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Dragon Age: The Veilguard, svelati i dettagli tecnici su PS5 Pro

BioWare ha rilasciato nuovi dettagli sulle prestazioni di Dragon Age: The Veilguard sulle console di nuova generazione, concentrandosi sulle console e in particolare su PlayStation 5 Pro. Dragon Age: The Veilguard promette di sfruttare appieno le prestazioni di PS5 Pro, offrendo diverse opzioni grafiche e miglioramenti specifici.

Su PS5 Pro, Dragon Age: The Veilguard supporterà una modalità a risoluzione 4K nativa, con la possibilità di raggiungere i 60 fps, garantendo fluidità e alta qualità visiva. Gli sviluppatori hanno inoltre confermato l’integrazione del ray tracing in determinate aree, migliorando l’illuminazione e i riflessi per un’esperienza più immersiva. I giocatori potranno scegliere tra due modalità principali: una orientata alla performance, per chi preferisce il massimo del frame rate, e una dedicata alla qualità visiva. Grazie a queste scelte, Dragon Age: The Veilguard sfrutterà al meglio le prestazioni di PS5, includendo anche il supporto al feedback aptico del DualSense.

Dragon Age: The Veilguard uscirà il 31 ottobre 2024 su PS5, Xbox Series X|S e PC. Con queste ottimizzazioni, il titolo promette di sfruttare a fondo le prestazioni di PS5 Pro, regalando un’esperienza grafica all’avanguardia.

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Dragon Age: The Veilguard, tutto ciò che c’è sapere per il day one

Dragon Age: The Veilguard, il nuovo atteso capitolo di BioWare, rivela tante informazioni utili per chi vuole cimentarsi nel nuovo gioco di ruolo sin dal day one. The Veilguard sarà disponibile il 31 ottobre 2024 alle 17:00 ore italiane su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X/S. Per chi non vede l’ora di esplorare le terre di Thedas, il preload su Xbox Series X/S è già disponibile. Gli utenti PlayStation 5 dovranno invece aspettare fino al 29 ottobre mentre i videogiocatori PC fino al 31 ottobre, cioè al day one.

Per quanto riguarda i requisiti di sistema per PC, sono stati rivelati i seguenti parametri:

  • Minimi: Intel i5-8400/AMD Ryzen 3 3300X, 16 GB di RAM e una GTX 970 o Radeon R9 290X.
  • Raccomandati: Intel i9-9900K/AMD Ryzen 7 3700X, 16 GB di RAM e una RTX 2070 o RX 5700XT. In ogni caso, occorreranno almeno 100 GB di spazio disponibile su disco.

The Veilguard punta a diventare un’esperienza imperdibile per tutti gli amanti dei giochi di ruolo: siete pronti per il day one?

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Dragon Age: The Veilguard è ufficialmente entrato in fase Gold

BioWare ha annunciato che Dragon Age: The Veilguard è ufficialmente entrato in fase gold, il che significa che lo sviluppo del gioco è stato completato e non ci saranno ulteriori ritardi per il lancio. I fan della saga possono quindi attendere con certezza l’uscita fissata per il 31 ottobre 2024, data che segnerà il ritorno di uno dei franchise RPG più amati di sempre.

Con l’ingresso in fase gold, BioWare ed Electronic Arts hanno anche aperto ufficialmente le prenotazioni del gioco, disponibili sul sito di EA. Dragon Age: The Veilguard sarà rilasciato in due edizioni: la Standard Edition, al prezzo di 79,99€, che includerà il gioco completo e un bonus cosmetico, l’armatura Blood Dragon; e la Deluxe Edition, a 99,99€, che offrirà oltre al contenuto della Standard altri sei oggetti cosmetici, inclusi set di personalizzazione per Guerriero, Mago e Rogue, oltre a ulteriori armi e armature per i compagni.

Lancio Imminente e Colonna Sonora di Hans Zimmer

Il nuovo capitolo della serie Dragon Age sarà disponibile per PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S. In preparazione al lancio, BioWare ha anche rilasciato il tema musicale principale del gioco, composto dal celebre premio Oscar Hans Zimmer, aumentando ulteriormente l’attesa per i fan. La colonna sonora è già disponibile e offre un’anteprima dell’atmosfera epica che accompagnerà i giocatori nella loro avventura.

Ringraziamenti e Attesa per il Lancio

Il team di sviluppo ha espresso gratitudine per il supporto continuo dei fan e ha invitato tutti a prepararsi per l’uscita del 31 ottobre. Dopo anni di attesa, i giocatori potranno finalmente immergersi in questa nuova avventura fantasy che si promette di espandere l’universo di Dragon Age con nuove storie, personaggi e ambientazioni.

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Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica presenta il mondo di Elettria

Cinque minuti sono sufficienti per mostrare tutte le novità, e i riferimenti del passato, di Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica. Il trailer del nuovo capitolo degli idraulici più famosi al mondo si concentra su Elettria, il nuovo mondo di gioco. Nello specifico, Elettria è stata colpita da un evento “magico” che ha portato la terra a separarsi in diverse isole, che Mario & Luigi dovranno esplorare a bordo della propria imbarcazione.

Non mancano ovviamente le vecchie conoscenze e diverse citazioni al passato. In particolare, il trailer mostra la presenza di Bowser e della Principessa Peach per poi concentrarsi sul gameplay. Come tutti i capitoli di Mario & Luigi (e Super Mario RPG), anche Fraternauti alla Carica avrà tantissimi enigmi ambientali da superare coordinando i due fratelli italiani all’interno delle diverse zone di Elettria, tutte diverse tra loro tra lava e neve. Inoltre, per quanto riguarda i combattimenti, il focus sarà sul tempismo che permetterà di far piroettare i nostri protagonisti verso i nemici.

Infine, non può non balzare all’occhio il comparto grafico in cel-shading che trasforma Mario e Luigi in due personaggi dei cartoni animati veramente pregevoli. Una scelta ben diversa rispetto agli altri capitoli, incluso l’ultimo arrivato ben nove anni fa su Nintendo 3DS: Mario & Luigi: Paper Jam Bros.

Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica arriverà su Nintendo Switch il 7 novembre 2024. Salperete i mari di Elettria?

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CD Projekt rivela il futuro: The Witcher 4, Cyberpunk e novità misteriose in progetto

In occasione della consueta riunione con gli investitori, CD Projekt ha snocciolato succose nuove rivelazioni sui suoi progetti più importanti, che -spoiler- sono da acquolina in bocca, ma vediamole nel dettaglio.

Project Polaris, che riteniamo in modo non ufficiale il nome in codice del nuovo The Witcher, Project Orion, probabilmente un nuovo capitolo di Cyberpunk, Project Sirius uno spinoff di The Witcher multigiocatore ed infine Project Hadar, a quanto sembra una nuova IP di cui non è trapelato ancora nulla.

The Witcher 4 (anche se Cd Projekt non vuole che si chiami così, o almeno non ancora) entrerà presto nella fase di pre produzione, con oltre 400 sviluppatori al lavoro sul titolo. Recentemente Doug Cockle, ovvero la voce di Geralt, ha confermato che il personaggio molto amato sarà presente nel gioco ma non come protagonista.

Aspettiamoci quindi un protagonista tutto nuovo con una nuova storia da raccontare.

Le recenti assunzioni nei vari team ci fanno capire quanto Cd Projekt si stia ben strutturando poichè sembra che i progetti di The Witcher e Cyberpunk siano titoli che procedono quasi contemporaneamente. Un bel lavoro!

Per ultimo sono stati comunicati i dati sul recente rilascio del REDkit, una serie di tools che consentono di creare contenuti per The Witcher che ha fatto impazzire la comunità di modder dedicata.

Queste le parole del co-CEO di CD Projekt:

“Diverso tempo è passato da quando i nostri strumenti di sviluppo sono stati pubblicati per i giocatori e c’è già una serie di interessantissimi progetti di modding in giro. Siamo felici di vedere un rinnovato ed intenso impegno della comunità dei videogiocatori, che non vede l’ora di condividere le proprie idee, portando nuova linfa a The Witcher 3, un gioco che spegnerà dieci candeline l’anno prossimo”

Michal Nowakowski

Non ci resta che attendere, sperando in un futuro roseo per Cd Projekt e per noi videogiocatori appassionati dei suoi titoli.

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Suikoden I & II HD Remaster ha una data di uscita

L’ultimo Nintendo Direct, svoltosi proprio la scorsa notte, come sempre è stato colmo di novità ed annunci interessanti. Tra questi ce ne è stato uno che siamo sicuri farà la gioia di tutti gli amanti dei JRPG. Durante la Direct, Konami ha infatti fissato la data ufficiale di uscita di Suikoden I & Suikoden II HD Remaster: Gate Rune and Dunan unification wars. Questo gioco, inizialmente previsto per il 2023, era stato posticipato una prima volta al 2024 e in seguito nuovamente rinviato.

Molti fan avevano perso le speranze (visto anche il pessimo trattamento riservato da Konami alle sue serie storiche), ed erano ormai convinti che il progetto fosse stato cancellato. Fortunatamente, nel corso della diretta di ieri, è stato mostrato un nuovo trailer della collection.

Oltre a permettere una prima occhiata ai giochi, il trailer si è concluso, come anticipato, con la data di uscita della collection intitolata Suikoden I & II HD Remaster, fissata per il 6 marzo 2025, per PS4, PS5, Xbox Series X/S, Switch, Xbox One e PC. Certo, i fan dovranno attendere ancora parecchio, ma almeno ora abbiamo tutti la certezza che il gioco vedrà la luce.

Per chi non conoscesse la saga di Suikoden, si tratta di una serie di giochi di ruolo usciti nella seconda metà degli anni 90 sulla prima Playstation. Questi giochi sono caratterizzati dalla presenza di un numero esorbitante di personaggi, dalla possibilità di affrontare vere e proprie battaglie campali e da una trama estremamente curata ed appassionante.

La nuova collection dovrebbe presentare una grafica profondamente migliorata, con tutte le immagini di sfondo rimasterizzate, animazioni in pixel art, nuovi effetti sonori e rinnovati effetti speciali durante le battaglie, il salvataggio automatico (assente nell’originale), la possibilità di ricorrere all’avanzamento rapido in battaglia, un registro per le conversazioni e altre novità. Vedremo se questa lunga attesa ripagherà le aspettative dei fan della saga, da sempre molto esigenti.

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Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è ora disponibile

Dopo aver svecchiato tante importanti IP, tra tutte quella di Resident Evil grazie all’Engine proprietario, Capcom continua il suo prolifico periodo di produzioni di alto livello con un nuovo videogioco. Kunitsu-Gami: Path of the Goddess è un gioco di azione e strategia che nasce dal folklore giapponese ed è ora disponibile su Xbox Series X/S, Xbox One, PC, PlayStation 5 e PlayStation 4. In aggiunta, Kunitsu-Gami è già pronto per essere giocato anche su Xbox Game Pass.

L’ultima fatica di Capcom è ambientato sul monte Kafuku, un tempo luogo pieno di vita e e natura. Adesso invece è invaso da un’inquietante profanazione e dalle Furie. Sarà compito del videogiocatore fronteggiare la minaccia impegnandosi in un gameplay ibrido tra gioco d’azione e tower defense immergendosi in un ciclo giorno/notte unico. Con la luce del sole, i videogiocatori dovranno esplorare il villaggio e prepararsi a proteggere la Sacerdotessa Yoshiro. Durante la ntote, le Furie entreranno in scena e bisognerà difendersi dal male proveniente dalle porte Torii.

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Flintlock: The Siege Of Dawn, disponibile il souls-lite tra magia e polvere da sparo

L’universo dei souls-lite aggiunge un’altra interessante tessera al suo puzzle sempre più ampio: Flintlock: The Siege Of Dawn è ora disponibile su PC, Xbox Series X/S, PlayStation 5 e PC. In aggiunta, l’opera di A44 Games e Kepler Interactive è già disponibile su Xbox Game Pass e PC Game Pass.

Flintlock: The Siege of Dawn vuole confermare al mondo intero che A44 Games i souls li sa fare. Dopo i buoni risultati con Ashen, lo studio neozelandese continua a battere la strada su cui ha fatto esperienza. Flintlock: The Siege of Dawn è un gioco di ruolo e d’azione, più precisamente un souls-lite in stile Star Wars Jedi: Fallen Order e Survivor, ambientato in un mondo dove magia e polvere da sparo si incontrano. Il videogiocatore impersona Nor Vanek, che insieme al mistico compagno a quattro zampe Enki, si ritroverà nel bel mezzo di una battaglia contro gli dei e il loro minaccioso Esercito dei Morti. Lo scopo dell’avventura è arduo: recuperare la perduta Città di Dawn, mentre il mondo intorno a loro precipita nel caos.

Flintlock: The Siege of Dawn è disponibile al prezzo di 39,99€. Inoltre è già presente su Xbox e PC Game Pass. In aggiunta, è stata pubblicata una Deluxe Edition fisica per Xbox Series X/S e PlayStation 5. La Deluxe Edition di Flintlock contiene oltre al gioco completo anche la colonna sonora digitale, l’artbook digitale e contenuti cosmetici DLC aggiuntivi.

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System Shock Remake – Recensione

Alcune software house hanno l’onore di essere ricordate per il genere videoludico che hanno, di fatto, inventato. Tra queste, non può non esserci Looking Glass Studios. Fondata da Paul Neurath nel 1990 e fallita appena dieci anni dopo, Looking Glass è stata una delle aziende più importanti – e anche una delle più sfortunate – degli ultimi 40 anni grazie alla produzione di ben quatto opere che hanno rivoluzionato i videogiochi e ispirato tanti altri professionisti del settore qualche anno dopo. Ultima Underworld, Thief, System Shock e System Shock 2 ha definito un genere, gli immersive sim. Oggi, trent’anni dopo, vi parliamo di uno di questi giochi, System Shock la cui versione Remake è appena approdata anche su console: questa è la nostra recensione.

System Shock del 1994

Prima di affrontare il remake, vale la pena soffermarsi sulla travagliata storia di System Shock. Il gioco di Looking Glass Studios esce nel 1994, pochi mesi dopo Doom di Id Software, in un momento in cui vedono la luce tantissimi firstperson shooter ambientati nello spazio più remoto e aggressivo. Il risultato è inaspettato: System Shock è acclamato dalla critica specializzata che lo definisce, a ragione, un’opera unica e innovativa; il pubblico lo snobba. System Shock non vende abbastanza, circa 170mila copie, e serviranno anni per capire l’importanza di un’opera seminale che ha permesso a giochi come Deus Ex e Bioshock di essere anche solamente pensati.

I videogiocatori contemporanei molto probabilmente ben conoscono il sequel capolavoro System Shock 2, ma quasi certamente non hanno mai giocato il primo capitolo. Almeno fino al 2023, anno in cui Nightdive Studios, oggi sotto la bandiera di Atari, ha pubblicato System Shock Remake su PC, e da qualche settimana anche su console, così da permettere anche a questa generazione di videogiocatori di provare uno dei titoli più belli e sottovalutati della storia dei videogiochi.

System Shock Remake: dito medio

Odissea nello Spazio

System Shock è ambientato nel 2072, anno in cui il nostro alter ego hacker, senza nome, viene catturato mentre cerca di accedere a file riguardanti la Cittadella, una stazione spaziale di proprietà di una corporazione: la TriOptimum. Ben presto falliamo nel nostro lavoro e siamo condotti davanti a un dirigente della stessa corporazione. Il patto è chiaro: l’azienda si offre di far cadere tutte le accuse in cambio di un hacking di SHODAN, l’intelligenza artificiale che controlla la stazione, per fini ben poco nobili.

Poco mossi dall’etica, ma interessati soprattutto ai beni materiali, accettiamo l’ultima proposta della TriOptimum: un prezioso impianto neurale militare. Già nell’incipit del gioco rimuoviamo i vincoli etici dell’intelligenza artificiale e finiamo in coma terapeutico per sei mesi. System Shock inizia quando ci risvegliamo dal nostro sonno e scopriamo che SHODAN ha preso il controllo della stazione. Tutti i robot a bordo sono stati riprogrammati per essere ostili e l’equipaggio è stato mutato, trasformato in cyborg o ucciso. E come se non bastasse, SHODAN vuole estendere il suo dominio sul pianeta Terra. Tocca a noi impedirlo e visto i danni che abbiamo fatto fino ad ora, sarebbe anche il minimo.

System Shock Remake: Shodan

Immersive sim

I giochi di Looking Glass Studios sono così importanti che tutte le loro opere principali sono racchiuse sotto un unico sotto-genere dei videogiochi di ruolo: gli immersive sim. In questo sub-genere, il videogiocatore ha la libertà di scegliere come raggiungere il suo obiettivo in un mondo limitato (non open world quindi) ma ricco di percorsi diversi. Una scelta coraggiosa per il tempo, che oggi è invece molto popolare e possiamo ritrovare in opere simili come Dishonored e Prey di Arkane Studios (ma anche se in forma di open world sulla serie di The Elder Scrolls o Cyberpunk 2077).

System Shock è uno degli immersive sim più sofisticati: abbraccia oltre al genere dei GDR, anche, e soprattutto, lo sparatutto in prima persona e il survival horror, nato appena un paio di anni prima con Alone in The Dark. System Shock Remake ripropone quanto già visto nel 1994 sotto una veste più snella, semplificata nell’utilizzo, ma ben ancorata al design – nel bene e nel male – dell’opera originale. In altre parole, System Shock Remake è complesso, difficile e a tratti tedioso esattamente come l’opera originale di cui sono stati smussati diversi angoli per renderlo, con successo, godibile anche per un pubblico abituato a giochi tripla-A in cui si è accompagnati per mano durante tutta l’avventura.

Nightdive Studios si è concentrata su un’interfaccia più pulita e su controlli più precisi. L’opera di Looking Glass Studios nasceva in un’epoca in cui le interfacce non avevano ancora uno standard ben delineato; di conseguenza, Doug Chuck e il suo team sperimentarono un sistema multi-tendina, così sovrapposte che causavono non pochi grattacapi ai videogiocatori. System Shock Remake rivede la user interface sostituendola con una tanto scontata per i giorni attuali quanto efficace: ogni cosa è al suo posto ed è possibile spostarsi tra mappa, inventario e registrazioni premendo, nel caso della versione console recensita, i dorsali del controller.

La console edition di System Shock Remake è particolarmente comoda. Il sistema di puntamento passa sui dorsali con il classico stile trigger-sinistro per puntare e trigger-destro per sparare. I comandi principali invece sono dedicati al salto, all’abbassarsi, al ricaricare le armi e ad attivare le interazioni (anche se la fantasiosa scelta di usare lo stesso tasto per attivare le batterie qualora presenti nel nostro inventario, è alquanto curiosa e dannosa).

Nightdive Studios ha reso i combattimenti meno noiosi rispetto al passato e decisamente più ostici, soprattutto se ci focalizziamo troppo velocemente verso la main quest senza esplorare la stazione spaziale con la calma e l’attenzione con cui è stata pensata l’esperienza videoludica. Nonostante non ci siano veri e propri cambiamenti nell’intelligenza artificiale, in questa versione del gioco i nemici sembrano più reattivi rispetto al passato. Questo rende il gunplay per nulla banale anche a livello di difficoltà normale (livello 2); nello specifico, System Shock Remake permette di impostare la difficoltà di gioco su tre livelli (1,2,3) modificando quattro parametri (combattimento, missione, cyber, puzzle).

Il gameplay di Sytem Shock si basa su un’esplorazione abbastanza spinta. Non avendo alcuna memoria degli ultimi sei mesi, dovremmo ricostruire l’intera vincenda della Cittadella ascoltando le registrazioni e leggendo e-mail di personaggi secondari ormai defunti. Questa scelta narrativa rende il gioco realmente immersivo e ci costringe a seguire gli indizi all’interno di una mappa composta da vari piani con differenti ambientazioni che ben rappresentano un’azienda futuristica (con tanto di centro ricerca e zona executive). Nell’esplorazione, System Shock Remake è rimasto molto fedele al passato, invecchiando anche un po’ male: il backtracking può essere molto noioso (soprattutto se costretti a recuperare vita o consumabili) e particolarmente complesso se non balza subito all’occhio un oggetto utile ai fini della missione principale.

Per quanto concerne la parte ruolistica, il nostro personaggi ha due barre: una dei punti vita e una dell’energia. La prima ci mantiene in vita ovviamente, mentre la seconda viene consumata da determinate armi a lungo e corto raggio. A queste, si aggiungono pistole e fucili con tante, troppe forse, munizioni diverse, che offrono vantaggio se usate sul giusto nemico (mutanti, cyberborg e droni per la maggior parte).

Infine, una delle parte più iconiche è il cyberspazio, una dimensione “neurale” in cui ci muoviamo come se fossimo una navicella all’interno di uno spazio tra l’onirico e il concettuale. Il cyberspazio permette di raccogliere potenziamenti unici. In System Shock Remake questo spazio è stato nettamente migliorato rispetto al passato, in quanto adesso è molto meno caotico, più comprensibile, ma comunque ancora decisamente snervante in quanto il livello di difficoltà per arrivare fino in fondo è spesso decisamente elevato.

System Shock Remake: ciberspazio

Remake all’avanguardia

Tecnicamente System Shock Remake è un ottimo lavoro. Il motore grafico è di assoluta qualità e la nuova veste grafica svecchia mantenendo le atmosfere horror sci-fi immaginate nel 1994. I colori e lo stile cyberpunk sono deliziosi e una menzione d’onore va fatta ai nemici, moderni e ben dettagliati. L’unica nota stonata che ci sentiamo di fare riguarda le animazioni e gli sprite: tutto molto ripetitivo e fin troppo legnoso.

D’altro canto il comparto sonoro ha ricevuto un deciso rework sia alle musiche, ma soprattutto ai rumori ambientali. Una mina piazzata dai nemici continua ad avvisarvi del pericolo emettendo un beep sempre più intenso man mano che ci avviciniamo, mentre tutti i (pochi) nemici hanno almeno una frase che li introduce.

La nostra prova è stata effettuata su Xbox Series X dove la resa grafica è particolarmente piacevole e i tempi di caricamento sono velocissimi. Giocare System Shock Remake con un controller è un’esperienza godibile e che ci sentiamo di consigliare a qualsiasi fan, anche a quelli che solitamente preferiscono giocare con mouse e tastiere, poiché l’esperienza rimane inalterata.

Conclusione

System Shock Remake è un titolo che siamo felici di aver giocato, perché ci ha permesso di rivivere le medesime emozioni di trent’anni fa con una veste tecnica decisamente moderna. Il remake è un successo sul comparto grafico e sonoro, ma anche le poche migliorie apportate sull’interfaccia e sui controlli hanno fatto la differenza, poiché trasformano il titolo da un videogioco del 1994 a un gioco contemporaneo.

La scelta di mantenere il gameplay così come quello originale ha i suoi pregi, perché permette di godersi il titolo con la lentezza con cui era stato pensato, ma ha il risvolto negativo di non essere adatto a tutti. Esattamente come l’originale, System Shock Remake è un gioco difficile, complesso e non adatto a tutti. Chi ha il coraggio di goderselo seguendo i tempi dell’opera però potrà scoprire, o riscoprire, una pietra miliare del genere e dei videogiochi in generale.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series X/S, , PC, PS4, Xbox One
  • Data uscita: 21/05/2024 su console
  • Prezzo: 39,99 €

Ho provato System Shock Remake a partire dal day one su Xbox Series X.

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Editoriali

I 10 migliori videogiochi di Dragon Ball

Nonostante siano passate più di un mese dalla morte di Akira Toriyama, sono ancora molti i fan che non riescono a capacitarsi del triste evento. É innegabile che il celebre fumettista, nel corso della sua leggendaria carriera, abbia esercitato un’enorme influenza sull’immaginario collettivo e sul successo dei manga nel mondo. Dragon Ball, in particolare, è diventato un vero e proprio fenomeno planetario. Oltre ad aver fissato i canoni del genere battle Shonen, l’epopea di Son Goku e compagni ha raggiunto livelli di successo e di diffusione davvero incredibili. É davvero difficile trovare persone che non abbiano mai visto o letto Dragon Ball o che non sappiano di cosa si tratti.

Anche il mondo dei videogiochi ha visto susseguirsi, nel corso degli anni, un numero enorme di videogiochi dedicati a Dragon Ball, sparpagliati un po’ su tutte le piattaforme, dalle ormai vetuste console a 8 bit fino ai sistemi attuali. Sebbene molti di questi giochi siano tutt’altro che memorabili, Dragon Ball ha avuto anche diverse trasposizioni di ottima qualità.

Per fornire una guida a chi volesse riscoprire questi giochi e allo stesso tempo onorare ancora una volta la memoria di Toriyama, abbiamo deciso di stillare una classifica su quelli che secondo noi sono i migliori videogiochi di Dragon Ball mai prodotti. Carichiamo la nostra aura e lanciamoci insieme in questa avventura!

10. Dragon Ball Z: The Legend

Videogiochi Dragon Ball: The Legend

Diciamoci la verità: i videogiochi di Dragon Ball dell’era 32 bit sono stati tutt’altro che dei capolavori. In mezzo ai vari picchiaduro a incontri più o meno decenti, però, Dragonball Z: The Legend (il cui titolo originale è Dragon Ball Z: Idainaru Dragon Ball Densetsu) è il gioco che più di ogni altro è riuscito a lasciare il segno.

Sebbene The Legend presenti una qualità grafica decisamente bassa per gli standard della prima Playstation e un sistema di controllo piuttosto limitato ed ostico, il gioco riesce comunque a farsi apprezzare per l’originalità del suo gameplay. Si tratta infatti del primo gioco dedicato a Dragon Ball che ha proposto la formula delle battaglie a squadre in un campo aperto tridimensionale, una formula che darà vita in futuro al genere dei picchiaduro arena. Questa struttura, sebbene non sfruttata appieno dal titolo, avrà grande importanza per l’evoluzione dei giochi futuri, per esempio con la serie Budokai Tenkaichi.

The Legend proponeva, inoltre, un roster estremamente vasto e una modalità storia davvero curata, che riproponeva fedelmente tutti gli scontri chiave della più famosa ed apprezzata parte della saga di Toriyama. Anche la resa delle mosse speciali risultava in alcuni casi davvero ben fatta e spettacolare.

Il sistema di controllo del gioco, già limitati ai tempi, oggi risulta davvero legnoso, ma, se siete fan del retrogaming e della saga Dragon Ball Z, potete dargli una chance. Potreste restare piacevolmente sorpresi.

9. Dragon Ball Z: Hyper Dimension

Videogiochi Dragon Ball: Hyper Dimension

Spostiamoci nel mondo dei 16 bit. Uno dei generi più popolari in assoluto per questi sistemi è stato indubbiamente il picchiaduro ad incontri. Essendo Dragon Ball incentrato prevalentemente sui combattimenti, l’opera di Toriyama si è sempre prestata bene per questo genere di trasposizioni. Purtroppo la maggior parte dei videogiochi di lotta dedicati a Dragon Ball era decisamente deludente. Anche la serie più famosa, denominata Dragon Ball Z: Super Butōden risultava davvero carente sia sul lato tecnico che su quello della giocabilità.

Nel 1996, proprio verso la fine dell’arco di vita del glorioso SNES, ha fatto la sua apparizione Dragon Ball Z: Hyper Dimension. Questo gioco prendeva tutto quanto visto di buono nella serie Butōden, riuscendo allo stesso tempo a migliorarlo. Gli sprite dei personaggi, le animazioni e gli sfondi sono davvero di buona qualità e riproducono fedelmente la grafica dell’anime. Anche il gameplay risulta divertente e coinvolgente, con un gran numero di mosse a disposizione di ogni personaggi ed un sistema di super davvero spettacolari e fedeli all’anime.

Non si tratta certamente di un capolavoro, vista anche la presenza di soli dieci personaggi giocabili. Tuttavia, se amate i picchiaduro 2D e siete fan di Dragon Ball potete tranquillamente concedere qualche partite ad Hyper Dimension.

8. Dragonball: Advanced Adventure

Per il prossimo gioco dobbiamo spostarci nel mondo delle console portatili. Dragon Ball: Advanced Adventure, uscito nel 2004 per GBA, si concentra sulla prima parte del manga di Dragon Ball, quella, per capirci, dedicata a Goku bambino.

Dimps, la casa produttrice, propone un interessante avventura action che unisce sapientemente elementi presi sia dai classici platform che dai picchiaduro a scorrimento. Il risultato è un gioco dinamico e colorato che ripropone molto fedelmente la prima serie di Dragon Ball regalando anche numerosi extra, tra cui la possibilità di giocare anche nei panni di molti dei nemici, boss compresi.

Anche per quanto concerne il comparto tecnico, Advanced Adventure non delude, grazie ad una grafica pulita e colorata e ad un set di animazioni estremamente fluido e veloce. Un gioco davvero ben fatto e divertente. Se non lo avete mai provato e ne avete l’occasione recuperatelo. Potrebbe valerne la pena anche se non siete fan di Goku e compagni.

7. Dragon Ball Z: L’attacco dei Saiyan

Oltre ai picchiaduro, Dragon Ball ha saputo ispirare, soprattutto nel mercato giapponese, un enorme numero di RPG. Anche in questo caso, purtroppo, molti dei risultati sono stati a dir poco deludenti. Tra i pochi videogiochi di ruolo davvero validi dedicati a Dragon Ball ricordiamo Dragon Ball Z: l’Attacco dei Saiyan.

Uscito nel 2009 per Nintendo DS, l’Attacco propone un classico JRPG che alterna fasi di esplorazione e dialogo a numerosi scontri gestiti da un trdiazionale sistema a turni, molto simile a quello visto, per esempio, in Final Fantasy. Questo gioco compie anche la particolare scelta di concentrarsi su un arco narrativo molto ridotto, che va dal ventitreesimo torneo Tenkaichi (con la sfida tra Goku e Piccolo) alla leggendaria battaglia tra Goku e Vegeta. I programmatori, probabilmente, hanno voluto lasciarsi aperta la porta per uno o più seguiti, purtroppo mai realizzati.

Per riempire le ore di gioco, l’Attacco propone un enorme numero di eventi extra, che spesso coinvolgono anche molti dei personaggi secondari. La trama di questi eventi filler tuttavia risulta quasi sempre gradevole e riesce a coinvolgere e non annoiare il giocatore. Anche il battle system è ben calibrato ed unisce strategia e abilità, dal momento che in varie occasioni il giocatore è chiamato d eseguire piccoli quick time event per limitare i danni subiti o accrescere quelli causati. Anche la grafica risulta piacevole e curata, soprattutto nelle fasi di combattimento.

Un gioco di ruolo davvero ben fatto, intrigante e divertente, che tutti gli amanti del genere dovrebbero sperimentare.

6. Dragon Ball Z: Extreme Butōden

Rimaniamo nel mondo delle portatili per parlare di uno dei migliori picchiaduro 2D dedicati a Dragon Ball. Extreme Butōden, realizzato dalle sapienti mani del Team Arc System e uscito nel 2015 per 3DS, riprende tutti gli elementi caratteristici della vecchia saga Butōden. Nel gioco è infatti possibile volare e sfruttare la propria barra del Ki per eseguire i numerosi attacchi speciali dei nostri protagonisti.

A proposito di protagonisti, Butōden offre più di 100 personaggi, suddivisi tra personaggi giocabili e di supporto. Questi ultimi non possono essere controllati direttamente, ma vengono richiamati dal giocatore per eseguire alcuni attacchi speciali.

Extreme Butōden presenta una veste grafica davvero accattivante e bella da vedere, limitata solo dalle piccole dimensioni dello schermo del 3ds. Cosa ancora più importante, il gioco risulta dannatamente divertente e giocabile, con uno stile veloce e frenetico che fa della maestria nelle combo il suo punto di forza.

Se siete possessori di un 3DS e avete mancato questa piccola chicca correte senza remore a recuperarla. Siamo certi che non ve ne pentirete!

5. Dragon Ball Z: Kakarot

Ed eccoci arrivati alla top five! Alla quinta posizione troviamo uno dei videogiochi di Dragon Ball più recenti in assoluto. uscito nel 2020 per praticamente tutte le piattaforme principali, Kakarot ripropone tutte le vicende principali di Dragon Ball Z, presentando anche numerosi scenari originali.

Il videogame presenta un sistema di gioco piuttosto inedito, mostrandosi come un’avventura tridimensionale open world. Kakarot, tuttavia, possiede anche numerosi elementi tipici dei giochi di ruolo, dal momento che è possibile salire di livello e scegliere tra le numerose abilità che vengono sbloccate nel corso dell’avventura.

I combattimenti in tempo reale, pur presentando praticamente tutti gli attacchi e le abilità tipiche di ogni personaggio, non risultano particolarmente frizzanti o originali. Tuttavia, l’ottima realizzazione tecnica di kakarot e la grande cura con cui è stata resa la trama hanno permesso a questo gioco di ritagliarsi un posto nel cuore di numerosi fan.

4. Dragon Ball Xenoverse

Videogiochi Dragon Ball: Xenoverse

La stessa natura ibrida di Kakarot, a metà fra picchiaduro e gioco di ruolo, è presente anche nella fortunata saga Xenoverse. In questa serie targata Dimps, il cui primo episodio risale al 2015, il giocatore veste i panni di un avatar, membro onorario della pattuglia temporale. Compito del protagonista è vegliare sul regolare svolgimento degli eventi, messo in pericolo da una serie di nuovi e potenti malvagi.

Il nostro avatar sarà totalmente personalizzabile, anche per quanto riguarda la razza di appartenenza e le abilità. Questo concept, anche se non originalissimo, regala una ventata di aria fresca e permette agli sviluppatori di proporre scenari e intrecci di trama inediti. La storia è infatti il punto di forza di Xenoverse, dal momento che unisce gli scenari più famosi della saga di Dragon Ball ad una storia nuova, con diversi personaggi creati per l’occasione.

Dal punto di vista tecnico, Xenoverse risulta sicuramente godibile ed estremamente dettagliato. Non impeccabile invece il sistema di combattimento, che tende a risultare un po’ ostico e talvolta ripetitivo. Oltre al nostro avatar, il gioco mette a disposizione una miriade di personaggi e di loro varianti. Spesso tuttavia i vari protagonisti tendono a risultare piuttosto simili, fatta eccezione per colpi segreti ed abilità varie.

Nonostante queste pecche, Xenoverse resta un gioco validissimo, consigliatissimo a tutti i fan di Dragon Ball. Sebbene Xenoverse 2 risulti tecnicamente superiore all’originale, abbiamo scelto di premiare il primo capitolo in virtù delle novità che ha saputo introdurre e della sua trama, che abbiamo apprezzato leggermente di più rispetto al sequel.

3. Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 3

Medaglia di bronzo per uno dei videogiochi di Dragon Ball più famosi in assoluto. La saga Budokai Tenkaichi ha di fatto inventato il genere dei picchiaduro arena per come li conosciamo oggi. In questa serie infatti i lottatori possono spostarsi liberamente all’interno delle ambientazioni 3D. Questo stile di gioco, pur facendo, in genere, storcere il naso ai puristi, presenta scontri davvero spettacolari e, in generale, molto simili a quelli ammirati negli anime.

Principale punto di forza di questa saga è certamente il numero spropositato di personaggi, tratti un po’ da tutto il mondo di Dragon Ball. Ogni personaggio dispone di tutte le trasformazioni e abilità apparse nell’anime, conferendo a Tenkaichi una varietà davvero enorme. Anche il sistema di controllo è estremamente semplice ed accessibile e permette anche ai non amanti del genere picchiaduro di apprezzare Tenkaichi .

Anche in questo caso, non parliamo di un gioco perfetto. I personaggi, nonostante il loro numero elevatissimo, tendono a somigliarsi tutti e la disparità di forza tra loro è più che evidente. Una volta padroneggiato uno, non risulta difficile passare ad un altro. Anche le modalità di gioco non brillano per originalità e varietà. Nonostante questo, però, siamo di fronte ad un gioco estremamente divertente e completo, che ha saputo ottenere enormi consensi tra gli appassionati di Dragon Ball.

Abbiamo scelto di premiare il terzo episodio, apparso nel 2007 su PS2 e WII, perché è quello col comparto tecnico più raffinato e che propone il maggior numero di personaggi. Davvero incredibile il numero di mod che ancora oggi vengono realizzate per questo titolo!

2. Dragon Ball Z: Budokai 3

Videogiochi Dragon Ball: Budokai 3

Ed eccoci finalmente alla saga che ha permesso ai videogiochi dedicati a Dragonball di compiere il salto di qualità. La serie Budokai riesce nell’impresa di unire le meccaniche e la profondità di un picchiaduro 3D tradizionale con gli elementi più caratteristici delle battaglie di Dragon Ball. Mentre il primo episodio risulta un esperimento riuscito solo a metà, il secondo e soprattutto il terzo capitolo sono ancora oggi due ottimi picchiaduro.

Pur mostrandosi come un gioco piuttosto accessibile, anche grazie alla facilità di esecuzione delle mosse speciali, Budokai 3 presenta un sistema di combo, basato sulla possibilità di cancellare gli attacchi, appetibile anche per gli esperti del genere vista la sua complessità. Sempre questa serie offre per la prima volta la possibilità ai nostri personaggi di trasformarsi durante lo scontro, senza limitarsi a proporre infinite varianti dello stesso lottatore.

Il videogame presenta inoltre un interessante sistema di gestione delle abilità, basato sulle capsule, che offre un buon livello di personalizzazione del proprio lottatore. Anche la varietà è garantita da un buon numero di modalità e dalla possibilità di affrontare la modalità storia con numerosi lottatori diversi. Completa il quadro un ottimo cell-shading, che conferisce alla grafica 3d poligonale un aspetto più vicino a quella di un anime.

1. Dragon Ball Fighterz

Videogiochi Dragon Ball: FighterZ

E vince la nostra classifica il capolavoro di Arc system! C’è davvero poco da aggiungere su questo bellissimo picchiaduro 2D, uscito nel 2018 su tutte le principali piattaforme. Non è esagerato definire Fighterz il gioco di Dragon Ball perfetto.

Una grafica 2D semplicemente splendida, davvero simile ad un anime interattivo. Un sistema di controllo pulitissimo e profondo, che regala battaglie accanitissime a base di combo forsennate. Una meccanica di lotta a squadre calibrata al millimetro, con decine di combinazioni e strategie possibili. Quelli elencati finora sono solo alcuni dei punti di forza di questo gioco.

Anche dal punto di vista delle modalità e della varietà, Fighterz propone un’offerta davvero ricca ed appetibile. Unico neo del gioco è proprio la sua natura di picchiaduro tradizionale competitivo, che può non essere apprezzata dai fan più casual. Potete approfondire ulteriormente il gioco sulla nostra recensione, scritta in occasione dell’ultimo aggiornamento di Fighterz.

Ed ora, come sempre, a voi la parola! C’è qualche gioco che non avete trovato e vorreste segnalarci? Siete in disaccordo con le nostre posizioni? Fatecelo sapere nei commenti!