Categorie
Recensioni

RollerCoaster Tycoon Adventures Deluxe – Recensione

RollerCoaster è tornato, di nuovo! Questa volta però il suo scopo è conquistare il mercato console. Riuscirà Atari, che tra alti e bassi sta cercando di ritornare nel mondo del gaming, ad affermare il proprio gestionale di parchi gioco anche su Xbox e PlayStation?

Per questa recensione di RollerCoaster Tycoon Adventures Deluxe abbiamo provato la versione per Nintendo Switch, già uscito sulla console nipponica nella sua forma non deluxe nel 2018 e successivamente anche su PC. Nonostante cambi la forma, però la sostanza rimane identica anche per PlayStation 5, Xbox Series S/X e le controparti old-gen.

Breve excursus

RollerCoaster Tycoon è una vecchia conoscenza dei fan dei gestionali di parchi di divertimenti. Tutto inizia nel 1999 quando il genio di Chris Sawyer tira fuori dal cilindro un videogioco gestionale che realizzava sogni o meglio, parchi divertimento, che molto fu apprezzato da critica e videogiocatori. Nel tempo il gioco si è evoluto, si è espanso, si è trasformato, diventando anche mobile. Fino ai giorni nostri, in cui eccolo sbarcare su tutte le console (il primo capitolo arrivò anche sulla prima Xbox).

La particolarità di tutti i RollerCoaster Tycoon, compresa la versione Adventures Deluxe, è negli innumerevoli dettagli di cui tener conto: la trasformazione del territorio sul quale sorgerà il parco; le attrazioni da installare; i prezzi dell’ingresso e delle singole attrazioni; le manutenzioni. L’obiettivo finale? La felicità dei visitatori.

Tre modalità (poco deluxe)

RollerCoaster Tycoon Adventures Deluxe offre tre modalità di gioco, oltre all’ovvio, breve e conciso tutorial. Le tre modalità sono Avventura, Scenario e Sandbox.

Nella modalità avventura si devono sbloccare una serie di obiettivi progressivi per ottenere sempre più aree a disposizione al fine di ampliare il parco e quindi costruire nuove attrazioni. Per determinare di quanto si possa ampliare il parco, il gioco usa un sistema di permessi “edilizi” raggiungibili tramite il valore del parco: più alto sarà, più sarà consentito costruire e ricercare e quindi sbloccare nuove attrazioni. È la modalità principe del titolo, quella che terrà più a lungo il giocatore impegnato poiché raggiungere gli obiettivi e sbloccare nuove attrazioni risulterà lungo e impegnativo.

Per affrontare al meglio la modalità avventura, dovrete trasformarvi in accorti ed oculati magnati soppesando introiti ed uscite e variando i prezzi delle attrazioni. Ricordate anche che i visitatori stupidi non sono e si rifiuteranno di pagare prezzi troppo alti per attrazioni che ad un certo punto risulteranno obsolete.

Fortunatamente il gioco ci viene in aiuto con la cosiddetta heatmap, cioè una mappa che ci dà indicazioni su diversi aspetti del parco, come la felicità complessiva dei visitatori, il guadagno di ogni singola attrazione, quanti viaggiatori possono ospitare le attrazioni e il loro declino. Tramite questo importante strumento, risulterà più semplice programmare interventi correttivi per le singole attrazioni, che hanno sempre lo scopo di far felici i visitatori; infatti, nel parco, come è giusto che sia, dovremo installare, oltre le attrazioni, anche bagni, punti di ristoro come ristoranti, carretti (pop corn e sushi), negozi di souvenir e oggettistica e cercare di dislocarli lungo tutto il parco non ammassandoli quindi in un solo punto, pena l’infelicità dei visitatori.

A completare il quadro, immancabili, per un parco giochi, sono i punti di pulizia, per mantenere un parco sempre pulito e i casotti delle manutenzioni per rendere sicuri i clienti quando usano le attrazioni. E, a proposito di attrazioni, in questa versione ne sono state aggiunte ben 80, le quali, unite a quelle classiche già presenti nella controparte PC, porta il totale di unità ricercabili ed installabili nel parco a ben 200 attrazioni diverse. C’è n’è per tutti i gusti insomma!

La seconda modalità è scenario, in cui vengono dati determinati obiettivi da portare a termine in un certo lasso di tempo. In questa modalità, composta da solo quattro scenari, il parco è già in parte costruito e viene richiesto al videogiocatore di raggiungere obiettivi di varia natura: economica; ricercare una specifica attrazione (tipo quelle western, o per famiglie o ancora da brivido) e chi più ne ha, più ne metta.

Infine arriviamo alla modalità sandbox, dove non si ha nessun limite di tempo né di budget. Se da un lato è quella che risulta meno competitiva, dall’altro è anche quella che garantisce più soddisfacente, poiché si potrà creare il parco dei propri sogni sin da subito, con tutte le 200 attrazioni già sbloccate.Ovviamente saremo sempre soggetti alla valutazione del pubblico, ma il tutto sarà molto più rilassante.

Valutazioni

RollerCoaster Tycoon Adventures Deluxe ha diversi problemi: sicuramente è poco longevo e purtroppo anche poco divertente a causa della semplicità dovuta a quella “scusa” per cui l’opera di Chris Sawyer è stata alleggerita e ottimizzata. Alcuni processi infatti sono stati automatizzati, e di fatto resi inesistenti, come ad esempio l’assunzione di personale. Non ci sono stipendi da pagare o personale da scegliere. La sfida sta tutta nel tenere alto il morale dei visitatori: una profondità un tantino misera considerando gli altri titoli della serie e le alternative del mercato videoludico.

Per entrare nell’ambito tecnico, la grafica è datata per gli standard attuali. Nonostante le limitazioni hardware, Nintendo Switch ci ha abituato a qualità di gran lunga migliori (senza nemmeno la necessità di scomodare gli ultimi capitoli di The Legend of Zelda o Super Mario). Le animazioni sono approssimative e il frame rate soffre di vistosi cali nei momenti in cui il parco diventa più grande e affollato.

Conclusione

RollerCoaster Tycoon Adventures Deluxe RollerCoaster Tycoon non va oltre il semplice compitino, offrendo delle routine che alla fine risultano noiose e ripetitive. L’opera di Chris Sawyer è stata trasformata in un gioco molto semplicistico, risultando incompleto, poco longevo e poco divertente. Paradossalmente risultano più profondi persino alcuni titoli per mobile.

Personalmente mi sento di consigliarlo a chi si sta avvicinando per la prima volta al genere dei gestionali. Per tutti gli altri sarebbe meglio di rivolgere la propria attenzione ad altro.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, Nintendo Switch, PC, PS4, Xbox One
  • Data uscita: 01/11/2023
  • Prezzo: 39,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one su Nintendo Switch grazie a un codice fornito dal publisher.

Categorie
Società

Storia dei videogiochi: dalla nascita agli anni 70

I videogiochi sono un medium recente, che nel giro di pochi decenni ha subìto un cambiamento radicale. Oggi l’industria videoludica segue di pari passo le novità e i miglioramenti informatici della nostra era. Agli albori però i videogiochi erano molto più simili a degli esperimenti di elettronica. Per questo motivo, è difficile collocare un vero e proprio punto d’inizio per la nascita dei videogiochi. In questo primo articolo sulla storia dei videogiochi, collochiamo l’inizio di tutto tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni 50 e proseguiremo raccontandovi gli eventi principali dell’industria videoludica fino alla fine degli anni 70, poco prima dell’età dell’oro dei videogiochi.

I videogiochi dagli anni 40 ai 60

Sembra incredibile ma i primi tentativi di utilizzare la tecnologia a scopo ludico affonda le radici tra gli anni 40 e 50. La nascita del primo prototipo di videogioco può essere collocata nel 1947, quando Goldsmith e Mann progettarono un gioco utilizzando valvole termoelettriche ispirandosi ai radar della Seconda Guerra Mondiale che simulava il lancio di un missile verso un bersaglio. Il giocatore, ruotando delle manopole impostava traiettoria e coordinate. L’idea era geniale, simulare un evento, quale il lancio di un missile, che fino a pochissimi anni prima era una cruda e tremenda realtà, trasposto su una macchina “da gioco” aveva un qualcosa di rivoluzionario.

Per gli elevati costi di produzione e gestione il progetto non andò mai oltre la fase di prototipo. Goldsmith e Mann non lo sapevano ma avevano posto le basi per una lunga e duratura esistenza dell’utilizzo della tecnologia, con il tempo di tipo elettronico, a scopo ludico.

Il primo “video”-gioco

Già nel 1952 un certo Douglas sviluppò quello che si ritiene essere il primo vero e proprio videogioco poiché lo stesso era trasposto su schermo a tubo catodico, il gioco si chiamava OXO ed era praticamente l’equivalente del Tris. Il rilascio avvenne per sistemi EDSAC.

La nascita dei videogiochi: OXO
OXO, il primo Tris elettronico

Nel 1958 lo statunitense William Higinbotham ebbe la geniale idea di creare, con pochi componenti quali un computer Donner 30, un oscilloscopio e alcuni relè un campo da tennis (visto lateralmente).

I giocatori, due quindi, utilizzavano altrettante plance su cui erano poste una manopola per orientare la palla e un pulsante per farla partire; il gioco sbancò tanto che nel 1959 ci fu una riedizione, chiamato Tennis for Twoche abbiamo approfondito in questo articolo in cui furono aggiunti degli ulteriori pulsanti che consentivano di modificare la gravità della palla, rallentandone o accelerandone i movimenti.

Addirittura, nel 1997, per i 50 anni del Brookhaven National Laboratory (laboratorio dove per la prima volta fu esposto il gioco), venne ricreato il Tennis for Two originale, utilizzando gli schemi dell’epoca ma con componenti ovviamente di un’altra era.

I videogiochi dagli anni 60 ai 70

La nascita dei videogiochi: Spacewar!
Spacewar!

Arriviamo dunque negli anni 60, 1962 esattamente, quando un gruppo di studenti del Massachussets programmò Spacewar! Il gioco girava su computer PDP-1, era privo di intelligenza artificiale e per questo motivo erano necessari due giocatori.

Giocatori che muovevano due astronavi che potevano accelerare e ruotare in senso orario e antiorario, vince il round il primo che con un missile riesce a colpire l’avversario. Elementi di disturbo come meteoriti, erano inseriti durante il gioco. Spacewar! viene presto distribuito su tutti i computer tipo DEC-PDP, diventando il primo gioco in larga scala. Per agevolare i giocatori, con dei pezzi di scarto, fu creato quello che oggi possiamo definire un primo joystick!

C’è da dire che, in quegli anni, i giochi erano programmati perlopiù da studenti universitari, su macchine in dotazione alle stesse Università, costosissime, e appare chiaro come tutti i progetti avessero vita davvero breve. Altri titoli degni di nota di quell’anno, sulla stessa piattaforma, furono Hamurabi, un manageriale a turni di tipo testuale e il simulatore Lunar Landing Game.

La prima console

Magnavox Odyssey

Nel 1966 vide la luce, grazie all’ingegno di Ralph Baer, un ingegnere statunitense, il prototipo della prima console. Creò un semplice videogioco, Chase, riprodotto, per la prima volta, su una normale televisione. Il sistema inizialmente molto genericamente chiamato Brown Box, vide la sua evoluzione in Magnavox Odissey, la prima vera console, nella quale erano inclusi un gioco di tennis e un tiro al bersaglio, uno dei primi dispositivi che furono disponibili per tale piattaforma fu una pistola ottica.

I videogiochi dagli anni 70 agli 80

Computer Space

Gli anni Settanta cominciarono alla grande! Già nel 1971 all’Università di Stanford si progettò un videogioco, Galaxy Game, che per funzionare aveva bisogno di una monetina.  Due mesi dopo Bushnell e Dabney ultimarono Computer Space, primo videogioco arcade non meccanico costruito su larga scala (circa 1.500 esemplari). Inizia l’era dei videogiochi arcade. Il gioco in sé non riscuote molto successo perché particolarmente ostico, ma sicuramente questo è un tassello che significherà molto per la storia videoludica. Oggi magari sono sconosciute ai più ma come dimenticare le giornate intere passate in Sala Giochi quando si marinava la scuola o la sera con gli amici? Iconica.

La nascita di Atari

La nascita dei videogiochi: PONG
PONG

Appena l’anno dopo, nel 1972, ritroviamo un Bushnell che non si arrende, insiste con i videogiochi, producendoli, stavolta, in proprio e fonda Atari. Il primo grande successo di Atari e dell’industria videoludica in generale fu PONG, gioco in cui si doveva servire una pallina verso il campo del secondo giocatore, il quale doveva controbattere alla mossa dell’avversario…furono venduti 19.000 cabinati. Si erano poste le basi per il periodo che gli addetti ai lavori definiscono l’età dell’oro dei videogiochi.

La prima controversia pubblica

Ma prima di parlare della nascita di questo periodo fortunato, periodo che possiamo far partire dal 1978, torniamo un attimo indietro nel 1976. Nel 1976 vede la luce Death Race, un gioco di auto il cui scopo era quello di investire dei gremlins, simili a dei pedoni, da ciò scaturì la prima controversia pubblica sulla violenza gratuita nei videogiochi.

Un po’ come avvenne anni più tardi, quando l’opinione pubblica si scagliò contro Carmageddon per lo stesso motivo…in questo caso la casa produttrice fece marcia indietro e modificò il colore del sangue dei poveri investiti da rosso a verde, facendoli sembrare una sorta di alieni.

Space Invaders e Asteroids: l’età d’oro dei videogiochi

L'età dell'oro: Asteroids
Copertina di Asteroids

Ed eccoci al 1978, anno di Space Invaders della Taito e Asteroids di Atari, i giochi che hanno fatto fiorire le sale giochi portandole all’apice del successo e mantenendolo fino alla metà degli anni ’80, la cosiddetta età dell’oro appunto.

Il primo, molto semplice ovviamente rispetto a quello a cui siamo abituati oggigiorno, vede un cannone mobile sullo sfondo dello schermo, che il giocatore può muovere orizzontalmente e con il quale può sparare a una serie di alieni che scendono giù dall’alto dello schermo, in un movimento predefinito a zig zag.

Il secondo, Asteroids invece fa uso di grafica vettoriale e vede una navicella al centro dello schermo, schermo attraversato da asteroidi appunto e dischi volanti: obiettivo del gioco è evitare gli asteroidi e i colpi delle navicelle aliene.

I primi videogiochi a colori vedranno la luce solo l’anno dopo, nel 1979 in cui il più famoso è Pac-Man…ma questa è un’altra storia e vi diamo appuntamento alla prossima puntata!