Dopo aver annunciato Halo: Campaign Evolved e dopo i rumor insistenti su futuri remake e sul possibile Halo 7, una domanda era inevitabile: che fine farà Halo Infinite? La conferma ufficiale è arrivata.
Il 18 novembre vedrà la luce Operation: Infinite, quello che sarà l’ultimo aggiornamento maggiore dedicato allo sparatutto di 343 Industries. Da quel momento in poi, il supporto continuerà, ma non ci saranno nuovi contenuti significativi.
La notizia è arrivata durante l’ultimo Community Livestream dove John Junyszek, Senior Community Manager, ha spiegato che la priorità del team si sta spostando sui progetti futuri e che Halo: Campaign Evolved rappresenta la nuova grande direzione del franchise.
Lo studio ha bisogno di concentrare le sue risorse sulle nuove produzioni, soprattutto perché ci sono più giochi Halo in via di sviluppo parallelo. Per poter garantire nuove esperienze con la stessa cura e dedizione costruita negli anni insieme alla community, Halo Infinite deve chiudere il suo ciclo evolutivo maggiore.
Un aggiornamento corposo
Operation: Infinite arriverà comunque come aggiornamento ricco e celebrativo. Saranno presenti nuove opzioni di personalizzazione per i personaggi, diversi modelli arma inediti e cinque nuove armature.
L’Exchange aggiornerà una grande quantità di contenuti mai rilasciati prima, insieme al ritorno di cosmetici provenienti da eventi precedenti. È un ultimo aggiornamento che suona quasi come una festa finale: un “closing act” strutturato per salutare al meglio chi ha accompagnato Infinite fin dal day one.
La fine dello sviluppo attivo non sorprende del tutto, soprattutto dopo il ritiro di Infinite dall’Halo Championship Series, ma resta comunque significativa considerato il progetto iniziale. Halo Infinite nacque come piattaforma destinata ad accompagnare la serie per un decennio intero.
Il lancio fu complicato, ma con il tempo gli update avevano rafforzato il multiplayer, migliorandolo sensibilmente rispetto ai primi mesi. Tuttavia, non è bastato a trasformarlo nella base portante del brand per il futuro.
Halo vedrà la luce anche su Playstation
Ora tutta l’attenzione si sposta su Halo: Campaign Evolved, previsto per il 2026 su Xbox Series X|S, PC e per la prima volta anche su PS5. Sarà un remake del capitolo originale del 2001, ma con sprint, co-op nella campagna fino a quattro giocatori e tre missioni prequel inedite che arricchiranno la narrativa.
Non ci sarà il multiplayer competitivo, segno chiaro che l’evoluzione dell’asse PvP verrà valutata altrove e probabilmente non più su Infinite.
Halo Infinite chiude così la sua corsa principale, lasciando spazio alla nuova fase del franchise.
Il passaggio è storico e probabilmente segnerà una delle transizioni più delicate della saga, perché l’intero “ecosistema Halo” sta per muoversi verso una nuova identità e verso una nuova generazione di esperienze. E questa volta, senza promesse decennali.
Football Manager 2026 è un passo complesso, chirurgico, stratificato, e tremendamente più consapevole di cosa è diventato il calcio moderno digitale. Dopo un anno di assenza direi che non è più soltanto il “gioco gestionale di calcio migliore del mondo”.
È la simulazione calcistica strategica più vicina al campo reale che la serie abbia mai concepito, ed è la prima volta dopo anni che una versione annuale cambia davvero la percezione del “tempo di gioco” stesso.
FM26 non ti fa più sentire come se tu stessi avanzando nelle stagioni in modo lineare, scorrendo interminabili schermate di mercato e statistiche: ti fa sentire come un allenatore che vive dentro quella dimensione. Ogni variazione, ogni trattativa, ogni micro tuning nel training o nella rotazione… sembra incidere. Pare respirare.
Questa recensione di Football Manager 2026 nasce da decine di ore sulla versione beta per PC, su un hardware medio gamma, una recensione giocata, testata, filtrata da errori, patch, e sensazioni reali, maturate in una stagione quasi intera.
Ci ho passato notti, ci ho perso gare per dettagli, ci ho vinto grazie a intuizioni nate dai dati. Ed è esattamente questo il superpotere di Football Manager 2026: restituisce al dato, alla logica, al processo, la capacità evocativa narrativa. Diamo quindi un’ occhiata alla versione 2026 e a cosa ci proporrà.
Non è un Football Manager “che aggiunge qualcosa”
Ma è un Football Manager che cambia il peso del giocatore nel mondo di gioco.
Il nuovo motore delle partite ridefinisce fisica, letture, traiettorie, fluidità nella costruzione. Le situazioni tattiche non sembrano più pattern preconfezionati che riconosci dopo 100 ore: sentono il caos controllato del calcio reale.
I movimenti senza palla delle mezzali, le sovrapposizioni dei terzini invertiti, la capacità di gestire ritmi alti e bassi, la velocità con cui l’avversario capisce il tuo obiettivo: tutto è più vivo, più “punitivo” come nella realtà, più “meritocratico”.
La cosa sorprendente è che anche con grafica integrata tutto questo resta stabile: i frame non crollano mai al punto da compromettere la leggibilità. Non siamo davanti al realismo ultradettagliato estetico next gen AAA, ma al realismo comportamentale. E questo per Football Manager è cento volte più importante.
Una IA che capisce le conseguenze
Il mercato è più intelligente, persino cinico. Non è più soltanto la danza eterna dello scouting infinito, lista osservati, offerte sotto prezzo… FM26 capisce quando stai disperatamente cercando una punta di riserva perché il tuo titolare si è rotto il crociato. E ti fa pagare quella fragilità.
Capisce quando un giocatore è in scadenza ma non vuole cedere alla pressione del club. Capisce che una clausola oggi apparentemente innocua potrebbe trasformarsi in una bomba economica nella stagione successiva.
Sembra sentire l’equilibrio tra valore percepito, valore tecnico reale, valore di mercato, valore emotivo nella piazza. Questo cambia completamente la sensazione del mercato: non è più elemento quasi di contorno o superfluo. Ti costringe a pensare.
Allenamento, rotazione, psicologia non sono dettagli
Per anni FM ha avuto training, mentoring, affiatamento e conversazioni motivazionali come strumenti secondari. Forti, utili, sì. Ma spesso trascurabili se eri un manager giocatore-manager efficiente che ottimizzava più i numeri del campo che quelli umani. Ma in FM26 tutto ciò non è più opzionale.
La rotazione intelligente adesso è circa il 60% della sostenibilità stagionale reale. Le squadre che giocano tre competizioni e forzano il ritmo “titolarissimi ogni settimana” si spezzano. Gli infortuni sono più realistici (non più roulette fuori logica) e premiano chi programma con cura.
Le dinamiche di gruppo sono meno spettacolarizzate ma molto più influenti. A volte giochi con la sensazione che la partita l’hai vinta una settimana prima con la sessione giusta di esercizi mirati.
Tecnicamente maturo, anche su PC medio gamma
Prestazioni? Ottime! Con il mio AMD Ryzen 9 e scheda video integrata Radeon 3.30 GHz e 32 GB RAM, Football Manager 2026 gira fluidissimo anche con 10 campionati attivi contemporaneamente.
I tempi di simulazione stagionale sono migliorati rispetto a FM24, e questa è una differenza che senti soprattutto tra Agosto e Dicembre, quando il ciclo di matches europeo è più intenso. Nessun crash in decine di ore, nessun hard freeze, nessuna anomalia. È uno dei Football Manager più “puliti” al day one della storia recente.
E questa solidità tecnica influisce sulla percezione generale della qualità. Perché FM è un gioco dove giocare ore consecutive è normale. E quando la stabilità è alta, aumenta automaticamente la reputazione percepita.
Football Manager rimette al centro la responsabilità della scelta
La profondità delle tattiche non è più un labirinto dove cercare la formula perfetta online. È un processo che parte dalla rosa reale che hai tra le mani. Funziona il calcio di posizione? Sì, ma devi davvero avere interpreti di quel calcio in rosa. Funziona il gegenpress altissimo come arma primaria? Sì, ma devi avere intensità, rotazione e controllo emotivo.
Il gioco ti punisce se provi a giocare con un modulo ad esempio senza contesto, ovvero senza avere i giocatori giusti per quel tipo di calcio.
Ed è questo il punto: Football Manager 2026 ha disinnescato l’illusione che esista una regola universale per vincere. Il calcio reale non funziona così, e FM26 finalmente non funziona così.
Moduli e tattiche, persone prima del gioco
Una delle trasformazioni più profonde percepite in Football Manager 2026 riguarda proprio la relazione tra modulo e identità tattica. Non esiste più il concetto di “modulo forte” applicabile ovunque: il gioco ti forza a partire dalla struttura reale della tua rosa e dal tipo di calcio che vuoi esprimere e sostenere sul lungo periodo.
Il 4-3-3 fluido rimane il più equilibrato, soprattutto perché ti concede controllo degli spazi e qualità in costruzione, ma funziona davvero solo se hai mezzali capaci di pensare il gioco prima ancora di ricevere palla.
Il 4-2-3-1 offensivo è devastante quando hai trequartisti creativi ad alto impatto che leggono linee interne e scambi rapidissimi, mentre il 3-4-2-1 di derivazione posizionale diventa un’arma micidiale contro squadre che amano pressare alto, perché la prima catena difensiva costruisce pulito anche sotto pressione diretta.
Ogni scelta tattica è conseguenza e non premessa. Una rosa inadatta al modulo che vuoi imporre non regge psicologicamente né atleticamente l’intero arco stagionale: FM26 ti obbliga a cucire il gioco sulla pelle della squadra, non sulla teoria.
E quando finalmente trovi quella connessione perfetta tra struttura, comportamenti e principi… il calcio che esce da FM26 è talmente logico che sembra rivelarti qualcosa sul calcio vero che guardi ogni weekend.
Le partite restituiscono un senso nuovo di immersione narrativa
Quando guardi una partita in FM26 non stai “vedendo animazioni”. Stai leggendo un linguaggio. Vedi il calcio tradotto in simboli cognitivi, scelte, errori, aggressività, momenti psicologici. C’è più fallibilità umana, più contingenza, più bellezza nella casualità strutturata.
E soprattutto c’è qualcosa di inspiegabilmente più emozionante quando vinci una partita in cui hai osato. Sembra che la sensazione di soddisfazione sia stata potenziata di percentuali invisibili ma tangibili. È densità narrativa migliorata pura.
Football Manager non invecchia. Matura.
Football Manager 2026 non è pensato per essere il miglior FM per tutti a prescindere: è pensato per essere il più raffinato e aderente alla complessità moderna della serie.
Chi ama FM superficiale, arcade, rapido… non amerà questo capitolo.
Chi ama FM che lo costringe a vivere la stagione come organismo vivente, probabilmente troverà nell’edizione 2026 il nuovo punto di riferimento assoluto della saga.
Piccole zone d’ombra
Football Manager 2026 è un tassello evolutivo enorme, ma non è privo di zone d’ombra. Alcune schermate, soprattutto nella gestione avanzata delle statistiche aggregate stagione per stagione, sono ancora troppo “dense” e a volte faticose da interpretare anche per giocatori esperti, quasi come se SI avesse paura di semplificare la lettura dati per timore di perdere profondità analitica.
La UI è migliorata, ma in certe aree è ancora più ingombrante che intelligente. Inoltre, l’IA del mercato, pur molto più lucida e coerente rispetto alle edizioni precedenti, occasionalmente tende a bloccare operazioni che per logica reale non dovrebbero incepparsi, creando stalli che sembrano più di natura algoritmica che narrativa.
Infine, qualche dettaglio nell’animazione delle partite ogni tanto mostra micro rigidità nei contatti fisici, piccoli “snap” nelle inversioni di corsa o nei cambi rapidi di direzione: non rovinano l’esperienza, ma ricordano che non siamo ancora davanti al match engine perfetto definitivo. FM26 è enorme, vivo, credibile… ma non impeccabile, e forse è proprio questo che lo rende ancora più vero.
Football Manager 2026 a prima vista può sembrare il solito FM, pagine e pagine di statistiche (anche confusionarie come un pò in tutta la serie), ma è giocandoci che si sentono le vere differenze con gli altri capitoli. Football Manager 2026 è l’episodio che, personalmente, desideravo da tempo. Il capitolo che fa pace con il fatto che FM non deve essere solo enorme: deve essere rilevante. Tutto ha un senso, tutto incide, tutto costa, tutto si ripaga. La sensazione di vivere un ecosistema e non una simulazione matematica è il cuore pulsante della qualità di questo capitolo. Football Manager 2026 è uno di quei giochi che ti cambia il modo di vedere il calcio virtuale… perché ti ricorda quanto il calcio sia reale quando lo vivi, quando lo costruisci, quando lo sbagli, quando lo correggi, quando lo vinci. E questa volta Football Manager 2026 non simula il calcio. Questa volta Football Manager 2026 è calcio.
9
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: Playstation 5, Xbox, PC, GamePass
Data uscita: 04 novembre 2025
Prezzo: 59,99 euro
Ho giocato a Football Manager 2026 su PC grazie ad un codice fornito dal publisher
Ci sono nomi che, per chi è cresciuto a pane e floppy disk (come il sottoscritto), evocano immediatamente un sorriso. Simon the Sorcerer è certamente uno di questi. Non si tratta solo di un gioco, ma del simbolo di un modo di fare avventura: ironico, intelligente e profondamente britannico. Con Simon the Sorcerer: Origins, la saga torna, dopo oltre trent’anni, con un prequel che non si limita a riproporre il passato, ma prova davvero a raccontare ed esplorare l’origine della leggenda.
Sviluppato dal team italiano Smallthing Studios, sotto la supervisione del publisher ININ Games, Origins è un ponte tra epoche videoludiche: rispetta il materiale classico, ma lo trasporta nella sensibilità moderna, offrendo un’esperienza appagante, immediata e piena di fascino.
Una storia di magia, sarcasmo e crescita
La narrazione si apre in un mondo ancora privo di incantesimi, dove Simon è solo un ragazzo sognatore un po’ sfrontato, incapace di adattarsi alla quotidianità. Dopo essersi trasferito in una nuova casa e dopo l’emergere di un’antica profezia che riguarda le sue origini, Simon si ritrova in un universo parallelo popolato da maghi, troll, streghe e creature parlanti, inizia per lui un viaggio di formazione che mescola comicità, fantasia e un pizzico di malinconia. Salto che non è solo un pretesto narrativo: è l’occasione per esplorare la sua crescita da ragazzo inquieto a mago, con battute, errori e scoperta di sé.
Il vero tratto peculiare della storia, però, è il sarcasmo tagliente del protagonista. Simon commenta tutto con disincanto, ironia e un ego smisurato, che diventa parte integrante del racconto. Non si limita a parlare con gli altri personaggi, anzi spesso si rivolge direttamente al giocatore, rompendo la quarta parete con battute caustiche, riflessioni assurde o frecciate al game design stesso. È come se fosse perfettamente consapevole di essere dentro un videogioco, e gioca con questa consapevolezza a proprio vantaggio.
Questa caratteristica, ereditata e potenziata rispetto ai classici anni ’90, dona a Origins una vivacità rara: il protagonista è insieme narratore e commentatore della propria storia, capace di trasformare anche un semplice errore del giocatore in una gag riuscita.
Ho letteralmente adorato quando Simon, appena in possesso della bacchetta magica, agitandola a caso, erroneamente tramuta la sua faccia in quella pixellata del Simon di 30 anni fa, restandone palesemente spaventato. Un colpo di genio degli sviluppatori, un easter egg, volutamente facile da scoprire, che nella sua semplicità fa capire perfettamente il tono del gioco.
Sotto la superficie comica si nasconde una storia di crescita personale: il giovane Simon scopre che la magia non è solo potere, ma responsabilità. Il tono alterna sarcasmo e tenerezza con sorprendente equilibrio, riuscendo a far convivere la risata e la riflessione, come nelle migliori avventure letterarie.
Incantevole direzione artistica
L’impatto visivo di Origins è straordinario. Ogni ambientazione è disegnata a mano, con oltre 15 000 frame di animazione che restituiscono movimento, colore e calore a ogni scena. Il mondo di gioco sembra un film d’animazione interattivo: foreste luminose, taverne caotiche, laboratori arcani e castelli fluttuanti prendono vita con una cura artigianale rara nel panorama moderno.
Il design dei personaggi mantiene lo stile esagerato e caricaturale tipico della serie, ma lo reinterpreta con linee morbide e colori più caldi. Le animazioni sono fluide, le transizioni tra cut-scene e gameplay naturali, e la regia visiva dosa bene i primi piani comici e i fondali panoramici.
Un piccolo appunto: in alcune scene la camera tende ad avvicinarsi troppo, riducendo l’ampiezza dell’inquadratura. È un dettaglio che non compromette l’esperienza, ma che, in un titolo così curato artisticamente, si nota.
Nel complesso, però, Simon the Sorcerer: Origins è una delle avventure graficamente più eleganti e coerenti degli ultimi anni: un tributo moderno al design tradizionale. Uno degli scenari che personalmente ho apprezzato è quello dell’Accademia di Magia, decisamente di “Potteriana” memoria con quadri parlanti ed aule di pozioni. Lo scenario dell’Accademia però, risulta ben caratterizzato dove anche il sarcasmo di Simon si amplifica perché si trovano ambienti che evocano “responsabilità magica”.
Gameplay classico ma snellito
Smallthing Studios ha centrato il difficile obiettivo di rendere il punta e clicca contemporaneo senza snaturarlo. Il sistema di controllo è intuitivo: un solo click per interagire, parlare, usare o combinare oggetti. L’interfaccia è pulita, con un inventario rapido e chiaro.
Una delle novità più gradite è il taccuino personale di Simon, che tiene traccia di indizi e obiettivi con il suo tipico tono sarcastico, una trovata che unisce funzionalità e carattere. Gli hotspot evidenziabili (tramite il tasto Tab su PC) riducono la frustrazione della spasmodica ricerca di elementi da cliccare, mentre la struttura a zone semi-aperte invita a esplorare e a sperimentare con creatività.
Ogni azione, anche la più banale, può diventare oggetto di un commento ironico di Simon, e spesso il gioco “reagisce” a tentativi assurdi con battute personalizzate. È un sistema che premia la curiosità del giocatore e rinforza quel dialogo costante tra protagonista e pubblico.
Puzzle: logica, ironia ed accessibilità
I puzzle rappresentano il cuore dell’esperienza, e Origins riesce a mantenerli interessanti e coerenti. La curva di difficoltà è ben calibrata: l’introduzione è più accessibile, pensata per introdurre gradualmente il giocatore alle logiche classiche, ma già dal secondo atto le sfide si fanno più articolate e gratificanti.
Gli enigmi si basano su ragionamento logico e contestuale, non su soluzioni casuali: è importante osservare l’ambiente, leggere i dialoghi e interpretare i comportamenti dei personaggi. Ci sono puzzle ambientali, enigmi a oggetti multipli e situazioni che richiedono dialoghi con scelte sequenziali corrette. In certi momenti occorre combinare indizi raccolti in luoghi distanti, riportando quella sensazione di “illuminazione” tipica delle avventure storiche.
Il merito maggiore è nella scrittura dei puzzle stessi: raramente risultano forzati o frustranti, e anzi spesso strappano un sorriso, perché Simon li commenta con il suo cinismo irresistibile, prendendo in giro le stesse convenzioni del genere.
Sonoro e doppiaggio di qualità
Il comparto audio è di alto livello. Le musiche orchestrali accompagnano con eleganza ogni momento, alternando temi allegri e melodie più delicate nei passaggi emotivi. Gli effetti sonori sono ricchi e precisi, con ambienti vivi e dinamici.
Il doppiaggio è uno dei punti forti: Chris Barrie torna a dare voce a Simon con una performance impeccabile. Il suo accento ironico e pungente restituisce tutta la personalità del protagonista, e contribuisce in modo decisivo al suo carisma sarcastico.
La localizzazione italiana è curata e ben sincronizzata, con traduzioni che mantengono i giochi di parole e l’ironia narrativa. persino le battute rivolte al giocatore sono rese con notevole creatività. Quello che, credo a tutti, sarebbe piaciuto, sarebbe stata una localizzazione dei dialoghi parlati per godere del sarcasmo e della bontà della narrazione.
Analisi tecnica
Provato su PC di fascia media AMD, Simon the Sorcerer: Origins si dimostra fin da subito un titolo tecnicamente snello e ben ottimizzato, accessibile anche a chi non dispone di una configurazione recente. I requisiti dichiarati sono molto contenuti: il gioco richiede Windows 8, 8 GB di RAM e una semplice Intel HD Graphics 4400, con soli circa 5 GB di spazio su disco.
Questa leggerezza si riflette concretamente nella prova: su una macchina di fascia media, il titolo mantiene una fluidità costante in Full HD, senza singhiozzi o incertezze, nonostante la ricchezza delle animazioni disegnate a mano.
La resa visiva in movimento è particolarmente pulita per quanto un pò “legnose” le animazioni di alcuni personaggi tra cui il protagonista, i fondali rimangono nitidi, i colori non si impastano e le animazioni sono molto buone, qualità che risalta ancora di più su schermi ad alta definizione.
Anche spingendo oltre la risoluzione standard, Origins riesce a mantenere una stabilità sorprendente, segno evidente di un comparto grafico progettato con cura e senza sprechi di risorse hardware.
Un altro aspetto che ho apprezzato è la reattività dei comandi: il mouse risponde con precisione, ma chi preferisce giocare con il controller trova una mappatura immediata e confortevole.
Il gioco supporta perfettamente entrambi gli approcci, senza necessità di smanettare tra le impostazioni. Io, da purista delle avventure grafiche, ho assolutamente utilizzato il classico mouse e, parere personale, è cosi che si gioca ad una avventura grafica.
I caricamenti sono rapidi, spesso quasi invisibili, passando dalle cut scene al gioco in modo naturale e la gestione dei salvataggi permette di sperimentare liberamente con puzzle e interazioni, senza temere di rallentare l’esperienza. L’audio, inoltre, non presenta sbilanciamenti: doppiaggio e musica sono ben miscelati e non ho notato glitch né problemi di sincronizzazione.
Durante tutta la mia partita non ho mai riscontrato crash, bug bloccanti o anomalie tecniche. Non è soltanto un gioco bello da vedere: è anche un prodotto ben costruito sotto il cofano, capace di far convivere artigianalità grafica e affidabilità tecnologica.
In breve: Origins su PC funziona davvero bene. È stabile, leggero, comodo da controllare e restituisce tutta la cura che Smallthing Studios ha investito nel progetto. Un risultato che dà soddisfazione a chi ama le avventure ben rifinite… e tranquillità a chi vuole semplicemente godersi la storia, senza pensare ai dettagli tecnici.
Fedeltà ed innovazione
L’aspetto forse più riuscito di Origins è la sua fedeltà intelligente. Il gioco non si limita a citare i vecchi episodi, ma li rilegge con rispetto. Gli sviluppatori italiani hanno lavorato in stretto contatto con gli autori originali, ottenendo quella “benedizione spirituale” che si percepisce fin dal primo minuto.
Tornano i luoghi e le atmosfere familiari, ma reinterpretati con nuova sensibilità. Le citazioni ai capitoli classici ci sono, dai poster nascosti alle battute ricorrenti ma non servono solo a strizzare l’occhio, costruiscono realmente una coerenza narrativa.
È un lavoro di bilanciamento magistrale: Simon the Sorcerer: Origins guarda al passato con amore, ma parla al presente con maturità. È un gioco che non imita, ma evolve, e che sfrutta l’autoironia del protagonista come collante tra tradizione e modernità.
Simon the Sorcerer: Origins si distingue nel panorama contemporaneo delle avventure grafiche come uno dei revival più coerenti e consapevoli, capace di restituire dignità al genere senza tradirne le radici.
Piccole ombre nella magia
Nonostante la qualità generale elevata, Origins non è privo di imperfezioni. Il primo atto adotta un ritmo volutamente introduttivo, necessario a caratterizzare Simon e a stabilire le regole del mondo; solo alcune inquadrature, in rari momenti, risultano un po’ strette.
Certamente questa parte della storia serve ad introdurre il mondo e i personaggi, ma può apparire eccessivamente didascalica. Alcuni puzzle basati sui dialoghi tendono a richiedere tentativi multipli, e la gestione della telecamera, come detto, a volte limita l’ampiezza della scena. Sono tuttavia difetti minori in un contesto di grande coerenza e passione.
Conclusione
Simon the Sorcerer: Origins non è soltanto un revival, ma una rinascita consapevole. È un omaggio sincero alle avventure grafiche di un tempo e, allo stesso tempo, una prova di come il genere possa ancora emozionare con storie ben scritte e design raffinato. La cura grafica, l’ironia sempre brillante, i puzzle coerenti e il doppiaggio di alto livello costruiscono un’esperienza che profuma di passato ma si gioca come un titolo moderno. Può darsi che non raggiunga la complessità enigmistica dei mostri sacri LucasArts, ma riesce dove molti revival falliscono: riaccende il senso di meraviglia. Simon, con il suo sarcasmo e la sua capacità di parlare direttamente al giocatore, diventa il cuore pulsante di questa rinascita. È un titolo che non si limita a farci sorridere: ci ricorda perché ci siamo innamorati dei punta e clicca.
8,5
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PC, Xbox, Playstation, Nintendo Switch
Data uscita: 28 ottobre 2025
Prezzo: 29,99 euro
Ho giocato e completato il gioco su PC grazie ad un codice fornito dal publisher
Il servizio Xbox Game Pass cambia volto con l’arrivo di tre nuovi piani pensati per soddisfare esigenze diverse: Essential, Premium e Ultimate, con quest’ultimo che mantiene lo stesso nome ma cambia nel prezzo. Una mossa che punta a consolidare la posizione di Microsoft nel mercato degli abbonamenti gaming, offrendo maggiore flessibilità e valore a chi gioca su console, PC o via cloud.
Il nuovo piano Essential sostituisce l’attuale Core mantenendo lo stesso prezzo, 8,99 € al mese. Include una libreria curata con oltre 50 titoli, l’accesso al multiplayer online e il cloud gaming per chi vuole entrare subito nell’ecosistema Xbox senza investimenti elevati.
Il piano Premium, che prende il posto dello Standard, resta a 12,99 € al mese e offre oltre 200 giochi, compresi i nuovi titoli pubblicati da Xbox entro l’anno successivo al lancio. Una soluzione ideale per chi cerca varietà e vuole giocare con continuità senza spendere troppo.
Xbox Game Pass Ultimate: il piano più ricco di sempre
Il cuore della novità è però il piano Ultimate, che subisce il più importante aggiornamento di sempre. A 26,99 € al mese gli utenti avranno accesso a:
Un numero maggiore di giochi disponibili al day one.
L’inclusione di Fortnite Crew e del catalogo Ubisoft+ Classics.
Uno streaming cloud gaming migliorato, ora fino a 1440p, con tempi di attesa ridotti.
Vantaggi in-game esclusivi, incluse ricompense speciali legate ai titoli Riot Games.
Un altro passaggio chiave è l’uscita ufficiale di Xbox Cloud Gaming dalla fase Beta. Microsoft promette un’esperienza più fluida e reattiva, segno di una tecnologia ormai matura e pronta a competere con i servizi rivali.
Gli abbonati non dovranno fare nulla: chi oggi possiede un piano Standard verrà automaticamente spostato su Premium senza costi aggiuntivi, mentre chi è su Core passerà a Essential con lo stesso prezzo.
Con queste mosse, Xbox rafforza la sua strategia legata al cloud gaming e agli abbonamenti, puntando su un’offerta sempre più modulare e completa. In un settore in cui i servizi in abbonamento stanno ridefinendo il modo di giocare, Game Pass si conferma uno degli attori principali.
Ora la domanda passa a voi: pensate che questi nuovi piani Xbox Game Pass rappresentino un passo avanti reale per i giocatori, o il rincaro dell’Ultimate rischia di allontanare parte della community?
Durante il Tokyo Game Show 2025 Broadcast, Capcom ha annunciato una notizia che i fan attendevano da tempo: Monster Hunter Stories e Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin arriveranno su Xbox One e Xbox Series X|S il 14 novembre 2025. Per la prima volta, i giocatori della console Microsoft potranno stringere legami con i Monsties ed esplorare il vasto mondo del celebre franchise.
Il primo capitolo permette di vivere l’avventura di un Monster Rider, instaurando rapporti unici con i mostri e affrontando battaglie a turni in un mondo ricco di segreti. Il sequel, Wings of Ruin, amplia l’esperienza con un sistema di combattimento migliorato, una narrazione più profonda e una missione che porta i giocatori a guidare il destino del leggendario Rathalos, combattendo contro una profezia capace di cambiare il mondo.
Un ponte verso Monster Hunter Stories 3: Twisted Reflection
L’arrivo dei due titoli su Xbox rappresenta l’occasione ideale per i nuovi giocatori di avvicinarsi alla serie prima del debutto di Monster Hunter Stories 3: Twisted Reflection, previsto per il 13 marzo 2026 su Xbox Series X|S, Nintendo Switch 2, PlayStation 5 e PC tramite Steam.
Capcom sottolinea come questa mossa sia pensata per preparare la community al prossimo capitolo, che introdurrà nuove creature, meccaniche di esplorazione inedite e un mondo in cui il Crystal Encroachment minaccia gli equilibri tra i regni di Azuria e Vermeil.
Con questo rilancio, la saga GDR spin-off di Monster Hunter mira a rafforzare ulteriormente la sua identità, consolidando l’esperienza narrativa e offrendo avventure accessibili anche a chi non ha mai giocato un titolo principale della serie.
Offerte e disponibilità
Con l’arrivo su Xbox e l’imminente uscita di Twisted Reflection, la serie Monster Hunter Stories si prepara a vivere un nuovo capitolo di crescita, ampliando la sua community su scala globale.
E tu cosa ne pensi: approfitterai dell’arrivo su Xbox per iniziare l’avventura prima del lancio di Monster Hunter Stories 3?
Electronic Arts ha ufficialmente pubblicato EA SPORTS FC 26, già disponibile su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, PC, Amazon Luna, Nintendo Switch e Nintendo Switch 2. Il lancio coincide con il corposo aggiornamento di EA SPORTS FC Mobile 26, che introduce nuove modalità e contenuti in occasione dell’Evento Anniversario.
Nick Wlodyka, SVP e Group GM di EA SPORTS FC, ha dichiarato che l’obiettivo è offrire il futuro del calcio videoludico più vicino ai giocatori. EA vuole costruire una community globale dinamica e coinvolta, in cui i fan possono influenzare attivamente lo sviluppo del gioco.
Le novità di EA SPORTS FC 26
Il nuovo capitolo propone fondamentali di gioco completamente rivisti, frutto dei feedback della community. Le modalità principali promette due approcci distinti:
Gameplay Realistico, pensato per gli appassionati della modalità Carriera, garantisce il livello di simulazione più accurato di sempre.
Gameplay Competitivo, calibrato per Football Ultimate Team e Clubs, porta maggiore coerenza, reattività e precisione nei comandi.
Un’altra grande novità riguarda gli Archetipi, ispirati ai grandi campioni del calcio. Queste caratteristiche uniche aumentano l’individualità dei calciatori sia in Clubs che nella Carriera Giocatore. A ciò si aggiungono le Sfide Live Allenatore, che introducono scenari alternativi e realistici per arricchire le stagioni.
In Football Ultimate Team 26, i giocatori troveranno Eventi Live, tornei inediti e versioni aggiornate delle modalità Rivals e Champions. L’obiettivo è fornire un ecosistema competitivo costantemente aggiornato, che stimoli la strategia e la personalizzazione della propria squadra.
Non manca l’attenzione al mobile: EA SPORTS FC Mobile 26 riceve un aggiornamento che integra contenuti votati direttamente dai fan, permettendo a tutti di vivere l’esperienza calcistica ovunque si trovino.
Con questo lancio, Electronic Arts punta a consolidare il brand EA SPORTS FC come punto di riferimento del calcio digitale. Tra gameplay realistico, tornei online e un legame sempre più stretto con la community, FC 26 si presenta come un capitolo chiave per il futuro della serie.
Hai già provato EA SPORTS FC 26 o l’aggiornamento FC Mobile 26? Quale modalità ti interessa di più tra Carriera, Clubs e Ultimate Team?
Sonic Racing: CrossWorlds è finalmente disponibile in versione fisica e digitale per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e PC, con prezzi a partire da 69,99 euro. Su Nintendo Switch, Switch OLED e Switch Lite il gioco costa invece 59,99 euro. La versione dedicata a Nintendo Switch 2 arriverà durante le festività natalizie in edizione digitale, mentre quella fisica è prevista per i primi mesi del 2026.
Il nuovo titolo firmato SEGA e Sonic Team amplia la formula classica dei racing game con gare su strada, acqua, aria, spazio e persino tra dimensioni parallele. I giocatori possono personalizzare il proprio veicolo, sbloccare gadget e sfruttare i poteri dei personaggi per primeggiare nelle varie modalità, sia in solitaria che in multiplayer.
Modalità di gioco e novità principali
Il cuore del gioco è la varietà di modalità, che spaziano dal Gran Premio con sette coppe e gare a punti, alle competizioni online di World Match, dove fino a 12 piloti si sfidano per scalare la classifica mondiale. Non mancano le gare amichevoli con lobby personalizzabili, la Corsa contro il Tempo, le partite personalizzate offline fino a quattro giocatori su schermo condiviso e il Parco delle Corse, con sei varianti di regole.
Il nuovo sistema dei rivali aggiunge interazioni uniche: in ogni Gran Premio, un avversario viene designato come rivale del giocatore e lo provoca con dialoghi esclusivi, aumentando il senso di competizione.
Il multiplayer è uno dei punti forti di Sonic Racing: CrossWorlds, con supporto al multigiocatore locale fino a 4 giocatori e all’abbinamento multipiattaforma, che permette di sfidare amici indipendentemente dalla piattaforma scelta.
Personaggi e contenuti extra
Il roster include i personaggi storici dell’universo Sonic, con l’aggiunta di ospiti speciali tramite aggiornamenti gratuiti: da Joker e Kasuga Ichiban a icone pop come Hatsune Miku. La Digital Deluxe Edition amplia ulteriormente l’offerta con personaggi tratti da Sonic Prime e crossover con franchise come Mega Man, PAC-MAN, Minecraft e persino con i personaggi Nickelodeon (tra cui SpongeBob, Tartarughe Ninja e Avatar Legends).
Grazie al pass stagionale, SEGA promette nuovi tracciati, veicoli e ospiti speciali nei prossimi mesi, consolidando CrossWorlds come uno dei racing game più ricchi e aggiornati sul mercato.
Con il suo mix di crossover, modalità competitive e gare interdimensionali, Sonic Racing: CrossWorlds punta a conquistare sia i fan storici della saga sia chi cerca un’esperienza di guida arcade moderna e accessibile.
Hai già provato Sonic Racing: CrossWorlds? Quale modalità o personaggio ti incuriosisce di più tra i tanti annunciati da SEGA?
Capcom ha annunciato l’arrivo della Mega Man Star Force Legacy Collection, prevista per il 2026 su Nintendo Switch, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e PC tramite Steam. La raccolta include tutti e sette i giochi principali della serie uscita originariamente nel 2006.
I titoli presenti nella collection sono: Mega Man Star Force Pegasus, Leo e Dragon, Mega Man Star Force 2 Zerker x Ninja, Zerker x Saurian, Mega Man Star Force 3 Black Ace e Red Joker.
Un ritorno tra azione e nostalgia
La Mega Man Star Force Legacy Collection permette di rivivere le avventure di Geo Stelar e del suo compagno Omega-Xis nella loro battaglia contro minacce provenienti dal mondo delle stelle. La formula combina l’azione classica dei titoli Capcom con un sistema basato su carte, elemento che ha reso la serie unica.
Oltre a mantenere intatta l’esperienza originale, Capcom ha confermato miglioramenti tecnici per garantire un gameplay più fluido e moderno. I fan storici potranno riscoprire i momenti che hanno definito la serie, mentre i nuovi giocatori avranno la possibilità di conoscere un franchise spesso sottovalutato ma fondamentale per l’universo Mega Man.
Con il ritorno della saga in versione aggiornata, Mega Man Star Force punta a conquistare una nuova generazione di appassionati, offrendo avventura, sfide e colpi di scena.
Il 2026 sarà quindi un anno speciale per i fan di Mega Man, che potranno mettere le mani su una delle raccolte più complete mai realizzate per il brand.
Quale capitolo della Mega Man Star Force Legacy Collection siete più curiosi di rigiocare o scoprire per la prima volta?
Ho iniziato ad appassionarmi ai manageriali di calcio a partire dalla metà degli anni 90. All’epoca spopolava Championship Manager Italia (CManita per gli amici). Non sono mai stato un drago a districarmi tra tattiche ma quel mondo, da tifoso calcistico, mi affascinava e, di conseguenza, cercavo di capirlo.
Mano a mano che gli anni passavano i manageriali diventavano sempre più tattici e profondi ed io ci capivo sempre meno ma il mio manageriale annuale lo dovevo comprare, era diventata una abitudine, una bella abitudine.
I fatti
La cancellazione di Football Manager 2025 ha rappresentato un terremoto nel settore, più profondo di quanto possa sembrare a chi osserva dall’esterno quindi.
Non si è trattato soltanto di un rinvio o di un cambio di calendario, ma di una scelta drastica che ha imposto agli sviluppatori di Sports Interactive e a Sega un’ammissione rara: il prodotto non era pronto, non era all’altezza delle aspettative e pubblicarlo avrebbe significato tradire un pubblico che da oltre vent’anni alimenta il mito di questa serie.
In un mercato abituato a uscite annuali quasi rituali, la rinuncia ha colpito duramente la comunità, lasciandola con un vuoto inaspettato e un senso di spaesamento.
Ho quindi voluto capirci di più, perché la mancanza si è sentita. Penso che le ragioni dietro questa decisione sono state, ovviamente, molteplici.
I (probabili) motivi
Il passaggio al motore Unity e la volontà di rinnovare l’interfaccia e di rendere più moderna e accattivante l’esperienza utente hanno imposto obiettivi tanto ambiziosi quanto complessi. Nei test sembrava che il gioco non restituisse le sensazioni attese, il feeling non era rassicurante, i punteggi dei consumatori troppo bassi.
Continuare a rimandare avrebbe significato trascinare il titolo verso una finestra di uscita ormai incompatibile con il calendario calcistico, mentre un lancio affrettato avrebbe rischiato di compromettere un marchio che ha costruito negli anni un rapporto quasi fiduciario con i propri appassionati.
È stato un gesto di realismo, forse anche di umiltà: meglio fermarsi piuttosto che consegnare qualcosa che non valesse il prezzo e la fiducia del pubblico. Gesto che, dopo una mia meraviglia iniziale, personalmente ho compreso e apprezzato.
Le conseguenze
Le conseguenze sono state inevitabili. Gli utenti hanno reagito con delusione e con una certa diffidenza verso la gestione della comunicazione. L’attesa per un titolo che ogni anno scandisce la stagione calcistica è stata tradita e la frustrazione si è tradotta in scetticismo.
Eppure, non è mancato chi ha riconosciuto nella cancellazione un atto di responsabilità. Rinunciare a incassi sicuri per non macchiare la reputazione della saga ha dimostrato che esiste ancora un confine tra business e rispetto della community e che questo confine può orientare decisioni drastiche.
Da anni FM accompagna le nostre stagioni calcistiche, diventa il sottofondo delle serate invernali, l’ossessione notturna quando una trattativa di mercato virtuale sembra più importante di quella reale. Non avere avuto un’edizione nel 2025 ha significato rompere un ritmo, mancare a un appuntamento che è parte del calendario emotivo di tanti.
Una nuova speranza
Ecco perché si spera che Football Manager 2026 non sarà soltanto un nuovo capitolo, ma una prova di fiducia. Sarà il momento in cui sidovrà dimostrare di aver ascoltato le critiche e di aver imparato dalla battuta d’arresto.
Il nuovo titolo inaugurerà il pieno passaggio a Unity, integrerà finalmente il calcio femminile, e porterà con sé la Premier League con licenza ufficiale. Non sono semplici aggiunte, ma segnali di un impegno a costruire qualcosa di più grande, più moderno, e soprattutto degno dell’attesa.
So già che lo approccerò con un misto di entusiasmo e prudenza. Da un lato c’è la speranza di ritrovare il vecchio amore con una veste rinnovata; dall’altro c’è la consapevolezza che la fiducia non è infinita, che ogni passo falso peserà il doppio.
Forse la vera sfida di FM26 non sarà convincere la critica o attirare nuovi giocatori, ma riconquistare chi, come me, ha passato ore infinite a negoziare contratti con un talento sudamericano sconosciuto o a plasmare la tattica perfetta con un 4-2-3-1 inventato in piena notte…senza mai riuscirci!
Non chiedo un gioco perfetto, chiedo un gioco che mi faccia rivivere quella magia, quella sensazione di avere tra le mani il destino di un club e di una carriera virtuale che, per qualche strana alchimia, finiscono sempre per sembrare più reali del reale.
La mancata uscita del 2025 resterà un monito per i posteri ma potrebbe diventare anche il punto di svolta. Se Football Manager 2026 saprà mantenere le promesse, l’anno di silenzio sarà ricordato come una pausa necessaria, un respiro profondo prima di tornare a correre. E forse, proprio perché ci è mancato, il ritorno avrà un sapore ancora più intenso.
Team Cherry ha finalmente rotto il silenzio: Hollow Knight: Silksong ha una data e un orario di uscita precisi. Dopo anni di attesa e speculazioni infinite, i fan possono segnare sul calendario il 4 settembre 2025, giorno in cui l’atteso sequel dell’action metroidvania sarà disponibile in tutto il mondo.
L’annuncio, arrivato appena due settimane fa, ha generato un vero terremoto nell’industria indie. Alcuni sviluppatori hanno persino scelto di rimandare le proprie uscite per non rischiare di finire nell’ombra del fenomeno Silksong.
Data e orario di uscita di Hollow Knight: Silksong
Il lancio di Hollow Knight: Silksong è fissato per giovedì 4 settembre alle 16:00 (orario italiano) in tutta Europa. Nessun preorder, nessuna deluxe edition con accesso anticipato: Team Cherry ha scelto la via più semplice e trasparente. Anche il preload non sarà disponibile, ma con un peso di soli 8GB il download non sarà un problema per la maggior parte dei giocatori.
Il prezzo di lancio sarà di 20 euro, in linea con il primo capitolo. Considerando otto anni di inflazione, l’offerta appare ancora più competitiva. Per molti, questa cifra segna un eccellente rapporto qualità-prezzo, soprattutto per un titolo che promette una longevità paragonabile — se non superiore — a quella dell’originale.
Sul fronte tecnico, i requisiti minimi sono estremamente accessibili. Silksong gira senza difficoltà anche su PC meno performanti, mentre su Steam Deck si candida già a diventare uno dei giochi più popolari, proprio come accadde con Hollow Knight nell’agosto passato.
Un fenomeno indie pronto a esplodere
Il livello di hype intorno a Silksong è enorme. Dopo anni di silenzio, la comunicazione rapida e diretta di Team Cherry ha riacceso la passione della community. Il gioco non porta con sé solo l’eredità di Hollow Knight, ma anche la responsabilità di confermare un successo che ha ridefinito il genere metroidvania.
Con un gameplay raffinato, un mondo vasto da esplorare e un lancio globale senza fronzoli, Silksong sembra pronto a consolidare lo status di cult.
E voi? Pensate che Hollow Knight: Silksong riuscirà a superare le aspettative o il rischio del troppo hype è reale?