Durante i The Game Awards 2024, Capcom ha svelato il progetto che i fan aspettavano da quasi due decenni: Okami 2. Il leggendario Director Hideki Kamiya, creatore dell’originale, guiderà il team di sviluppo in collaborazione con CLOVERS Inc. e altri studi che includono veterani del gioco del 2006.
Amaterasu, la divinità-lupo che ha conquistato il cuore dei giocatori, tornerà in una nuova avventura. Ambientato in un mondo ispirato al Giappone tradizionale, Okami 2 promette una storia commovente, combattimenti unici e il ritorno dell’iconico Pennello Celestiale. Anche se i dettagli sulla trama sono scarsi, il team ha assicurato che l’esperienza sarà all’altezza delle aspettative, mescolando arte e gameplay in uno stile che ha reso l’originale un classico.
Il ritorno di un capolavoro
L’originale Okami, pubblicato nel 2006, è ancora oggi celebrato per la sua grafica ispirata all’arte del sumi-e, il gameplay innovativo e la sua narrazione avvincente. Okami 2 punterà a riprendere questi elementi e a espanderli, mantenendo il fascino e la magia che hanno reso il primo capitolo così speciale.
Hideki Kamiya ha condiviso un messaggio toccante durante l’annuncio, esprimendo gratitudine verso i fan che hanno mantenuto vivo lo spirito del gioco. “Questo progetto è ancora un germoglio, ma faremo del nostro meglio per riempire Okami 2 con fiori colorati, mantenendo la promessa della prossima volta”, ha dichiarato il Director.
Okami 2 è attualmente in fase di sviluppo e non ha ancora una data di uscita precisa, ma è confermato che arriverà su PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC. Per ora, i fan possono seguire gli aggiornamenti ufficiali tramite i canali social e il sito dedicato.
Con questo annuncio, Capcom non solo riporta in vita una delle sue opere più amate, ma rilancia un titolo che ha segnato la storia dei videogiochi, promettendo di farlo brillare ancora una volta.
Durante i The Game Awards 2024, Capcom ha annunciato Onimusha: Way of the Sword suscitando grande entusiasmo tra i fan della serie. Il gioco, primo nuovo capitolo del franchise in quasi vent’anni, uscirà nel 2026 per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC tramite Steam.
Ambientato in un Giappone feudale dark fantasy, Onimusha: Way of the Sword promette di riprendere i tratti distintivi del franchise, unendo combattimenti frenetici a base di spada, meccaniche di contrattacco “Issen” e una narrazione ispirata al folklore e alla storia del periodo Edo. Il reveal trailer, mostrato durante la cerimonia, ha offerto un primo sguardo al protagonista mentre affronta i temibili Genma, creature soprannaturali che infestano la città di Kyoto.
Un’ambientazione leggendaria per un ritorno epico
Onimusha: Way of the Sword riporta il giocatore a Kyoto, in un periodo di apparente pace trasformata dall’arrivo dei Genma in un incubo sovrannaturale. Il titolo promette una combinazione unica di azione intensa, esplorazione e storia coinvolgente, che ha reso il franchise un classico fin dal suo debutto nel 2001.
Il trailer ha messo in evidenza la brutalità dei combattimenti, con il protagonista armato del caratteristico guanto Oni. I dettagli sull’identità del samurai e sulla trama rimangono limitati, ma il tono dark e l’estetica visivamente impressionante lasciano intendere un’esperienza all’altezza del nome Onimusha.
Onimusha: Way of the Sword segna l’inizio di una nuova era per la saga, pronta a riconquistare il pubblico con un gameplay aggiornato e una fedeltà alle sue radici. L’attesa sarà lunga, ma i fan possono seguire gli aggiornamenti sui canali social ufficiali e sul sito dedicato per scoprire tutte le novità sul titolo.
Con Onimusha Way Sword, Capcom dimostra di credere ancora nel potere delle sue saghe storiche, puntando a riportare in auge un genere che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario dei giocatori.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo, si sono da poco concluse le festività legate ad Halloween e Ognissanti. Questa festa, semisconosciuta fino al decennio scorso, ha saputo imporsi con forza nell’immaginario collettivo, soprattutto grazie alle sue tinte horror. Le storie dell’orrore, infatti, esercitano da sempre enorme fascino ed influenza sulla nostra immaginazione. Parlando di videogiochi, il primo titolo che balza alla mente quando si parla di horror è certamente Resident Evil.
Nata nel 1996 grazie al lavoro di Shinji Mikami e Tokuro Fujiwara, la serie Capcom, il cui titolo originale in Giappone è Biohazard, ha saputo da subito conquistare il favore dei videogiocatori. Il perfetto mix tra grafica all’avanguardia, atmosfera coinvolgente e gameplay innovativo ha reso Resident Evil un enorme successo commerciale, nonché una delle saghe videoludiche più longeve in assoluto.
In attesa dell’annuncio del nono capitolo, ripercorriamo i momenti salienti della saga attraverso una classifica su quelli che, secondo noi, sono i migliori Resident Evil in termini di bellezza e importanza per la serie. Per questa classifica abbiamo deciso di unire insieme i titoli originali con le loro versioni remake, per cercare di includere più giochi e dare una panoramica quanto più completa possibile. Armatevi di coltello e pistola e preparatevi ad affrontare per l’ennesima volta gli zombi!
10. Resident Evil 3: Nemesis
Ultimo episodio della trilogia originale, Nemesis uscì nel 1999 sulla prima Playstation. Il gioco si svolge in contemporanea alle vicende di Resident Evil 2 e ci mette nei panni di Jill Valentine, per mostrare il suo punto di vista sulla vicenda. Caratteristica principale del gioco è la presenza del Nemesis, sorta di mega zombi quasi indistruttibile che ci darà la caccia praticamente per tutto il gioco.
Sebbene Nemesis sia stato bene accolto dai fan, è stato fin da subito ritenuto l’episodio meno riuscito della trilogia, soprattutto a causa della sua struttura, ormai trita e ritrita. Interessante come già ai tempi gli sviluppatori abbiano iniziato a virare verso un gameplay più improntato verso l’azione, ad esempio donando a Jill la possibilità di voltarsi di colpo tramite una giravolta.
Nel 2020 il gioco ha goduto anche di una versione remake, uscita per tutte le principali console moderne. Anche in questo caso, pur essendo stato generalmente ben accolto, il titolo è risultato inferiore al remake di Resident Evil 2, soprattutto a causa di una serie di modifiche alla trama e all’eliminazione di diversi contenuti.
9. Resident Evil Zero
Uscito nel 2002 sullo sfortunato Nintendo Gamecube, Resident evil Zero funge da prequel a tutta la serie. Zero mette il giocatore nei panni di Rebecca Chambers ed esplora le vicende del team Bravo, inviato ad indagare sugli strani omicidi avvenuti a Raccon City prima della famosa squadra Alpha (quella di Chris e Jill, per intenderci).
Il gioco propone l’insolita ambientazione di un treno in corsa e spreme fino al midollo tutte le possibilità del gameplay dei titoli originali. Proprio questa scelta, tuttavia, finisce col penalizzare il gameplay, che risulta troppo ridondante e ripetitivo, limitandosi a proporre situazioni già esplorate nei capitoli precedenti.
La trama, pur fornendo importanti retroscena, risulta contradditoria in diversi passaggi. Resident Evil Zero rientra tra i migliori giochi della sega e merita comunque di essere recuperato per la sua importanza ai fini della saga e per il suo comparto tecnico di tutto rispetto (soprattutto nella versione rimasterizzata uscita nel 2016).
8. Resident Evil 5
Uscito nel 2009 per PS3, Xbox 360 e PC, Resident Evil 5 segna più di ogni altro gioco la svolta action della saga. Ambientato nell’immaginaria regione africana di Kijuju, il gioco riporta in auge il personaggio di Chris redfield. Insieme alla new entry Sheva, il nostro eroe deve affrontare l’ennesima minaccia biologica, questa volta nella fittizia nazione africana di Kijuju.
Nonostante le forti perplessità di numerosi fan, RE 5 ha parecchie frecce al suo arco. La trama del gioco risulta coerente e ben scritta e propone un’ambientazione originale e funzionale. Anche il gameplay è estremamente solido e divertente. La netta presa di distanza dal passato permette di ricorrere a soluzioni di gioco innovative, proponendo situazioni nuove e coinvolgenti.
Se non conoscete la serie ma amate gli sparatutto e i giochi d’azione, RE 5 potrebbe addirittura essere uno dei capitoli più indicati per approcciare la saga.
7. Resident Evil Village
Seguito diretto di Resident Evil 7, Village (che abbiamo recensito) prosegue le avventure di Ethan. Il nostro protagonista si trova stavolta alle prese con una serie di oscuri segreti legati alla sua famiglia, nonché con gli innumerevoli orrori di uno sperduto villaggio europeo.
Village ripropone le atmosfere e i principali elementi di gameplay di Resident Evil 7, ma effettua una decisa sterzata verso l’azione. Rispetto ad altri episodi, tuttavia, Village riesce a trovare la quadra del cerchio, proponendo un sistema di gioco che equilibra perfettamente azione, horror e sopravvivenza.
Il gioco ha anche il merito di introdurre diverse figure carismatiche e ben caratterizzate, Lady Dimitrescu su tutte. Pur risultando inferiore a RE7 in termini di atmosfera e trama, Village resta un gioco di altissimo livello, in grado di farsi apprezzare da quasi ogni tipologia di giocatore.
6. Resident Evil: Revelations 2
Unico tra gli episodi spin-off a trovare spazio nella nostra classifica dei migliori Resident Evil. Revelations 2 uscì la prima volta nel 2015 per tutte le principali console. Dopo la mezza delusione Revelations, questo secondo spin-off riesce a proporre un prodotto decisamente più corposo e valido.
Il gioco propone ben quattro personaggi giocabili, ognuno dei quali si muove seguendo una trama coerente, ben scritta e che si incastra perfettamente coi titoli originali della serie, fornendo al contempo numerosi approfondimenti e retroscena.
Anche il gameplay risulta assolutamente di ottimo livello. Revelations 2 infatti unisce sapientemente le dinamiche survival horror dei primi episodi della saga sfruttando appieno le possibilità offerte dai nuovi e più prestanti hardware. Il risultato è un gioco coinvolgente e appassionante, che sarà apprezzato soprattutto dai nostalgici della trilogia originale.
5. Resident Evil 7: Biohazard
Il settimo episodio di Resident Evil ha indubbiamente segnato un punto di svolta. La scelta della visuale in prima persona e il ritorno alle atmosfere horror e alle meccaniche survival hanno reso Resident Evil 7 una sorta di nuovo inizio per la saga.
RE7 sceglie di virare dalle classiche atmosfere dei film sugli zombi, introducendo una nuova, terribile, minaccia. La famiglia Baker permette finalmente alla saga di allontanarsi dai suoi cliché, pur citando a piene mani dagli horror tradizionali (Non aprite quella porta su tutti).
La sensazione di tensione, angoscia e paura che RE 7 riesce a creare è davvero degna di nota e rende l’esperienza assolutamente memorabile. La scelta della visuale in soggettiva si rivela assolutamente azzeccata e contribuisce a innalzare alle stelle la sensazione di tensione e paura che permea tutto il gioco. Nessun amante del genere horror può lasciarsi sfuggire questo titolo!
4. Resident Evil
E come poteva mancare il capostipite dell’intera saga? Il primo Resident Evil aveva già molti degli elementi vincenti della serie. L’atmosfera lugubre e claustrofobica della villa, un’ enorme quantità di zombi e di creature mostruose con cui fare i conti, una trama avvincente e criptica e soprattutto un gameplay ostico ma decisamente originale, che obbliga il giocatore a razionare tutte le risorse a disposizione e ad agire sempre con la massima cautela per avere chance di portare a casa la pelle.
Non si tratta naturalmente di un gioco perfetto. I comandi tank risultano ostici ai neofiti e gli ambienti estremamente ristretti limitano molto le possibilità dei giocatori. Nonostante questo, il primo Resident Evil resta un grande classico nella storia dei videogiochi.
A voi la scelta. Potete recuperare l’originale per la prima PlayStation, in tutta la sua gloria a 32 bit, oppure affidarvi alla remastered del 2002, che offre una grafica ed un gameplay più appetibili e al passo coi tempi. Si tratta, in entrambi i casi, di due giochi eccellenti.
3. Resident Evil Code: Veronica
Medaglia di bronzo per uno dei capitoli più amati in assoluto della saga. Uscito originariamente su Dreamcast nel 2000, Code Veronica riesce a perfezionare e sublimare tutte le caratteristiche della trilogia originale.
Il gioco propone una trama elaborata ed avvincente, resa ancor più coinvolgente dal carisma dei personaggi. Anche il comparto tecnico resta di tutto rispetto e rende l’atmosfera del gioco ancor più sinistra e minacciosa.
Il gameplay, sebbene ancora molto legato alla tradizione, viene migliorato grazie al maggior numero di armi e oggetti e alla migliore fluidità dei movimenti. Del gioco è stata realizzata anche una versione X, disponibile per praticamente ogni piattaforma.
2. Resident Evil 4
Per molti, probabilmente anche lo stesso Shinji Mikami, RE4 è considerato il miglior tra i migliori Resident Evil della saga. Lo stesso non vale per noi ma è indubbio che il quarto capito sia un capolavoro che ha anche il pregio di aver segnato la prima vera rivoluzione nella serie. Il gioco presentacomandi molto più dinamici e agili rispetto ai giochi precedenti. Questo rende gli scontri molto più frenetici e improntati all’azione, pur senza tradire la natura survival del gioco.
Anche le meccaniche di gioco appaiono svecchiate, grazie all’uso della telecamera mobile e all’abbandono delle schermate fisse e degli stretti corridoi dei predecessori. Resident Evil 4 rinnova anche l’ambientazione di gioco, mettendoci nei panni di Leon Kennedy impegnato in una missione di salvataggio in uno sperduto villaggio spagnolo. Qui l’agente dovrà vedersela coi terribili Ganados, infetti ancora senzienti e, di conseguenza, molto più pericolosi degli zombie.
Uscito per la prima volta nel 2005 su Nintendo Gamecube, RE 4 ha ricevuto una versione remake nel 2023. Anche questa riedizione si è rivelata un prodotto di qualità eccellente, che vale la pena giocare sia se siete fan del gioco originale sia se non lo avete mai provato.
1. Resident Evil 2
Fin dalla sua prima apparizione, nel 1998, Resident Evil 2 è stato etichettato come capolavoro assoluto. Fino a quel momento, nessun altro gioco aveva dato la sensazione di trovarsi di fronte ad un vero film interattivo. Eppure, Resident Evil 2 è per noi il miglior capitolo della saga perché riesce a riprendere tutti i punti di forza del titolo originale, potenziandoli all’inverosimile.
L’incredibile regia, l’enorme quantità di colpi di scena, i mostri e le situazioni spaventose e iconiche hanno reso il secondo capitolo della saga una vera pietra miliare nella storia dei videogiochi. La fuga dalla centrale di polizia, gli scontri con Mr. X e l’incontro con l’enorme alligatore nelle fogne sono ancora oggi scene memorabili.
Sebbene il titolo originale mantenga un fascino vintage e risulti ancora piacevole da giocare, consigliamo assolutamente il remake del 2019. Quest’ultimo infatti mantiene totalmente intatto il fascino del gioco originale, aggiornandone il gameplay e rendendolo a tutti gli effetti un gioco moderno e tecnicamente superbo. Da provare assolutamente, anche se non siete fan del genere.
Negli scorsi mesi, in maniera quasi del tutto inattesa, Capcom ha annunciato l’uscita di una collection dedicata alla saga Marvel vs Capcom. Questa collection è stata accolta in modo molto positivo dai fan.
Dopo la delusione di Marvel VS Capcom Infinite, questa raccolta, per molti fan, rappresentava la possibilità di ritrovare al massimo del suo splendore una saga che, nei primi anni duemila, godeva di grande popolarità, soprattutto tra i fan del genere picchiaduro.
Questa raccolta, come vedremo, raccoglie di fatto tutto il meglio della serie, compreso un gradevole extra. Questi vecchi classici avranno però l’appeal necessario per giustificare l’acquisto del gioco?
Un’offerta molto ricca
L’offerta che Capcom propone con questa collection è certamente molto ricca e completa. Arcade classics contiene l’intera serie VS, composta da X-Men Vs Street Fighter, Marvel Super Heroes Vs Street Fighter, Marvel Vs Capcom e Marvel Vs Capcom 2. Capcom ha saggiamente deciso di includere anche X-Men Children of the Atom e Marvel Super Heroes, di fatto i capostipiti della saga.
Come ciliegina sulla torta, è stato inserito nella raccolta anche The Punisher, divertente picchiaduro a scorrimento 2d dedicata al tetro giustiziere Marvel. Si tratta di un vero e proprio concentrato di azione da sala giochi anni 90 che, sebbene un po’ fuori luogo, risulta davvero divertente e piacevole da giocare ancora oggi.
Tutti i titoli sono presenti nelle loro versione Arcade, con la possibilità di effettuare alcune personalizzazioni. Il giocatore può infatti scegliere quale versione del gioco caricare (giapponese o inglese), il livello di difficoltà, i filtri grafici da inserire (se si desidera farlo) e persino se inserire delle cornici per personalizzare lo schermo.
Durante il gioco è possibile effettuare un salvataggio in qualsiasi momento della partita e consultare il set di mosse dei nostri personaggi. Ogni gioco è poi impreziosito dalle immagini dei cabinati originali, che mostrano tramite illustrazioni i comandi principali di ogni gioco. Un vero e proprio tocco di classe per i nostalgici!
Completa l’offerta l’inserimento di una modalità allenamento. Quest’ultima, purtroppo, risulta appena abbozzata. Se infatti sono presenti sia le hit box dei personaggi che le indicazioni dei frames delle mosse, manca totalmente un tutorial per le combo principali dei personaggi, che in questi giochi sono spesso lunghe e complesse. Davvero un peccato, anche se apprezziamo lo sforzo fatto da Capcom nel cercare di venire incontro alle esigenze dei giocatori più smaliziati.
La collection messa insieme da Capcom è dunque certamente molto ricca e variegata. Vediamo ora se i giochi all’interno sono altrettanto validi.
Mazzate mutanti
Diciamo la verità: tra tutti i giochi della Collection X-Men: Children of the Atom è certamente quello invecchiato peggio. Le collisioni tra i personaggi sono spesso casuali, i danni inferti dagli attacchi sono incoerenti e spesso sproporzionati e il sistema di combo è troppo poco rifinito, permettendo ai più esperti di eseguire sequenze di attacchi praticamente infinite.
Come se non bastasse, l’intelligenza artificiale della CPU risulta incoerente, con avversari che sembrano spesso leggere in anticipo i nostri comandi per anticiparci, salvo poi cascare in “trabocchetti” banali come attacchi a distanza scagliati a mezzaria eseguiti a ripetizione. Tuttavia, X-Men COTA mantiene un fascino ed un carisma davvero enormi. Gli sprites enormi e definiti, lo stile grafico fumettoso, la frenesia del gameplay e l’enorme numero di mosse e abilità a disposizione rendono l’esperienza ancora gradevole, nonostante i numerosi difetti.
Le principali innovazioni portate da X-Men consistono nella possibilità di effettuare enormi salti durante lo scontro e nella possibilità di sfruttare i differenti livelli della barra special per ricorrere ad attacchi ed abilità speciali. Oltre alle devastanti Hyper X, infatti, ogni personaggio dispone di particolari X-abilities. Queste ultime spesso non consistono in veri e propri attacchi, bensì in poteri speciali, come la capacità di volare, un temporaneo potenziamento dei nostri attacchi e persino la capacità di recuperare la nostra energia.
Nel complesso, X-men COTA resta un buon picchiaduro, che avrà sicuramente un grande valore nostalgico per chi, come me, lo ha giocato all’uscita in versione arcade nel 1994 e, non disponendo di un Sega Saturn, non ha mai potuto godere di una conversione all’altezza. Una menzione speciale merita Magneto, boss finale del gioco. Ancora oggi fatico a trovare avversari finali più ostici e difficili del signore del magnetismo.
Eroi marvel in azione
Uscito per la prima volta nel 1995 come sequel diretto di X-men COTA, Marvel Super Heroes migliora il predecessore sotto ogni aspetto. MSH presenta animazioni più pulite, un sistema di combo e combo aeree più preciso e divertente ed un roster che comprende eroi provenienti dall’intero mondo Marvel. La barra dell’energia spirituale può ora essere riempita fino a tre livelli differenti e viene utilizzata dai nostri eroi per effettuare i loro attacchi speciali, che vanno a consumare un livello di barra ciascuno.
Il gioco si ispira alla famosissima saga del Guanto dell’Infinito (dalla quale ha preso spunto anche l’MCU) e presenta il titano Thanos come antagonista principale. Nel corso dei vari scontri, gli eroi sbloccano l’accesso a tutte e sei le gemme dell’infinito. Il giocatore può usare le gemme a sua disposizione in ogni momento della battaglia. Ogni gemma dona particolari capacità, che vanno dalla velocizzazione dei movimenti al dono di una super corazza. Un’idea davvero niente male, che dona agli scontri ancora più incertezza e varietà.
Unico vero neo del gioco è il suo roster. Sebbene contenga molti dei principali eroi e villain dell’universo Marvel, l’assenza di mostri sacri come Thor, i fantastici 4 o Silver Surfer si fa sentire. Soprattutto se al loro posto troviamo personaggi come Blackheart (il figlio di Mefisto) e Shuma Gorath, assolutamente sconosciuti ai più.
Che il crossover abbia inizio!
Coi due giochi successivi, ovvero X-Men vs Street Fighter e Marvel Super Heroes vs Street Fighters, rispettivamente del 1995 e 1996, la serie assume quelle che diventeranno le sue caratteristiche più peculiari. Entrambi questi giochi infatti propongono battaglie a coppie, in cui il giocatore può selezionare i suoi personaggi scegliendo tra gli eroi della marvel e i combattenti della strada di Capcom.
Durante la sfida i lottatori possono essere scambiati in ogni momento, mentre il match termina nel momento in cui entrambi i lottatori di una squadra vengono sconfitti (senza alcun secondo round). I lottatori hanno anche la possibilità di collaborare per scatenare tremende e spettacolari super combinate, che consumano ben due indicatori della barra special. Il partner può anche essere sfruttato per effettuare dei contrattacchi mentre nell’istante in cui si blocca un colpo nemico.
MSHvsSF introduce anche la possibilità di convocare in ogni momento il nostro partner per fargli effettuare un attacco “assist”, in grado sia di cogliere di sorpresa l’avversario che di estendere le nostre combo. Questi giochi introducono anche i famigerati Boss giganti, dal momento che il mastodontico Apocalisse occupa praticamente tutto lo schermo con la sua mole!
Se XMvsSF risulta tuttora un gioco davvero divertente e spettacolare, sebbene ancora piuttosto acerbo, MSHvsSF sembra molto meno ispirato. A penalizzare questo gioco è soprattutto il roster, davvero scialbo e poco azzeccato, con numerosi personaggi riciclati da MSH e X men COTA. Anche la resa generale risulta molto pressapochista, con musiche e sfondi ripresi dai giochi precedenti in maniera praticamente identica.
Marvel VS Capcom
Con Marvel vs Capcom, del 1998, la formula dei giochi precedenti viene migliorata e perfezionata. Tornano gli scontri a coppie, arricchiti dalla presenza di un terzo personaggio, il cui utilizzo è legato unicamente agli attacchi di supporto. Questi personaggi sono richiamabili solo per un numero limitato di volte, dunque il loro uso deve essere dosato con attenzione.
Oltre alle devastanti super combinate, MVC consente anche di schierare per un tempo limitato entrambi i personaggi contemporaneamente (il secondo agisce in modo speculare al primo), permettendo al giocatore di scatenare terribili combo personalizzate.
Anche il comparto tecnico del gioco risulta davvero di buon livello, con grafica e sonoro ritoccate, una serie di nuovi stages e un roster all’altezza della situazione. Certo, come nei titoli precedenti, i personaggi non sono bilanciatissimi e l’azione risulta fin troppo caotica per esaltare la tecnica, ma MVC resta un picchiaduro divertente e vario.
Marvel VS Capcom 2: Il capolavoro
Marvel vs Capcom 2: New Age of Heroes, uscito nel 2000 in versione arcade e, successivamente, su Sega Dreamcast, è certamente il titolo migliore della collectione. Forte di un roster di ben 56 personaggi, di un rinnovato motore grafico e di un sistema di controllo finalmente limato e perfezionato, MVC2 migliora e perfeziona praticamente ogni elemento della saga.
Il gioco propone scontri 3 vs 3, mantenendo la possibilità di effettuare mosse combinate e di “convocare” i personaggi non in gioco per effettuare attacchi assist. Questo sistema, unito all’enorme numero di personaggi selezionabili, potenzia la giocabilità in modo incredibile. L’enorme numero di lottatori e mosse a disposizione permette infatti ai giocatori di assemblare la propria squadra in maniera strategica.
Si può ad esempio mettere insieme squadre in cui i personaggi compensino a vicenda i propri punti deboli. É anche possibile, per i giocatori più esperti, creare vere e proprie tattiche personalizzate, che combinino gli attacchi e le caratteristiche di ogni personaggio per creare veri e propri schemi di attacco fra loro coerenti.
Anche sotto il comparto tecnico, MVC 2 non delude, proponendo personaggi e sfondi molto più definiti rispetto ai primi giochi. Tuttavia, il miglioramento più sensibile riguarda le animazioni e la fluidità di gioco. L’azione e gli attacchi sono molto più precisi e coerenti e l’azione è sempre fluida e scorrevole, anche nelle fasi più concitate. MVC 2 riesce finalmente a realizzare quell’equilibrio tra velocità d’azione e abilità tecnica, che fino ad allora era sfuggito alla serie Capcom.
Non a caso, questo gioco è stato uno dei protagonisti assoluti di numerose edizione dell’EVO ed è tutt’oggi richiesto e supportato da molti giocatori professionisti. Grazie a Capcom, finalmente MVC 2 è a disposizione di ogni giocatore, in una versione facilmente fruibile e che offre la miglior versione possibile di questo leggendario titolo. Non è esagerato affermare che la presenza di MVC2 giustifichi da sola l’acquisto della collection.
Conclusioni
Tirando le somme, Capcom ha realizzato davvero una collection ricca ed interessante. Ogni gioco è presente nella miglior versione possibile, con in più una buona dose di opzioni per personalizzare l’esperienza. Arricchiscono il pacchetto una modalità museo, che contiene molti degli artwork legati ai vari giochi e la modalità “medaglie”, con una serie di sfide da completare per ognuno dei titoli a disposizione.
Capcom ha inserito anche una modalità online, con tanto di sfide amichevoli, battaglie classificate e la possibilità di creare stanze personalizzate. Purtroppo, nonostante la presenza del rollback (vedi qui per approfondire), durante la nostra esperienza siamo incorsi in vari rallentamenti, anche piuttosto pesanti. Anche in questo caso, però, non ce la sentiamo di bocciare l’operato di Capcom. Stiamo comunque parlando di giochi e codici ormai molto vecchi e implementare tecnologie nuove in questo genere di prodotti è sempre piuttosto complicato.
Certo, se non siete amanti del genere e non avete giocato a questi giochi alla loro uscita, l’offerta perde sicuramente di appeal. Se però apprezzate questo genere di giochi e volete avere l’intera collezione dei picchiaduro Marvel targati Capcom a disposizione, Arcade Classic Collection è il gioco che fa per voi.
Conclusione
Marvel vs Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è una raccolta estremamente ricca e ben assemblata. Tutti i giochi sono proprosti in versione Arcade Perfect, con varie possibilità di personalizzazione e diversi contenuti extra. L’acquisto è consigliatissimo per i nostalgici dei classici picchiaduro 2d. Ci sentiamo di consigliare il gioco anche a tutti gli amanti dei giochi di lotta. Questa collection potrebbe rivelarsi una piacevole e divertente scoperta.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S|X, Switch, PC, PS4
Data uscita: 11/09/2024
Prezzo: 49,99 €
Ho testato il gioco a pochi giorni dall’uscita nella versione Switch.
Save the date: 28 febbraio 2025. La caccia ricomincerà nel primo trimestre del nuovo anno, parola di Capcom. La notizia arriva con il quarto trailer di Monster Hunter Wilds, pubblicato poco dopo la mezzanotte di oggi, 25 settembre 2024, con cui è stata ufficializzata la data di uscita dell’attesissimo titolo.
Un video di 3 minuti e 26 secondi, le cui atmosfere confermano quanto suggerito già dalle immagini rilasciate nelle scorse settimane (ne parlavamo QUI): per quanto riguarda gli ambienti e i colori, il gioco sembra in tutto e per tutto il sequel di Monster Hunter World. Eppure, diversi elementi del più recente Monster Hunter Rise sembrano aver conquistato il loro spazio. Tra questi, le cavalcature con cui è possibile arrampicarsi tra viticci e raggiungere le altezze più disparate.
Monster Hunter Wilds è già in preorder per PS5, Xbox Seres X/S e PC.
Le possibilità di un ritorno per la celebre serie Dino Crisis di Capcom sembrano essere sempre più lontane. La serie, uscita a fine anni novanta su Playstation seppe unire le meccaniche da survival horror tipiche di Resident Evil alle atmosfere della celebre saga di Jurassic Park, grazie alla presenza dei sempre amati lucertoloni preistorici, che fungono da principali antagonisti.
Sebbene nessun titolo della saga sia più apparso dall’ormai lontano 2003, i fan sembrano essere ancora molto affezionati alla serie. Dino Crisis recentemente ha infatti trionfato nel sondaggi effettuato da Capcom all’interno delle sue Super Selections, confermandosi come il remake più desiderato dai fan.
Nonostante ciò, sembra che un nuovo Dino Crisis sia attualmente molto lontano dalle priorità di Capcom. Sembra essere di questo avviso anche il famoso designer Shinji Mikami, padre della saga. In una recente intervista, Mikami ha affermato che un gioco come Dino Crisis faticherebbe ad imporsi in un mercato come quello attuale. In particolare, Dino Crisis sarebbere molto penalizzato dal successo della serie Monster Hunter per cui è difficile immaginare un ritorno. A detta dell’autore, infatti, molte delle possibilità e potenzialità offerte da Dino Crisis sarebbero già sfruttate appieno dalla famosa saga dei cacciatori di mostri. Di conseguenza, per Dino Crisis sarebbe ancora più difficile riuscire ad ottenere buoni risultati di vendita.
Fin dal suo annuncio e dalle prime immagini rilasciate da Capcom, Kunitsu-Gami: Path of the Goddess ha catturato la nostra attenzione. L’originalità del concept, la direzione artistica molto particolare e la sapiente regia di Capcom erano subito riuscite a solleticare il nostro interesse. I primi filmati relativi al gameplay e soprattutto la demo gratuita distribuita dagli sviluppatori avevano ulteriormente aumentato il nostro hype. Kunitsu-Gami sembrava davvero poter essere quella ventata di aria fresca di cui il mondo dei videogiochi aveva davvero bisogno in questo periodo.
Dopo un’attenta analisi e una prova sul campo approfondita siamo pronti per scrivere il nostro giudizio su questa recensione di Kunitsu-Gami: Path of the Goddess. Sguainate le vostre katane e unitevi a noi in questa nuova battaglia contro le forze del male!
Una montagna da purificare
La trama di Kunitsu Gami è, in realtà, piuttosto lineare. La storia è ambientata sul monte Kafuku, un luogo immaginario ispirato al Giappone feudale. Il monte viene venerato dai suoi abitanti, in quanto ritenuto l’abitazione delle divinità. Principale officiante dei rituali è la sacerdotessa Yoshiro, la quale guida gli abitanti in una serie di preghiere e danze propiziatorie durante le quali questi ultimi vestono una serie di maschere dotate a loro volta di poteri divini. Purtroppo, però, l’eccessiva avidità degli abitanti porta la corruzione all’interno della montagna. Una notte, una serie di portali demoniaci si spalancano nei pressi della cima del monte. Da essi fuoriescono una serie di terribili demoni, che iniziano a seminare i loro miasmi per tutta la montagna.
La stessa Yoshiro riesce a malapena a fuggire grazie alla sua fida guardia Soh e al sacrificio di alcuni degli abitanti. Indebolita dall’attacco dei demoni e privata di quasi tutte le maschere, alla nostra Yoshiro non rimane altro che intraprendere un lungo e difficile cammino per purificare la montagna. Durante il suo viaggio la sacerdotessa ha il compito di liberare tutti i principali luoghi del monte Kafuku dall’influsso dei demoni, recuperare le maschere e riportare la montagna sacra alla sua purezza originaria.
Nei panni di Soh, il giocatore ha il compito di guidare Yoshiro lungo il suo cammino, proteggendola dei demoni e aiutandola nel suo pellegrinaggio. I due protagonisti compiono il viaggio con la consapevolezza che esso potrebbe avere un prezzo molto alto, dal momento che Yoshiro sembra assorbire l’oscurità della montagna dentro di sé, con tutti i rischi che questo comporta.
Il setting di Kunitsu-Gami, per quanto semplice e non originalissimo, ha il pregio di immergere da subito il giocatore nell’avventura. Inoltre, ai più attenti non sfuggiranno varie similitudini, oltre che con prodotti legati al folklore del Giappone medievale, come il fortunato Demon Slayer, anche con il mai dimenticato Okami, che narrava la vicenda di una dea impegnata a purificare la terra del Giappone dal male.
Giorno e notte
Il gameplay di Kunitsu-Gami si mostra da subito diviso in due fasi distinte, che nel gioco corrispondono alle ore del giorno e della notte. Durante il giorno, compito di Soh e del giocatore è quello di purificare l’area in cui ci troviamo. Grazie al suo ventaglio magico, il nostro spadaccino è infatti in grado di liberare alcune specifiche zone dai miasmi. Tuttavia, solo Yoshiro è in grado di purificare completamente l’area. Per far ciò, la nostra sacerdotessa deve raggiungere il portale demoniaco principale per sigillarlo. Compito di Soh è dunque purificare il sentiero che Yoshiro deve percorrere in modo di consentirle di arrivare integra al portale.
Nel momento in cui cala il buio, tuttavia, dal portale iniziano a fuoriuscire orde di demoni. Durante questa fase, molto più improntata all’azione, Soh dovrà eliminare quanti più demoni possibili e soprattutto tenerli alla larga da Yoshiro, totalmente incapace di difendersi dai malvagi. Durante le battaglie Soh non agisce da solo (almeno non sempre). Infatti, purificando il villaggio lo spadaccino ha la possibilità di liberare gli abitanti imprigionati dalle maledizioni dei demoni. Una volta liberi, essi si uniscono allo scontro, fornendo a Soh sia un aiuto negli scontri sia una serie di abilità di supporto, che variano in base alla classe che il giocatore sceglie di assegnare loro.
Tra strategico e Hack and Slash
Il gameplay di Kunitsu-Gami è davvero particolare e originale. Questa nuova avventura unisce sapientemente elementi action tipici del genere hack and slash (per approfondire vedi questo articolo) con caratteristiche e dinamiche dei giochi strategici. Durante il giorno è fondamentale la scelta delle classi da assegnare ai nostri compagni. La maggior parte di esse, come ad esempio gli arceri, i lanceri e i boscaioli, sono dotate unicamente di abilità combattive. Altre, come lo sciamano o l’asceta, possono rallentare i demoni nemici o provvedere a curare Soh e i suoi compagni. Vi sono anche classi, come il ladro, utili a raccogliere oggetti extra seminascosti all’interno dello scenario. La scelta della classe va compiuta con grande attenzione, dal momento che ogni classe che assegniamo ha un costo, costituito da alcune sfere magiche.
Le sfere possono essere ottenute sconfiggendo i demoni, purificando lo stage o rompendo alcuni particolari elementi dello scenario. Il loro utilizzo va ponderato con grande attenzione, dal momento che anche i movimenti di Yoshiro le consumano. Dunque, per giungere integri alla fine di ogni livello, occorre tenere sempre sotto controllo tutti i nostri compiti e le azioni da eseguire. Nella maggior parte dei livelli, oltre ai nostri combattenti, è presente anche un ulteriore accompagnatore. Esso ha il compito di riparare alcune strutture disseminate nel livello. Si tratta di solito di piccole fortificazioni difensive o di vere e proprie trappole, in grado di danneggiare pesantemente i demoni o di rallentarli.
Fondamentale è infine la gestione del percorso di Yoshiro. Una volta che avremo purificato il suo sentiero, appare una sagoma lampeggiante della sacerdotessa. Essa indica il punto in cui Yoshiro arriverà prima dell’arrivo della notte. Se la sagoma è azzurra significa che Yoshiro raggiungerà il portale prima che faccia buio. Se invece è bianca, i demoni arriveranno prima che lei possa completare la purificazione. É anche possibile (e in molti casi consigliabile) interrompere il percorso della sacerdotessa prima del tempo. Se per esempio lungo il percorso sono presenti strutture difensive è bene far fermare Yoshiro presso quelle piuttosto che ad una distanza ridotta dal portale. In quest’ultimo caso infatti, pur riducendo la strada da percorrere il giorno successivo, si espone la nostra sacerdotessa a rischi maggiori.
Risulta quindi chiaro come il primo elemento chiave per aver successo in Kunitsu-Gami sia una buona pianificazione, frutto di un attento studio dell’ambiente e di un’accurata gestione delle risorse.
Durante la notte, come già detto, vanno invece in scena gli scontri con i demoni. Come intuibile, sarà di solito Soh a sobbarcarsi il grosso dello scontro. Il nostro eroe è in grado di sferrare attacchi veloci con la sua katana e di eseguire fendenti potenziati, accompagnati da uno spettacolare alone arancione (che mi ha ricordato molto da vicino i vari kata di Demon Slayer). É ovviamente possibile combinare questi due attacchi insieme per creare una serie di combo. Soh è anche in grado di saltare e sferrare micidiali attacchi volanti. Pur non avvicinandosi nemmeno a giochi come Bayonetta o Devil May Cry, controllare Soh in battaglia risulta abbastanza divertente ed intuitivo.
Per quanto riguarda le abilità difensive, Soh è in grado di schivare e parare. Un uso eccessivo della parate tuttavia indebolirà il vigore del nostro eroe, che rimane indifeso per alcuni secondi una volta che esso viene esaurito. Si può ovviare al problema tramite le parate perfette, che risultano piuttosto ostiche e di difficile esecuzione (come è giusto sia). Anche in questa fase, tuttavia, l’elemento strategico è ben presente. Tramite la pressione del tasto R1, infatti, è possibile in ogni momento spostare i nostri alleati. Ciò risulta utile soprattutto se occorre proteggere Yoshiro in modo ancora più urgente oppure se ci si accorge di aver lasciato scoperto un potenziale passaggio di attacco per i demoni. In Kunitsu-Gami ogni classe ha punti di forza e di debolezza ed è più o meno adatta a fronteggiare determinati tipi di demoni.
Avvicinandoci ai nostri amici potremo anche curarli tramite l’uso di razioni (ottenibili anche purificando gli animali durante il giorno) e persino cambiare la loro classe durante lo scontro, a patto di avere a disposizione il giusto numero di sfere magiche. Se l’energia di Yoshiro dovesse esaurirsi a causa degli attacchi dei demoni, la partita finisce. Se invece è Soh a morire, egli si trasforma in una sorta di spirito. In questa forma Soh ha la sola capacità di guidare gli altri abitanti. Può riprendere le sue sembianze solo dopo aver raccolto un numero adeguato di sfere magiche, ottenibili, come già, detto, dai demoni sconfitti.
Quasi tutti i luoghi, dopo essere stati purificati, sbloccano uno scontro con un boss, di solito rappresentato da un gigantesco demone particolarmente spaventoso e pericoloso. Anche in questi scontri Soh è accompagnato da una serie di aiutanti, il cui numero è fisso. Inutile dire che la scelta dei ruoli gioca un ruolo fondamentale anche in queste battaglie, spesso (ma non sempre) anche più delle nostre abilità con parate, schivate e combo.
Il Gameplay di Kunitsu-Gami è davvero divertente, coinvolgente ed appagante. Strategia e azione si fondono in modo davvero impeccabile e il giocatore è sempre stimolato a dare il massimo, si tratti di usare il cervello o di essere veloci di polpastrelli. Anche il livello di difficoltà è ben bilanciato. Se i primi stage sono tutto sommato semplici, le ultime sfide sono vere e proprie battaglie campali, in cui il giocatore deve continuamente monitorare l’intero campo di gioco ed è chiamato a prendere decisioni in modo rapido e tempestivo.
La preparazione è la chiave
Kunitsu-Gami ha una struttura a livelli. Dalla mappa di gioco sarà sempre scegliere se progredire nella storia oppure visitare di nuovo un’area già purificata. In questo modo il giocatore ha la possibilità di utilizzare gli abitanti per effettuare le riparazioni delle varie strutture dei villaggi. Queste operazioni forniscono una serie di premi, che consistono, oltre che nelle ormai note sfere spirituali, in una serie di risorse utili per potenziare sia Soh sia soprattutto i nostri compagni.
Visitando la tenda di Yoshiro, infatti, è possibile, investire le nostre risorse per potenziare una determinata classe. La scelta delle classi su cui investire dipende naturalmente dal nostro stile di gioco e da quali unità preferiamo schierare in battaglia. Sempre nella tenda principale avremo la possibilità di modificare l’equipaggiamento di Soh. Il nostro eroe infatti può essere equipaggiato con due reliquie magiche, che vanno a modificare le sue statistiche oppure a donargli delle abilità particolari. Di nuovo, a noi la scelta di quale setup prediligere. Potenziare Soh ci permette infine di sbloccare nuove abilità o di potenziare le sue capacità di guida sbloccando nuovi comandi.
Particolare importanza ha poi la scelta di un particolare amuleto, in grado di determinare la mossa speciale di Soh. Durante gli scontri, tramite la pressione di R2, Soh è infatti in grado di scatenare una potente tecnica segreta. Queste tecniche sono molto differenziate tra loro e sono sia di tipo offensivo che difensivo. Avere equipaggiata la mossa speciale giusta risulta spesso determinante, soprattutto nelle durissime battaglie coi boss.
Un comparto tecnico nella media
Se, dal punto di vista del gameplay, Kunitsu-Gami ci ha davvero colpiti favorevolmente, lo stesso purtroppo non si può dire per quanto concerne il lato tecnico. Da una parte, il sonoro del gioco è assolutamente azzeccato. Le tracce presenti sono tutte molto d’atmosfera e ricreano perfettamente le atmosfere del Giappone feudale. Degno di nota soprattutto il modo in cui la musica cambia con lo scorrere del tempo, divenendo sempre più incalzante con l’avvicinarsi della notte.
Graficamente parlando, invece, Kunitsu-Gami è un gioco appena nella media. Sia gli sfondi che i modelli dei personaggi, pur risultando di buona fattura, non sembrano assolutamente in grado di competere con le produzioni più blasonate. Anche il taglio artistico, per quanto assolutamente coerente e piacevole, non mostra nessun particolare guizzo creativo, a differenza di quanto fece a suo tempo Okami. Davvero un peccato.
L’esperienza è maestra
Dal punto di vista della longevità, Kunitsu-Gami, fortunatamente, non delude. Completare la storia principale porta via un tempo variabile tra le 15 e le 20 ore. Tuttavia ogni livello presenta una serie di sfide extra, che il giocatore può tentare di superare ripetendo le battaglie tutte le volte necessarie. Dalla mappa di gioco, infatti, è possibile non solo visitare i luoghi già purificati ma anche ripetere le sfide di ogni livello. Anche dopo diverse ore di gioco, il gameplay si mantiene interessante e stimolante, riuscendo quasi sempre a non far cadere il giocatore nella noia e nella frustrazione. Anche se abbiamo ravvisato una curva di difficoltà non sempre coerente. Ci è capitato di abbattere al primo tentativo molti degli ultimi boss e di restare arenati per ore davanti ad uno dei primi.
Un altro difetto del gioco è la gestione delle razioni. Queste ultime infatti, possono essere ottenute solamente da determinati forzieri, come premi randomici nella tenda oppure purificando gli animali presenti negli scenari. Non è possibile produrle né acquistarle nei campi base. Questo obbliga il giocatore rimasto a secco dopo uno scontro particolarmente impegnativo a rifare un livello precedente solo per ottenere i preziosi strumenti di cura.
Intendiamoci, non si tratta di difetti particolarmente gravi e significativi, ma di semplici piccolezze. Nel complesso, l’esperienza di Kunitsu-Gami è stata davvero coinvolgente, piacevole e divertente. Questo gioco, con la sua originalità, è riuscito ad allontanarci per un po’ dalla monotonia di un mercato dei videogiochi ormai dominato da sparatutto online e avventure open world. Non si tratta certamente di un capolavoro, né di un titolo rivoluzionario, ma è un gioco che consigliamo davvero a tutti di provare almeno una volta. Potreste restare davvero affascinati come è successo a noi.
Conclusione
Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è stato davvero una bellissima sorpresa. Un gioco fresco, originale e divertente, che unisce in maniera impeccabile strategia e azione, condendoli con una trama avvincente ed un’ambientazione azzeccata e coinvolgente, che strizza l’occhio a numerose opere conosciute ed apprezzate. Peccato per il comparto tecnico, in particolare la grafica, non all’altezza delle produzioni di ultima generazione. Si tratta comunque di un gioco consigliatissimo, soprattutto per gli amanti delle avventure e della strategia.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series X/S, PC, PS4, Xbox One
Data uscita: 19/07/2024
Prezzo: 49,99 €
Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher
Dopo aver svecchiato tante importanti IP, tra tutte quella di Resident Evil grazie all’Engine proprietario, Capcom continua il suo prolifico periodo di produzioni di alto livello con un nuovo videogioco. Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è un gioco di azione e strategia che nasce dal folklore giapponese ed è ora disponibile su Xbox Series X/S, Xbox One, PC, PlayStation 5 e PlayStation 4. In aggiunta, Kunitsu-Gami è già pronto per essere giocato anche su Xbox Game Pass.
L’ultima fatica di Capcom è ambientato sul monte Kafuku, un tempo luogo pieno di vita e e natura. Adesso invece è invaso da un’inquietante profanazione e dalle Furie. Sarà compito del videogiocatore fronteggiare la minaccia impegnandosi in un gameplay ibrido tra gioco d’azione e tower defense immergendosi in un ciclo giorno/notte unico. Con la luce del sole, i videogiocatori dovranno esplorare il villaggio e prepararsi a proteggere la Sacerdotessa Yoshiro. Durante la ntote, le Furie entreranno in scena e bisognerà difendersi dal male proveniente dalle porte Torii.
Era il 2006. Un’eternità per il mondo videoludico, ma anche per le scelte di marketing. Capcom aveva appena lanciato un gioco in esclusiva per Xbox 360. L’ambientazione era quella di Resident Evil, ma lo stile decisamente diverso. Arrivava nel mercato dei videogiochi Dead Rising. Diciotto anni dopo e svariate rimasterizzazioni nel mezzo, Capcom ha annunciato una data d’uscita per Dead Rising Deluxe Remaster.
Il giorno per tornare a impersonare il futuro Premio Pulitzer, Frank West, è il 19 settembre 2024 su Xbox Series X/S, PlayStation 5 e PC. Dead Rising Deluxe Remaster vuole essere la rimasterizzazione definitiva del primo capitolo e per farlo sfrutterà il RE ENGINE di Capcom.
Oltre alla tonnellata di gore già presente nell’opera originale, al Capcom Next l’azienda nipponica ha promesso che il gioco presenterà nuove caratteristiche e miglioramenti del gameplay. Il RE Engine permetterà un grafica fino a 4K, un frame rate di 60 FPS e modelli dei personaggi aggiornati, tra cui lo stesso Frank. Gli sviluppatori hanno anche promesso numerose feature per migliorare la quality of life tra cui il salvataggio automatico, la cui mancanza ha tanto fatto soffrire i fan del titolo originale.
Monster Hunter World, Rise. Non si tratta soltanto di due titoli, l’uno successore dell’altro, bensì di due fasi di un processo di trasformazione del brand Capcom, di giochi che hanno determinato una rivoluzione del famoso Action Rpg che ora, con l’annuncio e i primi trailer del nuovo Monster Hunter Wilds, si appresta ad evolversi ancora.
Il franchise giapponese, nato nel 2004 con l’omonimo titolo per PlayStation 2, poi diventato per anni esclusiva Nintendo, si è sempre proposto al pubblico come un gioco di nicchia, in buona parte proprio per la sua esclusività, ma anche perché, storicamente, non è mai stato un gioco adatto a tutti.
Questo fino ad un preciso momento storico: il 26 gennaio 2018, data in cui PlayStation 4 e Xbox One accoglievano il primo titolo da cui Nintendo sembrava essere esclusa (e che il 9 agosto arrivava anche su Pc) . Si tratta di Monster Hunter World.
Con Monster Hunter World la caccia è stata aperta a tutti
L’uscita di World ha scombussolato l’universo di Monster Hunter: parliamo di un titolo che ha venduto oltre 21 milioni di copie, senza contare le ulteriori 9,2 milioni di copie vendute dal dlc Iceborne.
Con World, che ha spezzato le catene dell’esclusiva Nintendo, portando anche una ventata di novità in termini di grafica e di scorrevolezza del gioco, Capcom è riuscita ad aumentare il bacino di utenza, principalmente perché ha raccolto tutti quei giocatori che avrebbero sempre voluto “andare a caccia di mostri”, ma per i quali acquistare una console appositamente per questo era forse un po’ troppo.
Ovviamente, non si tratta soltanto di marketing: con World sono stati proposti contenuti estremamente validi, un gameplay divertente, la possibilità di condividere l’esperienza di gioco con gli amici senza troppi intoppi. Insomma, il titolo non ha solo funzionato: ha strafunzionato.
Monster Hunter Rise, un ritorno al passato?
Poi è arrivato Monster Hunter Rise e qualcosa si è “rotto”. Parliamoci chiaro, si tratta di un gioco molto apprezzato, con 14,2 milioni di copie vendute a cui si aggiungono le 7,1 milioni di copie registrate dall’espansione Sunbreak.
Eppure, questo titolo ha determinato una frattura della nuova fan base, una sorta di Civil War di marveliana memoria che ha diviso buona parte degli utenti tra “team World” e “team Rise” (poi ci sono quelli come me, che hanno apprezzato entrambi, ma questa è un’altra storia).
Ma a cosa è dovuta la rottura? Il ritorno del figliol prodigo a Nintendo c’entra poco: Rise è stato esclusiva della console dal lancio per circa un anno, per poi approdare ovunque, e sebbene l’assenza di cross-play abbia sicuramente influito nel frammentare l’utenza, il problema è sicuramente da rintracciare nel suo voler fare un passo indietro rispetto a World.
La grafica, infatti, ha subito un downgrade obbligatorio, affinché il titolo potesse girare su Switch, ma è anche vero che buona parte dei fan ha apprezzato il ritorno ad un design più fedele alle origini.
Molto apprezzate anche le nuove feature, tra cui una cavalcatura personale e gli insetti filo che permettono movimenti verticali interessanti, ma l’assenza di tutte quelle meccaniche di gioco che hanno animato il predecessore si è fatta sentire da chi, in Rise, sperava un “Monster Hunter World 2”. Tra queste, per citarne alcune, la possibilità di saltare sopra i mostri e picchiarli mentre si tenta di restare aggrappati a loro (Rise permette una modalità di cavalcatura dei mostri diversa e per molti meno entusiasmante), così come si sente la mancanza dei vasti paesaggi aperti e apparentemente “infiniti”, anche se in realtà si trattava solo di uno sfondo per una mappa limitata.
Cosa aspettarci da Monster Hunter Wilds?
Tutto questo spiegone per arrivare ad una domanda: cosa dobbiamo aspettarci da Monster Hunter Wilds? È quel Monster Hunter World 2.0 che in tanti attendevano? Oppure è un gioco totalmente nuovo?
Domande a cui è ancora difficile rispondere, ma non impossibile, grazie ai primi trailer e gameplay svelati dalla stessa Capcom. Una serie limitata di contenuti da cui possiamo trarre una conclusione: Capcom, a differenza di altri, ha capito che per fare un buon titolo non basta miscelare ciò che di buono c’è stato in passato. Bisogna creare qualcosa di nuovo.
Nei trailer ci sono fortissimi richiami a World, soprattutto in termini di grafica: a primo impatto, i video sembrano farci vedere esattamente la versione migliorata del capitolo del 2018. Anche alcune delle feature rappresentate rievocano World: tra queste la già citata possibilità di cavalcare i mostri e prenderli a martellate (o spadate, “lanciafucilate” e altro, fate voi) mentre si è in groppa alla preda di turno.
Ma siamo certi che non ci sia nulla di Rise in questo nuovo titolo? Assolutamente no: già soltanto vedere il personaggio in sella ad una mount personale ci lascia capire che l’esperimento dell’ultimo titolo è riuscito a tal punto che Capcom ha deciso di riproporlo anche in Wilds.
L’addio alla bacheca delle missioni
Se da una parte, in Monster Hunter Wilds, sembrano venir riproposte alcune delle feature che in passato hanno funzionato, dall’altra ci sono cose che abbiamo trovato tanto in World quanto in Rise (e anche nei titoli precedenti), di cui Capcom ha deciso di sbarazzarsi per sempre, come per esempio la bacheca di caccia o le schermate di caricamento.
In questo caso, ci troviamo di fronte ad una forte rottura con il passato, visto che per anni siamo stati abituati ad un sistema che prevedeva l’accettazione di missioni su appositi tabelloni e il trasferimento automatico (tramite schermata di caricamento) nella mappa di riferimento.
Wilds vuole proporsi come un gioco nuovo, che prende il meglio dai predecessori, ma che al contempo rivoluziona tutto, grazie anche a quella che sembra essere la rimozione delle sequenze scriptate a cui siamo sempre stati abituati, facendoci immergere in mondo che apparentemente vive di vita propria.
Per essere più chiari: se una volta, raggiunto un determinato punto di una mappa, dopo aver avviato una specifica missione, avremmo con certezza trovato il mostro di turno seguire il solito percorso, questa volta non sarà così. Con Wilds, i movimenti della fauna (oltre che il meteo) saranno sempre casuali e l’esito di eventuali incontri tra predatori e prede sarà determinato dal “comportamento” di ciascuno di essi.
Insomma, la sfida non sarà più soltanto forgiarsi l’equipaggiamento ed imparare il moveset del mostro, ma anche studiare l’ambiente circostante e riuscire a gestire l’imprevedibile.
Tutto ciò che abbiamo visto finora fa ben sperare. L’asticella dell’hype è stata alzata di molto e adesso, “signora” Capcom, la preghiamo: non deluda le aspettative.
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