Negli ultimi anni, il mondo dei videogiochi ha assistito a un fenomeno sempre più evidente: la riscoperta del passato. Ne sono testimonianza gli innumerevoli siti, riviste online e non, emulatori…il vintage attira.
Retro Classic, la nuova raccolta di giochi vintage su Xbox Game Pass, non è solo un omaggio ai grandi titoli degli anni ‘80 e ‘90, ma una vera e propria dichiarazione d’amore per una generazione di giocatori cresciuta tra pixel meravigliosi e colonne sonore in formato MIDI indimenticabili e che per l’epoca sembravano un sogno.
Un portale verso il passato
Immagina di accendere la tua console e ritrovarti catapultato in un’epoca in cui le sale giochi ruggivano di vita, i joystick cigolavano sotto la pressione delle dita e ogni pixel rappresentava una sfida epica. Retro Classic fa esattamente questo: spalanca le porte del passato e permette a nuove generazioni di scoprire tesori dimenticati, e ai veterani di tornare ai giorni gloriosi delle loro prime avventure digitali e da bar.
Tra i titoli disponibili ci sono leggende che hanno definito il gaming. Platform frenetici, sparatutto strategici e rompicapo che mettevano alla prova la tua astuzia: ogni gioco è una capsula del tempo che racconta una storia unica, fatta di innovazione, sfide e, soprattutto, divertimento puro. Divertimento che, ahimè, non sempre è scontato nelle opere odierne, anche se si definiscono tripla A. Ma titoli come Robin Hood, Commando, Pitfall e Pitfall II, Mechwarrior e Mechwarrior 2 tra l’altro per diverse piattaforme: DOS, Amiga, Atari, SNES sono una sicurezza sul divertimento che la raccolta propone.
Videogiochi: un’eredità da custodire
Parlare di retrogaming oggi significa anche affrontare un tema molto importante: la preservazione del patrimonio videoludico. Se il cinema ha la sua cineteca e la letteratura i suoi archivi, i videogiochi si trovano spesso a lottare contro l’incedere del tempo. Vecchi hardware che smettono di funzionare, formati ormai desueti, licenze dimenticate: senza iniziative come Retro Classic, molte gemme digitali sarebbero destinate a scomparire.
Microsoft, con questa raccolta, si fa custode di un’eredità culturale che rischiava di svanire, dimostrando che il valore di un gioco non si misura solo in grafica fotorealistica o mondi aperti vastissimi, ma nella sua capacità di divertire, stupire e rimanere nel cuore dei giocatori.
Nintendo e Microsoft: due visioni differenti
Non si può parlare di retrogaming senza citare Nintendo con la quale mettiamo a confronto l’iniziativa Microsoft. Nintendo pioniera indiscussa della nostalgia videoludica. La sua raccolta di giochi classici su Nintendo Switch Online segue una filosofia diversa: meno titoli, selezionati con cura, ma fortemente legati alla storia della compagnia. Super Mario, Zelda, Metroid: l’approccio della grande N è più museale, quasi “sacrale”, mentre Microsoft punta sulla quantità e sull’accessibilità.
L’esperienza offerta da Retro Classic è più dinamica e aperta: achievement, sfide online, funzionalità moderne, mentre Nintendo preserva un’esperienza quanto più vicina all’originale. Entrambe le visioni hanno il loro fascino: una celebra il passato come qualcosa di immutabile, l’altra lo trasforma per adattarlo ai tempi moderni.
Ma in ogni caso l’obiettivo è quello, mantenere il ricordo di ciò che è stato per ricordarci da dove veniamo e capire meglio dove vogliamo andare.
Conclusioni: il futuro del passato
La vera domanda che emerge da tutto questo è: quanto vale il nostro passato videoludico? È solo nostalgia, o è un pezzo fondamentale della nostra cultura digitale? Retro Classic non è soltanto una raccolta di giochi, ma un manifesto che grida a gran voce che il passato conta. E non solo per chi c’era, ma anche per chi lo scopre per la prima volta.
In un’epoca in cui tutto evolve a ritmi forsennati, c’è qualcosa di incredibilmente potente nel tornare indietro e riscoprire le radici di ciò che oggi diamo per scontato. E se il futuro del gaming dipende dalla sua storia, Retro Classic è un ottimo modo per viaggiare nel tempo.
The Pokémon Company International ha ufficializzato l’uscita di Leggende Pokémon: Z-A, nuovo capitolo della serie RPG Pokémon. Il lancio è previsto per giovedì 16 ottobre 2025 su Nintendo Switch e Switch 2, con preordini disponibili dal 5 giugno tramite Nintendo eShop.
Il titolo rappresenta una svolta decisa nella serie, puntando su un’esperienza action-RPG ambientata in una sola città, Luminopoli. La nuova formula fonde elementi d’azione in tempo reale con meccaniche di lotta tradizionali, segnando un cambio di rotta netto rispetto ai precedenti giochi Pokémon.
La copertina del gioco è stata svelata: mostra i due protagonisti e i primi Pokémon compagni d’avventura mentre fronteggiano un Pokémon megaevoluto, immersi in un’atmosfera notturna che richiama le tinte più cupe della città.
Switch 2 Edition e pacchetti upgrade in arrivo
Accanto alla versione standard, sarà disponibile Leggende Pokémon: Z-A – Nintendo Switch 2 Edition, ottimizzata per la nuova console. Chi acquista inizialmente la versione base potrà effettuare un upgrade acquistando un pacchetto dedicato, disponibile sia su Nintendo eShop che su My Nintendo Store.
Questa edizione includerà miglioramenti tecnici e ottimizzazioni pensate per sfruttare appieno le capacità hardware della nuova Switch, la cui uscita è attesa entro la fine del 2025. Una mossa che conferma l’intenzione di Nintendo di accompagnare la transizione alla nuova generazione senza escludere i possessori dell’attuale console.
Insieme all’annuncio del gioco, è stato confermato anche un nuovo Pokémon Presents estivo: l’appuntamento è fissato per martedì 22 luglio in diretta sul canale YouTube ufficiale. L’evento promette nuovi dettagli su Z-A e altre novità legate al franchise.
Il gioco promette una narrazione più intima, concentrata sullo sviluppo dei personaggi e sulla costruzione della città stessa, dove Pokémon e Allenatori convivono e crescono. Una premessa che potrebbe offrire un’esperienza narrativa e di gameplay radicalmente diversa dal passato.
E tu, cosa ti aspetti da questo nuovo inizio a Luminopoli? Ti convince il mix tra RPG urbano e azione in tempo reale?
Alla Nintendo Experience di Milano, oltre a mettere finalmente le mani su Switch 2, abbiamo potuto dare uno sguardo ai primissimi titoli ( pronti o quasi) che saranno disponibili per la nuova console di casa Nintendo. Tra questi, ovviamente, anche Mario Kart World, titolo di punta del catalogo della Switch 2 e da sempre cavallo di battaglia della grande N su qualsiasi console uscita in questi anni (vedi questo articolo per approfondire).
Su Switch 2, probabilmente, questo gioco sarà una vera e propria killer application, ovvero quel giocoche dovrebbe giustificare e determinare l’acquisto della console da parte della più larga fetta di pubblico possibile. Sarà riuscito Mario Kart World a soddisfare le aspettative? Eccovi le nostre impressioni!
Sfrecciare a 120 fps
Quello che salta subito all’occhio appena ci si sistema davanti lo schermo, che sia il quasi 8 pollici della console od un più grande monitor collegato, sono la brillantezza dei colori e la pulizia generale dell’immagine. Con Mario Kart 8, Nintendo aveva già raggiunto l’apice, con la tecnologia a disposizione ovviamente.
Ora che questa tecnologia è cambiata, e sono cambiate anche le aspettative dei giocatori. Nintendo ha quindi spinto sull’acceleratore, proponendo un gioco davvero davvero bello da vedere, con la Switch 2 che lo spinge fino a 120 fps in 4 K upscalati. MK World rappresenta, dal punto di vista grafico, un’ evoluzione davvero significativa rispetto ai suoi predecessori.
Il gioco introduce una modalità open world, con circuiti più ampi e dinamici, che ospitano fino a 24 concorrenti, raddoppiando, di fatto, il numero rispetto a Mario Kart 8.
Possiamo dire, dopo la prova, che questa caratteristica conferisce alle corse un’atmosfera molto più caotica e, di conseguenza, divertente. Chicca finale, gli eventi climatici variabili, che influenzano le piste all’improvviso, donando un ulteriore pizzico di imprevedibilità.
Le nuove meccaniche di guida, almeno quelle provate alla Experience, consentono di interagire con l’ambiente circostante effettuando salti e “grindate”. Inoltre, il roster di oltre 50 personaggi offre un’esperienza di gioco profonda e personalizzabile.
Modalità di gioco
Parliamo ora delle modalità di gioco. Dalla prova, abbiamo capito che, oltre alla classica modalità Grand Prix, avremo una modalità totalmente libera, che permette agli utenti di visitare i circuiti liberamente senza restrizioni e la modalità Sopravvivenza, in cui i giocatori vengono eliminati progressivamente in base alle loro prestazioni.
Il prezzo di lancio di MK World si attesta, per la versione fisica, a 89,99 euro (79,99 per la versione digitale), se acquistato invece in bundle con la console il risparmio diventa significativo. La versione bundle ovviamente sarà solo digitale.
Mario Kart World si preannuncia dunque come una delle uscite più attese in questo lancio di Switch 2. L’esperienza di gioco, che combina elementi classici con innovazioni audaci, potrebbe creare il giusto mix esplosivo tipico di Nintendo.
Durante il recente Nintendo Direct, The Pokémon Company ha annunciato che Leggende Pokémon: Z-A arriverà su Nintendo Switch 2 a fine 2025. La versione per Nintendo Switch 2 sfrutterà la maggiore potenza della console per migliorare risoluzione e frame rate. Specifichiamo che il titolo arriverà anche Nintendo Switch, quindi Leggende Pokémon: Z-A sarà di fatto un titolo cross-gen.
Nintendo non ha ancora rivelato una data precisa per il lancio di Leggende Pokémon: Z-A limitandosi a confermare l’uscita per fine 2025.
Luminopoli, città iconica introdotta in Pokémon X e Y, sarà il cuore dell’avventura, e i miglioramenti grafici potrebbero renderla più viva che mai. Il supporto a un frame rate più stabile e una risoluzione migliorata potrebbero risolvere alcuni dei problemi di performance che hanno afflitto i titoli recenti della saga.
L’ultimo Nintendo Direct dell’era Switch ci ha fornito tanti nuovi spunti su uno dei titoli più complicati della storia di Nintendo. Metroid Prime 4 Beyond è stato protagonista di un gameplay trailer di oltre 3 minuti in cui abbiamo nuovamente vissuto le vicende di Samus Aran in prima persona, come ci ha abituato quello che ormai è molto di più di uno spin-off.
In Metroid Prime 4 Beyond, Samus dovrà esplorare il pianeta di Viewros, un luogo ricco di vegetazione che è probabilmente alimentato dal Grande Albero al centro del Pianeta. Su Viewros non è presente solamente una flora lussureggiante, ma anche una fauna estremamente aggressiva.
Come sicuramente possono già immaginarsi i fan della serie però, nelle profondità di questo ambiente ostile si annidano segreti mitologici, che ben spesso si associano a religioni lontane. Questa volta sembra Samus andrà oltre al potenziamento della propria armatura. Nel trailer, qualcuno la definisce, o così ci è sembrato di capire, come l’eletta.
A questo importante titolo si aggiungono nuove abilità che trascendono l’armatura. Samus infatti otterrà durante l’avventura delle abilità Psiche, che gli permetteranno di spostare oggetti tra cui anche i proettili. L’analogia più recente mi porta a pensare a The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, anche se non mi aspetto la stessa esagerata libertà.
In generale, Rare Studios sembra aver unito le solide base della trilogia di Metroid Prime con diverse novità provenienti dai capitoli principali di Metroid e dal mondo Nintendo. La più lampante riguarda la femminilità di Samus Aran, che adesso ha un’armatura meno tozza rispetto ai primi capitoli e molto più vicina a quella vista nell’apprezzatissimo Metroid Dread.
Dal 20 marzo 2025, i fan di Xenoblade Chronicles possono finalmente giocare a Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition su Nintendo Switch. Questa riedizione aggiornata porta su una piattaforma moderna l’epico RPG open-world sviluppato da Monolith Soft, originariamente pubblicato su Wii U nel 2015. Oltre a una grafica migliorata, il titolo offre contenuti aggiuntivi, rendendolo l’edizione definitiva di uno dei capitoli più apprezzati della serie.
Un’esperienza migliorata per nuovi e vecchi giocatori
Con l’arrivo di Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition, la saga completa di Xenoblade Chronicles diventa disponibile su Nintendo Switch, offrendo ai nuovi giocatori l’opportunità di scoprire un titolo di culto e ai veterani la possibilità di rivivere l’esperienza con una veste grafica aggiornata.
Il gioco si distingue per il suo vasto mondo aperto, popolato da creature aliene e panorami mozzafiato, e per il sistema di combattimento basato su strategie e abilita speciali. La versione Definitive Edition introduce migliorie tecniche, tra cui texture in alta definizione, illuminazione migliorata e frame rate ottimizzato, oltre a nuove missioni secondarie e contenuti esclusivi.
Per chi non ha mai giocato a Xenoblade Chronicles X, questa è l’occasione perfetta per immergersi in un’avventura epica. E per chi ha già esplorato il mondo di Mira, la versione migliorata offre nuovi motivi per tornare a viverlo. Nintendo Switch si conferma così la casa definitiva per l’intera serie Xenoblade Chronicles.
Gioco ai videogame da oltre 30anni e, crescendo, è nata la passione per i titoli strategici e per i gestionali più impegnativi. Curiosissimo per natura, ero affascinato dall’idea di poter fondare e far fiorire imperi virtuali. Già dai tempi dei primi capitoli di Civilization, opera nata dal genio di Sid Meier agli inizi degli anni Novanta e sviluppata originariamente da MicroProse, mi sono trovato catapultato in un universo ricco di sfide: un mondo in cui si parte con una singola città per poi costruire un impero prospero, facendo i conti con la diplomazia, la scienza, la guerra e la cultura. Nel corso del tempo la serie si è evoluta sotto l’egida di Firaxis Games (che Sid Meier stesso ha co-fondato) e la pubblicazione di 2K, arricchendosi di nuove meccaniche e approfondimenti, ma mantenendo sempre l’ossatura tipica del “4X”: Explore, Expand, Exploit, Exterminate. E ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare di Civilization 7. Ho avuto l’opportunità di provarlo in anteprima e, da giocatore di lunga data, posso dire con fermezza che questa nuova incarnazione sa come tenerti incollato allo schermo, ammaliandoti con la sua complessità e la sua profondità strategica. A patto che…
Un’eredità importante e un nuovo capitolo che sa stupire
Iniziare a parlare di Civilization 7 significa anche ripercorrere, in parte, la storia di questo franchise. Per questioni anagrafiche, non ho giocato al capostipite della serie, datato 1991, ossia quando Meier sperimentava con l’idea di trasformare la storia umana in un gigantesco board game digitale. Ho vissuto di più il passaggio a Civilization II, con grafiche migliorate e le prime vere battaglie che regalavano un senso di realismo, sebbene fossimo ancora nelle prime fasi della grafica bidimensionale. Con Civilization III si è aperta una nuova stagione di tradizione mista a innovazione, e Civilization IV ha segnato l’epoca della colonna sonora epica (chi non ricorda la traccia iconica all’avvio?) e di un miglioramento generale del sistema di gioco. Civilization V, poi, ha introdotto l’innovazione dell’esagono nelle caselle di mappa e lo spostamento delle unità, mentre Civilization VI ha continuato a innovare aggiungendo la suddivisione delle città in distretti e ulteriori migliorie in campo diplomatico e artistico.
Arriviamo a Civilization 7: un titolo che, pur mantenendo la medesima struttura a turni e lo stile “crea e gestisci il tuo impero dalla preistoria all’era moderna (e oltre)”, aggiunge ulteriore complessità a un sistema che, a ogni nuova iterazione, diventa più ampio e ricco di sfaccettature. Non a caso gli sviluppatori di Firaxis tengono a sottolineare la profondità delle meccaniche, l’importanza della diplomazia (con nuovi accordi e opzioni di interazione tra leader) e la possibilità di personalizzare ulteriormente lo sviluppo della propria civiltà, dal punto di vista culturale, scientifico, militare e religioso.
Un piccolo gioiello, ma… per chi ha molta dedizione
Civilization 7, come i suoi predecessori, non è un gioco che si “apre e si gioca” in pochi minuti giusto per passare il tempo. È un titolo che pretende passione e dedizione, capace di fagocitare intere giornate se ci si lascia assorbire dalla pianificazione necessaria per progredire in tutte le aree cruciali dell’evoluzione della propria civiltà. Le differenze rispetto a Civilization VI si notano soprattutto a livello di micromanagement: la gestione dei distretti urbani e delle infrastrutture è stata ampliata ulteriormente, con la possibilità di specializzare sempre di più le città verso determinati output (cultura, produzione, commercio, scienza o addirittura turismo e intrattenimento). Se a questo si aggiunge un’IA migliorata nelle trattative diplomatiche – per quanto perfezionabile, come da tradizione – ci si ritrova a dover studiare ogni mossa con estrema attenzione.
Quando descrivo Civilization 7 come un “piccolo gioiello”, voglio dire che è un gioco dalle tante sfaccettature e che brilla sotto diversi punti di vista. Offre una gamma incredibile di scelte al giocatore, regalando una sensazione di controllo onnipotente sul proprio destino digitale. Tuttavia, come tutti i gioielli preziosi, va maneggiato con cura e con calma. Non aspettatevi di lanciare la partita e di capire tutto in un paio d’ore: io, che credevo di conoscere bene la serie, ho dovuto fare i conti con numerosi cambiamenti e nuove meccaniche che mi hanno costretto a rivedere le mie strategie abituali. La bellezza di Civilization 7, però, è proprio questa: la costante scoperta di nuovi equilibri, di sinergie tra edifici e distretti, di scelte politiche che influenzano le relazioni internazionali e di sentieri tecnologici che portano a vantaggi inaspettati.
La mia prima disfatta: gli Stati Uniti mi soffiano la vittoria
Nonostante la mia lunga esperienza, la prima partita a Civilization 7 è andata in modo sorprendentemente… disastroso. Avevo puntato tutto su un obiettivo ben preciso, convinto che nessuno dei miei avversari avrebbe potuto competere con me in quel settore. Invece, gli Stati Uniti si sono dedicati silenziosamente a un altro tipo di vittoria – la diplomatica, nello specifico – e hanno concluso tutti i passaggi necessari per ottenerla prima che io potessi dire “Ho vinto!”. Ebbene sì, ho perso la partita. Ho assistito a una schermata di sconfitta che, nonostante la comprensibile frustrazione del momento, mi ha spinto a riflettere su quanto Civilization 7 sia un titolo tanto affascinante quanto spietato.
Questo insuccesso ha riacceso in me la voglia di giocare “un altro turno”, classico mantra del fan di Civ. Finita la partita, mi sono trovato a ricominciare, testardo, deciso a non farmi fregare di nuovo dalla diplomazia altrui. Ma proprio questa è la grande forza di Civilization: ogni volta che ci si trova di fronte a una sconfitta, non ci si sente ingannati dal gioco, ma piuttosto si avverte la necessità di studiare nuove strategie, di pianificare diversamente e di non lasciare spazi agli avversari. Insomma, un perfetto esempio di come un videogame possa stimolare la creatività e le capacità di analisi del giocatore.
Leader e bonus: un menù da veri gourmet della strategia
Uno degli aspetti che trovo più interessanti di Civilization 7 è la selezione dei leader, ancora più varia che in passato (e in continua espansione, se consideriamo i DLC futuri che senza dubbio arriveranno). Firaxis ha da sempre puntato sul proporre personaggi storici provenienti da ogni parte del mondo, ognuno con il proprio bagaglio di bonus e malus che vanno a influenzare radicalmente lo stile di gioco. Stavolta, ho deciso di sperimentare due leader che mi incuriosivano particolarmente: Franklin e Napoleone.
La scelta di Franklin per la mia civiltà è stata motivata dalla volontà di spingere sull’acceleratore dello sviluppo tecnologico. Immaginate la scena: mi sono ritrovato a capo di un esercito che, almeno all’inizio, doveva essere l’esercito dell’antica Roma, guidato però dall’illustre statista americano. La sensazione è, a dir poco, straniante: un Franklin in toga che tiene discorsi di ispirazione alla corte romana lascia presagire un contesto quasi distopico. Ma è una distopia affascinante e, nonostante il paradosso storico, efficace dal punto di vista ludico. I bonus di Franklin, infatti, favoriscono la produzione di scienza e la fondazione di nuove città in maniera equilibrata, consentendo un rapido progresso tecnologico e un discreto miglioramento della produzione industriale con l’andare dei secoli.
Napoleone, invece, è tutto l’opposto: un condottiero carismatico, che offre vantaggi militari e diplomatici nei confronti delle civiltà confinanti. Giocare con Napoleone significa abbracciare una strategia aggressiva, basata sullo sviluppo di un esercito potente e sull’espansione territoriale rapida. Naturalmente, non bisogna sottovalutare le conseguenze diplomatiche: se attaccate a ripetizione i vostri vicini, rischierete sanzioni, alleanze avversarie e boicottaggi commerciali. Eppure, se ben gestita, l’aggressività militare di Napoleone può garantire un vantaggio tattico insormontabile, specialmente nelle prime ere, quando i confini si delineano e si definiscono le sfere d’influenza.
Tra epoche, distretti e meraviglie: il fascino del passare del tempo
Un altro aspetto che mi ha sempre rapito di Civilization è la transizione tra le varie epoche storiche. Dalla preistoria si passa gradualmente all’età classica, al medioevo, al rinascimento, all’età industriale, moderna, contemporanea e persino al futuro prossimo. Questa progressione segna dei passaggi quasi rituali, in cui ogni era porta con sé nuove tecnologie, nuovi edifici e nuove sfide, come l’accesso a risorse strategiche che prima non erano disponibili o la necessità di aggiornare le proprie strutture.
In Civilization 7, il passaggio tra un’epoca e l’altra è ulteriormente enfatizzato dalla possibilità di potenziare i distretti cittadini in modo sempre più specifico. Se ad esempio volete puntare tutto sulla cultura, potete costruire e ingrandire i vostri distretti teatrali, con musei, grandi opere e così via. Se preferite la scienza, potete dedicare intere zone urbane alla creazione di campus, laboratori e meraviglie naturali convertite in centri di ricerca. Oppure, ancora, potete specializzare alcune città verso la produzione bellica, erigendo caserme avanzate e poligoni di tiro per velocizzare l’addestramento delle unità militari. Tutto si incastra come un enorme puzzle, che richiede di valutare le risorse sul territorio, la posizione geografica, la presenza di fiumi, montagne, coste e altre caratteristiche che possono influenzare la resa dei vostri distretti.
Scelte difficili: cooperare o dominare?
Uno degli elementi più intriganti di Civilization 7 è il continuo doversi porre domande cruciali: collaborare con i vicini o dichiarare guerra? Firmare trattati di non belligeranza o stringere accordi commerciali e culturali per rafforzare le proprie linee di rifornimento? Soprattutto a difficoltà più elevate, gli avversari controllati dall’IA si rivelano piuttosto smaliziati, pronti a prendere decisioni che massimizzano i loro interessi. Di conseguenza, non è raro vedere alleanze inaspettate o tradimenti clamorosi. In una delle mie partite, ad esempio, avevo stretto un accordo di cooperazione scientifica con un’altra civiltà, che sembrava condividere il mio interesse per la ricerca. Mi sentivo al sicuro, finché non mi sono accorto che quel patto serviva ai miei “amici” solo per guadagnare tempo, potenziare i propri distretti scientifici e infine lanciarsi nella corsa a una vittoria basata sulla scienza, tagliandomi fuori sul traguardo finale. Ho perso la partita anche in questo frangente, e ammetto di aver trattenuto a stento una risatina nervosa, perché il gioco sa essere crudele e geniale allo stesso tempo.
La sfida della difficoltà e il “bello” di un gioco complesso
Spesso mi viene chiesto: “Ma come fai a divertirti con un gioco così complesso? Non è meglio qualcosa di più immediato, che non richieda di leggere venti schermate di tutorial?” La mia risposta, da giocatore appassionato di gestionali e strategici, è che la complessità può essere uno stimolo enorme per la mente, una sfida che dà soddisfazione proprio perché non si limita a premiarti se premi un paio di tasti a caso. Civilization 7 è un titolo che va studiato, capito e interiorizzato, e il percorso di apprendimento è parte integrante del divertimento. All’inizio si commettono errori, si trascurano determinati aspetti e si perde la partita senza neanche rendersene conto.
Con il passare delle ore, però, iniziamo a comprendere come funziona il motore del gioco: come combinare i distretti in modo efficiente, quando è il momento di avviare un trattato commerciale, come gestire al meglio le risorse strategiche e così via. È in questa curva di apprendimento che risiede la magia di Civilization. Ognuno di noi, appassionati del brand, ha avuto la sua “prima volta” con un capitolo della serie e ha sperimentato quel senso di spaesamento misto a curiosità che ti spinge a migliorare turno dopo turno. Civilization 7 porta avanti questa tradizione di “profondità”, e la eleva grazie a un’interfaccia più pulita, a indicatori più chiari delle varie risorse e a un sistema di consigli e suggerimenti che, seppur non infallibile, cerca di guidare i neofiti.
La mia esperienza con Franklin e Napoleone: due modi di dominare il mondo
Tornando alla mia esperienza più recente, voglio raccontarvi come ho gestito le partite con i due leader che ho scelto di provare in maniera approfondita: Franklin e Napoleone. Con Franklin, come accennato, mi sono concentrato principalmente sulla ricerca scientifica, puntando a una rapida esplorazione di quelle tecnologie che potessero assicurare un salto di qualità alle mie unità e alle mie strutture produttive. Ho cercato di mantenere un buon rapporto con i vicini, stipulando contratti commerciali vantaggiosi e patti di non belligeranza che mi permettessero di crescere in pace. Il percorso scientifico, però, non è privo di ostacoli: se non si costruisce un esercito minimo per la difesa, si rischia di diventare un bersaglio facile per le civiltà più aggressive. Quindi ho dovuto bilanciare la corsa alla ricerca con la realizzazione di un apparato militare almeno accettabile.
Con Napoleone, invece, ho calzato l’elmo del conquistatore. Ho iniziato la partita consapevole che avrei dovuto crescere velocemente da un punto di vista territoriale, per assicurarmi più risorse e un vantaggio geografico sugli avversari. Ho scelto di fondare città in prossimità di giacimenti di ferro e di cavalli, necessari per costruire un esercito imponente già in epoca classica e medievale, e poi ho premuto l’acceleratore sulla produzione militare. Devo dire che la sensazione di spadroneggiare sul campo di battaglia con Napoleone è molto appagante: i bonus militari permettono di formare battaglioni più potenti e di sferrare attacchi rapidi, cogliendo di sorpresa le civiltà che si basano sulla diplomazia. Certo, un approccio del genere comporta un continuo rischio di escalation: attacchi un vicino, l’altro si insospettisce, si creano alleanze difensive e potresti ritrovarti a combattere su più fronti. Eppure, l’adrenalina di veder crescere il mio impero di turno in turno, sottraendo città cruciali ai rivali, è stata impagabile.
Diplomazia avanzata e trattati internazionali
Un punto di forza di Civilization 7 è l’evoluzione del sistema diplomatico. Già in passato, la serie introduceva concetti come la religione e la vittoria culturale, ma qui è tutto portato a un livello più raffinato. Le coalizioni nascono e muoiono a seconda delle pressioni geopolitiche, e la possibilità di organizzare congressi mondiali o conferenze internazionali per decidere il futuro delle risorse, delle meraviglie o dei diritti umani può davvero cambiare l’esito di una partita. Ho visto nazioni apparentemente amiche voltarmi le spalle all’ultimo minuto, magari costrette da pressioni esterne, e altre invece offrirmi aiuto per ragioni di interesse comune. Ed è proprio qui che ci si sente come un direttore d’orchestra, cercando di armonizzare le note di politica interna ed esterna, mentre le nazioni rivali cercano di dare un tocco diverso alla sinfonia.
Il bello è che non c’è un’unica strada vincente: potete scegliere di restare neutrali e di farvi i fatti vostri (puntando su scienza o cultura), oppure potete essere i pacificatori del mondo cercando di convincere tutti a firmare patti di non belligeranza, o ancora potete abbracciare la via del militarismo per sottomettere i popoli rivali prima che possano danneggiarvi. Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi, e non esiste una strategia che funzioni in tutte le partite, perché molto dipende da quali civiltà vi trovate di fronte e dalla conformazione geografica della mappa, che può favorire uno stile di gioco rispetto a un altro.
Le sconfitte: inevitabili ma formative
Un altro elemento che può colpire i nuovi giocatori (e che può scoraggiare chi si aspetta un titolo immediato) è la frequenza con cui ci si trova in situazioni di disfatta. In Civilization 7 non è raro perdere una partita, a volte dopo diverse ore, per un obiettivo mancato o perché un alleato, senza che voi lo sapeste, ha lavorato sodo per ottenere una vittoria diplomatica, religiosa o culturale. Ricordo ancora quella partita in cui mi ero focalizzato sullo sviluppo marittimo, costruendo flotte potenti per difendere le mie rotte commerciali e tenere lontani i pirati dall’oceano. Ero così concentrato su questo aspetto che non ho notato come una civiltà amica, con cui avevo buoni rapporti, stesse accumulando pian piano punti per la vittoria culturale, diffondendo la sua influenza grazie a grandi artisti e musicisti. Quando me ne sono accorto, era troppo tardi: nel giro di pochi turni, il “mio amico” ha trionfato, mentre io mi ritrovavo con una poderosa marina militare ma un pugno di mosche in termini di obiettivi.
Non nego di aver provato un po’ di frustrazione, ma questa è anche la bellezza di un gioco che non regala nulla. Serve costanza per imparare a vigilare su tutti gli aspetti contemporaneamente, e ogni sconfitta diventa un’occasione per perfezionare le nostre abilità da strateghi.
Tecnicamente solido
Dal punto di vista tecnico, Civilization 7 si mostra solido, ben ottimizzato e con una grafica rinnovata: gli scenari sono ancora più dettagliati, le città si animano di luci e movimenti in tempo reale, e i vari modelli dei leader sono resi con grande cura. Quando si zooma sulla mappa, si notano particolari come le strade, i campi coltivati e i distretti specializzati. L’interfaccia utente è migliorata rispetto ai precedenti capitoli: i menu sono più ordinati e i suggerimenti contestuali aiutano i giocatori a prendere decisioni consapevoli, anche se talvolta la mole di informazioni da gestire può risultare soverchiante. Per chi ama gli strategici a turni, tuttavia, questa abbondanza di dati è quasi una carezza, perché amplia la gamma di scelte possibili.
Da giocare e rigiocare
Dopo tutte queste ore trascorse ad affrontare partite mozzafiato e a studiare strategie nelle varie epoche, ho raggiunto una conclusione piuttosto netta: Civilization 7 merita un voto di tutto rispetto. È un titolo che, a mio avviso, stupisce per varietà e profondità, per la cura con cui Firaxis ha ulteriormente perfezionato la formula, ma richiede di essere capito, apprezzato e, soprattutto, di essere “giocato parecchio” prima di poterne cogliere tutte le sfumature. Non è un gioco adatto a chi cerca immediatezza o a chi vuole intrattenersi per mezz’ora, magari in modo spensierato. Qui siamo davanti a un’esperienza che pretenderà ore su ore della vostra vita, ma che saprà ripagarvi con momenti di autentica soddisfazione, quando riuscirete finalmente a completare un obiettivo epocale o a stringere un’alleanza cruciale che vi permetterà di rovesciare i rapporti di forza.
Civilization 7 è un prodotto che si inserisce con onore nella serie, portando avanti il DNA di Civilization in modo coerente e affascinante. Consiglio a chiunque sia incuriosito di provare, magari partendo a un livello di difficoltà medio-basso, così da familiarizzare con le meccaniche prima di lanciarsi nelle sfide più ardue. Ma siate pronti a impegnarvi e a leggere qualche guida o suggerimento online, perché la strada per diventare grandi leader è lunga e tortuosa.
Conclusione
Civilization 7 si conferma il “piccolo gioiello” di cui parlavo, un titolo complesso che farà la gioia di noi eterni amanti della strategia e che potrà far innamorare anche chi non ha mai provato un gestionale di questa portata, a patto di metterci la giusta dose di pazienza e di entusiasmo. D’altronde, come appassionato di vecchia data, so bene che la formula di Civilization ha sempre richiesto tempo e applicazione, ma è proprio in questa “lentezza” e ricchezza di sfaccettature che il gioco riesce ancora a brillare, rendendo ogni singolo turno un passo verso la gloria… o verso il baratro, se qualche leader avversario dovesse sorprendere con una strategia inaspettata. In ogni caso, non c’è niente di più esaltante che dire “ancora un turno” alle due del mattino, mentre la vostra civiltà entra trionfante in una nuova, fantastica, era.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, PS5 PRO, Xbox Series X/S, Nintendo Switch, PS4, Xbox One, PC
Oggi, in occasione del Pokémon Day, il Pokémon Presents ha portato con sé diversi annunci di rilievo per il franchise in un video della durata di 19 minuti. Oltre a una serie di piccoli aggiornamenti per gli spinoff, come Pokémon Masters EX, Pokémon Cafè Remix, Pokémon Go e Pokémon Sleep, sono stati annunciati 3 nuovi Pokémon destinati a far parte del roster di Pokémon Unite: Suicune, Raichu di Alola e Alcremie. Inoltre, è stato confermato il ritorno delle Megaevoluzioni nel TCG.
Tuttavia, gli annunci più significativi riguardano Pokémon Pocket, Pokémon: Leggende Z-A e un nuovo progetto chiamato “Pokémon Champions”.
Per quanto riguarda Pokémon Pocket, è stata annunciata una nuova espansione intitolata Luce Trionfale, in uscita il 28 febbraio, con Arceus come protagonista.
Di Pokémon Champions si sa ancora poco, a parte alcune caratteristiche fondamentali. Sviluppato da The Pokémon Works sotto la supervisione di Game Freak, il titolo sarà incentrato sulle lotte. Il trailer lo presenta con una sequenza di transizioni che ripercorrono l’evoluzione delle battaglie Pokémon, dai primi videogiochi per Game Boy fino ai giorni nostri.
Una delle particolarità di questo progetto è la presenza, già nel trailer, sia della Teracristallizzazione che della Megaevoluzione, il che potrebbe suggerire anche l’inclusione della Dynamax, sebbene non ci siano conferme ufficiali.
Inoltre, sarà possibile trasferire i propri Pokémon da Pokémon Home. Il gioco sarà disponibile sia su Nintendo Switchche su dispositivi mobili Android e iOS, rendendolo quindi accessibile a un pubblico più vasto. Al momento, non è stata annunciata una data di uscita.
Tornando ai progetti sviluppati direttamente da Game Freak, ci è stato mostrato un trailer di circa cinque minuti di Pokémon Leggende: Z-A, offrendo finalmente uno sguardo più approfondito sul gameplay. Dal punto di vista grafico, il gioco sembra basarsi sullo stesso motore grafico di Scarlatto e Violetto e appare ancora poco rifinito.
L’obiettivo del nostro protagonista, un turista attualmente in vacanza a Luminopoli, sarà quello di aiutare la Q-asar Inc. con un piano di sviluppo per la città, volto a favorire la coesistenza di esseri umani e Pokémon.
All’interno della città sono presenti delle aree chiamate ‘zone selvagge’, dove è possibile interagire con Pokémon selvatici.
Svelati finalmente gli starter che saranno Chikorita, Tepig e Totodile.
Una delle novità più rilevanti di Pokémon Leggende: Z-A è l’introduzione di un nuovo sistema di combattimento, che introduce un range per le mosse e la possibilità per il proprio Pokémon di schivarle, rientrare e venire sostituito con un altro, in modo dinamico e simile a quanto visto nel manga o nell’anime. Nel trailer viene mostrata anche la Megaevoluzione, che potrebbe presentare alcune differenze rispetto al passato.
Nonostante sia passato esattamente un anno dal trailer di annuncio, il gioco resta senza una data d’uscita, con un generico “In arrivo alla fine del 2025”.
A pochi giorni dal lancio ufficiale di Civilization 7 – in arrivo l’11 febbraio 2025 su PC e console – Firaxis ha già annunciato i contenuti post-lancio che accompagneranno i giocatori nel corso dell’anno. Dopo l’accesso anticipato del 6 febbraio 2025 e l’uscita globale prevista per l’11 dello stesso mese, Civilization 7 riceverà due nuovi aggiornamenti a marzo e ulteriori novità tra aprile e ottobre.
Le release in dettaglio
Nel mese di marzo, Firaxis introdurrà due importanti aggiunte al gioco. Il primo aggiornamento porterà Ada Lovelace come nuovo leader per la Gran Bretagna, mentre il secondo, previsto per la fine del mese, introdurrà Simón Bolívar come leader per le civiltà di Bulgaria e Nepal. Oltre a questi nuovi leader, verranno aggiunte nuove meraviglie, eventi e, naturalmente, patch per migliorare l’esperienza di gioco.
Al momento non ci sono molti dettagli sui contenuti successivi di Civilization 7, ma Firaxis ha confermato la quantità di novità in arrivo. Tra aprile e settembre verranno introdotti due nuovi leader, quattro civiltà e altrettante meraviglie. Infine, a partire da ottobre 2025, sono previsti ulteriori aggiornamenti e nuovi contenuti che verranno annunciati nel corso del tempo.
Civilization 7 è la settima incarnazione del celebre strategico a turni creato da Sid Meier. Questo storico franchise, tra i più longevi del genere, tornerà su PC, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, Xbox One e Nintendo Switch, a ben nove anni di distanza dal capitolo precedente.
Oltre all’attesissimo annuncio di Switch 2, questo mese Nintendo ha fatto molto parlare di sé anche per un videogioco che merita l’attenzione di tutti i fan della Grande N. Stiamo parlando naturalmente del gioco che sarà oggetto di questa recensione: Donkey Kong Country Returns HD, una versione rimasterizzata del classico gioco d’avventura platform sviluppato da Retro Studios e pubblicato da Nintendo.
La versione originale uscì nel 2010 per Nintendo Wii, riscuotendo un grande successo per il suo ritorno alle radici della serie Donkey Kong, con grafica in 2.5D, gameplay classico e una sfida coinvolgente. Scopriamo dunque se anche la rimasterizzazione sia invecchiata bene nella nostra recensione di Donkey Kong Country Returns HD.
Differenze e conferme
La versione HD di Donkey Kong Country offre una grafica migliorata, texture più nitide e colori più vividi. La risoluzione in alta definizione porta un notevole miglioramento visivo rispetto alla versione originale per Wii, che girava a una risoluzione inferiore.
Le ambientazioni e i dettagli dei personaggi sono stati rimasterizzati per sfruttare appieno le capacità della console Switch, conferendo al gioco un aspetto moderno pur mantenendo lo stile artistico iconico della serie, anche se, c’è da dire, che ormai anche la Switch mostra il fianco a palesi limiti tecnici a livello hardware.
Confrontando con altri titoli della serie Donkey Kong, Country Returns HD si distingue per la sua difficoltà equilibrata e il design dei livelli innovativo. Mentre i giochi precedenti, come Donkey Kong Country per SNES, erano noti per la loro sfida elevata, Returns HD offre una curva di apprendimento più accessibile, pur mantenendo sfide gratificanti per i giocatori esperti.
Giungla “rimasterizzata”
La grafica è uno degli aspetti più evidenti nel confronto tra la versione per Switch e l’originale per Wii. La versione HD beneficia di texture e risoluzione migliorate, rendendo il mondo di Donkey Kong ancora più colorato, entusiasmante e dettagliato. Inoltre, i tempi di caricamento sono stati ridotti significativamente grazie all’hardware più potente della Switch.
Il gameplay di Donkey Kong Country Returns HD rimane fedele alla tradizione della serie, offrendo livelli ricchi di azione, platforming preciso e sfide impegnative. I controlli sono stati ottimizzati per la console Switch, sfruttando i Joy-Con e la modalità portatile. Anche se ho trovato giovamento nell’uso del controller Nintendo senza fili, molto più preciso rispetto ai Joy-Con che mostrano i classici problemi con lievi imprecisioni.
Dal punto di vista della giocabilità quindi la versione per Switch introduce alcuni miglioramenti nei controlli, rendendo l’esperienza complessiva più piacevole. Tuttavia, la versione originale per Wii, da me giocata all’epoca, offriva un’esperienza unica con il sistema di controllo a movimento, che permetteva ai giocatori di scuotere il telecomando Wii per eseguire determinate azioni. Questa caratteristica è stata rimossa nella versione HD è vero, ma la precisione e la reattività dei controlli con i Joy-Con compensano questa mancanza.
La versione per Switch introduce, inoltre, anche alcune nuove caratteristiche, come la possibilità di giocare in modalità co-op locale con un amico, utilizzando i Joy-Con appunto (graditissima feature). La modalità cooperativa locale è un’aggiunta gradita nella versione Switch, permettendo a due giocatori di collaborare facilmente in ogni livello. Nella versione per Wii, la co-op era possibile, ma i controlli separati dei telecomandi Wii potevano risultare meno intuitivi rispetto ai Joy-Con.
Il design dei livelli in Donkey Kong Country Returns HD rimane uno dei punti di forza del gioco. Ogni livello è progettato con cura, offrendo una varietà di sfide che richiedono precisione e abilità. I livelli sono ricchi di segreti nascosti, collezionabili e aree bonus, incentivando l’esplorazione e il rigiocare per completare il gioco al 100%.
Kong a confronto
Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country: Tropical Freeze, Returns HD mantiene un approccio più tradizionale al design dei livelli. Tropical Freeze, uscito inizialmente per Wii U e successivamente per Switch, introduce nuove meccaniche di gioco e personaggi giocabili con abilità uniche, ampliando ulteriormente la profondità del gameplay che molti hanno apprezzato.
Tuttavia, Returns HD si concentra sulla raffinatezza del platforming classico, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca per i fan che hanno superato gli -anta, nonostante sia un prodotto idoneo per tutti i tipi di giocatori.
Il ritmo della giungla
La colonna sonora di Donkey Kong Country Returns HD è un altro elemento che merita attenzione. Composta da David Wise, noto per il suo lavoro nella serie Donkey Kong Country originale per SNES, la colonna sonora combina nuovi brani con arrangiamenti moderni dei temi classici. La musica accompagna perfettamente l’azione di gioco, creando un’atmosfera coinvolgente e che sa di “casa”.
La versione originale per Wii presentava già una colonna sonora eccezionale, ma la versione HD offre un’esperienza audio migliorata grazie alla qualità superiore del suono sulla console Switch. Gli effetti sonori e le tracce musicali risultano più chiari e dettagliati.
Donkey Kong Country Returns HD offre una ottima longevità, grazie alla varietà di livelli e alle sfide proposte. Completare il gioco al 100% richiede tempo e dedizione, nonchè nervi saldi poiché ogni livello nasconde collezionabili e aree bonus che devono essere scoperte. La modalità co-op aggiunge un ulteriore livello di rigiocabilità, permettendo ai giocatori di affrontare il gioco insieme ad amici e familiari.
Confrontando con altri titoli della serie, come Donkey Kong Country 2: Diddy’s Kong Quest per SNES, Returns HD offre un’esperienza più accessibile in termini di difficoltà, ma mantiene comunque un alto livello di sfida per coloro che cercano di completare ogni aspetto del gioco. La varietà di ambientazioni e nemici contribuisce a mantenere l’esperienza ai massimi livelli, incentivando i giocatori a esplorare ogni angolo del gioco.
Conclusione
Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è una rivisitazione eccellente di un classico moderno. La grafica migliorata, i controlli ottimizzati e le nuove caratteristiche, come la modalità co-op, rendono questa versione un must per i fan della serie e per i nuovi giocatori. Il confronto con la versione originale per Wii evidenzia i notevoli miglioramenti visivi e di gameplay, pur mantenendo l’essenza del gioco che ha conquistato i cuori dei giocatori nel 2010.
La serie Donkey Kong ha una lunga storia di titoli amati e innovativi. Donkey Kong Country Returns HD si inserisce perfettamente in questa tradizione, offrendo un’esperienza nostalgica ma fresca che saprà soddisfare sia i fan di vecchia data che i nuovi arrivati. Se sei alla ricerca di un’avventura platform impegnativa e gratificante, Donkey Kong Country Returns HD per Nintendo Switch è sicuramente un titolo da non perdere.