Categorie
Recensioni

Witcheye per Nintendo Switch – Recensione


Recensione in un Tweet

Witcheye è un platform puzzle game che ha dimostrato la capacità di un titolo mobile di poter approdare con successo su console. L’intuizione del gameplay è interessante, mentre il level design necessita di una revisione con un aumento della difficoltà. Il prezzo (4 euro) mi spinge a consigliarvi un titolo che presenta boss fight divertenti e una pixel art ispirata.

7


Dopo un anno nel mondo del mobile, Witcheye vuole dimostrare che i giochi per smartphone possono competere anche nel mondo PC e console. In questo caso, il Nintendo Switch si dimostra essere la piattaforma migliore per recensire un titolo che sta tra due mondi spesso considerati distanti.

Witcheye racconta le peripezie di Mabel Syrup, una strega che subisce il furto dei propri ingredienti magici e gemme da parte di due buontemponi, un cavaliere e uno stregone di cui conoscerete i nomi una volta terminato il gioco. Per una volta, la strega non è l’antagonista dell’avventura, ma la povera vittima di un furto che la porterà in giro per un mondo eterogeneo e colorato, abitato da nemici più o meno grandi.

Antagonisti Witcheye
Una po’ malvagi, un po’ cleptomani.

Old Style

Witcheye è un platform puzzle game vecchio stile per tanti motivi. Il colpo d’occhio è la pixel art molto colorata e ironica, pensata per l’ingenuità di un pubblico molto giovane mentre strizza l’occhio ai più grandi. Witcheye è chiaramente ispirato a Shovel Knight e Super Mario, ma mai quanto ora è importante sottolineare che ispirazione non significa plagio. Il rompicapo ha una propria anima e ogni avversario presente in gioco ha un nome e una caratteristica peculiare.

Il comparto audio non fa urlare al miracolo, ma si mette in mostra con momenti ispirati, che stimolano il proseguo dell’avventura, e in certi casi scandiscono il tempo delle azioni da eseguire.

Pixel Art Witcheye
Una pixel art ispirata.

Il gioco di Moon Kid e Devolver Digital si distingue da qualsiasi altro rompicapo a piattaforme grazie a un gameplay tanto semplice da capire quanto complesso da mettere in pratica. Il nostro alter ego si muoverà sullo schermo sotto forma di occhio, witcheye per l’appunto. L’occhio della strega può essere mosso in qualsiasi direzione, compreso rimbalzare sulle pareti, e continuerà per inerzia fino a quando non si premerà il pulsante A del nostro Nintendo Switch. Questa scelta implica che sarà molto importante sapere quando continuare in una direzione, quando cambiarla o quando semplicemente fermarsi.

I nemici sapranno metterci in difficoltà, ma la vera sfida è contro noi stessi, perché sarà necessaria un po’ di pratica prima di prendere familiarità con un sistema di comandi che su Nintendo Switch può essere duplice: touchscreen, come per le versioni mobile, oppure via joystick. Come avrete già intuito, non vi è nessuno motivo per usa il touchscreen, eccessivamente scomodo sia per precisione che per la mancanza di visione data dal vostro dito su un gioco estremamente dinamico.

Combattimenti Witcheye
Alcune sfide sono obbligatorie.

Level design da rivedere

Ogni livello consente di collezionare quattro gemme, tre verdi e una blu. Per farlo, bisogna abbatte i nemici più impegnativi e cercare bene all’interno dello scenario. Però, nel caso non siate interessati al collezionismo, Witcheye risulta troppo semplice per circa tre quarti dell’avventura. Infatti, il level design ha un’importante lacuna nella costruzione che permette, a chi vuole darsi una mossa, di bypassare la maggior parte dei nemici e giungere fino alla fine. Per questo motivo, in quanto obbligatorie, le boss fight sono le sfide più interessanti del gioco.

I boss di Witcheye permettono ai veri videogiocatori di poter notare diverse citazioni sia nelle sembianze che nella sfida che offrono. Non fornirò ulteriori dettagli in merito, ma se avete giocato Super Metroid, troverete enormi somiglianze con un boss in particolare, che ha fatto parecchio penare Samus Aran. In Witcheye, i boss sono decisamente meno impegnativi del gioco Nintendo, ma sapranno darvi una vera sfida che bilancerà il livello di difficoltà.

Boss fight Witcheye
I boss sono divertenti

Il titolo è disponibile inizialmente solo a difficoltà normale, mentre la modalità difficile sarà sbloccata dopo aver terminato il gioco una prima volta, insieme alla modalità timer.

One long run

Witcheye è un gioco leggero in tutti i suoi aspetti e rispecchia l’old style anche per la longevità. Il titolo si può terminare in meno di quattro ore, ma è estremamente rigiocabile. Non può essere considerato un difetto se consideriamo che Witcheye si rifà agli anni ’80, dove i videogiochi si potevano terminare in un’unica lunga run. Inoltre, la scarsa lunghezza del gioco è giustificata dal prezzo. Infatti, Witcheye è disponibile sul Nintendo eShop alla modifica cifra di quattro euro.

Livello Witcheye

Il titolo di Devolver Digital è uno di quei giochi di cui mi auguro un seguito con un budget più ampio, sperando di poter vedere un level design più solido e magari nuove feature di progressione e abilità.

Nel frattempo, mi sento di consigliarvi Witcheye, perché dimostra che una semplice idea nel gameplay, unita a un’indubbia qualità artistica, permette di creare un videogame capace di divertire e far passare qualche ora di sfida in un momento storico dell’industria in cui i giochi sono troppo spesso rimasterizzati piuttosto che usati come fonte di ispirazione.

Modus Operandi

Ho terminato Witcheye in quasi quattro ore grazie a un codice per Nintendo Switch gentilmente fornito dal publisher.

Categorie
Editoriali

Super Mario non è mai stato solo un platform

L’idea che si ha di Super Mario è strettamente legata alla serie platform iniziata nel 1985 con Super Mario Bros. Dati alla mano, possiamo dire che questa visione è errata da almeno 30 anni. Super Mario conta solo 19 platform originali contro un centinaio di titoli con un genere completamente diverso dalle piattaforme.

Gli inizi

Il personaggio nasce nel 1981, quando Nintendo, in difficoltà, porta sul mercato un gioco arcade che salverà la compagnia, Donkey Kong. Il titolo si basa su un “jumpman”, che deve salvare la principessa dal King Kong di Nintendo. Il gioco sarà un successo e l’eroe prenderà il nome di Mario.

Dal 1985, il jumpman si mette in proprio e nasce il grande platform game Super Mario Bros. Da quell’anno, Super Mario sarà ricordato come il re dei giochi platform per l’enorme qualità dei suoi titoli principali, ma oggi il franchise Mario vive soprattutto di altro.

I titoli principali

Nintendo afferma che i titoli principali, tutti platform 2D o 3D, della serie Mario sono 19:

  • Super Mario Bros. – 1985
  • Super Mario Bros. 2 – 1988
  • Super Mario Land – 1989
  • Super Mario Bros. 3 – 1990
  • Super Mario World – 1991
  • Super Mario Land 2: 6 Golden Coins – 1992
  • Super Mario 64 – 1996
  • Super Mario Sunshine – 2002
  • New Super Mario Bros. – 2006
  • Super Mario Galaxy – 2007
  • New Super Mario Bros. Wii – 2009
  • Super Mario Galaxy 2 – 2010
  • Super Mario 3D Land – 2011
  • New Super Mario Bros. 2 – 2012
  • New Super Mario Bros. U – 2012
  • Super Mario 3D World – 2013
  • Super Mario Maker – 2015
  • Super Mario Run – 2016
  • Super Mario Odyssey – 2017

Tutti questi giochi, incluso il titolo mobile Super Mario Run e l’ibrido Super Mario Maker, sono dei giochi a piattaforme. Questa visione della storia di Mario non rende giustizia alla moltitudine di titoli in cui è comparso l’idraulico italiano. Infatti, la maggior continuità della serie principale si ha tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90. Successivamente, la saga principale di Super Mario è stata narrata prendendosi più tempo tra un titolo e un altro.

Ovviamente, oggi serve maggior tempo per creare un titolo di altissima qualità, come lo sono i Mario attuali e Nintendo ha moltissime IP diverse da coltivare. Però, Super Mario è da 30 anni che compare in moltissimi titoli che portano il suo nome.

Gli altri

I giochi che presentano il nome Mario sono 161. I platform game 2D e 3D sono in totale 47. Solo il 30% dei titoli che portano il nome di Mario sono dei giochi a piattaforme.

Infografica numero di giochi di Super Mario per genere.
Infografica numero di giochi di Super Mario per genere.

In particolare, la distribuzione annua dei titoli platform di Super Mario ci fa capire come il franchise sia nato negli anni ’80 come genere 2D a scorrimento laterale, per poi trasformarsi nel primo vero brand videoludico della storia, abbracciando differenti generi. Esattamente come sta tentando di fare il franchise Pokémon nei nostri giorni.

Infografica generi Super Mario per decade.
Infografica generi Super Mario per decade.

I principali generi che hanno il faccione di Mario in copertina sono una decina. Tra questi, i più importanti in termini di quantità sono, in ordine: gli sportivi, i puzzle game, i party game, i giochi di corsa, che fanno categoria a parte, e gli RPG.

I videogiochi dedicati allo sport sono una categoria molto ampia e contengono titoli come Mario Golf, Mario Tennis, il dimenticato Mario Strikers, ma anche la più generica serie Mario Sports e gli olimpionici di Mario & Sonic.

I puzzle game sono stati tra i primi esperimenti del franchise. Facili da realizzare, trovano la sua forma perfetta in Dr. Mario, mentre la categoria party si accosta alla serie Mario Party. Allo stesso modo, i giochi di corsa del brand sono accostati alla serie Mario Kart.

Infografica genere Super Mario
Infografica genere Super Mario

La questione è più delicata quando si parla di gioco di ruolo. Inizialmente arrivò l’amatissimo Super Mario RPG, ma il genere si divise in due serie, Mario & Luigi e Paper Mario. I più puristi dissentiranno su dove collocare i vari capitoli di Paper Mario, dato che l’appena arrivato Paper Mario: The Origami King presenta delle meccaniche che si allontano abbastanza dal genere, come già fatto da alcuni suoi predecessori.

Conclusione

Sul franchise Super Mario si potrebbe parlare per giorni e probabilmente servirebbero vari esperti di storia della comunicazione per poter comprendere l’immensità di un personaggio che spazia in qualsiasi media e gadget. Al giorno d’oggi, è quasi riduttivo parlare dell’idraulico italiano come un personaggio videoludico. Lui, e tutti i suoi carismatici compagni di avventura, sono ormai parte integrante della società pop e la sua notorietà va ben oltre i soli videogame.

I dati però sono chiari. Super Mario è nato negli anni ’80 come un gioco a piattaforme 2D, ma negli anni ’90 la strategia Nintendo ha collocato l’idraulico italiano in moltissimi altri generi, tanto da allontanarsi, per quantità, dal platform . Il trend è stato mantenuto inalterato per tutti i decenni successivi e dato che il primo gioco del 2020 è Paper Mario: The Origami King, possiamo immaginare che sarà così anche nell’immediato futuro.

Categorie
Editoriali

Nintendo Switch è necessaria ma non sufficiente

Limitandoci al solo settore videoludico, il 2020 sarà ricordato come l’anno di transizione verso la nuova generazione di console. In un momento di profonda incertezza sulle qualità di Xbox Series X e PlayStation 5, l’unica conferma sembra arrivare da Nintendo Switch, una console necessaria da avere, ma non sufficiente per conoscere l’intero panorama videoludico di questi anni.

Fino al Nintendo Wii U, i meme si concentravano su una console war a tre con i PC gamer che guardavano divertiti la scena. Nintendo Switch ha sovvertito le regole e oggi su reddit potete trovare soprattutto vignette in cui la console di Kyoto se la ride mentre Microsoft e Sony lottano per la loro visione di gaming, ormai non troppo diversa da quella PC.

Il 2020 è di Nintendo Switch

In un periodo di emergenza sanitaria, Nintendo Switch ha fornito al mondo un anti-stress quasi assuefativo come Animal Crossing: New Horizons e si è impone come console di riferimento di quest’anno, anche al di fuori degli appassionati di videogiochi. La console nipponica è oggi un evento mediatico e la sua diversità gli permette di continuare sui suoi binari, senza bisogno di evolversi durante il prossimo anno. In altre parole, Nintendo Switch è un successo di questa generazione e lo sarà anche per la prossima.

Per questo motivo, penso che sia fondamentale per tutti gli amanti dei videogiochi possedere la console giapponese per conoscere l’intero panorama videoludico. Personalmente, non gioco in mobilità. Al massimo, posso decidere di cambiare stanza, ma posseggo un Nintendo Switch, perché ritengo che chiunque abbia passione per i videogame, debba assolutamente aver giocato a dei titoli che saranno ricordati per anni come punti da raggiungere.

Una console necessaria

Se siete degli amanti dei picchiaduro, troverete in Dragon Ball FighterZ e Street Fighter V tante ore di divertimento, ma non potrete non aver provato Super Smash Bros. Ultimate, il miglior gioco della serie.

Se preferite i platformer, Ratchet & Clank per PlayStation 5 vi starà probabilmente stuzzicando, così come l’annuncio di Crash Bandicoot 4: It’s About Time. Però, entrambi si dovranno scontrare con una certezza che ha definito gli standard odierni, Super Mario Odyssey.

Le uniche alternative ad Animal Crossing: New Horizons, per chi non ha la console Nintendo sono Stardew Valley e Harvest Moon, ma il successo dell’opera del Team 5 è stata così ampia che ha trasformato quei due ottimi prodotti in surrogati.

Ovviamente, non dimentico quello che per me è il re indiscusso dell’attuale generazione: The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Ci sono della alternative a questo gioco in termini di gameplay e ne parleremo dopo, ma non esiste un altro The Legend of Zelda ed è un’esclusiva Nintendo che tutti, veramente tutti, dovrebbero aver giocato almeno una volta nella vita.

Zelda: Breath Of The Wild

Quelli che ho elencato sono i punti fondamentali della generazione odierna, che chiunque deve aver provato per poter capire se i giochi che usciranno domani sono veramente innovativi. Però, nel mio gusto personale c’è molto di più. Per capire l’evoluzione dei JRPG, è necessario aver conosciuto la serie Xenoblade Chronicles mentre Fire Emblem: Three Houses è semplicemente il miglior gioco di una serie che è in realtà un genere a sé stante.

Se siete tra quelli che amano i videogiochi, ma se come molti player italiani, giocate solo su smarthphone e state cercando di capire su quale console orientarvi, non posso che dirvi che Natale è troppo lontano e Nintendo Switch va giocata subito.

Se invece possedete un PC da gaming, una PlayStation 4 o una Microsoft Xbox One, allora Nintendo Switch vi completerà come videogiocatori per tutti i motivi elencati sopra.

Una console non sufficiente

Nonostante le parole d’amore che ho speso per la console di Kyoto, Nintendo Switch non è sufficiente per coprire l’intero mondo dei videogiochi. In altre parole, bisogna assolutamente averla, ma bisogna possedere anche un’altra console o un pc da gaming.

Tutti i titoli che vi ho elencato sono necessari per formare un videogiocatore, ma non sono sufficienti a completarlo. Nintendo ha fatto un ottimo lavoro per portare tante terze parti nel catalogo della sua console, ma non basta.

Infatti, da un lato ci sono porting che non sono all’altezza, come nel recente caso di The Outer Worlds o nel limitato The Witcher 3: Wild Hunt. Mentre dall’altro lato, ci sono videogiochi che sono esclusive di altre console, o semplicemente non potranno mai girare su Nintendo Switch.

I nomi sono tanti, ma alcuni bisogna obbligatoriamente citarli. The Last of Us II è un capolavoro acclamato. Se The Legend of Zelda: Breath of the Wild si gioca il titolo di miglior titolo degli ultimi dieci anni, un suo concorrente può essere un altro caposaldo dell’open world come Red Dead Redemption 2.

Se parliamo di remake invece ci sono dei giochi che hanno fatto la storia due volte. Prima con la versione originale e oggi con il proprio remake. Parlo ovviamente di Final Fantasy VII Remake e Resident Evil 2 Remake.

A titolo personale penso che Monster Hunter: World è un gioco che tenta molti fan Nintendo e personalmente ho grandi aspettative nei confronti di Cyberpunk 2077 e Baldur’s Gate III. In questo caso, il cloud gaming potrebbe colmare molte lacune. Purtroppo, la rimozione di Monster Hunter: World da Geforce NOW mi ha dato poche certezze per il futuro.

Conclusione

Questo articolo vuole essere la versione soft di un manifesto contro la console war. Che voi siate dei PC gamer, dei sonari oppure degli xboxari, dovete assolutamente avere un Nintendo Switch. D’altro canto, il Nintendo Switch non può essere la vostra unica console, perché non permette di avere una visione globale del mondo dei videogiochi.

Il 2020 è l’anno di transizione perfetto per colmare importanti lacune videoludiche. L’emergenza coronavirus ha rallentato anche l’industria dei videogiochi, ma questo momento negativo può essere sfruttato per recuperare dei pezzi che diventeranno storia. Prendetevi del tempo per capire cosa vi manca per completarvi come giocatori e sfruttate a pieno questi mesi prima delle feste natalizie, perché il 2021 ci porterà così tante novità che sarà difficile voltarsi indietro, finendo per non poter mai più mettere mani su capolavori che ci permetterebbero di capir meglio quello che sta per arrivare.

Categorie
Editoriali

Xenoblade Chronicles 2, consigli per chi lo ha abbandonato

C’è una regola non scritta, ma troppo spesso applicata, per cui sono necessarie sette ore per recensire un videogame. Avete mai letto recensioni, anche di grande testate, in cui si parlava di criticità in un videogame che venivano risolte proseguendo con il gioco? Probabilmente il recensore, per una questione di tempi stretti, si è limitato a descrivere quello che ha visto e non era l’intero gioco.

Se si riservasse lo stesso trattamento a Xenoblade Chronicles 2, il suo voto sarebbe tremendamente basso, perché le prime ore possono essere provanti per molti giocatori, me incluso.

Probabilmente, la scelta più onesta sarebbe fare due recensioni di Xenoblade Chronicles 2. Infatti, le prime 15 ore di gioco sono un enorme tutorial che dovrebbe essere considerato come una preparazione al titolo vero e proprio.

Passata la tempesta, posso raccontarvi la mia esperienza per convincervi a non abbandonare il gioco troppo presto. Infatti, superati alcuni punti, il gioco prenderà un altro ritmo e sarà molto più piacevole camminare sopra la schiena dei titani. Sono onesto, sarebbe un vero peccato non aver vissuto questa profonda avventura, quindi vi aiuterò per quanto mi è possibile a tornare su Xenoblade Chronicles 2.

Open World

Molti dei migliori titoli degli ultimi anni sono degli Open World. Da Zelda: Breath of The Wild, passando per The Witcher 3 fino a Red Dead Redemption 2, il mondo aperto è stata la base di molti capolavori moderni.

Però, la parola mondo aperto suona a volte un po’ ipocrita. Si parla spesso di grande libertà, ma non sono pochi i casi di Open World contenenti dei subdoli vincoli, che ci costringono a seguire comunque una linea ben precisa.

Per esempio, in Zelda: Breath Of The Wild si parte da una regione molto limitata per poi allargarsi totalmente quando si dispone della paravela. Una scelta assennata, perché Nintendo ci guida fino a quando non prendiamo confidenza con il sistema di gioco.

In Xenoblade Chronicles 2, sognatevelo!

Nelle prime ore di gioco mi sono ritrovato in un mondo in cui i livello 5 sono al fianco dei mostri livello 35 e mentre ragionavo sul perché, venivo massacrato da un mostro volante, che mi planava addosso con tutti i suoi 15 livelli in più. La prima cosa che ho imparato, e che vi consiglio caldamente, è muovere la telecamera anche per guardare in alto, perché l’aggro dei mostri può essere realmente difficile da interpretare e trovarsi nelle fauci del nemico è estremamente facile.

Gestione dell’aggro

Il mondo aperto di Xenoblade Chronicles 2 si fonda sul concetto di realismo. È logico vedere un cucciolo di Riik al fianco della sua controparte adulta, ma può essere molto frustrante lanciare un sassolino al piccolo Riik per ritrovarsi poco dopo addosso tutti i familiari, anche quelli più distanti.

Il sistema di gestione dell’aggressività dei nemici mi è costata la vita molte volte all’inizio del gioco e la morte può sopraggiungere anche se si è particolarmente accorti. Infatti, i nemici sono sempre in movimento, causando non poco mal di testa anche a chi si sforza di evitarli.

I miei consigli sono due: tenere bene le distanze dai mostri più aggressivi, che attaccano a vista, e soprattutto prendere in considerazione l’elevata possibilità di essere attaccati anche da altri mostri della stessa specie presenti nell’area, anche se distanti.

Questi accorgimenti potrebbero costringervi a superare una zona semplicemente correndo più velocemente possibile. Non abbiate vergogna nel farlo, è una scelta assolutamente sensata e realistica.

Dialoghi

Ho scelto di giocare un JRPG e so che il numero di parole che dovrò leggere sarà molto alto. Però a differenza di altri giochi di ruolo, in Xenoblade Chronicles 2, sono pochi i dialoghi che possono essere sottovalutati. Infatti, il diario delle quest è molto scarno e le frecce che indicano la zona in cui andare, non sono sempre di aiuto.

Per questo motivo, sarà fondamentale fare attenzione a quel che si legge per poter proseguire in determinate quest. Inoltre, gli sviluppatori hanno concesso l’attivazione di una sola missione alla volta, cosa che rende fastidioso completare le missioni secondarie.

Ho parlato con altri giocatori di Xenoblade Chronicles 2 e una buona parte di loro mi ha rivelato di aver completato pochissime missioni secondarie. I motivi sono lampanti sin dalle prime ore di gioco.

La prima motivazione è il poter attivare al massimo una singola quest alla volta, rendendo molto snervante dover andare sul menù e attivare ogni volta la missione.

La seconda motivazione risiede nuovamente nel mondo aperto. In Xenoblade Chronicles 2 non ho ancora avuto il problema di essere sotto-livellato per la main quest. Di conseguenza, non sembra esserci un gran motivo per fare le missioni secondarie. Allo stesso tempo, l’open world non aiuta chi vuole andare in giro per la mappa.

Il mio consiglio è di seguire solamente la missione principale per almeno le prime 15 ore e tornare appositamente per le side quest in un secondo momento.

Troppe informazioni

La quantità di testo da leggere non colpisce solo le missioni, ma anche i tutorial. Il loro pregio è che sono abbastanza chiari, ma le meccaniche hanno una certa complessità. È assolutamente normale dimenticarsi la sequenza di status Fiaccamento > Atterramento > Lancio > Schianto, tanto che all’inizio ho dovuto giocare con lo smartphone al fianco fino a quando la sequenza non mi si è impressa in mente.

Internet contiene tutte le meccaniche del gioco. Se non vi ricordate qualcosa, andate a cercarla, perché vi sarà molto utile dopo.

La solitudine

Considerate anche che molte combo non potrete usarle all’inizio, perché sarete da soli. Fate le vostre prove, ma rendetevi conto che a volte alcune cose non si potranno fare con il solo Rex in party.

Nel momento in cui vi troverete con il solo Rex in party, pensate alla sopravvivenza. A breve ritroverete i compagni squadra, quindi preoccupatevi solo di andare avanti con la missione principale, aspettando tempi migliori.

Come avrete capito, le prime ore di Xenoblade Chronicles 2 mettono alla prova il vostro spirito di sopravvivenza. Immergetevi nel gioco come se fosse un Survival Horror. Dovete solo sopravvivere, ci saranno momenti migliori per esaltarsi con combo e meccaniche extra.

Conclusione

Xenoblade Chronicles 2 ha una curva di apprendimento molto particolare. Siamo seguiti passo passo, ma ogni tanto ci lasciano da soli per fare le nostre esperienza e quando succede è assolutamente normale sentirsi spaesati.

Xenoblade Chronicles 2 è come un corso di informatica. Pensiamo di aver capito tutto leggendo libri e articoli teorici, ma quando ci mettiamo davanti allo schermo, non sappiamo nemmeno trovare il pulsante d’accensione del computer. Però, passato lo shock iniziale, Xenoblade Chronicles 2 è una storia coinvolgente, che non vi farà rimpiangere la scelta di essere andati avanti dopo le prime difficoltà.

Mi auguro che con questi piccoli consigli vi abbiano fatto venir voglia di dare una seconda possibilità a Xenoblade Chronicles 2, un capolavoro unico nel suo genere grazie a delle meccaniche complesse, che hanno sbalordito anche un fan del genere . Nel mio caso, ho cominciato a giocare i JRPG 22 anni fa, poi mi sono innamorato anche di quelli occidentali, a partire dal primo Baldur’s Gate. Non mi sbalordisce più nulla dei GDR, ma il capolavoro di Monolith Soft per Nintendo Switch c’è riuscito.

Xenoblade Chronicles 2 è una nicchia in una nicchia, ma se lo avete acquistato, vi meritate di scrollarvi di dosso la frustrazione e godervelo in tutta la sua straordinaria bellezza.

Categorie
Recensioni

Super Metroid è ancora divertente – Recensione


Recensione in un Tweet

Super Metroid è invecchiato bene. Il titolo Nintendo dimostra di essere ancora all’avanguardia in termini di level design. Una versione rimasterizzata che migliori alcuni comandi vetusti, potrebbe sfidare i metroidvania moderni. La difficoltà può essere un ostacolo, ma è un must da giocare almeno una volta nella vita.

8.5


Ho giocato Super Metroid nel 2020. Oltre che per il mio personale divertimento, ho rivissuto questa avventura per capire se il titolo ha resistito al tempo. Mi riferisco un po’ a tutto il gioco. Dalla grafica, all’audio, dal gameplay al game design e se può reggere il confronto con i metroidvania del momento. Con questa recensione nel 2020 di Super Metroid voglio spiegarvi perché il titolo è ancora divertente e perché dovreste giocarlo anche voi.

Un’anima diversa

Super Metroid esce nel 1994 per Super Nintendo. Si tratta di un platform 2D, un genere comune per il tempo, ma con un’anima totalmente diversa. Le caratteristiche principali del titolo sono due: problem solving e upgrade.

Il gioco per SNES è ambientato in un’unica mappa che esploreremo in modo non lineare. L’esperienza di gioco di molti di platform 2D è molto basilare: entro in una zona, vedo un enigma e rimango lì finché non lo risolvo. Poi posso passare alla prossima area. Ripeto e ripeto.


Super Metroid parte invece dall’idea che ci sono più percorsi all’interno di una zona e molto spesso alcuni di questi non sono attraversabili con l’equipaggiamento che si ha all’inizio. Da questo particolare punto prendono spunto i metroidvania moderni come SteamWorld Dig 2, Hollow Knight, Guacamelee, gli Ori e Dead Cells per citare solo i più noti.

Golden Statue in Super Metroid
La Golden Statue in Super Metroid

Già in Crateria, la prima area di gioco, ci ritroviamo di fronte a un’enorme statua d’oro, che sembra totalmente inutile, ma che sarà il punto nevralgico dell’end-game. Le statue sono parte integrante del titolo e molto presto imparerete ad amare le statue Chozo, almeno finché una di queste non tenterà di uccidervi. Esse contengono gli upgrade principali per l’armatura di Samus Aran e ci permetteranno di andare avanti con l’avventura.

The Beautiful Mind

La soddisfazione di un nuovo equipaggiamento non è spiegabile a parole. Immaginate di attraversare intere aree con piccoli cunicoli in cui non potete entrare e dopo qualche ora avere la possibilità di diventare una pallina che può cimentarsi in qualsiasi tunnel dalla grandezza di un quadrato. Il vostro cervello riceverà una sensazione simile a quanto visto in The Beautiful Mind.

La voglia di tornare indietro per capire cosa vi siete persi è alle stelle e mi sento ridicolo quanto vi dico che ho avuto la sensazione di sentirmi più intelligente delle media, perché avevo colto particolari che in realtà avevano già notato tutti prima di me. Un po’ come quando ti guardi attorno mentre guardi un film con gli amici perché hai capito una parte di trama non rivelata, ma ti calmano subito perché loro l’avevano compreso 15 minuti fa.

Statua Chozo in Super Metroid
Statua Chozo in Super Metroid

Se siete dei videogiocatori con una grande memoria, il gioco vi potrà dare solo soddisfazioni, ma se come me, non siete attenti a tutti i minimi particolari, probabilmente vi ritroverete in dei punti in cui non saprete cosa fare. Super Metroid è un titolo tanto divertente quanto difficile perché il problem solving è crudele. Infatti, a volte non è possibile andare avanti e dovrete aspettare il prossimo upgrade, come per esempio il wave beam che vi permetterà di avere una sorta di rampino per superare delle zone costruite ad hoc.

Altre volte, invece, il problema è solamente difficile, ma è complicato rendersene conto. Questo ci costringerà a fare un sacco di giri inutili per ritornare nuovamente in quella zona e capire che bastava tirare una bomba accanto un muro per aprire un varco, che ci spiana la strada per molte ore di gioco.

L’età che avanza

Ovviamente il gioco è difficile per sua natura. Siamo negli anni ’90 e i giochi sono tremendamente ardui. Ci sono quattro boss principali nel gioco, oltre ai vari mini-boss e sono veramente sfidanti.

Phantoon mi ha messo in vera difficoltà e sono dovuto morire un numero considerevole di volte prima di capire come saltare a tempo per evitare di farmi massacrare. Se lo guardi in un video sembra relativamente facile, ma proprio la sua naturalezza lo rende complicato. Pensi di dover scoprire chissà quale segreto, come avviene durante alcuni scontri, come per esempio con Draygon, e invece basta saltare al momento giusto. E oggi saltare in Super Metroid è tanto fondamentale quanto difficile.

Phantoon in Super Metroid
Phantoon in Super Metroid

Il gameplay è l’unica cosa che è parzialmente invecchiata in Super Metroid. In realtà sono due i problemi principali: i dorsali per mirare in diagonale e il sistema di salto in casi particolari come il wall jump o lo screw attack.

Oggi gli analogici ci permettono di mirare in diagonale, mentre il titolo per Super Nintendo usava i tasti dorsali L/R per permettere questo movimento fondamentale con alcuni nemici, come il boss finale, Mother Brain.

Nonostante sia vero che arrivati a quel punto si prenda padronanza del movimento, durante tutto il gioco ho avuto difficoltà a mirare in diagonale. Non potete nemmeno immaginare il numero di parole fuori luogo che ho tirato quando sbagliavo a usare il rampino, con conseguente caduta e necessità di rifare tutto un pezzo da capo, mentre il gioco che se la ride perché sa di essere severo, ma ritiene che me lo meriti.

Salti malefici

Il wall jump è malefico. Sembra facile, ma può essere eseguito solamente rilasciando il tasto del salto quando si cambia direzione. Una scelta tecnica completamente differente rispetto a quanto avviene già da molto tempo nei videogiochi. Di conseguenza, è impossibile da maneggiare se non si prova e sbaglia decine e decine di volte.

Screw Attack in Super Metroid
Lo Screw Attack in mano a una statua Chozo in Super Metroid

Quando ho ricevuto l’ultimo upgrade, lo Screw Attack, ero contentissimo di poter diventare una palla di elettricità che potesse distruggere qualsiasi cosa in aria. L’idea di rimanere sospeso e superare tutte le zona platform difficili mi facevano sentire un Dio, ma poi la triste verità. Ho dovuto consumare tutta la pelle del mio pollice per riuscire a capire come superare le zone verticali con lo screw attack, perché l’analogico non lavora bene in questa situazione e il D-Pad mi ha fatto tornare in mente tutti i dolori fisici provati con il Super Nintendo e la PlayStation.

Le perle

Parliamoci chiaro, Super Metroid è ancora divertente e ha mantenuto intatto il suo fascino. La grafica è ancora bella. L’armatura di Samus ha dei colori sgargianti che vanno in contrasto con un’ambientazione che passa dal selvaggio allo sci-fi con una naturalezza incredibile.

Se non ci sono testi in Super Metroid è perché grafica e audio li rendono poco importanti. Le colonne sonore di Kenji Yamamoto sono ancora oggi delle perle, quindi ricordatevi di tenere l’audio a palla quando giocate questo titolo.

Metroidvania

Ci saranno altri momenti per approfondirlo, ma Super Metroid non è un metroidvania. La serie Metroid è sui generis e giocarlo è assolutamente obbligatorio se volete capire come si è evoluto il platform 2D negli anni.

L’esperienza di gioco dei metroidvania odierni è totalmente diversa da quella del titolo per Super Nintendo. Super Metroid è ancora divertente, ma per poterlo capire dovete assolutamente provarlo, perché la sua profondità non sempre rende bene in un video su YouTube. In definitiva, il mio consiglio è di giocare Super Metroid, perché è un’esperienza che nessun altro videogame può darvi.

Categorie
Editoriali

Nintendo Direct potrebbe arrivare a breve

Nintendo ha pubblicato con estrema sorpresa proprio ieri il suo attesissimo Nintendo Direct Mini. Nonostante ci fossero diversi leak che parlavano di un Nintendo Direct, non è stato fatto nessun annuncio ufficiale anticipato e tutti avevamo perso le speranze.

Però, all’improvviso, è spuntato nella sua forma Mini. La desinenza finale sta nella durata del video che è la metà rispetto alla sua forma classica.

2K annuncia i suoi migliori titoli di punta per Nintendo Switch

Perché Mini?

Ci sono stati diversi titoli annunciati, anche di grande impatto per essere delle terze parti. Non si tratta di nulla realmente nuovo e che non era già stato discusso prima ufficialmente.

Personalmente mi fa piacere avere la possibilità di giocare in portabilità XCOM 2, finire la saga di Bioshock e provare Borderland, ma mi aspettavo di più. Anche Xenoblade Chronicles e Bravely Default II sono titoli estremamente interessanti, ma ancora non mi basta.

Mi aspettavo qualche news su Zelda: Breath of The Wild 2 o qualche altra IP Nintendo che potesse farci gridare al miracolo, ma non è arrivata. Però possiamo stare tranquilli, perché i dati sono a nostro favore.

I dati

Sono andato a spulciare all’interno degli archivi Nintendo alla ricerca dei Nintendo Direct Mini, perché mi suona molto strano, che in un periodo in cui la community stia letteralmente impazzendo per gli annunci digitali della Nintendo, la casa di Kyoto decida per una versione dimezzata.

Il primo Nintendo Direct è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 e l’ultimo è stato il numero 63 considerando anche gli speciali per singolo videogame e quelli dell’E3. Solamente 5 di questi sono stati dei Nintendo Direct Mini, ma è sempre stato seguito da un Nintendo Direct di un’ora con una frequenza media di 30 giorni.

In altre parole, ci sono alte possibilità che entro la fine di Aprile ci sarà un altro Nintendo Direct, che ci darà dettagli sulle IP Nintendo che tanto vogliamo.

Data Tipologia Differenza in giorni
27/11/2012 Mini 8
05/12/2012 Classico
13/03/2013 Mini 35
17/04/2013 Classico
18/07/2013 Mini 20
07/08/2013 Classico
11/01/2018 Mini 56
08/03/2018 Classico
Media 29,75

Personalmente mi auguro che si cominci a parlare di Zelda: Breath of The Wild 2, perché il titolo è stato annunciato durante lo scorso E3.

Allo stesso modo, mi auguro che ci sia detto di più in merito a Metroid Prime 4, anche se è stato rinviato. Nel frattempo potremmo almeno consolarci con la trilogia di Metroid Prime, se fosse annunciata entro l’anno.

E voi, quali titoli vorresti vedere quest’anno su Switch?

Categorie
Editoriali

Nintendo Switch, il dramma di averlo comprato in ritardo

Le vicende di questo articolo si basano su una storia vera, la mia. Sono un fiero possessore di Nintendo Switch, che è purtroppo arrivata in casa in ritardo. Solamente nel 2019. Purtroppo, queste mancanza di puntualità non mi ha permesso ancora di giocare alcuni dei maggiori titoli della console, poiché mi è ancora estremamente complesso recuperarli a causa del mio essere un lavoratore.

A questo, bisogna aggiungere che c’è una profonda differenza tra le ultimissime generazioni Nintendo e l’attuale, che rendono tutto più complicato. I motivi sono due: il ritorno ai videogiochi difficili e l’enorme quantità di titoli presenti su Nintendo Switch, che rendono l’acquisto di una Switch oggi un vero e proprio dramma.

Videogiochi difficili

Sappiamo che essere un gamer può essere estremamente impegnativo. Ci sono videogame che ci mettono a dura prova e che rischiamo di abbandonare per il senso di frustrazione che ci provocano. Questo sistema è stato ampiamente usato agli albori dell’industria e in moltissimi casi negli anni ’90. Infatti, come insegna Super Metroid, per motivi tecnologici, si rendeva volutamente difficile determinati titoli costringendo i videogiocatori a dover ripetere la stessa sequenza diverse volte, prima di riuscire ad arrivare alla fine.

super-metroid-ilvideogiocatore

Le ultime generazioni, invece, hanno goduto di videogiochi più semplici da portare a termine, anche perché la mole di titoli è stata incredibilmente più ampia, così da bilanciare i due fattori. Ovviamente per la mia felicità, quest’ultima generazione fa eccezione.

Siamo nell’era del Postmodernismo nei videogiochi, in cui i remaster e i titoli indie hanno un peso specifico importante. Entrambi queste tipologie di giochi fanno riferimento all’epoca degli anni ’90, dove spesso i videogame erano più complicati di oggi. Questo significa che abbiamo tanti giochi, ma molti sono videogame degli anni ’90, difficili e impegnativi.

Un’infinità di videogiochi lunghissimi

La Nintendo Switch conta attualmente 2190 titoli. Il Nintendo 64 ha nella sua lista un totale di 388 videogiochi, mentre il Nintendo Gamecube ha avuto un parco titoli di 657 titoli. Storia a parte fa l’altra casa giapponese, la Sony, in cui il numero di titoli è sempre stato elevato anche nelle precedente generazione.

Però, Nintendo si distingue per un’importante aggiunta che i competitor non hanno in una forma così decisa, le Intellectual Property, i giochi prodotti dalla stessa Nintendo, che hanno fatto la storia videoludica di questo pianeta.

Le IP Nintendo da giocare assolutamente sono aumentate nel tempo, perché è migliorata la qualità di alcune di quelle saghe considerate minori. Basti pensare a Fire Emblem: Three Houses che è diventato un titolo di punta dell’azienda.

Inoltre, i titoli made-in Nintendo hanno una longevità non trascurabile, tanto da rendere il contesto della grande N molto più denso. Di conseguenza, per un fan Nintendo, la generazione attuale è molto impegnativa, perché potrebbe costringere molti giocatori a dove lasciare alcuni titoli indietro.

A queste difficoltà, bisogna aggiungere una precisa politica aziendale, che ha deciso di aprire alle terze parti. Se a questo uniamo l’esplosione del mercato indie, estremamente pieno di ottimi titoli, se non capolavori, allora otteniamo un mix esplosivo che ha fatto la fortuna del Nintendo Switch e la sfortuna di chi vuole giocare tutto, ma non ne ha il tempo.

Le IP Nintendo sono tantissime
Le IP Nintendo sono tantissime!

Il mio caso

Nel mio caso, il ritardo dell’acquisto del Nintendo Switch mi ha portato a non poter giocare a tanti titoli importanti che devo ancora recuperare come Luigi’s Mansion 3, Astral Chain o The Legend of Zelda: Link’s Awakening. Infatti, ho potuto giocare solamente pochi titoli a causa della loro importante longevità.

Se prima sarebbe stato fattibile giocare a Fire Emblem: Three Houses con calma, oggi bisogna scontrarsi con l’idea che dopo un mese arriva Astral Chain, subito dopo The Legend of Zelda: Link’s Awakening e poi Luigi’s Mansion 3.

zelda-recensioni-ilvideogiocatore

Oppure, mentre oggi stai ancora giocando a The Legend of Zelda: Breath Of the Wild, con la sua durata media di oltre 90 ore, sono già usciti Splatoon 2 e ARMS. Però vuoi provare Super Mario Odyssey e dopo poco è già arrivato Xenoblade Chronicles 2, che ti impegnerà quasi tanto tempo come Zelda.

E la cosa sconvolgente è che in tutti questi esempi, non sono stati nominati tutti i titoli indipendenti e remaster, che dovrebbero essere recuperati assolutamente. Tra tutti i metroidvania ,come Dead Cells e SteamWorld Dig 2 agli ottimi remaster come Devil May Cry 3.

La Soluzione

La mia soluzione è scegliere con largo anticipo i titoli che voglio giocare necessariamente e comprarli incondizionatamente. Magari acquistandoli in preorder, anche rischiando di aumentare il proprio backlog. A questo punto, devo solo giocarli, terminandoli la prima volta completando solamente la storia principale. Ormai molti videogiochi godono di una buona rigiocabilità, effettivamente difficile da praticare per chi ha poco tempo come me, ma comunque possibile.

Fire-Emblem-Three-Houses-Ilvideogiocatore

Ovviamente, a questa strategia bisogna unire una buona organizzazione in modo tale da riuscire a completare un videogame prima che il prossimo acquisto sia disponibile. In alcuni casi, i titoli che vorremmo giocare non avranno una longevità enorme come Fire Emblem: Three Houses o Xenoblade Chronicles 2 e magari, dopo un’unica run di Super Mario Odyssey, potremmo inserire altri titoli che richiedono meno tempo.

Conclusione

Il panorama Nintendo è cambiato totalmente. Adesso la grande N ha deciso di aprire a molte terze parti. Questa scelta, unita all’esplosione del mercato indie, porta il Nintendo Switch, solo ad oggi, ad avere circa il 50% di titoli in più rispetto alle generazioni precedenti.

In più, rispetto alla concorrenti la casa di Kyoto ha molte IP con un’alta longevità.

Bisogna dunque avere delle buone tecniche di gestione per poter giocare almeno tutti i titoli principali. Soprattutto se avete acquistato il Nintendo Switch in ritardo, come me.

Nello specifico, consiglio di preordinare i titoli che volete giocare assolutamente e portarli a termine prima che esca il successivo, lavorando sull’ottimizzazione dei tempi nei periodi più caldi, cioè la primavera e l’autunno.

Categorie
Società

Le insidie di Animal Crossing: New Horizons durante il Coronavirus

Marzo 2020 è il mese di Animal Crossing: New Horizons per Nintendo Switch. Il titolo della grande N sta ricevendo recensioni fantastiche da tutte le redazioni del mondo e si prepara a fare grandi incassi. Il life simulator nipponico è stato definito come il migliore della serie, o comunque ad altissimi livelli insieme a New Leaf per Nintendo 3DS.

Rispetto ai precedenti capitoli, Animal Crossing per Nintendo Switch si colloca in un momento nefasto per la società mondiale, quello del coronavirus.

Il coronavirus è attualmente un problema molto più serio nel Bel Paese e potrebbe cambiare, anche solo momentaneamente la percezione che abbiamo dei videogiochi, compreso Animal Crossing.

Animal Crossing: New Horizons

Il problema sociale

Bisogna premettere che nonostante gli italiani siano amanti delle console, i videogame non sono all’interno del tessuto sociale come in molte altre nazioni, soprattutto asiatiche. Di conseguenza, il gamer italiano è ancora oggi identificato come un casual gamer che ama i videogiochi tripla A, con amore incondizionato per i simulatori di calcio e gli sparatutto mainstream.

Tutta questa serie di fattori definisce una nazione di videogiocatori volenterosa nel voler colmare il vuoto sociale con i videogame, ma allo stesso tempo impreparata ad affrontare una nicchia ad alto rischio di dipendenza come i life simulator.

Durante la mia adolescenza, ho vissuto un’estate travagliata a causa di un trasferimento in un’altra città. Era l’era degli MMORPG e so quanto videogiochi come World of Warcraft possano causare dipendenza, soprattutto se le alternative sociali sono, anche solo momentaneamente, basse. Infatti, una volta entrato in una seconda vita virtuale, anche dopo che le cose si sono assestate, avevo un senso del dover che mi costringeva ad andare avanti, anche oltre il vero e puro divertimento. Così anche in stagioni come la primavera, anche se avevo nuovi amici, mi sono ritrovato a esser costretto a livellare il mio personaggio per non rimanere indietro con gli altri membri del party o raid.

World Of Warcraft: Classic

La patologia

La dipendenza patologia da videogiochi, sia online che offline, nonostante la nomenclatura ufficiale sia Internet Gaming, è una dipendenza comportamentale inserita nel DSM-5, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Nonostante gli psicologi parlino di videogame in generale, dobbiamo tener conto che le patologie si diffondono molto più velocemente in un ambiente alterato quale può essere quello della reclusione in casa a causa di una pandemia come il Covid-19.

Molti di noi, per scherzo o meno, scrivono sui social di questa permanenza a casa come una prigionia e sicuramente molti videogame online, come i già citati MMORPG, oppure videogiochi più in voga come Fortnite, possono essere fonte di distrazione.

A differenza degli altri, Animal Crossing è quella ventata di novità molto pericolosa per chi non sa gestirla. Per chi non lo conosce, il titolo Nintendo è pensato per essere giocato ogni giorno, anche poche ore, ma ogni giorno. I cambiamenti climatici e le ore sono scandite da quelle reali, una seconda vita a tutti gli effetti. E così a noi piace, in fondo.

Il problema reale nasce quando la seconda vita diventa l’unica. Anche non volendo, un videogiocatore non abituato all’esperienza potrebbe finire dentro il colorato mondo di Animal Crossing trovando un conforto sociale che rischia di protrarsi anche in estate, quando si spera che l’epidemia nazionale finirà.

Conclusione

Vi consiglio di acquistare Animal Crossing: New Horizons anche durante il coronavirus. Giocateci, divertitevi, ma non fate solo questo. Il problema è sempre la modalità d’uso, non il prodotto. Ricordatevi che a casa abbiamo tante passioni che possiamo coltivare. Tra le attività passive, oltre ai videogiochi, ci sono ad esempio i libri e film.

Per questo motivo la mia soluzione sta nella varietà delle attività. Videogiochi, serie tv, libri. Fatele tutte, un po’ alla volta, così da non abituare il vostro cervello a un unico stimolo e tenerlo attivo a nuove esperienza e stimoli, così che quando ci sarà la possibilità di poter uscire da casa e fare altre esperienze fuori dalle quattro mura di casa, ne sarete invogliati, perché la nostra psiche è reattiva a nuove attività.

Categorie
Editoriali

Fire Emblem: Three Houses dura troppo

Ho appena finito di giocare Fire Emblem: Three Houses in modalità Classic a livello di difficoltà Hard. Sono un veterano della serie, li ho giocati (quasi) tutti e ho sempre apprezzato l’abilità della serie di accendermi il cervello.

La sua difficoltà ha contribuito a rendere Fire Emblem la serie di nicchia per eccellenza. Molti giocatori che ho conosciuto, e non solo causal gamer, non avevano idea di cosa sia Fire Emblem fino a poco tempo fa. Quando gli spiegavo le meccaniche erano abbastanza felici di non averlo mai giocato.

Fire Emblem non è di certo un gioco immediato e giocarlo con le regole originali porta spesso a un Gamer Over causato da un calcolo non accurato di un singolo spostamento. Inoltre, chi si affeziona ai personaggi, può seriamente dispiacersi ed essere frustrato dall’essere costretto a ricaricare continuamente il gioco.

Personalmente, ho giocato tutta la serie Fire Emblem cercando di non ricaricare mai. Solitamente la mia tecnica consiste nel sovrascrivere sempre lo stesso salvataggio in modo da non avere la tentazione di tornare indietro, se qualcosa va storto.

Ritengo che la serie simuli bene la guerra, con le sue morti. Una morte di un caro compagno è un evento che può accadere in battaglia, bisogna accettarlo e subirne le conseguenze che rendono il gioco estremamente più sfidante.

Fire Emblem: Genealogy Of The Holy War
Fire Emblem: Genealogy Of The Holy War

Un gioco per tutti

Fire Emblem: Three Houses è riuscito a tirar fuori probabilmente la miglior versione del gioco. Lo strategico a quadrettoni è perfetto per lo stile di Nintendo Switch.

L’ultimo capitolo della saga è riuscito nell’impresa di non essere più un gioco di nicchia che sopravvive al tempo, ma una vera e propria IP Nintendo di punta. Del resto, i ragazzi di Intelligent System hanno fatto un ottimo lavoro e oggi ne stanno raccogliendo i meritati frutti.

I principali punti di forza di Fire Emblem: Three Houses sono due: accessibilità e rigiocabilità.

Fire Emblem Three Houses rende benissimo su Nintendo Switch

Il tentativo di rendere più accessibile la serie già nelle versioni per Nintendo 3DS, ha fatto storcere il naso a molti fan, ma ritengo la scelta fondamentale per la trasformazione di Fire Emblem.

Le meccaniche classiche, che sono comunque selezionabili all’inizio di Fire Emblem: Three Houses, rendono il titolo abbastanza complesso per i neofiti. La possibilità di non aver la morte permanente e di diminuire il grado di difficoltà all’occorrenza, permettono a tutti di portare a termine il gioco almeno la prima volta. Successivamente, e con la pratica, si può rigiocare il titolo in una modalità più sfidante.

Proprio la rigiocabilità è il punto fondamentale della versione per Nintendo Switch. Fire Emblem è sempre stato un titolo da singola enorme run in cui si porta a termine il gioco, ci si gode il finale e si incastona la custodia nella libreria. Intelligent System ha deciso di cambiare questa tendenza già con Fire Emblem: Fates, ma la perfezione è stata raggiunta con le tre linee narrative del titolo per Nintendo Switch.

Fire Emblem: Fates
Fire Emblem: Fates

Fire Emblem: Three Houses è un titolo eccelso, che sarà ricordato nella storia come il capitolo della saga che è riuscito a rendere la serie accessibile, ma comunque divertente.

Le scelte fatte hanno reso Fire Emblem: Three Houses il grande titolo che i fan si aspettavano. Personalmente sono d’accordo, ma credo che il gioco abbia un importante difetto, che non gli permette di annoverarsi tra i grandi di casa Nintendo.

L’eccesso di longevità

Fire Emblem Three Houses si divide in due parti. La prima è composta da dodici capitoli uguali per tutte le tre casate. La seconda parte varia da 18 a 22 capitoli.

Ho impiegato 43 ore per terminare i 22 capitoli di Fire Emblem: Three Houses nella mia prima run con i Leoni Blu. La media globale è di 47 ore e 30 minuti. Di conseguenza, per completare interamente il gioco con tutte e tre le casate ci vogliono circa 150 ore. Ovviamente, come ci insegnano i giochi di ruolo, un’elevata longevità non è negativa, ma la ripetitività può esserlo.

Per citare un nome noto a tutti, Zelda: Breath Of The Wild ha una longevità importantissima, ma il titolo non annoia mai. La profonda differenza tra i due videogame risiede proprio nella grande gioia nel perdersi tra i meandri di Hyrule e nella noia delle ultime dieci ore di Fire Emblem: Three Houses.

zelda-recensioni-ilvideogiocatore

A differenza di quello che si può pensare, c’è un enorme controsenso. La storyline di Fire Emblem è molto intrigante e tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Il motivo principale per cui ho deciso di portare a termine il gioco è proprio capire come sarebbe andata a finire.

La ripetitività

Nonostante l’ultimo capitolo di Fire Emblem non pecchi nella trama, il titolo si perde nella ripetitiva gestione dell’accademia e nelle battaglie inutilmente lunghe. Dopo aver preso il tè con qualsiasi essere vivente, aver regalato doni e fiori a mezzo mondo, aver pescato tutti i pesci possibili e aver coltivato qualsiasi sostanza legale e illegale, non avevo più voglia di vedere la schermata della casata.

L'accademia di Fire Emblem Three Houses

È molto divertente vedere il tuo personaggio crescere e potenziarsi con nuove classi, ma rifare sempre le stesse cose risulta eccessivamente meccanico. Anche i dialoghi diventano noiosi e sono arrivato a un punto in cui volevo solo portare a termine il gioco e riporlo in uno scaffale per un po’.

Per farlo però ho dovuto combattere battaglie lunghe anche 45 turni, come successo nel Capitoli 21, la penultima battaglia dei Leoni Blu, prima dello scontro finale.

Conclusione

L’eccesso di longevità di Fire Emblem: Three Houses non risiede nella storia. Non taglierei nessuna parte della trama, ma sicuramente assottiglierei la Parte II in modo da renderla più scorrevole e poter arrivare fino alla fine con la voglia di rigiocare il titolo subito.

Attualmente la mia copia di Fire Emblem: Three Houses sta in un scaffale in attesa che mi torni la voglia di rigiocarlo, ma la mia speranza iniziale era di trovare un titolo che mi faccia venir voglia di non smettere mai di giocarlo.