Nella giornata di ieri, ho avuto l’onore di provare in anteprima la nuova console della casa di Kyoto. Ho messo le mani per quattro ore sulla Nintendo Switch 2, provando la maggior parte dei videogiochi che sono stati annunciati durante l’ultimo Direct. Se siete dei fan della prima console e state cercando una console più potente, dove poter godere dei titoli Nintendo e anche dei third-party più esosi, Switch 2 è quello che state cercando. La mia prova però è andata più in profondità, cercando di capire anche quanto le novità introdotte dalla console, come il nuovo mouse, siano innovative ed efficaci.
Switch 2: più potente, più ambiziosa
Le prove fatte in questo periodo da esperti del settore come Digital Foundry, e i diversi leak recuperati dalla rete, mi avevano già fatto intuire quanto Nintendo si sia concentrata sul rendere la nuova console in grado di far girare i videogiochi third-party che arriveranno nel prossimo futuro. Del resto, siamo in un momento storico diverso rispetto alla prima Nintendo Switch. Oggi Nintendo Switch 2 deve confrontarsi con dei competitor seri: Valve con Steam Deck e Asus con Rog Ally mostrano i muscoli e forse nemmeno Nintendo sa se può permettersi di perdere questa fetta di mercato.
Nel dubbio, Nintendo Switch 2 è stata costruita con l’idea di primeggiare anche nel settore portable e i risultati sono evidenti anche nei giochi in cui ci si aspetta di meno. Nella prova di ieri, il system-on-a-chip di Nvidia si è espresso egregiamente sia sulle IP proprietarie di Nintendo che sulle terze parti. Mario Kart World gira a 120 fps ed è bellissimo da vedere. Certo, già Mario Kart 8 Deluxe ci ha abituato bene, ma sulla TV, MK World ha una nitidezza e una vivacità nei colori che mi ha fatto esclamare un vero e proprio: “Wow!”.
La qualità aumenta ulteriormente quando passiamo su Donkey Kong Bananza. Per la prima volta su una console Nintendo, sono rimasto sbalordito per la qualità dell’acqua e dei suoi effetti. In DK Bananza, l’acqua è spaventosamente realistica così come lo è la pelliccia dello scimmione. Oltre all’ottimo restyling d’immagine che ha ricevuto Donkey Kong di cui parleremo in articoli dedicati, DK ha una pelliccia estremamente credibile che è frutto di texture e dettagli impensabili nella prima Nintendo Switch. Basta notare la lingua di Donkey Kong, piena di quei dettagli (spaccature, bolle, chiamatele come preferite) che fanno gridare al miracolo.
La sorpresa maggiore però l’ho avuta con Metroid Prime 4. Nella demo di 15 minuti, ho affrontato diverse sessioni da vero e proprio first person shooter senza alcun rallentamento, 120 fps e una grafica da next-gen. In particolare, su Nintendo Switch 2 possiamo apprezzare delle texture di altissima qualità. Per farvi un esempio, quando Samus entra in un cunicolo con la morfosfera, la sua armatura brilla e riflette la luce come mai visto in un capitolo di Metroid.
Portabilità con qualche grammo in più
La Nintendo Switch 2 Experience di Milano mi ha permesso di giocare in portabilità solamente Mario Kart World. E le sensazioni positive che vi ho dato fino ad ora, sono assolutamente confermate anche in portable. Mario Kart World rimane fluido e bello anche con la console tra le mani. In particolare, mi ha stupito lo schermo. Come sostenutio da svariate persone con cui ho parlato durante la kermesse: “Se non mi avessero detto che fosse LCD, avrei assolutamente pensato che lo schermo è un OLED”. In effetti, la brillantezza dei colori e la sua luminosità lo rendono uno schermo di altissima fattura e diverse spanne sopra rispetto a Nintendo Switch. Non è stato ovviamente possibile testarlo alla luce del sole, ma le sensazioni sono estramemente positive.
Dall’altro canto, il SoC di Nintendo Switch 2 ha causato una maggior pesantezza nella console. Dati alla mano, parliamo di 136 grammi rispetto al suo predecessore, che si sentono tutti. In mano, la console risulta effettivamente pesante, nonostante il peso sia ben distribuito. Infatti, il senso di pesantezza è equamente diviso nell’esatto punto in cui si agganciano i due joy-con. Un peso sicuamente maggiore, ma che è comunque inferiore rispetto a Steam Deck ed Asus Rog Ally. Quindi, sfida ampiamente vinta, almeno fino a Steam Deck 2.
Il mouse di Switch 2: preciso ma da perfezionare
Il più grande motivo per cui volevo provare con mano Nintendo Switch 2 è per il suo mouse. L’idea mi affascina perché da amante dei gestionali, l’idea di poter giocare con un mouse, su console, a qualsiasi gioco (a differenza di Xbox Series X), è un sogno. In particolare, ho avuto modo di provare il mouse su diversi titoli: Nintendo Switch 2 Welcome Tour, Drag x Drive, Metroid Prime 4 e sopratutto Civilization 7.
Il risultato è stato sorprendente. La precisione del mouse è sopra qualsiasi mia aspettativa. Nintendo Switch 2 Welcome Tour offre un mini-gioco in cui devi semplicemente evitare degli ostacoli in una sorta di sparatutto a scorrimento verticale (difficile quanto Ikaruga tra l’altro). Ho provato il mouse sia su un tappetino predisposto che sui miei jeans. Il risultato finale è uguale e ugualmente impressionante: Nintendo Switch 2 può veramente essere la console su cui giocare i miei amati gestionali. E non solo. Infatti, lo switch tra modalità “normale” e “mouse” è immediata. Questo significa che negli FPS, come provato su Metroid Prime 4, si può passare dall’auto-lock alla modalità precisione con mouse senza avvertire alcun delay. Innovativo? Assolutamente sì!
Tutto perfetto allora? Purtroppo ci sono anche dei lati negativi. Il primo l’ho riscontrato solamente su Civilization 7. Quando impugniamo il joy-con in modalità mouse, i dorsali sono il nostro tasto sinistro e destro. Su Civilization 7 ho notato che non sempre accettava la risposta. Un problema di per sé importante, ma a mio avviso facilmente risolvibile. Si tratta pur sempre di una demo di un videogioco third-party uscito da relativamente poco sulle altre console. Sono fiducioso che andrà tutto bene, anche perché non ho notato questo problema su Drag x Drive dove i dorsali servono a passare la palla e han funzionato egregiamente.
Il secondo e più importante problema della console invece è la scomodità del mouse. Chiunque sia appassionato di PC Gaming sa benissimo quanto le aziende specializzate dedichino tempo al design del proprio mouse. Lo sa ancora meglio chi con il computer ci lavoro otto ore al giorno ed è stato costretto dalla tendinite a passare a un mouse verticale. Io sono tra quelli che una lieve forma di tendinite (e si spera rimanga tale), che continua a usare il mouse orizzontale, ma che ha cominciato ad avvertire fastidi dopo due ore di mouse di Nintendo Switch 2. Nello specifico, il joy-con è semplicemente troppo sottile. Questo costringe il videogiocatore ad avere un’impugnatura stretta e scomoda, che può essere mantenuta solo per brevi sessioni. Un accessorio per i giochi più statici (Civilization, Football Manager per dare due esempi) è obbligatorio, ma che soluzione troverà Nintendo per i titoli dove è gradito passare dalla modalità joy-con a quella mouse continuamente?
Conclusione
Nintendo Switch 2 ha superato ampiamente il suo beta test prima del lancio. La console è esteticamente più bella e seria della precedente e probabilmente continuerà a essere estremamente gradita dai fan Nintendo, poiché una versione next-gen del suo predecessore. Se siete fan Nintendo, non vedo alcun dubbio: è un must buy. Allo stesso tempo, lo scontro con Steam Deck, e non solo, è una sfida che Nintendo ha accettato e può seriamente vincere. Nintendo Switch 2 è meno pesante di Steam Deck e Rog Ally, ha uno schermo fantastico e una qualità invidiabile tanto nell’hardware quanto nel porting dei videogiochi (almeno quelli provati). La modalità mouse è un plus non da poco nella nicchia e la decisione si potrebbe limitare al risparmio della libreria Steam contro l’esclusività delle IP Nintendo. E sappiamo tutti quanto i giochi Nintendo facciano gola a tanti videogiocatori.
Gioco ai videogame da oltre 30anni e, crescendo, è nata la passione per i titoli strategici e per i gestionali più impegnativi. Curiosissimo per natura, ero affascinato dall’idea di poter fondare e far fiorire imperi virtuali. Già dai tempi dei primi capitoli di Civilization, opera nata dal genio di Sid Meier agli inizi degli anni Novanta e sviluppata originariamente da MicroProse, mi sono trovato catapultato in un universo ricco di sfide: un mondo in cui si parte con una singola città per poi costruire un impero prospero, facendo i conti con la diplomazia, la scienza, la guerra e la cultura. Nel corso del tempo la serie si è evoluta sotto l’egida di Firaxis Games (che Sid Meier stesso ha co-fondato) e la pubblicazione di 2K, arricchendosi di nuove meccaniche e approfondimenti, ma mantenendo sempre l’ossatura tipica del “4X”: Explore, Expand, Exploit, Exterminate. E ora, finalmente, è arrivato il momento di parlare di Civilization 7. Ho avuto l’opportunità di provarlo in anteprima e, da giocatore di lunga data, posso dire con fermezza che questa nuova incarnazione sa come tenerti incollato allo schermo, ammaliandoti con la sua complessità e la sua profondità strategica. A patto che…
Un’eredità importante e un nuovo capitolo che sa stupire
Iniziare a parlare di Civilization 7 significa anche ripercorrere, in parte, la storia di questo franchise. Per questioni anagrafiche, non ho giocato al capostipite della serie, datato 1991, ossia quando Meier sperimentava con l’idea di trasformare la storia umana in un gigantesco board game digitale. Ho vissuto di più il passaggio a Civilization II, con grafiche migliorate e le prime vere battaglie che regalavano un senso di realismo, sebbene fossimo ancora nelle prime fasi della grafica bidimensionale. Con Civilization III si è aperta una nuova stagione di tradizione mista a innovazione, e Civilization IV ha segnato l’epoca della colonna sonora epica (chi non ricorda la traccia iconica all’avvio?) e di un miglioramento generale del sistema di gioco. Civilization V, poi, ha introdotto l’innovazione dell’esagono nelle caselle di mappa e lo spostamento delle unità, mentre Civilization VI ha continuato a innovare aggiungendo la suddivisione delle città in distretti e ulteriori migliorie in campo diplomatico e artistico.
Arriviamo a Civilization 7: un titolo che, pur mantenendo la medesima struttura a turni e lo stile “crea e gestisci il tuo impero dalla preistoria all’era moderna (e oltre)”, aggiunge ulteriore complessità a un sistema che, a ogni nuova iterazione, diventa più ampio e ricco di sfaccettature. Non a caso gli sviluppatori di Firaxis tengono a sottolineare la profondità delle meccaniche, l’importanza della diplomazia (con nuovi accordi e opzioni di interazione tra leader) e la possibilità di personalizzare ulteriormente lo sviluppo della propria civiltà, dal punto di vista culturale, scientifico, militare e religioso.
Un piccolo gioiello, ma… per chi ha molta dedizione
Civilization 7, come i suoi predecessori, non è un gioco che si “apre e si gioca” in pochi minuti giusto per passare il tempo. È un titolo che pretende passione e dedizione, capace di fagocitare intere giornate se ci si lascia assorbire dalla pianificazione necessaria per progredire in tutte le aree cruciali dell’evoluzione della propria civiltà. Le differenze rispetto a Civilization VI si notano soprattutto a livello di micromanagement: la gestione dei distretti urbani e delle infrastrutture è stata ampliata ulteriormente, con la possibilità di specializzare sempre di più le città verso determinati output (cultura, produzione, commercio, scienza o addirittura turismo e intrattenimento). Se a questo si aggiunge un’IA migliorata nelle trattative diplomatiche – per quanto perfezionabile, come da tradizione – ci si ritrova a dover studiare ogni mossa con estrema attenzione.
Quando descrivo Civilization 7 come un “piccolo gioiello”, voglio dire che è un gioco dalle tante sfaccettature e che brilla sotto diversi punti di vista. Offre una gamma incredibile di scelte al giocatore, regalando una sensazione di controllo onnipotente sul proprio destino digitale. Tuttavia, come tutti i gioielli preziosi, va maneggiato con cura e con calma. Non aspettatevi di lanciare la partita e di capire tutto in un paio d’ore: io, che credevo di conoscere bene la serie, ho dovuto fare i conti con numerosi cambiamenti e nuove meccaniche che mi hanno costretto a rivedere le mie strategie abituali. La bellezza di Civilization 7, però, è proprio questa: la costante scoperta di nuovi equilibri, di sinergie tra edifici e distretti, di scelte politiche che influenzano le relazioni internazionali e di sentieri tecnologici che portano a vantaggi inaspettati.
La mia prima disfatta: gli Stati Uniti mi soffiano la vittoria
Nonostante la mia lunga esperienza, la prima partita a Civilization 7 è andata in modo sorprendentemente… disastroso. Avevo puntato tutto su un obiettivo ben preciso, convinto che nessuno dei miei avversari avrebbe potuto competere con me in quel settore. Invece, gli Stati Uniti si sono dedicati silenziosamente a un altro tipo di vittoria – la diplomatica, nello specifico – e hanno concluso tutti i passaggi necessari per ottenerla prima che io potessi dire “Ho vinto!”. Ebbene sì, ho perso la partita. Ho assistito a una schermata di sconfitta che, nonostante la comprensibile frustrazione del momento, mi ha spinto a riflettere su quanto Civilization 7 sia un titolo tanto affascinante quanto spietato.
Questo insuccesso ha riacceso in me la voglia di giocare “un altro turno”, classico mantra del fan di Civ. Finita la partita, mi sono trovato a ricominciare, testardo, deciso a non farmi fregare di nuovo dalla diplomazia altrui. Ma proprio questa è la grande forza di Civilization: ogni volta che ci si trova di fronte a una sconfitta, non ci si sente ingannati dal gioco, ma piuttosto si avverte la necessità di studiare nuove strategie, di pianificare diversamente e di non lasciare spazi agli avversari. Insomma, un perfetto esempio di come un videogame possa stimolare la creatività e le capacità di analisi del giocatore.
Leader e bonus: un menù da veri gourmet della strategia
Uno degli aspetti che trovo più interessanti di Civilization 7 è la selezione dei leader, ancora più varia che in passato (e in continua espansione, se consideriamo i DLC futuri che senza dubbio arriveranno). Firaxis ha da sempre puntato sul proporre personaggi storici provenienti da ogni parte del mondo, ognuno con il proprio bagaglio di bonus e malus che vanno a influenzare radicalmente lo stile di gioco. Stavolta, ho deciso di sperimentare due leader che mi incuriosivano particolarmente: Franklin e Napoleone.
La scelta di Franklin per la mia civiltà è stata motivata dalla volontà di spingere sull’acceleratore dello sviluppo tecnologico. Immaginate la scena: mi sono ritrovato a capo di un esercito che, almeno all’inizio, doveva essere l’esercito dell’antica Roma, guidato però dall’illustre statista americano. La sensazione è, a dir poco, straniante: un Franklin in toga che tiene discorsi di ispirazione alla corte romana lascia presagire un contesto quasi distopico. Ma è una distopia affascinante e, nonostante il paradosso storico, efficace dal punto di vista ludico. I bonus di Franklin, infatti, favoriscono la produzione di scienza e la fondazione di nuove città in maniera equilibrata, consentendo un rapido progresso tecnologico e un discreto miglioramento della produzione industriale con l’andare dei secoli.
Napoleone, invece, è tutto l’opposto: un condottiero carismatico, che offre vantaggi militari e diplomatici nei confronti delle civiltà confinanti. Giocare con Napoleone significa abbracciare una strategia aggressiva, basata sullo sviluppo di un esercito potente e sull’espansione territoriale rapida. Naturalmente, non bisogna sottovalutare le conseguenze diplomatiche: se attaccate a ripetizione i vostri vicini, rischierete sanzioni, alleanze avversarie e boicottaggi commerciali. Eppure, se ben gestita, l’aggressività militare di Napoleone può garantire un vantaggio tattico insormontabile, specialmente nelle prime ere, quando i confini si delineano e si definiscono le sfere d’influenza.
Tra epoche, distretti e meraviglie: il fascino del passare del tempo
Un altro aspetto che mi ha sempre rapito di Civilization è la transizione tra le varie epoche storiche. Dalla preistoria si passa gradualmente all’età classica, al medioevo, al rinascimento, all’età industriale, moderna, contemporanea e persino al futuro prossimo. Questa progressione segna dei passaggi quasi rituali, in cui ogni era porta con sé nuove tecnologie, nuovi edifici e nuove sfide, come l’accesso a risorse strategiche che prima non erano disponibili o la necessità di aggiornare le proprie strutture.
In Civilization 7, il passaggio tra un’epoca e l’altra è ulteriormente enfatizzato dalla possibilità di potenziare i distretti cittadini in modo sempre più specifico. Se ad esempio volete puntare tutto sulla cultura, potete costruire e ingrandire i vostri distretti teatrali, con musei, grandi opere e così via. Se preferite la scienza, potete dedicare intere zone urbane alla creazione di campus, laboratori e meraviglie naturali convertite in centri di ricerca. Oppure, ancora, potete specializzare alcune città verso la produzione bellica, erigendo caserme avanzate e poligoni di tiro per velocizzare l’addestramento delle unità militari. Tutto si incastra come un enorme puzzle, che richiede di valutare le risorse sul territorio, la posizione geografica, la presenza di fiumi, montagne, coste e altre caratteristiche che possono influenzare la resa dei vostri distretti.
Scelte difficili: cooperare o dominare?
Uno degli elementi più intriganti di Civilization 7 è il continuo doversi porre domande cruciali: collaborare con i vicini o dichiarare guerra? Firmare trattati di non belligeranza o stringere accordi commerciali e culturali per rafforzare le proprie linee di rifornimento? Soprattutto a difficoltà più elevate, gli avversari controllati dall’IA si rivelano piuttosto smaliziati, pronti a prendere decisioni che massimizzano i loro interessi. Di conseguenza, non è raro vedere alleanze inaspettate o tradimenti clamorosi. In una delle mie partite, ad esempio, avevo stretto un accordo di cooperazione scientifica con un’altra civiltà, che sembrava condividere il mio interesse per la ricerca. Mi sentivo al sicuro, finché non mi sono accorto che quel patto serviva ai miei “amici” solo per guadagnare tempo, potenziare i propri distretti scientifici e infine lanciarsi nella corsa a una vittoria basata sulla scienza, tagliandomi fuori sul traguardo finale. Ho perso la partita anche in questo frangente, e ammetto di aver trattenuto a stento una risatina nervosa, perché il gioco sa essere crudele e geniale allo stesso tempo.
La sfida della difficoltà e il “bello” di un gioco complesso
Spesso mi viene chiesto: “Ma come fai a divertirti con un gioco così complesso? Non è meglio qualcosa di più immediato, che non richieda di leggere venti schermate di tutorial?” La mia risposta, da giocatore appassionato di gestionali e strategici, è che la complessità può essere uno stimolo enorme per la mente, una sfida che dà soddisfazione proprio perché non si limita a premiarti se premi un paio di tasti a caso. Civilization 7 è un titolo che va studiato, capito e interiorizzato, e il percorso di apprendimento è parte integrante del divertimento. All’inizio si commettono errori, si trascurano determinati aspetti e si perde la partita senza neanche rendersene conto.
Con il passare delle ore, però, iniziamo a comprendere come funziona il motore del gioco: come combinare i distretti in modo efficiente, quando è il momento di avviare un trattato commerciale, come gestire al meglio le risorse strategiche e così via. È in questa curva di apprendimento che risiede la magia di Civilization. Ognuno di noi, appassionati del brand, ha avuto la sua “prima volta” con un capitolo della serie e ha sperimentato quel senso di spaesamento misto a curiosità che ti spinge a migliorare turno dopo turno. Civilization 7 porta avanti questa tradizione di “profondità”, e la eleva grazie a un’interfaccia più pulita, a indicatori più chiari delle varie risorse e a un sistema di consigli e suggerimenti che, seppur non infallibile, cerca di guidare i neofiti.
La mia esperienza con Franklin e Napoleone: due modi di dominare il mondo
Tornando alla mia esperienza più recente, voglio raccontarvi come ho gestito le partite con i due leader che ho scelto di provare in maniera approfondita: Franklin e Napoleone. Con Franklin, come accennato, mi sono concentrato principalmente sulla ricerca scientifica, puntando a una rapida esplorazione di quelle tecnologie che potessero assicurare un salto di qualità alle mie unità e alle mie strutture produttive. Ho cercato di mantenere un buon rapporto con i vicini, stipulando contratti commerciali vantaggiosi e patti di non belligeranza che mi permettessero di crescere in pace. Il percorso scientifico, però, non è privo di ostacoli: se non si costruisce un esercito minimo per la difesa, si rischia di diventare un bersaglio facile per le civiltà più aggressive. Quindi ho dovuto bilanciare la corsa alla ricerca con la realizzazione di un apparato militare almeno accettabile.
Con Napoleone, invece, ho calzato l’elmo del conquistatore. Ho iniziato la partita consapevole che avrei dovuto crescere velocemente da un punto di vista territoriale, per assicurarmi più risorse e un vantaggio geografico sugli avversari. Ho scelto di fondare città in prossimità di giacimenti di ferro e di cavalli, necessari per costruire un esercito imponente già in epoca classica e medievale, e poi ho premuto l’acceleratore sulla produzione militare. Devo dire che la sensazione di spadroneggiare sul campo di battaglia con Napoleone è molto appagante: i bonus militari permettono di formare battaglioni più potenti e di sferrare attacchi rapidi, cogliendo di sorpresa le civiltà che si basano sulla diplomazia. Certo, un approccio del genere comporta un continuo rischio di escalation: attacchi un vicino, l’altro si insospettisce, si creano alleanze difensive e potresti ritrovarti a combattere su più fronti. Eppure, l’adrenalina di veder crescere il mio impero di turno in turno, sottraendo città cruciali ai rivali, è stata impagabile.
Diplomazia avanzata e trattati internazionali
Un punto di forza di Civilization 7 è l’evoluzione del sistema diplomatico. Già in passato, la serie introduceva concetti come la religione e la vittoria culturale, ma qui è tutto portato a un livello più raffinato. Le coalizioni nascono e muoiono a seconda delle pressioni geopolitiche, e la possibilità di organizzare congressi mondiali o conferenze internazionali per decidere il futuro delle risorse, delle meraviglie o dei diritti umani può davvero cambiare l’esito di una partita. Ho visto nazioni apparentemente amiche voltarmi le spalle all’ultimo minuto, magari costrette da pressioni esterne, e altre invece offrirmi aiuto per ragioni di interesse comune. Ed è proprio qui che ci si sente come un direttore d’orchestra, cercando di armonizzare le note di politica interna ed esterna, mentre le nazioni rivali cercano di dare un tocco diverso alla sinfonia.
Il bello è che non c’è un’unica strada vincente: potete scegliere di restare neutrali e di farvi i fatti vostri (puntando su scienza o cultura), oppure potete essere i pacificatori del mondo cercando di convincere tutti a firmare patti di non belligeranza, o ancora potete abbracciare la via del militarismo per sottomettere i popoli rivali prima che possano danneggiarvi. Ogni scelta comporta vantaggi e svantaggi, e non esiste una strategia che funzioni in tutte le partite, perché molto dipende da quali civiltà vi trovate di fronte e dalla conformazione geografica della mappa, che può favorire uno stile di gioco rispetto a un altro.
Le sconfitte: inevitabili ma formative
Un altro elemento che può colpire i nuovi giocatori (e che può scoraggiare chi si aspetta un titolo immediato) è la frequenza con cui ci si trova in situazioni di disfatta. In Civilization 7 non è raro perdere una partita, a volte dopo diverse ore, per un obiettivo mancato o perché un alleato, senza che voi lo sapeste, ha lavorato sodo per ottenere una vittoria diplomatica, religiosa o culturale. Ricordo ancora quella partita in cui mi ero focalizzato sullo sviluppo marittimo, costruendo flotte potenti per difendere le mie rotte commerciali e tenere lontani i pirati dall’oceano. Ero così concentrato su questo aspetto che non ho notato come una civiltà amica, con cui avevo buoni rapporti, stesse accumulando pian piano punti per la vittoria culturale, diffondendo la sua influenza grazie a grandi artisti e musicisti. Quando me ne sono accorto, era troppo tardi: nel giro di pochi turni, il “mio amico” ha trionfato, mentre io mi ritrovavo con una poderosa marina militare ma un pugno di mosche in termini di obiettivi.
Non nego di aver provato un po’ di frustrazione, ma questa è anche la bellezza di un gioco che non regala nulla. Serve costanza per imparare a vigilare su tutti gli aspetti contemporaneamente, e ogni sconfitta diventa un’occasione per perfezionare le nostre abilità da strateghi.
Tecnicamente solido
Dal punto di vista tecnico, Civilization 7 si mostra solido, ben ottimizzato e con una grafica rinnovata: gli scenari sono ancora più dettagliati, le città si animano di luci e movimenti in tempo reale, e i vari modelli dei leader sono resi con grande cura. Quando si zooma sulla mappa, si notano particolari come le strade, i campi coltivati e i distretti specializzati. L’interfaccia utente è migliorata rispetto ai precedenti capitoli: i menu sono più ordinati e i suggerimenti contestuali aiutano i giocatori a prendere decisioni consapevoli, anche se talvolta la mole di informazioni da gestire può risultare soverchiante. Per chi ama gli strategici a turni, tuttavia, questa abbondanza di dati è quasi una carezza, perché amplia la gamma di scelte possibili.
Da giocare e rigiocare
Dopo tutte queste ore trascorse ad affrontare partite mozzafiato e a studiare strategie nelle varie epoche, ho raggiunto una conclusione piuttosto netta: Civilization 7 merita un voto di tutto rispetto. È un titolo che, a mio avviso, stupisce per varietà e profondità, per la cura con cui Firaxis ha ulteriormente perfezionato la formula, ma richiede di essere capito, apprezzato e, soprattutto, di essere “giocato parecchio” prima di poterne cogliere tutte le sfumature. Non è un gioco adatto a chi cerca immediatezza o a chi vuole intrattenersi per mezz’ora, magari in modo spensierato. Qui siamo davanti a un’esperienza che pretenderà ore su ore della vostra vita, ma che saprà ripagarvi con momenti di autentica soddisfazione, quando riuscirete finalmente a completare un obiettivo epocale o a stringere un’alleanza cruciale che vi permetterà di rovesciare i rapporti di forza.
Civilization 7 è un prodotto che si inserisce con onore nella serie, portando avanti il DNA di Civilization in modo coerente e affascinante. Consiglio a chiunque sia incuriosito di provare, magari partendo a un livello di difficoltà medio-basso, così da familiarizzare con le meccaniche prima di lanciarsi nelle sfide più ardue. Ma siate pronti a impegnarvi e a leggere qualche guida o suggerimento online, perché la strada per diventare grandi leader è lunga e tortuosa.
Conclusione
Civilization 7 si conferma il “piccolo gioiello” di cui parlavo, un titolo complesso che farà la gioia di noi eterni amanti della strategia e che potrà far innamorare anche chi non ha mai provato un gestionale di questa portata, a patto di metterci la giusta dose di pazienza e di entusiasmo. D’altronde, come appassionato di vecchia data, so bene che la formula di Civilization ha sempre richiesto tempo e applicazione, ma è proprio in questa “lentezza” e ricchezza di sfaccettature che il gioco riesce ancora a brillare, rendendo ogni singolo turno un passo verso la gloria… o verso il baratro, se qualche leader avversario dovesse sorprendere con una strategia inaspettata. In ogni caso, non c’è niente di più esaltante che dire “ancora un turno” alle due del mattino, mentre la vostra civiltà entra trionfante in una nuova, fantastica, era.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, PS5 PRO, Xbox Series X/S, Nintendo Switch, PS4, Xbox One, PC
Sid Meier’s Civilization 7 è ora disponibile sul mercato videoludico, e con lui anche un aggiornamento che risolve alcune problematiche segnalate dai giocatori durante l’accesso anticipato. Sono previsti molti altri aggiornamenti per Civilization 7 nelle prossime settimane e mesi, come confermato dalla road map ufficiale.
Civilization 7 è stato lanciato a livello internazionale l’11 febbraio. Tuttavia, chi ha acquistato le edizioni Deluxe o Founders ha potuto iniziare a giocare fino a cinque giorni prima.
Durante la fase di accesso anticipato di Civilization 7, Firaxis – lo storico team di sviluppo – ha pubblicato tre aggiornamenti, l’ultimo dei quali è stato rilasciato lunedì 10 febbraio. La Patch 1.0.1, risolve numerose lamentele degli early adopters di Civilization 7. Una dozzina di correzioni riguardano l’interfaccia utente del gioco di strategia, che alcuni giocatori avevano descritto come poco rifinita. Ad esempio, ora le icone delle risorse vengono visualizzate correttamente quando si trasforma un villaggio in una città. Inoltre, le azioni di Spionaggio sono ora più facili da monitorare grazie alle nuove notifiche che informano il giocatore sul loro completamento.
L’aggiornamento del 10 febbraio introduce anche una varietà di modifiche al gameplay. Le Città Stato non scompariranno più durante una Transizione d’Era, ma diventeranno invece potenze indipendenti amichevoli. Nel frattempo, il combattimento navale è stato migliorato per garantire un comportamento più coerente delle unità.
Purtroppo la Patch 1.0.1 è stata rilasciata solo su PC. Per questo motivo, Firaxis ha temporaneamente disabilitato il multiplayer cross-platform. Infine vi ricordiamo che l’ultima opera di Sid Meier è disponibile per PC, PlayStation 4 e 5, Xbox One e Series X/S e Nintendo Switch.
A pochi giorni dal lancio ufficiale di Civilization 7 – in arrivo l’11 febbraio 2025 su PC e console – Firaxis ha già annunciato i contenuti post-lancio che accompagneranno i giocatori nel corso dell’anno. Dopo l’accesso anticipato del 6 febbraio 2025 e l’uscita globale prevista per l’11 dello stesso mese, Civilization 7 riceverà due nuovi aggiornamenti a marzo e ulteriori novità tra aprile e ottobre.
Le release in dettaglio
Nel mese di marzo, Firaxis introdurrà due importanti aggiunte al gioco. Il primo aggiornamento porterà Ada Lovelace come nuovo leader per la Gran Bretagna, mentre il secondo, previsto per la fine del mese, introdurrà Simón Bolívar come leader per le civiltà di Bulgaria e Nepal. Oltre a questi nuovi leader, verranno aggiunte nuove meraviglie, eventi e, naturalmente, patch per migliorare l’esperienza di gioco.
Al momento non ci sono molti dettagli sui contenuti successivi di Civilization 7, ma Firaxis ha confermato la quantità di novità in arrivo. Tra aprile e settembre verranno introdotti due nuovi leader, quattro civiltà e altrettante meraviglie. Infine, a partire da ottobre 2025, sono previsti ulteriori aggiornamenti e nuovi contenuti che verranno annunciati nel corso del tempo.
Civilization 7 è la settima incarnazione del celebre strategico a turni creato da Sid Meier. Questo storico franchise, tra i più longevi del genere, tornerà su PC, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, Xbox One e Nintendo Switch, a ben nove anni di distanza dal capitolo precedente.
Il team di sviluppo Firaxis ha rivelato che la selezione dei leader di Civilization 7 sarà guidata da un processo attento e coinvolgente, con un focus particolare sull’inclusività e sull’adattamento ai nuovi sistemi di gameplay. Questa combinazione di rappresentatività globale e meccaniche innovative mira a offrire ai giocatori un’esperienza più profonda e diversificata.
Un processo di selezione meticoloso
La scelta dei leader è da sempre un momento cruciale per i fan della serie Civilization, ma anche per il team di Firaxis, che considera questa fase una delle più stimolanti. Durante lo sviluppo di Civilization 7, il produttore esecutivo Dennis Shirk ha spiegato come il team abbia lavorato con esperti storici interni e team locali per identificare figure storiche rappresentative e significative.
“Abbiamo criteri ben definiti per garantire una rappresentazione globale, esplorando profondamente la storia e selezionando personaggi che non solo siano interessanti, ma che rappresentino al meglio culture e civiltà meno conosciute,” ha dichiarato Shirk.
L’approccio include anche feedback dalla community e scelte mirate a integrare leader che si allineino con le nuove meccaniche di gioco. Firaxis ha sottolineato l’importanza di collegare le personalità storiche ai sistemi introdotti in Civilization 7, come il nuovo sistema diplomatico, che Shirk ha descritto come “perfetto per personalità come Machiavelli.”
Rappresentatività e strategia
Firaxis sta ampliando il concetto di leader, includendo figure che potrebbero non essere stati capi di stato tradizionali, ma che hanno avuto un impatto significativo sulle loro culture e società. Questo approccio potrebbe non soddisfare tutti i fan, ma promette una lineup più varia e stimolante rispetto ai capitoli precedenti.
Oltre alla rappresentatività, Firaxis ha adattato i leader alle nuove meccaniche di gameplay. Ad esempio, Augusto sfrutta le nuove dinamiche di produzione e crescita urbana, offrendo un’esperienza unica per chi preferisce uno stile di gioco più “verticale.”
Con l’uscita di Civilization 7 prevista per l’11 febbraio 2025su console e PC, l’attesa per scoprire tutti i leader è sempre più alta. Firaxis sembra pronta a portare la serie a un livello superiore, combinando storia, innovazione e strategia.