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Monster Hunter: vent’anni di caccia, rivoluzioni e certezze

Ogni volta che parte la missione, è la stessa storia: prepari le pozioni, controlli la combinazione dell’armatura, affili l’arma (perché sì, dopo vent’anni ancora si smussa) e ti metti in cammino. Sai che là fuori c’è un coso gigante che non ha nessuna intenzione di lasciarsi colpire, ma vai lo stesso. Perché è questo il cuore di Monster Hunter. E per quanto siano passati due decenni, quella sensazione è rimasta sempre la stessa. Ma tutto il resto è cambiato.

Gli inizi: PS2 e la filosofia della sopravvivenza

Chi ha iniziato nel 2004, con il primo Monster Hunter su PlayStation 2, sa bene cosa voglia dire “lento, macchinoso, punitivo”. Le prime cacce erano più vicine a una simulazione di sopravvivenza che a un gioco d’azione. Le mappe erano a schermate, i mostri giravano in tondo con una IA appena abbozzata, e il combattimento era più un esercizio di pazienza che di spettacolo. Ma c’era già un’idea precisa: il mondo non gira intorno a te. Sei tu che devi imparare, adattarti, crescere.

L’era portatile: PSP, Freedom e la nascita della community

Con l’arrivo su PSP, Monster Hunter si è infilato in tasca a una generazione di giocatori. Freedom, Freedom 2 e soprattutto Freedom Unite non erano semplici sequel: erano esperienze condivise. Il co-op locale, le sessioni in quattro a imprecare contro un Tigrex, la gioia di ottenere finalmente quella maledetta gemma che ti serviva per il set… è in quel periodo che la serie ha cementato la sua community. Nessun matchmaking automatico, zero quality of life: solo abilità, dedizione e infinite ore spese a leggere wiki fatte da fan per capire quale mostro droppava cosa. L’essenza era lì: conoscere per sopravvivere.

Sperimentazioni su console Nintendo: Tri, Generations e la sovrabbondanza

Poi sono arrivati gli anni della sperimentazione. Monster Hunter Tri ha tentato l’approccio console da salotto, introducendo il combattimento subacqueo – tanto affascinante quanto divisivo – e una nuova struttura narrativa. Con Generations e Generations Ultimate su 3DS e Switch, Capcom ha voluto fare un’enciclopedia vivente del franchise, mettendo dentro tutto: stili di caccia, arti, skill, un arsenale di mostri praticamente infinito. A livello tecnico era ancora vincolato all’hardware Nintendo, ma il contenuto era enciclopedico. Tanti sistemi, tante opzioni, forse anche troppe per un nuovo giocatore. Ma per i fan di lungo corso era il sogno: il Monster Hunter definitivo.

Il gioiello “nascosto”: Monster Hunter 4 Ultimate

E nel mezzo, una perla che merita un capitolo a sé: Monster Hunter 4 Ultimate. Per molti, il capitolo migliore dell’era portatile. Verticalità estrema, sistema di mounting (saltare sui mostri e abbatterli), una storia finalmente coerente, e il primo vero online stabile su console portatile. MH4U è stato l’ultimo grande titolo “classico” prima del salto nella nuova generazione.

La svolta globale: Monster Hunter World cambia tutto

Il salto, appunto, è arrivato nel 2018. Monster Hunter: World è stato il punto di rottura. Un soft reboot che ha preso tutto quello che rendeva la saga unica, e lo ha impacchettato in un prodotto moderno. Mappe open world, transizioni fluide, ecosistemi dinamici: il mondo era finalmente un mondo. I mostri non erano più semplici sacchi di pixel con attacchi scriptati, ma creature reali, con abitudini, rivalità, territori da difendere.

L’accessibilità è migliorata drasticamente: niente più caricamenti tra le aree, niente più menu oscuri, niente più tutorial affidati ai fan. Ma (ed è qui il punto) senza mai rinunciare alla profondità. Anzi, World ha rilanciato con un combat system più fluido, una gestione delle armi raffinata, un crafting elaborato ma gestibile.

Iceborne: espansione, endgame, e nuovi standard

E poi è arrivato Iceborne, l’espansione che ha riportato i giocatori hardcore nel regno del vero endgame. Il Master Rank e i mostri Apex: Capcom ha dimostrato che sapeva ancora costruire contenuti per chi voleva soffrire con stile.

Rise e Sunbreak: agilità, accessibilità e wirebug

Dopo l’esplosione globale di World, molti si chiedevano quale direzione avrebbe preso la saga. La risposta è arrivata con Rise, e ha spiazzato tutti. Più veloce, più leggero, più verticale. Grazie al wirebug, i cacciatori volavano. Letteralmente. Era un Monster Hunter con movimenti aerei, attacchi rapidi, meccaniche da action puro. Non ha convinto tutti – qualcuno ha parlato di semplificazione, di perdita di peso – ma ha dimostrato una cosa importante: Monster Hunter poteva cambiare forma, adattarsi, evolversi, senza smettere di essere se stesso.
Sunbreak, l’espansione di Rise, ha spinto ancora più avanti: nuove regioni, nuove meccaniche, missioni anomalia, nuove varianti, build più flessibili. Ha rimesso un po’ di pepe dove Rise rischiava di essere troppo soft, e ha dimostrato che Capcom continua a saper ascoltare la sua base giocante.

Wilds: l’ecosistema definitivo

E oggi? Oggi c’è Monster Hunter Wilds. Il capitolo più ambizioso della serie unisce tutto quello che è venuto prima: la complessità e l’approccio sistemico di World, la velocità e l’accessibilità di Rise, ma anche nuove idee. L’open world è ancora più fluido, senza hub centrale, con accampamenti mobili. Il sistema di progressione è meno lineare, più esplorativo. Il combat system è stato ulteriormente rifinito: ogni arma ha nuove mosse, nuove combo, nuove sinergie.

E poi c’è la vera rivoluzione: il mondo vive con te. Tempeste che cambiano i comportamenti dei mostri, eventi ambientali dinamici, un ciclo giorno-notte con impatti reali sul gameplay. Non si tratta più solo di cacciare: si tratta di adattarsi a un ecosistema complesso, in cui ogni elemento (clima, fauna minore, terreno) può fare la differenza.

A livello tecnico, Wilds è un salto generazionale. Ma è anche, in un certo senso, un ritorno all’origine. Perché tutto ruota ancora lì: ti prepari, studi, affronti. Sbagli. Muori. Torni. Affili di nuovo l’arma. E ci riprovi.

E i “Monster Hunter” che non sono Monster Hunter?

Negli anni, Capcom ha anche esplorato le possibilità della saga con una serie di spin-off — alcuni dimenticabili, altri meritevoli.

  • Monster Hunter Stories (e Stories 2) hanno portato la saga nel territorio dei JRPG a turni, con un tono narrativo più leggero, personaggi parlanti e un sistema di combattimento a triangolo che mescola Pokémon e strategia. Funziona, ed è amato da un pubblico diverso da quello “mainline”.
  • C’erano anche esperimenti mobile come Dynamic Hunting, Explore, Riders e oggi Monster Hunter Now, in stile Pokémon GO. Alcuni sono curiosità, altri hanno avuto un buon successo commerciale, ma nessuno ha mai inciso sulla linea principale.
  • Un capitolo a parte meritano i titoli MMO: Monster Hunter Online (sviluppato in Cina) e Monster Hunter Frontier, l’MMORPG giapponese che ha vissuto per anni con contenuti propri e boss unici. Mai arrivati in Occidente, ma parte integrante dell’eredità del franchise.

Questi spin-off non hanno mai sostituito la serie madre, ma hanno contribuito a espandere l’universo di Monster Hunter, dimostrando che la caccia può esistere anche in forme molto diverse, pur restando riconoscibile.

Monster Hunter è cambiato, ma non si è mai venduto

In un’epoca in cui tanti franchise si alleggeriscono per piacere a tutti, Monster Hunter ha fatto qualcosa di raro: è cresciuto, si è rinnovato, ha osato… senza mai rinunciare al suo cuore.

Perché da qualunque capitolo tu sia entrato, dal primo su PS2 al selvaggio Wilds, la sensazione è sempre quella: sei un cacciatore, solo contro il mondo, armato della tua conoscenza e della tua preparazione. Il mostro è più grande, più forte, più cattivo. E tu… te lo vai a cercare.

Vent’anni dopo, Monster Hunter è ancora questo. Ed è per questo che non smetteremo mai di tornare a caccia.

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Monster Hunter Wilds – Recensione

Partiamo dalla tesi: Monster Hunter Wilds funziona. E funziona bene. Il gameplay, cuore pulsante della serie, resta fedele alle sue radici, mantenendo intatta quella struttura che ha reso il franchise un punto di riferimento per milioni di giocatori, dai fan più accaniti ai nuovi arrivati. Ma non si tratta solo di un’operazione nostalgia: le novità ci sono e si sentono, soprattutto nei nuovi counter attack, che non solo spaccano a livello visivo, ma regalano soddisfazioni anche a livello tecnico. Ad ogni colpo risposto con precisione corrisponde quella soddisfacente sensazione di pieno controllo sul gioco gioco. Peccato, però, che ancora una volta, si senta la mancanza di un vero e proprio endgame.

Un “quasi” open world, ma va bene così

L’approccio “open world” è un altro passo in avanti. O meglio, il gioco vuole farti credere di essere open world, e ci riesce abbastanza bene. Gli accampamenti sono accessibili senza caricamenti, persino le diverse macroaree sono tra loro collegale, mentre la vecchia base, che rappresentava una mappa a parte, è ormai un ricordo. Tutto è davvero molto fluido e coinvolgente. Peccato non poter ancora girare liberamente per il mondo in compagnia dei propri amici, se non durante specifiche missioni.

Meno convincente invece la scelta di permettere il trasporto di due armi durante la caccia, intercambiabili solo in sella alla cavalcatura. Bella idea sulla carta, ma in pratica? Poca roba. Non si sente davvero il bisogno di cambiare arma al volo, e l’utilità reale dell’opzione resta tutta da dimostrare. Perché non creare fight in cui l’unica opzione è quella di usare un’arma a distanza, così da “costringere” a cambiare arma anche i più fedeli alle armi da mischia? Signora Capcom, questo è solo un consiglio ovviamente…

Grafica bella, ma non perfetta

Sul fronte grafico, Wilds richiama da vicino Monster Hunter World, il titolo che ha consacrato il brand a livello globale. La resa visiva è ottima, con ambientazioni curate e mostri resi in maniera spettacolare. Peccato per qualche inciampo tecnico, con (pochi) bug qua e là e un adattamento non sempre impeccabile. Nulla di game-breaking, per carità, ma certi scivoloni si fanno notare. Vale la pena tenere d’occhio futuri aggiornamenti correttivi.

La trama di Monster Hunter Wilds

La trama? Come sempre, un contorno. Monster Hunter non ha mai brillato per la narrazione, e anche stavolta la storia è godibile ma non memorabile. Ma, parliamoci chiaro: il comparto narrativo non ha mai interessato veramente i giocatori del titolo, il cui unico scopo è spaccare mostri nella maniera più spettacolare possibile. La vera chicca, però, è la spiegazione, finalmente sensata, dei mostri temprati: non più solo versioni potenziate a caso, ma creature che sono sopravvissute a battaglie feroci, diventando più forti. Finalmente un po’ di lore che ha realmente senso.

Monster Hunter Wilds

Longevità: una tela bianca ancora vuota

E qui arriviamo al punto dolente: la longevità. Monster Hunter Wilds è una tela bianca, potenzialmente un capolavoro, ma per ora è tutto da dipingere. L’endgame è scarno, e si limita al solito farming di mostri forti per recuperare pezzi e gioielli. Ma poi? Dove li uso questi equip? Nei capitoli precedenti, salendo di Rank, si sbloccavano sfide vere, draghi anziani, mostri letali. Qui, niente. O almeno, non ancora.

Il futuro do Monster Hunter Wilds è ancora tutto da scrivere

La speranza è nei contenuti futuri: il fatto che sia già stato annunciato un nuovo mostro in arrivo è un buon segno, ma servono aggiornamenti costanti, livelli di sfida alti, contenuti che tengano vivo l’interesse. Altrimenti sarà una sconfitta, e grossa.

In sintesi: Monster Hunter Wilds ha le carte giuste, ma non ha ancora giocato la sua mano migliore. Se Capcom saprà sostenere il gioco con costanza e coraggio, ci troveremo di fronte a un altro colosso della serie. Se invece si accontenteranno di aver fatto “abbastanza”, ci ricorderemo di Wilds come l’occasione mancata più grande di tutta la saga. I presupposti, però, ci sono: nuove uscite sono già alle porte e si spera ne arrivino altre regolarmente.

Dare un voto al titolo non è per niente facile, perché il giudizio varia fortemente proprio a causa dell’incertezza dei futuri aggiornamenti. Pensare a Monster Hunter Wilds con l’ottica di nuove sfide contro draghi anziani e del ritorno di vecchie conoscenze, ecco che esce il sorriso e il ricordo dei bellissimi momenti passati su World. Riproporre la stessa esperienza in questo nuovo titolo significa dare a Wilds un 9 pieno: è proprio quello che desideravo (e non sono il solo). Se le cose invece resteranno così a lungo, il voto cambia e non può essere più di una sufficienza: un 6 basta e avanza vista l’attuale assenza di endgame. Ma noi siamo fiduciosi: Capcom ci regalerà tante nuove sfide e quindi si merita il 9… vero?

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, PS5 PRO, Xbox Series X/S, PC
  • Data uscita: 28/02/2025
  • Prezzo: 79,99 €

Ho giocato a Monster Hunter Wilds su PC a partire dal day one.

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