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Dipendenza da FIFA 22: come EA ci fa sentire in colpa

FIFA 22 può creare dipendenza, perché utilizza diversi stratagemmi per invogliarci a giocare. Qui sotto, in ordine, trovi quelli che io ritengo più assuefacenti.

Se hai giocato a FIFA Ultimate Team negli ultimi anni, sai che ci sono due modi per affrontare questa modalità: spendendo denaro in pacchetti (cosa purtroppo possibile anche ai giovanissimi) oppure sfruttando tutte le occasioni che il gioco mette a disposizione per ottenere carte “gratuitamente”.

Sono un giocatore di FIFA free-to-play. Non ho mai comprato pacchetti con denaro reale. Costruisco la mia squadra solamente con giocatori provenienti da eventi e coin ottenuti in-game. Spendere tempo libero, invece che denaro è economicamente positivo. Purtroppo, credo anche che stia avendo un impatto emotivo negativo, a causa della dipendenza che FIFA 22 tenta di instillarmi. Per esempio, durante le vacanze di Natale, in cui sono stato lontano dalla mia console, ho aumentato l’utilizzo della FIFA 22 Web App, l’applicazione per gestire gli eventi su FUT 22. Perché? Ogni volta che non lo faccio, penso di aver mancato un’occasione.

FIFA 22 Web App

Sfida Creazione Rosa (SCR)

La Sfida Creazione Rosa è l’evento che mi causa maggior sensi di colpa e dipendenza; infatti, l’SCR permette, per un periodo limitato, di ottenere pacchetti e giocatori gratuitamente sfruttando delle carte che non utilizzo. L’SCR non necessita alcuna abilità nel giocare a FIFA 22. Basta scambiare una squadra rispettando alcuni vincoli.

La Sfida Creazione Rosa è una grande opporunità se non vuoi spendere denaro sul gioco, perché i giocatori ottenibili sono solitamente più forti di quelli base. Inoltre, l’SCR ha il miglior rapporto qualità/prezzo per aprire gratuitamente pacchetti.

Non partecipare agli eventi legati alla modalità SCR mi sembra un vero spreco. Questo pensiero mi induce ad aprire spesso l’app per controllare le nuove opportunità.

FUT Champions

Un buon risultato nella FUT Champions, ex Weekend League, permette di vincere i Player Pick, la possibilità di scegliere tra una serie di carte potenziate. Teoricamente, la FUT Champions è giocabile ogni week-end, ma per farlo bisogna qualificarsi giocando le Divison Rivals. Le tante volte che non riesco ad accumulare i punti necessari per partecipare alle qualifiche, penso di perdere terreno sui miei avversari.

Questo meccanismo mentale, a volte, mi spinge a giocare per molto tempo al fine di qualificarmi per l’evento del fine settimana.

Obiettivi

Gli obiettivi di FIFA 22 sono sfide che permettono di ottenere oggetti. Se sei un giocatore di FIFA Ultimate Team che usa le microtransazioni, è possibile che tu non abbia mai provato altre modalità al di fuori delle Division Rivals. D’altro canto, se giochi free-to-play, probabilmente stai spendendo molto tempo sulle Squad Battle o sulle Amichevoli FUT Live.

Le Squad Battles consistono nell’affrontare la CPU in una serie di partite con squadre di diverso livello. Utile per ottenere coin extra, ma fondamentale per completare alcuni obiettivi, come per esempio gli Scambi Icon. Le Squad Battles sono una modalità molto facile per chi gioca online contro altri utenti, ma che EA supporta con obiettivi allettanti. L’unico motivo per cui sono giocate (oltre che per allenamento).

Le Amichevoli FUT Live sono delle partite con speciali modalità. Il loro scopo è rendere il gioco più vario, ma che non giocherei mai se non ci fossero degli obiettivi correlati.

Obiettivo di FIFA 22: Defrel

Eventi Speciali (TOTY)

In questo momento dell’anno, i videogiocatori di FIFA si preparano per l’evento più importante dell’anno: il Team of The Year. L’evento TOTY aggiunge su FUT le carte più forti dell’anno. Purtroppo, il drop rate delle carte TOTY è dell’1% su ogni pacchetto che contiene carte oro; di conseguenza, da ormai svariate settimane, sto collezionando pacchetti da sbustare durante la settimana TOTY.

In questo momento, indipendentemente dal tipo di giocatore di FIFA che sei, probabilmente stai valutando di giocare modalità secondarie (come i FUT Draft) per accumulare pacchetti extra. In altre parole, Electronic Arts sta usando un’altra tecnica per invogliarti a giocare più che puoi.

Team Of The Year di FIFA 21

Compravendita

La compravendita di FIFA 22 consiste nell’acquistare delle carte per rivenderle a un prezzo superiore. Come già descritto nella nostra guida facile alla compravendita, questa tecnica permette di accumulare coin a patto di avere tanto tempo da dedicare; infatti, la compravendita su FUT permette di guadagnare solitamente una piccola quantità di coin alla volta. In altre parole, è un metodo sicuro per aumentare il proprio portafoglio virtuale, ma inevitabilmente porta ad aprire costantemente l’app per guadagnare valuta virtuale.

Se anche tu hai avvertito un senso di colpa o dipendenza per non aver giocato a FIFA 22, raccontami la tua esperienza nei commenti.

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Editoriali Guide

Giochi di gruppo: consigli su cosa giocare a Natale

Fuori ancora non nevica, ma già per le strade si può percepire il calore delle feste. Il gusto dolce del pandoro, i colori dell’albero, l’odore del muschio nel presepe, le note di Jingle Bells; questo per me significa Natale, ma più di tutto questo significa passare del tempo con la famiglia a fare giochi di gruppo, e ridere insieme. Spendere le nostre ore con le persone importanti a cui durante l’anno magari non riusciamo a concedere il tempo che vorremmo. 

Non c’è gioia più grande del condividere le proprie passioni con le persone a cui vogliamo bene. I videogiocatori non fanno eccezione; anche se solitamente siamo considerati creature solitarie, a Natale vorremmo poter coinvolgere la nostra famiglia nei videogiochi. Magari potremmo portare in famiglia una ventata di innovazione qualcosa di diverso dalle vecchie tradizioni. Quest’anno invece della vecchia cara tombola, si potrebbe fare una partita a qualche videogame da giocare in gruppo.  

Così come ho fatto con i giochi per due, sono qui a consigliarvi una lista di giochi di gruppo da usare come alternativa ai tradizionali giochi da tavolo in famiglia.  

Giochi di gruppo con tabellone virtuale: Mario Party Superstars 

Super Mario Party
Super Mario Party

L’idraulico di Nintendo viene in nostro soccorso con un titolo divertente che nulla ha da invidiare al gioco dell’oca. Nato sul Nintendo 64, Mario Party incarna perfettamente il concetto di party game. Usufruibile su Nintendo Switch con l’ultimo capitolo della linea o su console più datate come Wii, questo videogioco riprende il caratteristico tabellone da gioco da tavolo e lo trasporta in un mondo virtuale. I personaggi a fare da pedine sono proprio Mario e i suoi amici che si sfidano in minigiochi sempre più divertenti allo scopo di conquistare le superstar e vincere il gioco. 

Si tratta di un gioco divertente e coinvolgente, ma vi devo però avvertire: chi ci ha giocato ha riscontrato un aumento nel livello di divertimento. Scherzi a parte Mario Party Superstar è il videogioco di gruppo perfetto da giocare in famiglia aspettando si sedersi a tavola per il cenone della Vigilia. 

Mario Kart 8 Deluxe

Mario Kart
Mario Kart

La serie di videogiochi dedicati a Mario include un altro titolo degno di nota, che può divertire un ingente numero di giocatori anche in locale. Mario Kart è sostanzialmente un gioco di corse. I veicoli sono personalizzabili e diversi per ogni personaggio giocabile, ma a distaccare Mario Kart da qualsiasi altro gioco di corse sono i suoi circuiti fantastici e divertenti. Inoltre, correndo per le piste si possono raccogliere dei potenziamenti o oggetti che aiutano a battere gli altri avversari. Potrebbe sembrare sleale, ma vi posso assicurare che una volta iniziato a giocare, capirete che non esiste Mario Kart senza gusci e funghi. 

Mario Kart è un gioco adatto alle famiglie, ma che mi sento di consigliare ai grandi gruppi di amici che magari vorranno passare il capodanno in compagnia. Quindi cotechino, lenticchie e Mario Kart quest’anno, che ne dite? 

Super Smash Bros Ultimate

Super Smash Bros Ultimate
Super Smash Bros Ultimate

Kirby, Super Mario, Pokémon, Zelda, e Kingdom Hearts. Cos’hanno in comune tutti questi videogiochi La risposta è Super Smash Bros Ultimate

Volete un gioco in cui i personaggi di Mario prendono a calci e pugni quelli di Metroid? Questo è quello giusto. Sui paesaggi colorati in stile cartoon potrete sperimentare lotte all’ultimo colpo con i vostri personaggi preferiti e sfidarvi con i vostri familiari.  

Scontratevi con la vostra cuginetta collegando la Switch alla tv e date spettacolo a tutta la famiglia per un natale tutto Nintendo. 

Call of Duty

Call of Duty: Vanguard
Call of Duty: Vanguard

Se passate le Feste tra maschietti vi consiglio Call of Duty, qualsiasi versione (anche se è appena uscito l’ultimo capitolo, Vanguard, che abbiamo anche recensito). Proiettili, mimetiche e mappe tutte diverse, Call of Duty è uno sparatutto che accoglie più di due giocatori in locale e permette di vivere un’esperienza di scontro dettagliata e divertente. Ci sono numerose armi tra cui scegliere, così da potersi creare un personaggio perfetto per le proprie capacità e preferenze. Quindi se volete passare una serata a ritmo di spari e attacchi aerei Call of Duty fa al caso vostro. 

Go Vacation

Go Vacation
Go Vacation

Grazie a Go Vacation, anche se passerete il Natale in casa, vi sembrerà di essere in vacanza. Avventuratevi nei resort disponibili, divertitevi a esplorare la zona circostante e provate tutte le attività possibili. Premesso di avere tutti i controller necessari per giocare, potrete godervi una vacanza virtuale comodamente seduti sul divano di fianco ai vostri familiari. 

Ci sono davvero tantissimi minigiochi possibili dentro questo titolo nato su Wii e poi portato su Nintendo Switch. Si può giocare una partita di beach volley e un attimo dopo fare lo slalom con gli sci o ancora fare skate in città. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. 

Just Dance

Just Dance 2022
Just Dance 2022

Il Natale e il Capodanno portano con sé musica e festeggiamenti, quindi quale gioco migliore da proporre se non Just Dance? Impugnate i Joy Con della vostra Switch e scuotetevi a ritmo per conquistare punti. Sullo schermo vedrete un ballerino senza volto che vi mostrerà le mosse da fare, imitatelo e diventate superstar. C’è una versione diversa per ogni anno aggiornata con le ultime hit del momento. Inoltre da qualche anno si può usufruire di un abbonamento che mette a disposizione tutte le canzoni delle versioni già pubblicate. Grazie a Just Dance quest’anno scoprirete chi è il più coordinato in famiglia. 

Overcooked

Overcoocked! All you can eat
Overcoocked! All you can eat

Si sa che per il Cenone c’è già tanto da cucinare, ma se mai voleste rimettervi virtualmente ai fornelli allora vi consiglio Overcooked: All You Can Eat. Questo gioco è per massimo 4 giocatori in locale; collaborate o sfidatevi nella cucina più caotica del Playstore per completare il servizio. Ci sono tantissime ricette e cuochi giocabili; inoltre, ci si può districare tra i piatti di tante cucine tipiche come quella giapponese, italiana e chi più ne ha più ne metta. 

Insomma, se in casa siete tutti appassionati chef o volete essere solidali alla mamma che in cucina sta preparando tutto per imbandire la tavola, allora sfidate i vostri invitati a Natale a questo gioco culinario di qualità. 

Giochi di gruppo: meglio giocare in locale

Giocare ai videogame è un bellissimo passatempo, ma le persone a noi care lo sono ancora di più. Giocare online con giocatori del nostro stesso livello rappresenta sempre una sfida, ma giocare con i nostri famigliari e amici, anche se del tutto inesperti, credo possa dare un senso tutto nuovo al Natale e fornici una prospettiva diversa sulle persone che abbiamo intorno, e viceversa. Quindi, buon divertimento e buon Natale!

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Librogame e Videogame: intervista ad Andrea Tupac Mollica

Ancora librogame!

Benvenute e benvenuti a questo secondo appuntamento della rubrica dedicata ai librogame (LG)!

Lo scopo è sempre quello: capire cosa sono e cosa c’entrano con i videogiochi… ma per fortuna possiamo avvalerci dell’aiuto di vari big del settore che ci hanno rilasciato delle graditissime interviste. Anche oggi faremo due chiacchiere con un grandissimo autore, ovvero Andrea Tupac Mollica, premiato di recente con l’LGL Award per la categoria Novità dell’Anno a Lucca C&G 2021.

Per chi volesse recuperare tutte le altre interviste uscite (e che usciranno), può trovarle elencate nel box Librogame e Videogame in fondo all’articolo.

Ciao Andrea, puoi presentarti e dirci di cosa ti occupi?

Ciao a tutte/i e grazie di cuore per questa intervista! Mi chiamo Andrea Tupac Mollica, classe 1974. Sono un antropologo per formazione universitaria e un progettista didattico per professione. E da alcuni anni sono anche un autore di LibroGame e Giochi di Ruolo. In realtà il mio primo LibroGame – per l’esattezza un racconto-game di una cinquantina di paragrafi – lo pubblicai nell’ormai preistorico 1993! All’epoca non avevo ancora il PC, ricordo che lo scrissi a macchina con una Olivetti elettrica. Si intitolava “Codice DNA”, era di ambientazione cyberpunk (quando si dice il destino…) e venne pubblicato su una rivista di letteratura potenziale che oggi non esiste più. Da qualche parte dovrei ancora avere il dattiloscritto originale; se lo trovo prometto di dargli una sistemata e di pubblicarlo gratuitamente!

Andrea Tupac Mollica
Andrea Tupac Mollica, autore e scrittore di librogame e giochi di ruolo… e molto altro

Cos’è un librogame?

In due parole, è un libro interattivo. Un libro nel quale il protagonista è il lettore, che è chiamato a prendere delle decisioni che determinano lo sviluppo della storia. E questa facoltà è garantita dal fatto che il libro è ripartito in paragrafi numerati che corrispondono a ciascuna delle scelte che è possibile fare.

Stregoneria Rusticana, librogame di Andrea Tupac Mollica
Pillola rossa o pillola blu? No, anzi: duellante o scaramante?

Cos’era il librogame nel suo periodo d’oro?

Per me i LibroGame degli anni ’80 sono stati un’epifania! È grazie a loro che sono entrato nel folle mondo dei giochi. Hanno davvero segnato profondamente la mia vita, indirizzando i miei interessi non solo in ambito ludico ma anche in materia di letteratura, cinema, musica… Non esagero dicendo che molto della persona che sono oggi lo devo proprio a quel fatidico incontro che feci quando avevo 10 anni, e il mio amico Enrico mi mostrò i primi due numeri di Lupo Solitario che gli erano appena stati regalati…

Lupo Solitario, celebre librogame italiano
I primi due volumi della collana Lupo Solitario (Edizioni EL)

Cos’è un librogame oggi? Come si è evoluto?

La forma dei LibroGame di oggi non è molto diversa da quelli di ieri, l’evoluzione principale ha riguardato il contenuto. Sia in termini “tecnici”, perché oggi i LibroGame si sono arricchiti molto dal punto di vista del gameplay e hanno mutuato numerosi elementi dai videogiochi, sia in termini letterari. I LibroGame di oggi, infatti, esplorano una gamma molto più vasta di temi che non la classica storia avventurosa, sono molto più vari nei protagonisti e già da diversi anni si stanno ibridando con altri tipi di giochi, come i giochi da tavolo.

Tainted Grail: un ibrido fra librogame e gioco da tavolo
Tainted Grail: un ibrido fra librogame e gioco da tavolo

Legami, contrasti e coesistenza (virtuosa?) con i videogiochi. Cosa ne pensi?

Guarda, chiunque abbia la mia età e ha vissuto l’epoca d’oro dei LibroGame può confermarti che ciò che li fece tramontare assai rapidamente all’inizio degli anni ’90 furono proprio i videogiochi e la loro diffusione domestica attraverso console e home computer, come i Commodore Vic20 e 64 o il NES. All’epoca non ci fu storia: i videogame erano qualcosa di troppo più seducente e immediato, il risultato della competizione era segnato in partenza. Però la storia è una ruota che gira e oggi LibroGame e videogiochi si trovano a essere alleati. Non solo perché, come ti dicevo, i LibroGame di oggi mutuano molte meccaniche tipiche dei videogiochi, ma anche perché il mondo videoludico, sempre di più alla ricerca di storie memorabili da raccontare, e non solo di fantasmagorie grafiche e tecniche, ha riscoperto la bellezza e il valore letterario dei LibroGame facendoli propri.

Ancora Lupo Solitario… versione videogioco (ma sempre librogame)

Oggigiorno esistono non solo numerosi LibroGame che hanno un’incarnazione digitale, ma ci sono anche videogiochi ibridi che offrono un’esperienza LibroGame sfruttando però le potenzialità del digitale per integrare combattimenti tattici, navigazione attraverso le mappe e modelli 3D dei personaggi. Per non parlare di tutte le possibilità multimediali e transmediali in termini di colonne sonore, effetti speciali, minigiochi per la risoluzione degli enigmi e del continuo rimbalzo verso le risorse internet.

Sei un videogiocatore?

Oggi sono un videogiocatore occasionale. Il lavoro, la famiglia e la passione per i LibroGame e i Giochi di Ruolo tabletop mi lasciano davvero poco spazio per i videogiochi. Ma sono stato un videogiocatore hardcore in gioventù. Ero un assiduo frequentatore delle vecchie sale giochi, mi sono svenato per finire celeberrimi coin-op come Street Fighter, Black Dragon, Ghost ‘n Goblins, Shinobi, King of Dragons, Rastan Saga e via dicendo. E poi, tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, mi sono giocato sul PC i grandi classici come Baldur’s Gate e Neverwinter Nights.

Baldur's Gate collezione
Balsur’s Gate, quelli storici

Da ragazzino ho anche imparato a programmare, per cui sviluppavo i miei giochi in BASIC e poi li passavo ai miei amici! In tempi un po’ più recenti ho anche programmato dei giochi in Inform 6 e in Bitsy che potete trovare e giocare gratuitamente sul mio blog. In linea di massima, però, anche da videogiocatore ho sempre preferito quei giochi che mi riportavano in qualche modo, per tematiche o gameplay, al mio grande amore per LibroGame e Giochi di ruolo tabletop.

I videogiochi ti hanno influenzato o ispirato in qualche modo nella realizzazione delle tue opere?

Sì, senza dubbio. Penso al sistema di achievements che ho inserito nel mio Hong Kong Hustle e ad altre tecniche che sto utilizzando nelle nuove cose a cui sto lavorando. Ma l’influenza più grande dei videogiochi nei miei LibroGame è a livello di temi e atmosfere. Non so come spiegarlo, ma quando scrivo un nuovo LibroGame nella testa mi passano delle renderizzazioni a 8 e 16 bit di quello che sto scrivendo, li immagino spesso come fossero i coin-op della mia gioventù. E ti svelo un segreto: i miei librogame sono zeppi di easter egg che rimandano al mondo videoludico, ma solo pochi lettori li scoprono e me li segnalano!

Deus Ex: Human Revolution, pieno zeppo di easter egg e citazioni

Vuoi segnalarci qualche tuo progetto in particolare o in corso d’opera?

Volentieri! Ho pronto un nuovo LibroGame che proporrà ai giocatori la rilettura interattiva di un grande classico della letteratura avventurosa vittoriana: Allan Quatermain e le Miniere di Re Salomone. Dovrebbe essere già uscito o può essere in uscita proprio in questi giorni di dicembre! E ho scritto Viaggio all’Inferno, un’avventura per il Gioco di Ruolo Blood Sword 5E che ha fatto faville su KickStarter e che è di prossima pubblicazione; peraltro si tratta di un’avventura proprio tratta dall’omonimo capitolo della serie LibroGame di Dave Morris! Da gennaio, poi, mi metterò al lavoro per un seguito “spirituale” di Hong Kong Hustle, che peraltro nell’ultima edizione di Lucca C&G ha vinto il prestigioso LGL Award!

Hong Kong Hustle, ultimo librogame di Andrea Tupac Mollica
Hong Kong Hustle: librogame cyberpunk scritto da Andrea e illustrato da Katerina Ladon

Ma la cosa che più mi emoziona in questo momento è che con la grandissima illustratrice Katerina Ladon sono a lavoro su un romanzo illustrato! Con Katerina stiamo spingendo moltissimo sull’integrazione e sull’interazione tra immagini e parola scritta. Non sarà un romanzo con qualche illustrazione a supporto. Parole e immagini si fonderanno in modo spudorato, aggressivo e folle! Tra non molto mostreremo qualche anteprima!

Infine sto anche valutando un altro paio di proposte, di cui una in ambito videoludico, ma è ancora tutto in alto mare per parlarne…

Conclusioni

Anche per oggi abbiamo finito, ma ancora una volta ci si può rendere conto di quanto mondi che sembrano essere così (tecnologicamente) lontani, sono invece così legati e sovrapposti. Ciascuno mantiene la sua identità, ma a loro modo continuano a coinvolgerci, sfidarci, emozionarci e divertirci.

Ringrazio immensamente Andrea per il tempo che ci ha dedicato e non vedo l’ora di incontrarlo di nuovo!

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The Game Awards 2021, tutti i vincitori (e le nostre scelte)

Durante la notte, si sono svolti i Game Awards 2021, l’evento che premia i migliori videogiochi dell’anno e che incorona quello che è stato il miglior prodotto: il Game of the Year. Come al solito, ci aspettiamo che qualcuno non si troverà d’accordo con i premi assegnati; di conseguenza, quest’anno abbiamo voluto dire la nostra. Quali sono stati i migliori titoli del 2021 secondo la giuria del Game Awards 2021? E soprattutto, quali sono i videogiochi che avrebbero dovuto trionfare secondo la redazione de IlVideogiocatore?

Per non generare inutile caos, rispetteremo le nominee dell’evento ufficiale, ma abbiamo sentito la necessità di sottolineare ogniqualvolta non eravamo d’accordo sulle singole categorie (e alcune sono state escluse dalla nostra personale votazione, con buona pace del Most Anticipated Game).

Game of The Year

  • Deathloop
  • It Takes Two
  • Metroid Dread
  • Psychonauts 2
  • Ratchet & Clank: Rift Apart
  • Resident Evil Village

Vincitore The Game Awards 2021: It Takes Two

Il nostro vincitore: Metroid Dread

Inizialmente pensavamo fosse una scelta impopolare, ma dopo i tanti messaggi d’amore dei fan, non possiamo che farci portavoce di un nostro pensiero. Cyberpunk 2077 meritava di essere nominato nella categoria di gioco dell’anno. Nonostante l’opera di CD PROJEKT ha fallito su diversi aspetti, deludendo le aspettative di molti videogiocatori, alcuni dei giochi proposti per il GOTY sono comunque inferiori all’opera polacca.

Il Game of The Year è una categoria complessa e molto spesso soggettiva; il suo vincitore non può essere valutato secondo un vero paragone tra i titoli in gara, perché si paragonano videogiochi di generi differenti. Piuttosto, si può valutare il suo impatto nel contesto videoludico contemporaneo e sicuramente titoli come Psychonauts 2 e Resident Evil Village, due giochi solidi e divertenti, ma non capolavori, non possono definirsi superiori a Cyberpunk 2077.

Noi abbiamo scelto Metroid Dread, perché sembrava impossibile prendere il meglio da una serie di nicchia, lunga 35 anni, senza cadere nella trappola di sembrare troppo attaccati al passato o troppo irrispettosi della natura vintage della saga 2D. MercurySteam ha riportato in auge il Metroid originale, chiudendo il cerchio con un gameplay frenetico ed esplosivo, a cui si aggiunge una trama e un comparto tecnico che attribuiscono a Samus Aran il rispetto che merita.

Game Awards 2021: Metroid Dread

Best game direction

  • Deathloop
  • It Takes Two
  • Returnal
  • Psychonauts 2
  • Ratchet & Clank: Rift Apart

Vincitore Game Awards 2021: Deathloop

Il nostro vincitore: Deathloop

Siamo molto contenti di vedere l’importanza data alla game direction nel 2021; infatti, non è un caso se tutti i titoli nominati per il GOTY siano (quasi) tutti presenti anche qui. La nostra scelta è la stessa della giuria dei Game Awards 2021: Deathloop. Non è così originale vedere un’opera artistica in cui si rivive le stesse 24 ore continuamente, ma farlo in un videogioco tecnicamente eccelso come quello di Arkane Studios è tremendamente raro.

Best narrative

  • Deathloop
  • It Takes Two
  • Life is Strange: True Colors
  • Marvel’s Guardians of the Galaxy
  • Psychonauts 2

Vincitore Game Awards 2021: Marvel’s Guardians of the Galaxy

Il nostro vincitore: It Takes Two

It Takes Two è tutto quello che un amante dell’animazione Pixar vorrebbe vedere nella sua vita. L’interattività che solo un videogioco può dare all’interno di una commedia romantica ricca della cultura pop contemporanea dai tratti gotici.

Non riusciamo a capire come il GOTY dei Game Awards 2021 sia stato vinto da It Takes Two, ma la giuria non abbia dato questo premio al suo Game of The Year, dato che la forza del gioco di Hazelight Studios è proprio la parte narrativa.

Best art direction

  • The Artful Escape
  • Deathloop
  • Kena: Bridge of Spirits
  • Psychonauts 2
  • Ratchet & Clank: Rift Apart

Vincitore Game Awards 2021: Deathloop

Il nostro vincitore: Kena: Bridge of Spirits

Kena: Bridge of Spirits è sembrato fin da subito un prodotto interessante. L’uscita ha poi confermato le attese, immergendo il giocatore in un ambiente che alterna luoghi aperti a grotta, luci e ombre: il giusto mix di questi elementi gli vale il premio per la miglior direzione artistica.

Game Awards 2021: KENA

Best Indie

  • 12 Minutes
  • Death’s Door
  • Inscryption
  • Kena: Bridge of Spirits
  • Loop Hero

Vincitore Game Awards 2021: Kena: Bridge of Spirits

Il nostro vincitore: Inscryption

Best Indie è stata la categoria più difficile da valutare. In gara ci sono stati cinque titoli di altissimo profilo, che meritano di essere giocati con attenzione. Tutte le opere in gara potrebbero meritare la vittoria, ma in redazione la sfida è stata un testa a testa tra Death’s Door e Inscryption. Alla fine, ha prevalso la geniale follia del titolo di Daniel Mullins, perché il suo impatto nel 2021 videoludico è stato dirompente.

Inscryption sembra un card game, ma nasconde un mix esplosivo dei migliori videogiochi indipendenti degli ultimi anni, il cui risultato è un viaggio nell’umana paura di essere sopraffatti da qualcosa troppo grande da gestire.

Alla fine, la vittoria durante i Game Awards 2021 è andata a Kena: Bridge of Spirits. La nostra scelta è diversa, ma non la riteniamo scellerata, anzi.

Best Mobile Game

  • Fantasian
  • Genshin Impact
  • League of Legends: Wild Rift
  • Marvel Future Revolution
  • Pokémon Unite

Vincitore Game Awards 2021: Genshin Impact

Il nostro vincitore: Pokémon Unite

Creare un prodotto MOBA a tema Pokémon è indiscutibilmente una grande sfida, a maggior ragione visto il grande successo, sempre su mobile, di Pokémon Go. Pokémon Unite riesce a riproporre la saga dei mostriciattoli tascabili in una versione insolita, ma ugualmente di qualità nonostante un genere sulla quale non si è mai puntato troppo.

Sottolineiamo che Genshin Impact ha avuto una rilevanza importante durante tutto l’anno, ma non è un gioco puramente mobile. La nostra scelta è ricaduta su Pokémon Unite, perché Nintendo Switch e smartphone possono essere portati sempre con sé, mentre Genshin Impact offre la migliore esperienza su PC.

Best Action Game

  • Back 4 Blood
  • Chivalry II
  • Deathloop
  • Far Cry 6
  • Returnal

Vincitore Game Awards 2021: Returnal

Il nostro vincitore: Returnal

C’erano una volta gli FPS, adesso chiamati genericamente Action Game. Returnal può far parte di tanti generi ed è probabilmente questa la sua forza. Per questo motivo, la generica categoria Action è perfetta per premiare l’esclusiva PlayStation 5, che ha mischiato FPS e Metroidvania in un mix di altissima fattura.

Game Awards 2021: Returnal

Best Action Adventure

  • Marvel’s Guardians of the Galaxy
  • Metroid Dread
  • Psychonauts 2
  • Ratched & Clank: Rift Apart
  • Resident Evil Village

Vincitore Game Awards 2021: Metroid Dread

Il nostro vincitore: Metroid Dread

La categoria Best Action Game, oltre ad avere un titolo fuorviante, contiene videogiochi che non possono essere valutati tra loro. Qualcuno può veramente dire che Metroid Dread e Resident Evil Village siano due videogiochi dello stesso genere?

La scelta è per noi semplice: il GOTY dell’anno non può far altro che vincere anche questo premio. Congratulazioni a Metroid Dread!

Best Role Playing Game

  • Cyberpunk 2077
  • Monster Hunter Rise
  • Scarlet Nexus
  • Shin Megami Tensei V
  • Tales of Arise

Vincitore Game Awards 2021: Tales of Arise

Il nostro Vincitore: Cyberpunk 2077

Cos’è un gioco di ruolo nel 2021? I Game Awards hanno creato svariate categorie distinte per poi accorpare nella categoria dei giochi di ruolo opere imparagonabili. Capiamo la necessità di creare macrocategorie, ma Cyberpunk 2077, Monster Hunter Rise e Shin Megami Tensei V sono titoli profondamente diversi tra loro.

Se dovessimo valutare il miglior gioco di ruolo “puro”, Shin Megami Tensei V è probabilmente il titolo che ha maggiormente proposto un’innovazione nel suo genere (JRPG), mescolando meccaniche classiche e collaudate all’interno di una veste tecnica contemporanea; però, visto che dobbiamo scegliere il migliore tra i titoli proposti, Cyberpunk 2077 è quel gioco che sta qualche spanna sopra a tutti gli altri. In particolare, per quanto riguarda il GDR, la trama è semplicemente fantastica, anche nelle sue missioni secondarie e la progressione del personaggio ha una struttura di crescita che impone delle scelte, anche ai veterani del genere.

Best Sim / Strategy

  • Age of Empires IV
  • Evil Genius 2: World Domination
  • Humankind
  • Inscryption
  • Microsoft Flight Simulator

Vincitore Game Awards 2021: Age of Empires IV

Il nostro vincitore: Age of Empire IV

Dopo aver visto Age of Empires II resistere al passare del tempo per oltre 22 anni, le aspettative per il quarto capitolo della serie Microsoft erano contrastanti. Nell’eterna lotta tra lo sperare in qualcosa di eccelso e il credere che mai si potrà avere un altro AoE2, Age of Empires IV ha messo d’accordo tanti fan. Probabilmente, il seconda capitolo è realmente inarrivabile, ma il nuovo strategico di Xbox Game Studios riesce nel duro compito di riportare in auge un genere e una serie di grande valore, sia del passato, e finalmente, anche dell’attuale panorama videoludico.

Il motivo per i Game Awards abbiano creato una categoria insieme ai simulatori, con l’aggiunta di Microsoft Flight Simulator insieme a tutti gli altri titoli, è un mistero a noi ignoto.

Best sports/racing

  • F1 2021
  • FIFA 2022
  • Forza Horizon 5
  • Hot Wheels Unleashed
  • Riders Republic

Vincitore Game Awards 2021: Forza Horizon 5

Il nostro Vincitore: Forza Horizon 5

Ancora una volta, dopo aver visto strani sdoppiamenti, accorpare i giochi sportivi e i racing in un’unica categoria è semplicemente insensato; infatti, è ben noto che i giochi di guida hanno raggiunto un comparto tecnico di altissimo profilo, imparagonabile con gli sportivi più arcade. In questo strano miscuglio, Forza Horizon 5 surclassa tutti grazie a una qualità tecnica irraggiungibile dagli altri competitor; che si tratti di gioco offline, o multiplayer online, l’esperienza di guida risulta sempre e comunque piacevole e nettamente superiore a tutte le altre esperienze di gioco degli altri titoli in gara per questo premio.

Gli altri vincitori

  • Best Score and Music: NieR Replicant
  • Best Audio Design: Forza Horizon 5
  • Best Performance: Maggie Robertson as Lady Dimitrescu (Resident Evil Village)
  • Games for Impact: Life is Strange: True Colors
  • Best Ongoing: Final Fantasy XIV Online
  • Best Community Support: Final Fantasy XIV Online
  • Innovation in Accessibility: Forza Horizon 5
  • Best VR / AR: Resident Evil 4
  • Best Fighting: Guilty Gear -Strive-
  • Best Family: It Takes Two
  • Best Multiplayer: It Takes Two
  • Content Creator of the Year: Dream
  • Best Debut Indie: Kena: Bridge of Spirits
  • Most Anticipated Game: Elden Ring
  • Best eSports Game: League of Legends
  • Best eSports Athlete: Oleksandr “Simple” Kostyliev
  • Best eSports Team: Natus Vincere (CS:GO)
  • Best eSports Coach: Kim “KKOMA” Jeong-Gyun
  • Best eSports Event: 2021 League of Legends World Championship
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Editoriali

Pokémon GCC: Evoluzione Eteree sarà importante anche con Colpo Fusione

La nuova espansione di Pokémon GCC: Colpo Fusione è finalmente disponibile e ha portato con sé l’omonimo stile, che vuole dominare il meta con la sua sinergia. In questo momento, giocatori professionisti e streamer stanno cercando di capire come evolverà il gioco di carte collezionabili con le nuove aggiunte. Noi invece vogliamo analizzare quanto già conosciamo dell’espansione Evoluzione Eteree per comprendere se, e come, Colpo Fusione può destabilizzare il meta di Pokémon GCC.

Evoluzione Eteree, un’espansione sottovalutata

Durante la fine di agosto, Pokémon GCC si è aggiornato con l’espansione Evoluzione Eteree e la rotazione del formato standard, che ora impone di giocare solamente carte da Pokémon Spada e Scudo in poi. Se quest’ultima è stata la solita grande scossa, lo stesso non si è detto inizialmente di Evoluzione Eteree; vista soprattutto come espansione di transizione, Evoluzione Eteree mancava del quid necessario per stravolgere il meta.

In effetti, Evoluzione Eteree non sarà ricordata per le sue carte supporto, il motore principale di Pokémon GCC; infatti, eccezion fatta per Laburno, il core principale di tutti i mazzi competitivi continua a essere formato sempre dalle carte Aiuto ormai note. Mary, Ordini del Capo, Ricerca Accademica, le varie ball e gli strumenti per le evoluzione come Evoaroma e Caramella Rara sono attualmente insostituibili.

Nonostante tutto però, Evoluzione Eteree ha avuto un forte impatto grazie a Pokémon “utili”, che hanno fornito una consistenza funzionale così elevata tale da monopolizzare il nuovo meta.

Laburno di Evoluzione Eteree

Suicune V e Ludicolo

L’attacco di Suicune V è una di quelle abilità che fa immediatamente scattare la curiosità dei giocatori di Pokémon. Uno dei primissimi mazzi usati con l’arrivo di Evoluzione Eteree, è ancora oggi molto valido. Basato sempre sulla consistenza di Inteleon, il mazzo Suicune V e Ludicolo consente un alto numero di danni in pochissimo tempo.

La combo è molto semplice: Suicune V, oltre a farci pescare una carta in più ogni turno in cui è attivo, ha un attacco che fa 20 danni più altri 20 per ogni Pokémon nelle due panchine. A sua volta, Ludicolo è il miglior panchinaro che si possa avere, perché appena entra in campo aumenta di 100 danni l’attacco del nostro Pokémon base attivo, Suicune V per l’appunto. Considerando che l’effetto di Ludicolo è cumulabile, il mazzo basato sui due Pokémon di Evoluzione Eteree, unisce danni rapidi e consistenza in un mix letale.

Jolteon VMAX

Per fare un buon mazzo non serve necessariamente sfruttare il miglior Pokémon del gioco. I mazzi basati su Jolteon VMAX ne sono la dimostrazione. Questo Pokémon attacca per 100 danni sia l’avversario attivo che un Pokémon nemico in panchina, se ha subito dei danni. Una carta mediocre, diventata devastante per una congiunzione astrale che crediamo possa ancora continuare; infatti, Jolten VMAX è forte insieme a Inteleon e, soprattutto, è forte contro Inteleon, Pokémon acqua con debolezza elettro, usato nella maggior parte dei mazzi attuali.

Inteleon non solo garantisce consistenza, ma insieme a Zigzagoon di Galar garantisce anche quei danni sulla panchina avversaria. Il resto del lavoro spetta alla Medaglia degli Elementi, che permette di nostro Jolteon di fare 200 danni con una sola energia elettro.

Sylveon VMAX

I motivi per cui Sylveon VMAX è un mazzo che funziona molto bene e che continuerà a farlo sono diversi e tutti legati al meta attuale. Usato sia da solo che con Urshifu VMAX, Sylveon VMAX infligge 70 danni più 30 per ogni Pokémon di tipo diverso nella propria panchina. In altre parole, un massimo di 220 danni, ma di cui ne bastano 190 che sommati ai 150 velocissimi di Urshifu abbattono qualsiasi VMAX.

A questo, bisogna aggiungere che Sylveon V ha l’interessante abilità di farci pescare una carta Strumento; inoltre, in ottica futura, stiamo parlando di un Pokémon psico. Se Evoluzione Eteree si basava molto sul tipo lotta, Colpo Fusione contiene Mew VMAX, una fortissima carta psico attualmente testata da molti giocatori. Questa combinazione non casuale di eventi consente a Sylveon VMAX di essere il trascinatore del Rapid Strike Box di Evoluzione Eteree.

Sylveon VMAX

Umbreon VMAX

Probabilmente il Pokémon che meglio rappresenta l’espansione Evoluzione Eteree. Umbreon VMAX è una carta estremamente versatile, che probabilmente vedremo in moltissimi mazzi anche in futuro; infatti, l’evoluzione buio di Eevee permette di scambiare il Pokémon avversario con uno in panchina, imitando quanto è già possibile fare con una delle carte Aiuto più forti del gioco: Ordini del Capo.

Attualmente Umbreon VMAX è legato al mazzo di Urshifu VMAX, che probabilmente troverà meno spazio a causa del Mew Genesect di Colpo Fusione; allo stesso tempo, però la debolezza buio di Mew farà scatenare la fantasia di tanti giocatori, che vorranno usarlo come counter di Mew.

Colpo Fusione: Mew VMAX e Genesect V

Mentre stiamo ancora capendo come evolverà il meta di Pokémon GCC, due delle carte più sponsorizzate di Colpo Fusione stanno tentando di imporsi. Parliamo ovviamente del mazzo Mew Genesect, che sfrutta al meglio tutte le possibilità del pacchetto Fusion Strike. Mew VMAX, per solo due energie incolore, può usare l’attacco di un qualsiasi Pokémon Colpo Fusione nella (propria) panchina.

In questo momento, i Pokèmon Colpo Fusione sono pochi; il mazzo infatti contiene solamente Genesect V, Latias e, di tanto in tanto, Oricorio. In altre parole, 210 danni a costo due a cui applicare i danni di Compressa Energetica, 30 danni (cumulabili) agli attacchi del Pokémon.

Come detto, il Box Colpo Fusione è abbastanza limitato, ma le carte sono singolarmente molto forti. Ci aspettiamo dunque, che molte delle carte di Evoluzione Eteree giochino attorno ai mazzi psico di cui Mew VMAX è un importante esponente.

Conclusione

Pokémon GCC possiede una rotazione del formato standard particolare, perché avviene una volta l’anno e le espansioni disponibili, e quindi le carte, sono veramente molte. In questo vasto panorama, come nel caso di Colpo Fusione, ci sono delle espansioni che hanno delle carte capaci di spostare il meta. Nonostante non si possa dire lo stesso di Evoluzione Eteree, la consistenza garantita dalle carte Aiuto e Supporto del formato standard, presenti di fatto in tutti i mazzi, garantisce combo molto forti con carte apparentemente mediocri.

In un meta che sembra spostarsi verso il tipo psico, Umbreon VMAX può essere quella carta che tutti vogliono avere in un mazzo buio. Allo stesso modo, Sylveon VMAX potrebbe trovare molto spazio nel caso Mew VMAX sia usato in modo diverso da come lo vediamo in questo periodo.

Non possiamo sapere quanto Jolteon VMAX sarà importante nel breve futuro, ma la sua presenza svantaggia molto i mazzi SPA (Single Prized Attacker); cioè, quei mazzi formati solitamente da Pokémon base con pochi punti vita, che concedono anche meno premi. Inoltre, nel caso in cui Jolteon venga usato meno, Suicune V e Ludicolo potrebbero trovare ulteriore spazio.

In definitiva, qualunque sia la direzione del nuovo meta di Pokémon GCC con l’espansione Colpo Fusione, le carte di Evoluzione Eteree potranno ancora garantire enormi benefici e vi consigliamo di tenerle sotto’occhio.

Dettagli e Modus Operandi

Ho analizzato le carte di Pokémon GCC: Evoluzione Eteree per decine di ore online grazie al materiale gentilmente fornito dal publisher.

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Giochi per due: consigli su giochi da condividere

Quando si ama qualcuno si vorrebbero condividere con quella persona le proprie passioni. Spesso per i videogiocatori è difficile farlo perché i giochi da console, soprattutto Xbox, Playstation e PC, sono fatti per essere giocati da soli o in multi­player online. Questo spesso limita l’esperienza del tutto diversa che si può avere nel giocare insieme sulla stessa console, nella stessa stanza, a contatto, ridendo insieme, scambiandosi opinioni e condividendo le sensazioni che il gioco ci suscita. Se condividere di persona i videogiochi non fosse importante, manifestazioni come la Games Week a Milano o Modena Play non esisterebbero più. Io da videogiocatrice ho provato con il mio compagno una serie di giochi che si possono giocare in coppia e sono qui per consigliarveli. 

Vediamo quindi una serie di giochi per due da giocare con una persona speciale. 

Degrees of Separation e il potere della diversità

Degrees of Separation

Ghiaccio e fuoco. Non potrebbe esistere nulla di così diverso. Questi due elementi sono opposti, si escludono a vicenda eppure è su questo contrasto che si basa Degrees of Separation. Il titolo è ispirato alla famosa teoria dei gradi di separazione elaborata dallo scrittore Frigyes Karinthy (se vuoi saperne di più)

I personaggi, Ember e Rime, vengono da due regni diversi uno completamente ghiacciato l’altro torrido e fiammeggiante. I due si incontrano in un terzo luogo, con loro portano i colori e il clima dei loro mondi d’origine dando vita ad uno split screen propedeutico al superamento dei livelli. I colori e lo scambio tra inverno ed estate permettono di apprezzare il lavoro artistico dietro questo gioco. La storia non è molto complicata e nasconde una bella morale su come le differenze possano essere punti di forza. Gli enigmi sono basati infatti sulle diverse reazioni che gli elementi di gioco hanno in base alla metà dello schermo in cui si trovano. Alcuni sono difficili ma fattibili e i comandi sono alla portata di tutti. 

Posso concludere che Degrees of Separation è un gioco breve e ben fatto a livello artistico che con i suoi colori brillanti allieterà i pomeriggi delle coppie che decideranno di giocarlo. 

Giochi per due amici: Unravel Two

Unravel two

Due Yarny sono meglio di uno, questo è il motto del secondo capitolo di Unravel. Gli Yarny, pupazzetti fatti dal filo di un solo gomitolo, sono creaturine magiche nate allo scopo di guidare le persone quando si sono perse. I due Yarny di Unravel Two seguono le orme di due amici legati da un’amicizia profonda. Questo legame è rappresentato da un filo che unisce i due Yarny. Proprio come l’amicizia che rappresenta il filo non è d’ostacolo all’avanzamento dei due pupazzetti anzi aiuta i protagonisti a procedere nei livelli. 

Unravel two è un gioco a scorrimento in coop che immerge i giocatori nell’atmosfera umida e malinconica di un faro. Li spinge ad aiutarsi a vicenda per avanzare nei livelli mentre sullo sfondo le figure sfumate dei bambini continuano la loro storia. 

Si tratta di un ottimo gioco da giocare con un amico o amica di vecchia per celebrare la propria amicizia magari in una serata autunnale, stretti sotto una coperta, col profumo di un tè caldo che riempie la stanza. 

LittleBigPlanet 3

Little Big Planet 3
Little Big Planet 3

Probabilmente conoscete già questo titolo o almeno gli altri che lo hanno preceduto. Nonostante Sackboy abbia ormai i suoi anni non ci stanca mai e torna a farci sorridere e correre con lui in questo nuovo capitolo. I colori di Little Big Planet sono molto vari e la grafica è tridimensionale anche se lo scorrimento è principalmente 2d, la trama è meno complicata di quella dei due giochi precedentemente citati ma di più facile comprensione. Si tratta di un gioco più fanciullesco ma comunque divertente con un mondo di gioco magico da salvare.

È un gioco perfetto da giocare tra amici o col proprio bambino magari per passare un pomeriggio diverso e rinforzare il vostro rapporto. 

Rayman Legends un classico tra i giochi per due

Rayman Legends
Rayman Legends

Anche per Rayman non servono grandi presenta­zioni né ci sarebbe tanto altro da dire se non che è un bel gioco. Ha tanti livelli con varie difficoltà, tante skin diverse con cui giocare e molti contenuti extra oltre alla campagna principale. Personalmente preferisco i giochi con una trama più preponderante ma Rayman è il giusto gioco di coppia per quando si ha voglia di svagarsi senza impegnare troppo la mente. La ragione per cui però questo gioco mi ha conquistato sono i divertentissimi livelli a ritmo di musica

È l’avventura giusta per allietare i pomeriggi piovosi dopo aver concluso i compiti o il tempo libero dopo il lavoro quando si ha solo voglia di svagarsi. 

It Takes Two: Il gioco per due per antonomasia

It takes two
It takes two

Un gioco di terapia. La storia di questo gioco è esattamente questo, un percorso di risanamento del rapporto tra i genitori di una bambina che erano sull’orlo del divorzio. Uno strano libro d’amore guida la coppia di genitori lungo un’avventura con lo scopo di risvegliare i sentimenti che legavano i due. Grazie ad un desiderio della figlia i genitori si risvegliano nei corpi di due pupazzi, per tornare ai loro corpi dovranno avventurarsi nei mondi creati tra i giocattoli della figlia, dovranno risanare il loro giardino o combattere una guerra tra api e scoiattoli. Tra queste bizzarrie riusciranno i due ad apprezzarsi come un tempo? 

Di questo gioco penso solo che parlare bene, lo trovo divertente, graficamente ben fatto con una storia e una morale quasi fiabesche anche se questo dettagli potrebbe infastidire i giocatori un po’ più cresciuti. È un videogame da giocare con il partner o con un figlio per immergersi in un’avventura di dimensioni familiari e contemporaneamente per osservare questa stessa familiarità da un punto di vista differente. 

Children of Morta

Children of Morta
Children of Morta

In quest’ultimo gioco che vi consiglio penso di aver trovato tutto ciò che cerco in un videogioco. Anche se a prima vista la grafica pixelata può sembrare retrò nasconde un curato background artistico, dettaglio che si avverte anche nella scelta della colonna sonora e dei colori meravigliosamente contrapposti delle scenografie. 

Children of Morta, a differenza di tutti gli altri giochi di cui vi ho parlato, è un trial and error diviso in dungeon. Tralasciando il lato artistico però rimane una trama ben strutturata e di semplice comprensione che introdurrà i personaggi giocabili in po’ per volta integrandosi con il gameplay in maniera apparentemente casuale. A livello di gameplay inoltre il gioco non è per niente semplice o scontato, vi è una crescita dei personaggi non troppo ramifica­ta ma ben fatta e dungeon con boss sempre più complicati. 

Questo è un gioco che si condivide più facilmente con altri gamers ma non nego che anche giocarlo con il proprio partner possa essere divertente. Vi perderete nelle lande ai piedi del Monte Morta come la sottoscritta? 

Giochi per due proprio come una volta 

Spero che questa piccola lista di consigli possa esservi stata utile, ovviamente questi non sono gli unici giochi per due disponibili sulle varie console ma sono quelli che mi sono sentita di consigliarvi. La passione per i videogiochi è nata per essere condivisa e spero che questi stralci di unione possano farvi apprezzare ancora di più i videogiochi e le persone con cui li condividerete. 

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Monster Hunter Stories 2, ne vale davvero la pena?

Non ne farò mistero, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin è un jrpg che mi è piaciuto, tanto, come testimonia la mia recensione, siglata da un altisonante 9. Insomma, non un perfect score, certo, ma un voto dannatamente alto, soprattutto se dato da un fan di lunga data del genere JRPG. Il 28 ottobre è stato rilasciato l’ultimo dlc gratuito, comprendente l’iconica coppia del Rathalos Argentato e la Rathian Dorata, che chiude la roadmap annunciata durante il periodo di release del titolo.

Siamo quindi qui a tirare le somme sul JRPG made in Capcom, e per quest’occasione ho avuto modo di confrontarmi con un importante membro della community italiana di Monster Hunter. Sto parlando del carissimo Edivad, di cui linko il canale Youtube, ricco di informazioni, guide e curiosità sul nostro hunting game preferito.

L’idea di scrivere questo articolo è nata proprio da una chiacchierata circa i ” problemi” di Stories 2, concludendo che i margini di miglioramento ci sono tutti, seppur sia un ottimo titolo. Abbiamo quindi deciso di proporre le nostre personali visioni nel modo che ci riesce meglio, io tramite questo articolo, lui tramite un video che vi linko, e di cui consiglio la visione. Ma adesso cominciamo!

Meglio soli che male accompagnati

Un aspetto molto importante di Monster Hunter Stories 2 è sicuramente il comparto online, e più nello specifico la componente cooperativa. Capcom ha difatti presentato la possibilità di cacciare in compagnia come uno dei focus principali del titolo, e ci è riuscita… Fino ad un certo punto.

Chiariamoci, gli elementi co-op di Stories 2 funzionano, abbiamo la possibilità di perlustrare tane o affrontare mostri assieme ad i nostri amici, o semplicemente affidandoci al matchmaking. Dove sta il problema allora? Banalmente non vi è un vero e proprio incentivo nel giocare assieme ad altri utenti, ed anzi, spessissimo risulterà più veloce ed efficiente “farmare” per i fatti propri. Questo è dovuto alla macchinosità generale del sistema co-op; selezione di una stanza in cui entrare, attesa che tutti i partecipanti siano pronti, attesa che il compagno selezioni l’azione da eseguire in combattimento, ed una lentezza generale dei comandi.

Il multiplayer co-op risulta spesso macchinoso e lento, peccato.

Capirete da soli quindi che creare una stanza privata e partire con al seguito un – poco incisivo, è vero – Bot a darci man forte risulterà spessissimo l’opzione più veloce, efficiente e francamente meno snervante. Sarebbe stata gradita la presenza di ricompense aggiuntive per chi superasse assieme ai suoi compagni le impegnative tane co-op, mentre a conti fatti se avete voglia di buildare un Monstie l’opzione decisamente più veloce è girare da soli, in mappe pensate per la cooperazione. Un controsenso, non credete?

Ah, c’è anche il PvP?

Ecco, la modalità PvP è davvero qualcosa in cui Stories 2 poteva brillare, ed è ridotta ad una piccola comparsa; d’altronde Capcom stessa ha praticamente ignorato il PvP durante tutta la fase di marketing, limitandosi a citarla per 30 secondi una tantum nel corso di mesi e mesi. Non stupisce quindi che molti giocatori neanche sapessero dell’esistenza del PvP in Stories 2, e non fatico ad immaginare che tanti altri abbiano portato a termine il titolo senza accorgersi della sua presenza.

Il PvP in realtà funziona, ed anche discretamente bene. Proprio lì, nella sfida contro altri giocatori, Stories 2 mostra del discreto potenziale. Considerandolo un titolo prettamente PvE, è sorprendente vedere come un aspetto tanto trascurato del titolo riesca a dare un senso a tante build e strategie ed a valorizzare Monstie ed abilità altrimenti dimenticati.

Il PvP di Monste Hunter Stories 2 poteva brillare di luce propria, ed invece è ridotto a mera comparsa.

Anche qui purtroppo il problema non risiede nel PvP in sè, ma in ciò che gli sta attorno. Manca del tutto un sistema di ranking, e le ricompense sono poche e poco soddisfacenti. Di nuovo, manca totalmente un incentivo nel giocare tale modalità, visto anche l’impegno ed il tempo necessari a buildare una squadra efficace in PvP; questi due fattori ovviamente rendono la modalità competitiva quasi un contentino per i fan del primo titolo, piuttosto che una componente del gioco ben ragionata.

Un gran peccato, poichè davvero tante abilità risultano abbastanza inutili in singleplayer. Basti pensare alle varie AoE, più costose delle skill single target, ma di fatto poco desiderabili dato che il 99% del contenuto PvE è relegato a battaglie contro un solo mostro grande. O ancora, status alterati come il Blocco Abilità, o i debuff alla mira, velocità ed ancora altro. Insomma, risulta quasi inspiegabile che un comparto PvP che funziona ed è vario sia stato trascurato in tale maniera.

Compagni di trekking

Altro aspetto che avrei preferito fosse approfondito è sicuramente quello degli Aiutanti, compagni mossi dall’IA che ci accompagneranno per l’interezza del titolo, sia durante la trama che nel post game. Chiariamoci, gli aiutanti non sono “fatti male”, ma mancano di quella profondità che li avrebbe elevati ad una feature molto ben realizzata, piuttosto che risultare un’aggiunta dimenticabile.

Esempio di compagno che non sceglierete mai per le vostre avventure.

La scelta di impedire che il giocatore controlli le loro azioni è sicuramente comprensibile, ed anzi li fa percepire davvero come dei guerrieri che lottano al fianco del Rider. Decisamente meno comprensibile è invece l’impossibilità totale di personalizzazione degli stessi; non potendo cambiare né il loro equipaggiamento né il monstie quel che ne consegue è che alcuni siano decisamente più forti di altri. Il fatto che i compagni Rider siano poi tutti troppo simili tra loro non aiuta, e sono sicuro che un albero di skill/personalizzazione equip avrebbe enormemente giovato alla scelta del compagno.

Quando il troppo stroppia

Abbiamo analizzato vari aspetti del gioco, che potevano sì essere migliorati, ma rimangono comunque aspetti piuttosto secondari. Ora veniamo al vero grande difetto di Monster Hunter Stories 2, che anche il sottoscritto aveva “scambiato” per un pregio in sede di recensione. Sto parlando della personalizzazione dei Monstie; o per meglio dire, dell’eccessiva personalizzazione.

Uno dei pochi Monstie con una vera personalità.

L’idea di poter far apprendere qualsiasi gene al proprio monstie potrebbe sembrare davvero allettante, ed in effetti lo è, quantomeno durante una prima giocata. Il problema sorge nel momento in cui Capcom decide di gestire le statistiche di tutti i monstie in maniera abbastanza ingenua. Il risultato è che nelle fasi avanzate di gioco tantissimi monstie risultano praticamente identici da un mero punto di vista statistico. Basti pensare che la differenza tra un Ignis Glavenus ed un Rex Rathalos – entrambi monstie endgame di tipo fuoco – risiede in 20 miseri Punti Ferita – a fronte di un pool di centinaia – ed un 1% di percentuale colpo critico. Per il resto sono letteralmente identici.

Un Ignis Glavenus! O forse un Rex reskinnato?

Uniamo quindi le statistiche fin troppo simili di tanti monstie al fatto di poter far loro apprendere qualsiasi abilità. Il risultato è che i sopracitati Ignis e Rex hanno le stesse statistiche e sfrutteranno le stesse build, eliminando di fatto qualsivoglia unicità. Questo è solo un piccolo esempio, ma vi assicuro che ne potrei citare tanti, troppi altri.

In definitiva, a volte il troppo stroppia; una qualche limitazione alla personalizzazione avrebbe reso ogni cattura unica, dotata di personalità, mentre al momento la scelta di tantissimi monstie è totalmente irrilevante. Questo porta anche ad un appiattimento delle build, che risultano praticamente tutte uguali per i monstie di tipo fuoco, elettro etc.

I buoni propositi

In conclusione, in quanto fan della serie, cosa spero di trovare in un Monster Hunter Stories 3? Sicuramente un comparto online maggiormente rifinito, meno macchinoso e “lento”, con un qualche incentivo per chi partecipa alle cacce co-op. Un comparto PvP non rilegato ad aspetto meno che secondario; il PvP di Stories 2 funziona, e spero che Capcom punti forte su questo aspetto in un eventuale sequel.

Speriamo di rivederla in un eventuale sequel. E speriamo che lì risulti una compagna utile.

Un’esplorazione delle mappe più curata, soprattutto per quanto concerne le Tane Mostro, che già dopo le prime ore risultano troppo ripetitive e poco ispirate. Maggiore libertà di manovra per quanto concerne gli Aiutanti, ottima aggiunta di Stories 2, ma molto acerba al momento.

Ma quello che serve soprattutto alla saga è una totale rivisitazione del sistema parametrico e dell’eccessiva personalizzazione lasciata all’utente. Qualche limitazione – sapientemente piazzata, ovvio – alla personalizzazione dei monstie donerebbe loro una vera e propria personalità. Ed una distribuzione dei geni più coerente rispetto a quel che vediamo in Stories 2 male non farebbe.

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Pokémon, curiosità e aneddoti da 25 anni di storia

Chiudete gli occhi. È il 2006 e vi hanno appena regalato l’ultima uscita Nintendo: Pokémon Diamante o Perla. Immaginate di iniziare per la prima volta un’avventura Pokémon e assaporatene i dettagli e le dinamiche. Che bella sensazione!

Nessun gioco nuovo potrà mai ridarci quella sensazione, ma Game Freak, come una mamma premurosa, si assicura sempre che i suoi fedeli possano godere i vecchi giochi sulle nuove console, rinnovandoli al meglio. Lo ha già fatto con Oro e Argento e per la coppia Rosso e Verde riscuotendo non poco successo, adesso è il turno di Diamante e Perla.  

Quindi, nell’attesa di Diamante Splendente e Perla Lucente, perché non scoprire insieme da dove questi mostriciattoli hanno iniziato e cosa gli riserva il futuro? 

Pokémon: Pocket Monsters 

Il nome degli esseri pixelati più famosi del panorama videoludico è nato dall’unione delle parole Pocket (tasca) e Monster (mostro). L’idea iniziale era quella di chiamarli Capsule Monsters ma per un problema di copyright non fu possibile utilizzare quel nome così venne cambiato in Pocket Monster che poi, abbreviato, divenne Pokémon. In realtà questo fu il nome con cui il franchising fu commercializzato in occidente mentre in Giappone rimase Pocket Monster.

Vi siete mai chiesti perché la E di Pokémon è accentata? La risposta è semplice, data la tendenza occidentale a storpiare le parole straniere, si temeva che l’inizio del nome del gioco fosse confuso con il verbo poke che si pronuncia pok, quindi fu aggiunto l’accento a scarso di equivoci. 

Origine del gioco 

Prima di arrivare però al battesimo dei mostriciattoli Nintendo scopriamo qualcosa di più sul loro creatore. Satoshi Tajiri da bambino amava girare in cerca di insetti nelle campagne intorno a casa sua. Da questa passione molto probabilmente nacque l’idea alla base di tutti i giochi Pokémon. Ogni protagonista di tali avventure infatti parte alla scoperta del mondo con l’idea di catturare tutti i Pokémon esistenti e completare il Pokédex proprio come Tajiri partiva alla ricerca di insetti.

Dobbiamo però ringraziare l’espansione tecnologica e i cartoni animati se uno dei franchising più conosciuti di sempre è venuto alla luce. Inizialmente, Tajiri si immerge negli anime e nei film dell’epoca, che gli propongono combattimenti tra mostri e tante altre idee, ma la sua vera passione arriva poco più tardi, tra le console arcade di una sala giochi.

Satoshi Tajiri
Satoshi Tajiri

Satoshi Tajiri fa conoscenza dei videogiochi proprio quando iniziano a diffondersi; nei primi anni del liceo arriva perfino a saltare le lezioni per usare il suo tempo in sala giochi. Un tempo che molti direbbero sprecato, ma che nel caso di Tajiri ha portato ad uno dei videogame più conosciuti di sempre. 

La passione del giovane Satoshi è talmente forte da fargli aprire una rivista tutta sua in cui scrive recensioni, guide e trucchi sui suoi giochi preferiti. La chiama Game Freak, un nome che non suona di certo nuovo agli appassionati di Pokémon. Nel 1989 infatti, insieme ad alcuni altri appassionati, trasforma la sua rivista in una vera e propria casa di sviluppo di videogiochi.

Game Freak

L’idea dietro ai Pokémon 

Nel cuore Satoshi covava però un progetto più ambizioso che potesse unire la sua passione per i videogiochi, quella per gli insetti e i combattimenti tra mostri che aveva visto nei cartoni e film dell’epoca.  

Le basi dei giochi Pokémon infatti fondono in un’unica avventura molte caratteristiche che non si erano mai viste prima, tutte insieme, in un unico videogame.

Quali sono le cose che più piacciono ai ragazzini? Collezionare, combattere, giocare con gli amici e conquistare la gloria da allenatore. Questi concetti chiave sono alla base dei giochi della Game Freak e probabilmente anche le parole chiave per spiegarne il successo; infatti, l’idea era di riunire tutte queste cose in un unico videogame che fu presentato direttamente a Nintendo con il nome di Capsule Monster

Inizialmente la casa nipponica non fu entusiasta del progetto, ma successivamente affiancò a Satoshi e il suo team il famoso game designer Shigeru Miyamoto (che tutti noi conosciamo come mente dietro tanti capolavori come The Legend of Zelda e Super Mario). La collaborazione tra i due fu talmente proficua che nella versione originale dei primi giochi al protagonista e al suo rivale venne dato proprio il nome dei due sviluppatori. 

Shigeru Miyamoto
Shigeru Miyamoto

Il mondo di gioco: regione di Kanto 

Anche se il mondo dei Pokémon può sembrare frutto della fantasia di Satoshi, le mappe e i luoghi di interesse non sono del tutto inventati. Infatti la regione di Kanto è ispirata alla prefettura di Tokyo. Alcuni luoghi o città hanno un corrispettivo reale a cui sono ispirati. Una tra tutti è la cittadina di Biancavilla, il villaggio da cui si inizia il viaggio nel mondo Pokémon, che corrisponde proprio alla città di nascita di Satoshi Tajiri. 

Ispirandosi a luoghi e regioni reali, la Game Freak ha potuto così sfruttare la varietà e la credibilità di un mondo già esistente rendendo quello virtuale molto veritiero. La differenza sostanziale tra i due mondi sta nello sviluppo; infatti, Tajiri ha voluto rappresentare nei suoi giochi il mondo che lui ricordava da bambino, quando ancora il boom tecnologico non aveva raggiunto il suo paesino di provincia.

Regione di Kanto
Regione di Kanto Pokemon Rosso e Verde

Le due versioni dei giochi 

Fin dai primi titoli ci sono sempre state due versioni dello stesso gioco, abbiamo avuto Rosso e Verde, Bianco e Nero, Diamante e Perla. Perché? 

Certo è facile credere che sia stato fatto solamente per marketing, ma sembra che la scelta fu ispirata da una concezione diversa di “videogioco”. Al contrario di alcuni titoli e degli ultimi sviluppi su console, Pokémon non fu progettato per intrattenere un solo giocatore, ma per far divertire assieme più persone. L’ìdea di Game Freak era favorire, o quasi costringere, lo scambio di Pokémon con i propri amici per completare la propria collezione. 

Il bug Mew e la popolarità di Pokémon 

Al contrario di quello che si potrebbe pensare i giochi Rosso e Verde non ebbero un improvviso successo in Giappone, anzi la loro popolarità crebbe lentamente grazie al passa parola e a qualche fatto di cronaca.

Uno sviluppatore si accorse che sulla schedina contenete il gioco rimaneva ancora qualche megabyte libero, così decise di sua iniziativa di inserire un altro Pokémon chiamato Mew; questo mostriciattolo dell’ultimo minuto non doveva nemmeno comparire nei giochi, era solo uno scherzetto da sviluppatore. Però, presto si diffusero voci secondo cui oltre ai 150 Pokémon collezionabili ce ne fosse anche un 151esimo e, anche se non era previsto, a causa di un bug alcuni giocatori finirono per imbattersi in Mew: così iniziò il passaparola.  

Mew
Mew, il 151esimo Pokémon

La Pokémon mania 

Quando i giochi sbarcarono in occidente scoppiò la Pokémon mania, il franchising diventò talmente famoso da divenire un fenomeno globale. Fu prodotto un’anime, creati gadget e pubblicati manga che fecero conoscere anche ai non videogiocatori il mondo dei Pokémon. L’anime in particolar modo introdusse nuovi personaggi e il Pokémon che da quel momento in poi divenne la mascotte del marchio, Pikachu. Il mostriciattolo giallo divenne talmente popolare che fu creato un nuovo gioco, Pokémon Giallo, in cui venne inserito per la prima volta insieme ai personaggi dell’anime. 

La Pokémon mania però non fu come molte altre mode passeggere nella storia dei videogame, anzi si è insinuata nel tessuto sociale e pian piano si è fuso con la nostra cultura. Sono già passati 25 anni dalla nascita dei Pokémon e nonostante il gioco e tutto ciò che ne derivi sia ormai più che maggiorenne, il successo dei mostriciattoli della Game Freak non accenna a diminuire. 

L’ultimo gioco: Oro e Argento

Pokémon Oro e Argento avrebbero dovuto concludere la serie di giochi principale; infatti, vennero incluse nei giochi tutte le idee scartate per i due giochi precedenti. In particolare, furono inseriti 100 nuovi Pokémon, creata una nuova regione, venne aggiunto il ciclo notte-giorno e per la prima volta comparvero i Pokémon Shiny, creaturine che possedevano un colore differente da quello della loro specie originale. 

Quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo regalo della Game Freak ai suoi appassionati, si rivelò un enorme successo che suggerì a Nintendo che i Pokemon avevano ancora molto altro da dare.

Pokémon Oro e Argento

Perché vale la pena giocare Diamante Splendente e Perla Lucente? 

Su Nintendo Switch sta per arrivare un Pokémon tutto nuovo: Leggende Pokémon Arceus. Il gioco, oltre ad essere il primo pubblicato in singolo, promette di inserire meccaniche innovative, nuovi mostriciattoli e una nuova forma. Mi sono ritrovata a chiedermi per quale motivo quindi dovrei giocare al remake di Diamante e Perla.

Perla è stato il mio primo gioco Pokémon e rigiocarlo mi avrebbe comunque fatto piacere, ma questo non mi bastava. A convincermi è stato il gioco in arrivo con l’anno nuovo. Sia Leggende Pokèmon Arceus, che i due remake in uscita sono ambientati nella regione di Sinnoh, ma a decenni di distanza. Giocare gli uni e poi l’altro mi permetterebbe di apprezzare meglio tutte le sfaccettature e i collegamenti tra i due. 

Quindi se sei un appassionato Pokémon non credo ti serva altro, vai ad allenare i tuoi Pokémon e se non lo sei, che aspetti? Corri ad iniziare la tua prima avventura, non te ne pentirai.

Leggende Pokémon Arceus
Leggende Pokémon Arceus
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Editoriali

I 7 boss più difficili di sempre… secondo me

C’è qualcosa che sicuramente accomuna tutti noi videogiocatori, ovvero quello strano senso di eccitazione che ci pervade ogni qualvolta incontriamo il fatidico boss di turno. Che si stia parlando di un action, un jrpg o di un bullet hell poco importa, spesso sono proprio i boss a portare la sfida ai massimi livelli. E superare tale sfida è sempre soddisfacente, qualsiasi sia la difficoltà effettiva del boss da noi affrontato.

Pensate che questa sia la massima espressione della frustrazione? Vi sbagliate, e ve lo dimostrerò.

A volte però queste sfide si rivelano tanto, troppo ardue, e la frustrazione sale a livelli inimmaginabili; è come se gli sviluppatori di tale titolo avessero sbirciato nei nostri incubi peggiori, e da lì ne fosse uscito fuori quel muro invalicabile che affrontiamo ormai da ore. Ovvero il maledetto boss. Ecco, oggi voglio stilare la mia personalissima classifica delle bossfight più toste, sleali o frustranti in cui mi sono imbattuto lungo la mia carriera da gamer.

Ballos – Cave Story

Per chi non lo conoscesse, Cave Story è un adventure/platform creato da una sola persona, Daisuke Amaya, nell’arco di 5 anni. La primissima release è inoltre freeware, e la potete tranquillamente scaricare da Questo Sito dedicato al titolo. Ne esiste anche una versione “plus” rilasciata sia su Steam che sull’Eshop. Correte tutti ad effettuare il download, poichè Cave Story è un capolavoro senza tempo, e se avete intenzione di giocarlo saltate direttamente al prossimo paragrafo, al fine di evitare spoiler.

Grande, grosso e cattivo, cosa si può chiedere di più? Ovvio, uno stage lungo e snervante da ripetere!

Quel pallone gonfiato che vedete è Ballos, ovvero il “true final boss” di Cave Story, affrontabile qualora vengano effettuate determinate azioni lungo tutto l’arco del gioco. Bene, per avere l’onore di affrontare Ballos saremo costretti a superare una lunga area piena di nemici, con le armi riportate al livello 1, condita da sezioni di platforming in cui un movimento sbagliato equivale alla morte.

Dopo tante morti lungo la via – che giungeranno, ve lo assicuro – ci ritroveremo dinnanzi al boss. Ballos si compone di non una, non due, non tre… ma ben QUATTRO lunghe fasi, una più difficile dell’altra, il tutto condito da una montagna di HP. La parte migliore? All’immancabile gameover bisognerà ripercorrere l’intera sezione, dal principio. In una sola parola? SNERVANTE.

Matador – Shin Megami Tensei III Nocturne

La saga di Shin Megami Tensei è nota al pubblico per un grado di sfida mediamente alto, ed è quindi naturale aspettarsi delle bossfight impegnative. Ma quando la bossfight più impegnativa del gioco è anche la “prima” bossfight seria evidentemente qualcosa è andato storto.

Un dialogo non skippabile contro un boss particolarmente ostico, perfetto!

Il simpatico torero scheletrico che vedete qui sopra è Matador, e probabilmente ne avrete già sentito parlare. È forse il boss più difficile del gioco? Assolutamente no. Matador è letteralmente lo spartiacque tra chi abbandonerà il gioco e chi riuscirà a superare quel che sembra uno scontro impossibile, quantomeno durante i primi tentativi. Uno spartiacque fatto male, ci tengo a precisare.

Per cominciare Matador aumenterà sempre la propria evasione al massimo, schivando ogni vostro colpo e rendendosi di fatto invulnerabile. Poi inizierà a lanciare continuamente Magie AoE sul vostro party, provocando danni devastanti, e ad un certo punto caricherà la sua personalissima tecnica, Andalusia, che 99 volte su 100 è un biglietto diretto per la schermata di gameover.

Ora, non avete un modo per debuffare la sua schivata? Siete fregati. Non avete alcun demone in grado di assorbire le sue magie? Siete fregati. Non avete una cura AoE da spammare ad ogni turno? Siete fregati. Non avete modo di evitare o annullare Andalusia? Siete fregati. Il problema di Matador è che richiede una pianificazione capillare del vostro party, ma è di fatto il primo vero boss del gioco, ed il gioco non fa letteralmente nulla per prepararvi allo scontro.

Imparerete a disprezzare questa schermata.

A tutto questo aggiungete il fatto che ad ogni tentativo fallito vi toccherà ripartire dal save point, abbastanza lontano dall’arena, e che nel mezzo non mancheranno i tanti incontri casuali. E dovrete pure sorbirvi la cut scene – rigorosamente non skippabile – ogni singola, dannata volta. A voi le conclusioni.

The Edge/The Star – Furi

Lo ammetto, non sapevo chi scegliere, poiché questi due boss incarnano perfettamente le due anime di Furi. Il primo è The Edge, un samurai che ci sfiderà a duello. La seconda è The Star, una IA pronta a tutto pur di fermarci, ma andiamo con ordine.

The Edge, pronto a picchiarci con un remo, che fa più male della sua katana. La logica dei Videogame.

The Edge è sicuramente la bossfight che più mi ha fatto penare in quel capolavoro che è Furi. Un duello all’ultimo fendente che si compone di 4 fasi. Le prime due sono impegnative, ma con dei buoni riflessi si superano agevolmente. Alla terza iniziano i dolori però. Le combo del nemico si fanno più lunghe, i danni ricevuti più alti, ma soprattutto The Edge ha tempismi sempre diversi; a volte i colpi arrivano subito, a volte li carica per mezzo secondo, e capirete pure voi che in una combo da 6-7 colpi questo è un bel problema. Poi arriva l’ultima fase, che è come la terza, ma dieci volte peggio.

Una delle fasi più “tranquille” di The Star.

The Star invece è uno scontro interamente improntato sulla componente bullet hell del titolo. Qui le fasi sono 5, ed il boss inonda continuamente lo schermo di proiettili, laser, onde di energia, globi a ricerca e tanto altro. Il tutto si conclude con la quinta fase che è letteralmente “sopravvivi fin quando il boss non smette di lanciarti l’inferno addosso”, e di roba ne lancia tantissima, fidatevi. Ovviamente alla morte toccherà ripartire dalla prima fase, manco ve lo sto a dire.

Due esperienze ugualmente frustranti, ognuna a modo suo!

Dragone di Adra – Pillars of Eternity

Pillars of Eternity giocato a difficoltà “Via dei Dannati” è un’esperienza bella tosta, lo ammetto, ma non avevo riscontrato particolari difficoltà fin quando non è arrivata lei. Parlo del Dragone di Adra, di gran lunga il nemico più temibile che il party di eroi dovrà affrontare, quantomeno nel gioco base.

Tra gli innumerevoli pregi di PoE ve ne è uno davvero particolare. In Skyrim o tantissimi altri rpg i draghi sono a tutti gli effetti dei “mostri, ma più forti”. In PoE no, i draghi sono Draghi, esseri millenari in grado di spazzare via plotoni interi col battito di un’ala. Ed il Dragone di Adra è proprio questo, un essere immensamente più forte del nostro party. Danni spaventosi, resistenze altissime, attachi AoE frontali, laterali, persino posteriori. Ed ovviamente la nostra amica non è sola, ma accompagnata da una folta schiera di mostri minori, ugualmente letali.

Il malaugurato gruppo si prepara ad una veloce dipartita. O a farle il solletico, scegliete voi.

Il Dragone di Adra ha tutto quel che serve per rendere un boss sbilanciato. Colpirla è difficile, infliggerle danno lo è anche di più. Quelle rare volte in cui un nostro colpo va a segno la sua armatura entra in gioco, e diciamo che scalfirla a suon di 1-4 danni a fronte dei suoi 400hp non è proprio il massimo. A complicare il tutto ci sono le sue AoE, in grado di oneshottare o quasi l’intero party, ed i suoi seguaci, che spesso risultano persino più problematici del dragone stesso.

In realtà il gioco offre anche la possibilità di stringere un’alleanza con questo essere maligno, ma quale videogiocatore segue la filosofia “se non puoi batterli, unisciti a loro”? Ore ed ore di tentativi, e tanta tanta frustrazione.

Galbalan – Ys: The Oath in Felghana

Al rilascio del recentissimo Metroid Dread è seguita una controversia circa la difficoltà del boss finale proposto, ritenuta davvero troppo alta. Bene, sicuramente chi si lamentava di quel boss non ha mai toccato un titolo della saga Ys; avrei potuto tranquillamente riempire questa lista con boss presenti dai vari Ys, ma oggi ne ho scelto uno in particolare.

Galbalan è il final boss di Oath in Felghana, e per tanti risulterebbe sicuramente una delle fight più difficili mai affrontate. Ovviamente qui si parla della fight a difficoltà Nightmare o superiore, poichè il boss sfoggia il suo intero repertorio solo in queste modalità. Bene, fatta questa premessa, perché considerlarlo una sfida tanto ardua?

Un final boss epico per un titolo epico. Probabilmente il boss più “giusto” di questa lista.

In una sola parola… Tutto. Danni elevatissimi, attacchi decisamente veloci, una marea di HP, poche finestre di vulnerabilità ed una fight che sembra infinita. In particolare la seconda fase farà venire il mal di testa a tantissimi giocatori, con laser in movimento sul pavimento, esplosioni e le sue braccia che tentato di picchiare Adol. E poi c’è lei, la combo infame per eccellenza, lanciafiamme+globi energetici; nonostante abbia concluso il titolo più volte ed affrontato Galbalan in decine e decine di occasioni un dubbio permane. Come cavolo si evita quell’attacco? La risposta a questo quesito mi è ancora ignota.

Il tutto si conclude con la terza fase, una sorta di partita a ping pong col boss dove al primo errore 9 volte su 10 sopraggiunge il gameover. Se mai riuscirete a battere Galbalan vi accorgerete che il boss finale di Dread è una passeggiata di salute al confronto.

Dark Fact – Ys I & II Chronicles+

Ed ora chiudiamo la lista col botto. La leggenda narra che a partire dal 2013, i maggiori produttori di dizionari di tutto il mondo abbiano modificato la dicitura del termine “Frustrazione”, che grazie ad Ys I Chronicles+ assume un significato tutto nuovo. La definizione è infatti stata sostituita dal ben più eloquente ritratto di un individuo, tale Dark Fact.

Dark Fact, il boss che simboleggia l’opposto di “divertimento”.

Slealtà, sbilanciamento, RNG, frustrazione; Dark Fact è un concentrato di tutto ciò. Partiamo dal presupposto che stiamo parlando della versione Steam del titolo, in cui la fight è decisamente più tosta. Cosa rende Dark Fact così frustrante quindi? Per iniziare il boss può essere danneggiato solamente equipaggiando la spada d’argento(non l’arma più forte, che naturalmente utilizzereste in qualsiasi altro gioco), e questo lo suggerisce un NPC secondario, diverse ore prima, in un dialogo che sembra tutto fuorché importante e che probabilmente neanche ricorderete sul finale del titolo. Ma andiamo alla fight vera e propria.

È velocissimo, ed anche se segue un pattern di movimento fisso – da qui il nomignolo “dvd player screen saver”, gli anziani capiranno – è comunque difficile stargli dietro. Le palle di fuoco che scaglia a ripetizione sono letteralmente impossibili da evitare, tant’è che la miglior strategia è ignorare completamente i suoi attacchi. Ha tanti hp, ma soprattutto ogni volta che viene colpito “distrugge” una porzione dell’arena, creando dei buchi che metà delle volte intrappoleranno il giocatore condannandolo al gameover.

Il combattimento è pesantemente influenzato dal caso, ed anche seguendo una strategia ben precisa spesso e volentieri si finirà per morire, perché Dark Fact ha deciso che per quel tentativo deve finire male, punto. Posso dire con certezza che, dopo aver perso due giorni e centinaia di tentativi su uno scontro che dura al massimo 40 secondi, questa sia la bossfight che più si avvicina ad una tortura cinese. La parte migliore poi? Che stiate giocando a difficoltà facile o nightmare poco cambia, il combattimento è praticamente identico.

Nota bonus, qui sopra potete trovate la magnifica OST della fight in questione. Peccato che questa traccia sia apprezzabile solamente su Youtube, poiché è letteralmente impossibile sopravvivere più di 30-40 secondi durante la fight vera e propria.

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La Top 5 dei videogiochi con il peggior doppiaggio

Nei videogiochi moderni, trattati sempre più come dei film (soprattutto i titoli narrativi), il doppiaggio diventa una parte fondamentale dell’opera e, in quanto tale, può aumentarne il valore o affossarlo. Generalmente, nel settore i professionisti non vedono alcuna scena e quindi si trovano a dover impersonare un personaggio senza avere il riferimento video della scena: si doppia basandosi sull’onda sonora dell’interprete originale. Questo ha quindi portato spesso a dei prodotti che potessero risultare un po’ deficitari dal punto di vista del doppiaggio. Nel corso del tempo le cose sono un po’ migliorate, tant’è che si fa ricorso non più solo a doppiatori che interpretano un personaggio, ma proprio ad attori che, oltre alla voce, con il motion capture possono effettivamente recitare le scene che poi verranno digitalizzate e trasposte all’interno del videogioco. Un anno fa sulle nostre pagine abbiamo già parlato della localizzazione, mentre questa volta ci focalizzeremo proprio sul doppiaggio, riportando alla luce alcune opere che potevano senza alcun dubbio avere una lavorazione più attenta. Nella nostra top 5 di videogiochi con i doppiaggi horror, confezionata proprio in occasione di Halloween, andremo ad ascoltare alcune opere che si sono distinte in negativo in questo ambito. E chissà che non fosse stato meglio parlare di occasioni mancate da inserire nella lista dei videogiochi che meritavano una traduzione ma che non l’hanno avuta.

Top 5 dei videogiochi con doppiaggio horror da giocare ad Halloween

Si tratta di prodotti nella maggior parte dei casi non recentissimi, quindi sviluppati in un periodo dove era più difficile arrivare sui singoli mercati. Dal lato dello sviluppo, ci si accontentava di un doppiaggio per nulla memorabile, praticamente con il solo obiettivo di tradurre i dialoghi in italiano a scapito di tutto il resto, non curandosi troppo dell’interpretazione e del risultato finale. Dopo queste premesse, andiamo a scoprire i doppiaggi più horror dei videogiochi!

Nocturne (1999)

In un videogioco, normalmente non ci si aspetterebbe una voce con un inconfondibile accento romagnolo, o almeno se non fosse contestualizzato in qualche modo. Tutto ciò non succede in Nocturne, dove in un momento molto cupo assistiamo a una scena che sembra essere stata doppiata senza avere idea del contesto in cui ci si trova. Oltre all’accento, però, stona proprio l’interpretazione, che risulta essere troppo pimpante. Nel video è inoltre possibile notare anche il mancato synch fra voci e sottotitoli.

Haven: Call of the King (2002)

Per quel che riguarda Haven: Call of the King, il mercato italiano forse non è stato ritenuto sufficientemente importante da meritarsi un doppiaggio ad hoc. Le voci sono chiaramente straniere, quindi presumibilmente sono stati “riciclati” gli attori originali. Non c’era strumenti come Google Translator o siti che potevano aiutare a capire la pronuncia delle parole, e quindi il risultato è un disastro: quella che doveva essere una scena in cui si spiegava qualcosa di importante non è chiara per nulla.

Call of Cthulhu: Prisoner of Ice (1995)

L’ambientazione lovecraftiana generalmente è facilmente affiancabile ai prodotti horror. Nel caso di Call of Cthulhu: Prisoner of Ice a spaventare non è quello che vediamo, ma quello che ascoltiamo. Una richiesta d’aiuto, che dovrebbe essere straziante, in realtà risulta così poco convinta che assume un aspetto comico. Abbiamo da una parte un personaggio ferito, presumibilmente disperato e spaventato, e al contempo gli viene affiancata una voce e un’intonazione da parodia. L’unica soddisfazione è che anche il doppiaggio originale non è che brilli particolarmente…

Alpha Prime (2007)

In Alpha Prime viene mostrato Bellini, lo stereotipo italiano all’estero: un inglese incerto in cui si pronuncia ogni singola lettera, parole italiane inserite fra una frase e l’altra, senza dimenticarsi dei gesti esasperati quando si parla. Probabilmente al pubblico internazionale può andare anche bene così, poiché magari veniamo visti così noi italiani e quindi la differenza non viene nemmeno percepita più di tanto. Per noi, che invece riusciamo a capire il miscuglio di parole inglesi e italiane, la scena risulta particolarmente comica. La tristezza più grande? Il doppiatore, che è italiano.

King’s Field IV (2001)

La cima della classifica dei videogiochi con i doppiaggi horror per Halloween è occupata da King’s Field IV. Valgono più o meno le considerazioni fatte per Haven: Call of the King, quindi doppiatori inglesi, pronuncia non perfetta. Ma ci sono delle aggravanti: il testo è molto velocizzato, manca un’intepretazione e, soprattutto, viene detta una parola che in italiano nemmeno esiste. Oltre agli accenti sbagliati, la parola “traccia” diventa “tracchia”. Oltre a questo, mettendo a confronto la versione inglese con quella italiana, si nota come il testo tradotto sia veramente troppo lungo, tant’è che in scene dove in originale c’è silenzio, il doppiaggio è ancora presente.