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Nintendo Direct potrebbe arrivare a breve

Nintendo ha pubblicato con estrema sorpresa proprio ieri il suo attesissimo Nintendo Direct Mini. Nonostante ci fossero diversi leak che parlavano di un Nintendo Direct, non è stato fatto nessun annuncio ufficiale anticipato e tutti avevamo perso le speranze.

Però, all’improvviso, è spuntato nella sua forma Mini. La desinenza finale sta nella durata del video che è la metà rispetto alla sua forma classica.

2K annuncia i suoi migliori titoli di punta per Nintendo Switch

Perché Mini?

Ci sono stati diversi titoli annunciati, anche di grande impatto per essere delle terze parti. Non si tratta di nulla realmente nuovo e che non era già stato discusso prima ufficialmente.

Personalmente mi fa piacere avere la possibilità di giocare in portabilità XCOM 2, finire la saga di Bioshock e provare Borderland, ma mi aspettavo di più. Anche Xenoblade Chronicles e Bravely Default II sono titoli estremamente interessanti, ma ancora non mi basta.

Mi aspettavo qualche news su Zelda: Breath of The Wild 2 o qualche altra IP Nintendo che potesse farci gridare al miracolo, ma non è arrivata. Però possiamo stare tranquilli, perché i dati sono a nostro favore.

I dati

Sono andato a spulciare all’interno degli archivi Nintendo alla ricerca dei Nintendo Direct Mini, perché mi suona molto strano, che in un periodo in cui la community stia letteralmente impazzendo per gli annunci digitali della Nintendo, la casa di Kyoto decida per una versione dimezzata.

Il primo Nintendo Direct è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 e l’ultimo è stato il numero 63 considerando anche gli speciali per singolo videogame e quelli dell’E3. Solamente 5 di questi sono stati dei Nintendo Direct Mini, ma è sempre stato seguito da un Nintendo Direct di un’ora con una frequenza media di 30 giorni.

In altre parole, ci sono alte possibilità che entro la fine di Aprile ci sarà un altro Nintendo Direct, che ci darà dettagli sulle IP Nintendo che tanto vogliamo.

Data Tipologia Differenza in giorni
27/11/2012 Mini 8
05/12/2012 Classico
13/03/2013 Mini 35
17/04/2013 Classico
18/07/2013 Mini 20
07/08/2013 Classico
11/01/2018 Mini 56
08/03/2018 Classico
Media 29,75

Personalmente mi auguro che si cominci a parlare di Zelda: Breath of The Wild 2, perché il titolo è stato annunciato durante lo scorso E3.

Allo stesso modo, mi auguro che ci sia detto di più in merito a Metroid Prime 4, anche se è stato rinviato. Nel frattempo potremmo almeno consolarci con la trilogia di Metroid Prime, se fosse annunciata entro l’anno.

E voi, quali titoli vorresti vedere quest’anno su Switch?

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Editoriali

Nintendo Switch, il dramma di averlo comprato in ritardo

Le vicende di questo articolo si basano su una storia vera, la mia. Sono un fiero possessore di Nintendo Switch, che è purtroppo arrivata in casa in ritardo. Solamente nel 2019. Purtroppo, queste mancanza di puntualità non mi ha permesso ancora di giocare alcuni dei maggiori titoli della console, poiché mi è ancora estremamente complesso recuperarli a causa del mio essere un lavoratore.

A questo, bisogna aggiungere che c’è una profonda differenza tra le ultimissime generazioni Nintendo e l’attuale, che rendono tutto più complicato. I motivi sono due: il ritorno ai videogiochi difficili e l’enorme quantità di titoli presenti su Nintendo Switch, che rendono l’acquisto di una Switch oggi un vero e proprio dramma.

Videogiochi difficili

Sappiamo che essere un gamer può essere estremamente impegnativo. Ci sono videogame che ci mettono a dura prova e che rischiamo di abbandonare per il senso di frustrazione che ci provocano. Questo sistema è stato ampiamente usato agli albori dell’industria e in moltissimi casi negli anni ’90. Infatti, come insegna Super Metroid, per motivi tecnologici, si rendeva volutamente difficile determinati titoli costringendo i videogiocatori a dover ripetere la stessa sequenza diverse volte, prima di riuscire ad arrivare alla fine.

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Le ultime generazioni, invece, hanno goduto di videogiochi più semplici da portare a termine, anche perché la mole di titoli è stata incredibilmente più ampia, così da bilanciare i due fattori. Ovviamente per la mia felicità, quest’ultima generazione fa eccezione.

Siamo nell’era del Postmodernismo nei videogiochi, in cui i remaster e i titoli indie hanno un peso specifico importante. Entrambi queste tipologie di giochi fanno riferimento all’epoca degli anni ’90, dove spesso i videogame erano più complicati di oggi. Questo significa che abbiamo tanti giochi, ma molti sono videogame degli anni ’90, difficili e impegnativi.

Un’infinità di videogiochi lunghissimi

La Nintendo Switch conta attualmente 2190 titoli. Il Nintendo 64 ha nella sua lista un totale di 388 videogiochi, mentre il Nintendo Gamecube ha avuto un parco titoli di 657 titoli. Storia a parte fa l’altra casa giapponese, la Sony, in cui il numero di titoli è sempre stato elevato anche nelle precedente generazione.

Però, Nintendo si distingue per un’importante aggiunta che i competitor non hanno in una forma così decisa, le Intellectual Property, i giochi prodotti dalla stessa Nintendo, che hanno fatto la storia videoludica di questo pianeta.

Le IP Nintendo da giocare assolutamente sono aumentate nel tempo, perché è migliorata la qualità di alcune di quelle saghe considerate minori. Basti pensare a Fire Emblem: Three Houses che è diventato un titolo di punta dell’azienda.

Inoltre, i titoli made-in Nintendo hanno una longevità non trascurabile, tanto da rendere il contesto della grande N molto più denso. Di conseguenza, per un fan Nintendo, la generazione attuale è molto impegnativa, perché potrebbe costringere molti giocatori a dove lasciare alcuni titoli indietro.

A queste difficoltà, bisogna aggiungere una precisa politica aziendale, che ha deciso di aprire alle terze parti. Se a questo uniamo l’esplosione del mercato indie, estremamente pieno di ottimi titoli, se non capolavori, allora otteniamo un mix esplosivo che ha fatto la fortuna del Nintendo Switch e la sfortuna di chi vuole giocare tutto, ma non ne ha il tempo.

Le IP Nintendo sono tantissime
Le IP Nintendo sono tantissime!

Il mio caso

Nel mio caso, il ritardo dell’acquisto del Nintendo Switch mi ha portato a non poter giocare a tanti titoli importanti che devo ancora recuperare come Luigi’s Mansion 3, Astral Chain o The Legend of Zelda: Link’s Awakening. Infatti, ho potuto giocare solamente pochi titoli a causa della loro importante longevità.

Se prima sarebbe stato fattibile giocare a Fire Emblem: Three Houses con calma, oggi bisogna scontrarsi con l’idea che dopo un mese arriva Astral Chain, subito dopo The Legend of Zelda: Link’s Awakening e poi Luigi’s Mansion 3.

zelda-recensioni-ilvideogiocatore

Oppure, mentre oggi stai ancora giocando a The Legend of Zelda: Breath Of the Wild, con la sua durata media di oltre 90 ore, sono già usciti Splatoon 2 e ARMS. Però vuoi provare Super Mario Odyssey e dopo poco è già arrivato Xenoblade Chronicles 2, che ti impegnerà quasi tanto tempo come Zelda.

E la cosa sconvolgente è che in tutti questi esempi, non sono stati nominati tutti i titoli indipendenti e remaster, che dovrebbero essere recuperati assolutamente. Tra tutti i metroidvania ,come Dead Cells e SteamWorld Dig 2 agli ottimi remaster come Devil May Cry 3.

La Soluzione

La mia soluzione è scegliere con largo anticipo i titoli che voglio giocare necessariamente e comprarli incondizionatamente. Magari acquistandoli in preorder, anche rischiando di aumentare il proprio backlog. A questo punto, devo solo giocarli, terminandoli la prima volta completando solamente la storia principale. Ormai molti videogiochi godono di una buona rigiocabilità, effettivamente difficile da praticare per chi ha poco tempo come me, ma comunque possibile.

Fire-Emblem-Three-Houses-Ilvideogiocatore

Ovviamente, a questa strategia bisogna unire una buona organizzazione in modo tale da riuscire a completare un videogame prima che il prossimo acquisto sia disponibile. In alcuni casi, i titoli che vorremmo giocare non avranno una longevità enorme come Fire Emblem: Three Houses o Xenoblade Chronicles 2 e magari, dopo un’unica run di Super Mario Odyssey, potremmo inserire altri titoli che richiedono meno tempo.

Conclusione

Il panorama Nintendo è cambiato totalmente. Adesso la grande N ha deciso di aprire a molte terze parti. Questa scelta, unita all’esplosione del mercato indie, porta il Nintendo Switch, solo ad oggi, ad avere circa il 50% di titoli in più rispetto alle generazioni precedenti.

In più, rispetto alla concorrenti la casa di Kyoto ha molte IP con un’alta longevità.

Bisogna dunque avere delle buone tecniche di gestione per poter giocare almeno tutti i titoli principali. Soprattutto se avete acquistato il Nintendo Switch in ritardo, come me.

Nello specifico, consiglio di preordinare i titoli che volete giocare assolutamente e portarli a termine prima che esca il successivo, lavorando sull’ottimizzazione dei tempi nei periodi più caldi, cioè la primavera e l’autunno.

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Società

Le insidie di Animal Crossing: New Horizons durante il Coronavirus

Marzo 2020 è il mese di Animal Crossing: New Horizons per Nintendo Switch. Il titolo della grande N sta ricevendo recensioni fantastiche da tutte le redazioni del mondo e si prepara a fare grandi incassi. Il life simulator nipponico è stato definito come il migliore della serie, o comunque ad altissimi livelli insieme a New Leaf per Nintendo 3DS.

Rispetto ai precedenti capitoli, Animal Crossing per Nintendo Switch si colloca in un momento nefasto per la società mondiale, quello del coronavirus.

Il coronavirus è attualmente un problema molto più serio nel Bel Paese e potrebbe cambiare, anche solo momentaneamente la percezione che abbiamo dei videogiochi, compreso Animal Crossing.

Animal Crossing: New Horizons

Il problema sociale

Bisogna premettere che nonostante gli italiani siano amanti delle console, i videogame non sono all’interno del tessuto sociale come in molte altre nazioni, soprattutto asiatiche. Di conseguenza, il gamer italiano è ancora oggi identificato come un casual gamer che ama i videogiochi tripla A, con amore incondizionato per i simulatori di calcio e gli sparatutto mainstream.

Tutta questa serie di fattori definisce una nazione di videogiocatori volenterosa nel voler colmare il vuoto sociale con i videogame, ma allo stesso tempo impreparata ad affrontare una nicchia ad alto rischio di dipendenza come i life simulator.

Durante la mia adolescenza, ho vissuto un’estate travagliata a causa di un trasferimento in un’altra città. Era l’era degli MMORPG e so quanto videogiochi come World of Warcraft possano causare dipendenza, soprattutto se le alternative sociali sono, anche solo momentaneamente, basse. Infatti, una volta entrato in una seconda vita virtuale, anche dopo che le cose si sono assestate, avevo un senso del dover che mi costringeva ad andare avanti, anche oltre il vero e puro divertimento. Così anche in stagioni come la primavera, anche se avevo nuovi amici, mi sono ritrovato a esser costretto a livellare il mio personaggio per non rimanere indietro con gli altri membri del party o raid.

World Of Warcraft: Classic

La patologia

La dipendenza patologia da videogiochi, sia online che offline, nonostante la nomenclatura ufficiale sia Internet Gaming, è una dipendenza comportamentale inserita nel DSM-5, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Nonostante gli psicologi parlino di videogame in generale, dobbiamo tener conto che le patologie si diffondono molto più velocemente in un ambiente alterato quale può essere quello della reclusione in casa a causa di una pandemia come il Covid-19.

Molti di noi, per scherzo o meno, scrivono sui social di questa permanenza a casa come una prigionia e sicuramente molti videogame online, come i già citati MMORPG, oppure videogiochi più in voga come Fortnite, possono essere fonte di distrazione.

A differenza degli altri, Animal Crossing è quella ventata di novità molto pericolosa per chi non sa gestirla. Per chi non lo conosce, il titolo Nintendo è pensato per essere giocato ogni giorno, anche poche ore, ma ogni giorno. I cambiamenti climatici e le ore sono scandite da quelle reali, una seconda vita a tutti gli effetti. E così a noi piace, in fondo.

Il problema reale nasce quando la seconda vita diventa l’unica. Anche non volendo, un videogiocatore non abituato all’esperienza potrebbe finire dentro il colorato mondo di Animal Crossing trovando un conforto sociale che rischia di protrarsi anche in estate, quando si spera che l’epidemia nazionale finirà.

Conclusione

Vi consiglio di acquistare Animal Crossing: New Horizons anche durante il coronavirus. Giocateci, divertitevi, ma non fate solo questo. Il problema è sempre la modalità d’uso, non il prodotto. Ricordatevi che a casa abbiamo tante passioni che possiamo coltivare. Tra le attività passive, oltre ai videogiochi, ci sono ad esempio i libri e film.

Per questo motivo la mia soluzione sta nella varietà delle attività. Videogiochi, serie tv, libri. Fatele tutte, un po’ alla volta, così da non abituare il vostro cervello a un unico stimolo e tenerlo attivo a nuove esperienza e stimoli, così che quando ci sarà la possibilità di poter uscire da casa e fare altre esperienze fuori dalle quattro mura di casa, ne sarete invogliati, perché la nostra psiche è reattiva a nuove attività.

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Editoriali

Fire Emblem: Three Houses dura troppo

Ho appena finito di giocare Fire Emblem: Three Houses in modalità Classic a livello di difficoltà Hard. Sono un veterano della serie, li ho giocati (quasi) tutti e ho sempre apprezzato l’abilità della serie di accendermi il cervello.

La sua difficoltà ha contribuito a rendere Fire Emblem la serie di nicchia per eccellenza. Molti giocatori che ho conosciuto, e non solo causal gamer, non avevano idea di cosa sia Fire Emblem fino a poco tempo fa. Quando gli spiegavo le meccaniche erano abbastanza felici di non averlo mai giocato.

Fire Emblem non è di certo un gioco immediato e giocarlo con le regole originali porta spesso a un Gamer Over causato da un calcolo non accurato di un singolo spostamento. Inoltre, chi si affeziona ai personaggi, può seriamente dispiacersi ed essere frustrato dall’essere costretto a ricaricare continuamente il gioco.

Personalmente, ho giocato tutta la serie Fire Emblem cercando di non ricaricare mai. Solitamente la mia tecnica consiste nel sovrascrivere sempre lo stesso salvataggio in modo da non avere la tentazione di tornare indietro, se qualcosa va storto.

Ritengo che la serie simuli bene la guerra, con le sue morti. Una morte di un caro compagno è un evento che può accadere in battaglia, bisogna accettarlo e subirne le conseguenze che rendono il gioco estremamente più sfidante.

Fire Emblem: Genealogy Of The Holy War
Fire Emblem: Genealogy Of The Holy War

Un gioco per tutti

Fire Emblem: Three Houses è riuscito a tirar fuori probabilmente la miglior versione del gioco. Lo strategico a quadrettoni è perfetto per lo stile di Nintendo Switch.

L’ultimo capitolo della saga è riuscito nell’impresa di non essere più un gioco di nicchia che sopravvive al tempo, ma una vera e propria IP Nintendo di punta. Del resto, i ragazzi di Intelligent System hanno fatto un ottimo lavoro e oggi ne stanno raccogliendo i meritati frutti.

I principali punti di forza di Fire Emblem: Three Houses sono due: accessibilità e rigiocabilità.

Fire Emblem Three Houses rende benissimo su Nintendo Switch

Il tentativo di rendere più accessibile la serie già nelle versioni per Nintendo 3DS, ha fatto storcere il naso a molti fan, ma ritengo la scelta fondamentale per la trasformazione di Fire Emblem.

Le meccaniche classiche, che sono comunque selezionabili all’inizio di Fire Emblem: Three Houses, rendono il titolo abbastanza complesso per i neofiti. La possibilità di non aver la morte permanente e di diminuire il grado di difficoltà all’occorrenza, permettono a tutti di portare a termine il gioco almeno la prima volta. Successivamente, e con la pratica, si può rigiocare il titolo in una modalità più sfidante.

Proprio la rigiocabilità è il punto fondamentale della versione per Nintendo Switch. Fire Emblem è sempre stato un titolo da singola enorme run in cui si porta a termine il gioco, ci si gode il finale e si incastona la custodia nella libreria. Intelligent System ha deciso di cambiare questa tendenza già con Fire Emblem: Fates, ma la perfezione è stata raggiunta con le tre linee narrative del titolo per Nintendo Switch.

Fire Emblem: Fates
Fire Emblem: Fates

Fire Emblem: Three Houses è un titolo eccelso, che sarà ricordato nella storia come il capitolo della saga che è riuscito a rendere la serie accessibile, ma comunque divertente.

Le scelte fatte hanno reso Fire Emblem: Three Houses il grande titolo che i fan si aspettavano. Personalmente sono d’accordo, ma credo che il gioco abbia un importante difetto, che non gli permette di annoverarsi tra i grandi di casa Nintendo.

L’eccesso di longevità

Fire Emblem Three Houses si divide in due parti. La prima è composta da dodici capitoli uguali per tutte le tre casate. La seconda parte varia da 18 a 22 capitoli.

Ho impiegato 43 ore per terminare i 22 capitoli di Fire Emblem: Three Houses nella mia prima run con i Leoni Blu. La media globale è di 47 ore e 30 minuti. Di conseguenza, per completare interamente il gioco con tutte e tre le casate ci vogliono circa 150 ore. Ovviamente, come ci insegnano i giochi di ruolo, un’elevata longevità non è negativa, ma la ripetitività può esserlo.

Per citare un nome noto a tutti, Zelda: Breath Of The Wild ha una longevità importantissima, ma il titolo non annoia mai. La profonda differenza tra i due videogame risiede proprio nella grande gioia nel perdersi tra i meandri di Hyrule e nella noia delle ultime dieci ore di Fire Emblem: Three Houses.

zelda-recensioni-ilvideogiocatore

A differenza di quello che si può pensare, c’è un enorme controsenso. La storyline di Fire Emblem è molto intrigante e tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Il motivo principale per cui ho deciso di portare a termine il gioco è proprio capire come sarebbe andata a finire.

La ripetitività

Nonostante l’ultimo capitolo di Fire Emblem non pecchi nella trama, il titolo si perde nella ripetitiva gestione dell’accademia e nelle battaglie inutilmente lunghe. Dopo aver preso il tè con qualsiasi essere vivente, aver regalato doni e fiori a mezzo mondo, aver pescato tutti i pesci possibili e aver coltivato qualsiasi sostanza legale e illegale, non avevo più voglia di vedere la schermata della casata.

L'accademia di Fire Emblem Three Houses

È molto divertente vedere il tuo personaggio crescere e potenziarsi con nuove classi, ma rifare sempre le stesse cose risulta eccessivamente meccanico. Anche i dialoghi diventano noiosi e sono arrivato a un punto in cui volevo solo portare a termine il gioco e riporlo in uno scaffale per un po’.

Per farlo però ho dovuto combattere battaglie lunghe anche 45 turni, come successo nel Capitoli 21, la penultima battaglia dei Leoni Blu, prima dello scontro finale.

Conclusione

L’eccesso di longevità di Fire Emblem: Three Houses non risiede nella storia. Non taglierei nessuna parte della trama, ma sicuramente assottiglierei la Parte II in modo da renderla più scorrevole e poter arrivare fino alla fine con la voglia di rigiocare il titolo subito.

Attualmente la mia copia di Fire Emblem: Three Houses sta in un scaffale in attesa che mi torni la voglia di rigiocarlo, ma la mia speranza iniziale era di trovare un titolo che mi faccia venir voglia di non smettere mai di giocarlo.

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Videogiocare a trent’anni è difficile

Non so come viva il resto del mondo l’avvento dei propri trent’anni. In realtà, neanche io so come sto vivendo la venuta del numero tre davanti alla mia età anagrafica. E di fronte a questo shock, non posso parlare che di cose futili, ma divertenti. In particolare, di quanto sia difficile videogiocare a trent’anni.

L’unica cosa che so per certo è quanto sia necessario gestire il tempo in un modo totalmente diverso rispetto a prima. In particolare, quando si stava con una vaschetta di gelato davanti alla tv, mentre portavo a termine il prossimo JRPG. Oppure quando tentavo la scalata nella ladder di qualche videogame online, come facevo quando ero adolescente.

Premetto che il concetto si può facilmente adattare anche a chi non ha trent’anni. Lì fuori è pieno di ragazzi e ragazze ventenni che hanno una famiglia e un lavoro che li costringe ad avere pochissimo tempo libero. Questo articolo rispecchia chiunque non abbia veramente del tempo libero, perché è costretto a rimanere lontano dalle proprie passioni, per qualsiasi motivo.

Il proibizionismo non è la soluzione

Quando ho cominciato a lavorare almeno otto ore al giorno, con varie passioni che non volevo mollare, ho dovuto sacrificare qualcosa. Ed inizialmente sono stati i videogame.

Preso dalla voglia di far carriera, ho ritenuto proficuo pensare soltanto a migliorare tutte quelle soft skills che possono darmi un riscontro sul lavoro. Chi è passato da questa scelta, sa che dimenticare una passione che perdura da così tanti anni non è per nulla semplice. E soprattutto non è necessario perché non si tratta di un’abitudine negativa.

La mia storia

Un giorno, dopo otto ore di lavoro, ero in palestra e pensavo alla mia nuova Nintendo Switch fiammante. Ritenevo di dover assolutamente acquistare Zelda: Breath Of The Wild. Il mio cervello però mi ricordava che ci vogliono in media 90 ore per terminarlo e rinunciai.

Il giorno seguente, controllavo in pausa pranzo l’anteprima di Fire Emblem: Three Houses. Sono un appassionato della serie e ogni tanto mi sveglio da sogni che narrano di un nuovo capitolo di Advanced Wars. Però se non ho giocato Zelda, come posso avere il diritto di comprare altri giochi?

Il week-end successivo, mentre ero sul divano a leggere quel saggio che mi dovrebbe migliorare, mi son ritrovato a pensare che per fortuna Metroid Prime 4 è stato rinviato, perché tanto sarebbe stata una sofferenza vederlo giocare a qualcun altro.

In poco tempo, mi ritrovo a pensare ai videogame per tutto il tempo, molto di più di quanto non farei se li giocassi. Quando esce su Nintendo Switch il nuovo capitolo di Luigi’s Mansion, il mio primo gioco per Nintendo Gamecube, capisco che non può andare avanti così.

L’astinenza non può essere una soluzione e non lo è stata. Però mi è servita per capire che devo trovare del tempo anche per questa passione, perché altrettanto importante quanto le altre che sto continuando a seguire.

Riorganizzare, non eliminare

Videogiocare a trent’anni non è facile, perché i videogame richiedono tempo, soprattutto se sei un fan degli di RPG, JRPG e multiplayer online. Se l’università mi ha dato modo di terminare Baldur’s Gate e Baldur’s Gate 2, adesso devo ingegnarmi per avere la stessa libertà. Se tutta la settimana è piena di lavoro, palestra e miglioramento extra lavorativo, il week-end è pieno zeppo di incontri sociali che non è salutare evitare. Soprattutto se hai una famiglia.

A trent’anni il lavoro mi ha insegnato a gestire il tempo e a lavorare per consegna. I tempi stretti mi hanno costretto a essere più efficiente possibile. Questo atteggiamento si ripercuote velocemente sulla mia vita. In poco tempo mi ritrovo a incastrare impegni come in tetris, capendo solo oggi quanto possa essere utile masterizzarlo.

Le recensioni di Zelda: Breath of The Wild
Le recensioni di Zelda: Breath of The Wild

Da passivo ad attivo

Il cambiamento più grande che si possa fare è trasformare un’attività passiva in una attiva. Noi della vecchia guardia rinfacciamo ai più giovani che non passano più tempo a giocare ai videogame, ma stanno tutto il tempo a vedere gameplay su YouTube fatti da altri. Però, io stesso ho avuto degli atteggiamenti molti simili.

Viviamo in un’era in cui si diventa spettatori dei videogiochi e non parte attiva di quest’ultimi. Di conseguenza, ho deciso di informarmi sui videogame soltanto nelle pause di lavoro, quando materialmente non posso videogiocare e dedicare il tempo che passavo ad informarmi sui videogame per acquistare Zelda: BotW e terminarlo.

In questo momento sto giocando a Fire Emblem: Three Houses e ho ricevuto in regalo Xenoblade Chronicles 2. Come potete ben capire sono un appassionato del genere dei giochi di ruolo, che è potenzialmente un handicap data l’importante longevità del genere, ma stravolgere i gusti non migliorerebbe la situazione.

Per non essere monotematico, ho deciso di aggiungere a questi titoli dei giochi molto più brevi, che possano spezzare la monotonia e permettermi di ampliare la mia libreria. Il risultato è stato conoscere quella perla di SteamWorld Dig e aggiungere Mario Kart 8 Deluxe alla mia libreria personale.

Checklist

I prossimi passi saranno dedicati ai titoli major Nintendo con un occhio anche al multiplayer. Se dovessi stilare una lista della spesa oggi, direi che nell’imminente futuro ci sarà Super Mario Odyssey, Luigi’s Mansion 3, Super Smash Bros. Ultimate e una chicca indie, Dead Cells.

Conclusione

È difficile videogiocare a trent’anni, ma il proibizionismo non è la soluzione, così come non lo è cambiare le proprie passioni.

Sicuramente cambiare genere per venire incontro alla mancanza di tempo può essere di aiuto per conoscere nuove frontiere dei videogame. Però, se vi piacciono i JRPG, vi sconsiglio di non giocarli. Piuttosto, applicate tutte quelle regole di efficienza usate nei modelli lavorativi moderni per trasformarvi da spettatori a videogiocatori.

Sono certo che questi piccoli consigli, applicabili sin da subito, potranno permettervi di poter tornare a giocare ai videogame senza fare le tre di notte e sembrare il giorno seguente degli zombie alla ricerca di una tazza di caffè!