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Tekken 8 – Recensione

Finalmente ci siamo. Dopo estenuanti mesi di attesa, Tekken 8, l’ultimo capitolo della leggendaria saga Bandai Namco, è finalmente arrivato. A quasi sei mesi di distanza dall’uscita della demo giocabile, Tekken 8 si mostra ora in tutta la sua interezza. Riuscirà questo nuovo capitolo a rivelarsi degno dell’eredità che porta? O finirà schiacciato dalla durissima concorrenza di titoli come Street Fighter 6 e Mortal Kombat 1? Dopo un esame approfondito siamo pronti a condividere con voi le nostre riflessioni in questa recensione di Tekken 8.

Tanta carne al fuoco

Il primo aspetto a balzare all’occhio caricando per la prima volta Tekken 8 è il gran numero di modalità che mette a disposizione. Prendendo esempio dall’ottimo lavoro fatto da Capcom con Street Fighter 6, anche Bandai Namco propone un’offerta davvero vasta e completa, anche per il single player. Non si tratta del Tekken con l’offerta migliore in assoluto, ma le possibilità restano numerose e varie.

Oltre all’ormai immancabile modalità storia, Tekken 8 propone infatti la battaglia arcade, il ritorno del Tekken Ball e una nuovissima modalità denominata Arcade Quest. Andiamo ad analizzarle nel dettaglio.

Il risveglio dell’oscurità

La trama principale di Tekken 8 è narrata nella modalità denominata: “Il Risveglio dell’oscurità”. In modo analogo a quanto visto in Tekken 7, questa modalità alterna una serie di battaglie a filmati che vanno via via a mostrare l’evolversi della vicenda. Per chi si fosse perso parte della storia, il gioco mette a disposizione anche una galleria, con una serie di filmati recap sugli episodi passati della serie. Ad essi vanno ad aggiungersi i filmati che il giocatore sblocca procedendo nel gioco.

La storia di Tekken 8, pur senza far gridare al miracolo, resta abbastanza godibile e in linea con la serie. La vicenda vede fondamentalmente un gruppo dei combattenti protagonisti, con Jin Kazama in testa, cercare di opporsi allo strapotere di Kazuya Mishima. Dopo essersi finalmente liberato del padre Heiachi al termine di Tekken 7, il malvagio leader della G corporation, forte dei poteri del Devil Gene, tenta infatti di plasmare il mondo intero a sua immagine. E quale modo di farlo se non attraverso un bell’Iron Fist Tournament aperto a tutto il globo?

L’aspetto che più colpisce di questa modalità è il suo essere volutamente molto sopra le righe e a tratti abbastanza tamarra. Tra furibonde battaglie campali a suon di mitra e motociclette futuristiche, scontri in grado di sbriciolare intere città ed entità demoniache che si affrontano sospese sulle asteroidi, Il Risveglio dell’oscurità riesce ad intrattenere piuttosto bene senza mai annoiare.

Ci hanno colpito soprattutto un paio di colpi di scena nel finale. Siamo certi che le rivelazioni qui presentate saranno alla base degli sviluppi della storia di Tekken nei prossimi episodi. Unica pecca è la mancanza di approfondimento di molti dei personaggi. Tuttavia, la saga di Tekken si è da sempre focalizzata su pochi eletti. Inoltre risulta davvero arduo dare il giusto spazio a ognuno con un roster così vasto.

Interessante anche la presenza di una serie di scontri che vedono il nostro personaggio affrontare orde intere di nemici. Queste sezioni di gioco ci hanno riportato alla mente la vecchia (e dimenticabile) modalità Tekken Force e sono una sorta di musou coi comandi di Tekken. Nel complesso, anche se non lunghissima, la modalità storia resta piacevole e intrigante al punto giusto.

Ad ognuno il suo

Accanto alla storia principale Tekken 8 offre anche gli Episodi Personaggio. Si tratta di una serie di cinque scontri dedicati ad ognuno dei protagonisti, al termine dei quali si sbloccherà un filmato conclusivo. Non si tratta di storie ufficiali, ma di una sorta di What if?. Questi episodi infatti mostrano scenari focalizzati sul personaggio, a volte in contrasto con quanto mostrato nella storia principale. Si tratta spesso di finali volutamente ironici e leggeri, che strizzano l’occhio ai filmati dei primi episodi della saga.

Battaglia Arcade invece è la classica serie di scontri, culminante nella battaglia con un boss finale. Questa modalità risulta utile solo per qualche partita veloce o per permettere di accumulare in tempi rapidi crediti da spendere per personalizzare il nostro personaggio.

Tekken Ball infine è una bizzarra modalità a metà strada tra una scazzottata e una partita di beach volley. Apparsa per la prima volta in Tekken 3, questo strano mini-gioco ritorna pressoché invariato in questo ottavo capitolo. Per ottenere la vittoria dovremo azzerare la vita dell’avversario, ma potremo farlo solo colpendolo col pallone, dopo aver caricato quest’ultimo coi nostri colpi. In alternativa, è anche possibile danneggiare l’avversario facendo toccare al pallone il terreno nella sua metà campo. Si tratta di una modalità leggera e divertente, che conferisce a Tekken 8 ulteriore varietà. Nulla di troppo profondo, si intende, ma nel complesso abbattere l’avversario a pallonate resta ancora spassoso.

Alla conquista del mondo arcade!

Tra le nuove modalità, quella che ci ha colpito più positivamente è certamente l’Arcade Quest. Una volta avviata l’avventura, dovremo anzitutto crearci un avatar, che potremo personalizzare in tutta libertà.

Tekken 8, sia per quanto riguarda il nostro avatar che per i vari lottatori selezionabili, offre davvero moltissimo spazio alla personalizzazione. In un’apposito menù sarà infatti possibile sia variare l’abbigliamento dei nostri personaggi, sia acquistare nuovi costumi, oggetti e pettinature varie. Tutti questi elementi sono acquistabili tramite la moneta di gioco, accumulabile con le varie modalità single player. Vedremo se anche Tekken 8 subirà l’ormai consueta invasione di skin e abiti a pagamento.

Tornando ad Arcade Quest, terminata la creazione dell’avatar il giocatore deve intraprendere un viaggio alla conquista delle principali sale-giochi dedicate a Tekken. Sotto la guida di Max, il nostro mentore, dovremo superare una serie di sfide per progredire con la trama e sbloccare via via nuove sale arcade.

Queste sfide consistono solitamente nel raggiungere un determinato rango all’interno della sala. Per farlo, è sufficiente sfidare e battere i vari giocatori presenti. Per ottenere ricompense bonus, però, occorre anche soddisfare una serie di requisiti, come, ad esempio, eseguire almeno due prese in un round o ricorrere a determinate mosse.

La modalità Arcade Quest funge anche da tutorial, dal momento che, nel nostro viaggio, Max ci illustra gradualmente tutte le principali meccaniche di Tekken 8, compresi alcuni concetti avanzati come le combo aeree o l’abilità nel punire gli attacchi avversari.

Abbiamo trovato davvero interessante questa nuova modalità. Sebbene non troppo longeva, l’Arcade Quest regala diverse ore di gioco agli amanti del single player e propone qualcosa di inedito all’interno della saga di Tekken. Da fan della saga, non ho potuto non notare la somiglianza con la modalità Quest di Virtua Fighter 4 Evolution. Del resto, quando un’idea è valida, perché non riproporla?

In particolare, ci ha colpito la caratterizzazione delle varie sali giochi. Ognuna infatti presenta un ambiente unico e ben definito. Si parte dalle atmosfere periferiche e scanzonate del Gong, la sala iniziale, fino alla lussuosa sede del sovraffollato ed ultracompetitivo Tekken World Tour.

Anche i personaggi in cui ci siamo imbattuti nel corso dell’avventura sono parsi nel complesso avere un proprio carisma. Pur ricalcando diversi stereotipi legati ai frequentatori delle sale giochi, i vari avatar incontrati riescono a non essere ripetitivi e a risultare piuttosto simpatici. Procedendo in questa modalità il giocatore ha la possibilità di sbloccare la super battaglia fantasma, su cui torneremo tra un attimo.

La pratica rende vincenti

Non manca naturalmente la classica modalità allenamento, che si presenta davvero ricca e completa. Sono davvero tantissime le opzioni a disposizione del giocatore, che potrà scegliere se concentrare il suo allenamento sull’attacco, sulla difesa o sulle combo. É di nuovo possibile anche registrare intere stringhe di attacchi del personaggio avversario e farle riprodurre dalla cpu in ogni momento, in modo da studiare le risposte migliori ad ogni situazione.

Tekken 8 però riesce a mostrare il meglio di se nella gestione dei replay. Non solo infatti è possibile visionare sia i propri replay che quelli degli altri giocatori nei minimi dettagli, ma viene addirittura data la possibilità di interagire con essi. Durante la riproduzione, infatti, la cpu evidenzia alcuni momenti chiave dello scontro. In questi frangenti, è possibile riprendere il controllo del nostro personaggio per provare a reagire in maniera differente e verificare i risultati.

Bandai Namco merita davvero un plauso per queste scelte, che non solo spingono il giocatore a cercare di migliorarsi ed imparare dagli errori, ma gli forniscono tutti gli strumenti per farlo. Un attento studio delle proprie partite infatti permette ad ogni giocatore di comprendere in fretta gli errori più ricorrenti e suggerisce anche modi per evitarli.

Tekken 8 e la rete

Tekken 8

Veniamo ora ad analizzare le varie modalità online. Anche in questo caso, Bandai Namco mostra di aver imparato dalla concorrenza. Oltre alle consuete sfide amichevoli o classificate Tekken 8, in modo simile a quanto fatto da Street Fighter 6, propone una lounge di combattimento. Si tratta di una vera e propria sala giochi virtuale, in cui il nostro avatar è libero di interagire con gli altri giocatori presenti nel server.

La lounge è divisa in tre sezioni: l’ingresso, la sala di combattimento, il dojo (dedicato all’allenamento), la spiaggia, dove è possibile sfidare gli amici a Tekken Ball e il negozio, dedicato all’acquisto di oggetti ed accessori sia per il nostro avatar che per i vari personaggi del gioco.

All’interno della lounge, oltre a poter sfidare gli avatar dei giocatori in partite veloci o classificate, potremo chiedere l’oro l’amicizia, seguire i giocatori che più ci colpiscono e persino scaricare e sfidare i loro fantasmi. Cogliamo quindi l’occasione per parlare di un’altra novità, ovvero la già citata Super Battaglia Fantasma.

Peggiori nemici di noi stessi

Nel corso della storia dell’Arcade Quest, ad un certo punto il giocatore viene trasportato in un misterioso spazio chiamato sfida finale. Qui il nostro mentore Max ci proporrà di sfidare il nostro fantasma.

I fantasmi non sono altro che copie virtuali dei giocatori, guidati da un’intelligenza artificiale. Affrontandolo, il fantasma migliora progressivamente, registrando i dati delle nostre battaglie e imparando a riprodurre il nostro stile e le nostre tecniche ricorrenti. Anche in questo caso, si tratta di un’idea davvero interessante e stimolante, che offre un ulteriore strumento di crescita e miglioramento per ogni giocatore.

A rendere il tutto ancora più interessante, Tekken 8 offre anche la possibilità di scaricare i fantasmi dei giocatori incontrati nella lounge di combattimento. Questo permette l’opportunità di impratichirsi contro stili di gioco particolarmente ostici. Possiamo incontrare i fantasmi anche all’interno della Battaglia Arcade e dell’Arcade Quest. In questo caso, tuttavia, si tratta di semplici riproduzioni basati sui dati di vari giocatori.

I fantasmi, oltre a rendere le partite più varie ed interessanti, sono la dimostrazione più tangibili dei progressi compiuti da Tekken nell’ambito dell’intelligenza artificiale della CPU. Intendiamoci, i fantasmi che abbiamo visto in azione sono tutt’altro che perfette riproduzioni del giocatore e spesso imitano in modo approssimativo lo stile da cui sono plasmati. Vedremo se col tempo anche l’intelligenza di queste copie digitali andrà migliorando.

Problemi di stabilità

Per concludere la nostra disamina delle modalità online, non possiamo purtroppo non parlare di alcuni problemi riscontrati nella stabilità della connessione.

Sebbene infatti Tekken 8 utilizzi il rollback nectode, questa meccanica non è stata implementata in maniera completamente ottimale. Purtroppo, risulta difficile adattare il rollback ai picchiaduro 3D a causa dell’altissimo numero di possibilità che questo tipo di giochi prevede.

Intendiamoci, rispetto al settimo capitolo la situazione è molto migliorata. Nella maggior parte dei casi, le partite si svolgono in maniera fluida e con pochi problemi. Tuttavia, ci siamo imbattuti in vari rallentamenti e salti di frame, anche in partite con qualità della connessione di intensità medio-alta. Un peccato davvero. Abbiamo in parte ovviato il problema ritoccando le opzioni e privilegiando la fluidità, ma questo ha portato talvolta a letture errate dei nostri input. Speriamo che bandai Namco abbia la possibilità di migliorare la situazione già coi prossimi aggiornamenti.

Un grande miglioramento

Tekken 8

Dopo aver esaminato le numerose modalità di Tekken 8, veniamo finalmente a parlare del gioco vero e proprio. Con nostra somma gioia, Bandai Namco sembra aver preso seriamente i numerosi feedback ricevuti dalla community sulla versione alpha del gioco, ed è riuscita a migliorare letteralmente ogni aspetto dell’esperienza.

Lotte pirotecniche

A livello grafico, Tekken 8 è una vera meraviglia. I combattenti sono dettagliatissimi e mostrano un numero enorme di differenti espressioni facciali. Anche le animazioni sono fluide, veloci ed estremamente dinamiche. Come sempre, il gioco da’ il meglio di sé con gli spettacolari effetti legati agli attacchi, soprattutto quelli speciali, che vanno a generare un vero arcobaleno di luci, colori ed esplosioni.

Gli scenari, che nella demo non ci avevano convinto troppo, ora appaiono molto più caratterizzati, puliti e ricchi di dettagli e animazioni. I vari sfondi mostrano anche un’ottima varietà e spaziano da santuari nascosti nel cuore del bosco ad asteroidi sospese in cielo.

Anche il comparto sonoro appare molto più curato e coinvolgente. Le tracce del gioco spaziano da brani a base rock o techno a musiche più dolci e spirituali. Diversi brani hanno anche una base cantata, che li rende ancor più coinvolgenti e orecchiabili. Numerose tracce, soprattutto nella modalità storia, vanno palesemente ad omaggiare le colonne sonore dei primi capitoli della saga, rendendole allo stesso tempo più moderne e appetibili.

Tra tradizione ed innovazione

Veniamo finalmente a parlare del gameplay, elemento cardine del gioco. Se ricordate, la nostra prova sul campo della demo ci aveva lasciati con qualche perplessità. Destavano preoccupazione soprattutto l’eccessiva frenesia del ritmo del gioco e le novità legate all’heat system, che appareva piuttosto sbilanciato. Fortunatamente, gli sviluppatori sono riusciti a fugare ogni nostro dubbio.

Intendiamoci, Tekken 8 conferma molte delle nostre impressioni. Si tratta di un titolo estremamente frenetico e veloce, con incontri dal ritmo davvero forsennato. Tuttavia, l’anima di Tekken c’è e si fa sentire. La conoscenza del moveset dei lottatori, il tempismo, l’attenzione agli spazi e soprattutto la capacità di saper prevedere e punire gli attacchi avversari restano la base per il successo, soprattutto nella modalità online.

Abbiamo ritrovato in Tekken 8 quella stessa formula vincente, fatta di un perfetto equilibrio tra accessibilità e profondità, che ha sempre contraddistinto questa serie, permettendole di essere, di fatto, l’unica saga di picchiaduro 3d ancora sulla cresta dell’onda.

Risulta però innegabile che Tekken 8 strizzi marcatamente l’occhio ai neofiti. In generale, tutti i personaggi, con pochissime eccezioni, appaiono decisamente accessibili, almeno per quanto riguarda le basi. Certo, è ancora troppo presto per parlare di bilanciamenti ed equilibri. L’impressione generale però è che si sia cercato il livellamento potenziando praticamente ogni membro del roster. Non ci è mai capitato di provare un personaggio e di trovarlo pessimo o significativamente più debole degli altri. Saranno i primi tornei a darci un quadro più preciso.

Parlando del roster, Tekken 8 mette a disposizione ben 32 combattenti. Si tratta in quasi tutti i casi di volti già noti, rimasti fedeli allo stile di lotta che li ha sempre contraddistinti. Tra le esclusioni importanti ricordiamo Julia, Eddie/Christie e Lei. Come new entry abbiamo Victor Chevalier, uno dei capi della resistenza, Reina, giovane lottatrice con un misterioso legame con la famiglia Mishima e Azucena Ortiz, strampalata lottatrice amante del caffè ed esperta di MMA. Proprio quest’ultima appare il personaggio meno azzeccato, non tanto per il suo gameplay, basato sulla velocità e sull’uso di prese e striking, quanto per il suo essere davvero troppo strana e sopra le righe.

Tornando al discorso accessibilità, Tekken 8 propone anche dei controlli semplificati, chiamati comandi speciali. essi possono essere attivati in ogni momento dello scontro tramite la pressione del tasto L1. Intendiamoci, non si tratta assolutamente di un significativo cambio nello stile, come avviene coi comandi moderni di Street Fighter 6, che risultano efficaci anche in ambito competitivo. I comandi speciali sono semplicemente un aiuto per l’esecuzione di comandi o sequenze che potrebbero risultare difficili. Li consigliamo soprattutto per impratichirsi con le prime combo.

Potere del calore

Come ben sa chi ha provato la demo, la novità principale del combat system di Tekken 8 è costituito dal sistema Heat. In pratica, sotto la barra dell’energia si trova ora anche un’altra barra, denominata heat. Una volta attivata, il nostro personaggio entra in uno stato di potenziamento. In questa condizione i suoi attacchi risultano più dannosi e provocano danno anche in parata. La barra andrà consumandosi nel tempo finchè, una volta esaurita, porrà fine allo stato di heat. La barra non può essere ricaricata in alcun modo, ma si riempie completamente tra un round e l’altro.

tekken 8

Durante lo stato di Heat è anche possibile eseguire l’Heat Smash, potentissimo attacco in combo che causa danni ingenti azzerando immediatamente la barra heat. Si tratta, insieme alla Rage Art (super mossa eseguibile solo quando l’energia del lottatore sta per esaurirsi), della nostra risorsa più potente in assoluto.

Lo stato di Heat può essere attivato tramite l’Heat Burst, un attacco frontale che va ad innescare lo stato di Heat, oppure con gli Heat Engager, una serie di attacchi, diversi per ogni personaggio, che, se mandati a segno, attivano automaticamente l’heat. Premendo rapidamente due volte lo stick direzionale durante un engager è possibile attivare anche l’Heat Dash, rapidissimo scatto che, sacrificando parte della barra heat, funge da estensione per le combo, in modo simile al drive rush di Street Fighter 6.

Tutti questi potenziamenti ci avevano parecchio preoccupati. Temevamo che la loro eccessiva forza si trasformasse in un abuso di queste meccaniche da parte dei giocatori, a discapito di tutto il resto del meve set. Fortunatamente, questo non è avvenuto. Le meccaniche Heat, per quanto potenti, sono ben inserite nel contesto e non vanno a stravolgere in maniera eccessiva il gameplay. Intendiamoci, si tratta sicuramente di attacchi potenti e spesso risolutori, ma il loro utilizzo richiede molta pratica e una conoscenza delle situazioni più adeguate in cui utilizzarli. Eccedere nel loro utilizzo porta inevitabilmente a diventare prevedibile ed espone al rischio di pesanti punizioni da parte dell’avversario.

In ultimo, parliamo del recupero dell’energia. Una parte del danno che si subisce, in particolare quello derivato dalla parata degli attacchi e dalle combo aeree, rimane evidenziato in grigio. Il giocatore, mettendo a segno a sua volta una serie di attacchi, ha la possibilità di recuperare gradualmente quell’energia. Questa possibilità sfuma qualora l’attacco del giocatore vada completamente a vuoto.

Personalmente, abbiamo trovato questa meccanica molto più bilanciata rispetto alla demo, sebbene non siamo rimasti troppo entusiasti di essa. Un uso attento dell’Heat permette un recupero rapidissimo dell’energia persa e genera ribaltamenti davvero rocamboleschi. D’altro canto, è certamente una buona idea fornire una possibilità di recupero dai danni, spesso eccessivi, derivati dalle combo aeree.

Conclusione

Tekken 8 è senza dubbio il miglior picchiaduro 3D in circolazione e, assieme a Street Fighter 6, è probabilmente il miglior gioco di combattimento in assoluto. Un titolo moderno, con una grafica scintillante e un gameplay in grado sia di divertire i novellini sia di appassionare gli amanti del gioco competitivo ad alti livelli. L’enorme numero di contenuti, anche per il single player, rende l’esperienza longeva e in grado di intrattenere anche i non amanti dell’online.

Se siete fan della saga o del genere picchiaduro l’acquisto è praticamente obbligato, poiché Tekken 8 è un lavoro coi controfiocchi. Se invece non giocato a questo tipo di giochi da parecchio ma avete giocato a Tekken in passato, potrebbe essere davvero l’occasione buona per tornare a divertirvi con questa mitica serie.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, PC
  • Data uscita: 26/01/2024
  • Prezzo: 69,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher.

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Tekken 8: riparte il Tekken World Tour

Mancano ormai solo una manciata di giorni all’uscita di Tekken 8, ultimo episodio della celeberrima serie di picchiaduro. Dopo gli ultimi, succulenti trailer, Bandai Namco ha da poco annunciato anche il ritorno del Tekken World Tour. Il principale circuito competitivo legato a Tekken tornerà ad aprile e, per la prima volta, sarà incentrato proprio su Tekken 8. Arslan Ash, dunque, laureatosi campione dell’ultimo Tekken World Tour 2023, passerà alla storia come l’ultimo campione di un evento dedicato a Tekken 7.

Il nuovo Tour potrà godere del supporto di marchi decisamente prestigiosi, come Chipotle, Venum e Victrix by PDP. Inoltre, la prestigiosa competizione partirà in concomitanza con MASTER+ EVO Japan 2024, che si terrà tra il 27 e il 29 aprile di quest’anno.

Tekken World Tour vedrà finalmente il ritorno delle competizioni in presenza del circuito MASTER+, MASTER, CHALLENGER e DOJO. I migliori giocatori di ognuno di questi eventi saranno premiati con dei punti che determineranno le graduatorie regionali e globali, utili per avanzare alle finali globali e avere la possibilità di conquistare il titolo di Campione Mondiale.

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Tekken 8: abbiamo provato la demo

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Editoriali

I migliori picchiaduro del 2022

Ah, i picchiaduro! Certamente oggi quello dei beat-them-up non è il genere videoludico più popolare né quello maggiormente al centro dell’attenzione di pubblico e critica. Tuttavia, se con un bel tuffo nel passato ci spostassimo negli ormai lontani anni novanta, troveremmo una situazione ben diversa. In quegli anni, infatti, i picchiaduro, in particolare quelli 1vs1, erano i dominatori incontrastati nel settore, sia per quanto riguarda le console casalinghe sia all’interno delle mai troppo compiante sale giochi. In esse infatti ogni giorno plotoni interi di ragazzi (e non solo) erano pronti a darsi battaglia in sfide all’ultimo sangue ai vari Street Fighter, Mortal Kombat, Fatal Fury e compagnia cantante. Un esempio emblematico di questa situazione era il Neo-Geo, la famosa console SNK, il cui parco titoli era formato praticamente per il 70% da picchiaduro.

Un esempio di sala arcade anni 90, culla del genere dei picchiaduro

Un genere per pochi

Oggi, come già detto poc’anzi, la situazione è molto cambiata. L’enorme diffusione dei giochi mobile e la predilezione dei videogiocatori per altri generi ha relegato i picchiaduro a genere riservato solo agli appassionati. Una delle ragioni di questa situazione è sicuramente da ricercarsi nell’intrinseca difficoltà del genere. Certo, chiunque può prendere in mano un pad e tentare di farsi valere pigiando i tasti alla bell’e meglio. Tuttavia, imparare a giocare in modo corretto ed efficace a un qualsiasi gioco di questo genere richiede tempo, pazienza e allenamento. E non tutti i giocatori sono disposti a sottoporsi a queste condizioni.

Tuttavia proprio la complessità e la profondità di questo genere gli ha permesso di assumere un ruolo di primo piano all’interno del mondo degli esports.

EVO 2022, il più grande torneo di picchiaduro al mondo

Sono numerosissimi infatti i tornei e le manifestazioni, interamente dedicati ai picchiaduro, primo tra tutti il famoso EVO, torneo di livello mondiale che ogni anno ospita i migliori giocatori da tutto il mondo pronti a darsi battaglia coi più famosi picchiaduro sulla piazza.

Ma quali sono oggi i migliori titoli legati al genere Beat them up? È proprio quello che scopriremo all’interno di questo articolo, con una panoramica dei titoli più importanti e famosi del momento. Cercheremo di mostrare cosa caratterizza maggiormente ognuno di questi giochi, in modo da renderci conto di quanto vasto e frastagliato sia il mondo dei giochi di combattimento 1vs1.

Miglior Picchiaduro 3D: Tekken 7

Visto l’ondata di popolarità portata al titolo Bandai Namco dalle recente serie di animazione apparsa su Netflix (Tekken Bloodlines) inizieremo il nostro viaggio proprio dall’ultimo esponente della gloriosa saga di Tekken, ovvero Tekken 7.

Miglior Picchiaduro 3D: Tekken 7
Tekken 7, per molti versi è tuttora il dominatore dei picchiaduro 3D

La Saga dei Mishima

Nata nell’ormai lontano 1994 in sala giochi, la serie di Tekken è senz’altro una delle più famose e iconiche all’interno del panorama dei picchiaduro ed è quasi certamente il picchiaduro in grafica 3D più famoso al mondo.

Punti di forza di questa saga sono da sempre la trama, la forte caratterizzazione dei personaggi e il fortissimo equilibrio del suo gameplay. Tutte caratteristiche che ritroviamo espresse al massimo del loro potenziale in Tekken 7.

Il gioco presenta una solida modalità storia, che permette sia di vivere le vicende principali della trama del gioco sia di approfondire le singole storie dei personaggi. La trama della serie Tekken ruota intorno alle faide interne della terribile famiglia Mishima, dominatrice della Mishima Zaibatsu, la più grande multinazionale del mondo. Un ruolo chiave è anche svolto dal Devil Gene, misterioso gene in grado di donare a chi ne è in possesso tremendi poteri demoniaci. La modalità storia di Tekken 7 narra di un punto di svolta epocale all’interno di queste vicende.

Un party molto affollato

Tekken 7 presenta anche un roster solidissimo, con ben 54 lottatori (contando naturalmente anche i DLC), quasi tutti con uno stile di lotta unico. Per l’occasione, Bandai Namco ha aperto le porte anche ad alcune guest star, come Akuma di Street Fighter o Noctis di Final Fantasy XV. Anche sul versante tecnico, è stato fatto un lavoro davvero egregio, con grafica e animazioni che ancora oggi, a 7 anni dall’uscita, non sfigurano minimamente. Anche il comparto sonoro si presenta assolutamente all’altezza, con una serie di tracce rock e techno molto azzeccate e d’atmosfera. Ma concentriamoci ora sul gameplay, aspetto che più ci interessa.

Akuma di Street Figther è stato aggiunto su Tekken 7

Parola d’ordine: profondità

Come abbiamo già precisato, Tekken 7 è un picchiaduro 3D a tutti gli effetti. Ciò significa che ai lottatori è possibile spostarsi non solo lungo il loro asse orizzontale, ma anche in profondità, sia tramite spostamenti e schivate laterali, sia attraverso una serie di mosse che porteranno automaticamente il lottatore a muoversi attraverso  lo spazio di gioco e attaccare lateralmente, rendendo vani eventuali contrattacchi.

I pulsanti di attacco sono solamente 4, due pugni e due calci, mentre la parata avviene automaticamente premendo indietro. Ogni lottatore dispone di un numero di mosse molto elevato, che dovranno essere memorizzate (almeno in parte) per permettere di ottenere risultati soddisfacenti. Vi è poi una super mossa, attivabile solo quando l’energia rimasta raggiunge un livello molto basso, in grado di ribaltare totalmente l’esito di uno scontro (nonché di generare effetti speciali davvero spettacolari).

Gameplay

La curva di apprendimento del gioco non si presenta eccessivamente ardua e anche un giocatore novizio potrà riuscire a destreggiarsi in maniera efficace. Tuttavia, quando si passa al lato competitivo, le cose cambiano radicalmente. Come spiegato più sopra, i combattenti hanno la possibilità di muoversi in uno spazio tridimensionale. Ebbene, la gestione di questo spazio rappresenta proprio la chiave per comprendere la reale profondità del gioco.

La chiave per giocare a Tekken ad alti livelli è infatti imparare a muoversi correttamente intorno all’avversario, con vari movimenti che lascino sempre al nostro lottatore la possibilità di colpire e allo stesso tempo fungere da “esca”, in modo da mandare a vuoto un attacco avversario e innescare facilmente il proprio contrattacco.  Un altro aspetto fondamentale è il cosiddetto calcolo dei frames, ovvero la durata delle mosse. Comprendere questa meccanica rende il giocatore in grado di diventare padrone degli scambi e in grado di mantenersi costantemente in vantaggio.

Kazuya Mishima

Combo aeree

L’ultimo fondamentale elemento sono le combo aeree, croce e delizia di ogni giocatore di Tekken e che  spesso rappresentano la chiave per la vittoria. In Tekken, infatti, una volta che si viene lanciati in aria, si resta completamente indifesi. Questo, naturalmente, permette all’avversario di inanellare una serie di mosse una dietro l’altra che talvolta riescono persino a prosciugare la barra della vita senza che il malcapitato che le subisce abbia alcuna opzione di difesa (sebbene in Tekken 7 sia stata inserita una meccanica che va a diminuire costantemente la percentuale di danno subita da queste situazioni). È chiaro quindi come, per un giocatore esperto, risulti fondamentale imparare a memoria queste combo e le situazioni in cui iniziare a inserirle.

Questo è, in sostanza, il gameplay di Tekken 7, un gioco fondato su tempismo, controllo e abilità nelle combo. Tutti questi elementi, combinati insieme, danno spesso vita a scontri assolutamente spettacolari. Una nota di merito va agli effetti di rallenty che vanno a enfatizzare i momenti dello scontro in cui due lottatori attaccano quasi in contemporanea, rendendo incerto fino all’ultimo millisecondo chi sarà a colpire per primo.

Picchiaduro 3D: menzione d’onore

Altri picchiaduro 3D in qualche modo simili a Tekken sono per esempio la serie Soul Calibur, arrivata al sesto episodio. Vi è poi, Dead Or Alive di Tecmo. Per chi invece cercasse un titolo in 3D ancora più profondo e complesso, la scelta non può che cadere sulla saga Virtua Fighter di SEGA.

Miglior Picchiaduro in “finto” 3D: Mortal Kombat 11

E veniamo ora a parlare di Mortal Kombat, serie che, nonostante affondi le sue origini nell’ormai lontano 1992, svolge tuttora un ruolo di primo piano nel panorama videoludico. Dimostrazione di ciò è anche la pellicola del 2021 dedicata al franchise (sebbene la qualità di quest’ultima sia più che discutibile).

Miglior Picchiaduro in “finto” 3D: Mortal Kombat 11
La saga di Mortal Kombat è certamente una delle più iconiche della storia dei videogiochi

Violenza e ninja

Giunta ormai addirittura alla sua undicesima incarnazione (Mk11 è uscito nel 2019, ricevendo tutta una serie di aggiunte e aggiornamenti in questi anni, fino alla versione Ultimate) la saga di Mortal Kombat è riuscita fin da subito a conquistare i cuori dei videogiocatori grazie alla sua grafica fotorealistica  e a quello che è da sempre il suo tratto più caratteristico: l’enorme dose di violenza.

In ogni titolo della serie, infatti, i combattimenti sono letteralmente infarciti di violenza e spruzzi di sangue. Alla fine dello scontro, sarà anche possibile infliggere il colpo di grazia al proprio avversario tramite le famose fatality. Esse talvolta raggiungono un tale livello di brutalità e sadismo da non sfigurare persino in un film dell’orrore.

Il torneo del destino

Come per Tekken, anche in Mortal Kombat il fattore trama ha sempre avuto un ruolo molto importante all’interno della saga. Il primo Mortal Kombat fu il primo picchiaduro in cui i vari background dei personaggi venivano mostrati durante la demo dell’arcade.

L’episodio reboot della serie, pubblicato nel 2011 semplicemente col titolo Mortal Kombat, fu il primo picchiaduro a presentare una vera e propria modalità storia cinematografica. In essa il giocatore avrebbe vestito i panni di tutti i vari lottatori a seconda delle esigenze della trama.

La storia di Mortal Kombat ruota intorno all’eterna lotta tra il bene e il male, qui incarnata in un grande torneo, chiamato proprio Mortal Kombat. In esso le forze della Terra e quelle del Regno Esterno si sfidano ciclicamente per la sopravvivenza e il predominio. In questa vicenda si intrecciano le storie dei vari protagonisti, alcuni talmente famosi da essere divenuti vere e proprie icone pop, come i due ninja Scorpion e Sub-Zero.

Piatto ricco mi ci ficco

Ma passiamo ora in modo più specifico a Mortal Kombat 11. Se c’è una parola che più di ogni altra riesce a descrivere questo titolo essa è senz’altro “completezza”.

Mortal Kombat 11 infatti presenta un’offerta in grado di soddisfare qualsiasi tipo di giocatore, con un numero enorme di modalità.

Oltre alle ormai rodate storia e arcade, spicca la modalità Torri, che permette al giocatore di mettersi alla prova contro una serie di avversari assortiti in modo sempre diverso. In questi scontri avremo una nutrita serie di bonus, malus e condizioni particolari (oscurità, ribaltamento dei comandi, interferenze di personaggi esterni ecc.). Molte di queste torri si aggiornano costantemente, in modo che i giocatori possano sempre trovare una sfida nuova e fresca con cui confrontarsi.

The Joker su Mortal Kombat 11

L’online si presenta ricchissimo di modalità differenti, con sfide causal e lotte competitive con tanto di ranking. Ritorna anche la modalità re della collina (in cui ogni sfidante continua a lottare finchè non viene battuto e chi lo sconfigge prende il suo posto).

La modalità training è forse la più ricca e completa mai vista in un picchiaduro. Essa permette di conoscere e approfondire sia la conoscenza base dei personaggi, sia l’apprendimento di meccaniche avanzate utili per i match competitivi.

Per i collezionisti, infine, la modalità kripta offre tonnellate di skin, bozzetti e oggetti bonus.

Anche il roster dei personaggi è davvero impressionante e presenta anche tutta una serie di star del mondo cinematografico, come Joker, Rambo, Robocop e Terminator.

La potenza è nulla senza controllo

E arriviamo finalmente al gameplay, l’aspetto che maggiormente ci interessa. Ho definito Mortal Kombat un gioco in finto 3d dal momento che, pur presentandosi con una veste grafica di ultimissima generazione, i lottatori possono muoversi unicamente lungo l’asse orizzontale, come nei tradizionali picchiaduro 2D.

Questa scelta porta da una parte a ricreare molte delle meccaniche e delle sensazioni dei classici capitoli 2D della saga; dall’altra sposta l’attenzione dal controllo dello spazio al controllo del personaggio stesso.

Anche in MK, come in Tekken, il numero di comandi è estremamente semplice. Avremo due tipi di pugni, due calci più la parata, le prese e alcune interazioni con l’ambiente. Ogni personaggio avrà poi il suo set di mosse speciali e combo base, che potranno essere apprese e padroneggiate nella modalità allenamento.

Imparare le regole base del gioco risulterà piuttosto semplice, anche grazie all’eccellente fluidità dei movimenti e al ritmo incalzante dei combattimenti. Ma, ancora una volta, riuscire a giocare in modo realmente competitivo richiederà molte ore di studio, esercizio e osservazione.

L’evoluzione delle Fatality su Mortal Kombat 11

Una sanguinosa partita a scacchi

Come accennato, infatti, la chiave del successo in Mortal Kombat risulterà nell’avere il maggior controllo possibile sul proprio personaggio. Ciò vale sia in fase di attacco sia, soprattutto, quando ci troveremo in difesa.

Anche in questo caso, infatti, ogni singolo movimento del nostro personaggio è caratterizzato da una particolare durata (i famosi frames). Risulterà fondamentale conoscere perfettamente sia il proprio set completo di mosse sia quello di ogni singolo personaggio, in modo da sapere quali siano le potenziali risposte vincenti a ogni singola situazione.

Occorrerà inoltre imparare a non abusare dei salti, i quali, sebbene molto comodi per avvicinarsi rapidamente al nemico, lasciano spesso completamente scoperti e vulnerabili.

Gli sviluppatori hanno inoltre fatto la scelta di ridurre, in generale, l’ammontare di danni causato dagli attacchi e soprattutto dalle combo. In questo modo si evitano situazioni in cui un giocatore debba pagare un singolo errore con la perdita dell’intero round. Questa scelta rende il gameplay ancor più tattico e ragionato e trasforma le sfide in vere e proprie partite a scacchi in cui la vittoria arriderà a chi saprà maggiormente controllare l’andamento dello scontro e le varie dinamiche che si creeranno in esso.

Picchiaduro in finto 3D menzione d’onore

Per chi cercasse altri giochi con caratteristiche simile ad MK11 non si può non consigliare la serie Injustice. Essa propone un gameplay molto simile a Mortal Kombat inserito in una versione distopica dell’universo DC.

Miglior Picchiaduro 2.5D: Street Fighter V

Ed eccoci arrivati al re dei picchiaduro! Nessuno più di Street Fighter, infatti, può fregiarsi con maggior merito di questo titolo.

Fu proprio l’avvento di Street Fighter 2 nelle sale giochi, nell’ormai lontano  1991, a generare quell’onda di interesse e passione che rese il genere dei picchiaduro il più giocato e apprezzato sulla piazza.

Ogni cosa all’interno di Street Fighter è ormai divenuta iconica. I suoi leggendari personaggi (nomi come Ryu, Ken, Chun-Li o Guile sono conosciuti a praticamente chiunque abbia mai preso in mano un pad), i suoi notissimi brani musicali e, naturalmente, i nomi delle tecniche dei protagonisti, ormai entrate di diritto nel mito (Hadouken!).

La saga di street fighter è stata a lungo sinonimo di picchiaduro

L’ultimo erede della dinastia

L’eredità di Street Fighter viene ancora oggi portata avanti degnamente da Capcom con l’ultimo capitolo uscito, Street Figher V. Per questo gioco Capcom ha adottato una strategia simile a quella utilizzata a suo tempo con Street Fighter 2. Sono state infatti rilasciate nel tempo tutta una serie di versioni rivedute e corrette del titolo. Esse sono uscite principalmente tramite aggiornamenti, ma anche con release vere e proprie delle versioni “potenziate”.

L’ultima di queste versioni è stata Street Fighter V Champion Edition. Questo gioco che ha proposto un roster di personaggi davvero nutrito (ben 40 lottatori) comprendente tutti i vari DLC rilasciati nel tempo. Inoltre ha unito tutte le modalità già viste in SFV e in SFV Arcade Edition (le principali sono Storia, Arcade, Sopravvivenza e naturalmente Online).

In modo simile a Mortal Kombat, Street Fighter presenta una formula in “finto 3D”, con sfondi e personaggi realizzati in 3D che però potranno spostarsi solamente lungo l’asse orizzontale. A differenza del titolo di NetherRealm, però, Street Fighter V sfoggia una grafica dai toni molto più colorati e cartooneschi, che meglio si adattano alle atmosfere e ai protagonisti del titolo Capcom.

Rispetto ai titoli presi in esame finora, la trama in SFV ha un ruolo decisamente secondario, sebbene i personaggi risultino tutti estremamente interessanti. Il tutto si riduce ai malvagi piani dell’organizzazione Shadaloo, guidata dal perfido M. Bison, per la conquista del mondo e alle azioni dei protagonisti per fermarla.

Ken, storico personaggio di Street Fighter

Solo per veri campioni

Il cuore di Street Fighter V infatti sta nello scontro vero e proprio e, in particolare, nello scontro pvp. A differenza di Tekken o Mortal Kombat, infatti, Street Fighter è un gioco quasi unicamente rivolto ai giocatori esperti. Senza se e senza ma.

Ogni lottatore ha a disposizione tre attacchi con i pugni (debole, medio e forte) e altrettanti con i calci. A questi si andranno ad aggiungere le varie mosse speciali di ogni personaggio (circa quattro o cinque). Ci saranno poi le V-skills, attacchi o abilità uniche a cui il personaggio potrà ricorrere tramite la pressione contemporanea del pugno e del calcio medio.

Fa il suo ritorno anche la barra ex, indicatore che va riempiendosi via via che lo scontro prosegue a seconda dei colpi messi a segno. Questa barra sarà divisa in tre tacche. Ognuna di esse, una volta riempita, consentirà di eseguire una versione “potenziata” di ognuna delle nostre mosse speciali. Quando la barra sarà totalmente piena il giocatore potrà ricorrere alla critical art, supermossa dalla potenza devastante.

Street Fighter V propone inoltre una seconda barra, denominata V. A essa sarà legato il V-trigger, una particolare abilità a cui il giocatore potrà ricorrere solo dopo aver incassato una certa quantità di colpi.

Senza margine di errore

Per poter avere anche solo la minima possibilità di progredire in SFV, il giocatore dovrà conoscere ognuno di questi attacchi alla perfezione. Il sistema di controllo di Street Fighter è di una precisione millimetrica ed è pronto a punire ogni singolo errore in maniera anche spietata.

Inoltre Street Fighter V, salvo rari casi, non propone vere e proprie combo standard da imparare. Infatti ogni singolo attacco può essere concatenato all’altro. Starà quindi al giocatore comprendere le combinazioni più efficaci con la pratica e l’osservazione dei suoi avversari.

Tutti i concetti che abbiamo affrontato in precedenza, (framing degli attacchi, gestione dello spazio e controllo del personaggio) ora vengono portati agli estremi. Il giocatore dovrà imparare a essere costantemente in guardia, sia che si trovi in una posizione di stallo (neutral), in attacco o sulla difensiva.

Frame e data frame sono fondamentali nei picchiaduro

Un picchiaduro da competizione

Quindi è chiaro che, per raggiungere risultati positivi, occorreranno ore di gioco e numerosissimi incontri di pratica. Tuttavia, la soddisfazione che si prova al raggiungimento dei primi risultati è davvero incredibile, molto simile alla conquista dei primi successi nelle attività sportive.

Non a caso, Street Fighter V è ancora oggi il dominatore indiscusso dei vari circuiti legati al mondo degli esport. Questo grazie soprattutto ai numerosi Capcom Pro tours, eventi competitivi organizzati da Capcom stessa e al ruolo di main eventer assoluto che Street Fighter V ha rivestito negli ultimi anni all’interno dell’EVO.

Picchiaduro in 2.5D: menzione d’onore

Se volessimo trovare altri titoli con caratteristiche simili a Street Fighter V potremmo citare il nuovo Samurai Shodown e il recente The King of Fighters XV, che abbiamo recensito.

Miglior picchiaduro a squadre: Dragon Ball Fighterz

Alzi la mano chi, tra coloro che leggono, non ha mai visto Dragon Ball o addirittura non ha mai sentito parlare di questa serie. Il capolavoro di Akira Toriyama, nato sulle pagine di Shonen Jump nel 1984, è indiscutibilmente il manga/anime più famoso e seguito al mondo.

Si può ben dire che le avventure di Goku e dei suoi amici alla ricerca delle sfere del drago, tra situazioni demenziali, avventure ai confini dell’universo e combattimenti all’ultimo sangue, abbiano ormai guadagnato un posto importante nell’immaginario collettivo della nostra società.

Ancor più dall’inizio della serie Super, che, a partire dal 2016, ha ripreso e portato avanti la trama del manga, ferma ormai dalla metà degli anni ’90, rendendo il brand di Dragon Ball ancora più “vivo” e attuale.

Miglior picchiaduro a squadre: Dragon Ball Fighterz
Dopo anni di sofferenza ecco il picchiaduro di riferimento per i fan di Dragon Ball

Una tradizione di cui non andare fieri

Naturalmente, nel corso di tutta la sua storia, la saga di Dragon Ball ha visto il proliferare di un numero davvero incalcolabile di videogiochi a essa dedicati.

Fin dai tempi del NES, a quelli della PS4, sono davvero molti i titoli usciti dedicati a Dragon Ball, con una prevalenza per gli rpg e, naturalmente, per i picchiaduro.

La maggior parte di questi titoli, sfortunatamente, erano assolutamente mediocri e dimenticabili, spesso ben al di sotto delle aspettative dei fan (mi limito qui a ricordare l’osceno Dragon Ball Final Bout per la prima playstation, uno dei picchiaduro 3D peggiori di sempre).

Le cose cominciarono a migliorare con serie come Budokai, Budokai Tenkaichi e i più recenti Xenoverse, che, pur senza risultare capolavori, seppero alzare in modo importante la qualità dei titoli legati al mondo di Dragon Ball.

Giungiamo così al 2018, anno in cui Arc System Works, casa produttrice già famosa per la serie Guilty Gear, realizza Dragon Ball Fighterz, titolo poi edito da Bandai Namco.

Combattiamo!

Il gioco si presenta come un picchiaduro 2D a squadre, nel quale ogni giocatore dovrà selezionare un gruppo di tre combattenti per fronteggiare altrettanti guerrieri nemici, finché tutti i lottatori di una delle due squadre non saranno annientati.

Il titolo non presenta particolari artifici di trama o elaborati collegamenti con l’anime a cui si ispira. Certo, esiste una modalità storia ma sembra quasi un riempitivo, giusto per spiegare in qualche modo la presenza di personaggi che nella continuity della saga dovrebbero essere defunti.

Anche per quanto riguarda il numero di modalità, il gioco non propone nulla di particolarmente innovativo, oltre agli ormai noti arcade, allenamento, modalità online e storia (sebbene uno dei successivi aggiornamenti abbia introdotto anche la modalità camp, composta da una serie di sfide più varie e particolari).

Basterà tuttavia impugnare il joypad e iniziare ad addentrarsi negli scontri per rendersi conto di come il cuore di FighterZ sia nel suo eccezionale gameplay e nell’incredibile spettacolarità dei suoi combattimenti.

Gli assist in Dragon Ball FighterZ

Anime Interattivo

Per quel che riguarda la grafica, il lavoro compiuto da Arc Syetm è semplicemente magistrale. I modelli dei protagonisti sono identici a quelli della serie originale e sono animati con una fluidità e un’eleganza dei movimenti degna delle più recenti produzioni cinematografiche (addirittura, ogni singolo movimento di ogni lottatore è stato ricalcato da tavole originali del maga o da schizzi dell’anime!).

Per quanto concerne il gameplay, invece, esso si presenta subito come piuttosto complesso. Le sfide avverranno 1vs1, con gli altri due personaggi che faranno da supporto e potranno essere chiamati all’azione in ogni momento per sostituire il personaggio attivo o semplicemente per eseguire un attacco di supporto.

Affinare le proprie armi

I personaggi potranno muoversi solo lungo l’asse orizzontale e avranno la possibilità di eseguire due tipi diversi di salto (più lungo o più corto) e anche un doppio salto a mezz’aria. Il giocatore avrà poi a disposizione tre tipologie di attacco (rapido medio e potente), la possibilità di sparare un proiettile di aura e di eseguire una presa, qui chiamata dragon rush, in grado di generare automaticamente una combo.

Ogni combattente avrà anche a disposizione uno scatto (sia a terra che in aria) e persino un super scatto, che ci proietterà automaticamente contro il nemico, innescando possibili combo. Nelle prime fasi di gioco sarà molto semplice abusare di questa tecnica, ma ci renderemo presto conto di quanto essa vada invece usata con attenzione, dal momento che lascia totalmente scoperti a possibili contrattacchi.

Ogni personaggio avrà poi naturalmente a disposizione le proprie mosse speciali e due attacchi dell’aura (denominati attacco speciale e attacco finale), eseguibili tramite l’apposita barra (che può essere caricata automaticamente premendo due tasti insieme) che andranno a consumare rispettivamente uno e tre indicatori del suddetto indicatore. Questi attacchi sono naturalmente molto spettacolari e distruttivi e propongono animazioni di fattura davvero pregevole, andando a ricalcare tutte le mosse segrete più devastanti sfoggiate dai personaggi nel corso dell’anime. La barra dell’aura può arrivare fino a sette indicatori e sarà addirittura possibile eseguire in serie i colpi dell’aura di tutti e tre i nostri lottatori, con risultati a dir poco apocalittici (anche per i fondali!).

Dragon Ball FighterZ è probabilmente il miglior gioco di sempre dedicato all’anime

Il signore delle combo

Rispetto ai picchiaduro affrontati finora, con FighterZ la parola d’ordine è una soltanto: combo!

Il sistema di gioco creato da Arc System infatti si basa fondamentalmente nel riuscire a creare un’apertura nelle difese nemiche per poi andare a inanellare il maggior numero di colpi possibile (si può facilmente superare il centinaio di colpi consecutivi!) per riuscire a decimare i personaggi nemici con una singola offensiva.

Naturalmente, un simile stile di gioco richiede molta pazienza e applicazione. Oltre a dover imparare A MENADITO le combo più potenti dei nostri combattenti (il tutorial in questo purtroppo è abbastanza carente) ed essere in grado di eseguirle sempre alla perfezione, senza errori (il gioco propone anche un sistema di autocombo per venire incontro ai novizi, ma ci si renderà presto conto di quanto esse risultino poco efficaci in una sfida contro un giocatore esperto), sarà altrettanto importante imparare a gestire le primissime fasi del combattimento (il cosiddetto neutral) per evitare passi falsi e mosse avventate e riuscire a cogliere il momento esatto per dare il via alla nostra offensiva e mettere a segno devastanti combinazioni di colpi, super, attacchi di supporto e tutto quanto ci sarà nel nostro arsenale.

Certo, uno stile incentrato in modo così ossessivo sulle combo potrà sembrare poco divertente, ma assicuriamo che si sposa perfettamente sia con l’atmosfera del gioco che coi ritmi indiavolati delle battaglie.

Lavoro di Squadra

Infine, ricordiamo come anche la scelta delle squadre necessiti di molta strategia. I personaggi infatti non andranno scelti solo in base alla nostra capacità di destreggiarci con essi, ma anche in base al ruolo che intendiamo affidare loro.

Il personaggio iniziale sarà colui che avrà il compito di iniziare a mettere a segno le prime combo e, soprattutto, di accumulare gli indicatori d’aura. Il personaggio mezzano disporrà di solito di un attacco di supporto molto forte o comunque insidioso e dovrà essere pronto a sostituire il primo in ogni momento della battaglia. L’ultimo, infine, dovrà capitalizzare il lavoro della squadra, sfruttando gli indicatori messi da parte per scatenare tremendi attacchi in grado di andare a eliminare i membri della squadra avversaria.

Dunque è chiaro come FighterZ rappresenti un incredibile mix tra la frenesia e la velocità delle sue battaglie e la strategia e la tattica per quanto riguarderà la scelta della squadra e la pratica con essa.

Picchiaduro a squadre menzione d’onore

Titoli che richiamano in qualche modo FighterZ sono la serie Guilty Gear di Arc System e la saga crossover Marvel vs Capcom, il cui ultimo episodio, Infinite, ha dato però una sterzata in favore dei giocatori più casual.

La nuova frontiera dei picchiaduro: Super smash Bros Ultimate

E concludiamo il nostro viaggio con quello che è diventato, a tutti gli effetti, il nuovo dominatore del mercato dei picchiaduro. Con quasi 30 milioni di copie vendute, infatti, Super Smash Bros Ultimate è a tutti gli effetti il picchiaduro più venduto di sempre, dopo essere riuscito nell’impresa di superare persino le vendite di un mostro sacro come Street Fighter 2.

Ultimate rappresenta il quarto capitolo dell’ormai leggendaria saga super smash bros, nata nel 1999 su Nintendo 64 ed è apparso su nintendo Switch nel dicembre del 2018.

Benvenuti al party Nintendo delle mazzate!

Botte per tutti i gusti

Se per descrivere Mortal Kombat 11 ero ricorso al termine completezza, per Ultimate il termine più consono sarebbe abbondanza. In questo gioco infatti si ha enorme abbondanza di ogni cosa: a partire dai personaggi giocabili (arrivati, grazie ai DLC, all’incredibile cifra di 89), proseguendo per il numero degli stage (espandibile quasi all’infinito grazie all’editor), delle modalità (c’è davvero di tutto: classica, sopravvivenza, avventura, gara di home run, sfide personalizzabili…) e dei bonus e sfide sbloccabili.

Sembra davvero di trovarsi non di fronte a una torta, ma di un’intera pasticceria, al punto che riesce quasi difficile orientarsi all’interno delle possibilità offerte.

Un picchiaduro insolito

Per quanto riguarda il gameplay, il gioco ripropone quasi inalterata la formula vincente dei suoi predecessori.

A differenza dei picchiaduro tradizionali, in Smash Bros l’obiettivo non sarà quello di mandare a zero la barra dell’energia dell’avversario (anche se è possibile giocare anche in questa modalità), bensì riuscire a scagliare il proprio avversario fuori dallo schermo. Per fare ciò però sarà molto importante riuscire a danneggiarlo a sufficienza coi nostri attacchi, finché la percentuale di danno subita dal suo personaggio non sarà sufficientemente alta da permetterne l’eliminazione.

I comandi del gioco sono in apparenza molto semplici: un pulsante per l’attacco, uno per le mosse speciali, uno per il salto, uno per la parata e uno per la presa.

Da questa premessa, il gioco crea un numero incredibile di varianti, con sfide da un minimo di 2 fino a 8 combattenti, incontri a coppie, incontri di sopravvivenza contro stormi di avversari, sfide contro nemici giganti e chi più ne ha più ne metta.

La varietà è tale che, anche in single player, il gioco risulta sempre estremamente fresco e divertente.

Un originale party game

Come ogni picchiaduro che si rispetti, però, Ultimate mostra il meglio di sé nelle sfide multigiocatore.

In questo particolare caso, tuttavia, occorre fare una distinzione. Come accennato in precedenza, smash permette di competere a un massimo di otto contendenti.

Inoltre il gioco presenta stage estremamente complessi e diversificati tra loro, con piattaforme, ostacoli, fasi a scorrimento, rotazioni improvvise dell’asse di gioco e moltissime altre stranezze. Come se non bastasse, durante la sfida appariranno casualmente nello stage una serie di armi e potenziamenti, spesso in grado di capovolgere l’andamento dello scontro.

Ciò vale soprattutto per le capsule degli alleati e la famosa sfera smash, che se spezzata permetterà di ricorrere ai famosi attacchi smash, devastanti tecniche in grado di regalare facilmente una o più eliminazioni.

Super Smash Bros. Ultimate è anche un party game

Con l’anima di un vero picchiaduro

È chiaro come tutti questi fattori aumentino di molto la randomicità delle battaglie, con una serie di dinamiche che male si sposano con la natura competitiva di un picchiaduro, ricordando più da vicino i party games.

Ecco allora la distinzione di cui parlavo: mentre i giocatori casual potranno sfidarsi e divertirsi ricorrendo a tutte queste particolari dinamiche e ai numerosi azzardi che il gioco propone, i giocatori hardcore di smash ricorreranno a un set di regole ben definito, che è poi quello presente nei tornei ufficiali (e di cui abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo sul competitivo di Super Smah Bros. Ultimate)

Le sfide saranno rigorosamente 1vs1 (o 2vs2 nel caso di gioco a squadre) a vite (di solito 3) in stage di dimensioni ridotte e assolutamente privi di qualunque tipo di ostacolo o azzardo, e senza alcun tipo di arma o bonus, eccezion fatta, a volte, per la sfera smash.

Giocato in questa maniera, Smash sembra un titolo totalmente diverso e rivela tutta la sua complessità e profondità.

La chiave per il successo

Ogni personaggio, infatti, è dotato di un set di mosse e attacchi speciali estremamente vasto, dal momento che entrambi i pulsanti di attacco andranno a combinarsi con la levetta direzionale per generare un numero elevatissimo di tecniche diverse.

Inutile sottolineare che, per riuscire a giocare in modo efficace, il giocatore sarà chiamato ad avere una conoscenza e un controllo praticamente totali del suo personaggio e delle sue caratteristiche. Con un roster sconfinato come quello di Ultimate, sarà davvero arduo memorizzare le caratteristiche e i movimenti di ogni lottatore e raggiungere un buon livello richiederà davvero moltissima pratica e dedizione.

Scalata verso il successo

Il primo passo sarà imparare in modo perfetto i movimenti, in particolare i salti, onde evitare errori grossolani ed eliminazioni banali.

Occorrerà poi individuare la tipologia di personaggio più adatta al nostro stile di gioco (personaggi bilanciati, veloci, massicci, specializzati negli attacchi a distanza, ecc.).

Inoltre, bisogna scegliere quello che tra tutti si adatta maggiormente alle nostre caratteristiche e studiarne ogni attacco e movimento fin nei minimi dettagli.

L’ultimo passo, il più complesso, sarà imparare a conoscere anche tutti gli altri personaggi di Smash, in modo da comprenderne punti di forza e debolezze e avere un gameplan con cui affrontare ognuno di loro.

Ancora una volta, è chiaro che tutti questi passi richiederanno moltissimo tempo e molta, molta pratica, ma in fondo è proprio questo il bello dei picchiaduro: impegnarsi e fare costantemente pratica per riuscire a migliorarsi e diventare sempre più performanti, senza scorciatoie, trucchi o potenziamenti, ma solo con le nostre abilità e la nostra voglia di vincere.