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E3 2021, il primo evento next-gen è troppo old-gen

L’E3 è tradizionalmente uno degli appuntamenti più attesi dai videogiocatori, nonché una delle occasioni per i publisher per mettere in mostra la loro (futura) line-up, sapendo di avere milioni di occhi puntati da tutto il mondo. Nel 2020, a causa dei problemi levati alla pandemia, l’E3 non si è potuto svolgere: nel giugno scorso eravamo ancora in piena emergenza, e realizzare un evento di presenza era fuori discussione prima del 2021. In compenso però c’è stata una vetrina online simil-E3, che ha comunque permesso alle compagnie di aggiornare i gamer sui propri titoli.

L’ultimo E3 “normale” è quello di due anni fa, quindi: venivano mostrati o annunciati Star Wars Jedi Fallen Order, Ori and the Will of the Wisps, Elden Ring, Fallout 76, Watch Dogs Legion, Gods and Monsters (che poi è diventato Immortals Fenyx Rising), Marvel’s Avengers o Ghostwire Tokyo, tanto per citarne alcuni. Era  l’anno in cui Keanu Reeves è salito sul palco a rendere noto il suo coinvolgimento in Cyberpunk 2077, ad annunciare la prima data d’uscita e a urlare “you’re breathtaking!”. Ed era anche l’estate in cui si pensava che Google con Stadia stesse quasi per rivoluzionare l’industria.

Ma allora Elden Ring non se l’erano scordato!

Dal 2019 al 2021: quanti titoli!

Molti dei prodotti di quel 2019 ormai sono usciti, ma ce ne sono molti di cui si sono un po’ perse le tracce, e fra questi, fino a una settimana fa, avremmo potuto citare anche Elden Ring. L’impossibilità di realizzare un E3 dal vivo, così come anche gli altri appuntamenti di questo genere, hanno comunque dato la spinta alla realizzazione di altri eventi, online, realizzati e gestiti nei modi, nei tempi e nei format direttamente dai publisher: le informazioni sono ugualmente circolate nel corso del 2020/2021. 

Poche settimane fa discutevamo dei dilemmi della next-gen: la scarsità di console per il bacino d’utenza attuale porta tutti i publisher a fare valutazioni e prendere decisioni delicate riguardo l’esclusività o il rinvio di alcuni prodotti. La domanda fondamentale che si fanno è: “facciamo uscire il titolo adesso, sapendo che lo potranno giocare in (relativamente) poche persone, leviamo alcune meccaniche e lo rendiamo cross-gen, o lo rimandiamo a quando ci saranno più console?”. Un quesito da (almeno) 1 miliardo di dollari, visto il settore in continua crescita. 

Per un E3 completamente immerso nella next-gen dovremo aspettare il 2022. Forse.

E3 2021: com’è andata?

A distanza di due anni, come possiamo definire l’E3 2021? A livello personale non mi ha entusiasmato molto, se non per qualche titolo (ma li posso contare sulle dita di una mano). Dopotutto possiamo ritenere possibile che quanto mostrato ora sia il frutto di mesi di lavoro passati in quarantena o in smartworking, un periodo in cui poteva essere difficile essere produttivi.

Dopo una pausa di due anni dell’E3 era lecito aspettarsi qualcosa di fenomenale, possibilmente su next-gen. Invece continua a mancare la “killer app”, quel videogioco capace di farci rompere ogni indugio per cercare e acquistare a tutti i costi una PlayStation 5 o una Xbox Series X|S. Finora ero convinto di aspettare la disponibilità in negozio (senza fare la fila online) o qualche bundle interessante, e niente di quanto visto pochi giorni fa mi ha fatto vacillare: continuerò ad attendere.

A distanza di mesi, è ancora la miglior esclusiva next-gen.

L’E3 2021 che avrei voluto

Non mi aspettavo di certo che gli annunci originariamente pianificati per il 2020 avrebbero subito un rinvio di 12 mesi, ma sicuramente al primo E3 post-next-gen avrei accolto con gioia una sorta di rivoluzione” improntata molto più su PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Anche perché i videogiochi annunciati possono uscire anni dopo aver mostrato un trailer.

Sarà che forse avevo aspettative troppo alte, e che reputo l’E3 il palco più prestigioso per certi annunci, ma ho recepito in maniera un po’ sofferente i vari DLC o le nuove stagioni di prodotti già usciti, i remake e gli spin-off: probabilmente è una questione legata alla situazione in cui ci troviamo, che ha portato a un rallentamento dei lavori di sviluppo e la scarsità di console, e di conseguenza numero di giocatori che possono fruire dei nuovi videogiochi.

Sarà interessante capire le novità che ci saranno da qui a fine anno, anche per capire come sta andando la produzione e quali saranno le prime compagnie che romperanno gli indugi per produrre quei videogiochi che PlayStation 4 e Xbox One proprio non possono supportare.

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Nintendo Direct E3 2021: concretezza con una punta di amarcord

E così si è concluso il tanto atteso E3 2021, il più grande evento del mondo videoludico al mondo, e come di consueto è stata Nintendo ad occupare lo spot finale dello show. Le aspettative erano sicuramente alte, a ragione considerata la non proprio stellare comunicazione cui Nintendo ci ha abituati nell’ultimo periodo, e devo esser sincero, il Direct le ha in larga parte rispettate, sorprendendo con alcuni annunci.

A volte ritornano

In un E3 generalmente sottotono divenuto nei primi giorni soprattutto una vetrina per l’Xbox Game Pass e letteralmente invaso da orde di titoli co-op online, openworld e spesso GaaS per non farci mancare nulla, Nintendo punta nella direzione diametralmente opposta, spostando il focus su generi di nicchia e saghe a volte dormienti, come Metroid, ed a volte letteralmente dimenticate, da anni.

E così, dopo l’immancabile annuncio del nuovo combattente di Super Smash Bros. Ultimate, ovvero Kazuya Mishima, ed il timido accenno ad un Prime 4, ecco che arriva ciò che tutti aspettavamo da quando lasciammo Samus Aran in fuga dalla Federazione, all’incirca 19 anni fa. Metroid Dread, il seguito dell’ormai lontanissimo Metroid Fusion, viene finalmente annunciato, con tanto di gameplay showcase e data di lancio, ovvero 8/10/2021.

Un incontro ravvicinato con E.M.M.I. , il simpatico robot che ci braccherà

Sviluppato dal talentuoso team spagnolo Mercury Steam, già fautori dell’ottimo Metroid: Samus Returns per Nintendo 3DS, e diretto dal grande Yoshio Sakamoto, Dread si presenta subito come il capitolo che chiuderà l’arco narrativo iniziato nel lontano 1986, anno d’uscita del primissimo Metroid per NES. Insomma, un annuncio tanto sofferto quanto gradito a tutti i fan della Cacciatrice di taglie più famosa della galassia.

È poi il turno di Mario Party Superstars, il nuovo capitolo dell’ottimo party game con protagonista il celeberrimo idraulico, che propone 5 tabelloni ripresi dai 3 capitoli della saga prodotti per Nintendo 64, oltre 100 minigiochi e la possibilità di divertirsi sia in co-op locale con i propri amici o sfidare altri appassionati grazie alla funzione di matchmaking online. Anche in questo caso, la parola d’ordine è concretezza, e la data di rilascio è subito resa pubblica, ovvero 29/10/2021.

Nahobino, l’enigmatico protagonista di Shin Megami Tensei V

Altro grande protagonista del Direct è sicuramente Shin Megami Tensei V, il JRPG targato Atlus che venne annunciato nel lontano 2017, e che può finalmente mostrarsi con un bel trailer di gameplay ed una long session trasmessa durante il Treehouse. Toni seri, atmosfera cupa, direzione artistica di primissimo livello, il tutto unito ad un battlesystem che è già una garanzia ed un grado di sfida che sicuramente metterà in crisi più di un videogiocatore. E come di consueto, ecco a voi la data di rilascio, ovvero il 12/11/2021.

A questo punto Nintendo sorprende un po’ tutti, tirando fuori un nome che non si sentiva da tanto (troppo) tempo. Viene così presentato Advance Wars 1+2: Re-Boot Camp, remake di due capolavori senza tempo, gli strategici a turni Advance Wars ed Advance Wars: Black Hole Rising, titoli rilasciati per l’amatissimo Game Boy Advance rispettivamente nel 2001 e 2003. Qui c’è poco da dire, la serie Wars di Intelligent Systems è una garanzia di qualità, e per l’occasione il team nipponico collabora con WayForward, il talentuoso team dietro la saga di Shantae. Insomma, potremo tornare a comandare le truppe di Orange Star a partire dal 3/12/2021.

Il remake dei primi due Advance Wars è stata una piacevolissima sorpresa

E poi arriva lui, il titolo più atteso dell’intero E3 probabilmente. Parliamo ovviamente del sequel di Breath of the Wild. Lo chiamiamo “sequel” poiché, curiosamente, Nintendo ha deciso di non rivelare il nome definitivo del progetto, che con tutta probabilità andrebbe a dare forse qualche informazione di troppo ai fan. Il trailer è breve, molto breve, eppure in quel piccolo lasso si intravede una piccola parte di ciò che il nuovo TLoZ sarà ed apre a mille possibilità, tant’è che la fandom sta già ampliamente speculando su quello che, in fin dei conti, è un minuto scarso di trailer in cui Nintendo ci ha voluto dare giusto un piccolo assaggio. Poi il trailer finisce ed arriva la mazzata. Un generico 2022, che probabilmente si tradurrà in un “holiday 2022”.

Guardando solamente questo screenshot potremmo speculare per ore

La Strega di Umbra risulta invece essere non pervenuta, e dall’annuncio di Bayonetta 3 sono ormai trascorsi 4 anni, 4 anni in cui non è stato mostrato letteralmente nulla. Il maestro Hideki Kamiya continua a rassicurare i fan, seppur con i suoi “particolari” modi, ribadendo che la Strega è viva e vegeta e gode di ottima salute, e nel frattempo il mistero si infittisce.

In definitiva Nintendo si presenta con un ottimo Direct; ritmo serrato, tanti annunci interessanti, focus solo ed unicamente sui giochi e soprattutto date di lancio. Si sente l’ennesima mancanza di Bayonetta 3 e la realizzazione che BotW 2 è più lontano di quanto si sperasse fa male, ma mi ritengo pienamente soddisfatto di ciò che è stato mostrato.

Un Direct per trentenni(e non solo)

Il titolo del paragrafo è volutamente provocatorio, ma non credo si discosti poi tanto dalla realtà delle cose. Con questo Direct Nintendo si rivolge principalmente al pubblico più “maturo”, o per meglio dire, anagraficamente maturo. Puntare su di un titolo singleplayer, metroidvania (che per forza di cose non può raggiungere longevità folli), 2.5d, di una saga che non vede nuovi capitoli da quasi 2 decenni è una mossa che nel mercato videoludico attuale è, per utilizzare un eufemismo, anomala, soprattutto quando la competizione è composta in larga parte da battle royale, co-op online, GaaS ed openworld spesso anche troppo longevi, ma generalmente molto apprezzati.

Il secondo piatto forte, Shin Megami Tensei V, è un JRPG duro e puro, con sistema di combattimento a turni, cupo, dallo stile peculiare, complesso e con tutta probabilità non proprio semplice da portare a termine; insomma, non un titolo per tutti. Anch’esso appartiene ad una saga che non vede un nuovo capitolo principale da 8 anni.

Ed ancora, la riproposizione dei primi due capitoli di Advance Wars, di cui, personalmente, mai mi sarei aspettato una riproposizione con quasi vent’anni sul groppone. Chiunque si sarebbe aspettato un remake/remaster della celebre saga Fire Emblem, molto più semplice da vendere nonostante il genere d’appartenenza di nichia.

Certo, non sono mancati annunci più “moderni”, come Mario Party Superstars, o il bramatissimo trailer di Breath of the Wild “2”, ma sono sicuro che questo Direct abbia fatto la felicità di tantissimi (me compreso) fan di vecchia data; ragazzi ormai cresciuti e nel pieno dei loro “-enta”, non proprio la demografica che viene spesso, ed erroneamente a mio parere, attribuita all’utenza principale Nintendo.

Ma questo non vuol dire che questi titoli sono rivolti solo ed unicamente a vecchietti come il sottoscritto, tutt’altro, vedo la riproposizione di vecchie glorie in salsa moderna (pur mantenendo intatta l’essenza) come un’opportunità per tutti, anche i più giovani, di approcciarsi a delle saghe che hanno fatto la storia del videogioco, scoprendo magari che un metroidvania 2.5d può regalare le stesse emozioni di un openworld da 150 ore, ed a volte anche più intense.

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E3 2021, la strategia coloniale di Xbox e le contromisure nipponiche

Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media da parte di Microsoft, il settore videoludico sta attraverso un periodo di colonialismo in cui i colossi dell’industria stanno intensificando le acquisizione e le collaborazioni con i publisher third-party. L’E3 di Xbox è stata la risposta all’alleanza nipponica del 2021 tra PlayStation e Capcom con Resident Evil Village, ma le schermaglie sembrano solamente appena iniziate.

L’acquisizione statunitense

Ad oggi, Xbox Game Studios contiene 15 studi di sviluppo e la recente acquisizione di Id SoftwareBethesda Softworks e Arkane Studios ha causato un profondo terremoto nel settore. Per questo, da settembre 2020, Sony e Nintendo stanno sicuramente riflettendo su come arginare la valanga di dollari che si è riversata sull’industria dei videogiochi, ma ora devono affrontare i colpi più potenti di Xbox presentati durante l’E3 2021.

Mentre le console next-gen scarseggiano e le grandi esclusive PlayStation 5 sono rinviate al 2022 (God of War, nonostante l’eccezione Ratchet & Clank: Rift Apart), Microsoft propone sul proprio abbonamento 29 titoli nel solo 2021 tra cui Halo Infinite, l’intera serie Fallout, un aggiornamento next-gen per Doom Eternal e Yakuza: Like a Dragon di cui parleremo a breve.

Infografica degli annunci E3 sull’Xbox Game Pass

L’asse del Sol Levante

Per rispondere al colonialismo yankee, sin dalla prima parte del 2020, Sony ha stretto un evidente accordo con due dei maggiori publisher giapponesi: Square Enix e Capcom. La prima gli ha portato in dote l’esclusiva (teoricamente) temporale di Final Fantasy VII Remake, mentre Capcom ha basato tutto il marketing di Resident Evil Village su PlayStation 5. Infatti, tutti i filmati sono stati registrati su PS5 ed entrambe le demo sono prima arrivate sulla console nipponica.

Sicuramente anche Sony guarda fuori dalla propria casa come dimostra l’acquisizione di Team Asobi (Astro’s Playroom), ma la strategia sembra basata sul consolidare la propria presenza in ambienti già collaborativi. Per questo motivo, ci aspettiamo che il marchio PlayStation porti con sé una serie di esclusive temporali con i maggiori publisher third-party, non necessariamente orientali. Per farlo, sarà necessario curare bene la fase diplomatica su cui Sony ha dimostrato difficoltà come quando ha escluso Cyberpunk 2077 dallo store PlayStation oppure durante le diatribe con il guru giapponese Hideo Kojima, che ad oggi non si capisce quale parte abbia scelto.

I dissidenti nipponici

La strategia Sony ha portato enormi successi durante l’ultima generazione, ma non tutte le terze parti orientali stanno formando un solido muro intorno al prodotto giapponese. Yakuza: Like a Dragon, uscito poco più di sei mesi fa, è stato appena annunciato sull’Xbox Game Pass, che ha così l’intera serie sul proprio catalogo. Una notizia interessante, che diventa importante se pensiamo all’interesse dimostrato da Xbox durante l’E3 su una serie sviluppata da giapponesi (SEGA), che parla di giapponesi e pensata soprattutto per i giapponesi.

Il secondo e terzo indizio che fanno una prova sono altri due titoli chiaramente provenienti dal Sol Levante e annunciati durante l’E3: Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes e lo spin-off Eiyuden Chronicle Rising. L’erede spirituale di Suikoden di Konami è stato realizzato da Rabbit & Bear Studios sotto la supervisione proprio di Yoshitaka Murayama ed è chiaramente molto più appetibile in Giappone piuttosto che in Occidente.

Bunker Nintendo

In attesa della presentazione di Nintendo all’E3 2021, possiamo solo dire che la strategia di Shuntaro Furukawa sembra essere fortemente conservativa. Nintendo continua a mantenere buoni rapporti con i publisher giapponesi senza forzare la mano, come dimostra la sola esclusiva temporale di Monster Hunter Rise e non sembra interessata a partecipare alla corsa coloniale, limitandosi ad acquisire team praticamente interni (Next Level Games) e creando i propri capolavori a casa con gruppi ormai consolidati da decenni.

Attualmente i dati dimostrano che la soluzione Nintendo funziona, che forte dell’appeal dei suoi marchi porta avanti importanti partnership come quella con Ubisoft dell’appena annunciato Mario + Rabbids: Sparks of Hope. In altre parole, un attendismo prudente di un’azienda consapevole della forza delle sue IP.

Conclusione

La pandemia ha inciso molto sulle carenti uscite dei videogiochi nell’ultimo anno e mezzo, ma i grandi del settore non hanno perso tempo, stabilendo strategie più o meno chiare sul futuro.

Microsoft sta sferrando i suoi colpi più potenti, mentre Sony prova a mitigare l’avanzata con la forza del proprio marchio, che ammalia i brand third-party più influenti del Sol Levante. D’altro canto, Nintendo sta guadagnando i massimi approfittando delle difficoltà della next-gen e producendo i suoi capolavori, con estrema calma, nei suoi studi interni.

Difficile dire come sarà il settore videoludico tra qualche anno, ma sembra che le distanze si stiano sempre di più assottigliando grazie a una maggiore competizione tra i brand, che portano a un unico vincitore: il videogiocatore.