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Death Stranding 2: On the Beach – Recensione

Quando nel 2019 è uscito il primo Death Stranding, ho compreso due cose: la prima, che qualcosa di profondamente nuovo era atterrato nel panorama videoludico; la seconda, che non tutti erano pronti ad accoglierlo. In effetti, Hideo Kojima, libero da ogni catena editoriale, dopo l’addio burrascoso a Konami, si era finalmente concesso il lusso di creare un gioco che fosse “alla Kojima” fino in fondo (vedi qui per un approfondimento sui giochi di Kojima). Un atto di fede visionaria che, nel bene e nel male, ha diviso la community.

Io, da parte mia, ne fui catturato. Ricordo quelle passeggiate infinite tra montagne e vallate, le leggi della fisica da tenere sotto controllo mentre si hanno carichi preziosi sulle spalle, le melodie dei Low Roar che partivano nei momenti giusti, come una carezza in un mondo spaccato. Era un videogioco lento, contemplativo, eppure carico di tensione e significato. Un esperimento, sì, ma con un’anima.

E adesso? Adesso Kojima è tornato, e Death Stranding 2: On the Beach non è più un esperimento: è una conferma. Non perfetto, ma vivo, pulsante, disturbante e spesso geniale. Un titolo che ha il coraggio di farti rallentare in un medium che corre e che, nel farlo, ti fa riflettere su cosa significhi “giocare” oggi.

Un sequel che osa cambiare

Dimenticatevi per un attimo il Sam Porter Bridges silenzioso e operoso del primo capitolo. Death Stranding 2: On the Beach non è semplicemente “più” del precedente, ma è anche “diverso”. Kojima non si limita a iterare sul gameplay: riscrive intere dinamiche, aggiusta la narrazione, sposta l’obiettivo. Si passa dal “ricucire un’America fratturata” a un tentativo ancora più folle: capire se c’è qualcosa, o qualcuno, oltre il mare. Il concetto di “connettere” si allarga, e lo fa portando i personaggi verso l’ignoto, sia fisicamente che emotivamente.

E in questo salto di scala, si inserisce una delle sorprese più riuscite del gioco: il tono. Death Stranding 2: On the Beach è più ironico, più surreale, più grottesco. Alcuni momenti sembrano usciti da un teatro dell’assurdo, tra dialoghi criptici, comparse improbabili e picchi emotivi sincopati. Ma è proprio questo caos controllato, questa danza tra il ridicolo e il sublime, a rendere il viaggio appassionante.

Gameplay: fardelli nuovi, equilibri vecchi

Chi ha amato il gameplay del primo DS troverà qui pane per i suoi denti – e anche un bel po’ di carne sopra. Le meccaniche base della consegna, dell’equilibrio, del peso e del terreno restano, ma vengono rimescolate da una marea di nuovi strumenti, veicoli e ambientazioni. La mappa è più ampia, variegata e dinamica. Le condizioni atmosferiche, ad esempio, ora non sono solo ostacoli: diventano risorse o opportunità.

Ma è la costruzione della rete di infrastrutture – ponti, zipline, rifugi – che torna con più senso che mai. Vedere una corda lasciata da un altro giocatore, scoprire che ti ha appena salvato da una caduta mortale, o ritrovarti a ringraziare in silenzio chi ha costruito un ascensore su una parete impossibile… sono quelle le vere connessioni. E vi assicuro che creano una soddisfazione profonda, quasi “altruistica”, che pochi giochi riescono a regalare.

Certo, non tutto funziona alla perfezione. Alcune sezioni di stealth forzato rallentano un po’ troppo il ritmo, e c’è ancora qualche momento in cui l’interfaccia sembra voler giocare contro di te. Ma si tratta di inciampi minori, in un impianto generale solido e coerente con la visione del gioco.

Il confine tra cinema e follia

Parlare della trama senza spoiler è difficile, ma posso dire questo: Death Stranding 2 continua a camminare sul filo teso tra epica esistenziale e teatro kabuki. Kojima scrive con la penna del regista e il cuore del game designer, e la storia – pur tra mille bizzarrie – funziona. Non sempre è lineare, non sempre è chiara, ma è sempre evocativa.

Norman Reedus torna nei panni di Sam, ma questa volta con una consapevolezza nuova, quasi riluttante. Al suo fianco ritroviamo Fragile (una Léa Seydoux in stato di grazia), nuovi comprimari ambigui, e una serie di antagonisti che sembrano partoriti da un incubo collettivo.

Il punto di forza? Il gioco sa sorprenderti. Ti illude di aver capito dove stai andando, e poi ti tira fuori un plot twist che rimette tutto in discussione. Alcuni dialoghi fanno sorridere per la loro assurdità, altri colpiscono al petto per la loro intensità. Non è cinema, non è letteratura, non è solo videogioco: è Kojima Storytelling™, con tutte le sue luci e le sue ombre.

Tecnica e direzione artistica: tra l’organico e il sintetico

Death Stranding 2

Visivamente, Death Stranding 2 è uno spettacolo. Il Decima Engine si conferma una bestia tecnica, e su PS5 (dove l’ho giocato) gira fluido, con dettagli ambientali che tolgono il fiato. I volti sono realistici fino all’inquietudine, la gestione della luce è magistrale, e gli effetti atmosferici – pioggia, vento, neve – trasformano ogni uscita in un piccolo evento.

Ma è la direzione artistica a fare la differenza. Alcuni scenari sembrano usciti da una mente in preda a un sogno lucido, altri ricordano più un’opera concettuale che un videogame. Kojima gioca con colori, simmetrie, suoni e assenza di suoni, per evocare stati d’animo più che ambientazioni. Si va da deserti rossi e brulli a architetture liquide e distorte che sembrano sussurrare qualcosa mentre ci cammini dentro. È un’esperienza percettiva, prima ancora che ludica.

Un’opera di precisione millimetrica

Death Stranding 2: On the Beach rappresenta uno dei picchi più alti mai raggiunti sul piano tecnico da uno studio di sviluppo. Kojima Productions ha saputo spingersi oltre i confini già estremi del primo capitolo, confezionando un’esperienza visivamente e acusticamente sorprendente. Basato sull’evoluto Decima Engine (lo stesso utilizzato da Guerrilla Games per Horizon), il gioco mostra un livello di dettaglio che lascia spesso a bocca aperta: dalle gocce di pioggia che si infrangono sulla tuta del protagonista, fino alla resa del terreno che muta in tempo reale in base a pioggia, vento e calpestii. Gli elementi atmosferici non sono solo scenografici ma hanno impatti concreti su fisica e interazioni, rendendo il mondo tangibile e dinamico. La gestione dell’illuminazione globale, dei riflessi e delle ombre dinamiche riesce a creare una sensazione di realismo che ha pochi eguali nel panorama attuale.

La fluidità è un altro punto di forza: su PlayStation 5 il gioco si mantiene stabilmente sui 60 fps in modalità performance, garantendo un controllo sempre reattivo anche nelle situazioni più concitate. I caricamenti sono praticamente inesistenti permettendo un’esperienza senza interruzioni. Dal punto di vista audio, Death Stranding 2 non è da meno: il lavoro svolto sul sound design è minuzioso, con ambienti che respirano, suoni ambientali stratificati, e una colonna sonora che ritorna con il suo carico di emozioni firmato ancora una volta da Ludvig Forssell e da band come Low Roar, presente in tracce inedite postume. L’effetto è quello di una sinestesia, dove ogni passaggio tecnico concorre a costruire una sensazione immersiva profonda.

In particolare, la motion capture ha raggiunto nuove vette di perfezione: il volto di Sam, così come quello degli altri protagonisti, non è solo realistico, ma riesce a comunicare emozioni complesse anche nei momenti di silenzio. Le cutscene sono veri e propri cortometraggi cinematografici, diretti con la consueta attenzione quasi maniacale da parte di Hideo Kojima. In definitiva, il comparto tecnico di Death Stranding 2: On the Beach è qualcosa che va oltre il semplice “ben fatto”: è una dichiarazione di intenti, la dimostrazione che il videogioco può essere una forma d’arte capace di utilizzare tutte le tecnologie a disposizione per evocare mondi che sembrano più veri del reale.

Un capolavoro visionario

Parlare delle ambientazioni di Death Stranding 2: On the Beach significa entrare in un territorio che va oltre il concetto stesso di videogioco. Kojima e il suo team hanno realizzato una vera e propria opera d’arte interattiva, capace di fondere suggestioni visive, mitologia moderna e un’estetica post-apocalittica che trasmette poesia e disorientamento in egual misura. Ogni luogo esplorato in questo seguito è una narrazione in sé, un mondo vivo che racconta storie anche in assenza di dialoghi o di eventi scriptati. Le rovine abbandonate, le città sospese tra il recupero e il collasso, le coste deserte battute dal vento: tutto contribuisce a una visione quasi pittorica della fine e della rinascita.

La varietà di ambienti è sorprendente. Si passa da regioni desertiche punteggiate da architetture ciclopiche a foreste pluviali dove la vegetazione sembra crescere in modo sovrannaturale, fino a distese ghiacciate dominate da luci aurorali che spezzano il silenzio con un senso di meraviglia ancestrale. Ogni luogo sembra provenire da un sogno o da un ricordo, e al contempo esprime una tangibilità rara. Il design non è solo funzionale alla progressione di gioco, ma è profondamente simbolico: la spiaggia, in particolare, torna come metafora dell’inconscio e della soglia tra vita e morte, trasformandosi in uno spazio quasi sacro che il giocatore attraversa più volte con emozioni diverse.

Il modo in cui la regia virtuale sfrutta la macchina da presa per farci immergere in questi paesaggi è un esempio di come il linguaggio cinematografico possa essere perfettamente integrato in un’opera interattiva. Il mondo di Death Stranding 2 non è solo da esplorare: è da contemplare. Ci si ferma non per noia ma per rispetto, per la bellezza che emana anche nei luoghi più spogli.

È raro che un videogioco riesca a stimolare lo sguardo come farebbe un museo d’arte contemporanea. Death Stranding 2: On the Beach riesce in questa impresa, costruendo un universo che è al contempo affascinante, inquietante e indimenticabile. Un invito costante all’osservazione lenta, alla riflessione, all’empatia.

Un’avventura forse troppo frammentata

Il gameplay di Death Stranding 2: On the Beach prosegue il solco tracciato dal primo capitolo, espandendolo in direzioni inaspettate ma coerenti. La meccanica del delivery resta centrale, ma viene arricchita da nuove tecnologie, veicoli e strumenti che rendono l’attraversamento del mondo meno frustrante e più strategico. Le missioni di consegna non sono più semplici tragitti da punto A a punto B, ma diventano veri e propri puzzle ambientali, dove il giocatore deve tenere conto di morfologia del territorio, condizioni meteo e presenza di ostacoli dinamici. L’introduzione di nuove entità ostili e scenari “liquidi”, che mutano nel tempo e nello spazio, dona una freschezza notevole alla progressione.

Le fasi di combattimento, pur non essendo il focus dell’esperienza, sono state riviste e migliorate: ora risultano più dinamiche e meno legnose, con un sistema che premia la preparazione e l’equipaggiamento. Tuttavia, il vero cuore pulsante del gameplay resta la gestione delle risorse, del carico, e la pianificazione di ogni singolo passo. Si tratta di un gameplay riflessivo, quasi meditativo, che richiede attenzione e coinvolgimento totale. Non è per tutti, ma per chi ne abbraccia il ritmo, l’esperienza è profonda e gratificante.

Sul fronte narrativo, Death Stranding 2 introduce una galleria di personaggi vecchi e nuovi, ciascuno dotato di un’identità ben definita. Il ritorno di Fragile assume un peso maggiore, così come l’enigmatico ruolo di Elle Fanning, il cui personaggio resta volutamente sfuggente per buona parte dell’avventura. Nota a margine per Neil intepretato e doppiato dal nostro Luca Marinelli. Eppure, c’è qualcosa di disgiunto nel modo in cui si concatenano le missioni principali: le peripezie di Sam, pur essendo intense e ricche di contenuti simbolici, appaiono talvolta come episodi isolati, più che tappe di un unico grande viaggio.

Questa frammentazione narrativa non compromette la qualità complessiva, ma lascia una sensazione di distacco tra un momento e l’altro, come se mancasse un filo conduttore forte che tenga tutto saldamente insieme. Ed è proprio questo il punto dolente dell’esperienza videoludica. Kojima sembra voler raccontare più visioni che una trama lineare, e questo può affascinare quanto disorientare. Resta il fatto che ogni interazione, ogni incontro, lascia il segno: che si tratti di un nemico, di un alleato, o semplicemente di un viaggiatore solitario in cerca di connessione. Death Stranding 2 è un viaggio interiore mascherato da gioco d’azione e, anche nei suoi momenti più slegati, riesce comunque a toccare corde profonde e autentiche.

Un viaggio tra i confini dell’umanità e dell’ignoto

In Death Stranding 2: On the Beach, il mondo post-apocalittico immaginato da Hideo Kojima evolve, diventando non solo un territorio fisico da attraversare, ma anche uno spazio mentale e simbolico da esplorare. Dopo gli eventi del primo capitolo — che hanno segnato la nascita di nuove connessioni tra le persone, ma anche profonde ferite nel tessuto del tempo e della realtà — Sam Porter Bridges si ritrova ancora una volta coinvolto in un’impresa più grande di lui, chiamato a rispondere a un nuovo squilibrio che minaccia l’esistenza stessa dell’umanità.

La trama si sviluppa intorno a un misterioso evento che sembra avere origine da un’altra “spiaggia”, quelle dimensioni liminali che separano la vita dalla morte e che fungono da crocevia per ciò che è umano e ciò che non lo è. Ma a differenza del passato, il pericolo non è solo quello della disconnessione tra persone isolate: stavolta il rischio è una deriva dell’intero concetto di esistenza. Cosa succede quando i legami, anche quelli più forti, vengono stravolti? Quando le emozioni, la memoria, il dolore e la speranza si fondono fino a diventare indistinguibili?

Il gioco introduce nuovi personaggi enigmatici, ognuno portatore di un frammento di verità e riafferma il ruolo di alcune figure chiave del primo capitolo, approfondendone le motivazioni e i conflitti. La trama si sviluppa attraverso una serie di missioni e visioni, costruendo un mosaico che il giocatore è chiamato a ricomporre non solo con la logica, ma anche con l’empatia. Non tutto è chiaro, e non tutto viene spiegato: Death Stranding 2 sceglie consapevolmente l’ambiguità come linguaggio narrativo, preferendo il dubbio alla certezza.

Pur mantenendo uno scheletro “lineare” — Sam deve compiere un viaggio, affrontare ostacoli, incontrare alleati e nemici — la storia si concede libertà poetiche, deviazioni oniriche e riflessioni filosofiche. La spiaggia, ancora una volta, non è solo un luogo: è un concetto. È la soglia tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. In questo senso, On the Beach è un racconto sul senso della connessione, ma anche sulla paura di perderla. Un’opera che parla di fine, ma anche di rinascita.

Infilate le cuffie, alzate il volume e chiudete gli occhi

Se nel primo DS la colonna sonora era uno dei protagonisti, qui torna con rinnovato splendore. Oltre a Low Roar, ormai parte dell’identità del gioco (nonostante la tragica scomparsa di Ryan Karazija), troviamo nuove collaborazioni musicali che si integrano perfettamente. I brani non sono messi lì per “riempire”, ma entrano nei momenti giusti, spesso silenziosi, per darti il colpo emotivo dove serve.

E anche il sound design fa un lavoro incredibile: ogni rumore – i passi sulla neve, il respiro di Sam, il fischio di un BT – ti avvolge, ti accompagna, ti fa sentire dentro quel mondo. Con le cuffie giuste, è quasi sinestesia.

Conclusioni: un cammino che vale la fatica

Death Stranding 2: On the Beach non è un gioco per tutti, e va bene così. Non vuole esserlo. È un titolo che ti chiede tempo, pazienza e apertura mentale. Ti chiede di ascoltare, di osservare, di accettare il fatto che a volte camminare è già un atto rivoluzionario, soprattutto in un mondo dove tutti vogliono correre.

L’ultima fatica di Kojima riesce ad essere un’esperienza nuova in un panorama spesso omologato. Perché osa, sperimenta, fallisce in alcune cose ma riesce in molte altre. Perché dietro ogni pacco consegnato, ogni collegamento creato, ogni scelta folle, c’è una coerenza autoriale rara. E perché, pur con tutti i suoi difetti, è un gioco che resta, che lascia il segno.

In un’industria che troppo spesso copia sé stessa, Kojima continua a raccontare storie con il coraggio dell’artista e la testardaggine del sognatore. E io, da videogiocatore incallito, non posso che dirgli grazie.

Se avete amato il primo, giocatelo. Se non l’avete capito… giocatelo lo stesso. E poi rigiocate il primo. Perché in Death Stranding 2, tutto si riconnette.

Conclusione

Death Stranding 2: On the Beach amplia in modo ambizioso la trama del primo capitolo, approfondendo i legami tra vita e morte e riportando in scena Sam Porter Bridges in un contesto ancora più complesso e simbolico.
Visivamente, il gioco è straordinario. Ogni paesaggio è curato nei minimi dettagli, creando un’atmosfera sospesa tra reale e surreale. Il nuovo motore grafico spinge al massimo l’espressività visiva, rendendo ogni ambientazione memorabile.
La colonna sonora è uno dei punti di forza: malinconica, potente, perfettamente integrata con l’esperienza di gioco. I brani scelti arricchiscono il viaggio emotivo, contribuendo alla costruzione del mondo in modo profondo.
Unico vero limite è la narrazione: spezzettata, frammentaria, a tratti dispersiva. Sebbene ricca di idee, può disorientare chi cerca un racconto lineare e coeso.
In sintesi, un’opera affascinante, esteticamente eccellente, ma non per tutti.

8,5

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: Playstation 5
  • Data uscita: 26 giugno 2025
  • Prezzo: 69,99 euro

Ho giocato e completato il gioco su Playstation 5

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Editoriali

I giochi di Hideo Kojima

Hideo Kojima è indubbiamente – insieme ai suoi giochi – uno dei creator più famosi e controversi dell’intera industria videoludica. Gli incredibili successi che ha raggiunto in carriera, in particolare grazie alla saga di Metal Gear Solid, si affiancano ad una gran quantità di polemiche legate al suo carattere non proprio semplice e ai tempi biblici da lui spesso richiesti per portare a termine un progetto.

Della storia di Kojima abbiamo già abbondantemente parlato. Questa volta ci concentreremo solamente sui giochi principali realizzati dal Hideo Kojima nel corso della sua lunga e tortuosa carriera, in un viaggio che ci porterà dall’inizio degli anni 80 fino al recente Death Starnding 2: on the beach. Pronti a riscoprire qualche perla nascosta dell’uomo che è sintesi perfetta dell’accoppiata genio e sregolatezza?

Gli inizi: la saga di Metal Gear

Come molti di voi sapranno, le origini della saga di Metal Gear risalgono addirittura alla fine degli anni 80. Il primo Metal Gear, infatti, vide la luce nel lontano 1987 sull’MSX2, un popolare home computer giapponese. Nonostante le ovvie limitazioni grafiche e tecniche e i dialoghi solo abbozzati presenti nel gioco, Metal Gear proponeva già molti elementi davvero innovativi. La necessità di agire senza farsi individuare dai nemici, l’utilizzo sapiente dell’inventario e il ruolo centrale della trama sono tutti elementi che avrebbero fatto la fortuna della futura saga di Metal Gear Solid.

Ancor più impressionante fu il sequel del primo Metal Gear, ovvero Metal Gear 2: Solid Snake, uscito tre anni dopo sempre su MSX2. Questa volta trama e personaggi erano ancora più approfonditi grazie ad una buona quantità di dialoghi, che resero la storia molto più avvincente ed appassionante. Fecero la loro comparsa in questo gioco anche personaggi poi divenuti iconici come Big Boss e Gray Fox.

Precisiamo invece che Kojima non ebbe nulla a che fare con alcuni giochi della serie. In particolare, né con l’orrida conversione NES di Metal Gear né con lo strampalato Snake’s Revenge, anch’esso uscito per NES.

La serie Snatcher

Giochi di Hideo Kojima: Snatcher

Nel 1988, sempre su MSX2 , Hideo rilascia Snatcher, altro esperimento davvero interessante. Si tratta di un’avventura grafica che unisce elementi investigativi, fantascientifici e fantastici. Il tutto con una veste grafica chiaramente ispirata alle produzioni anime più famose. Snatcher si svolgeva in prima persona ed il giocatore poteva compiere varie azioni seguendo i menù del gioco.

Sebbene in occidente la serie sia poco conosciuta, soprattutto in Europa, in oriente seppe crearsi un discreto seguito. Anche se il sequel inizialmente previsto non venne realizzato, nel 1990 vide la luce SD Snatcher, una nuova versione del titolo originale. Il gioco passò da visual novel a GDR, includendo combattimenti e gestione delle statistiche dei personaggi. Anche il finale venne modificato per dare alla vicenda una sua conclusione.

Nel 1992 venne poi realizzata una nuova versione del gioco, chiamata Snatcher CD-ROmantic, un’edizione riveduta e corretta del secondo capitolo, che includeva nuovi filmati e persino la presenza del doppiaggio in alcuni punti chiave.

Interessante notare come Kojima abbia più volte citato la saga di Snatcher all’interno della saga di Metal Gear Solid. Ad esempio, in Ground Zeroes, una delle missioni opzionali cita apertamente la visionaria saga di Kojima.

Policenauts

Sebbene molto simile a Snatcher, merita un accenno anche Policenauts, altra avventura grafica realizzata dal nostro Hideo nel 1994 per varie piattaforme, tra cui 3DO, Playstation e Saturn. Anche in questo caso, il gioco propone una trama molto articolata e che si ispira a generi diversi, citando a piene mani da famose opere cinematografiche.

La serie Tokimeki memorial

Tra le passioni di Hideo, oltre alle storie complicate ed il cinema, ci sono sicuramente anche le belle donne ed il glamour. Non a caso, il nostro Kojima è stato produttore e direttore della serie Tokimeki Memorial, i cui episodi principali sono usciti tra 1997 e 1999 per Saturn e Playstation.

Si tratta di una serie di simulatori di appuntamenti, genere fortunatissimo in Giappone ma che qui in occidente è sempre stato visto con un certo sospetto, almeno fino ai tempi recenti. In questi giochi di Kojima lo scopo è gestire in maniera accurata il proprio tempo, dedicandosi in maniera equa al potenziamento delle proprie caratteristiche e al miglioramento della relazioni.

Da notare come in questa serie, a differenza di molti altri giochi del genere, sono quasi del tutto assenti gli elementi hentai. Anzi, le storie sono quasi sempre narrate con grande delicatezza e romanticismo.

Zone of the Enders

Giochi di Hideo Kojima: Zone of the Enders

Pur non raggiungendo la notorietà della serie Metal Gear Solid, la saga di Zone of the Enders riuscì ad ottenere un grande successo. Il primo Z.O.E. uscì nel 2001 su Playstation 2. Si trattava di una sorta di Hack and Slash futuristico, sulla falsariga di Armored Core, in cui il protagonista, alla guida del suo fido mech, il Jehuti, avrebbe dovuto compiere numerose missioni spaziali.

L’eccellente comparto grafica, l’ottimo character design e il gameplay divertente e coinvolgente (anche se un po’ ripetitivo) sancirono il successo di Z.O.E., coronato dall’uscita di un sequel per PS2 e di una HD collection per PS3 e X-Box.

La saga di Boktai

Giochi di Hideo Kojima: Boktai

La serie di Boktai fu un divertente e interessante esperimento. Si tratta di una serie di classici RPG con visuale dall’alto. La saga conta ben 4 titoli, usciti tra 2003 e 2006 per Game Boy Advance e Nintendo DS.

Ciò che rende questa serie unica è il fatto che le cartucce del gioco contenevano un particolare sensore in grado di reagire alla luce del sole. Questa funzione spingeva i giocatori a cercare sempre aree assolate per giocare, in modo da ricaricare la pistola solare del protagonista.

Per il resto, si trattava di rpg molto validi con trame solide e personaggi interessanti e ben caratterizzati. Un ennesima perla nello scrigno infinito della creatività di Kojima.

Death Stranding

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Ed eccoci alla saga più recente di Kojima, la prima davvero importante dopo il divorzio da Konami. Ambientato in un futuro postapocalittico, Death Stranding ci mette nei panni di Sam Porter Bridge, un corriere con l’arduo compito di creare nuove connessioni tra le colonie delle Città Unite d’America.

Nonostante il gameplay un po’ lento e a tratti abbastanza monotono, entrambi i Death Stranding (usciti rispettivamente nel 2019 e nel 2025) presentano trame davvero interessanti ed articolate, con numerosi richiami alla civiltà e alla società attuali. Anche il comparto tecnico di entrambe le avventure è davvero di altissimo livello, contribuendo a creare un open world coerente e vastissimo, anche se a tratti un po’ troppo vuoto.

Degno di nota anche il cast, che coinvolge attori del calibro di Norman Reedus e Léa Seydoux. Se amate l’avventura e le belle storie, questa saga vi conquisterà. A patto che vi piaccia camminare e siate amanti delle gite lunghe.

La saga di Metal Gear Solid

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E non potevamo che concludere con quella che è stata indubbiamente la saga più importante e di successo del nostro Hideo, nonchè una delle serie più acclamate dell’intera industria del videogioco. Nata nel 1998 con il primo Metal Gear Solid, sequel dei primi due episodi per MSX, la saga si è sviluppata per quasi un ventennio, diradandosi principalmente nel mondo Playstation ma espandendosi spesso anche ad altre piattaforme (ad esempio con MGS: The Twin Snakes, per Gamecube).

Sono davvero moltissimi gli elementi che hanno sancito il successo di questa saga. Ci limitiamo a citare la trama strepitosa, il carisma dei personaggi, il perfetto equilibrio tra azione e stealth e le numerosissimo trovate di gameplay, in grado di stupire continuamente il giocatore e di non rendere mai noiosa l’esperienza. Ad oggi The Phantom Pain, del 2015, risulta l’ultimo episodio della saga. Il gioco fu anche accompagnato da numerose polemiche a causa dei numerosi tagli, che rendono la trama incompleta.

Tra pochi mesi vedrà però la luce Metal Gear Solid Delta Snake Eater, sorta di Remake del terzo capitolo, da molti considerato il migliore della saga. Speriamo davvero che questo gioco possa segnare una rinascita per una delle serie più amate ed osannate di sempre!

Ed eccoci al termine del nostro articolo. Come avrete capito, la produzione di Kojima è davvero vastissima e diversificata. Dobbiamo però aggiungere che il Hideo Kojima ha collaborato anche a numerosi altri giochi, che non abbiamo potuto citare per motivi di spazio. Ci limitiamo a citare il suo ruolo di produttore esecutivo per Castlevania: Lord of Shadow e il suo lavoro come direttore per alcuni episodi della serie Beatmania. E voi? Avete mai provato i giochi di Kojima? Quali sono i vostri preferiti?

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Death Stranding 2 è in fase gold: sviluppo concluso, lancio confermato

Lo sviluppo di Death Stranding 2: On the Beach è ufficialmente terminato. Il titolo è entrato in fase Gold, confermando che la data di uscita del 26 giugno 2025 su PlayStation 5 sarà rispettata.

L’annuncio del completamento dello sviluppo è la ciliegina sulla torta di giornate ricche di novità su Death Stranding 2: On the Beach. Di recente sono stati rivelati nuovi dettagli sul gioco grazie a un evento a porte chiuse per la stampa. Nello specifico, la stampa internazionale ha rivelato che per completare Death Stranding 2 ci vorranno circa 75 ore.

Il sequel promette un’esperienza più dinamica rispetto al primo capitolo. I giocatori affronteranno disastri naturali come terremoti e tempeste di sabbia, e potranno utilizzare nuovi mezzi di trasporto, tra cui monorotaie per collegare le basi. Il sistema di combattimento è stato ampliato con un arsenale che include fucili da cecchino, lanciarazzi e la possibilità di abbandonare temporaneamente il carico per affrontare le missioni con maggiore agilità.

Il cast si arricchisce con l’ingresso dell’attore italiano Luca Marinelli, che interpreta un personaggio chiave nella trama.

Death Stranding 2: On the Beach sarà disponibile in tre edizioni: Standard, Digital Deluxe e Collector’s Edition. Quest’ultima includerà una statua di Magellan Man, una figure di Dollman, stampe esclusive e una lettera firmata da Hideo Kojima.

E voi, siete pronti a tornare nel mondo di Death Stranding? Cosa vi aspettate da questo nuovo capitolo?

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Star Wars Zero Company: un nuovo tattico a turni firmato da veterani di XCOM e Civilization

Electronic Arts ha ufficialmente annunciato Star Wars Zero Company, un nuovo gioco tattico a turni per giocatore singolo. Il titolo è stato svelato durante la Star Wars Celebration in Giappone e nasce dalla collaborazione tra Bit Reactor, Respawn Entertainment e Lucasfilm Games. L’uscita è prevista nel 2026 su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S.

Il protagonista è Hawks, un ex ufficiale della Repubblica che guida una squadra d’élite nota come Zero Company. La storia è ambientata alla fine delle Guerre dei Cloni, in una galassia sull’orlo del caos. I membri della squadra provengono da ogni angolo dell’universo e dovranno imparare a collaborare per affrontare missioni complesse, scelte morali e una nuova minaccia galattica.

Un gameplay tattico tra personalizzazione e narrazione

Il team di sviluppo promette un’esperienza intensa, costruita su una combinazione di combattimenti a turni e narrazione cinematografica. Il CEO di Bit Reactor, Greg Foertsch, ha dichiarato che l’obiettivo è quello di offrire un gameplay profondo che premi la strategia e le scelte del giocatore.

La componente di personalizzazione sarà centrale. I giocatori potranno modificare aspetto, classe, equipaggiamento e abilità dei propri compagni. I personaggi reclutabili includono cloni, droidi, Jedi e altre specie originali dell’universo Star Wars. Sul campo di battaglia, la sinergia tra i membri del team sarà fondamentale: i legami tra i personaggi sbloccheranno abilità combinate capaci di cambiare le sorti degli scontri.

Le missioni non si limiteranno al combattimento. Il gioco includerà fasi di investigazione, sviluppo della base e gestione di una rete di informatori per anticipare i nemici. Ogni decisione potrà influenzare gli eventi futuri, spingendo i giocatori a pianificare con attenzione.

Douglas Reilly di Lucasfilm Games ha sottolineato l’importanza delle scelte strategiche, affermando che solo una squadra capace come Bit Reactor poteva realizzare un titolo del genere.

Star Wars Zero Company si preannuncia quindi come un progetto ambizioso, pensato per gli appassionati di strategia e per i fan della saga in cerca di una nuova prospettiva sulle Guerre dei Cloni.

Che ne pensi di questa nuova direzione tattica per un gioco di Star Wars? Sei curioso di provare un’esperienza più strategica nell’universo galattico?

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Death Stranding 2: On the Beach uscirà il 26 giugno

Durante l’SXSW 2025, Hideo Kojima ha mostrato la sua prossima creazione e la sua data d’uscita. Death Stranding 2: On the Beach arriverà sul mercato il 26 giugno in esclusiva su PlayStation 5.

Kojima Production ha presentato anche le edizioni che saranno disponibili al lancio. Death Stranding 2 si presenterà in tre edizioni: Standard, Digital Deluxe Edtion e la Collector’s Edition. La Collector’s Edition di Death Stranding 2: On the Beach è disponibile al prezzo di 249,99 euro e contiene una statuetta da 38cm Magellan-Man a cui si aggiunge un ciondolo di Dollman da 9 cm.

Un’altra piacevole novità per i fan italiani è la presenza nel gioco e nell’ultimo trailer di Luca Marinelli (M – Il Figlio del Secolo, tra gli altri), che interpreterà Neil.

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State of Play di gennaio 2024: Sony non manca di sorprendere

Il primo showcase del 2024 di PlayStation si svolge in un momento cruciale per l’azienda. Con il recente cambio di management e le sfide che Sony affronta nel campo delle esclusive e della comunicazione, l’attenzione dei fan è al massimo.

Il precedente annuncio di concentrarsi su 12 live-service (adesso 11 dopo l’ufficiale abbandono del titolo online ambientato nell’universo di “The last of us”) aveva suscitato preoccupazioni tra gli appassionati dei single-player 1st party.

Sony riassicura con uno state of play che mostra quello che c’è da aspettarsi nel futuro di Playstation, mostrando anche la prossima esclusiva in arrivo, seppur 2nd party: Rise of the Ronin, oltre a diverse altre sorprese, tra cui un Silent Hill gratuito per tutti i possessori di PS5

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Ad aprire le danze, Stellar Blade il nuovo gioco di Shift Up si mostra estensivamente per quanto riguarda trama, gameplay e ambientazione. In arrivo il 26 Aprile di quest’anno.

Subito a seguire, Sonic Shadow Generation, un’iconica remastered dell’iconico titolo del 2011 è in arrivo quest’autunno.

Zenless Zone Zero è il nuovo gioco della miHoYo, la celebre casa di sviluppo madre di titoli di successo come Genshin Impact.

Foamstars è un nuovo titolo Online-only 4v4 sviluppato da Toylogic. In arrivo incluso con l’abbonamento Sony il 6 Febbraio su Playstation 4 e 5.

Arriva quest’aprile l’acclamato Dave The Diver anche su Playstation: Annunciata anche una nuova espansione con Godzilla a Maggio.

Arriva anche V Rising, che esce dalla fase alpha per approdare su console Sony in un generico 2024.

La redenzione di Konami sembra partire col piede giusto, che annuncia che già da oggi è disponibile un nuovo Playable Teaser. Si tratta di Silent Hill The Short Message, fortemente ispirato alla breve esperienza di Kojima su Silent Hill rilasciata la scorsa generazione, ma che promette non pochi batticuore. Disponibile già da adesso completamente gratuitamente per tutti i possessori di Playstation 5.

Ma le sorprese non finiscono qui, è stato mostrato il trailer del Remake di Silent Hill 2.

È stato poi il turno di Judas, il nuovo gioco di Ken Levine, creatore della celeberrima serie di Bioshock, in sviluppo presso gli studi Ghost Story Games. Ancora non abbiamo avuta alcuna finestra di lancio.

È finalmente giunto il momento di due giochi in uscita per Playstation VR2. Si tratta di Metro Awakening VR, in arrivo in un generico 2024 e Legendary tales, in arrivo l’8 Febbraio. Si tratta di due promettenti titolo che colmano il vuoto lasciato da ormai troppo tempo degli acquirenti dell’hardware Sony dedicato alla realtà virtuale.

È stato mostrato anche Dragon’s Dogma 2, che sembra essere davvero molto interessante per gli appassionati del genere. Si tratta di un action RPG, che promette ampia caratterizzazione dello stile di gioco e profondità di gameplay. In arrivo il 22 marzo.

Il 22 Marzo si promette una data di scontri, in quanto è previsto anche Rise Of The Ronin, la prossima esclusiva Playstation 5 in sviluppo presso Team Ninja, Sviluppatori dell’acclamato Nioh. Il gameplay ha posto evidenza sulla libertà di movimento e un sistema di combattimento accattivante.

Annunciata inoltre una versione “enhanced” di Until Dawn, in arrivo quest’anno su PC e PS5

A chiudere arriva Kojima, che mostra Death Stranding 2 On the beach in modo estensivo, mostrando i muscoli del Decima Engine. Il nuovo titolo del creatore di metal gear solid sembra riprendere diversi anni dopo quanto abbiamo avuto modo di giocare nel primo capitolo, aggiungendo nuovi e inaspettati personaggi. In arrivo nel 2025

Kojima ha inoltre annunciato di essere al lavoro su una nuova IP in collaborazione con Sony. Non è stato possibile vedere nulla, ma è stato dichiarato che si tratta di un nuovo titolo stealth di spionaggio, e l’autore stesso ha dichiarato voler essere il coronamento di una carriera (“the culmination of my work”).

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