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Xbox e Bethesda Games Showcase: il meglio dall’evento Microsoft

L’importanza di Xbox all’interno dell’ecosistema videoludico è aumentata negli ultimi anni e l’Xbox e Bethesda Games Showcase 2022 ne è la prova; infatti, l’evento Microsoft ha mostrato diversi titoli che qualche anno fa non sarebbero comparsi in uno show per la console americana.

Nonostante la scelta di avere giochi solamente in esclusiva per Xbox Series S|X non sia stata presa in considerazione, l’acquisizione di Bethesda e Activision Blizzard, ha consentito a Microsoft di portare durante l’Xbox e Bethesda Games Showcase lunghi segmenti di IP di enorme importanza come Diablo 4, Forza Motorsport e fresche novità come Starfield e Redfall.

Qui un riassunto del meglio annunciato durante l’Xbox & Bethesda Games Showcase, volutamente scremato data l’enorme mole di giochi presentati durante l’evento.

I titoli presentati durante l'Xbox e Bethesda Games Showcase

Una nuova partnership: Kojima Productions e Xbox Game Studios

Rumor, conferme e smentite trovano la loro ufficialità: Xbox Game Studios e Kojima Productions stanno lavorando a un nuovo videogame per Xbox, che vuole sfruttare al massimo la potenza del cloud. A dirlo è stato lo stesso Hideo Kojima.

Xbox e Bethesda Games Showcase: nasce la collaborazione tra Kojima Production e Xbox Game Studios

Starfield si mostra in un First Look gameplay

Todd Howard, game director di Starfield, ci ha preso per mano e ci ha portato in giro per il mondo di Starfield grazie a un primo video gameplay. La promessa è che Starfield garantirà un’inedita possibilità di esplorare il suo spazio alla ricerca di risposte sul più grande mistero dell’umanità.

Nell’anno 2330, l’umanità ha viaggiato oltre il sistema solare e acquisito nuovi pianeti. Cominceremo come umili minatori spaziali e ci uniremo alla Constellation, l’ultimo gruppo di esploratori spaziali alla ricerca di rari artefatti.

Il titolo uscirà in esclusiva console per Xbox Seris S|X, PC e sarà disponibile sull’Xbox Game Pass al day one.

Diablo IV uscirà nel 2023

Diablo IV sarà lanciato nel 2023 su Xbox Series S|X, PlayStation 5, Xbox One, PlayStation 4 e PC. L’opera Blizzard garantirà il cross-play e la progressione cross-platform. Su console, i fan potranno giocare in co-op.

Inoltre, gli sviluppatori hanno presentato la quinta classe giocabile: il negromante.

Forza Motorsport

Xbox e Bethesda Games Showcase 2022 è stata la casa di un nuovo trailer del racing game Forza Motorsport. Il videogioco ha catturato l’attenzione per l’accuratezza della fisica, la bellezza delle auto, una nuova dinamica dello scorrere della giornata, danni sulle vetture e un ray tracing in real time di nuova generazione.

Anche Forza Motorsport sarà un’esclusiva console Xbox Series S|X, arriverà su PC e sarà disponibile al day one sull’Xbox Game Pass.

Redfall Gameplay Reveal

Redfall è il nuovo co-op FPS di Arkane Austin. Il titolo, che sarà disponibile nel 2023, è stato disegnato all’interno di un open world ricco di narrativa e vampiri.

Redfall è un’esclusiva console Xbox Series S|X. Sarà inoltre disponibile su PC e sull’Xbox Game Pass al day one.

Minecraft Legends

Mojang Studios ha rivelato Minecraft Legends, un nuovo action strategy game sviluppato in partnership con Blackbird Interactive, che arriverà nel 2023. Il titolo sarà disponibile al day one su Xbox Game Pass.

Obsidian annuncia Pentiment

Andreas Maler, artista artigiano, sarà il protagonista di Pentiment, un’avventura narrativa ambientata nel 16esimo secolo in Baviera, un periodo di grandi disordini sociali.

Saremo coinvolti in una serie di omicidi che dureranno oltre 25 anni e spetterà a noi giocatori indagare e interrogare i cittadini, le cui decisioni avranno un impatto sulla città negli anni a venire. L’opera è gestita dal game director Josh Sawyer e prende ispirazione da manoscritti, stampe xilografiche e la storia stessa.

Pentiment sarà un’esclusiva temporale su Xbox Series S|X, uscirà per PC e sarà disponibile sul Game Pass al day one.

25 anni di Persona

Per festeggiare i 25 anni dell’IP, Persona 5 Royal, Persona 4 Golden e Persona 3 Portable arrivano su Xbox e PC. L’avventura inizierà il 21 ottobre 2022.

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Editoriali Recensioni

Diablo Immortal: prime impressioni

Sono sicuro che molti di voi si ricorderanno l’annuncio di Diablo: Immortal durante il Blizzcon 2018, con un Waytt Cheng visibilmente a disagio lì sul palco . Un annuncio a cui seguirono infinite polemiche, perché trasformare l’ hack n’ slash per eccellenza in un “giochetto” mobile è di sicuro una scelta non proprio facile. Una saga nata su PC, prosperata su PC che poi finisce sul Playstore/Appstore? Pura eresia, quantomeno per i fan della saga, folta schiera di cui il sottoscritto pensa di far parte.

Sono trascorsi 4 anni da quell’annuncio, e mentirei se dicessi di non aver avuto voglia di giocarlo questo Immortal, pur nella sua natura da titolo F2P mobile. E finalmente il momento è giunto, l’ho provato, ho assaporato alcune tra le avventure che Sanctuarium voleva offrirmi e sono qui a darvi le mie impressioni.

Un pò prequel, un pò sequel

Sono trascorsi 5 anni da quando l’Arcangelo Tyrael ha distrutto la Pietra del Mondo, ormai corrotta da Baal, il “fratellone” di Diablo. Come avrete intuito Immortal vuole essere il ponte che collega le vicende di Diablo 2 e Diablo 3, e tantissime saranno le comparse di entrambi i capitoli in questo Immortal. Fa sempre piacere ritrovare vecchie conoscenze, come Akara o Zoltun Kulle, oltre all’immancabile Deckard Cain.

Ecco il mio crociato in giacca blu

Diciamo che la trama potrebbe riassumersi così: i frammenti della Pietra corrotta sono finiti un po’ ovunque su Sanctuarium, ed indovinate chi sarà il fortunato avventuriero a doverli recuperare dai cadaveri di demoni ed orrori assortiti? Esattamente, proprio il vostro! La narrativa è “leggera”, seppur piacevole. Insomma, si parla poco, si picchia tanto e si ha un motivo per farlo. Ed onestamente va bene così, è proprio quel che mi aspetto da Diablo.

Non mancano comunque approfondimenti sulle vecchie conoscenze, o una nuova aggiunta che ho apprezzato davvero tanto, ossia un bestiario, cosa che mi è sempre mancata nei capitoli precedenti.

Niente più Baal Runs

I più nostalgici – o chi ha recentemente giocato Diablo 2: Resurrected – ricorderanno le infinite Baal Runs per livellare il proprio personaggio, o per beccare la maledettissima armatura di Tal Rasha. Un giocatore crea una partita, altri giocatori entrano e si va a picchiare il malcapitato di turno, sia esso Baal, Diablo o il povero Mephisto, la mia vittima preferita. Tante piccole istanze indipendenti tra loro.

Uno dei numerosi dungeon presenti

In Diablo Immortal invece ci ritroviamo di fronte a quel che è a tutti gli effetti un titolo dalla forte impronta MMO. Ovviamente bisogna sempre tener conto che parliamo di un titolo destinato al mercato mobile, quindi se parlo di MMO non immaginatevi qualcosa tipo Final Fantasy XIV o, per rimanere in casa, World of Warcraft. Immortal ha la “tipica” struttura MMO Mobile come se ne trovano altre mille.

Il mondo di gioco è composto da varie macrozone, quindi non siamo davanti ad un openworld. “Nulla di nuovo per il franchise” direte voi, è sempre stato così Diablo. La particolarità di Immortal è che queste mappe non sono più delle piccole istanze, ma tutti giocatori si collegano ad un determinato server. Il risultato? Vagherete per Sanctuarium in compagnia di una miriade di altri avventurieri, sia nelle città che nelle mappe vere e proprie. Qui Immortal fa respirare aria da MMO, seppur continuino ad esistere istanze come dungeon, varchi e quant’altro.

Immortal, o Diablo 3 Lite

Se dovessi descrivere Immortal in 3 parole non avrei dubbi: Diablo 3 Lite. Immortal prende enorme ispirazione dal precendete capitolo della saga, dalla direzione artistica ad elementi di gameplay veri e propri. Mettiamola così, se avete giocato Diablo 3 in qualsiasi sua declinazione vi troverete a vostro agio su Immortal, poiché rappresenta una reinterpretazione del terzo capitolo in salsa Mobile. Basti pensare che tutte le classi selezionabili sono riprese da Diablo 3, con buona pace di chi avrebbe voluto giocare un bel Druido o un’Assassina.

L’inventario è davvero semplice da gestire

I comandi sono quelli da classico titolo “action” mobile, con joystick virtuale in basso a sinistra e le 4 abilità+attacco primario in basso a destra, sono sicuro che un po’ tutti conosciate questa configurazione di controlli. Le varie classi hanno a disposizione 12 abilità diverse, di cui ne andranno scelte 4 che andranno a comporre la nostra “build”. Moltissime abilità sono simili a quel che troviamo in Diablo 3, ma qui non è possibile modificare questa o l’altra spell mediante l’utilizzo di rune, mentre la “varietà” d’approccio è relegata agli equipaggiamenti leggendari.

Questi ultimi vanno a modificare anche radicalmente le abilità del nostro personaggio, vi faccio un esempio. “Scudo Abbagliante” è una abilità AoE che acceca i nemici. Equipaggiando un determinato leggendario si può trasformare in un raggio di luce che trapassa i nemici e fa danno, modificando totalmente quel che era la skill in origine. Ho particolarmente apprezzato questo approccio all’equipaggiamento, che spesso apportava semplicemente aumenti parametrici aggiungendo poco e nulla alla build scelta, se non bigger numbers.

Il nostro viaggio ci condurrà anche a Palustria

Anche il pacing risulta leggermente diverso rispetto ad un Diablo classico. Mappe, dungeons e quant’altro risultano più corti. L’intenzione degli sviluppatori è chiaramente quella di rendere il gioco fruibile anche in brevi sessioni. Quel che conta è che il feeling che Immortal restituisce è quello di Diablo in tutto e per tutto. Di un Diablo lite, per l’appunto.

Immortal però non è una mera imitazione del “fratello maggiore”. È un prodotto creato con cura, divertente da giocare e che offre ore di sano divertimento, seppur la sua natura F2P con microtransazioni farà di tutto per rattristarvi la giornata, ma su questo torneremo dopo.

Else, platini, essenze, scorie…

Chi tra voi ha giocato un gacha o un qualsiasi F2P saprà già di cosa sto per parlare, ma vale la pena discuterne un attimo. Ricordate Diablo 2, dove l’oro costituiva l’unica risorsa del gioco? Con Diablo 3 siamo passati ai materiali per il crafting, l’oro, i frammenti del sangue. Nulla di complicato, ogni risorsa aveva un chiaro utilizzo ed era facilmente farmabile.

Bene, dimenticate la parola “semplicità” in Diablo Immortal. Dopo qualche ora vi renderete conto che le risorse da utilizzare sono più di una decina, ed ognuna ha il suo utilizzo specifico. Ovviamente anche il metodo di ottenimento è differente per ognuna di esse.

Gli emblemi, una delle troppe valute di Immortal

Gli emblemi si utilizzano per conferire bonus ai varchi che completeremo. Le else vanno scambiate dall’apposito venditore per acquisire oggetti rari. Le rune si utilizzano per craftare le gemme leggendarie, le scorie potenziano l’Inferniquiario. Giusto per fare qualche esempio, perché di risorse se ne trovano pure tante altre.

Allo stesso modo il gioco ci sommergerà di attività da completare, come un qualsiasi F2P che si rispetti. Daily quests, venditori che riforniscono lo shop ogni settimana/mese, log in bonuses vari ed eventuali, l’immancabile battlepass e chi più ne ha più ne metta. Insomma, la solita formula F2P che vuole farvi loggare sul gioco quotidianamente, pena il “perdere” tutti questi bonus e rimanere indietro. In parole povere la famosa “Fomo”, fear of missing out, paura di esser tagliati fuori.

Le novità ben accolte

Fortunatamente le novità di Immortal non si limitano al lanciarci addosso 15 tipi differenti di valuta per confonderci le idee. Il titolo propone anche delle modalità che ho particolarmente gradito. Partiamo con le brigate, o banalmente il sistema di clan di Diablo Immortal. Di solito in questo genere di titoli il clan serve davvero a poco, ma in Immortal risulta fondamentale ad un’altra aggiunta, le incursioni. In poche parole una sorta di raid, dove bisogna far gruppo, essere ben equipaggiati e conoscere le meccaniche di ogni fight. Ovviamente le incursioni non sono neanche lontanamente paragonabili a quel che potrebbe trovarsi in World of Warcraft, ma devo ammettere che sono rimasto piacevolmente sorpreso.

A Sanctuarium non devono passarsela troppo bene


L’aspetto che ho maggiormente apprezzato è forse la realizzazione di nemici e boss. Questi ultimi sono davvero tanti e combatterli è sempre piacevole. Varie fasi della fight, meccaniche semplici ma efficaci, un’ottima realizzazione tecnica. Segnalo anche la presenza di “world boss”. Giusto qualche ora fa, durante l’esplorazione, mi sono imbattuto in un sarcofago. Da bravo avventuriero quale sono l’ho aperto. Da lì è uscito fuori un cavaliere corrotto con circa 9.6 milioni di hp, e gli hp medi di un mostro elite che affronto si aggirano sui 50.000. Fate voi le dovute proporzioni. Quello era chiaramente un boss da affrontare in quattro o più giocatori. Magari assieme alla propria brigata.

Nel gioco è presente anche una modalità PvP, ma sarò sincero con voi, non sono ancora riuscito a provarla.

F2P si, ma fino a che punto?

Altra grandissima polemica degli ultimi giorni è la sempreverde critica alla monetizzazione del F2P famoso di turno. Questa volta è proprio Diablo Immortal l’accusato. Ricordiamo sempre che Immortal è un titolo gratuito, ed è più che lecito aspettarsi la presenza di microtransazioni.

Forse lo è meno scoprire che alcune gemme, quelle da 5 stelle di rarità, non sono effettivamente droppabili da chi non spende soldi per acquistare emblemi leggendari. O meglio, tecnicamente chiunque le può ottenere, ma sappiate che le probabilità di trovarne una senza spendere un centesimo è più bassa di fare 6 al superenalotto, giusto per mettere le cose in prospettiva.

Ed anche spendendo tanto, tantissimo, potreste non trovare ciò che stavate cercando. Il magico mondo delle microtransazioni! Immortal è il classico titolo dalla monetizzazione aggressiva, così come praticamente ogni altro titolo Mobile un minimo conosciuto. Il gioco è comunque godibilissimo nella sua interezza, non è necessario possedere 6 gemme da 5 stelle o aver speso stipendi interi per portare il titolo a termine e godersi l’avventura. In realtà le opzioni F2P bastano e avanzano per godere di tutto il contenuto presente in questo momento.

Una tranquilla oasi. Le acqua si tingeranno di rosso a breve

Ovviamente il discorso sul PvP è totalmente differente. Vi potreste divertire anche senza spendere un centesimo? Certo. Lotterete mai per la top 50 del server? Decisamente no, scordatevelo. Immortal è il classico freemium, dove comunque il divario tra chi spende e chi no è relativamente grande. Io sono “abituato” a questo genere di meccaniche, ed a malincuore lo accetto.

In conclusione

Queste sono le mie prime impressioni dopo circa 15 ore di gioco. Immortal mi ha stupito per la cura nella realizzazione, devo ammettere che le mie aspettative erano davvero basse ma Blizzard e Net Ease hanno lavorato sodo e sfornato un ottimo titolo Mobile che richiama chiaramente a Diablo PC. La monetizzazione poteva essere gestita in maniera migliore? Certamente. Ma quella dose di freemium non rovina assolutamente l’esperienza di gioco, se non nel PvP presumo.

Ovviamente questa non vuole essere una recensione poiché mi aspetto che Immortal venga aggiornato periodicamente, e con qualche smussatina ad alcuni angoli potrebbe rivelarsi davvero un ottimo capitolo per la saga di Diablo.

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Diablo 2: Resurrected per Xbox Series X – Recensione

Recensione in un Tweet

Diablo 2: Resurrected risponde positivamente alla nostra necessità di sapere se uno dei videogiochi più importanti della storia sia ancora divertente e attuale. Nonostante alcune meccaniche vetuste, la versione rimasterizzata di Diablo 2 contiene tutto il fascino dell’opera originale, che è ora racchiusa in una veste grafica al passo con i tempi, ma ancora fedele al capolavoro di 21 anni fa. E ora anche godibile con un joypad in mano.

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Ci sono alcuni videogiochi che hanno cambiato per sempre il settore videoludico, creando nuovi standard di cui hanno beneficiato le opere successive. Diablo 2 è uno di questi e dopo 21 anni abbiamo la fortuna di poterlo raccontare nella recensione della sua versione Resurrected. Come vedremo più avanti, Diablo 2: Resurrected garantisce la stessa esperienza di tanti anni fa; per questo motivo la domanda più lecita è: uno dei giochi più belli di sempre riesce ancora a divertire?

More of the same

Diablo 2: Resurrected è una rimasterizzazione, che grazie all’esperienza dei ragazzi di Vicarious Visions fornisce una veste grafica completamente rinnovata al capolavoro del 2000 e alla sua espansione Lord of Destruction; a questo, sono state incluse una serie di aggiunte atte a migliorare l’esperienza di gioco, senza snaturare l’originale di Blizzard North.

L’idea dietro la versione resuscitata di Diablo 2 è dare la stessa esperienza di 21 anni fa a un pubblico decisamente meno abituato alla difficoltà di un titolo pensato come un gioco da tavolo; infatti, Diablo 2 nasce con l’idea di portare i concetti già visti nei giochi di ruolo cartacei (Dungeons & Dragons, ma non solo) in un contesto digitale. Una scelta geniale che ha re-inventato il genere gdr action, tanto da aver costretto gli addetti ai lavori a coniare un nuovo termine: hack ‘n’ slash.

Nonostante la modalità cooperativa fino a otto giocatori, la riprogettazione dell’interfaccia e l’aggiunta del forziere espanso, che garantisce maggiore fluidità al titolo, Diablo 2: Resurrected rimane sempre lo stesso gioco, che richiede di sperimentare build, morire, ritornare alla base perché l’inventario è pieno e riprovare, non necessariamente in quest’ordine.

Scelta personaggi in Diablo 2 Resurrected

Storia infernale

La trama del gioco continua le vicende del primo capitolo. L’eroe che sconfisse Diablo, ha deciso di imprigionare dentro di sé il mostro. Purtroppo, nel corso degli anni, Diablo riesce a corrompere il suo carceriere e costringe il neo Viadante Oscuro a rilasciare sulla terra una serie di diavoli. Inizia così il pellegrinaggio del viandante verso est, che seguiremo per cinque atti.

La storia di Diablo 2 non è la più originale di sempre, ma la caratterizzazione di tutti i personaggi è la migliore che probabilmente vedrete in un videogioco. Chiunque in questo titolo è pregno di carisma: il narratore Marius, Deckard Cain, Tyrael, ma anche gli stessi malvagi nemici come la signora dell’angoscia Andariel, Azmodan il signore del peccato e ovviamente i Primi Maligni: Diablo, Baal e Mephisto.

Gioco di numeri

Dietro un videogioco in cui bisogna uccidere tutti i nemici che compaiono sullo schermo, mentre si esplorano temibili dungeon, si nasconde un’importante componente narrativa da affrontare con una delle sette classi disponibili, che rendono l’esperienza sempre diversa: amazzone, assassina, negromante, barbaro, paladino, incantatore e druido. Ogni classe ha tre alberi di abilità che permettono diverse build, in base al proprio stile di gioco. I punti abilità sono concessi a ogni livello e possono essere resettati parlando con opportuni personaggi.

All’importante scelta della build, si aggiungono altre due necessità matematiche: i punti alle statistiche (cinque per livello) e l’equipaggiamento. Le statistiche di Diablo 2 sono quattro, tutte da scegliere opportunamente pena avere grosse difficoltà durante il proseguo dell’avventura: forza, destrezza, vitalità ed energia. D’altro canto, inizialmente bisognerà indossare quello che si trova, ma andando avanti con il gioco, sarà fondamentale tenere conto dei bonus di armi, armature e gioielli per portare a termine l’avventura. In altre parole, i numeri contano.

Dungeon in Diablo 2 Resurrected

Xbox Series X: grafica e joypad resuscitati

La più grande novità di Diablo 2: Resurrected è senza dubbio la veste grafica, che è stata completamente ricreata da zero. Il risultato finale è la dura e violenta bellezza di Diablo 2 con un dettaglio grafico tipico del successore, Diablo 3. In altre parole, un rinnovamento piacevole che non cambia la natura cupa e sadica del gioco originale. Menzione d’onore al nuovo gioco di luci, che dona una maggiore profondità agli ambienti, anche se in alcune zone può risultare difficile orientarsi; infatti, ogni tanto i coni di luci si sovrappongo creando confusione sui punti di accesso.

Diablo 2: Resurrected è stato pensato per essere giocato anche con un controller in mano, ma lo stesso non si può dire del peccato originale. Alcune meccaniche di Diablo 2, come il semplice ordinamento della cintura dei consumabili, sono ancora strettamente legate a mouse e tastiera, ma il lavoro Vicarious Visions ha reso l’esperienza su console molto godibile. Il target automatico rende le battaglie agevoli anche su console e raccogliere gli oggetti con lo stesso automatismo non causa mai frustrazione. Infine, l’interfaccia rinnovata permette di muoversi con facilità, anche se il numero di finestre (e sottosezioni) tipiche dei gdr può causare qualche mal di testa.

Naturalmente, la potenza di Xbox Series X non è sfruttata al massimo, ma la resa grafica è superba, mentre i caricamenti sono praticamente immediati.

Andariel in Diablo 2 Resurrected

Il migliore della serie

Diablo 2 è stata una vera e propria rivoluzione, perché ha trasformato delle griglie su carta in un videogioco profondo in tutte le sue principali caratteristiche. In pochi possono vantare un tale livello di innovazione e cura artistica all’interno di un unico gioco uscito 21 anni fa. Per questo motivo, riteniamo il secondo capitolo della serie il migliore di sempre, che Diablo 3 non è riuscito nemmeno a eguagliare. Ci auguriamo che Diablo 4 possa essere il nuovo crack del settore videoludico, ma gli standard da superare sono parecchio elevati.

Per questo motivo, Diablo 2: Resurrected è la migliore esperienza che potete attualmente provare. Il restyling grafico, la possibilità di giocare adeguatamente su console e l’attenzione data alle modalità online (soprattutto la ladder) hanno permesso a questo capolavoro di vincere la sfida del tempo, a un prezzo decisamente onesto.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: gdr d’azione (hack ‘n’ slash)
  • Lingua: Italiano
  • Multiplayer: Si
  • Prezzo39,99€

Ho combattuto il male per circa 50 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Editoriali

Diablo, guida alla demonologia dei videogiochi

Diablo si può definire una serie cult per i gamers, siano essi fedelissimi Sony, Xbox o provenienti dal mondo dei PC. Il primo titolo (Diablo I) uscì nel lontano 1996 seguito quattro anni dopo dal suo sequel Diablo II. I giocatori però hanno dovuto attendere ben dodici anni per avere un terzo capitolo. 

Dopo tanti anni d’attesa Diablo III si è presentato al pubblico con una grafica largamente migliorata rispetto ai primi due e oggi, a quasi dieci anni da quella pubblicazione, Blizzard ci offre una chicca. Nell’attesa del quarto capitolo (previsto tra il 2022 e il 2023) si potrà giocare Diablo II: resurrected, la remastered dell’ormai ventenne Diablo II. Grazie ad una grafica migliorata e a dinamiche di gioco semplificate la casa Blizzard offre un tuffo nel passato senza però stravolgerne il ricordo. Diablo II: resurrected è un ottimo punto di partenza per avvicinarsi alla saga per la prima volta o per rivivere le emozioni di un tempo. 

Tutti i Diablo fluttuano attorno all’eterna lotta tra il bene e il male, le schiere infernali e quelle celesti che si contendono il mondo di Sanctuary e la vittoria finale. Vi siete mai chiesti però se i nomi e le ambientazioni del gioco abbiano un qualche richiamo alla demonologia e cosmogonia Cristiana? 

In occasione dell’uscita di Diablo II: resurrected perché non dare una sbirciatina al mondo da cui questa saga prende spunto? 

Diablo e i nomi di Satana

Partiamo appunto dal demone che dà il nome alla serie Diablo, che in spagnolo significa Diavolo. Un sostantivo spesso associato alla figura di Satana. Se usato più generalmente però può diventare un sinonimo di demone e quindi indicare i torturatori dell’inferno e non il Diavolo con la D maiuscola. 

Secondo la Bibbia quest’ultimo è la contrapposizione a Dio, il peccato e il tentatore. Quindi se la mitologia fosse un gioco allora potremmo dire che si tratta del boss finale dell’inferno, il grande male. Questa figura all’interno dei giochi di Blizzard però non è presente, le schiere infernali infatti sono capitanate da un terzetto di demoni maggiori.  

Diablo è uno di loro insieme a Mefisto e Baal. I nomi utilizzati dagli ideatori del gioco per i membri del triumvirato sono tutti nomi che fanno riferimento alla figura di Satana. Diablo è forse quello più usato ma anche gli altri due, in vari passaggi della Bibbia e non solo, vengono usati per parlare del Diavolo. 

Diablo
Diablo

A seconda della sfaccettatura del male che vogliono evidenziare, spesso i riferimenti bibliografici utilizzano nomi diversi per riferirsi a Satana. Astarte, Belfagor, Belzebù, Azazél, Dagon, Moloch, Samael e molti altri. Questo caleidoscopio di volti che Satana può prendere lo si può ritrovare nei titoli utilizzati nel gioco della Blizzard. Diablo per esempio era il signore del Terrore. Questo titolo gli è stato affibbiato probabilmente nella speranza che sembrasse il più temibile nel trio a capo degli inferi. Il terrore infatti è la forma primordiale di minaccia, fin dal suo stato larvale l’umanità ha sempre conosciuto la paura e per questo il demone più potente poteva assumere solo quel titolo. 

Mefisto il diavolo tedesco

Accanto a Diablo, al vertice dell’Inferno, c’è Mefisto detto anche Mefistofele. Questo nome è spesso usato nel folkore tedesco per indicare il Diavolo. La figura di Mefistofele però è diversa da quella caprina di Satana. Il primo infatti è rappresentato spesso come un uomo vestito di nero con in mano un libro rosso. I due hanno in comune la caratteristica di stringere patti in cambio dell’anima della loro vittima. 

Mefistole è un demone menzionato anche nella leggenda di Faust di Goethe nella quale il dottor Faust stringe un patto col Diavolo, scambiando così la sua anima in cambio della conoscenza assoluta. Questo personaggio letterario ha condizionato anche il linguaggio contemporaneo dando origine all’aggettivo mefistofelico, utilizzato in riferimento a qualcosa di perfido, maligno e fuorviante. 

Mefisto in Diablo
Mefisto

Baal dio fenicio o demone?

Ultimo ma non meno importante è Baal. Il nome di questo personaggio potrebbe avere radici nella figura del dio Fenicio Baal. Esso era visto come il padre di tutti gli Dei, assumendo nella mitologia fenicia la stessa funzione di Crono in quella greca. Nella visione cananaica invece era visto come uno degli dei principali ma non come creatore degli dei. 

Molto più probabilmente però, il personaggio di Diablo, prende spunto dal demone Bael. Si tratta di uno dei dodici re dell’inferno e secondo le descrizioni che ne vengono fatte ha l’aspetto di un ragno con tre facce, una felina, una da rospo e una umana. Nel gioco della Blizzard la forma aracnoide è ripresa nel design del signore della distruzione ma anche qui, come nella figura di Mefisto non troviamo nessun’altra caratteristica in comune con la controfigura religiosa. 

Baal Diablo
Baal

Belial il falso idolo

Baal viene confuso spesso con Belial, altro demone della religione cristiana e ulteriore nome usato per riferirsi a Satana. Chi ha giocato il terzo capitolo della saga di Diablo conosce anche Belial. Il giocatore lo incontra nella città di Caldeum e aiuta ad intrappolarlo nella pietra nera delle anime. Belial fa parte di un gruppo di demoni minori che rovesciò il governo degli inferi quando il triumvirato di cui abbiamo parlato finora venne sconfitto. 

In Diablo, Belial è il signore della menzogna e infatti il suo nome in ebraico può prendere il significato di falso idolo. Questo demone dovrebbe quindi incarnare l’antagonismo della figura di Satana verso quella dell’unico e vero Dio cristiano. 

Belial
Belial

Azmodan, re dell’inferno

Nel terzo capitolo della saga di Diablo, una volta sconfitto Belial, entra in scena un demone dall’imponente figura. Si tratta di Azmodan che sfida Leah a fermare le schiere infernali al suo servizio che stanno per invadere Sanctuary. 

La figura di Azmodan sembra essere un potente generale degli inferi ed è sicuramente ispirato ad Asmodeo. Asmodeus è considerato uno dei dodici re degli inferi ed è un demone talmente potente da essere messo alla stregua di Lucifero e Satana. Altri lo associano addirittura al serpente che corruppe Eva nell’Eden e forse da questo deriva il titolo che gli viene dato in Diablo: “signore del peccato”. 

Azmodan Diablo 3
Azmodan nella visione di Leah

I Nephilim di Diablo

Alla fine del capitolo tre l’arcangelo Tyrael è preoccupato perchè il giocatore è diventato talmente potente da essere riuscito a sconfiggere Diablo nella sua forma fisica. Il personaggio giocato, indipendentemente dalla classe scelta, è chiamato il Nephilim per il suo misto tra demoni e angeli. Ebbene non vi sorprenderà sapere che nemmeno questi esseri per metà demoni o angeli sono frutto dell’immaginazione della Blizzard. I Nephilim erano esseri per metà umani e per metà demoni o angeli. 

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 

Genesi 6:1-8

Questo passo della genesi suggerisce che metà del sangue di questi esseri è divino. Per figli di Dio infatti si intendono sia angeli che demoni. Ad una prima interpretazione essi infatti erano stati associati alle schiere di angeli caduti, ma in un secondo momento è sembrato più corretto interpretarli come angeli veri e propri. 

La creatrice Lilith

Arriviamo infine alla figura della creatrice di Sancturay, la demone Lilith. Figlia di Mefisto che assieme a Inarius fuggì dall’eterna guerra tra il cielo e gli inferi creando il mondo degli umani. Il trailer fornito dalla Blizzard durante il Blizzconline di quest’anno annuncia il ritorno di Lilith dal vuoto in cui era stata imprigionata. L’entrata ad effetto della creatrice può preannunciare di sicuro un’avventura epica, d’altronde è della regina dei demoni che stiamo parlando. Nella demonologia infatti Lilith è vista come la madre di tutti i demoni e simbolo della donna che non si sottomette all’uomo. Nel medioevo viene presto associata alla lussuria e alla stregoneria e quindi negli anni prende anche il titolo di prima strega.

Nella cabala ebraica però Lilith è invece la prima donna creata, precedente a Eva, che non accetta di sottomettersi ad Adamo. Ella viene creata dalla terra proprio come il consorte che però voleva comandarla e dimostrarsi superiore, Lilith non volle sottomettersi e quindi le venne affibbiato il titolo di demone.

La storia della Lilith di Diablo sembra accostarsi a quella della sua controparte religiosa. La creatrice di Sanctuary infatti si ribella insieme a Inarius che però alla fine la relega nel vuoto rinnegandola.

Lilith Diablo
Lilith

Diablo: un mondo di gioco indipendente

Nei Diablo i riferimenti demonologici a volte si limitano a rubare un nome o a deformare i personaggi religiosi per renderli conformi alla storia del gioco, tutto questo rende un gioco già magnifico ancora più bello. La storia, inserita tra i round di gioco con cut-scene o nascosta nelle descrizione degli oggetti, si sviluppa insieme al gioco ma anche indipendentemente da esso. L’universo di Diablo infatti, proprio come quello di altri giochi Blizzard, è così ampio da non limitarsi a contenere un unica storia ma lasciando al giocatore la possibilità di immaginare al di fuori del tracciato. Questo è il risultato di un buon world-building che non si limita a creare un universo fine alla storia.

Se le ambientazioni cupe di Diablo, la storia dal retrogusto infernale e i riferimenti alla demonologia cristiana non vi sono bastati allora forse potreste dare una sbirciatina anche a qualche altro gioco che tratta argomenti simili come Dante’s inferno.

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