware col tempo sarebbe migliorato senza richiedere alcun tipo di aggiornamento da parte dell’utente. Appare chiaro come un sistema di questo tipo surclassi le console nextgen presenti sul mercato e, nelle idee di Google, anche quelle del futuro.
Altro vantaggio: normalmente in un gioco multiplayer, che si aggancia ad un server dedicato, il client gira sulla macchina in locale. Con Stadia invece il client è un’appendice del server che gira quindi sulla stessa rete, ad una velocità molto più elevata ovviamente, quindi anche per il multiplayer Stadia è un passo avanti
Libreria titoli e abbonamenti
Quali giochi, in soldoni, sono disponibili per Stadia? Una lista di prodotti è presente sul sito ufficiale; scorrendo il catalogo, si può notare come lo stesso sia piuttosto scarno, con pochi titoli tripla A a disposizione: Fifa 22, Assassin’s Creed: Valhalla – che abbiamo recensito – e Odyssey, Red Dead Redemption 2, Doom Eternal e poco altro.
Per il resto, l’abbonamento Pro (consente di accedere a giochi gratuiti e di usufruire della tecnologia più avanzata a 4K HDR e suono surround 5.1 al costo di 9,99 euro al mese) che dovrebbe competere con l’Xbox Game Pass e il Playstation Plus, non riesce nell’intento di mettere a disposizione degli abbonati dei titoli veramente validi. Microsoft ad esempio, che addirittura, per una manciata di euro in più, consente di mettere le mani su succosi titoli anche al Day One.
Competitor
C’è da dire anche che dal 2019 ad oggi, a parte i servizi in streaming di Sony e Microsoft, e l’appena arrivato in Italia SHADOW, si è imposto di prepotenza anche GeForce Now, piattaforma streaming di Nvidia – che abbiamo messo a confronto con Google Stadia.
Quest’ultima prevede degli abbonamenti, tre per la precisione che consentono in modo scalare, di ricevere più o meno vantaggi. Quello top costa circa 17 euro al mese o 100 euro ogni sei mesi, per godere della massima tecnologia e dell’accesso prioritario ai server. Con il servizio di Google condivide un difetto: per giocare ai titoli più innovativi e recenti bisogna acquistarli.
Non giriamoci intorno: il più grande problema di Stadia è stato il costo, e le modalità d’acquisto, dei videogiochi. Benché siano previsti giochi gratuiti con l’abbonamento Pro, mi aspetto che se pago un abbonamento sia possibile giocare a tutto, o quasi, senza spendere più un euro, alla stregua di Netflix per le serie TV.
Considerazioni finali
Considerando che anche lo studio interno di Google, lo Stadia Games ed Entertainment, è stato chiuso ritenendo lo sviluppo dei videogiochi troppo oneroso e relegando, di fatto, Stadia a un contenitore di prodotti sviluppati da terze parti, ecco che si delineano le cause che, in un certo qual modo, hanno portato ad una sorta di “fallimento” Stadia.
Nell’ultimo periodo, la piattaforma ha ricevuto un “depotenziamento”, con l’utenza che, stando alle statistiche, privilegia gli abbonamenti Sony e Microsoft (che parimenti a Stadia consentono il Cloud Gaming) e che, per un prezzo simile a quello di Google, offrono più titoli senza l’obbligo di acquistarli e una più adeguata importanza dei giochi compresi nel Pass.
In definitiva, il cloud gaming è ancora oggi una grande incognita, ma Google Stadia è stata soprattutto vittima di una pessima scelta commerciale.