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Card Shark – Recensione: un trucco rivoluzionario

Recensione in BREVE

Card Shark è un’avventura rivoluzionaria. Gli autori hanno unito un genere criticato come l’avventura a una meccanica ancor più controversa come i quick time event, creando un titolo geniale nella sua semplicità; infatti, l’avventura di Nerial e Troshinsky diventa interattiva grazie ai QTE, che non possono smorzare l’immersione del titolo, poiché i quick time event sono utilizzati come vero e proprio gameplay. Una trama lineare, ma intrigante unita a un dipinto rococò in movimento danno vita a un videogioco sorprendentemente poetico.

8.5


È possibile rendere una delle meccaniche più controverse dei videogiochi poetiche, quasi romantiche? Nella nostra recensione di Card Shark abbiamo risposto positivamente a questa domanda, poiché il titolo di Devolver Digital ha reso i Quick Time Event il miglior modo per esprimere la tagliante aria che si respirava nella Francia pre-rivoluzionaria.

Card Shark non è un gioco di carte collezionabili né un deckbuilding. L’opera di Nerial, noto per Reigns, e Nicolai Troshinsky, illustratore e appassionato di trucchi con le carte da gioco, rientra nel genere delle avventure; un’opera interattiva però in cui sono richieste capacità mnemoniche, intelligenza e velocità di esecuzione sui QTE.

Recensione Card Shark: incontri pericolosi

Trame rivoluzionarie

Card Shark ci mette nei panni di un giovane uomo affetto da mutismo, cresciuto da una locandiera della piccola cittadina di Pau. La sua modesta vita nella Francia del 18° secolo si trasforma in un dramma quando incontra il Conte di Saint-Germain; il nobiluomo chiede al giovane di barare con lui durante una partita di carte, ma le conseguenze sono gravissime.

I due vengono catturati, causando anche la morte della locandiera da parte di un ufficiale dell’esercito. Accusato d’omicidio, il nostro alter ego è costretto a seguire il Conte in un viaggio in cui impareremo l’arte dell’inganno e gli intrighi di corte.

Il videogioco di Devolver Digital racconta tramite i due bari i tumulti di quel periodo storico; infatti, ben presto scopriremo che il Conte di Saint-Germain sta investigando sulle Dodici Bottiglie di Latte, una cospirazione reale che ci conduce direttamente fino ai segreti di Re Luigi XV.

Recensione Card Shark: il nostro Covo

Trucchi d’altri tempi

Il gameplay di Card Shark è il bluff perfetto. Quante volte ci è capitato di ascoltare critiche sui giochi d’avventura perché definiti poco interattivi? Allo stesso tempo: quante volte abbiamo sentito invettive contro i quick time event perché, a detta dei critici, smorzano l’immersione videoludica? In Card Shark, Nerial e Troshinsky hanno reso i QTE il vero e proprio gameplay e tramite quest’ultimo hanno garantito interattività a un’avventura che vuole prima di tutto narrare un’importante pagina della storia europea.

In Card Shark ci muoviamo nella Francia del 1700 (e non solo) tramite una mappa che suddivide le missioni di gioco. Una volta scelta la location, il Conte ci insegnerà, durante il viaggio, un nuovo trucco, che dovremmo mettere in pratica nello stage successivo. Inizialmente, i QTE saranno semplici e veloci come spiare una carta e indicarne il suo valore al Conte di Saint-Germain muovendo la levetta analogica; però, come avrete già intuito, le cose si complicheranno sempre di più andando avanti.

Card Shark offre 28 trucchi, via via sempre più complicati e che ben presto richiederanno anche una buona memoria. Tutti gli inganni partono sempre dalle stesse basi, ma alcuni intrecci sono decisamente complicati. In alcuni casi, la sconfitta porterà in carcere; in altri, incontreremo la morte in persona.

Alcuni stage hanno un margine d’errore praticamente nullo e lo sbaglio potrà avvenire anche a metà della combo; purtroppo, il trucco dovrà essere portato comunque a termine, anche se consci che la prova non sarà superata. Se a questo aggiungiamo che dovremmo rileggere tutti i dialoghi, in quei punti, la frustrazione rallenterà eccessivamente il gioco. Fortunatamente, il videogioco diventerà capitolo dopo capitolo sempre più denso di avvenimenti, intervallando QTE con le carte a quick time event anche con un spada in mano.

Arte illuminista

Non tutte le avventure d’alta qualità hanno un comparto tecnico memorabile, ma non è il caso di Card Shark. I disegni di Troshinsky sono dei quadri in movimento, deliziosi dall’inizio alla fine. Ripudiato progressivamente il barocco, gli inizi del XVIII secolo sono caratterizzati dal rococò, lo stesso stile utilizzato da Troshinsky per la sua opera. I colori delicati e forme curve ci immergono perfettamente nell’epoca raccontata dal videogioco.

Lo stesso fanno le musiche grazie alla sapiente bravura del compositore Andrea Boccadoro, che danno movimento e interattività a un quadro politico minuzioso, che ci permette di incontrare gloriose figure del passato come Voltaire e Cagliostro.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Avventura
  • Lingua: Italiano
  • Multiplayer: No
  • Prezzo19,99€
  • Piattaforme: PC, Nintendo Switch
  • Versione provata: PC

Ho scoperto gli intrighi della Francia settecentesca in circa 7 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Diablo Immortal: prime impressioni

Sono sicuro che molti di voi si ricorderanno l’annuncio di Diablo: Immortal durante il Blizzcon 2018, con un Waytt Cheng visibilmente a disagio lì sul palco . Un annuncio a cui seguirono infinite polemiche, perché trasformare l’ hack n’ slash per eccellenza in un “giochetto” mobile è di sicuro una scelta non proprio facile. Una saga nata su PC, prosperata su PC che poi finisce sul Playstore/Appstore? Pura eresia, quantomeno per i fan della saga, folta schiera di cui il sottoscritto pensa di far parte.

Sono trascorsi 4 anni da quell’annuncio, e mentirei se dicessi di non aver avuto voglia di giocarlo questo Immortal, pur nella sua natura da titolo F2P mobile. E finalmente il momento è giunto, l’ho provato, ho assaporato alcune tra le avventure che Sanctuarium voleva offrirmi e sono qui a darvi le mie impressioni.

Un pò prequel, un pò sequel

Sono trascorsi 5 anni da quando l’Arcangelo Tyrael ha distrutto la Pietra del Mondo, ormai corrotta da Baal, il “fratellone” di Diablo. Come avrete intuito Immortal vuole essere il ponte che collega le vicende di Diablo 2 e Diablo 3, e tantissime saranno le comparse di entrambi i capitoli in questo Immortal. Fa sempre piacere ritrovare vecchie conoscenze, come Akara o Zoltun Kulle, oltre all’immancabile Deckard Cain.

Ecco il mio crociato in giacca blu

Diciamo che la trama potrebbe riassumersi così: i frammenti della Pietra corrotta sono finiti un po’ ovunque su Sanctuarium, ed indovinate chi sarà il fortunato avventuriero a doverli recuperare dai cadaveri di demoni ed orrori assortiti? Esattamente, proprio il vostro! La narrativa è “leggera”, seppur piacevole. Insomma, si parla poco, si picchia tanto e si ha un motivo per farlo. Ed onestamente va bene così, è proprio quel che mi aspetto da Diablo.

Non mancano comunque approfondimenti sulle vecchie conoscenze, o una nuova aggiunta che ho apprezzato davvero tanto, ossia un bestiario, cosa che mi è sempre mancata nei capitoli precedenti.

Niente più Baal Runs

I più nostalgici – o chi ha recentemente giocato Diablo 2: Resurrected – ricorderanno le infinite Baal Runs per livellare il proprio personaggio, o per beccare la maledettissima armatura di Tal Rasha. Un giocatore crea una partita, altri giocatori entrano e si va a picchiare il malcapitato di turno, sia esso Baal, Diablo o il povero Mephisto, la mia vittima preferita. Tante piccole istanze indipendenti tra loro.

Uno dei numerosi dungeon presenti

In Diablo Immortal invece ci ritroviamo di fronte a quel che è a tutti gli effetti un titolo dalla forte impronta MMO. Ovviamente bisogna sempre tener conto che parliamo di un titolo destinato al mercato mobile, quindi se parlo di MMO non immaginatevi qualcosa tipo Final Fantasy XIV o, per rimanere in casa, World of Warcraft. Immortal ha la “tipica” struttura MMO Mobile come se ne trovano altre mille.

Il mondo di gioco è composto da varie macrozone, quindi non siamo davanti ad un openworld. “Nulla di nuovo per il franchise” direte voi, è sempre stato così Diablo. La particolarità di Immortal è che queste mappe non sono più delle piccole istanze, ma tutti giocatori si collegano ad un determinato server. Il risultato? Vagherete per Sanctuarium in compagnia di una miriade di altri avventurieri, sia nelle città che nelle mappe vere e proprie. Qui Immortal fa respirare aria da MMO, seppur continuino ad esistere istanze come dungeon, varchi e quant’altro.

Immortal, o Diablo 3 Lite

Se dovessi descrivere Immortal in 3 parole non avrei dubbi: Diablo 3 Lite. Immortal prende enorme ispirazione dal precendete capitolo della saga, dalla direzione artistica ad elementi di gameplay veri e propri. Mettiamola così, se avete giocato Diablo 3 in qualsiasi sua declinazione vi troverete a vostro agio su Immortal, poiché rappresenta una reinterpretazione del terzo capitolo in salsa Mobile. Basti pensare che tutte le classi selezionabili sono riprese da Diablo 3, con buona pace di chi avrebbe voluto giocare un bel Druido o un’Assassina.

L’inventario è davvero semplice da gestire

I comandi sono quelli da classico titolo “action” mobile, con joystick virtuale in basso a sinistra e le 4 abilità+attacco primario in basso a destra, sono sicuro che un po’ tutti conosciate questa configurazione di controlli. Le varie classi hanno a disposizione 12 abilità diverse, di cui ne andranno scelte 4 che andranno a comporre la nostra “build”. Moltissime abilità sono simili a quel che troviamo in Diablo 3, ma qui non è possibile modificare questa o l’altra spell mediante l’utilizzo di rune, mentre la “varietà” d’approccio è relegata agli equipaggiamenti leggendari.

Questi ultimi vanno a modificare anche radicalmente le abilità del nostro personaggio, vi faccio un esempio. “Scudo Abbagliante” è una abilità AoE che acceca i nemici. Equipaggiando un determinato leggendario si può trasformare in un raggio di luce che trapassa i nemici e fa danno, modificando totalmente quel che era la skill in origine. Ho particolarmente apprezzato questo approccio all’equipaggiamento, che spesso apportava semplicemente aumenti parametrici aggiungendo poco e nulla alla build scelta, se non bigger numbers.

Il nostro viaggio ci condurrà anche a Palustria

Anche il pacing risulta leggermente diverso rispetto ad un Diablo classico. Mappe, dungeons e quant’altro risultano più corti. L’intenzione degli sviluppatori è chiaramente quella di rendere il gioco fruibile anche in brevi sessioni. Quel che conta è che il feeling che Immortal restituisce è quello di Diablo in tutto e per tutto. Di un Diablo lite, per l’appunto.

Immortal però non è una mera imitazione del “fratello maggiore”. È un prodotto creato con cura, divertente da giocare e che offre ore di sano divertimento, seppur la sua natura F2P con microtransazioni farà di tutto per rattristarvi la giornata, ma su questo torneremo dopo.

Else, platini, essenze, scorie…

Chi tra voi ha giocato un gacha o un qualsiasi F2P saprà già di cosa sto per parlare, ma vale la pena discuterne un attimo. Ricordate Diablo 2, dove l’oro costituiva l’unica risorsa del gioco? Con Diablo 3 siamo passati ai materiali per il crafting, l’oro, i frammenti del sangue. Nulla di complicato, ogni risorsa aveva un chiaro utilizzo ed era facilmente farmabile.

Bene, dimenticate la parola “semplicità” in Diablo Immortal. Dopo qualche ora vi renderete conto che le risorse da utilizzare sono più di una decina, ed ognuna ha il suo utilizzo specifico. Ovviamente anche il metodo di ottenimento è differente per ognuna di esse.

Gli emblemi, una delle troppe valute di Immortal

Gli emblemi si utilizzano per conferire bonus ai varchi che completeremo. Le else vanno scambiate dall’apposito venditore per acquisire oggetti rari. Le rune si utilizzano per craftare le gemme leggendarie, le scorie potenziano l’Inferniquiario. Giusto per fare qualche esempio, perché di risorse se ne trovano pure tante altre.

Allo stesso modo il gioco ci sommergerà di attività da completare, come un qualsiasi F2P che si rispetti. Daily quests, venditori che riforniscono lo shop ogni settimana/mese, log in bonuses vari ed eventuali, l’immancabile battlepass e chi più ne ha più ne metta. Insomma, la solita formula F2P che vuole farvi loggare sul gioco quotidianamente, pena il “perdere” tutti questi bonus e rimanere indietro. In parole povere la famosa “Fomo”, fear of missing out, paura di esser tagliati fuori.

Le novità ben accolte

Fortunatamente le novità di Immortal non si limitano al lanciarci addosso 15 tipi differenti di valuta per confonderci le idee. Il titolo propone anche delle modalità che ho particolarmente gradito. Partiamo con le brigate, o banalmente il sistema di clan di Diablo Immortal. Di solito in questo genere di titoli il clan serve davvero a poco, ma in Immortal risulta fondamentale ad un’altra aggiunta, le incursioni. In poche parole una sorta di raid, dove bisogna far gruppo, essere ben equipaggiati e conoscere le meccaniche di ogni fight. Ovviamente le incursioni non sono neanche lontanamente paragonabili a quel che potrebbe trovarsi in World of Warcraft, ma devo ammettere che sono rimasto piacevolmente sorpreso.

A Sanctuarium non devono passarsela troppo bene


L’aspetto che ho maggiormente apprezzato è forse la realizzazione di nemici e boss. Questi ultimi sono davvero tanti e combatterli è sempre piacevole. Varie fasi della fight, meccaniche semplici ma efficaci, un’ottima realizzazione tecnica. Segnalo anche la presenza di “world boss”. Giusto qualche ora fa, durante l’esplorazione, mi sono imbattuto in un sarcofago. Da bravo avventuriero quale sono l’ho aperto. Da lì è uscito fuori un cavaliere corrotto con circa 9.6 milioni di hp, e gli hp medi di un mostro elite che affronto si aggirano sui 50.000. Fate voi le dovute proporzioni. Quello era chiaramente un boss da affrontare in quattro o più giocatori. Magari assieme alla propria brigata.

Nel gioco è presente anche una modalità PvP, ma sarò sincero con voi, non sono ancora riuscito a provarla.

F2P si, ma fino a che punto?

Altra grandissima polemica degli ultimi giorni è la sempreverde critica alla monetizzazione del F2P famoso di turno. Questa volta è proprio Diablo Immortal l’accusato. Ricordiamo sempre che Immortal è un titolo gratuito, ed è più che lecito aspettarsi la presenza di microtransazioni.

Forse lo è meno scoprire che alcune gemme, quelle da 5 stelle di rarità, non sono effettivamente droppabili da chi non spende soldi per acquistare emblemi leggendari. O meglio, tecnicamente chiunque le può ottenere, ma sappiate che le probabilità di trovarne una senza spendere un centesimo è più bassa di fare 6 al superenalotto, giusto per mettere le cose in prospettiva.

Ed anche spendendo tanto, tantissimo, potreste non trovare ciò che stavate cercando. Il magico mondo delle microtransazioni! Immortal è il classico titolo dalla monetizzazione aggressiva, così come praticamente ogni altro titolo Mobile un minimo conosciuto. Il gioco è comunque godibilissimo nella sua interezza, non è necessario possedere 6 gemme da 5 stelle o aver speso stipendi interi per portare il titolo a termine e godersi l’avventura. In realtà le opzioni F2P bastano e avanzano per godere di tutto il contenuto presente in questo momento.

Una tranquilla oasi. Le acqua si tingeranno di rosso a breve

Ovviamente il discorso sul PvP è totalmente differente. Vi potreste divertire anche senza spendere un centesimo? Certo. Lotterete mai per la top 50 del server? Decisamente no, scordatevelo. Immortal è il classico freemium, dove comunque il divario tra chi spende e chi no è relativamente grande. Io sono “abituato” a questo genere di meccaniche, ed a malincuore lo accetto.

In conclusione

Queste sono le mie prime impressioni dopo circa 15 ore di gioco. Immortal mi ha stupito per la cura nella realizzazione, devo ammettere che le mie aspettative erano davvero basse ma Blizzard e Net Ease hanno lavorato sodo e sfornato un ottimo titolo Mobile che richiama chiaramente a Diablo PC. La monetizzazione poteva essere gestita in maniera migliore? Certamente. Ma quella dose di freemium non rovina assolutamente l’esperienza di gioco, se non nel PvP presumo.

Ovviamente questa non vuole essere una recensione poiché mi aspetto che Immortal venga aggiornato periodicamente, e con qualche smussatina ad alcuni angoli potrebbe rivelarsi davvero un ottimo capitolo per la saga di Diablo.

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Provato di F1 22: vita fuori pista

Ho potuto provare nuovamente F1 22, il nuovo racing game targato Codemasters. Questa volta molte delle limitazioni imposte dagli sviluppatori erano assenti, tant’è vero che era possibile accedere a tutte le modalità di gioco e tutte le monoposto. Ma questa volta non saranno le 22 piste a essere il cuore pulsante di questo hands on, bensì lo saranno le auto. E se pensi che saranno le monoposto che vediamo sfrecciare, ti sbagli: F1 22 ha una modalità dov’è possibile guidare le supercar, nonostante i modelli che ho visto non sono quelli finali, ed erano “solo” 10. Inoltre, ho potuto provare la vera novità di questo nuovo gioco sportivo: F1 Life. Scopriamo insieme tutti i dettagli.

F1 22 aggiunge un piccolo tocco di “vita quotidiana”

Il franchise videoludico dedicato al mondo della Formula 1 quest’anno inserisce anchela modalità F1 Life, che viene descritto dagli sviluppatori come “l’hub social per i giocatori”. In altre parole, sarà possibile mostrare la collezione di supercar, premi e in generale la propria abitazione. Molto similmente a quanto accadeva in Smackdown vs. Raw 2006, sia avrà una stanza modificabile a proprio piacimento dove sarà possibile mostrare ciò che si ottiene durante le gare. Inoltre, sarà possibile anche creare e personalizzare il proprio avatar digitale, così da essere subito riconoscibile nelle lobby multiplayer. Perché sì, F1 Life serve da trampolino di lancio per partecipare alle gare insieme agli altri giocatori presenti nel mondo. 

Ma parliamo delle supercar: sono solo dei modelli che puoi guardare, come se fosse un museo? La risposta è: assolutamente no. Non solo sarà possibile averle, ma potrai anche guidarle. In quali momenti?

  • Prima delle qualifiche
  • Eventi Hot-Lap di Pirelli, disponibili in La Mia Squadra e Carriera
  • Attacco a Tempo
f1 22 livrea custom
Fonte: Electronic Arts

Per ottenerle non dovrai sborsare un euro, ma la valuta necessaria per sbloccarle è il chilometro. In altre parole, più tempo starai in pista, più auto sbloccherai. C’è solo un grosso ma: due auto sono disponibili solo nell’edizione Champions del gioco. Quali?

  • Mercedes-AMG GT Black series Safety Car
  • Aston Martin Vantage Safety Car

Dunque se le vorrai, dovrai acquistare la versione più costosa del gioco, che ti garantisce anche altri bonus nella modalità Carriera e La Mia Squadra. Abbiamo approfondito quest’aspetto nell’articolo del primo hands-on, che trovi a questo indirizzo

La personalizzazione del personaggio è piuttosto varia, soprattutto per quanto riguarda il vestiario. Cosa di cui molti potrebbero non sentire il bisogno all’inizio, ma che ha il potenziale di diventare un divertimento senza fine. Mentre per quanto riguarda il volto, le cose sono finalmente diverse dai capitoli precedenti ed è possibile differenziare i tratti facciali, così da vedere sul podio avatar diversi e non lo stesso viso con tute diverse.

f1 22 charles leclerc
Fonte: Electronic Arts

Come già detto, sarà possibile modificare anche l’appartamento, così che i tuoi amici possano guardare tutto ciò che hai guadagnato con le tue gare. Ma ovviamente uno degli aspetti che rende molto più realistico il gioco è la realtà virtuale, che purtroppo non ho potuto provare sulla mia pelle, ma che gli sviluppatori hanno definito “migliore” rispetto alla versione precedente. Ti ricordo che è possibile giocare in VR usando questi headset:

  • Valve Index
  • Oculus Quest 2 
  • Oculus Rift S
  • HTC Vive / Cosmos

Dunque possiamo dire che l’1 luglio ci attende finalmente il passo in avanti del franchise, verso una soluzione molto più simulativa piuttosto che una arcade. È possibile vedere come Codemasters abbia sfruttato davvero bene le risorse concesse da Electronic Arts. Sì, perché già dal test di Miami è possibile notare delle differenze che vanno a sottolineare il realismo del gioco. Cosa che farà più contenti gli appassionati del simracing e meno gli arcade gamer? Assolutamente no, perché la difficoltà del gioco si adatterà al tuo livello di bravura in pista, così che tu possa avere l’esperienza cucita su misura per te, come la tuta e il casco di un pilota. Insomma, non ci resta che attendere l’uscita del gioco e divertirci tutti insieme in pista, sperando che la Ferrari – almeno in-game – sia più fortunata. 

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F1 22: il provato del nuovo titolo di Formula 1

F1 22 è la nuova iterazione di Codemasters ed Electronic Arts, in uscita il l’1 luglio 2022. Abbiamo avuto l’opportunità di metterci le mani su in anteprima e dopo diverse ore di prove possiamo raccontarvi i dettagli di quello che sarà il nuovo titolo dedicato alla nuova stagione di Formula 1. Ci teniamo a sottolineare che la build che abbiamo provato in anteprima potrebbe essere diversa da quello che arriverà sugli scaffali digitali e fisici. Detto questo, non perdiamo ulteriore tempo, prendi tuta e casco: saliamo insieme sulle monoposto più veloci del mondo. 

Il gameplay di F1 22 viene incontro a tutti

Una delle novità più importanti di F1 22 riguarda la gestione dell’auto e il sistema delle gomme, senza contare una fisica aggiornata che rispecchi le regole implementate dalla FIA in questa stagione di Formula 1. Le novità rispetto a F1 2021 sono davvero tante, e sembra proprio che questa volta gli sviluppatori inglesi abbiano voluto ascoltare i fan della serie e hanno apportato delle modifiche a una delle meccaniche più importanti per la strategia di una gara di Formula 1: il pit stop. Ma come? Una volta entrato nella pit lane, stando attento a non superare la linea d’entrata a velocità troppo alta, non dovrai stare attento a un quick time event. Premere il tasto al momento giusto farà in modo che tu riesca ad avere un buon tempo di pit. Mentre nel caso contrario perderai del tempo prezioso.

Benvenuto nella nuova era della Formula uno.

Secondo quanto detto dagli sviluppatori durante l’evento su F1 22, il developer ha fatto sapere che anche l’intelligenza artificiale può sbagliare. Questo significa che ci saranno due variabili “non controllabili”: la fortuna e l’IA. Il che renderà tutto decisamente più realistico, perché sì, nonostante i costruttori possano fare tutte le strategie possibili, c’è e ci sarà sempre quel fattore di imprevedibilità tipico della gare

Rimanendo a tema intelligenza artificiale, gli sviluppatori hanno confermato che sarà adattiva, e non dovrai selezionare tu il livello di difficoltà ma cambierà da solo in base alle tue abilità in pista. Potrai scegliere tra due opzioni:

  • Normale: dove l’IA si adatta alla posizione sul tracciato
  • Piena: dove l’intelligenza artificiale cambia in base alla posizione in griglia e le abilità

Mentre per quanto riguarda la safety car, il giro di formazione e pit stop, è possibile avere due stili diversi: immersivo o televisivo. Nel primo caso avrai tu il controllo della situazione, come nelle vecchie iterazioni, mentre nel secondo caso la telecamera si allontanerà dalla tua monoposto e diventerà dinamica, così che tu possa goderti lo spettacolo come se stessi guardando la gara in televisione. 

f1 aston martin lance stroll sebastian vettel
Fonte: Electronic Arts

Una delle aggiunte che i giocatori stanno aspettando da tempo è l’arrivo della realtà virtuale nella sua versione PC che sarà disponibile con i vari headset, la lista per ora è: Valve Index, Oculus Quest 2 + Link Cable, Oculus Rift S, HTC Vive, HTC Vive Cosmos. Mentre per quanto concerne i volanti che potrai usare, al momento non c’è una vera e propria lista, ma Codemasters ha fatto sapere che F1 22 supporta tutti i volanti più moderni realizzati da Thrustmaster, Fanatec e Logitech. 

Vivere la Formula 1

Se lo scorso anno abbiamo visto l’implementazione di una storia originale, Braking Point, all’interno di F1 22, quest’anno ci sarà una novità più grande. Ma prima la brutta notizia: non ci sarà una modalità storia, ma quello che Codemasters chiama F1 Life e ti farà vivere un po’ la vita fuori dal paddock. Esattamente, similmente ad alcuni NBA 2K, sarà possibile modificare la propria abitazione e personalizzare l’aspetto del proprio avatar digitali. Non ci è dato sapere bene come funzionerà con il multiplayer, ma possiamo immaginare che sarà possibile mostrare le proprie abitazioni agli altri giocatori. 

Per quanto riguarda La Mia Scuderia e la Carriera, ci saranno dei cambiamenti. Ma se per la prima modalità non ci è dato sapere molto, gli sviluppatori hanno dato informazioni per quanto riguarda la Carriera. Prima di tutto bisogna dire che tornerà quella a due giocatori, seppur con qualche modifica, ma l’implementazione più interessante riguarda le scelte iniziali della carriera. Infatti da ora non sarà possibile scegliere a prescindere qualsiasi costruttore, ma ci saranno tre status:

  • Newcomer
  • Midfield challenger
  • Title contender
f1 22 alpine mclaren
Fonte: Electronic Arts

Rimangono il sistema di rivalità e gli obiettivi stagionali, che cambieranno in base alla scelta fatta. Per quanto riguarda il livello di personalizzazione de “La Mia Scuderia”, sappiamo solo che a livello di personalizzazione sarà leggermente più profondo. Per esempio, sarà possibile scegliere il materiale della carrozzeria della monoposto tra:

  • Metallico
  • Opaco
  • Lucente
  • Raso

Come si comporta in-game?

F1 22 ha alcune differenze estetiche per quanto riguarda l’HUD, che ora è leggermente trasparente e ogni elemento viene messo in mostra facilmente ed è di chiara lettura. Non ci sono differenze per quanto riguarda la mappa e il Display Multi-Funzione. Dunque la base per la costruzione di questa nuova iterazione è il capitolo precedente, sembra chiaro. 

Graficamente questo F1 22 offre alti e bassi. Le monoposto sono realizzate in maniera perfetta, mentre lo stesso non si può dire ad esempio dei modelli dei piloti, che sembrano usciti da un titolo della scorsa generazione. Premetto che ho provato il titolo a impostazioni grafiche massime, ma il colpo d’occhio non fa gridare al miracolo. I circuiti provati sono tutti ben realizzati sotto l’aspetto visivo, e insieme al comportamento dell’auto riescono a dare una vera e propria sensazione di guida, ma per quanto concerne la grafica perde un po’, tant’è vero che sembra molto simile a F1 2021. Anche se, ti ripeto, si tratta di una prova del work in progress, dunque le cose potrebbero cambiare quando arriverà il prodotto finito.

Per quanto riguarda la safety car, come già detto è possibile vivere l’esperienza come se fosse un evento televisivo. Dunque con informazioni sui piloti, cambi d’inquadrature e tanto altro. Lo stesso vale per il pit stop, nel caso in cui non si voglia vivere l’esperienza in prima persona e si pensi solo a gareggiare. L’inquadratura ritornerà a te prima che la bandiera gialla si toglierà, così che tu abbia il tempo di controllare tutto ciò che devi: temperatura delle gomme, dei freni, del motore e tutti gli aspetti tecnici. Devo comunque dire che vivere il pitstop in prima persona ha sempre il suo fascino, e non ho trovato il QTE fastidioso. Il prompt viene richiesto proprio all’ingresso box, ed il tempismo richiesto non è eccessivo. Un elemento gradito per non farci “rilassare” troppo durante i pitstop, insomma.

Inoltre, sembra che F1 22 non sia molto accessibile ai meno avvezzi, cosa che potrebbe far contenti i simracer, che hanno sempre odiato il sistema di gioco troppo arcade. Amando il genere, posso dirti che questo titolo riesce quasi a liberarsi di tutti quei limiti imposti dall’arcade. Ovviamente non possono mancare i tantissimi settaggi che ti permetteranno di attivare aiuti alla guida, come la frenata assistita, il controllo di trazione e tanto altro. Puoi leggere di più grazie alle nostre prime impressioni sul circuito di Miami.

Parliamo ora della fisica. Come ben saprai la stagione 2022 segna un cambiamento radicale nella filosofia di costruzione. Dopo 40 anni torna l’effetto suolo, le ruote passano ai 18″ e il profilo aerodinamico viene semplificato. Come si traduce tutto ciò in game? A conti fatti sì, guidare una monoposto 2022 restituisce un feeling diverso a ciò a cui eravamo abituati. La monoposto risulta più pesante, e questo è percepibile soprattutto in staccata, mentre l’effetto suolo fa il suo durante le varianti più veloci, offrendo una percorrenza più agevole, soprattutto ad alti regimi. Ho davvero apprezzato il feedback restituito dal pad, periferica con cui ho effettuato la prova. Controlli precisi, reattivi e un ottimo feedback fisico del rumble (vibrazione, ndr). Anche chiudendo gli occhi potrai facilmente percepire se la monoposto sta passando su un cordolo alto o basso, ad esempio.

Quel che non mi ha convinto è invece l’effetto scia. Intendiamoci, che la scia sia molto meno influente che nelle passate stagioni è vero, la nuova aerodinamica ha portato a questo, però la sensazione è che in game risulti totalmente ininfluente. Discorso simile per il DRS, o più comunemente chiamata ala mobile. Il boost in velocità c’è, ma anche qui mi è sembrato un po’ poco, soprattutto se rapportato a quel che vediamo in TV durante i weekend. Ah, se ve lo state chiedendo no, fortunatamente Codemasters ha deciso di non includere l’effetto porpoising in gioco. Di sicuro ci hanno salvato da tanti mal di testa e attacchi di nausea.

Un altro cambiamento molto apprezzabile riguarda la cutscene di fine gara, la quale è molto simile a quella di F1 2021, almeno all’inizio. Inoltre, è anche possibile vedere le tre auto vincitrici raggiungere il paddock. La differenza sta nel podio, in questo caso la scena cambia e mostra il vincitore della gara che affronta un tunnel buio per poi godersi il gradino più alto del podio. Uno degli aspetti rimasti molto simili al precedente è la qualità grafica dei membri della squadra, che sarà inferiore rispetto a quella dei piloti. Senza contare che l’animazione finale è rimasta la stessa dell’iterazione precedente, il che mi ha fatto un po’ storcere il naso, vista la presentazione diversa. Ma questo potrebbe cambiare una volta che il gioco arriverà sugli scaffali.

f1 22 mclaren
Fonte: Electronic Arts

Pre-ordini, crossplay e altre informazioni

Insieme alla versione standard di F1 22, è possibile preordinare anche la versione F1 22 Champions Edition, questo vi dà accesso a questi bonus:

  • Potrai giocare a F1 22 con tre giorni di anticipo
  • Esiste il Dual Entitlement: cioè, quella meccanica che ti permette di avere la versione PlayStation 5 o Xbox Series X | S. 
  • Pacchetto Contenuti F1 22 la nuova Era, che celebra le monoposto di nuova generazione
  • Nuove icone per La Mia Scuderia
  • 18.000 PitCon da spendere in-game
  • F1 Life Starter Pack

Per quanto riguarda il cross-play, gli sviluppatori hanno dato una risposta che farà contenti tutti i giocatori: ci sarà, ma non al lancio. Verrà aggiunto successivamente. Inoltre, Codemasters ha fatto sapere che anche in F1 22 ci saranno le monoposto che hanno fatto la storia del motorsport.

Durante la nostra prova non abbiamo potuto mettere le mani su tutte le modalità di gioco e su tutte le piste, Infatti abbiamo giocato al Grand Prix, Attacco a Tempo e Auto del giocatore, mentre i circuiti a disposizione erano solo cinque:

  • Miami
  • Imola
  • Austria
  • Silverstone
  • Texas

Ti ricordo che il titolo uscirà l’1 luglio 2022 su PlayStation 4, Xbox One, PC e console di nona generazione: PlayStation 5, Xbox Series X e Xbox Series S. Tu che ne pensi di questo nuovo titolo? Facci sapere la tua con un commento qui sotto!

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F1 22: prime impressioni sul circuito di Miami – Provato

Codemasters ed Electronic Arts stanno preparando il nuovo titolo dedicato alle monoposto, F1 22, e lo fanno mostrano uno dei circuiti che mette più curiosità ai fan del Circus: Miami. Le monoposto sono pronte a sfrecciare su quel tracciato da oggi alle 20:30 con le prime due prove libere. Che poi porteranno alle qualifiche di sabato e, poi finalmente, alla gara di domenica alle 21:30. Ma facciamo un passo indietro e pensiamo alla sua controparte videoludica e simulativa: F1 22, che ho avuto la fortuna di provare in anteprima.

F1 22 freccia tra le palme e non teme il caldo di Miami

Il circuito di Miami è il secondo tracciato ad arrivare nel Circus della Formula 1 e farà il suo debutto proprio in questo fine settimana. Per questo motivo Codemasters ed Electronic Arts hanno pensato bene di mostrarci il circuito nella sua versione videoludica e posso dirti che è davvero strabiliante. Anche nel video pubblicato sul canale ufficiale YouTube del gioco è possibile vedere la Ferrari F1-75 di Charles Leclerc scorrazzare tra le 19 curve che propone il Circuito di Miami disposte in 5,41 chilometri.

Goditi la Rossa che sfreccia a Miami

Nonostante si tratti di un replay è possibile vedere il comportamento della monoposto sia mentre si trova sul tracciato, sia mentre prende i cordoli piatti o alti, ed è bello vedere come la F1-75 reagisca. E non si tratta solo di una reazione estetica, ma anche quando ero in pista dovevo stare attenta perché prendere un cordolo alto a velocità altissima significava perdere il controllo dell’auto e scontrarmi contro il muro, un po’ com’è successo proprio a Charles Leclerc nella sua fantastica gara a Imola, condannata a un finale imperfetto per via di un errore simile. 

Jeddah e Baku fluiscono in Miami

Un tocco davvero interessante arriva in una curva particolare, dove si vede il giocatore muovere il volante abbastanza violentemente per mettere le gomme nella posizione giusta, così da poter affrontare la curva strettissima che arriva dopo, cosa molto comoda da fare soprattutto se si gioca con un volante, come ho fatto io. Questo gesto è il modo perfetto per affrontare la curve decisamente stretta che fa un po’ da cavatappi del circuito, che già non propone un sacco di punti di sorpasso, sono circa quattro. Inoltre, anche questa pista, come quella introdotta lo scorso anno e presente in Arabia Saudita (Jeddah), richiede un margine d’errore minimo, poiché anche questo è un “finto” circuito cittadino, quindi alla destra e alla sinistra del pilota ci saranno dei muri che non concedono nessun errore: bisognerà utilizzare tutta la pista stando attenti a non toccare il muro e danneggiare alettone anteriore o gomme. 

f1 22 miami prime impressioni
Fonte: Electronic Arts

Sarà una bella sfida per tutti i giocatori appassionati di F1 22 e che vogliono sfrecciare in questo circuito che ostenta la ricchezza degli Stati Uniti d’America, visto che similmente al Gran Premio di Monaco, a Monte Carlo, ci sarà una zona dove saranno ormeggiate degli yacht, ma questa volta saranno finti, così come sarà finta l’acqua. Cosa notabile sia dal video, sia quando si ha il controllo della monoposto è la grafica di gioco, la quale è impressionante ed essendo in-game posso immaginare che sia molto vicino a quello che sarà il prodotto finale. Dunque per ora le impressioni sono davvero positive, non resta che mettere tuta e casco ed entrare nella monoposto per godersi questo circuito e tutti gli altri. 

Come affrontare l’Autodromo Internazionale di Miami

Qual è la sensazione che dà volante (o pad) alla mano questo circuito? La prima staccata deve essere affrontata in modo particolare, perché è sia lenta, sia stretta. Ma non lasciarti ingannare, subito dopo ci saranno una serie di curve in rapida successione che ti faranno raggiungere la quinta marcia e ti costringeranno poche volte ad alzare il piede dal pedale destro. Dopo una lunga curva a sinistra si arriva al finto Monte Carlo, ed è questo uno dei primi punti dove ipoteticamente è possibile azzardare un sorpasso. Subito dopo preparati a superare i 300 chilometri orari. Sì, perché toccherai i 320 chilometri orari. Subito dopo avrai una curva che potrebbe farti venire voglia di sorpassare, ma la chiusura è talmente stretta che sarà praticamente impossibile. 

fi 22 miami impressioni gameplay
Fonte: Electronic Arts

Ti piace Baku? Sarai accontentato, perché ci sarà un tratto di strada che ricorda sinistra-destra che rende unico il circuito dell’Azerbaijan, proprio quello del castello. Dopo aver superato il ponte dell’autostrada si vedrà sullo sfondo l’Hard Rock Stadium, casa dei Miami Dolphins, cosa che è stata riprodotta nella sua interezza e che rappresenta una novità all’interno di F1 22. Dopo aver superato questa zona si arriva all’ultima zona DRS, si spalanca l’ala posteriore e si affronta il rettilineo che determinerà chi salirà sul gradino più alto del podio.

Ti ricordo che F1 22 uscirà l’1 luglio 2022 su PlayStation 4, Xbox One, PC e console di nona generazione: PlayStation 5, Xbox Series X e Xbox Series S. 

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The Stanley Parable Ultra Deluxe – Recensione

Recensione in BREVE

The Stanley Parable: Ultra Deluxe dimostra perché i videogiochi siano un medium culturale. Il primo capitolo del 2013 ha dato il via alla rivoluzione del genere delle avventure; The Stanley Parable: Ultra Deluxe torna a fare scuola mantenendo la sua anima pura. Un capolavoro d’autore da provare assolutamente, potenzialmente adatto a tutti, ma che richiede di scrollarsi di dosso la superficialità che pervade il contesto videoludico contemporaneo.

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Cos’è un videogioco? Risponde non è facile: è una domanda complessa, che ha causato lotte intestine anche in Italia; sia che tu sia un sostenitore dell’Opera Multimediale Interattiva di Marco Accordi Rickards piuttosto che dei saggi universitari di Matteo Bittanti, non puoi non considerare, tanto nella risposta quanto nella necessità di porre la domanda, l’importanza di The Stanley Parable. Cos’è un videogioco? è un quesito che mi pongo nuovamente, a distanza di nove anni dalla versione originale, perché la fine non è mai la fine e, nel frattempo, The Stanley Parable è diventato Ultra Deluxe.

Non mi aspetto un trattato filosofico ogni volta che chiedo cosa sia un videogioco; del resto, ogni forma di intrattenimento ha come motore anche la superficialità: non si può vivere solamente di opere d’autore impegnate. Però, se nel 2022 il videogioco è un medium culturale sempre più credibile, una parte del merito va a The Stanley Parable che nel 2013 ha spianato la strada a molti altri titoli (come abbiamo avuto vedere con What Remains of Edith Finch), che oggi formano un genere intenso e complesso, ben lontano dalla svilente definizione di walking simulator.

Dato che Davey Wreden e William Pugh hanno voluto modellare The Stanley Parable: Ultra Deluxe come un’opera che possa essere apprezzata tanto dai fan quanto dai nuovi giocatori, vale la pena chiederti, così come fa il gioco: “Hai mai giocato a The Stanley Parable”?

No, non ho mai giocato a The Stanley Parable

La versione Ultra Deluxe del titolo inizia esattamente come nove anni fa. Il tuo alter ego è Stanley, un dipendente che fino a un’ora prima ha passato la sua vita a premere sulla sua tastiera dei tasti sotto indicazione di qualcun altro. Adesso però Stanley non ha nessuno che gli dice cosa fare; si alza dalla sedia e decide di capire cosa sta accadendo. O almeno questa è la descrizione che del narratore; infatti, l’intero gioco è scandito da una voce narrante, che anticipa le mosse che farà Stanley: dal notare che è rimasto da solo in ufficio, al muoversi verso la sala riunione, fino a scegliere la porta a sinistra in un bivio; il narratore ci conduce verso la sua fine, ancora e ancora.

Una volta preso coscienza del meccanismo dittatoriale della voce fuori campo, ho cercato di imporre il mio finale a una storia già scritta: scelgo la porta a sinistra e arrivo alla sua libertà; poi prendo la porta a destra e vado a sinistra; al successivo tentativo, continuo dritto. Tutto nasce per gioco, da una sfida tra Stanley e il narratore, che una volta abbattuta la quarta parte si tramuta in una gara tra me e la voce narrante. Una sfida che ha sempre lo stesso vincitore, anche quando il mio avversario cade in preda al delirio, perché la sua presenza indica che Davey Wreden e William Pugh avevano previsto anche questa mia scelta.

The Stanley Parable è la parabola della società contemporanea che fugge da un comando in cerca di una libertà effimera, che ben presto si tramuta in una nuova necessità di essere indirizzati verso una vita più piatta e con meno responsabilità. Per questi motivi, l’opera di Crows Crows Crows è un must-have per chi vuole usare i videogiochi come momento di riflessione ed esperienza culturale, esattamente come già facciamo con un film di Sorrentino o un quadro di Caravaggio.

La tortuosa linea di The Stanley Parable Ultra Deluxe

Si, ho già giocato a The Stanley Parable

Se lo hai dimenticato, il narratore di The Stanley Parable: Ultra Deluxe ti ricorderà quanto la versione originale del gioco sia stata apprezzata dalla critica. Ritagli di giornale e prime pagine riempiono il petto della voce fuori campo, che guarda con una certa diffidenza alla parabola Ultra Deluxe pensata dagli sviluppatori. Del resto, il primo Stanley Parable è stato anche molto criticato su Steam e tra le critiche ci sono tanti suggerimenti per rendere il gioco migliore.

Migliore per chi? Questa è la domanda chiave che ci porta in giro tra i nuovi contenuti. The Stanley Parable: Ultra Deluxe è la versione migliorata del gioco secondo gli autori, ma sembra essere distante dalla volontà degli utenti di Steam; una scusa perfetta per una nuova lotta di potere intrisa di delirio di onnipotenza, autocommiserazione, nuove feature e nuovi finali. Se Ultra Deluxe non è abbastanza per gli utenti di Steam, la voce narrante li accontenta con un sequel, con tutte le novità che vanno così di moda nei giochi attuali.; e tanti nuovi vecchi finali che meritano l’attenzione anche di chi ha già gustato quelli originali.

The Stanley Parable Ultra Deluxe: un finale sorpredente

The Stanley Parable 2, o Ultra Deluxe, come dice correttamente il narratore, mantiene la stessa anima del gioco originale, ma fa riflettere sulla nuova teoria del gioco: quella in cui bisogna avere un’arma esclusiva grazie a un DLC; quella in cui bisogna collezionare per il gusto di farlo; quella in cui gli eventi stagionali non sono altro che un ornamento di un gioco morto tenuto in vita da qualcun altro, mentre gli sviluppatori stanno già lavorando a qualcosa di nuovo.

La nuova versione di Crows Crows Crows porta The Stanley Parable a un nuovo livello. Se avete amato il titolo, vorrete assolutamente provare anche Ultra Deluxe, nonostante il senso di libertà percepito nel primo capitolo sembri mancare. Il narratore è un vero dispotico, che mi ha spesso costretto a seguire la sua folle logica con una linearità ben diversa da quella a cui sono stato abituato. Volontà degli sviluppatori o mancanza di idee? Non mi è dato saperlo: anche questa volta decidono gli altri, come sempre.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Avventura
  • Lingua: Italiano
  • Multiplayer: No
  • Prezzo21,99€
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 5, Xbox Series S|X, Nintendo Switch
  • Versione provata: Nintendo Switch

Ho inutilmente sfidato la fine per oltre 4 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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Serious Sam: Tormental – Recensione: il breve passo tra FPS e roguelite

Recensione in BREVE

Serious Sam: Tormental è un titolo strano. Tecnicamente è valido, il gameplay funziona, e sulla carta ha quel che serve ad un roguelite. Ritengo che però i videogiochi non vadano valutati sezionandoli in compartimenti stagni. Un titolo è più della somma delle sue parti, o in questo caso banalmente meno di ciò che i singoli elementi valgono. Divertente ma al tempo stesso derivativo, banale e poco ispirato. Non aiuta il fatto che risulti ripetitivo abbastanza in fretta. Visto il prezzo budget a cui è proposto, valutatene l’acquisto se siete appassionati del genere e non avete grosse pretese

6.5


Se venisse fatta la domanda “Davide, cosa ne pensi tu di Serious Sam?” io risponderei prontamente “Guarda mamma, sono un taglialegna!”. Ma lasciamo perdere vecchie citazioni per vecchi videogiocatori – come il sottoscritto – e torniamo ai giorni nostri. La saga di Serious Sam di spinoffs ne conta davvero parecchi, anche se ad esser sincero sono davvero pochi quelli apprezzati dal sottoscritto. Oggi andiamo ad analizzare Serious Sam: Tormental, titolo rimasto nel “limbo” Early Access per un bel pò di tempo. Sviluppato da Gungrounds in collaborazione con Croteam, e distribuito da Devolver Digital, Tormental vuole trasporre la storica saga fps in roguelite, impresa non proprio semplice.

Che storia!

Questa volta Sam Stone, dopo aver utilizzato uno strano artefatto, viene catapultato all’interno della mente del suo storico avversario, Mental. Il lobo frontale funge da base/hub della nostra “operazione”, e pian piano dovremo farci strada nei meandri della coscienza di Mental, così da sconfiggerlo “dall’interno” una volta per tutte. Se tutto ciò vi sembra assurdo non preoccupatevi, avete fatto centro.

Serious Sam: Tormental, tanti tipi di armi

Come da tradizione anche qui ci ritroviamo con una trama totalmente accessoria. Chiariamoci, il viaggio mentale di Sam potrebbe anche suonare lontanamente interessante, ma si rivela subito essere un pretesto per far casino, né più né meno. I personaggi non hanno praticamente alcuna caratterizzazione, e stanno lì solo per dispensare il tipico humour di cui Serious Sam si fregia da tempi immemori. Almeno questo aspetto risulta parzialmente riuscito, con battute che strappano più di una risata.

Viaggi mentali

Bene, dopo aver introdotto il delirante background narrativo direi di spostarci subito alla sostanza. Come avevo già accennato Tormental è un roguelite con visuale topdown, ed in questi titoli quel che conta non è una trama da oscar o personaggi di spessore, ma level design, gameplay e rigiocabilità.

Abbiamo davanti quanto di più classico si possa trovare in questo genere; se avete giocato titoli come Enter the Gungeon o Nuclear Throne sapete già cosa aspettarvi. Ogni partita inizia nel lobo frontale, ed a noi toccherà affrontare una sequenza di livelli generati in maniera procedurale. Livelli che idealmente dovrebbero rappresentare la mente, la coscienza o qualcosa del genere.

Serious Sam: Tormental, un mondo colorato

In realtà ci troviamo davanti ad una sorta di foresta, poi quella che sembra un’area acquatica, una caverna, una zona lavica. I livelli sono quanto di più generico possiate immaginarvi, e non avrei mai pensato di aggirarmi nella mente di un individuo se non fosse stato il gioco stesso a specificarlo. Il tutto è aggravato dalla struttura “a loop” del gioco, che quindi ci vedrà affrontare sempre e solo quei pochissimi stage senza alcuna variazione visiva.

Anche i nemici soffrono della stessa problematica. Pochi, e soprattutto visivamente molto poco ispirati. Un cubo con le corna, un cubo con 8 zampe, un cubo con le ali, un cubo con la coda e via così. Da uno spinoff di Serious Sam, che vanta un bestiario iconico e fuori di testa, ci si aspetterebbe ben altro, ecco. Più di una volta mi sono chiesto “ma sto giocando a Serious Sam quindi?”.

Tecnicamente alcuni “nemici storici” sono presenti ma risultano letteralmente irriconoscibili, con giusto un paio di eccezioni. Un peccato poiché meccanicamente gli avversari funzionano discretamente bene, con pattern di attacco e comportamento diversificati.

La solita pioggia di proiettili

Un aspetto che Gungrounds ha centrato in pieno è sicuramente quello del gameplay, mica poco per un roguelite. Come già detto ci troviamo di fronte ad un topdown shooter (o twin stick shooter, se lo giocate col pad) che sì, non reinventa assolutamente nulla, ma sulla carta funziona. Crivellare i malefici cubetti colorati è divertente, lo shooting è soddisfacente ed i controlli sono precisi, cosa si può voler di più allora?

Meccanicamente tutto è dove dovrebbe essere, ma il risultato è tanto, troppo derivativo. Prendiamo ad esempio l’arsenale a disposizione di Sam (o degli altri 4 personaggi giocabili). Abbiamo un’arma primaria fissa, che può essere potenziata con svariati perk, come proiettili perforanti, rimbalzanti e tanti altri. E poi abbiamo le armi secondarie, o armi “serie”, come mitragliatore, lanciafiamme, lanciarazzi. Insomma, l’artiglieria pesante.

Come avrete notato ci troviamo davanti a i soliti potenziamenti visti e rivisti in qualsiasi roguelite appartenente al genere. Nessun guizzo, nessuna peculiarità, semplicemente perk o armi già declinati in altre centinaia di titoli. Discorso identico per i potenziamenti passivi del personaggio, tecnicamente validi ma tanto banali.

Conclusione

Serious Sam: Tormental è un’ottima base di partenza, e può risultare divertente per qualche ora, soprattutto se siete appassionati del genere. Ma non aspettatevi tanto di più. Già dopo qualche run la sensazione di ripetitività e di già visto fa capolino, ed in un titolo del genere, basato sulla rigiocabilità, non è affatto piacevole.

A questo voglio aggiungere che Tormental sembra tutto tranne che un Serious Sam. Stile grafico carino e colorato, nemici storici non presenti o irriconoscibili, livelli anonimi ed una colonna sonora che è l’esatto contrario di quel che ci si aspetterebbe in un’avventura di Sam Stone. Insomma, oltre ai personaggi ed un po’ di humour di Serious Sam c’è davvero poco qui. Sembra più una skin di Serious Sam applicata ad un roguelite, ecco.

Visto il prezzo budget a cui è proposto potrebbe comunque meritare l’acquisto, soprattutto se avete già consumato i capisaldi del genere e siete in cerca di un topdown shooter tutto sommato divertente. A patto di tenere basse le aspettative.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Shooter Roguelite
  • Lingua: Inglese
  • Multiplayer: Locale
  • Prezzo9,99€
  • Piattaforme: PC/Steam
  • Versione provata: PC/Steam

Ho vagato tra i deliri di Mental per circa 15 ore grazie ad un codice gentilmente offerto dal publisher.

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Mario Kart 8 Deluxe, Pass Percorsi Aggiuntivi – Recensione

Work in progress!
Questo articolo sarà aggiornato dopo ogni nuovo pacchetto di Mario Kart 8 Deluxe, Pass Percorsi Aggiuntivi.

Tra meno di un mese festeggeremo i cinque anni di Mario Kart 8 Deluxe e tutto sembra andare verso la giusta direzione. Nonostante i rumor dei “famosi insider”, che hanno più volte annunciato l’imminente arrivo di Mario Kart 9, Nintendo non ha alcuna intenzione, e soprattutto nessun motivo, per rinunciare alla sua gallina dalle uova d’oro. Mario Kart 8 Deluxe è il best-seller di Nintendo Switch con 43 milioni di copie vendute; il miglior Mario Kart di tutti i tempi. E adesso ha anche un nuovo DLC, un pass di percorsi aggiuntivi.

L’idea di proporre una versione pompata di Mario Kart 8, titolo uscito per Wii U nel 2014, ha inizialmente fatto storcere il naso a tanti; però, il suo successo dimostra la sopraffina intelligenza e umiltà dell’azienda di Kyoto. Nella mia mente c’è una conversazione tra il director del racing game, Kosuke Yabuki, e il produttore Hideki Konno. Il primo sostiene che non può creare qualcosa che sia migliore di Mario Kart 8; il secondo si chiede: “perché iniziare da capo, se Wii U ha venduto talmente poco da non far godere appieno Mario Kart 8?”. Del resto, MK8 è la gemma grezza che diventa diamante dopo una lucidata di netcode ottimale e una caleidoscopio di ibridismo funzionale made in Nintendo Switch.

Il Pass Percorsi Aggiuntivi di Mario Kart 8 Deluxe è la migliore cosa che gli amanti della serie di corse arcade, e dei party game, potevano aspettarsi: 48 percorsi che saranno distribuiti entro la fine del 2023 in 6 pacchetti. Il pacchetto 1 è disponibile dal 18 marzo e contiene due trofei da quattro circuiti ciascuno. L’unico dubbio che puoi porti e a cui risponderò è: vale la pena spendere 24,99 euro per un DLC?

Percorsi mobile

Il Pacchetto 1 contiene due trofei composti da percorsi già presenti in altri titoli della serie Mario Kart. In particolare, Nintendo ha portato su Switch ben tre i circuiti di Mario Kart Tour, il titolo mobile della serie.

Il trofeo Scatto Dorato contiene: Promenade Parigi (Mario Kart Tour, Android & iOS), Circuito di Toad (Mario Kart 7, 3DS), Cioccocanyon (Mario Kart 64), Outlet Cocco (Mario Kart Wii); il trofeo Gattofortuna invece è composto da: Neon di Tokyo (Mario Kart Tour), Colli Fungo (Mario Kart DS), Giardino Nuvola (Mario Kart: Super Circuit, Game Boy Advance) e Covo Ninja (Mario Kart Tour).

Per chi non ha giocato Mario Kart Tour, il Pass offre l’interessante opportunità di provare questi circuiti su una console più comoda da padroneggiare. Purtroppo, il risultato non è quello che ci si aspetta dalla minuziosità tipica di Nintendo. In linea generale, tutti i percorsi del primo pacchetto soffrono di un porting troppo diretto dalla console di partenza.

Il problema è ancora più evidente per le trasposizioni provenienti da mobile, compreso Giardino Nuvola, presente anche in MK Tour. Questa scelta implica una netta differenza tra i circuiti nativi di Mario Kart 8 Deluxe e i nuovi arrivati. In particolare: non vi è alcuna traccia dell’antigravità; i percorsi sono eccessivamente brevi e semplici; muri invisibili si scontrano con la naturalezza dei circuiti già presenti nel titolo originale.

Trofeo Gattofortuna di Mario Kart 8 Deluxe Pass Percorsi Aggiuntivi

Trofeo Scatto Dorato

Promenade Parigi è formato da tre giri semplici, veloci, ma decisamente scenici. I primi due ci portano nel design parigino di Promenade Parigi e Promenade Parigi 3 di Mario Kart Tour; l’ultimo prevede di affrontare il circuito al contrario. Il primo percorso del trofeo Scatto Dorato è anche il più semplice del Pacchetto 1, ma la musica è accattivante e girare nei sobborghi di Parigi nei panni di Super Mario è affascinante.

Circuito Toad è il percorso più semplice e meno spettacolare della lista. Questo continuo deja vu è usato su Mario Kart Tour come tutorial; quindi non mi stupisce che sia decisamente rivedibile.

Cioccocanyon mi ha fatto scendere una lacrima. Il circuito già presente nell’opera per Nintendo 64 è invecchiato e non troppo bene. In ogni caso, gli storici apprezzeranno questa aggiunta, poiché potranno analizzare l’evoluzione della serie e godere della confusione old style.

Outlet Cocco è un percorso che ho amato su Nintendo Wii. Mi aspettavo di vederlo tra i percorsi aggiuntivi del DLC, e al netto di qualche modifica non sostanziale, il restyling rende giustizia a uno tra i circuiti più interessanti della serie. Non a casao, la provenienza da Nintendo Wii lo rende anche il circuito più complesso di questa prima tornata.

Trofeo Gattofortuna

Neon di Tokyo è un mashup sulla falsa riga di Promenade Parigi. Neon di Tokyo, Neon di Tokyo 2 e Neon di Tokyo 3 di Mario Kart Tour si mescolano senza far mai sussultare. Circuito troppo semplice da affrontare.

Colli Fungo ha avuto la sfortuna, e noi la fortuna, di avere un successore di altissimo livello: Autostrada dei Toad. Il percorso di Mario Kart DS richiede attenzione: fare un profondo tonfo è possibile e il traffico può essere un vero problema nel caos della 200cc oppure online.

Giardino Nuvola è un percorso visto per la prima volta su Game Boy Advance, ma su Switch il porting proviene da Mario Kart Tour. Nel design, e soprattutto nei colori, si può notare la cura delle console Nintendo. Un circuito bello da vedere, ma poco avventuroso per i picchi raggiunti dalla serie.

Covo Ninja è il mio circuito preferito tra quelli del Pacchetto 1. Questo percorso è la dimostrazione che anche i giochi mobile possono avere una complessità degna di nota. Se a questo aggiungiamo che Paper Mario è lo spin-off di Mario che preferisco, il mio personale mix perfetto è pronto. Tecnicamente imperfetto e a tratti inutilmente complicato, Covo Ninja è semplicemente divertente al di là di qualsiasi, lecita, critica.

Conclusione

Niente è più necessario del superfluo. Oscar Wilde mi viene in aiuto per consigliare caldamente questo DLC. Il primo pacchetto del Pass Percorsi Aggiuntivi può interessare solamente chi non ha giocato Mario Kart Tour, ma è un acquisto obbligato per praticamente tutti i possessori di Mario Kart 8 Deluxe, poiché qualsiasi sia il prossimo trofeo, il costo di 50 centesimo per circuito (fatto da Nintendo) è irrisorio nel contesto videoludico contemporaneo dominato dal delirio delle microtransazioni.

A distanza di cinque anni, il Pass Percorsi Aggiuntivi è semplicemente la scusa perfetta per inserire la cartuccia nella console e tornare ad assaporare il miglior Mario Kart di tutti i tempi, sia come party game tra amici in carne e ossa che nella varietà dell’online.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: party, corse
  • Lingua: italiano
  • Multiplayer: si
  • Prezzo24,99€
  • Piattaforme: Nintendo Switch
  • Versione provata: Nintendo Switch

Ho esplorato i circuiti del Pass Percorsi Aggiuntivi per circa 3 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.

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WWE 2K22 – Recensione: la Road to Redemption inizia qui

Recensione in BREVE

WWE 2K22 redime la storica serie e pone le basi per il futuro. Dopo la debacle degli ultimi anni, Visual Concepts ha rinnovato il gameplay con un concept che ricalca, in salsa estramemente arcade, i picchiaduro più o meno moderni. Il risultato è un sistema di combattimento maggiormente profondo rispetto al passato, anche se ancora impreciso. Le modalità sono tante e tutte divertenti. 2K può serenamente ripartire da questo capitolo per riportare in auge il pro-wrestling digitale, anche se bisogna smussare tanti angoli.

7.5


Gli storici del wrestling ricorderanno il 2021 come un anno memorabile, nel bene e nel male. L’avvenimento più importante è probabilmente causato dalla pandemia da Covid-19: anche lo sport entertainment ha dovuto programmare i suoi match senza il pubblico. Inoltre, CM Punk è tornato a calcare il palcoscenico in AEW. Per quanto riguarda il settore videoludico, invece la storica serie di videogiochi WWE ha un buco cronologico. Il fallimento dell’opera del 2020 di Visual Concepts ha portato alla luce quello che gli amanti del pro-wrestling digitale ripetono da svariati anni: la serie WWE 2K ha bisogno di ammodernarsi e migliorarsi. Il carico di questa responsabilità è passato a WWE 2K22 e questa recensione risponde alla domanda più importante: esiste ancora un gioco di wrestling divertente?

John Cena e The Rock in WWE 2K22

It’s a Showcase!

La macchina WWE del marketing si è mossa verso un’unica direzione: promouovere 2K Showcase con protagonista Rey Mysterio. E come dargli torto; Rey Mysterio è il luchador più famoso al mondo e, personalmente, lo ritengo il cruiserweight più talentuoso e più importante dell’intera storia del pro-wrestling mondiale. La sua carriera è costellata da enormi successi con l’apice nel 2006, quando dopo il controverso feud con Randy Orton, Rey Mysterio conquista il World Heavyweight Championship.

Lo Showcase di WWE 2K22 è un documentario in cui Óscar Gutiérrez racconta la sua gloriosa carriera. Il primo match è una vera chicca degli anni 90: Rey Mysterio vs Eddie Guerrero in un Title vs Mask Match (WCW Halloween Havoc 1997). Lo scontro digitale racconta perfettamente il duro lavoro che Visual Concepts ha portato avanti dopo l’anno sabbatico. La cura dei dettagli sui costumi e il move set di Rey ed Eddie è veramente elevato e dimostra come la software house abbia imparato dagli orrori commessi in WWE 2K20.

La modalità mi ha intrattenuto per 12 match, ma mancano importanti sfide che avrebbero potuto sostituire alcuni degli incontri inclusi. Un solo match in WCW non rende giustizia all’importanza che la compagnia di Eric Bischoff ha avuto per il luchador e la mancanza del feud tra cruiserweight nelle puntate di Smackdown del 2003, cancella un pezzo di storia che gli appassionati italiani del wrestling ricordano bene, in quanto parte fondamentale dell’ascesa di inizio 2000 del wrestling nella penisola.

Un’altra nota dolente sono le missioni all’interno di ogni match; infatti, per ottenere ulteriori ricompense, ho dovuto effettuare delle mosse specifiche eseguite durante il match reale. Sfortunatamente, alcune di queste missioni mettono in difficoltà l’IA di gioco, o sono spiegate molto male, tanto da far sfociare nella frustrazione e l’abbandono.

Rey Mysterio in WWE 2K22

Tante modalità

WWE 2K22 offre diverse possibilità di menar le mani. La Mia Ascesa permette di creare un personaggio da zero e iniziare la propria strada verso la gloria. Ho vissuto questa modalità con l’eccesso di socialità che contraddistingue gli ultimi titoli di Visual Concepts: smartphone alla mano, ho portato avanti feud e amicizie con una buona fluidità e missioni secondarie. In modo analogo, e ugualmente corposo, ho condotto alla vittoria diversi wrestler WWE nella modalità Universe, ormai ben nota ai fan.

Un tanto voluto ritorno è la modalità General Manager. Ho vestito i panni di un vero GM della WWE e creato feud a partire dai wrestler ingaggiati durante la prima fase del gioco: il draft. Un punto a favore per WWE 2K22 che ha voluto accontentare i fan che hanno richiesto a lungo la MyGM mode, ma anche due punti negativi. La categoria Tag Team non è presente e la stagione dura al massimo 50 settimane, terminando di fatto nel bel mezzo del divertimento. La sensazione è che MyGM sia stata re-inserita all’ultimo minuto solo per far felici i fan, ma senza tarare a dovere il contenuto.

Infine, la modalità più controversa: la Mia Fazione, che consiste nel creare la propria stable a partire da alcune carte acquistabili nello store di gioco. Esattamente come già visto in tanti gatcha e la celebre modalità FUT di FIFA, la mia Fazione è un ingegnoso espediente che Visual Concepts ha pensato per aggiungere le microtransazioni nell’end-game della serie WWE 2K. Rispetto alla sua controparte calcistica, La mia Fazione è una modalità single player, ma ha l’obiettivo di farti aprire continuamente il gioco per completare le Torri settimanali, la guerra tra fazioni, i terreni di prova e, ovviamente, spendere denaro.

La Mia Fazione di WWE 2K22

Un picchiaduro all’americana

Yuke’s ha abbandonato il campo del pro-wrestling digitale con WWE 2K19 e il suo impatto è stato tremendo, tanto da condurre Visual Concepts a ragionare sul futuro della serie. Il brainstorming non ha potuto non coinvolgere anche il gameplay, eccessivamente semplificato nel corso del tempo. WWE 2K22 rimane ancora un videogioco troppo semplice, ma aggiunge diverse meccaniche che pongono le basi per guardare avanti con ottimismo.

Il gameplay si basa sul concept dei picchiaduro: due pugni e due calci, leggeri e potenti; questi possono essere concatenati tra loro per ottenere delle combo che puntano ad atterrare e danneggiare l’avversario. Le combo si eseguono in una serie di quattro colpi, tutte uguali per ogni personaggio nella combinazione, ma molto variegate nelle animazioni. A questo, si aggiungono le prese che possono essere leggere e forti, le mosse speciali e le finisher. Le mosse speciali, dopo aver caricato l’apposita barra e se eseguite con successo, permettono di eseguire una finisher, che si può usare anche dopo aver caricato un’ulteriore barra, più lenta da riempire.

Il gameplay prevede una maggior probabilità di schienare l’avversario, se è stata eseguita con successo una finisher. Questa scelta è vincente, perché rende WWE 2K22 più coreografico e simile alla realtà; infatti, i match scorrono fluidi e le animazioni sono migliorate così tanto da far sembrare che i wrestler danzino sul ring esattamente come avviene nella realtà.

Novità e vecchi problemi

Tutte le mosse sono counterabili con la pressione di un unico tasto (Y su Xbox Series X). Per essere precisi, Visual Concepts ha aggiunto anche un counter sulle prese in cui bisogna premere lo stesso pulsante che sta per schiacciare l’avversario. Purtroppo, questa meccanica non mi ha convinto in quanto molto confusionaria. Molto più utile, invece è stata l’aggiunta della capriola laterale, base fondamentale del pro-wrestling. Questa schivata, così come la fuga fuori dal ring quando si è a terra, permette di uscire da situazioni complicate.

Nonostante abbia apprezzato il nuovo gameplay, alcuni vecchi problemi sono ancora presenti e lontani dalla risoluzione. In particolare, l’intelligenza artificiale è spesso fallace e le collisioni soffrono di quel no-sense che da sempre accompagna i titoli WWE. Se i piacchiaduro moderni prevedono un pareggio in caso di esecuzione della stessa mossa nello stesso momento (ad esempio, Dragon Ball FighterZ), questo non accade in WWE 2K22; infatti, un doppio dropkick al centro ring, mossa spesso vista nei recenti match (mi viene in mente Daniel Bryan), porta a una non collisione particolarmente vetusta nei tempi e nelle modalità.

Tecniche vintage

Dopo il disastro di WWE 2K20, è semplice dire che è stato fatto un enorme passo avanti, soprattutto sul piano grafico. Purtroppo, il livello era così basso, che siamo ancora lontani da standard accettabili, soprattutto su next-gen. Graficamente il gioco è migliorato, tanto che alcuni personaggi importanti (non abbastanza rispetto ai 160 disponibili) mostrano un’ottima resa, a cui si aggiungono delle animazioni molto più fluide rispetto al passato. In generale, però WWE 2K22 ha un dettaglio grafico decisamente basso con una qualità sulle texture dozzinale. Come già detto per altre componenti del titolo, anche la grafica è un discreto punto di ripartenza, che però stona quando paragonata con i competitor. La colonna sonora è formata da alcuni pezzi orecchiabili, che ben accompagnano il mood del gioco. Il commento è molto fedele alla realtà, nel bene e nel male.

Infine, il vero punto dolente del comparto tecnico sono i caricamenti. Su Xbox Series X sono abituato a tempi di attesa praticamente nulli sulla maggior parte dei giochi, molti dei quali di gran lunga più pesanti di WWE 2K22. Purtroppo, l’opera di 2K non ha un’ottimizzazione volta a ridurli e ti dovrai sorbire lunghe e frequenti attese, anacronostiche per un videogioco del 2022.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: Wrestling, Sportivo
  • Lingua: Italiano
  • Multiplayer: Si
  • Prezzo79,99€
  • Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC
  • Versione provata: Xbox Series X

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Triangle Strategy – Recensione: il delizioso ritorno dei Tactics

Recensione in BREVE

Triangle Strategy è un must-play. Unisce un mondo low fantasy ben caratterizzato a una trama intrigante, dai toni maturi, piena di scelte da compiere che non risultano mai scontate. L’ottima scrittura e un cast di personaggi che lasciano il segno fanno il resto. Tecnicamente l’ HD-2D è visivamente delizioso, mentre la colonna sonora è di prim’ordine. Il gameplay è solidissimo, e forse la parte migliore del titolo. Ogni battaglia è stimolante, il grado di sfida è più che soddisfacente, ed ogni membro del party ha una sua unicità.

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Vi dirò la verità, a volte mi stupisco di come cambino i tempi. Fino a qualche anno fa i JRPG venivano relegati a prodotto di nicchia, e gli unici esponenti “importanti” potevamo contarli sulle dita di una mano. Oggi invece ci ritroviamo in un 2022 dove alcuni tra i titoli di punta della portatile Nintendo sono Triangle Strategy per il primo trimestre, Xenoblade Chronicles 3 atteso per fine anno.

Tralasciando la mia facile sorpresa, oggi voglio analizzare nel dettaglio Triangle Strategy, jrpg tattico realizzato da Artdink e diretto dal grandissimo Tomoya Asano. L’ispirazione a classici del genere come Final Fantasy Tactics o Tactics Ogre è palese, ma un conto è ispirarsi a dei capolavori, un conto eguagliarli.

Le cronache del ferro e del sale

Ci troviamo a Nortelia, continente ricco di materie prime e dalla storia secolare. Qui sorgono tre grandi nazioni. Il Regno di Glenbrook, antica monarchia che fa del commercio la sua forza, essendo l’unica nazione provvista di sbocco sul mare. L’Impero di Sabulos, governato dallo Ierofante ed i suoi Septem Sapiens, unici gestori di quella preziosissima risorsa che è il sale. E poi il Granducato di Aesglast, dove non importano le origini più o meno nobili dei cittadini, ma la loro ambizione e capacità.

Nortelia
Il continente di Nortelia.

Nelle prime fasi di Triangle Strategy verremo catapultati in una Nortelia che ha finalmente conosciuto la pace dopo tanti anni di guerra. Il motivo della guerra? Il controllo del ferro e del sale, ovvero le materie prime più ricercate del continente. E come potete immaginare questo fragile armistizio non è destinato a durare. Insomma, i venti di guerra stanno ricominciando a soffiare su Nortelia.

Noi impersoniamo il giovane Serenoa, futuro signore dei Wolfhort, casato maggiore del regno di Glenbrook il cui compito è proteggere la Corona. A noi è stata promessa in sposa Frederica, sorellastra del comandate Gustadolv, leader del Granducato di Aesglast. Un matrimonio che dovrebbe sancire l’alleanza tra Glenbrook ed Aesglast, e consolidare ancor di più la tanto agognata pace.

Frederica e Serenoa
Serenoa e la sua futura consorte, Frederica.

Questo il “semplice” incipit della storia narrata in Triangle Strategy. Ci troviamo davanti ad un tipico setting “low fantasy”, quindi scordatevi nani, elfi, draghi o mostri di vario genere. O per meglio dire, di mostri ne è pieno, ma in senso figurato. I veri mostri di Nortelia sono gli uomini che la abitano, e la lunga campagna ce ne farà conoscere più di uno.

La responsabilità di un lord

La narrativa di Triangle Strategy è articolata, ricca di avvenimenti e colpi di scena, e sembra quasi ricordare ciò che si è visto ne “Il Trono di Spade”, la celeberrima serie TV targata HBO. Intrighi, complotti, tradimenti, questo è il pane quotidiano di Nortelia, e starà a noi destreggiarci tra nemici ed alleati(o presunti tali).

La convinzione di Serenoa è scandita da tre valori fondamentali, ovvero Libertà, Pragmaticità e Moralità, ed ogni azione o scelta durante i numerosissimi dialoghi andrà a delineare il proseguire della trama, portando poi ad epiloghi molto diversi tra loro. A questo si aggiunge la Bilancia Risolutrice, cimelio della famiglia Wolfhort. Durante varie fasi della partita verremo posti dinnanzi a scelte che segneranno pesantemente il corso degli eventi, ed arriverà in nostro aiuto la Bilancia. A quel punto si terrà una votazione dove i membri del party esprimeranno il loro punto di vista, schierandosi per l’una o l’altra opzione, ognuno mosso dai propri ideali. Ed è qui che entriamo noi in gioco; potremo infatti tentare di far cambiare idea ad ogni membro del party, così da dirigere il casato verso quello che noi riteniamo il male minore, ma non sempre ci riusciremo, fidatevi.

La Bilancia Risolutrice di Triangle Strategy
La famosa Bilancia Risolutrice.

Ed a proposito del party, come non citare l’ottima caratterizzazione offerta ai nostri compagni d’arme. La pragmaticità di Benedict, la lealtà di Erador, la ricerca di giustizia di Frederica, l’animo forte ma tormentato di Roland, la risolutezza di Anna; questi i primissimi esempi dei compagni che andremo ad incontrare e con cui dovremo confrontarci durante le votazioni. Se però il lavoro svolto sul cast principale è ottimo, lo stesso non si può dire dei personaggi “secondari”, ininfluenti ai fini della trama e presentati alla bell’e meglio. Anche loro hanno un minimo di approfondimento tramite scenette opzionali, ma nulla di paragonabile ai membri del casato, un peccato.

A questo punto la narrativa sembrerebbe perfetta. Ma c’è un ma, appunto. Il ritmo del titolo, soprattutto nelle primissime battute, può risultare lento. Vi basti pensare che tra la prima e la seconda battaglia “di trama” mi sarò sorbito 50 minuti buoni di esposizione narrativa. Ma non fatevi trarre in inganno, quel che può sembrare un incipit estremamente prolisso risulta invece necessario per delineare il mondo di gioco, e finirete per appassionarvi alle vicende di Nortelia, fidatevi.

L’ HD-2D colpisce ancora

Il primo aspetto che colpisce di Triangle Strategy è sicuramente il comparto tecnico curatissimo. Ad una ambientazione low fantasy tutto sommato classica viene affiancata una direzione artistica di prim’ordine. In parole povere guardare il susseguirsi degli eventi su Nortelia è davvero una gioia per gli occhi, soprattutto per chi, come me, ama la pixel art.

Il Lago Salino del Sacro Impero di Sabulos.

Siamo davanti ad una nuova iterazione del famigerato stile HD-2D, che ha già dato prova di sé con il bellissimo Octopath Traveler. Agli sprite dei personaggi è contrapposta la realizzazione totalmente 3d degli ambienti, opportunamente texturizzati per sposarsi perfettamente con i primi. Il risultato è un titolo bello da vedere, ma che dà quella sensazione di classico anni 90 che male non fa. A ciò aggiungiamo un’effettistica che fa il suo dovere, tra bagliori, sfocature, riflessi e quant’altro.

Il risultato è davvero una gioia per gli occhi, come testimoniano gli screenshot disseminati lungo la recensione. E che dire della colonna sonora? Anche qui ci troviamo davanti ad un lavoro eccezionale, ad opera di Akira Senju. La OST supporta sempre ciò che vediamo a schermo, con tracks che passano da toni epici nei momenti salienti sino ad arrivare a melodie più malinconiche. Fa il suo dovere, e lo fa dannatamente bene.

Gustadolv ci riceve in udienza.

Non ve lo nascondo, dopo Octopath e Triangle Strategy è sempre più forte in me la voglia di vedere ogni singola pietra miliare dell’epoca Snes riproposta utilizzando questo stile.

Compagni d’arme unici

Parliamo ora dei personaggi che andremo a reclutare durante il corso della campagna. Parto col dire che se vi aspettate la customizzazione di un Final Fantasy Tactics no, Triangle Strategy non ve la offrirà. Il titolo punta sull’unicità piuttosto che sulla personalizzazione. Ogni singolo personaggio in TS è unico, ha delle abilità che lo contraddistinguono dagli altri e funziona più o meno bene in certi scenari.

Upgrade armi di Triangle Strategy
Esempio degli upgrade alle armi.

Prendiamo ad esempio Hughette e Rudolph. Entrambi sono degli arcieri, ma vanno utilizzati in maniera diversa. Hughette non fa molti danni, ma sfrutta la sua mobilità per prendere posizioni vantaggiose, e da lì bersaglia i nemici infliggendo status alterati. Rudolph invece ha un grande potenziale d’attacco a discapito della mobilità. Grazie alla Freccia Narcotica può mettere a dormire il bersaglio, per poi avere un critico assicurato al suo prossimo attacco, magari con un Tiro Diretto per infliggere danni enormi. Questo ovviamente è solo un piccolo esempio della varietà del party che ci troveremo a gestire. Ogni personaggio ha una sua utilità, e se ben utilizzato sarà risolutivo nella giusta situazione.

A ciò aggiungiamo un sistema di upgrade alle armi specifico per ogni personaggio, con 3 gradi d’arma che sbloccano altrettanti rami di potenziamento. E ripeto, ogni personaggio ne ha uno dedicato, quindi anche qui, gli upgrade di Hughette e Rudolph risulteranno quasi completamente differenti. Un sistema che funziona, specie considerando che le risorse richieste per questi upgrade non sono facilissime da reperire, e ci porteranno a dover compiere costantemente delle scelte su chi potenziare.

Strategia ai massimi livelli

Il fulcro di Triangle Strategy, incredibile a dirlo, è proprio la strategia dietro ogni singolo scontro. Questa è senza dubbio la parte più soddisfacente del titolo, e devo dire che i ragazzi di Artdink si sono davvero superati, riuscendo ad insidiare persino i mostri sacri del genere. Ma andiamo con ordine.

Il sistema di combattimento a turni è quanto di più classico si possa trovare. Ogni unità, alleata o nemica, prende parte all’azione seguendo un turn order chiaro e preciso, sempre visibile a schermo. Potrei definire il gameplay quasi “basilare”. Ci ritroveremo con colpi alle spalle che risultano in critici, colpi dall’alto che infliggono più danni, magie elementali di vario tipo e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente anche qui troviamo qualche particolarità, come attacchi in sequenza o l’utilizzo di PT piuttosto che i classici mp, ma non sono dettagli su cui mi voglio dilungare.

Hughette sfrutta Fluge, il suo falco, per acquisire una posizione di vantaggio.

Quel che rende il gameplay di Triangle Strategy così soddisfacente risiede nella sfida che il titolo offre. Ogni avversario sul campo, sia esso un bandito armato di pugnale o un boss, risulta una vera e propria minaccia, e sottovalutare gli eserciti nemici porterà inevitabilmente alla sconfitta. La IA non fa mai sconti, gli avversari proveranno sempre ad isolare le nostre unità e punteranno subito i bersagli più fragili, come maghi o arcieri, eseguendo spesso manovre a tenaglia. A ciò va aggiunto il magistrale lavoro di map design; nessuna mappa risulta banale. Ogni singola battaglia è stimolante, con arene che sfruttano la verticalità ed un posizionamento degli avversari intelligente che ci darà spesso filo da torcere. Ci ritroveremo spesso in situazioni di svantaggio, magari colti in un’imboscata. O in situazioni di vantaggio tattico, come la difesa di una cittadina, ma in inferiorità numerica.

Scritti di Triangle Strategy
Uno dei numerosissimi scritti che approfondiranno il mondo di gioco.

Il risultato è un gameplay soddisfacente, dove la vittoria va guadagnata turno dopo turno, e gli errori si pagano cari. E per i più coraggiosi esiste sempre la hard mode, davvero tosta da portare a termine. Penso che proprio lì Triangle Strategy dia il meglio di se. Tocca però ammettere che a volte ci troveremo dinnanzi a spike di difficoltà non indifferenti. Mi viene in mente la battaglia del capitolo 7, così come quella del capitolo 12, giusto per citarne un paio. Insomma, se da un lato il titolo risulta stimolante, dall’altro potrebbe anche essere un po’ troppo impegnativo, soprattutto per chi non è avvezzo al genere. Questo è tuttavia un piccolo difetto che viene completamente oscurato dall’ottima realizzazione di ogni battaglia.

In conclusione

Che dire di Triangle Strategy? Lo seguivo dal primissimo reveal, nutrivo grandi aspettative e devo essere sincero, il lavoro di Artdink le ha ampiamente superate. Un mondo low fantasy ben caratterizzato ed una trama intrigante, dai toni maturi, piena di scelte da compiere che non risultano mai scontate. Il tutto unito ad un ottima scrittura ed un cast di personaggi che lasciano il segno. Sul versante tecnico poco da dire, l’ HD-2D colpisce ancora una volta, Triangle Strategy è visivamente delizioso. A ciò aggiungiamo dei bellissimi artwork ed una colonna sonora di prim’ordine.

Il gameplay è solidissimo, e forse la parte migliore del titolo. Ogni battaglia è stimolante, il grado di sfida è più che soddisfacente, ed ogni membro del party ha una sua unicità.

Potrei anche dire che il ritmo, soprattutto nelle primissime ore, potrebbe risultare particolarmente lento. O che il gioco ci pone davanti ad alcuni spike di difficoltà improvvisi, e sin troppo ripidi. Questo giusto per trovare un paio di difetti ad un titolo che consiglio ad occhi chiusi, soprattutto agli amanti di jrpg tattici, come il sottoscritto.

Dettagli e Modus Operandi

  • Genere: GDR, Strategia
  • Lingua: Italiano
  • Multiplayer: No
  • Prezzo59,99€
  • Piattaforme: Nintendo Switch
  • Versione provata: Nintendo Switch

Ho affrontato la dura guerra di Nortelia per oltre 40 ore grazie a un codice gentilmente fornito dal publisher.