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Total War: Elysium – Provato della closed beta

La serie Total War festeggia i venti anni dal primo capitolo, Shogun: Total War con un gioco di carte collezionabili free-to-play. Total War: Elysium è in closed beta e mostra già la sua struttura, un gioco tattico un po’ complesso da capire, ma velocemente accessibile, esattamente come la sua serie principale.

Gli sviluppatori di The Creative Assembly sono coscienti che Total War è il marchio più pregiato tra la nicchia dei gestionali storici. Per questo motivo, hanno più volte cercato di introdurre degli spin-off della serie.

Nonostante Spartan: Total Warrior del 2005 sia stato un buon passatempo per la sesta generazione di console (PlayStation 2, Gamecube, Xbox e Dreamcast), gli spin-off di Total War non sono mai riusciti ad emergere dalla mediocrità. Infatti, i Total War Battle non hanno mai impressionato, mentre Total War: Arena è stato un vero disastro. Nonostante lo strategico online fosse stato accolto discretamente bene da critica e utenti, il gioco ha disatteso le aspettative della casa di sviluppo in termini puramente numerici, fattore che ha decretato la sua morte dopo un anno di vita, ancora in Open Beta.

Facciamo la storia

Total War: Elysium non è di certo il titolo sulla bocca di tutti, ma il gioco sembra essere meritevole di attenzioni in un nicchia come i card game online, che hanno bisogno di nuova linfa da cui attingere.

L’ambientazione prende spunto da tutti i maggiori capitoli di Total War, rimanendo tra lo storico e il leggendario. Le carte possono appartenere a una fazione o a un’epoca storica. Attualmente sono disponibili quattro fazioni: Three Kingdoms, Viking, Troy, French Republic e quattro epoche: Ancient, Medieval, Empire e Timeless, epoca neutrale usabile da tutti.

Epoche e fazioni riducono il pool di carte che ogni generale può usare. Attualmente, i generali giocabili sono otto. Tre di questi sono disponibili semplicemente giocando, mentre gli altri sono acquistabili nello store via ametiste, di cui parleremo in seguito. I tre generali immediatamente ottenibili sono: Lagertha, che si basa su una strategia molto aggressiva, Cao Cao, che è un vero e proprio control e Napoleone, un tempo mid-range orientato all’attacco a distanza.

Le fazioni e le epoche di Total War Elysium

Mazzi delle riserve

Inizialmente, il gioco di carte di Total War è complesso. Il tutorial è ben strutturato, ma le prime partite disorientano a causa di meccaniche a tratti innovative per i giochi di carte digitali. Siam ben lontani dall’accessibilità di Hearthstone e Legends of Runeterra, ma usare la testa ripaga.

Il tutorial, decisamente ben calibrato, ci introduce a tutte le meccaniche principali del titolo. La novità più gradita rispetto agli altri giochi di carte collezionabili digitali è la riduzione ai minimi termini del fattore fortuna. Infatti, inizieremo la nostra partita decidendo con quale riserva giocare. Essa è costituita da 18 carte monocopia da cui attingeremo a ogni daybreak, di cui parliamo subito.

Il generale Napoleone in Total War Elysium

Le giornate

Una novità rispetto ai titoli main stream di carte è la sequenza temporale, scandita dalle giornate. Ogni giorno è costituito da sette turni e un daybreak. Di conseguenza, in ogni giornata, uno dei due sfidanti giocherà un turno in più rispetto il suo avversario. Solo il primo giorno, il giocatore che parte per secondo, avrà una carta supply a costo zero, che gli fonirà una risorsa in più per usare le proprie carte.

A ogni daybreak sarà possibile prelevare dalla propria riserva nove carte che finiranno nel mazzo di gioco. Questo permette di scegliere la strategia più opportuna in base al momento della partita e all’avversario contro cui ci stiamo confrontando.

In Total War Elysium scegliamo le carte del nostro mazzo

I generali

Risolto il primo daybreak, pescheremo 3 carte e partiremo con una supply, le risorse di gioco che ci permettono di pagare le carte. Sul campo di battaglia troveremo il nostro generale, con meccaniche simili agli eroi di Hearthstone. Come per il gioco Blizzard, la partita finisce quando la vita di uno dei due generali arriva a zero.

Inoltre, rispetto ad Hearthstone, i generali di Total War Elysium possono scendere sul campo di battaglia con due azioni, muovere e attaccare. In più, ogni generale ha una passiva speciale e fornisce una carta univoca che si ricarica ogni turno (così da avere in totale quattro carte all’inizio del gioco), esattamente come il potere degli eroi di Hearthstone.

Guthrum in Total War Elysium

Il campo di battaglia

Non è un caso che abbia menzionato il movimento. Ogni unità, tranne casi particolari, può fare un’unica azione per turno: muoversi o attaccare. Il movimento è fondamentale in Total War: Elysium, perché a differenza di tutti gli altri giochi di carte digitali, la plancia di gioco si estende non solo in orizzontale, ma anche in verticale. Di conseguenza, muovere un’unità significa spostarla nella linea avanzata o sulle retrovie.

Potete capire quanto questo possa complicare le cose. Infatti, possiamo giocare le nostre unità, o strutture che vedremo in seguito, in una delle due linee, ma dobbiamo tenere conto che le unità che stanno davanti proteggono quelle che stanno dietro.

Come è facile aspettarsi, alcune unità potranno colpire solamente gli avversari che si trovano davanti a loro, mentre altre, come l’artiglieria che possiede l’abilità di Short-Ranged, possono attaccare con un +1 sulla distanza. Per complicare il tutto, abbiamo anche i Long-Ranged, che possono colpire fino a due posizioni oltre, quindi da linea difensiva a linea difensiva.

L'area di gioco di Total War Elysium

Le carte

Assimilare questi meccanismi richiederà tempo, anche perché le carte di gioco hanno svariate meccaniche uniche e possono essere di 3 tipi: unità, struttura ed evento. Le unità sono i nostri soldati. Le strutture non si possono muovere, ma forniscono bonus fondamentali per la strategia del mazzo. Un esempio è Supply Train della Repubblica francese che permette di ottenere 1 risorsa ogni volta che si pesca una carta. Infine, gli eventi sono equivalenti alle magie di Hearthstone o le stregonerie di Magic, si risolvono immediatamente, si possono giocare solo nel proprio turno e, a differenza di Magic, non sono contrastabili.

Supply Train in Total War Elysium

L’economia

Per quanto riguarda l’economia di gioco, abbiamo due valute nella closed beta di Total War: Elysium: l’oro e le ametiste. Attualmente si ottengono entrambe giocando, ma mi aspetto che una delle due sarà acquistabile con denaro reale. In più, tutte le carte extra diventano materiale da crafting, che sarà usabile per ottenere nuove carte.

Sotto questo punto di vista, il gioco sembra più simile al titolo Blizzard che a Legends of Runeterra. Infatti, non sono presenti token, o wild card come denominate in Magic: Arena, ma solamente crafting material, l’equivalente della polvere arcana. Però, a differenza di Hearthstone, Total War Elysium dona un quantitativo di denaro maggiore, anche se non sono certo che sarà ancora così quando le microtransazioni entreranno in gioco.

Maria Antonietta in Total War Elysium

Una partita di Total War: Elysium dura mediamente 15 minuti, ma non ci sono mai dei momenti veramente morti, perché la possibilità di inserire nel mazzo di gioco le carte che si preferisce a partire dalla propria riserva, diminuisce di molto la probabilità di avere un pick sfortunato.

Conclusione

La closed beta di Total War: Elysium mostra delle meccaniche ragionate con cura e molto innovative nel settore dei giochi di carte collezionabili digitali. Posso dire che non esiste nulla di simile e la complessità del titolo mi ricorda la stessa esperienza che ho provato giocando i gestionali Total War. Ritengo che la difficoltà sia calibrata perfettamente secondo gli standard della serie principale.

Achievement in Total War Elysium

Sono fiducioso che chi apprezza il gestionale storico di The Creative Assembly, apprezzerà anche Total War: Elysium. Allo stesso tempo, chi è stufo di giochi di carte collezionabili digitali troppo banali, troverà in Total War: Elysium pane per i suoi denti.

I dubbi permangono per il videogiocatore medio di card game, che vuole solamente rilassarsi un po’. Questi giocatori potrebbero finire in un titolo troppo ragionato, che può causare facilmente frustrazione, se non affrontato con la giusta concentrazione. Esattamente come tutti i Total War.

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Editoriali

Legends Of Runeterra è un vero free-to-play

In questi giorni, ho speso del tempo per conoscere di più Legends of Runeterra, il gioco di carte collezionabili di Riot Games ispirato a League of Legends. Prima che possiate anche solamente pensarlo, non sono un fan di League of Legends. Ho passato svariati anni a giocare al suo acerrimo nemico, che purtroppo non ha mai dimostrato con i numeri di essere superiore, Dota 2.

Ho più volte provato ad appassionarmi a League of Legends e l’ho sempre abbandonato dopo poche partite, perché lo ritengo alquanto noioso rispetto al MOBA della Valve, che in termini di difficoltà è totalmente l’opposto. Questa premessa è obbligatoria, perché da ora in avanti spenderò tante belle parole per Legends of Runeterra, ma la mia idiosincrasia per Riot Games deve essere ben nota.

Il mio background

Se non posso apprezzare la lore di Legends of Runeterra, posso valutarne le meccaniche in quanto gioco di carte collezionabili. Tra versioni digitali e fisiche, tra le mie mani è passato un po’ di tutto: GCC Pokémon, Magic: l’Adunanza, KeyForge, ma anche giochi solamente online, come il dimenticato Might & Magic Duel of Champions ed ovviamente Hearthstone. Questi giochi condividono tutti un solido pilastro, sono costosi.

Carte e segnalini di KeyForge
KeyForge

Infatti, per essere competitivi, bisogna avere determinate carte che hanno un importante costo nel mercato fisico, o ci possono portare via altrettanti soldi in bustine, nel caso del digitale. Anche KeyForge, nato come gioco di carte in cui il mazzo non è modificabile, ha portato alla nascita di un mercato con prezzi dei migliori mazzi sull’unità di misura di qualche migliaia di euro. Mi vergogno a dirvi, e probabilmente non saprei realmente quantificare, il denaro che ho speso in giochi di carte in tutta la mia vita, anche perché dovrei chiedere a mio padre quanto gli è costato comprarmi le bustine di GCC Pokémon, ogni volta che andavamo in edicola.

Un vero free-to-play

Con estremo stupore, posso dirvi che il denaro non è un problema in Legends Of Runeterra.

Il gioco è uscito ufficialmente il 29 aprile 2020 ed è già iniziata la stagione competitiva. Ho cominciato a giocare a Legends Of Runeterra dal 1 maggio e posso dire senza alcun dubbio, che non ho mai avuto il problema di avere un mazzo scarso per il grado che stavo affrontando.

Avendo avuto modo di conoscere il sistema di guadagno di Riot Games con League of Legends, credevo che il gioco sarebbe stato esattamente come tutti gli altri trading card games, se non peggio. Infatti, in LoL è necessario pagare per i personaggi che si vogliono giocare e non sono affatto pochi. In Legends of Runeterra, invece, Riot Games ha deciso di cambiare totalmente strategia.

Lo scorso ottobre, gli sviluppatori di Riot Games avevano annunciato che Legends of Runeterra sarebbe stato un vero free-to-play e ovviamente nessuno gli aveva creduto. Però, rileggendo le parole degli sviluppatori oggi, si può notare come abbiano realmente compreso la difficoltà di chi vorrebbe appassionarsi a questo mondo. E soprattutto, non mentivano:

“Non solo dobbiamo imparare come giocare, ma anche spendere un sacco di soldi per bustine o comprare singolarmente quelle che vogliamo[…]. Questo non fornisce ai giocatori la possibilità di imparare a giocare e fa veramente schifo.”

Steve Rubin

Legends of Runeterra offre un sistema di gioco in cui le ricompense sono semplicemente molto generose rispetto al contesto dei giochi di carte, rimasto troppo a lungo un settore di nicchia proprio a causa del suo sproporzionato costo. Nel gioco di Riot Games, dopo aver terminato l’ottimo tutorial, si dovrà scegliere una delle sette casate e tutti i punti esperienza accumulati permetteranno di ottenere una grande quantità di carte di quella fazione.

Inoltre, non bisogna sottovalutare la scelta di trasformare automaticamente in frammenti le carte extra. Infatti, scegliere un’unica casata permette di stringere il pool di carte che possono trovare dentro i forzieri, trasformando velocemente i frammenti in nuove carte da poter usare.

Consigli per iniziare

Se siete tra quelli che avrebbero voluto provare un gioco di carte collezionabili, ma avete sempre desistito a causa del costo, leggete i consigli qui sotto per avere un’esperienza appagante e totalmente gratuita.

I concetti sono pochi e vi danno la possibilità di iniziare trovandovi sempre con un mazzo competitivo in partite classificate:

  1. Informatevi.
  2. Scegliete una casata.
  3. Costruire il primo mazzo budget della casata scelta.
  4. Costruire il primo mazzo competitivo della casata scelta.
  5. Esplorate gli altri archetipi della casata.
  6. Avete passato abbastanza tempo nel gioco per fare quello che vi pare.

Tutti i giochi di carte richiedono un minimo di conoscenza sul meta corrente, sui mazzi competitivi e sui mazzi budget che garantiscono il miglior rapporto costo/vittoria. Ognuno ha il suo sito web di riferimento, ma state sicuri che ogni sito ha una classifica dei migliori mazzi, detta anche tier list, diversa. Personalmente, anche per la facilità di navigazione dei contenuti, vi consiglio per iniziare la guida ai mazzi budget di metabomb e, sempre dello stesso sito, la guida sui mazzi top tier.

Ora che abbiamo un’infarinatura di base, passiamo allo stile di gioco. Ogni casata ha uno o più archetipi, cioè uno stile gioco unico dovuto soprattutto a delle parole chiave presenti sulle carte di quella fazione. Ovviamente un mazzo può avere, e quasi sicuramente avrà, più casate, quindi vi troverete facilmente a poter cambiare stile di gioco, anche mantenendo per un po’ un’unica casata e cambiando le altre.

La mia casata

Io ho scelto le Isole Ombra, o Shadow Isles. È importante conoscere i nomi inglesi per rendere più facile la consultazione dei migliori siti, solitamente proprio in inglese. Questa casata ha carte che funzionano sul sacrificio delle proprie creature e sulla sinergia di determinate creature come i ragni. Trovo molto divertente questo stile di gioco e ho visto che la casata funziona abbastanza bene anche in competitivo, grazie alle guide del punto precedente. Ho unito le due cose e mi sono divertito vincendo.

Per quanto riguarda il primo mazzo, ho optato per un budget deck, anche se non era strettamente necessario. Infatti, se avessi continuato ancora qualche giorno avrei potuto fare direttamente un mazzo competitivo, ma ho preferito scegliere un mazzo budget, così se per qualsiasi motivo avessi voluto variare stile di gioco, sarei stato in grado di farlo senza sacrificare subito tutte le mie risorse. Nel mio caso, ho scelto un mazzo sul sacrificare le proprie creature denominato Shadow Isles Last Breath.

L’ho giocato per circa cinque giorni. Inizialmente solo su partite normali, per poi passare alle partite classificate. Ho scalato velocemente i primi livelli, ma arrivato a quel punto, ho notato che il win rate cominciava a diminuire. Allo stesso tempo però, avevo accumulato abbastanza risorse.

Il competitivo

Di conseguenza, sono passato al prossimo step, il mio primo mazzo competitivo, forgiato solamente con frammenti e wild card. Quest’ultime funzionano esattamente come in Magic: The Gathering Arena. Una wild card ha un livello di rarità, che permette di creare una carta qualsiasi di quella rarità. D’altro canto, i frammenti corrispondono alla polvere arcana, o arcane dust, di Heartstone. In base alla rarità, creare una carta costa un certo quantitativo di frammenti. Il bello di Legends of Runeterra è che unisce entrambe le meccaniche.

Il mazzo competitivo che ho creato è Pokrovac’s Elise Spider Aggro. Un mazzo votato al terminare la partita quanto prima. Non è un vero top tier, ma mi piaceva lo stile e mi ha permesso di vincere abbastanza. La parte divertente è che dopo pochi giorni avevo la possibilità di fare un ulteriore mazzo, molto più solido e che sto attualmente usando, l’Endure Spiders.

Riassumendo, dopo un mese, ho giocato un mazzo budget, due mazzi competitivi che hanno un ottimo winrate e sono già pronto per creare un Top Tier 1, il Corina Control o il Deep Monsters. Chi ha avuto modo di giocare a qualsiasi gioco di carte mediamente famoso, è consapevole che questo scenario è completamente impossibile spendendo ben zero euro.

L’ibrido perfetto

Esattamente come il sistema di creazione delle carte, Legends of Runeterra è un ibrido anche per il sistema di gioco. Si colloca esattamente nel mezzo tra la complessità di Magic: The Gathering e l’accessibilità su meccaniche e funzionalità software di Hearthstone.

In molti vi verranno a dire che Magic è inarrivabile in termini di profondità, ed è assolutamente vero. Allo stesso modo, chi gioca Pokémon, o KeyForge, vi istruirà sulla facilità in questi giochi di scorrere velocemente tutto il mazzo rendendo il gioco un po’ meno casuale. Però nessun titolo, con questa mole di utenti, vi permette contemporaneamente di giocare a un bel gioco, con un buon livello di complessità, facilmente accessibile e totalmente gratuito.

Legends of Runeterra è l’ibrido perfetto e come potrete notare dalle ultime notizie appena uscite, il gioco prevede l’arrivo di tante nuove feature durante l’anno. Il suo scopo è chiaramente quello di spodestare Hearthstone in termini di persone giocanti e seguaci su Twitch. Mi auguro che possa farcela, perché nonostante sia un fan Blizzard e non abbia apprezzato Riot Games fino ad oggi, non si può che lodare la scelta della casa di sviluppo di League of Legends nel voler creare un sistema di gioco assolutamente gratuito.

Conclusione

Siamo onesti, potevano tranquillamente optare per un meccanismo pay-to-win, che gli avrebbe dato da mangiare per tanto tempo. Esattamente come ha fatto la Blizzard con il sistema pay-and-pray-to-win di Hearthstone, un gioco in cui si uniscono i peggiori difetti del gioco d’azzardo, la grande quantità di denaro da spendere e la casualità molto spinta.

La strada da percorrere per Legends of Runeterra, al fine di arrivare ai livelli di Hearthstone, è lunga, ma parlarne con onestà permetterà alle persone di avvicinarsi al gioco e comprendere come sia realmente possibile appassionarsi a un gioco di carte, senza doversi sentire in imbarazzo nello spendere un’ingente quantità di denaro in carte collezionabili.

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Editoriali

War Rock, il peggior gioco che ho amato

War Rock è un FPS free-to-play difficile da introdurre. Per trovare dei lati positivi nel gioco ho dovuto tenere conto di tutti quei fattori esterni, in particolare amici e conoscenti che ci giocavano e che mi hanno convinto a continuare a stare su un titolo che non meriterebbe grandi attenzioni.

La mia esperienza con il titolo parte nel lontano 2006 e termina dopo circa due anni e mezzo. Un mucchio di tempo per un videogioco. Troppo se si tratta di un videogame terribile come War Rock, il primo gioco nella storia in cui vince chi ha più lag.

Non so se sia migliorato col tempo, ma la mia esperienza racconta il primo War Rock, un gioco che merita di essere raccontato per la quantità di bassa qualità presente in tutti i contesti del videogame.

Il gioco

Il comparto grafico di War Rock era antiquato anche per l’epoca e l’audio, fondamentale per gli FPS online, dava più confusione che certezze. Però siamo in un free-to-play dei primi anni 2000, quindi ho accettato queste lacune dopo le insistenti richiesti di alcuni miei compagni di liceo, che mi chiedevano di provare il titolo.

Il gameplay si è evoluto, o per meglio dire involuto, nel tempo. Per esempio, durante la beta, una patch improvvisamente non permetteva più di stendersi a terra trasformando War Rock, da un FPS in stile Quake a un gioco più lento e strategico che strizzava l’occhio ai camper.

Netcode

Se tutto questo l’avete già visto in molti FPS da pochi euro su Steam, il pezzo che vi manca è il fondo scavato dal netcode del titolo di Dream Execution.

War Rock usava, e probabilmente usa, il peer-to-peer per partite cinque contro cinque. Senza scendere troppo nel dettaglio, l’acronimo P2P indica che i giocatori si connettono direttamente tra di loro, senza un server che faccia da stabilizzatore nel mezzo.

Il peer-to-peer è un sistema usato nei picchiaduro online, perché permette di ridurre al minimo il lag che può generare una struttura che fa da tramite. Con un buon netcode e con la presenza di soli due giocatori, il peer-to-peer è una scelta intelligente nel caso dei picchiaduro, ma non si può dire lo stesso se applicata in scontri online 5vs5.

Il risultato era avere giocatori immuni ai colpi per una finestra di tempo direttamente proporzionale al proprio ping.

Ping exploit

Una tecnica utilizzata anche all’interno delle competizioni ESL, da giocatori di tutta Europa, era mettere in upload un file molto grande, come per esempio un film, su una piattaforma come il defunto Megaupload, così da fregare pure la morte.

Di solito il ping è uno svantaggio, perché i colpi entrano in ritardo. Nel caso di War Rock, invece, i colpi entravano sempre e rimanevano sospesi fino a quando la connessione non permetteva di raggiungere l’hitbox dell’avversario. Di conseguenza, chi aveva un’alta latenza poteva scontrarsi con un giocatore, essere colpito a morte, ma continuare a spostarsi verso un altro avversario e sparargli contro. I colpi sarebbero entrati e avrebbero ucciso più avversari, prima che il nostro eroe collassasse a causa dello scontro con il primo avversario.

Il problema di questa follia videoludica era non poter essere sanzionati come cheater, perché si trattava a tutti gli effetti di una meccanica del gioco mai bandita dagli sviluppatori.

Glitch exploit

Il lag non era l’unico vantaggio che potevi avere in War Rock. Un’ulteriore exploit permetteva di entrare dentro gli angoli dei muri per poter colpire senza che l’avversario potesse rispondere. Bastava posizionarsi su un angolo di qualsiasi muro e sporgersi effettuando una rotazione di 90° della telecamera. Il risultato era di compenetrare il muro e riuscire a sparare con un’ampia visuale, senza che gli avversari potessero colpirti, o molto spesso vederti.

Un altro effetto collaterale particolarmente comico era di poter lanciare delle granate nello stesso modo. L’avversario esplodeva senza vedere la partire la granata e senza sentirne il suono, perché il lanciatore vedeva partire la bomba verso l’avversario, mentre il nemico vedeva che rimbalzava sul muro ed esplodeva al fianco di chi l’ha lanciata.

Il competitivo

Potete ben capire come un gioco che sia fatto così male non poteva assolutamente essere messo a paragone con i maggiori titoli e nemmeno i suoi giocatori. Quando, il 5 novembre 2007 uscì Call of Duty 4: Modern Warfare, molti gamer, me compreso, passarono su CoD pensando di poter dire la propria. In realtà, nessuno di noi ha mai fatto strada su Call Of Duty.

È assurdo pensare che War Rock potesse avere un competitivo, ma vi stupirò. Non solo c’era una forte community che lo sponsorizzava, di cui mi prendo le responsabilità in quanto membro attivo, ma il gioco era disponibile sul catalogo ESL che ospitò la War Rock Nations Championship Season fino al 2016-2017.

La nazionale italiana vinse la competizione più volte. Di particolare valore storico sono le edizioni 2007 e 2008. Purtroppo, e per ovvi motivi, non c’è più una cronologia ufficiale sul sito dell’ESL, ma ricordo bene la scena.

Italia vs Polonia in finale. I nostri ragazzi portano alla gloria il Bel Paese con una grande vittoria. Gran felicità in corte, fino a quando un gamer della nazionale polacca non mostra uno screenshot del nostro cecchino che vola in aria. Stava usando dei cheat durante una finale ESL, è stato beccato, ma non è mai stato punito.

Ancora oggi la nazionale italiana di War Rock vanta il titolo sul suo profilo ESL. Per delle grasse risate potete guardare il Guestbook.

Cheat

Fino a questo punto non abbiamo mai parlato di cheat, ma è ovvio che esistano anche su War Rock. I cheater sono ovunque, ma in War Rock erano meno determinanti, perché il gioco era un exploit vivente.

Una delle poche cose che funzionava abbastanza bene nel titolo era PunkBuster, anti-cheat divenuto famoso grazie ad Half-Life e Return to Castle Wolfenstein. Il programma di Even Balance bannava e bannava per sempre. Di conseguenza, se giocavi competitivo dovevi fare molta attenzione, perché se il programma ti beccava, potevi perdere il tuo account per sempre.

La community

Nonostante tutto, ho giocato War Rock molto a lungo, il secondo nella mia classifica personale dopo World Of Warcraft. Il motivo non è dato dal gioco, ma dalla mia personale community. Ho condiviso dei bei momenti e delle grandi risate con le persone che ho trovato in-game, che mi hanno invogliato a continuare a giocare.

Probabilmente, è stato determinante l’aver avuto la fortuna di poter giocare con persone della mia città, che poi ho conosciuto dal vivo.

War Rock è stato per me un momento di socializzazione. Mi ha permesso di conoscere nuove persone, che poi ho continuato a frequentare, nonostante il gioco non meritasse l’attenzione di nessuno. Quando mi trovo in casi del genere, penso che per ricevere cose buone dalla vita, a volte non è importante il mezzo che si usa, ma la voglia che si ha di stringere nuovi legami, indipendentemente dal contesto in cui ci si trova.

Conclusione

Le partite online possono essere alienanti, se giocate con l’idea di essere una singola persona che ha la sfortuna di condividere una partita con altri giocatori. Però, se come in War Rock, ci sono degli amici personali o una community disposta ad accoglierti per svolgere un passatempo insieme a te, anche i videogiochi online, che per molte vetuste menti sono il male assoluto, possono racchiudere una fonte di socializzazione, che ci può far divertire e far crescere come persone.

Ho amato War Rock, perché era un contenitore di ragazzi che facevano trascorrere le mie serate d’inverno. Non era importante quanto fosse brutto il gioco. Contava solo avere un passatempo gratuito, che ci permettesse di stare vicino anche quando era non possibile farlo. Un po’ come ora a causa dell’emergenza coronavirus, ma senza che nessuno ci costringesse. Giocavamo, perché semplicemente ci divertivamo.