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La Top 5 dei videogiochi con il peggior doppiaggio

Nei videogiochi moderni, trattati sempre più come dei film (soprattutto i titoli narrativi), il doppiaggio diventa una parte fondamentale dell’opera e, in quanto tale, può aumentarne il valore o affossarlo. Generalmente, nel settore i professionisti non vedono alcuna scena e quindi si trovano a dover impersonare un personaggio senza avere il riferimento video della scena: si doppia basandosi sull’onda sonora dell’interprete originale. Questo ha quindi portato spesso a dei prodotti che potessero risultare un po’ deficitari dal punto di vista del doppiaggio. Nel corso del tempo le cose sono un po’ migliorate, tant’è che si fa ricorso non più solo a doppiatori che interpretano un personaggio, ma proprio ad attori che, oltre alla voce, con il motion capture possono effettivamente recitare le scene che poi verranno digitalizzate e trasposte all’interno del videogioco. Un anno fa sulle nostre pagine abbiamo già parlato della localizzazione, mentre questa volta ci focalizzeremo proprio sul doppiaggio, riportando alla luce alcune opere che potevano senza alcun dubbio avere una lavorazione più attenta. Nella nostra top 5 di videogiochi con i doppiaggi horror, confezionata proprio in occasione di Halloween, andremo ad ascoltare alcune opere che si sono distinte in negativo in questo ambito. E chissà che non fosse stato meglio parlare di occasioni mancate da inserire nella lista dei videogiochi che meritavano una traduzione ma che non l’hanno avuta.

Top 5 dei videogiochi con doppiaggio horror da giocare ad Halloween

Si tratta di prodotti nella maggior parte dei casi non recentissimi, quindi sviluppati in un periodo dove era più difficile arrivare sui singoli mercati. Dal lato dello sviluppo, ci si accontentava di un doppiaggio per nulla memorabile, praticamente con il solo obiettivo di tradurre i dialoghi in italiano a scapito di tutto il resto, non curandosi troppo dell’interpretazione e del risultato finale. Dopo queste premesse, andiamo a scoprire i doppiaggi più horror dei videogiochi!

Nocturne (1999)

In un videogioco, normalmente non ci si aspetterebbe una voce con un inconfondibile accento romagnolo, o almeno se non fosse contestualizzato in qualche modo. Tutto ciò non succede in Nocturne, dove in un momento molto cupo assistiamo a una scena che sembra essere stata doppiata senza avere idea del contesto in cui ci si trova. Oltre all’accento, però, stona proprio l’interpretazione, che risulta essere troppo pimpante. Nel video è inoltre possibile notare anche il mancato synch fra voci e sottotitoli.

Haven: Call of the King (2002)

Per quel che riguarda Haven: Call of the King, il mercato italiano forse non è stato ritenuto sufficientemente importante da meritarsi un doppiaggio ad hoc. Le voci sono chiaramente straniere, quindi presumibilmente sono stati “riciclati” gli attori originali. Non c’era strumenti come Google Translator o siti che potevano aiutare a capire la pronuncia delle parole, e quindi il risultato è un disastro: quella che doveva essere una scena in cui si spiegava qualcosa di importante non è chiara per nulla.

Call of Cthulhu: Prisoner of Ice (1995)

L’ambientazione lovecraftiana generalmente è facilmente affiancabile ai prodotti horror. Nel caso di Call of Cthulhu: Prisoner of Ice a spaventare non è quello che vediamo, ma quello che ascoltiamo. Una richiesta d’aiuto, che dovrebbe essere straziante, in realtà risulta così poco convinta che assume un aspetto comico. Abbiamo da una parte un personaggio ferito, presumibilmente disperato e spaventato, e al contempo gli viene affiancata una voce e un’intonazione da parodia. L’unica soddisfazione è che anche il doppiaggio originale non è che brilli particolarmente…

Alpha Prime (2007)

In Alpha Prime viene mostrato Bellini, lo stereotipo italiano all’estero: un inglese incerto in cui si pronuncia ogni singola lettera, parole italiane inserite fra una frase e l’altra, senza dimenticarsi dei gesti esasperati quando si parla. Probabilmente al pubblico internazionale può andare anche bene così, poiché magari veniamo visti così noi italiani e quindi la differenza non viene nemmeno percepita più di tanto. Per noi, che invece riusciamo a capire il miscuglio di parole inglesi e italiane, la scena risulta particolarmente comica. La tristezza più grande? Il doppiatore, che è italiano.

King’s Field IV (2001)

La cima della classifica dei videogiochi con i doppiaggi horror per Halloween è occupata da King’s Field IV. Valgono più o meno le considerazioni fatte per Haven: Call of the King, quindi doppiatori inglesi, pronuncia non perfetta. Ma ci sono delle aggravanti: il testo è molto velocizzato, manca un’intepretazione e, soprattutto, viene detta una parola che in italiano nemmeno esiste. Oltre agli accenti sbagliati, la parola “traccia” diventa “tracchia”. Oltre a questo, mettendo a confronto la versione inglese con quella italiana, si nota come il testo tradotto sia veramente troppo lungo, tant’è che in scene dove in originale c’è silenzio, il doppiaggio è ancora presente.

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La localizzazione di videogiochi è una cosa seria

Tradurre o non tradurre? O meglio, quali sono gli elementi che bisogna tenere in considerazione per prevedere la localizzazione di videogiochi o un qualsiasi altro prodotto multimediale? È una questione annosa e, ciclicamente, torna sotto i riflettori. Come nel recente caso di Baldur’s Gate III.

Questa volta il problema torna alla ribalta con un titolo attesissimo, Baldur’s Gate III, per il quale più generazioni di fan e videogiocatori aspettano impazientemente di metterci mano. Purtroppo però, per gli utenti italiani non è prevista la localizzazione al rilascio in Accesso Anticipato, previsto per il 6 ottobre dopo l’ennesimo posticipo.

Ad aggravare la situazione, un errore di comunicazione commesso dalla Larian Studios, che in precedenza aveva fornito indicazioni diverse riguardo la traduzione del gioco. Questa ammissione di responsabilità, di per sé lodevole, è stata da molti interpretata come una “ritrattazione” e ha fomentato gli animi in generale e le malelingue in particolare. Di fatto, “giocare” con una lingua significa in questo caso occuparsi di quasi 46.000 righe di dialogo e, fidatevi, non è affatto uno scherzo.

Larian Studios ha capito che era il caso di cambiare nome su Twitter

War never changes: lotte intestine… da sempre

Facendo un passo indietro, l’eterna guerra dei “puristi” è sempre esistita, in tutti gli ambiti e piattaforme e sulle questioni più disparate: Windows o Linux? Internet Explorer o Netscape? PC o Console? Xbox o Playstation? Hulk o La Cosa? E infine, si fa per dire: videogiochi in italiano, sempre e comunque, o meglio giocarli in lingua originale?

In questo ambito, le due tipiche posizioni estreme, spesso espresse con toni di piccata sufficienza se non addirittura di offesa, sono le seguenti:

  • “do dei soldi per comprare un gioco e lo voglio in italiano, senza dover impazzire con l’inglese”.
  • “Io l’inglese lo so e non ho problemi nel giocare in lingua, sono gli altri a doversi adattare”.

Poi esistono altri punti di vista, ben argomentati, più tolleranti e dai toni neutri; ma solitamente passano in secondo piano.

Prima di esprimersi sulla questione, può valere la pena riflettere su alcuni elementi che ruotano attorno alla localizzazione di videogiochi…

Browser War: Internet Explorer vs Netscape

Dipendenza dalla lingua

Semplificando molto, potremmo dire che la quantità di testo e dialoghi definisce quella che è la dipendenza dalla lingua. Più testo c’è, più la dipendenza dalla lingua è elevata, maggiormente sentita sarà l’esigenza di una localizzazione per fruire al meglio del prodotto.

Più o meno direttamente, anche il genere del videogioco e il target di riferimento contribuiscono (o meno) alla dipendenza della lingua. Per intenderci, uno sparatutto dove spesso occorre blastare qualsiasi cosa ci si pari di fronte, potrebbe necessitare di due righe di ambientazione e trama per convincerci a imbracciare un’arma contro i cattivi di turno.

Unreal (1998), alcuni videogiochi non hanno bisogno di localizzazione
Unreal (1998), alcuni videogiochi non hanno bisogno di localizzazione

Completamente diverso è il caso di un videogioco di ruolo con ambientazione, storia, popoli, miriadi di missioni, personaggi e dialoghi. A titolo di esempio (storico), Unreal del 1998 è perfettamente giocabile anche senza localizzazione; non proprio la stessa cosa si può dire per Fallout del 1997, che peraltro ricorre largamente allo slang e utilizza particolari stili espressivi nei dialoghi con i supermutanti e i ghoul.

È lecito però osservare che oggi le cose sono un po’ cambiate: la dipendenza dalla lingua ha iniziato a prescindere dal genere, visto che, per ottenere dei prodotti coinvolgenti e che “sappiano di cinema” (elementi che ripagano in termini di mercato), quasi tutti puntano su una buona storia su cui ancorare il videogioco. E la storia va raccontata in qualche modo… e in qualche lingua!

Fallout (1997)
Fallout (1997), alcuni videogiochi hanno bisogno di una localizzazione.

Mercato

Un altro elemento imprescindibile è il mercato. Il videogioco è un prodotto d’intrattenimento che ha i suoi clienti (giocatori), dipendenti (progettisti, sviluppatori, designer, artisti a vario titolo, gestori del marketing), aziende di settore nel loro complesso, più tutto un universo di professionisti che vi ruota intorno, dai legali ai recensori. In tutto ciò, le aziende non sono sempre disposte o non hanno sempre interesse a spendere parte del budget destinato a realizzare un videogioco per localizzarlo in un paese dove non prevedono un adeguato ritorno di utili.

Naughty Dog, i videogiochi sono fatte da tante persone.
Naughty Dog, i videogiochi sono fatti da tante persone

Altre volte l’intenzione ci sarebbe (a prescindere “dai soldi”), ma non sempre si trovano gli accordi commerciali e legali per localizzare il prodotto. Tralasciando il doppiaggio, prevedere delle localizzazioni relative alla “sola” parte testuale, richiede l’impiego di ulteriori figure professionali, e quindi aumentano le spese, i tempi, e si introducono svariati fattori di rischio. L’importante è capire che abbattere la barriera linguistica ha sempre e comunque un costo. Tipicamente non trascurabile.

Prima di presentare ulteriori elementi di riflessione, vale la pena riprendere in mano il report di LocalizeDirect. L’italiano risulta essere sempre meno richiesto da parte degli sviluppatori nella localizzazione di videogiochi in quanto vedono il nostro mercato poco allettante. Di fatto, le richieste per le traduzioni in italiano (8%) sono minori di quelle per il tedesco (10,3%), il francese (9,8%), il giapponese (9,7%), il russo (9%), il coreano (8,9%) e lo spagnolo (8,7%). Di per sé l’8% non è un brutto numero, ma per un’azienda che decide di localizzare il suo prodotto in quattro lingue, l’italiano non è di sicuro la prima scelta.

Report di LocalizeDirect sulla localizzazione di videogiochi.
Report di LocalizeDirect sulla localizzazione di videogiochi

Lingua originale non significa lingua Inglese

Molti videogiocatori identificano il giocare in lingua originale col videogiocare in lingua inglese. In diversi casi ciò potrebbe corrispondere al vero, di fatto, le due espressioni non sono la stessa cosa. La si pensasse così, equivarrebbe più o meno a sostenere che la cover di un brano musicale sia di fatto il brano originale stesso.

Per capire meglio come stanno le cose, senza alcuna pretesa di completezza, è sufficiente portare un esempio. Molti di voi avranno giocato a Wiedźmin e si saranno sicuramente divertiti. Se non avete capito di cosa stia parlando, forse potrebbe aiutarvi sapere che mi sto riferendo a The Witcher. In verità, l’autore polacco della saga letteraria gli ha preferito la traduzione inglese “hexer” (mantenuta in altre opere), ma di fatto, il nome del videogioco di CD Project Red è diventato “The Witcher” (incorporando l’articolo “the”). Per chi non lo sapesse, nelle opere letterarie italiane il termine ufficiale per indicare Geralt di Rivia e i suoi colleghi è “strigo”.

Le copertine dei libri di Wiedźmin, il nome polacco di The Witcher.
Le copertine dei libri di Wiedźmin, il nome polacco di The Witcher

Giocare (o leggere) in lingua originale significherebbe pertanto giocare in polacco, non in inglese. In conclusione, giocare in inglese prevede l’uso di una localizzazione completa a tutti gli effetti, con i suoi pregi e difetti, scelte di adattamento, termini, modi di dire, espressioni e, sicuramente, errori. Sfatiamo dunque il mito che giocare in inglese significa giocare in lingua originale o che è sempre e comunque “meglio”.

Coloro che giocano in lingua inglese, includendo tutti i giocatori di altre lingue che sono disposti a farlo, rappresentano sicuramente il bacino di utenza maggiore e pertanto sarà sempre prevista una localizzazione in tale lingua. Come però già osservato, diverso è il caso per l’idioma italiano.

Fonte e qualità della localizzazione

Qualora venga prevista una localizzazione, per esempio in italiano, quale fonte verrà utilizzata? Si considera l’opera originale, magari scritta in una lingua per cui è difficile e costoso reperire traduttori competenti e preparati, oppure si ricorre a una fonte secondaria, già localizzata in altra lingua (inglese), più semplice ed economica da gestire?

Va da sé che derivare una localizzazione da un’altra (o da altre, in cascata) comporta inevitabilmente un elevato rischio di degrado e di errore: un testo inglese adattato da altra lingua potrebbe avere poco senso (o peggio venir travisato) quando portato in italiano, pur avendo una traduzione ineccepibile. Pertanto, la scelta della fonte, come pure il tatto, la tecnica, l’esperienza e la professionalità di chi ci lavora, sono tutti elementi che determineranno sia la qualità che il costo del processo di localizzazione. Infine, ci sono i gusti personali che possono avallare o compromettere qualsiasi scelta di traduzione o adattamento: ognuno ha la sua testa e la sua sensibilità e ci mancherebbe altro.

Personalmente, nel cinema non ho mai capito come si siano potuti concepire titoli quali “Unbreakable – Il predestinato” o “Eternal sunshine of the spotless mind – Se mi lasci ti cancello”, ma così è.

Unbreakable – Il predestinato
Unbreakable – Il predestinato

Conclusioni

Come osservato, portare un videogioco o un qualsiasi altro prodotto multimediale da una lingua a un’altra comporta sempre dei costi, dispendio di tempo (e probabili ritardi) e inevitabili compromessi su stili, proverbi, modi di dire, giochi di parole e termini di glossario. Nonostante tutto però, l’intera operazione costituisce indubbiamente un valore aggiunto che, oltre ad allargare il bacino di potenziali giocatori e la diffusione del titolo, aumenta l’immersività, l’immedesimazione, la verosimiglianza e la profondità dell’atmosfera.

In un videogioco, la lingua è un fattore che, insieme alla grafica, al comparto sonoro e al gameplay, ne influenza sicuramente l’esperienza di gioco.

A mio avviso è quindi sempre auspicabile disporre di videogiochi multilingua (che comprendano la propria lingua madre, ovviamente); sarà poi l’utente finale a SCEGLIERE come impostare la propria esperienza: in inglese, in lingua originale, o nella propria.

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Videogiochi non tradotti, la mia top 5 di giochi rovinati

Ci sono alcune cose che noi italiani amiamo incondizionatamente. Non mi riferisco alla pizza o alla nutella, ma a un’arte in cui siamo sempre stati maestri, il doppiaggio. Prima che mi puntiate il dito addosso, chiaramente ci sono stati dei casi poco felici come Neo Genesis Evangelion su Netflix, ma a questi rari casi si contrappongono grandi voci, che non sempre finiscono nei videogiochi perché non sempre tradotti.

Da Ferruccio Amendola a Luca Ward, passando per chi ne ha fatto un intrattenimento web come Maurizio Merluzzo, i doppiatori italiani sono ormai dei personaggi noti.

Luca Ward doppierà la voce di Keanu Reeves in Cyberpunk 2077
Luca Ward doppierà la voce di Keanu Reeves in Cyberpunk 2077

Purtroppo, il mondo dei videogiochi vive in un ecosistema un po’ diverso. Infatti, ci sono alcuni capolavori per cui non è ancora disponibile nemmeno una traduzione testuale.

I dati sui videogiochi non tradotti

LocalizeDirect, azienda che si occupa di localizzazione di videogiochi, ha condotto uno studio su un campione di 14 mila richieste di traduzioni di giochi. Il risultato ci informa che le richieste di localizzazione di videogiochi in italiano, rispetto gli anni precedenti, sono crollate. La motivazione fornita dall’azienda risiede nella stagnazione dell’economia italiana.

Il grafico mostra l'aumento dei videogiochi non tradotti in italiano
Il grafico mostra l’aumento dei videogiochi non tradotti in italiano

Secondo LocalizeDirect, l’economia italiana porterebbe una contrazione del mercato videoludico. Questa teoria si scontra con il report annuale dell’IIDEA, associazione italiana che analizza il mercato dei videogiochi in Italia. Infatti l’analisi dellIIDEA sostiene che il mercato videoludico italiano è cresciuto.

In altre parole, i publisher non vogliono tradurre i titoli in italiano, perché ritengono che il nostro Paese, nonostante abbia un mercato videoludico in crescita, non spenda abbastanza in videogame.

L’importanza della localizzazione dei videogiochi

Penso che sia fondamentale tradurre i videogame in italiano. Infatti, anche se un titolo può risultare totalmente comprensibile, il lavoro dei localizzatori è di rendere un videogioco più vicino alla nostra cultura. Pensate al giardiniere Willie dei Simpson, che è stato reso sardo per trovare un’analogia italiana con l’idea che gli americani hanno degli scozzesi.

Devo ammettere che i videogame mi hanno permesso di migliorare il mio inglese, ma il costo è non riuscire a percepire molte sfumature che avrebbero meritato maggiori attenzioni.

La classifica dei videogiochi non tradotti

Dopo aver letto la notizia del report di LocalizeDirect, mi sono venuti in mente molti giochi realmente importanti per la storia videoludica, che non hanno mai ricevuto una traduzione italiana ufficiale o è arrivata troppo tardi. Ho deciso di riassumere in questa pagina i 5 titoli che hanno segnato maggiormente la mia vita da videogiocatore a causa di una mancata localizzazione in italiano.

5. Tyranny

Non tutti hanno memoria di questo gioco del 2016. Nonostante la critica e i giocatori che lo hanno seguito non l’abbiano identificato come un capolavoro, Tyranny è un bel gioco. Obsidian e Paradox si mettono a lavoro sul titolo subito dopo Pillars Of Eternity. Stesso genere, gameplay simile, ma l’ambientazione è basata su un mondo caduto nella corruzione e nelle mani della malvagità, in cui impersoniamo dei personaggi altrettanto cattivi.

Tyranny è uno dei videogiochi non tradotti più difficili da giocare in inglese
Tyranny è uno dei videogiochi non tradotti più difficili da giocare in inglese

Tyranny vanta un numero di vocaboli enorme e una quantità di dialoghi superiore ai già abbondanti testi presenti nei gdr occidentali. Questo però non è servito ad avere una localizzazione ufficiale del gioco. A suo tempo, gli utenti che invitavano a imparare l’inglese per giocarlo furono duramente attaccati e probabilmente anche derisi a causa dell’oggettiva complessità dei testi di gioco.

Quello che fece veramente infuriare la community italiana provenne dalla bocca di Gordon Van Dyke, ex produttore di Paradox Interactive:

Consiglio da sviluppatore: non traducete in italiano. È uno spreco. Usate invece quel budget per il russo o il portoghese brasiliano

Gordon Van Dyke, ex producer di DICE e Paradox Interactive

Queste dure parole portarono i videogiocatori italiani a boicottare il titolo. Ho aspettato il gioco a lungo e nonostante abbia ricevuto il videogame gratuitamente con Twitch Prime, Tyranny è ancora nel mio backlog. Il motivo non è legato a Van Dyke, ma alla poca voglia di sorbirmi eterni dialoghi in una lingua che non è la mia.

BoP Italia ha provato a tradurre Tyranny, ma ancora oggi non ci sono notizie confortanti a causa di mancanza di traduttori. Se volete dare una mano potete andare sul loro forum.

4. Fallout e Fallout 2

Fallout e Fallout 2 sono due titoli ormai ritenuti capolavori assoluti da molti esperti del settore. Però solo chi era già un po’ più grande ha avuto la possibilità di giocarlo. Infatti, quando arrivò Fallout 3, molti avevano sentito parlare dei primi due capitoli, ma non tutti hanno avuto il coraggio di giocarli. Io rientro tra i codardi, ma li conosco molto bene.

Fallout 2, capolavoro che fa parte dei videogiochi non tradotti in italiano.

Fallout uscì nel 1997 e nonostante avessi sette anni, avrei voluto giocare quel titolo da adulti. Purtroppo, i Fallout erano inarrivabili a causa della barriera linguistica. Se pensiamo che Fallout 3 è uscito nel 2008, potete capire che questo deficit costò un’attesa di 11 anni prima di poter provare il titolo.

Nemmeno gli anni ’90 possono essere una scusa. Nel 1997 uscirono molti grandi videogame in italiano. Basta citarne tre: Age of Empires, Oddworld: Abe’s Oddysee e Gran Turismo.

3. Vampire: The Masquerade Bloodlines

Vampire The Masquerade – Bloodlines 2 non sarà localizzato in italiano. Guardando le prime immagini non sono troppo triste. Il titolo che vedrà la luce nei prossimi mesi, non sembra paragonabile al suo predecessore. Felice di essere smentito.

Vampire: The Masquerade Bloodlines è uno dei videogiochi gdr non tradotti in italiano
Vampire: The Masquerade Bloodlines è uno dei videogiochi gdr non tradotti in italiano

Vampire: The Masquerade Bloodlines ha una famosa traduzione italiana fan-base, ma non è mai stato localizzato ufficialmente. Il videogioco è stato un successo enorme proprio per la sua libertà nei dialoghi e le sue tinte fosche meritavano di essere tradotte in italiano per essere meglio apprezzate nel Bel Paese.

Se consideriamo che Vampire: The Masquerade Bloodlines è un titolo del 2004, potete comprendere come sia ingiustificabile non aver dato una possibilità ai videogiocatori italiani. Soprattutto ai fan del gdr cartaceo.

2. World of Warcraft

World of Warcaft esce nel 2004. La localizzazione italiana arriva nel 2012. Avevo già abbandonato il gioco da 5 anni.

La versione americana di World of Warcraft mi ha permesso di migliorare il mio inglese, ma anche di perdere moltissimo del gioco. Il titolo era pieno di missioni con una discreta quantità di testo e per comprendere a fondo la storia che ci stava dietro, bisognava avere tanta pazienza con le traduzioni. Il risultato è che molti aspetti della lore di Warcraft sono rimaste per me un mistero per molti anni, almeno fino a quando non decisi di giocare nuovamente il titolo anni dopo, in italiano.

World of Warcraft non ha avuto una localizzazione italiana per 8 anni
World of Warcraft non ha avuto una localizzazione italiana per 8 anni

Il risultato fu sbalorditivo. Anche Edwin Van Cleef, un povero boss di basso livello dell’Alleanza, che mi sembrava uno sfigato qualunque, è invece un personaggio con una storia profonda. Se invece giochi il titolo dal lato dell’Orda, gli accenti napoletani dei troll assicurano risate uniche.

Nonostante non continuai a giocare a World of Wacraft dopo la localizzazione italiana, rimasi molto deluso dal non poterlo averlo vissuto pienamente per ben 3 anni a causa di una mancata caratterizzazione italiana.

1. Final Fantasy VII

I miei ricordi di Final Fantasy VII sono già stati ampiamente discussi, ma non posso non mettere al primo posto il capolavoro della Square Enix, a suo tempo SquareSoft. Il titolo arrivò in Europa in pompa magna e fu amore a prima vista.

Final Fantasy VII del 1997 è IL videogioco tra i videogiochi non tradotti in italiano
Final Fantasy VII del 1997 è IL videogioco tra i videogiochi non tradotti in italiano

Final Fantasy VII fu un altro gioco del 1997, come Fallout, mai tradotto in italiano. Lo giocai, ma dopo un po’ persi completamente la bussola. La trama di Final Fantasy 7 meritava di essere gustata, ma non puoi farlo con semplicità a 7 anni in una lingua straniera.

Menzione d’onore

Una menzione d’onore deve essere fatta ad alcuni titoli.

Il primo è Disco Elysium, un recentissimo gdr del 2019. Un capolavoro di rara bellezza totalmente in lingua inglese che rischia essere, per molti giovani, il Final Fantasy VII della nostra generazione.

Per chi oggi parla di godersi un titolo in lingua inglese, pensate che ci sono tanti giovanissimi videogiocatori che vorrebbero entrare a far parte del mondo dei giochi di ruolo, come Disco Elysium, ma sono tagliati fuori per una mancanza localizzazione italiana. Così come lo è stato per me con Final Fantasy VII, molti di questi giovani videogiocatori magari dedicheranno il proprio tempo a Fifa 20, come ho fatto io con Fifa 98 a suo tempo, a causa di una traduzione mai arrivata.

Disco Elysium rischia di essere il Final Fantasy VII di questa generazione
Disco Elysium rischia di essere il Final Fantasy VII di questa generazione

Le altre due menzioni speciali sono la serie Shin Megami Tensei e Persona 5. Solo di recente Atlus ha cominciato a tener conto dei fan italiani, ma non siamo ancora certi che continuerà a farlo. Infatti l’intera serie di Shin Megami Tensei non è mai stata localizzata in italiano. Nemmeno il più recente Shin Megami Tensei IV per Nintendo 3DS. Persona 5, un titolo con una fortissima narrazione, è stato tradotto solo dopo 4 anni dalla sua uscita, nella sua versione Royal.

Persona 5 è stato tradotto in italiano dopo 4 anni
Persona 5 è stato tradotto in italiano dopo 4 anni

Di conseguenza, viviamo con terrore la notizia di una possibile non traduzione in italiano dell’annunciato Shin Megami Tensei V. Mi chiedo se ci meritiamo quest’ansia.

Conclusione

Quando diciamo che non sia necessario tradurre i videogame, pensiamo anche a chi non può godersi questi titoli per varie ragioni. Siamo nel 2020, ma ci possono essere mille motivazioni per cui una persona non conosce l’inglese. Può essere l’età o una mancanza culturale non necessariamente legata alla volontà di non studiare.

Ricordiamoci anche che non ci siamo potuti godere tante perle, perché sono state relegate solo al mercato giapponese. Alcuni le abbiamo scoperte con gli emulatori, ma altri sono state dimenticate per sempre.

Questa è la mia classifica dei titoli che mi hanno sconvolto l’esistenza videoludica a causa di una mancata localizzazione italiana. Sarei ben felice di leggere la vostra.