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Resident Evil Village uscirà il 7 maggio

Capcom ha rivelato molte novità sul nuovo Resident Evil Village durante lo Showcase di questa settimana. Il gioco uscirà il 7 maggio su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC e i possessori di PlayStation 5 possono mettere mani al gioco con una demo disponibile in esclusiva.

Inoltre, per celebrare il 25° anniversario del franchise, Capcom pubblicherà anche uno spin-off multiplayer: Resident Evil Re:Verse.

Comunicato Stampa

Durante il Resident Evil Showcase di oggi, Capcom ha svelato nuovi dettagli chiave riguardo il suo attesissimo titolo survival horror Resident Evil Village, l’ottavo capitolo del franchise di Resident Evil. Capcom ha confermato che Resident Evil Village sarà disponibile in tutto il mondo il 7 maggio 2021 per PlayStation 5, Xbox Series X|S e Steam, oltre che sulle piattaforme appena svelate, PlayStation 4 e Xbox One. Resident Evil Village sarà idoneo per l’aggiornamento da PlayStation 4 alla versione digitale per PlayStation 5 e supporterà Smart Delivery per Xbox Series X|S e console Xbox One. Sono stati rivelati anche nuovi dettagli attraverso il primo video di gameplay esteso, oltre all’annuncio del gioco multiplayer Resident Evil Re:Verse che celebrerà il 25° anniversario del franchise. Da oggi sono aperti i pre-order e coloro che possiedono una console PlayStation 5 potranno assistere ad un’anteprima del bellissimo e misterioso Castle Dimitrescu di Resident Evil Village grazie alla demo stand-alone Maiden.

In Resident Evil Village prosegue la storia di Ethan Winters, che ha avuto inizio in Resident Evil™ 7 biohazard. L’ultimo capitolo combina un’azione mozzafiato con un gameplay survival horror esclusivo, sinonimo della serie Resident Evil. Nel primo video esteso di gameplay di oggi, il team di sviluppo ha rivelato diversi nuovi dettagli tra cui alcune funzionalità che richiamano gli elementi preferiti dai fan dei precedenti giochi di Resident Evil. Il protagonista Ethan, sarà ora in grado di acquistare e vendere oggetti, acquistare ricette per la creazione e personalizzare delle armi con un mercante soprannominato “The Duke”. Utilizzando i materiali trovati durante il gioco, sarà in grado di creare materiali di consumo inestimabili, necessari per sopravvivere ai terrori del villaggio. L’utilizzo di queste provviste comporterà anche una pianificazione più strategica, con un sistema di inventario rivisto basato sulla gestione dello spazio che sarà familiare ai fan della serie.

Il cast variegato di nemici apparsi durante il programma digitale di oggi rappresenta solo una piccola parte di quelli che troveremo in Resident Evil Village. Ethan affronterà molte minacce tra cui le velocissime creature che lo perseguitano senza sosta e le misteriose figlie di Lady Dimitrescu che possono trasformarsi in sciami di insetti. La schiera disparata di avversari del gioco avrà i propri attacchi distintivi, quindi i giocatori dovranno adattare le loro strategie con decisioni rapide in modo da capire quando attaccare, proteggere o fuggire per sopravvivere. Ethan ha una nuova mossa nel suo arsenale per creare maggiore distanza dai nemici e guadagnare tempo prezioso per decidere la sua prossima mossa.

A partire da oggi, i possessori di PlayStation 5 possono assistere a un’anteprima esclusiva dell’area del castello di Resident Evil Village tramite la demo Maiden. Questa esperienza stand-alone è autonoma, ma mette in mostra le straordinarie immagini e l’audio 3D che ti attendono nel gioco principale. Nei panni della Maiden, i giocatori dovranno fare affidamento esclusivamente sul proprio ingegno per fuggire in questa demo piena di tensione, poiché non avranno modo di combattere o difendersi. Una nuova e diversa demo per tutte le piattaforme sarà disponibile entro la fine della primavera.

Per celebrare il 25° anniversario del franchise di Resident Evil, che prenderà il via a marzo 2021, Capcom ha annunciato che Resident Evil Village includerà l’accesso a un’esperienza multiplayer gratuita intitolata Resident Evil Re:Verse in arrivo su PlayStation 4, Xbox One e PC. I giocatori PlayStation 5 e Xbox Series X|S possono accedere al gioco grazie alla retrocompatibilità. Questo bonus di ringraziamento per i fan presenta straordinarie immagini in stile fumetto e mette i famosi personaggi di Resident Evil l’uno contro l’altro in battaglie deathmatch da quattro a sei giocatori in luoghi iconici di Resident Evil. I giocatori possono scegliere i personaggi preferiti dai fan da un elenco e ognuno di loro avrà proprie abilità uniche da padroneggiare. Quando i giocatori vengono sconfitti in combattimento, il loro personaggio si rigenera trasformandosi in un’arma biologica per mettere in atto la sua vendetta nei confronti dei suoi nemici. Ulteriori informazioni su Resident Evil Re:Verse saranno disponibili prossimamente.

I pre-order di Resident Evil Village sono aperti già da oggi e permettono di prenotare la Standard Edition in versione fisica e digitale, una Deluxe Edition digitale e una Collector’s Edition fisica (i pre-order di quest’ultima saranno disponibili prossimamente presso retailer selezionati). La Deluxe Edition digitale include il gioco base e il “Trauma Pack” digitale, che include contenuti di gioco aggiuntivi tra cui un’arma Samurai Edge, il filtro speciale “Found Footage” ispirato a Resident Evil 7 biohazard e opzioni di salvataggio tramite mangianastri, accesso immediato a un livello di difficoltà particolarmente impegnativo e altro ancora. La Collector’s Edition fisica, include i contenuti digitali della Deluxe Edition più una straordinaria statuetta di Chris Redfield, una custodia SteelBook, un artbook, una mappa in tessuto del villaggio e una stampa A4 che raffigura il key art del gioco.

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Editoriali

Il Postmodernismo fa rinascere i videogiochi

La modernità nei videogiochi è morta. Possiamo spiegare questo periodo storico dei videogiochi storpiando la famosa frase di Friedrich Nietzsche. Come ogni momento storico, ha avuto un suo inizio e avrà una sua fine, ma i remake, i remastered e gli indie permettono al postmodernismo di entrare nel mondo dei videogiochi e farli rinascere.

Postmodernismo nei videogiochi

Il termine postmodernismo nasce nel 1934 all’interno del saggio La condizione postmoderna: Rapporto sul sapere di Jean-François Lyotard e definisce la crisi e il superamento della modernità. Il postmodernismo è presente in tutte le forme d’arte e di conseguenza doveva arrivare anche nei videogiochi.

Gli anni duemila sono stati molto importanti per il movimento nelle opere d’arte più note nella società moderna, come film e musica. Registi come Quentin Tarantino e generi come l’horror sono bandiera del genere grazie al loro attingere ad opere precedenti. Lo stesso vale per la musica con la feroce critica della Retromania di Simon Reynolds.

Metal Gear Solid: The Twin Snakes per Nintendo Gamecube. Il postmodernismo nei videogiochi del 2000
Metal Gear Solid: The Twin Snakes per Nintendo Gamecube

I remastered non sono un’innovazione di questi anni. Con l’avvento del Game Boy, molti videogiochi per NES e Super Nintendo sono stati ricreati in formato portatile. Già dall’inizio 2000, si riscontrano titoli remastered per le console casalinghe, come Metal Gear Solid e i Resident Evil per Nintendo Gamecube.

Il periodo attuale è però molto diverso per due motivi. Il primo è la grande quantità di remake, che si differenziano dai soliti remastered. Il secondo, e forse più importante, è la nuova generazione di videogiocatori.

Remastered e Remake

I remastered sono videogiochi a cui è stata dato un comparto tecnico che possa reggere il peso del tempo senza snaturare il gioco. Solitamente si tratta di titoli che mantengono gli stessi pregi e difetti del titolo originario, con modifiche solo sul comparto tecnico. Di tanto in tanto, i giochi vengono migliorati anche con piccole feature sul gameplay. Un esempio è Resident Evil Remaster del 2002, con una configurazione migliorata dei controlli.

I remake sono dei titoli ex novo. Hanno un comparto tecnico completamente rinnovato così come il gameplay. Resident Evil 2 Remake, Resident Evil 3 Remake e Final Fantasy VII Remake sono sicuramente i titoli di punta di questa generazione.

Il loro scopo è far vivere ai nuovi videogiocatori un’esperienza unica, ma profondamente diversa, tanto da avere anche cambiamenti in termini di linea narrativa o addirittura finale come successo in Final Fantasy VII.

I motivi del postmodernismo nei videogiochi

Il motivo principale dell’ascesa del postmodernismo nei videogiochi è la nuova generazione di videogiocatori. In primis, si tratta di giocatori giovani che non hanno avuto modo di vedere i titoli originali.

Ho giocato Final Fantasy VII a otto anni e adesso ne ho ventinove. I nuovi videogiocatori di 14 anni non hanno fisicamente avuto la possibilità di provarlo e tentare di provarlo oggi potrebbe essere molto ostico.

Il secondo motivo è che i videogiochi di 15 anni fa erano molto più difficili, un po’ per la necessità di allungare giochi con storie relativamente brevi, un po’ per il sadismo degli sviluppatori che rivolgevano le proprie opere a un pubblico di nicchia.

Oggi invece i videogame sono per tutti, devono essere più semplici e devono attirare l’attenzione dei più giovani. Per questo motivo si fa leva sulla nostalgia dei più esperti per fare presa anche su di loro.

Ori and the will of the wisps. Il postmodernismo nei videogiochi indie
Ori and the will of the wisps, un indie meraviglioso

La nostalgia è un fattore predominante nel postmodernismo videoludico. Si parla dei videogiochi del passato come qualcosa di perfetto, ma è chiaramente l’effetto del tempo sulla mente. Di problemi di natura tecnica e narrativa ce ne sono a bizzeffe nella storia dei videogame. Però non sempre la nostalgia è un sentimento negativo.

Nel nostro caso, ci ha permesso di avere grandi remake dedicati a Resident Evil e Final Fantasy, ma anche l’affermazione di generi che hanno scosso l’industria con una vera e propria crisi dei videogiochi tripla A. Mi riferisco ai Metroidvania, che hanno permesso agli sviluppatori indipendenti di spezzare il legame per cui un grande gioco possa essere prodotto solo da una grande casa di sviluppo.

Conclusione

La consacrazione dei Metroidvania è il simbolo di quanto avvenuto negli ultimi anni. L’industria videoludica indipendente può competere con i grandi nomi dell’industria dei videogiochi, che negli ultimi anni hanno peccato con titoli tripla A mediocri. Ovviamente i grandi dell’industria non sono rimasti con le mani in mano e in questo caso bisogna distinguere tra remake o remaster positivi e negativi.

Capcom e Square-Enix hanno dimostrato di saperci mettere il cuore e il coraggio rinnovando titoli affermati e difficili da cambiare. Altre case di sviluppo si sono invece limitate al compitino per poter fare cassa con il minimo sforzo.

Se da un lato i remastered possono dare la possibilità ai più giovani di provare grandi titoli del passato come avventure grafiche del calibro di Monkey Island e Day of The Tentacle, dall’altro lato è innegabile che troppo spesso il loro fine sia guadagnare troppo sforzandosi il minimo.
Il postmodernismo è il campo di battaglia in cui sviluppatori indie con la mania per la grafica a 8-bit e grandi aziende con capolavori da rinnovare si stanno affrontando per tracciare il futuro del mercato dei videogiochi. Ai posteri l’ardua sentenza.

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Editoriali

Resident Evil, storia dell’errore action di Capcom

Sono ormai uscite tutte le recensioni su Resident Evil 3 Remake. La votazione su Metacritic è pari a 8/10, al di sotto delle aspettative, se consideriamo l’attuale periodo storico. Per chi segue le recensioni in questi anni, si è reso conto dell’enormità di titoli con votazioni superiori all’otto e mezzo. Questo rende gli attuali otto dei titoli con del potenziale, ma poco di più.

Questo articolo non è una recensione di Resident Evil 3 Remake, ma affronta un problema ben chiaro e delineato: la testardaggine della Capcom nel voler proporre il loro Survivor Horror di punta in chiave action. Analizzerò il problema storico della serie per trarre le nostre conclusioni.

Resident Evil 3 Remake

Resident Evil 3 Remake è tecnologicamente stupendo come il remake di Resident Evil 2. L’ambientazione è immersiva e ci si addentra facilmente nel gioco, ma non basta.

Il problema nasce già dai personaggi. Gli esperti militari della S.T.A.R.S. che interpreteremo sono delle macchine d’assalto e quel gioco tetro, cupo, pieno di enigmi, che costringeva il videogiocatore a usare la testa per evitare gli scontri, non c’è più. Ora abbiamo un ritorno dell’action con una longevità di circa cinque ore.

Jill Valentine in Resident Evil 3 Remake
Jill Valentine in Resident Evil 3 Remake

E questo signori, non è Resident Evil, ma solo una versione peggiorata di Resident Evil 3, cioè un action game in cui manca anche la costante ansia del Nemesis.

Gli albori

Resident Evil e Resident Evil 2 si basavano sull’idea di Survivor Horror, cioè evitare gli scontri e prediligere un gameplay basato sugli enigmi. Ho di recente giocato Resident Evil HD Remaster e la tensione nel girare ogni angolo è ancora vivida. I rompicapo sono complessi e il gioco non è banale.

Aggiungo a questo stile anche Resident Evil 0. Uscito per Nintendo Gamecube, ebbe grande successo dalla critica, perché era il continuo spirituale di Resident Evil con un livello di difficoltà maggiore. Purtroppo, ebbe pessimi incassi, perché uscito in una console che fu un flop di vendite.

Resident Evil 0
Resident Evil 0

Resident Evil 3 nasceva come primo esperimento per portare all’interno dei Survival Horror la componente action. Infatti, in Resident Evil 3: Nemesis è presente la schiavata d’emergenza, la possibilità di spintonare uno zombie e la possibilità di ruotare di 180° premendo un paio di pulsanti.

I giocatori giustificarono lo snellimento dei movimenti nel gameplay grazie alla presenza del Nemesis e perché interpretavano dei militati esperti come personaggi principali. Nonostante il titolo è oggi ricordato con grande nostalgia, Resident Evil 3: Nemesis fu considerato a suo tempo come il peggiore della trilogia e la sua rivalutazione è soprattutto dovuta al cambiamento repentino di gameplay presente nel capitolo successivo.

L’action che funziona

Resident Evil 4 è stato un capolavoro. Ho avuto la fortuna di giocarlo al day one prima di molti altri grazie all’esclusiva temporale per Nintendo Gamecube. Il gioco cambiava radicalmente il suo gameplay con uno stile action che funzionava.

Il titolo fu rinviato parecchie volte perché la prima versione prevedeva il ritorno in una casa infestata da fantasmi. Le immagini di quell’ambientazione prevedevano un Leon preoccupato ad affrontare degli ectoplasmi. L’idea fu scartata e quando il gioco uscì, trovammo Leon Scott Kennedy in un villaggio spagnolo ad affrontare delle mutazioni genetiche a suon di balzi spettacolari, motoseghe e lanciarazzi.

Leon Scott Kennedy in Resident Evil 4
Leon Scott Kennedy in Resident Evil 4

Quello che rese spettacolare il videogioco fu la scelta di mantenere lo stile dei prime due capitoli per quanto riguardava la raccolta di informazioni e la forte caratterizzazione dei personaggi.

Il tracollo

Forte di questo successo, la Capcom si spinse più in là con dei titoli che sono nel mio backlog e ci rimarranno a lungo, probabilmente per sempre. Il quinto e il sesto capitolo di Resident Evil sono stati bocciati all’unanimità, perché non sono dei Survival Horror. Infatti, si trattava di action game che storpiano il nome della serie. La Capcom incassò il colpo e cominciò una leggera inversione di rotta.

Il grande ritorno

Resident Evil 7 e Resident Evil 2 Remake sono fatti della stessa pasta. Capcom è tornata alle origini con il settimo capitolo e ha rinnovato senza snaturare. Il risultato è brillante, perché in Resident Evil 7 si torna in una casa ad usare il cervello, mentre Resident Evil 2 Remake svecchia la parte di combattimento mantenendo sempre la stessa idea dei primi capitoli: evitare il combattimento a favore di azioni più furbe e meno da kamikaze.

L’errore di Resident Evil 3 Remake

Quanto fatto con Resident Evil 3 Remake è un errore. Purtroppo il vizio della Capcom di proporre un titolo molto action per i giocatori più giovani è stata la principale motivazione della debacle di Resident Evil 3 Remake. Anche se non possiamo dimenticare le cinque misere ore di gioco necessarie per portarlo a termine.

Ipotizzo che la scelta del ritorno all’action totale di Capcom sia data dalla volontà della casa giapponese di voler rendere appetibile il gioco ai gamer più giovani. I Survival Horror sono una categoria di nicchia. Dopo il successo di alcuni titoli indie come Outlast e Amnesia, negli ultimi anni i Survival Horror sono tornati in una fase di declino ravvivata soltanto dalla serie Resident Evil.

È comprensibile la scelta di Capcom di voler trasformare la serie in qualcosa di più vendibile, ma le vendite sono state buone anche con Resident Evil 2 Remake e Resident Evil 7.

Anche Resident Evil 3 Remake ha avuto ottime vendite, ma hanno nuovamente forzato la mano e se vorranno ravvivare la fiamma, saranno costretti a tornare indietro, di nuovo.

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