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Dragon’s Dogma II non convince: che cosa non ha funzionato

Dragon’s Dogma II: amore o odio? Era da un po’ che non si vedeva un titolo capace di dividere così nettamente i videogiocatori, che negli ultimi anni (nella maggior parte dei casi e in merito ai titoli più attesi) hanno sempre fatto fronte comune. Starfield? Bocciato. Baldur’s Gate III? Un successo. Palword? Un lancio che fa “giurisprudenza”. Giudizi quasi sempre unanimi, che hanno tracciato una linea netta e che rappresentano il termometro di ciò che l’utente si aspetta da un videogioco: titoli pagati il giusto e che una volta acquistati siano in grado di offrire il 100% delle loro potenzialità, senza dover contare su DLC o ricorrere a microtransazioni. Poi arriva Dragon’s Dogma II e qualcosa si rompe. Il gioco d’azione uscito lo scorso 22 marzo per Playstation 5, Xbox sere X/S e PC ha indubbiamente portato qualcosa di bello (dire “nuovo” sarebbe troppo), ma incorniciato in una serie di errori, sia tecnici che strategici, che fanno storcere la bocca. Scopriamo quali.

Partiamo dal fatto che Dragon’s Dogma II funziona per molte cose: i combat sono divertenti, il mondo è vasto e le aree da scoprire senza che nessuno ci indichi la via sono interessanti. Per questo, in tanti difendono il titolo da chi lo accusa di essere il solito lancio sbagliato e soprattutto irrispettoso nei confronti degli utenti, per qualità grafiche e per l’ormai noto caso relativo alle microtransazioni comparse a due giorni dal lancio. Così, la pioggia di recensioni negative arrivate in massa ancora prima che si potesse premere play, sono state compensate da altrettante recensioni positive e successive, tanto che il titolo è passato da essere valutato su Steam da “Perlopiù negativo” a “Nella media” nel giro di una notte. Un chiaro segnale che il pubblico si è diviso tra chi lo ha apprezzato e chi, forse anche per pregiudizio, lo ha bocciato. Ma cosa c’è che non va in Dragon’s Dogma II?

Il mostro delle microtransazioni

Togliamoci subito il dente: veder comparire alla vigilia del lancio una nutrita serie di DLC da 0,99 centesimi fino ad un massimo 5 euro è stato un colpo basso. Niente di così inaspettato, verrebbe da dire, visto che Capcom non è affatto nuova ai contenuti aggiuntivi a pagamento: lo ha fatto con i vari Monster Hunter, dove offriva una lunghissima serie di cosmetic a pochi centesimi l’uno, per esempio. Il problema, però, è che in questo caso non stiamo parlando di skin per armature o armi: i DLC offrono features che i giocatori si aspetterebbero di trovare solo e soltanto in game.

Invece, oggetti come i set da campeggio per riposare all’aperto, o i Cuori di Drago per riportare in vita i caduti, così come i Cristalli della Faglia utili per ingaggiare npc che ci accompagneranno nella nostra avventura, possono essere acquisiti in due modi: aprendo il portafogli in real life oppure investendo diverso tempo nel farming, visto che la loro rarità o il loro costo in monete d’oro è veramente, ma veramente alto. Mettere a pagamento con soldi reali una serie di oggetti che con fatica possono essere ottenuti o acquistati in game, non fa molto bene all’immagine del titolo, soprattutto se si tratta di uno degli rpg più attesi dell’anno. Ma bisogna essere onesti: questo non è il più grande problema di Dragon’s Dogma II, anche perché il titolo è ovviamente giocabile anche senza spendere nulla in Dlc. Ci vorrà più tempo per farmare, ma alla fine stiamo parlando di un single player: con chi dovremmo competere se non con la nostra voglia di divertirci?

E ora che faccio?

From Software e Larian insegnano: una delle cose più belle degli RPG è lasciare al giocatore la possibilità di scoprire non solo luoghi incantati o terribili dungeon, ma anche come gestire il proprio personaggio e la propria squadra. Tutto vero, ma quando si inseriscono meccaniche complesse e innovative, come quella delle Pedine offerta da Dragon’s Dogma II, forse avere un tutorial più dettagliato sarebbe stato più funzionale.

Nonostante le diverse ore di gioco alle spalle, in molti ancora si chiedono se, congedando una pedina ingaggiata (e pagata fior di Cristalli della Faglia), questa porterà con sé l’equipaggiamento che gli è stato dato mentre era in nostra compagnia. Domanda sicuramente da poco, visto che basta svestire i vari npc degli oggetti di valore prima di congedarli, ma diciamo che una guida più approfondita sulle funzionalità del gioco sarebbe stata cosa gradita. Lo stesso vale per i punti di interesse sulla minimappa, che spesso si sovrastano e le cui icone non vengono ben spiegate. Un po’ caotico, cara Capcom…

Cambiare classe, così svanisce la magia

Premessa: questa critica è puramente personale, ma pensare che il personaggio si dimentichi di come si usa un arco per imparare a brandire uno spadone, soltanto dopo aver parlato con un tizio a cui ho chiesto di cambiare classe, uccide l’immersività. Siamo più specifici. Entrare e viaggiare nel mondo di Dragon’s Dogma II sembra catapultare il giocatore in un nuovo Skyrim, con una pressoché infinita possibilità di esplorazione e una, seppur più limitata, possibilità di interazione con npc e oggetti. Ma è solo apparenza.

Purtroppo, non facciamo in tempo ad immergerci in questo fantastico mondo che Capcom irrompe con forza per ricordarci che il gioco è suo. Il nostro personaggio non può (almeno inizialmente) apprendere qualcosa da ogni classe per poi miscelare quanto imparato in un ibrido; bensì, in base a come vorremo affrontare una determinata parte dell’avventura, dovremmo rivolgerci ad uno specifico npc che ci permetterà di cambiare classe tra quelle conosciute. Facendolo, cambieranno i parametri del personaggio: se per esempio un guerriero decide di cambiare in arciere, di conseguenza diminuisce il peso massimo trasportabile, così come non potrà più indossare le armature e non sarà più in grado di utilizzare altre armi se non l’arco. Insomma, le classi “lockate”, in pieno stile Jrpg (ne avevamo già parlato qui: Cosa sono i JRPG e cosa li contraddistingue dagli RPG occidentali). Certo, chi già ha giocato il primo capitolo sa già cosa aspettarsi, ma per i neofiti la cosa potrebbe disorientare. Per fortuna che a bilanciare il tutto c’è un combat system appagante, che finora sembra essere l’unico aspetto degno di nota.

Quality of life: non pervenuta

Si può pagare 2.000 monete d’oro per una singola notte in locanda, contando che di media ogni goblin “droppa” 200 monete? Una domanda che si lega al tema trattato in precedenza, ossia della mancata immersività nel gioco. Un veterano dei Western RPG si attenderebbe che il locandiere ci chieda pochi spicci per una notte e che fare soldi sia un processo complesso almeno nelle prime fasi di gioco. In Dragon’s Dogma II, invece, tutto sembra estremamente sbilanciato. Il sistema economico del gioco (quello della locanda era un esempio) è tarato sullo stile del farming intensivo, in pieno stile Japan rpg, anziché sull’immersività e del choice matters dei western rpg.

Il risultato è che il giocatore non si sente coinvolto nella storia in prima persona, bensì abbia i controlli dei movimenti di un personaggio, restando però spettatore e non protagonista della storia. Lo stesso accade quando apriamo i vari forzieri in gioco: è mai possibile che un mercante non urli “al ladro”, dopo che abbiamo aperto lo scrigno che custodiva nel retrobottega, proprio sotto ai suoi occhi? E perché non possiamo altresì sgraffignare quelle belle armi che sono esposte? Domande che lasciano il tempo che trovano, che però sono alla base della grande distanza che esiste tra il mondo di gioco e il giocatore.

E la grafica…

Questa è la parte meno divertente da scrivere, per uno che ha sempre messo la storia e la giocabilità al di sopra della grafica. Ma anche l’occhio vuole la sua parte e persino chi è meno pretenzioso (come me), soffre nel vedere il calo di frame all’ingresso di grandi città, per dirne una. Il comparto grafico di Dragon’s Dogma II, tutt’altro che ottimizzato, è un altro neo che ha lasciato l’amaro in bocca a tantissimi giocatori. Nulla a che vedere con i problemi avuti da Cyberpunk 2077 al day one, ma sembra che errori di quel tipo non abbiano insegnato nulla. Anzi, si continua a far uscire titoli zoppicanti, incuranti del fatto che, ormai è chiaro, i videogiocatori hanno delle aspettative e delle pretese molto alte e che, al giusto prezzo, devono essere soddisfatte, soprattutto se si creano delle aspettative intorno al titolo in uscita.

Conclusione

Quindi, cosa dire di Dragon’s Dogma II? In fin dei conti è un titolo godibile che, al netto del calo di prestazioni in game, regala anche un’esperienza videoludica appagante, ma che non è né un GDR, né un JRPG. Insomma, nulla che ci porteremo nel cuore negli anni a venire. A questo bisogna aggiungere anche le discutibili strategie di Capcom, che con la mossa delle microtransazioni a sorpresa ha veramente acceso gli animi degli utenti: il risultato è stata la valanga di commenti negativi che hanno fatto cattiva pubblicità al prodotto finale.

Giudizio finale: poteva essere una piccola rivoluzione capace di unire il western e il japan rpg, ma alla fine è un “fritto misto”, buono per chi ha poche pretese, da bocciare per chi si aspetta giochi capaci di regalare sfide ed emozioni indimenticabili.

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I 5 migliori cattivi di Final Fantasy

Dopo avervi raccontato i migliori protagonisti maschili di Final Fantasy, non possiamo non raccontarvi il rovescio della medaglia. Come è noto non esiste nessuna buona storia senza un buon antagonista. Ecco dunque anche la nostra classifica sui cinque migliori cattivi dei Final Fantasy!

Avvisiamo che nella lettura potreste incappare in qualche spoiler. Per descrivere a dovere i nostri cattivoni, infatti, abbiamo giocoforza dovuto parlare di alcuni eventi chiave della trama del gioco da cui provengono. Pronti ad abbracciare il lato oscuro?

5. L’imperatore (FFII)

Antagonisti dei Final Fantasy

L’imperatore, principale antagonista di Final Fantasy II (il cui vero nome è Mateus), è un antagonista davvero intrigante, nonostante la sua poca notorietà.

Colpisce anzitutto per il suo aspetto, estremamente elegante, ma allo stesso tempo minaccioso, con i suoi lunghi capelli e le unghie smisurate. Il viso dell’imperatore, con la sua espressione diabolica, troneggia alle spalle del logo del gioco, come a rimarcare la minacciosità della sua presenza. L’origine diabolica dei poteri di Mateus, frutto di un vero e proprio patto col diavolo, rafforza l’alone luciferino che questo personaggio emana.

Il malvagio sovrano concretizzerà presto anche coi fatti l’aura di terrore che lo circonda, rendendo la vita degli eroi di Final Fantasy II un vero inferno. Il secondo episodio della saga è certamente tra i Final Fantasy dai toni più cupi e tetri in assoluto, visto il numero di tragedie che i protagonisti devono affrontare. La causa di quasi tutte queste avversità è sempre la medesima: proprio il nostro Imperatore.

Indimenticabile il senso di sconforto che causa il suo ritorno dalla morte, in una versione ancora più demoniaca e spaventosa. Proprio quando i nostri eroi pensavano di essersi liberati di lui!

4. Kuja (FFIX)

Antagonisti dei Final Fantasy

Parlando di bellezza ed eleganza, il carismatico Kuja non ha davvero nulla da invidiare all’Imperatore. Fin dalle sue prime apparizioni, il nostro stregone si presenta come un personaggio estremamente enigmatico. Le sue reali intenzioni non traspaiono mai e nulla sembra turbarlo o scomporlo.

Sebbene Kuja appaia spesso al fianco di individui estremamente malvagi e pericolosi, come la regina Brahne e Garland, diventa ben presto chiaro che è proprio Kuja a rappresentare la minaccia più grande. Grazie alla sua astuzia e ai suoi piani machiavellici, Kuja si rivela in grado di volgere a suo favore qualsiasi situazione e riesce ad impossessarsi di praticamente ogni fonte di potere presente al mondo.

Una volta scoperta la verità sulle origini di Kuja, emerge anche tutta la tragicità di questo personaggio; il cattivo di Final Fantasy IX infatti sembra destinato sin dalla nascita a non essere altro se non un portatore di morte e devastazione. Il profondo legame che lo unisce al protagonista Gidan aumenta ulteriormente l’empatia che il giocatore prova nei suoi confronti, al punto che risulta davvero difficile considerarlo realmente malvagio.

Un’ultima nota merita la sua tamarrissima trasformazione finale nello stato di Trance, che lo rende davvero molto simile a Gogeta trasformato in Super Saiyan 4, cosa che regala sicuramente qualche punto in classifica al nostro Kuja.

3. Sin (FFX)

Antagonisti dei Final Fantasy

L’aspetto che più colpisce di Sin è il suo essere completamente diverso da tutti gli altri cattivi dei Final Fantasy. Qui non abbiamo a che fare con uno stregone, un sovrano corrotto o un essere demoniaco, ma con un vero e proprio Kaiju.

Sin infatti non è altro che questo: un gigantesco essere mostruoso che esiste al solo scopo di sconvolgere il mondo seminando terrore e distruzione. Combattere contro di lui equivale, almeno apparentemente, a sfidare le stesse leggi della natura e dell’esistenza. Una lotta disperata contro un destino che appare ineluttabile, vista l’apparente immortalità di Sin.

Un altro aspetto accattivante di Sin è il grosso mistero che lo circonda. Sebbene la vera identità della creatura venga rivelata abbastanza presto, i tanti interrogativi che lo avvolgono restano tali fin quasi alla fine dell’avventura. Una volta gettata luce su questi segreti, essi riveleranno una terribile ed agghiacciante catena di bugie, generata da un odio e da un rancore talmente grandi da riuscire a stringere il mondo intero in una vera spirale di morte per moltissimi anni.

Distruggere questa spirale ci ha fatto davvero sentire persone migliori e immaginiamo che lo stesso valga per tanti di quelli che, come noi, hanno dovuto confrontarsi con Sin e tutto ciò che rappresenta.

2. Kefka Palazzo (FFVI)

Kefka Palazzo, il principale antagonista di Final Fantasy VI, ha in effetti tutti gli elementi per essere considerato il cattivo perfetto.

Il suo look da giullare risulta comico e spaventoso allo stesso tempo e ricorda molto da vicino personaggi come Joker o Pennywise. Kefka, presentato inizialmente come un semplice servitore dell’imperatore Gestalt, cattura subito l’attenzione del giocatore con il suo carisma e con il suo essere costantemente sopra le righe.

Ben presto tuttavia, la follia che domina Kefka, frutto di un esperimento malriuscito dello scienziato Cid, si rivela in tutta la sua deflagrante forza distruttiva, rendendo subito chiaro chi sia il vero antagonista della storia. Parlando di cattiveria, crediamo che non solo tra gli cattivi dei Final Fantasy, ma in tutta la storia dei videogiochi siano davvero pochi i personaggi in grado di eguagliare la malvagità di Kefka.

Il modo in cui schiavizza la povera Terra, l’avvelenamento delle acque di Doma, la strage di Esper compiuta dal nostro stregone all’apertura del portale sono solo alcune delle atrocità commesse dal terribile giullare. La cosa peggiore è che in questi momenti Kefka non manca mai di mostrare il suo sadismo, sottolineato dal suono stridulo della sua risata, l’elemento che forse più caratterizza Kefka.

La sua ascesa a creatura divina, avvenuta dopo il suo tradimento ai danni dell’imperatore e la conquista della Triade della Discordia, trasforma Kefka in una vera calamità cosmica, dotata di un potere tale da devastare il mondo intero a suo piacimento. Lo scontro finale con Kefka, suddiviso in ben 4 fasi differenti, è uno dei momenti più epici dell’intera saga di Final Fantasy, reso ancora più incredibile da Dancing Mad, la stupenda colonna sonora che accompagna la battaglia.

Alla fine, solo la forza del legame che unisce i nostri personaggi, unita al loro desiderio di vita e libertà si rivela in grado di abbattere il folle pagliaccio. Può stupire non trovare Kefka al primo posto. Tuttavia, tutti i fan della saga avranno già capito chi occupa quella posizione.

1. Sephiroth (FFVII)

Se si analizza con attenzione la trama di Final Fantasy VII, Sephiroth risulta più una vittima che un antagonista. A guidare le sue azioni, infatti, è sempre la crudele entità Jenova.

É proprio la scoperta delle sue origini e del suo legame Jenova stessa a scatenare la follia distruttrice del leggendario Soldier. Inoltre, quel che succede a Cloud mostra chiaramente la terribile influenza che Jenova è in grado di esercitare attraverso le sue cellule.

Resta il fatto che Sephiroth è dotato di un carisma e di una forza che pochissimi personaggi della storia dei JRPG possono eguagliare. Il suo aspetto iconico, la sua chilometrica spada Masamune e la lunga chioma albina sono diventati elementi assolutamente iconici, immediatamente riconoscibili da chiunque conosca il medium videoludico.

Parte del fascino del personaggio deriva indubbiamente anche dalla canzone One Winged Angel. Questa traccia, che accompagna lo scontro finale con Sephiroth, è certamente una delle più riconoscibili e famose dell’intero panorama videoludico.

Sephiroth probabilmente non è il più malvagio tra i cattivi dei Final Fantasy. Non è nemmeno quello che suscita la maggior sensazione di paura e potere. Ma è certamente il più iconico antagonista dell’intera saga. Per capirlo, basta pensare alle sue apparizioni in saghe come Kingdom Heart o Super Smash Bros.

E poi, diciamocelo: come potevamo non premiare colui che ha commesso l’assassinio più famoso dell’intera storia dei videogiochi?

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I 5 migliori protagonisti maschili di Final Fantasy

Final Fantasy è una gloriosa saga di JRPG che basa la sua fortuna su bellissime trame, ambientanzioni e sopratutto protagonisti. Molti degli eroi che abbiamo impersonato in Final Fantasy hanno lasciato un segno indelebile nella nostra infanzia, e alcuni continuano a farlo ancora adesso.

A causa del loro numero, risulta davvero difficile stabilire quali siano i migliori in assoluto. Nel corso di questo articolo andremo proprio ad approfondire i migliori protagonisti di Final Fantasy, che più degli altri si sono contraddistinti per il loro carisma e per la forza delle loro personalità. Per il momento, ci concentreremo solo sui personaggi maschili, mentre dedicheremo uno spazio apposito alle fanciulle. Siete pronti? Partiamo!

5. Clive Rosefield (FFXVI)

Protagonisti Final Fantasy: Clive Rosefield

Incominciamo proprio dall’ultimo arrivato. Non si può certamente negare che Final Fantasy XVI sia stato un gioco divisivo (Recensione). Una cosa sulla quale però quasi tutti i fan si sono trovati d’accordo è l’ottima qualità della trama del gioco. Anche il protagonista, Clive, si è rivelato assolutamente all’altezza della pesante eredità che era chiamato a raccogliere.

Sono molti gli aspetti che abbiamo apprezzato del personaggio di Clive. Anzitutto il suo grande coraggio, che ha saputo mostrare sia in battaglia sia in veste di leader della resistenza. Ci ha poi molto colpito l’enorme forza d’animo con cui affronta le numerose tragedie che travolgono lui e le sua famiglia. Notevole anche forte legame di affetto che sa creare con i suoi compagni, in particolare con l’amico Cid e con la sua amata Jill.

Gli aspetti che però ci hanno maggiormente colpito sono il bellissimo rapporto che unisce Clive a suo fratello Joshua e il legame del nostro protagonista con il misterioso Ifrit. Si tratta di due elementi abbastanza originali, anche in una saga vasta come quella di Final Fantasy, che permettono al nostro cavaliere di elevarsi dalla massa.

Insomma, Clive è davvero un eroe a tutto tondo e merita pienamente di entrare nella nostra classifica. E poi, diciamocelo, a chi non piacerebbe impersonare un uomo capace di trasformarsi in un gigantesco demone di fuoco in grado di incenerire ogni cosa?

4. Auron (FFX)

Il cast di Final Fantasy X è considerato quasi all’unanimità uno dei migliori dell’intera saga. Tra i vari guardiani dell’invocatrice Yuna, tuttavia, Auron finisce spesso per diventare il personaggio preferito.

Il nostro spadaccino ha indubbiamente molte frecce al suo arco. Il suo carattere taciturno, introverso e tenebroso, accentuato dalla sua postura e dai suoi atteggiamenti. Il grande rispetto che suscita in tutti coloro che lo incontrano nel corso del pellegrinaggio. Il suo misterioso passato, di cui sceglie, volontariamente, di rivelare il meno possibile. Senza dimenticare la sua enorme forza, che lo rende spesso e volentieri un elemento chiave del nostro party.

Anche il suo ruolo di mentore per Yuna e Tidus contribuisce ad aumentare il fascino e l’originalità di questo personaggio, così come il suo tragico destino, che si compirà pienamente al termine del pellegrinaggio e dell’avventura dei nostri protagonisti.

Unica pecca, le sue tecniche overdrive, davvero troppo deboli per un personaggio di questa levatura. A parte questo dettaglio, Auron resta davvero notevole. La sua comparsata in Kingdom Hearts 2 è un ulteriore elemento a conferma di quanto questo personaggio sia stato apprezzato dai giocatori.

3. Squall Leonhart (FFVIII)

Protagonisti Final Fantasy: Squall Leonheart

Diciamoci la verità: Final Fantasy VIII, sebbene abbia un enorme valore sentimentale per numerosi giocatori europei, per i quali spesso è stato il primo Final Fantasy ad essere giocato, è ben lungi dall’essere un gioco perfetto. La trama è forzata, caotica e ricca di contraddizioni. Il sistema di gioco, sebbene molto interessante ed originale, risulta totalmente sbilanciato e permette di azzerare letteralmente il livello di difficoltà dell’avventura già dopo poche ore di gioco.

Anche il cast dei protagonisti è tutt’altro che memorabile. Quando però si passa ad esaminare il protagonista, Squall Leonhart, le cose cambiano completamente. Abbiamo sempre apprezzato moltissimo il personaggio di Squall. Anzitutto per il suo design, che unisce un vestiario tenebroso e cool ad un aspetto caratterizzato dai tratti dolci ed aggraziati di un teenager. Ci ha sempre colpito molto anche il fatto che il nostro aspirante Seed unisca le inquietudini e le incertezze tipiche di ogni ragazzino al coraggio, la risolutezza e la determinazione di un vero leader. Abbiamo sempre trovato anche molto ben scritta l’evoluzione del rapporto di Squall coi suoi amici, che passa dalla totale freddezza ad un forte legame di fiudcia ed affetto.

Molto bella e dolce anche la sua love story con la bella Rinoa, secondo noi una delle migliori dell’intera saga. Dulcis in fundo anche il Gunblade, per quanto strampalato e poco realistico, ci è sempre sembrata una trovata interessante e divertente.

2. Cloud Strife (FFVII)

Protagonisti Final Fantasy: Cloud Strife

E parlando di protagonisti di Final Fantasy, poteva forse mancare colui che è probabilmente il personaggio più noto dell’intera saga? Ovviamente no. Cloud ha davvero moltissimi punti di forza, in grado di fargli scalare gli indici di gradimento dei giocatori.

Anzitutto il suo aspetto, che unisce le caratteristiche di un eroe degli anime ad un look avveniristico da film di fantascienza. Il suo enorme spadone, poi, gli conferisce quel tocco di originalità in grado di renderlo immediatamente riconoscibile da chiunque.

Anche il suo carattere, apparentemente schivo ed impenetrabile, ma in grado di provare sentimenti molto intensi, contribuisce ad accrescere il suo carisma. Lo stesso vale per il mistero che circonda il suo passato, a causa della mancanza di alcuni dei suoi ricordi. Il suo oscuro legame col terribile Sephiroth poi rende Cloud ancora più interessante ed affasciante.

Il rapporto che Cloud costruisce coi suoi compagni, in particolare con Tifa ed Aerith, che si “contenderanno” il nostro eroe per buona parte per gioco, aiuta ad empatizzare con lui e a conoscere i suoi lati più fragili e umani.

Cloud è davvero un personaggio eccezionale, carismatico ed interessante. Ma secondo, noi, non raggiunge ancora la vetta del podio. Vedremo se Final Fantasy VII Rebirth inserirà nuovi elementi in grado di farci cambiare idea. Nel frattempo, andiamo a conoscere il nostro vincitore!

1. Noctis Lucis Caelum (FFXV)

Se Final Fantasy XVI è stato un gioco divisivo, il quindicesimo episodio della saga ha letteralmente spaccato in due la community. Non esistono vie di mezzo. O si ama Final Fantasy XV o lo si detesta. Noi, personalmente, lo abbiamo apprezzato, pur trattandosi di un gioco con diversi difetti.

L’aspetto di Final Fantasy XV che riteniamo più riuscito in assoluto è proprio il suo protagonista, il tenebroso principe del regno di Lucis. L’aspetto di Noctis che emerge prima di ogni altro è la sua ingenuità. Tra tutti i protagonisti di Final Fantasy, infatti, Noctis è l’unico, assieme a Squall a non nascondere mai di essere solamente un ragazzino, con tutte le fragilità e le incertezze tipiche della sua giovane età.

Ben presto, però, il nostro eroe si troverà faccia a faccia coi suoi doveri e le sue responsabilità, sia come sovrano, che, soprattutto, come eroe prescelto dal cristallo. Noctis dovrà accollarsi un peso davvero soverchiante, che tuttavia il nostro giovane eroe non rifiuterà mai di portare. Anzi, grazie alla sua forza d’animo, alla sua determinazione e all’immancabile aiuto dei suoi tre amici, Noctis troverà la forza di compiere per ben due volte il sacrificio supremo, grazie al quale sarà in grado di salvare non solo il suo regno ma il mondo intero.

Oltre al suo look, davvero azzeccato ed accattivante e ai suoi incredibili poteri di evocatore e di custode delle armi ancestrali, è forse il meraviglioso legame che unisce Noctis ai suoi amici ad elevare definitivamente il nostro principe. L’avventura on the road di Noctis e dei suoi scudieri è davvero ricca di emozioni e divertimento, ma anche di drammi e tragedie. Penso che nessuna persona dotata di un cuore possa restare insensibile alla scena del falò, alla fine del gioco.

Per quanto ci riguarda, Noctis è il miglior protagonista che un Final Fantasy abbia mai avuto. Che dite? concordate con la nostra classifica? O avreste premiato qualche altro eroe?

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Cosa sono i JRPG e cosa li contraddistingue dagli RPG occidentali

Quando il Giappone decide di creare qualcosa, non c’è dubbio che lo fa con un unico obiettivo in mente: realizzare qualcosa di innovativo, diverso ed inimitabile. È successo con i manga, che non sono proprio fumetti, e lo stesso con gli anima, che chiamarli cartoni animati è riduttivo.

Succede anche con il cinema, o con la musica: nel Paese del Sol Levante ogni prodotto dell’industria culturale deve essere qualcosa di unico, che anche se riconducibile ad una categoria più ampia, deve essere facilmente riconoscibile come proprio della cultura giapponese. E lo stesso avviene tra i singoli prodotti, che da loro devono essere distinguibili.

Ovviamente, per i videogiocatori si tratta di un concetto immediatamente applicabile ad un genere in particolare, quello dei JRPG, ossia dei giochi di ruolo per l’appunto giapponesi. Ma cosa sono i JRPG? Quella “J”, che sta proprio per Japanese, non indica soltanto la provenienza geografica del prodotto, ma nasce come un vero e proprio certificato di autenticità, un marchio con cui il giocatore può essere certo che si troverà di fronte a qualcosa di nuovo.

Nascita

Raccontare della storia dei JRPG è più un esercizio di stile, che di sostanza. Si parla di un genere che, di fatto, quasi coincide con la nascita dei videogiochi. I primissimi titoli sono comparsi nei primi anni 80, ma sarà il primo Dragon Quest, uscito per Enix nel 1986 in oriente e nel 1989 in occidente sulla piattaforma NES, a far emergere il genere. Un momento storico che ha dato vita ad un vero e proprio tsunami di titoli, tra cui il primo Final Fantasy.

Fare la lista dei titoli che poi negli anni si sono susseguiti richiederebbe un tempo infinito: da Suikoden a Shin Megami Tensei, passando per gli Xenosaga e gli Xenoblade, i Persona e così via. La lista è veramente enorme e nella maggior parte dei casi si parla quasi sempre di saghe, i cui capitoli a volte sono uno il proseguo dell’altro, altre invece sono indipendenti e condividono soltanto il nome. Perché, come si è già detto, secondo la filosofia del Jrpg, ogni titolo deve essere unico ed inimitabile, anche se condivide il nome con altri prodotti.

JRPG vs WRPG: cosa cambia rispetto ai GDR occidentali?

Quella tra JRPG e Western Role Playing Game non è soltanto una differenza dovuta allo stile, ma per anni è stata una vera e propria battaglia culturale e, ovviamente, di mercato.

Basti tornare indietro di qualche anno (ahimè, non pochi), e rievocare la storica contrapposizione tra Nintendo e Sega, dove la prima deteneva l’egemonia dei JRPG, mentre la seconda dei WRPG. Acquistare una console anziché l’altra (per i giocatori di giochi di ruolo, s’intende) significava prendere una posizione.

Le differenze tra i due generi non si sono affievolite neanche con l’arrivo della Sony, che con la prima Playstation e la conseguente egemonia del mercato tra il 1994 e il primi 2000 ha eliminato le barriere di genere, proponendo tanto i GDR occidentali quanto i JRPG. La contrapposizione tra i due generi però è rimasta e rimane tutt’ora. Il resto è storia, già trattata in infinite sedi.

Ma al netto dello storico campanilismo, cosa c’è di così diverso tra un JRPG e un WRPG? La prima differenza è sicuramente nella struttura dei generi. I JRPG nascono principalmente come titoli basati su un party di più personaggi e con combattimenti a turni, dove la cooperazione tra protagonista (o protagonisti) e altri astanti, a cui si cerca di dare sempre uno spessore, fa da padrona.

Ciò non significa che i giochi di ruolo occidentali non abbiano mai abbracciato questo stile: basti guardare gli storici Baldur’s Gate o Planescape Torment che, con tutte le differenze del caso, permettevano di scegliere i componenti del proprio party come lo si poteva fare a Final Fantasy, più o meno.

Eppure, già prendendo questi due titoli come esempio, è possibile tracciare una prima netta linea di demarcazione: nei diversi Baldur’s Gate (ma anche negli Elder Scroll o nei più recenti Divinity Original Sin) il giocatore ha la possibilità di creare il proprio personaggio, si immerge in una narrazione in cui le sue decisioni cambiano il mondo, viene catapultato all’interno di una storia che vive quasi in prima persona. Perché uno dei punti cardine di un buon gdr occidentale è proprio il choice matter: dove ciò non avviene, manca sempre qualcosa.

Con i JRPG, la distanza tra il giocatore e i personaggi è invece molto più netta. Non siamo noi a creare Cloud, Squall o Tidus (sempre facendo riferimento ai Final Fantasy): è vero, avremo il controllo dei loro movimenti nel mondo e nei combattimenti, ma non avremo diritto di interferire con le loro scelte o con il loro essere: saremo relegati ad un ruolo di spettatori di una storia che non è la nostra, ma a cui assisteremo arrivando a volte anche ad affezionarci ai personaggi che ne sono parte, cosa che accade molto più difficilmente nei titoli dei giochi di ruolo occidentali.

Ed è forse questa la più grande differenza tra i due generi: da una parte siamo attori, dall’altra spettatori. Da una parte interagiamo con il mondo al punto di sentirci parte integrante di esso, dall’altro ci godiamo una narrazione in cui non siamo inclusi, ma va bene così, è la loro storia.

Unicità

Che ogni buon titolo GDR debba raccontare una buona storia, a prescindere da dove sia stato realizzato, se in Europa, in America o Giappone, è una delle basi del genere. Ma ciò non basta: una buona storia senza un sistema di combattimento innovativo difficilmente è in grado di interessare il grande pubblico.

Quando si parla di JRPG, tutto ciò viene però portato all’estremo, dove a fianco dell’attenzione maniacale alle storie, forti anche delle influenze di manga e anime che ben si sposano con il genere videoludico, si passa alla nota ricerca della complessità dei combattimenti, che molte volte chiedono un minimo di studio affinché si possano affrontare le sfide più complesse offerte dal gioco (che spesso sono opzionali).

Partiamo dalle basi: a parte qualche “romantico” che ancora resiste, il genere JRPG negli anni è passato da uno stile di combattimenti a turni all’action.

L’esempio più lampante è la contrapposizione tra Final Fantasy VII e il suo Remake: oltre ai cambiamenti nella storia, è stato impensabile per Square-Enix proporre una sola rivisitazione grafica del gioco: c’era bisogno di renderlo attuale e, senza entrare sulla diatriba relativa anche alle differenze sulla storia, la scelta più azzeccata è stata puntare sulla dinamicità dei combattimenti, mantenendo però elementi imprescindibili del JRPG, quali mosse finali, magie e altro ancora.

Col passare del tempo, i JRPG sono diventati molto più complessi di quanto non lo fossero già e anche questo cambiamento rientra nel concetto di voler produrre titoli sempre più innovativi e differenti l’uno dall’altro.

Dalle famose Junction di Final Fantasy VIII (che oggi capirle è semplicissimo, ma ricordo quando ci giocavo ai tempi delle medie, per poi scoprire come funzionavano solo al CD 3) agli ultimi titoli come Xenoblade Chronicles 3 o Tales of Arise (di quest’ultimo, ancora oggi non ho capito bene come funzionano le combo), ogni titolo ha sempre voluto proporre uno stile unico che, come si è detto, a volte convince e altre no, ma chi produce sembra non contemplare l’opzione di pubblicare qualcosa di già visto, anche se in passato ha catturato l’attenzione di molti.

“È così che funziona il mercato”, verrebbe da dire, ma non è proprio così: si guardi per esempio a Divinity Original Sin 1 e 2, dove ovviamente il secondo capitolo propone una nuova grafica, nuove abilità e un nuovo sistema di progressione, mantenendo però alcune meccaniche del primo senza cambiarle di una virgola, come la possibilità di interagire con l’ambiente circostante durante il combattimento. Il ragionamento è semplice: ha funzionato nel primo capitolo, perciò lo si ripropone allo stesso identico modo anche nel secondo (e perché no, anche in Baldur’s Gate 3).

Oppure si guardi ai giochi Bethesda, dove Skyrim e Fallout, giochi completamente diversi per ambientazione, che però, fatte le dovute eccezioni, condividevano lo stesso menu e lo stesso stile di combattimento (e alcune analogie sono rintracciabili persino nel recente Starfield).

Ecco, tutto ciò è vietato nei JRPG. Non può esistere un Final Fantasy che sia anche lontanamente simile al precedente, per storia o meccaniche di combattimento, e lo stesso accade per gli Xenoblade Chronicles o i Dragon Quest, quest’ultimo tra gli unici titoli che ancora resistono al romanticismo del combattimento a turni ma che nonostante ciò riesce ancora a rinnovarsi.

Alla fine: che cos’è un JRPG?

Per definire cosa sia un JRPG, bisogna dunque tenere conto di due fattori: una narrazione che deve tenere incollati allo schermo e uno stile di gioco unico, che permetta a chi non vuole applicarsi di concludere la storia, ma che proponga anche una serie di sfide opzionali estremamente complesse che solo chi ha voglia di studiarsi build e combo può riuscire a concludere con successo (in perfetto stile di gioco nipponico).

I JRPG sono storie, personaggi di spessore, colpi di scena e a volte anche lacrime, ma sono anche combattimenti mozzafiato, magie, luci, laser, mostri giganti, evocazioni e a volte anche enormi robot. Possono essere semplicità e complessità allo stesso tempo, ma soprattutto devono essere unici, sia rispetto ai loro cugini occidentali, sia rispetto ai titoli della stessa categoria.

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Final Fantasy XVI – Recensione

La saga di Final Fantasy è certamente una delle più longeve e importanti dell’intera storia dei videogiochi. Come accaduto per praticamente ogni episodio della saga, anche l’uscita di Final Fantasy XVI è stata accompagnata da una lunga e sentita attesa. Con l’apparizione dei primi trailer e di varie indiscrezioni su questo sedicesimo capitolo, le aspettative sono andate via via crescendo.

Sebbene le prime impressioni siano state quasi universalmente positive, non sono mancate le perplessità. Una parte dei fan, infatti, ha mostrato poco entusiasmo verso la direzione action intrapresa dalla serie e anche la presenza di un solo personaggio giocabile ha suscitato pareri contrastanti.

Dopo aver giocato a fondo il gioco, sono pronto a darvi il mio giudizio completo su Final Fantasy XVI. Imbracciamo le spade, ricontrolliamo il nostro equipaggiamento e lanciamoci in questa nuova avventura!

Nelle terre di Valisthea

Final Fantasy XVI trama
La trama di Final Fantasy XVI prende a piene mani dal mondo del ghiaccio e del fuoco di Martin.

La trama di Final Fantasy XVI ci trasporta a Valisthea, mondo immaginario dall’ambientazione e dalle atmosfere tipiche dei racconti fantasy di ispirazione medievale. Valisthea è divisa in due continenti principali, Ciclonia e Cineria, a loro volta suddivisi tra diversi regni. Tra di essi spiccano il Gran Ducato di Rosaria, l’Impero di Sanbreque, la repubblica Dhalmekiana e il Regno di Waloed.

La principale fonte della magia di Valisthea è costituita dai Cristalli Madre, enormi ammassi cristallini magici dai quali è possibile estrarre un’energia chiamata etere. L’etere può a sua volta essere incanalato in cristalli più piccoli, utilizzati dalla gente per le funzioni più disparate. Esistono tuttavia alcuni individui, chiamati portatori, in grado di ricorrere alla magia senza l’ausilio dei cristalli. L’uso eccessivo del loro “dono”, però, condanna i portatori a morire pietrificati. Queste persone sono vittime di odio e pregiudizio da parte della maggioranza del popolo e spesso vivono come veri e propri schiavi.

Le entità più potenti di Valisthea sono gli Eikon (i famosi spiriti delle invocazioni presenti in tutti gli episodi della saga), fortissime creature magiche che donano i loro poteri ad alcuni umani predestinati, chiamati dominanti.

Game of Fantasy

Final Fantasy XVI mappa
Il setting, la trama e gli intrighi di Final Fantasy XVI sono davvero ben sviluppati.

Il controllo dei Cristalli Madre e degli Eikon sarà alla base di tutte le principali manovre delle varie potenze, ognuna intenta ad affermare il suo dominio o semplicemente a mantenere il precario equilibrio in cui versa il mondo. Un equilibrio che verrà messo a dura prova dalla diffusione della misteriosa Piaga, un misterioso esaurimento di etere che provoca la desolazione in tutte le zone in cui si manifesta.

La trama di Final Fantasy XVI insiste molto sui giochi di potere, le alleanze, i tradimenti e le macchinazioni delle varie forze in gioco. In questo, l’ultima fatica Square-Enix strizza palesemente l’occhio alla fortunata saga di Game of Thrones, di cui riprende anche diverse frasi. Anche molti dei personaggi di Final Fantasy XVI sembrano prendere ispirazione da alcuni eroi delle storie di Martin.

Nato dal dolore

Final Fantasy XVI storia clive
Il passato di Clive ci ha davvero commossi.

Protagonista principale della storia è Clive Rosefield, giovane cavaliere proveniente dal Gran Ducato di Rosaria. Dopo una brevissima sequenza introduttiva, il passato di Clive ci verrà svelato attraverso un lungo flashback.

Il nostro eroe è il primogenito della famiglia reale di Rosaria, ma funge da semplice guardia del corpo per suo fratello minore Joshua. Infatti la Fenice, Eikon protettore di Rosaria, ha scelto come dominante proprio il piccolo principe, sebbene anche Clive mostri la capacità di controllare in parte il potere degli eikon.

A causa del tradimento della madre di Clive, Anabella, Rosaria subisce un attacco a sorpresa da parte dell’impero di Sanbreque. Durante questo attacco trovano la morte sia l’arciduca che il piccolo Joshua, poichè la fenice viene attaccata e apparentemente distrutta da un anomalo Eikon fiammeggiante, controllato da un misterioso individuo incappucciato.

Ridotto a mero soldato agli ordini dell’impero, Clive dovrà farsi strada per scoprire la verità sul terribile Eikon delle fiamme e vendicare il fratello e la famiglia.

Una trama davvero all’altezza

A livello narrativo, Final Fantasy XVI è davvero un capolavoro.

Non c’è davvero niente da dire: la trama di Final Fantasy XVI è davvero bella, avvincente e persino commovente. Per quanto possiate essere poco sensibili, difficilmente resterete indifferenti alle peripezie dei nostri protagonisti.

Il gioco porta avanti la storia principalmente attraverso i vari filmati che si attiveranno tra una sessione di gioco e l’altra. La lunghezza di questi filmati a volte sarà davvero consistente, quindi preparatevi a poggiare il controller per diversi minuti. Ma non temete, ne varrà davvero la pena.

Square-Enix però non si è limitata a narrare una bella storia, ma ha anche realizzato un mondo di gioco davvero solido e credibile. I personaggi, le relazioni tra di loro, la caratterizzazione dei vari regni e delle loro politiche, tutto è spiegato in modo molto dettagliato e nulla è lasciato al caso.

Il giocatore avrà in ogni momento la possibilità di leggere e approfondire tutte le varie informazioni su praticamente ogni aspetto del mondo di gioco. Dapprima ciò sarà possibile attraverso alcuni menù dedicati, mentre in seguito vi saranno due specifici personaggi che fungeranno da vere e proprie enciclopedie viventi del mondo di gioco.

Una gioia per gli occhi

Grafica e sonoro, in linea con la tradizione della saga, sono davvero superbi.

Anche dal punto di vista tecnico, Final Fantasy XVI riesce a rispettare appieno le aspettative. Graficamente, il gioco è semplicemente superbo. I personaggi, gli sfondi, i mostri e gli effetti visivi delle battaglie sono realizzati in modo davvero sublime.

Le varie zone del continente che Clide esplorerà sono una vera meraviglia. Che si tratti di zone boscose, di vasti prati pianeggianti o di gallerie vulcaniche, il motore grafico del gioco riesce a rendere ogni ambientazione in modo assolutamente credibile e spettacolare.

Meritano una menzione particolare i vari villaggi, creati ricreando in maniera davvero precisa gli antichi borghi medievali. Le piccole abitazioni, le locande e soprattutto i vari mercati all’aperto sembrano realmente prendere vita e aiutano ulteriormente il giocatore a sentirsi totalmente immerso nell’esperienza di gioco.

Anche il sonoro è davvero di ottimo livello, con un mix di tracce musicali, principalmente di ispirazione classica, che risultano quasi sempre coinvolgenti e d’atmosfera. Come spesso accade, le musiche più memorabili sono quelle che accompagnano le battaglie coi boss, sempre incalzanti ed emozionanti.

Tra viaggi e battaglie

Gli scontri di Final Fantasy XVI sono davvero avvincenti e spettacolari.

Come in ogni Final Fantasy che si rispetti, anche il sedicesimo capitolo propone un gameplay suddiviso principalmente in fasi di battaglia e di esplorazione.

In modo analogo a quanto visto in Final Fantasy XV e Final Fantasy VII Remake, tuttavia, Final Fantasy XVI presenta una rottura netta con il passato. Anche in questo nuovo episodio, infatti, l’azione si svolge sempre e rigorosamente in tempo reale, senza alcuna transizione tra fase di esplorazione e fase di battaglia. Semplicemente, quando Clide incontra un nemico, estrae la sua spada e permette al giocatore di iniziare ad attaccare.

Il potere degli Eikon

In battaglia Clive potrà sfruttare molteplici abilità, mutuate dagli Eikon in suo possesso.

Durante gli scontri, Clive dispone di quattro abilità di base. Un attacco fisico, uno magico a distanza, il salto e un’abilità unica legata all’eikon a lui collegato. Come svelato in precedenza, infatti, il nostro eroe avrà la possibilità di assorbire i poteri dei vari eikon.

Una volta assimilati, essi doneranno a Clive alcune particolari abilità (scudi, scatti, salti speciali ecc.) oltre a due attacchi speciali. Questi attacchi devono essere ricaricati dopo l’utilizzo, ma infliggono danni davvero devastanti. Clive potrà equipaggiare un massimo di tre eikon e avrà la possibilità di selezionare due attacchi speciali per ciascuno di essi. In questo modo il giocatore ha la possibilità di trovare il setting che maggiormente lo soddisfa.

Clive avrà inoltre la possibilità di concatenare fra loro i vari attacchi, generando vere e proprie combo a base di fendenti, attacchi magici e colpi speciali. Premendo alcune combinazioni, il nostro alter ego potrà anche attivare degli attacchi unici, come affondi, colpi caricati e attacchi in salto. In aiuto di Clive ci sarà anche il suo fido cane Torgal (palese ispirazione ai metalupi di Game Of Thrones), che avrà la facoltà di attaccare i nemici e, all’occorrenza, curare Clive. Anche in questo caso, sarà possibile coordinare i nostri attacchi con quelli di Torgal per generare vere e proprie combo.

Non sarà invece possibile controllare altri personaggi oltre al nostro cavaliere. Nel corso del gioco diversi personaggi ci accompagneranno nel nostro viaggio, ma saranno semplici supporti, in grado di darci un piccolo aiuto nelle battaglie. Non solo non potremo controllarli direttamente, ma non avremo nemmeno alcun modo per impostare le loro azioni e modus operandi.

Per quanto riguarda invece la difesa, essa si basa principalmente sulle schivate. Se eseguite con il giusto tempismo, esse genereranno un piccolo “congelamento” del tempo, utile a Clive per effettuare degli attacchi extra. Sono presenti anche gli ormai celebri parry, che possono essere innescati premendo il tasto di attacco col giusto tempismo. Se messi a segno in modo corretto, anche i parry andranno a rallentare il tempo, lasciando il nemico sbilanciato e donando a Clive una finestra d’attacco ancora più ampia.

Poco spazio alla nostalgia

Nel complesso, il battle system si presenta ricco, dinamico e divertente e regala scontri molto vari e coinvolgenti. Le battaglie coi boss, in particolare, raggiungono livelli di spettacolarità veramente notevoli, proponendo anche una serie di sequenze cinematiche in cui premere i tasti col giusto tempismo in un tripudio di effetti speciali e spettacolari sequenze di scontro.

Tuttavia, tutto il sistema ha un grosso tallone d’achille: la difficoltà. Inutile girarci attorno, Final Fantasy XVI è davvero troppo facile. Non solo le schivate garantiscono sempre una difesa quasi perfetta dagli attacchi nemici, ma anche il danno subito in caso di attacco è spesso poco significativo e può facilmente essere recuperato tramite gli oggetti curativi, di cui il gioco è molto generoso. Certo, Clive ha a disposizione solo un numero limitato di pozioni, elisir e granpozioni, ma queste si rivelano praticamente sempre più che sufficienti a garantire la vittoria.

Una volta terminato il gioco viene sbloccata una difficoltà più elevata, che rende le cose molto più complesse ed interessanti, ma si tratta solo di un’extra. Un peccato davvero: un pizzico di difficoltà in più avrebbe giovato all’intera esperienza.

Un altro aspetto che potrebbe disturbare i fan di vecchia data è la mancanza di numerosi elementi tipici della serie. Oltre alla presenza di un singolo personaggio al posto del classico party, mancano totalmente gli effetti elementali delle magie. Quando utilizziamo un attacco magico, infatti, il danno che causa è assolutamente indipendente sia dal suo elemento sia dalle caratteristiche del nemico. Non sono presenti nemmeno le alterazioni di status, che nei titoli classici andavano ad aggiungere diversi elementi strategici alle battaglie.

Square-Enix ha probabilmente deciso di dare la priorità ai nuovi utenti, scegliendo di proporre un sistema di combattimento improntato sull’azione e sull’abilità del giocatore di effettuare parry e schivate al momento giusto, andando però a sacrificare la strategia. Questa scelta, in realtà, ci ha convinti solamente in parte, perché rischia di allontanare buona parte dello zoccolo duro dei fan della serie.

Un’esplorazione limitata

L’esplorazione è forse l’aspetto più debole di Final Fantasy XVI.

Final Fantasy XVI sceglie di non riproporre l’open world visto nel quindicesimo capitolo, ma presenta una struttura molto più simile a quella di Final Fantasy VII Remake. Nel corso del gioco avremo la possibilità di visitare quasi tutte le zone principali del continente di Valisthea. Ogni area presenta una grande mappa, che può essere esplorata liberamente. Tuttavia, ogni zona risulta indipendente dalle altre e non sarà possibile in alcun modo passare direttamente da un’area all’altra.

I viaggi lunghi sono gestiti da un pratico sistema di teletrasporti, tramite alcuni obelischi di etere. Oltre a questo, le aree di gioco sono piene di muri invisibili, che rendono l’esplorazione ancora più limitata. Tra l’altro, non c’è alcuna reale motivazione che possa spingere il giocatore ad esplorare liberamente. Le varie mappe non hanno aree segrete o tesori nascosti e i bauli disseminati per la mappa normalmente contengono solo qualche guil o oggetti spesso poco significativi.

L’unica motivazione che può spingerci ad aggirarci per la mappa è da ricercare nella bellezza delle ambientazioni, ma risulta molto più pratico attendere che si sblocchi una missione secondaria che abbia il suo obiettivo in una zona ancora inesplorata. In questo modo almeno le nostre peregrinazioni saranno valorizzate.

Missioni secondarie e cacce

Anche le missioni secondarie di Final Fantasy XVI non risultano particolarmente ispirate.

Il luogo che visiteremo più spesso sarà il quartier generale degli alleati di Clive, dove sarà possibile aggiornare il nostro equipaggiamento, approfondire la storia e le info sui vari personaggi ed accedere a varie missioni secondarie.

Il sistema di side quest di Final Fantasy XVI ricorda molto da vicino quello di Final Fantasy XIV. Progredendo nella trama, alcuni personaggi, evidenziati da un’icona verde, ci proporranno delle missioni. Normalmente le missioni saranno attive proprio nella zona in cui ci troveremo seguendo la trama del gioco, ma sarà possibile visionare l’archivio di tutte le missioni attive direttamente dal quartier generale.

Purtroppo, le missioni secondarie non appaiono particolarmente ispirate. Si tratta normalmente di rispondere a richieste di soccorso o di procurare particolari materiali. Il tutto si traduce nel recarsi da un punto A ad un punto B, raccogliere gli oggetti desiderati e affrontare uno scontro (di solito piuttosto semplice) che va a concludere la missione.

Una categoria particolare di missioni è costituita dalle cacce. Si tratta di scontri contro nemici particolarmente coriacei, a volte dotati anche di un design originale. Le cacce saranno visualizzabili su un apposito tabellone situato nel quartier generale e controllato da un simpatico moguri. Questi scontri risultano decisamente più interessanti ed impegnativi del normale e aumentano la varietà e la sfida del gioco.

Equipaggiamenti ed abilità

La gestione delle abilità risulta nel complesso ben fatta.

Per finire, diamo uno sguardo all’aspetto strategico e gestionale, che, in Final Fantasy XVI, viene ad identificarsi con la gestione dell’equipaggiamento e delle abilità. Il giocatore ha la possibilità di equipaggiare Clive con spade, bracciali e mantelli. Ognuno di questi oggetti andrà a migliorare le sue statistiche, senza dare particolari abilità.

Discorso diverso per gli accessori, che potranno essere assegnati al nostro protagonista fino ad un massimo di tre. In questo caso, oltre a fornire dei bonus alle statistiche, avremo accessori in grado di donare a Clive abilità passive, come ad esempio delle schivate potenziate. Infine, alcuni accessori hanno la funzione di potenziare uno specifico attacco speciale donato dagli eikon.

Per quanto riguarda le abilità di attacco, come accennato in precedenza, esse verranno donate dagli eikon man mano che li sbloccheremo col proseguo della storia. Sarà il giocatore a decidere quali abilità andare a sbloccare e in quale ordine, spendendo i punti esperienza a accumulati salendo di livello. É possibile in qualsiasi momento del gioco andare a “resettare” le abilità sbloccate per spendere i punti in maniera differente. Questo permette, una volta individuate le abilità a noi più consone, di investire solo su quelle, lasciando da parte quelle inutilizzate.

Risulta quindi chiaro come l’aspetto gestionale, seppur presente, non abbia decisamente un ruolo preponderante in Final Fantasy XVI, che predilige un approccio più improntato all’azione. Va comunque riconosciuto il buon lavoro fatto da Square con le abilità degli Eikon, che sono abbastanza diversificate tra loro e regalano animazioni ed effetti davvero belli e spettacolari.

Conclusione

Final Fantasy XVI è certamente un ottimo gioco. Un’avventura dalla trama emozionante e coinvolgente, con una grafica ed un sonoro di altissima qualità e un battle system immediato e funzionale.

Purtroppo il gioco è penalizzato dal livello di difficoltà davvero troppo basso e da una gestione delle abilità e dell’equipaggiamento fin troppo limitata e semplificata. Anche le missioni secondarie risultano spesso deludenti e ripetitive, sebbene le cacce siano divertenti ed intriganti.

Al netto di questi difetti, Final Fantasy XVI resta un’ottima avventura 3D, consigliatissima sia ai fan della saga che agli appassionati del genere, che potranno godere di un’ottima storia immersi in un mondo di gioco credibile e spettacolare.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5
  • Data uscita: 22/06/2023
  • Prezzo: 59,99 €

Ho testato il gioco a fondo poco dopo il day one su PlayStation 5.