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System Shock Remake – Recensione

Alcune software house hanno l’onore di essere ricordate per il genere videoludico che hanno, di fatto, inventato. Tra queste, non può non esserci Looking Glass Studios. Fondata da Paul Neurath nel 1990 e fallita appena dieci anni dopo, Looking Glass è stata una delle aziende più importanti – e anche una delle più sfortunate – degli ultimi 40 anni grazie alla produzione di ben quatto opere che hanno rivoluzionato i videogiochi e ispirato tanti altri professionisti del settore qualche anno dopo. Ultima Underworld, Thief, System Shock e System Shock 2 ha definito un genere, gli immersive sim. Oggi, trent’anni dopo, vi parliamo di uno di questi giochi, System Shock la cui versione Remake è appena approdata anche su console: questa è la nostra recensione.

System Shock del 1994

Prima di affrontare il remake, vale la pena soffermarsi sulla travagliata storia di System Shock. Il gioco di Looking Glass Studios esce nel 1994, pochi mesi dopo Doom di Id Software, in un momento in cui vedono la luce tantissimi firstperson shooter ambientati nello spazio più remoto e aggressivo. Il risultato è inaspettato: System Shock è acclamato dalla critica specializzata che lo definisce, a ragione, un’opera unica e innovativa; il pubblico lo snobba. System Shock non vende abbastanza, circa 170mila copie, e serviranno anni per capire l’importanza di un’opera seminale che ha permesso a giochi come Deus Ex e Bioshock di essere anche solamente pensati.

I videogiocatori contemporanei molto probabilmente ben conoscono il sequel capolavoro System Shock 2, ma quasi certamente non hanno mai giocato il primo capitolo. Almeno fino al 2023, anno in cui Nightdive Studios, oggi sotto la bandiera di Atari, ha pubblicato System Shock Remake su PC, e da qualche settimana anche su console, così da permettere anche a questa generazione di videogiocatori di provare uno dei titoli più belli e sottovalutati della storia dei videogiochi.

System Shock Remake: dito medio

Odissea nello Spazio

System Shock è ambientato nel 2072, anno in cui il nostro alter ego hacker, senza nome, viene catturato mentre cerca di accedere a file riguardanti la Cittadella, una stazione spaziale di proprietà di una corporazione: la TriOptimum. Ben presto falliamo nel nostro lavoro e siamo condotti davanti a un dirigente della stessa corporazione. Il patto è chiaro: l’azienda si offre di far cadere tutte le accuse in cambio di un hacking di SHODAN, l’intelligenza artificiale che controlla la stazione, per fini ben poco nobili.

Poco mossi dall’etica, ma interessati soprattutto ai beni materiali, accettiamo l’ultima proposta della TriOptimum: un prezioso impianto neurale militare. Già nell’incipit del gioco rimuoviamo i vincoli etici dell’intelligenza artificiale e finiamo in coma terapeutico per sei mesi. System Shock inizia quando ci risvegliamo dal nostro sonno e scopriamo che SHODAN ha preso il controllo della stazione. Tutti i robot a bordo sono stati riprogrammati per essere ostili e l’equipaggio è stato mutato, trasformato in cyborg o ucciso. E come se non bastasse, SHODAN vuole estendere il suo dominio sul pianeta Terra. Tocca a noi impedirlo e visto i danni che abbiamo fatto fino ad ora, sarebbe anche il minimo.

System Shock Remake: Shodan

Immersive sim

I giochi di Looking Glass Studios sono così importanti che tutte le loro opere principali sono racchiuse sotto un unico sotto-genere dei videogiochi di ruolo: gli immersive sim. In questo sub-genere, il videogiocatore ha la libertà di scegliere come raggiungere il suo obiettivo in un mondo limitato (non open world quindi) ma ricco di percorsi diversi. Una scelta coraggiosa per il tempo, che oggi è invece molto popolare e possiamo ritrovare in opere simili come Dishonored e Prey di Arkane Studios (ma anche se in forma di open world sulla serie di The Elder Scrolls o Cyberpunk 2077).

System Shock è uno degli immersive sim più sofisticati: abbraccia oltre al genere dei GDR, anche, e soprattutto, lo sparatutto in prima persona e il survival horror, nato appena un paio di anni prima con Alone in The Dark. System Shock Remake ripropone quanto già visto nel 1994 sotto una veste più snella, semplificata nell’utilizzo, ma ben ancorata al design – nel bene e nel male – dell’opera originale. In altre parole, System Shock Remake è complesso, difficile e a tratti tedioso esattamente come l’opera originale di cui sono stati smussati diversi angoli per renderlo, con successo, godibile anche per un pubblico abituato a giochi tripla-A in cui si è accompagnati per mano durante tutta l’avventura.

Nightdive Studios si è concentrata su un’interfaccia più pulita e su controlli più precisi. L’opera di Looking Glass Studios nasceva in un’epoca in cui le interfacce non avevano ancora uno standard ben delineato; di conseguenza, Doug Chuck e il suo team sperimentarono un sistema multi-tendina, così sovrapposte che causavono non pochi grattacapi ai videogiocatori. System Shock Remake rivede la user interface sostituendola con una tanto scontata per i giorni attuali quanto efficace: ogni cosa è al suo posto ed è possibile spostarsi tra mappa, inventario e registrazioni premendo, nel caso della versione console recensita, i dorsali del controller.

La console edition di System Shock Remake è particolarmente comoda. Il sistema di puntamento passa sui dorsali con il classico stile trigger-sinistro per puntare e trigger-destro per sparare. I comandi principali invece sono dedicati al salto, all’abbassarsi, al ricaricare le armi e ad attivare le interazioni (anche se la fantasiosa scelta di usare lo stesso tasto per attivare le batterie qualora presenti nel nostro inventario, è alquanto curiosa e dannosa).

Nightdive Studios ha reso i combattimenti meno noiosi rispetto al passato e decisamente più ostici, soprattutto se ci focalizziamo troppo velocemente verso la main quest senza esplorare la stazione spaziale con la calma e l’attenzione con cui è stata pensata l’esperienza videoludica. Nonostante non ci siano veri e propri cambiamenti nell’intelligenza artificiale, in questa versione del gioco i nemici sembrano più reattivi rispetto al passato. Questo rende il gunplay per nulla banale anche a livello di difficoltà normale (livello 2); nello specifico, System Shock Remake permette di impostare la difficoltà di gioco su tre livelli (1,2,3) modificando quattro parametri (combattimento, missione, cyber, puzzle).

Il gameplay di Sytem Shock si basa su un’esplorazione abbastanza spinta. Non avendo alcuna memoria degli ultimi sei mesi, dovremmo ricostruire l’intera vincenda della Cittadella ascoltando le registrazioni e leggendo e-mail di personaggi secondari ormai defunti. Questa scelta narrativa rende il gioco realmente immersivo e ci costringe a seguire gli indizi all’interno di una mappa composta da vari piani con differenti ambientazioni che ben rappresentano un’azienda futuristica (con tanto di centro ricerca e zona executive). Nell’esplorazione, System Shock Remake è rimasto molto fedele al passato, invecchiando anche un po’ male: il backtracking può essere molto noioso (soprattutto se costretti a recuperare vita o consumabili) e particolarmente complesso se non balza subito all’occhio un oggetto utile ai fini della missione principale.

Per quanto concerne la parte ruolistica, il nostro personaggi ha due barre: una dei punti vita e una dell’energia. La prima ci mantiene in vita ovviamente, mentre la seconda viene consumata da determinate armi a lungo e corto raggio. A queste, si aggiungono pistole e fucili con tante, troppe forse, munizioni diverse, che offrono vantaggio se usate sul giusto nemico (mutanti, cyberborg e droni per la maggior parte).

Infine, una delle parte più iconiche è il cyberspazio, una dimensione “neurale” in cui ci muoviamo come se fossimo una navicella all’interno di uno spazio tra l’onirico e il concettuale. Il cyberspazio permette di raccogliere potenziamenti unici. In System Shock Remake questo spazio è stato nettamente migliorato rispetto al passato, in quanto adesso è molto meno caotico, più comprensibile, ma comunque ancora decisamente snervante in quanto il livello di difficoltà per arrivare fino in fondo è spesso decisamente elevato.

System Shock Remake: ciberspazio

Remake all’avanguardia

Tecnicamente System Shock Remake è un ottimo lavoro. Il motore grafico è di assoluta qualità e la nuova veste grafica svecchia mantenendo le atmosfere horror sci-fi immaginate nel 1994. I colori e lo stile cyberpunk sono deliziosi e una menzione d’onore va fatta ai nemici, moderni e ben dettagliati. L’unica nota stonata che ci sentiamo di fare riguarda le animazioni e gli sprite: tutto molto ripetitivo e fin troppo legnoso.

D’altro canto il comparto sonoro ha ricevuto un deciso rework sia alle musiche, ma soprattutto ai rumori ambientali. Una mina piazzata dai nemici continua ad avvisarvi del pericolo emettendo un beep sempre più intenso man mano che ci avviciniamo, mentre tutti i (pochi) nemici hanno almeno una frase che li introduce.

La nostra prova è stata effettuata su Xbox Series X dove la resa grafica è particolarmente piacevole e i tempi di caricamento sono velocissimi. Giocare System Shock Remake con un controller è un’esperienza godibile e che ci sentiamo di consigliare a qualsiasi fan, anche a quelli che solitamente preferiscono giocare con mouse e tastiere, poiché l’esperienza rimane inalterata.

Conclusione

System Shock Remake è un titolo che siamo felici di aver giocato, perché ci ha permesso di rivivere le medesime emozioni di trent’anni fa con una veste tecnica decisamente moderna. Il remake è un successo sul comparto grafico e sonoro, ma anche le poche migliorie apportate sull’interfaccia e sui controlli hanno fatto la differenza, poiché trasformano il titolo da un videogioco del 1994 a un gioco contemporaneo.

La scelta di mantenere il gameplay così come quello originale ha i suoi pregi, perché permette di godersi il titolo con la lentezza con cui era stato pensato, ma ha il risvolto negativo di non essere adatto a tutti. Esattamente come l’originale, System Shock Remake è un gioco difficile, complesso e non adatto a tutti. Chi ha il coraggio di goderselo seguendo i tempi dell’opera però potrà scoprire, o riscoprire, una pietra miliare del genere e dei videogiochi in generale.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series X/S, , PC, PS4, Xbox One
  • Data uscita: 21/05/2024 su console
  • Prezzo: 39,99 €

Ho provato System Shock Remake a partire dal day one su Xbox Series X.

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Top Spin 2K25 – Recensione

Top Spin si riaffaccia sul panorama videoludico dopo ben 10 anni di assenza, anni in cui viveva il dualismo tra Top Spin e Virtua Tennis, con il primo che vinceva a mani basse visto l’approccio più simulativo rispetto alla controparte di SEGA, ancora troppo legato ad un tipo di arcade degno di una sala giochi vecchio stampo. Ora Top Spin, passato nelle sapienti mani di 2K Games, che di giochi sportivi se ne intende, è pronto a regalare a tutti gli appassionati ore ed ore di sano Tennis. Vediamo in questa recensione di Top Spin 2K25 se 2K Games sarà riuscita nell’intento.

Top Spin 2K25: Gameplay

Ace

In questo lasso di tempo di assenza, di videogiochi di tennis non ne sono mancati. Due su tutti: Tennis World Tour e Matchpoint sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nel cuore degli appassionati, ma che per problemi vuoi tecnici, vuoi di gameplay, non sono riusciti a sfondare del tutto.

Top Spin 2K25 invece brilla sicuramente dal punto di vista del gameplay. Gli sviluppatori hanno preso ciò che di buono vi era nei capitoli precedenti, lo hanno affinato e reso “nextgen” creando una gestione della palla che è facile da imparare (basterà qualche ora per entrare nel meccanismo) ma difficile da padroneggiare, soprattutto contro giocatori umani o ai livelli più alti di difficoltà dove l’IA vi metterà a dura prova.

Il tempismo è tutto: una palla colpita con il giusto tempismo riesce a mettere in difficoltà l’avversario o realizzare un punto diretto. Inoltre è stata implementato l’indicatore della forza da imprimere alla pallina che aggiunge sia un tocco di realismo sia la possibilità di fare punto quasi certo ma non è sempre così, come nella realtà dopotutto. Ma bisogna fare attenzione: colpire forte, soprattutto da fondocampo, fa spendere energia, energia che a mano a mano che lo scambio si prolunga diminuisce, fino ad arrivare al punto critico in cui o si manca il colpo dell’avversario o si sbaglia tiro. Ovviamente, il discorso stanchezza varrà anche per il vostro avversario.

Riassumendo avrete a disposizione i quattro tipi di colpo classici: piatto, slice, top spin e pallonetto più la palla corta tramite uno dei tasti dorsali del pad, per ognuno dei sopra citati colpi potrete decidere se utilizzare il tiro controllato, meno potente ma più preciso oppure il tiro caricato, più potente ma anche più rischioso.

Top Spin 2K25: Roger Federer

Sembra difficile? In realtà non lo è, ma se fosse necessario, ci verrà in aiuto un vero mostro sacro del Tennis, John McEnroe con la sua Top Spin Academy, che ci porterà mano nella mano, attraverso una serie di lezioni ben studiate, a comprendere il sistema di controllo e farà anche di più, non si limiterà ad insegnarvi a come colpire la palla ma con le lezioni avanzate riuscirà nell’intento di spiegarvi i vari stili di gioco sia dal punto di vista difensivo che offensivo.

Tutto funziona a meraviglia e in men che non si dica sarete in grado di effettuare scambi spettacolari e soddisfacenti dal punto di vista del divertimento.

Modalità di gioco

Le modalità sono le classiche per un gioco di tennis. Il single player permette tutto quello che già conosciamo dall’esibizione alla carriera in solitaria. L’online invece permette di sfidare giocatori di tutto il mondo in due modalità: il Tour 2K giocheremo con, e contro, i tennisti professionisti presenti nel gioco; il World Tour in cui le sfide avvengono tra i tennisti creati dai videogiocatori. Presente anche il pass stagionale, che vi mette a disposizione, se deciderete di acquistarlo, una miriade di oggetti per personalizzare, a livello estetico, il vostro player.

La punta di diamante del gioco è la carriera. Un percorso che si sviluppa di anno in anno in cui dovrete portare il vostro tennista, sconosciuto all’inizio, ai vertici del Tennis mondiale. I tornei, oltre quelli inventati di sana pianta, sono quelli reali e si dividono in tornei 250, 500 e 1000, intervellati dai tornei del Grand Slam, quattro nell’arco della stagione, uno sul cemento, uno sul sintetico, uno sulla terra rossa ed ovviamente uno su erba. E a proposito di superfici, la fisica della pallina si è comporta bene su ogni tipo di superfice, rallentando sull’erba, “schizzando” sul cemento e risultando insidiosa sulla terra battuta.

La progressione del proprio tennista funziona come il più classico dei giochi di ruolo: ogni tipo di incontro o di allenamento porterà dei punti XP che vi faranno salire di livello. Ogni livello garantisce una manciata di punti abilità che sarà possibile distribuire tra varie caratteristiche (Diritto, rovescio, volee, servizio e così via) oppure assegnarle automaticamente scegliendo semplicemente il vostro stile di gioco. Si parte con 30 punti abilità per ogni caratteristica, il massimo raggiungibile è 70. Per andare oltre avrete bisogno di migliorare le dotazioni in vostro possesso (come corde e telaio, che si sbloccano vincendo incontri, ed assumendo un allenatore e completando i suoi incarichi.

Tecnica da amatore

Purtroppo, non mancano note negative. Se a livello di gameplay, e divertimento generale, Top Spin 2K25 svolge il suo compito a tutto tondo, lo stesso non si può dire per il comparto grafico, che nonostante sia stato presentato come next gen, la natura cross gen del gioco si sente e si vede.

I modelli poligonali, visti da vicino, sono veramente bruttini, animazioni a volte legnose (ndR: sviluppatori, vi prego, le scarpe vengono colpite dai tennisti con la racchetta solo sulla terra battuta per eliminare la terra in eccesso, non anche su erba e cemento) e il pubblico non è che sia dei più belli visti sinora (per restare in casa 2K, quello di NBA è nettamente ben fatto). Il tutto migliora sicuramente da una inquadratura stile televisiva, mentre gli stadi ufficiali sono davvero ben riprodotti.

Sul sonoro invece niente da dire, rumori ambientali perfetti e nei menù una colonna sonora di tutto rispetto, a volte monotona ma bella (la trovate anche su Spotify).

Conclusione

Un titolo quello di 2K Games e Hangar 13 che svolge bene il suo compito offrendo un titolo appagante, divertente e longevo. Purtroppo alcuni difetti ne minano il voto finale portandolo appena una spanna sopra la sufficienza.

Top Spin 2K25 è afflitto da problemi grafici e di animazione, una carriera a lungo andare noiosa e ripetitiva, un roster davvero risicato, in cui dei primi 10 tennisti al mondo non c’è quasi nessuno. In poche parole, si tratta di una mancata occasione per sfornare il titolo definitivo sul tennis, ma Top Spin 2K25 può definirsi comunque un ottimo punto di partenza per la serie e per le future stagioni.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series S|X e One, PC
  • Data uscita: 26/04/2024
  • Prezzo: 59,99 €

Ho provato Top Spin 2K25 su Xbox Series X

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Star Wars Outlaws: tutto quello che c’è da sapere

Era il 2021 quando Ubisoft svelò al mondo di aver stretto un accordo con la Disney per concentrare i suoi sforzi sull’universo di Star Wars, subentrando, di fatto, ad Electronic Arts. Il risultato di questi anni di sviluppo, e attesa per i fan, è Star Wars Outlaws: un’avventura nel selvaggio mondo criminale della galassia.

In questo articolo vi raccontiamo tutto quello che già sappiamo e che bisogna conoscere sul prossimo videogioco di Guerre Stellari, Star Wars Outlaws.

Data D’Uscita, Versioni e Prezzi

L’universo di Star Wars sarà esplorabile da tutti gli appassionati a partire dal 30 agosto del 2024 su PC, PS5 e Xbox Series X/S al prezzo di 69,99 euro per la versione standard, 109,99 euro per la Gold Edition ed infine 129,99 euro per la Ultimate Edition.

La Gold Edition di Star Wars Outlaws contiene, oltre al gioco base, anche il Season Pass composto da due DLC post-lancio già annunciati più una missione e un personaggio extra. L’Ultimate Edition aggiunge al pacchetto altri due contenuti estetici e un Art Book Digitale formato da una selezione di illustrazioni, concept art e uno storyboard cinematografico.

Ubisoft ha anche confermato che Star Wars Outlaws sarà presente su Ubisoft+ Premium, il proprio abbonamento per gli utenti PC al costo di 17,99 euro al mese.

Star Wars Outlaws: Kay Vess

Trama

Ambientato tra gli eventi de “L’Impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi”, Outlaws ci presenta una nuova protagonista: Kay Vess, una giovane fuorilegge che cerca la libertà e i mezzi per iniziare una nuova vita. Accompagnata dal suo compagno Nix, Kay si imbarca in una serie di missioni per sopravvivere e prosperare nei pianeti senza legge del Margine Esterno. Il suo obiettivo? Compiere un colpo leggendario, quello che ti cambia la vita.

Approfittando della World Premiere del trailer del gioco (del 9 aprile scorso), cerchiamo di sviscerare questo attesissimo gioco e le sue differenze con altri titoli dello stesso universo svelando ciò che, ad oggi, sappiamo.

Per il creative director di Massive Entertainment, Julian Gerighty, cimentarsi con una proprietà intellettuale come quella di star Wars è la realizzazione di un sogno.

Alla fine dei lavori su The Division 2 ci è stata data l’opportunità di collaborare con Lucasfilm Games per un gioco di Star Wars e ovviamente ci siamo parecchio entusiasmati. Ci siamo messi subito a pensare alle nostre esperienze e al nostro rapporto con Star Wars per capire cosa ci sarebbe piaciuto fare con quel mondo, individuando molto rapidamente che ciò che ci interessava di più era creare un Outlaw fantasy con tutti gli archetipi di Star Wars: è stato questo il nostro punto di partenza. Con un tempismo perfetto, perché abbiamo potuto parlarne con Lucasfilm Games poco prima del lockdown e sfruttare quindi quel periodo per la fase concettuale

Julian Gerighty, creative director di Massive Entertainment
Star Wars Outlaws: Grafite

Caratteristiche e gameplay

Star Wars Outlaws è mosso dal motore grafico Snowdrop, una soluzione tecnologica che ha consentito a Massive Entertainment di poter introdurre nel gioco praticamente qualsiasi cosa gli venisse in mente: dai viaggi spaziali alle corse frenetiche a bordo degli speeder, passando naturalmente per le fasi esplorative a piedi e gli spettacolari combattimenti che animano l’avventura.

Tra le caratteristiche conosciute al momento possiamo annoverare sicuramente le ampie dimensioni dei pianeti, molto più grandi, ad esempio, di quelli visti su Star Wars Jedi: Survivor ed eplorabili liberamente dalla protagonista a bordo del suo speeder (utilizzabile nel gioco nè più nè meno che una moto da cross).

Il gioco si presenta come un titolo in terza persona con spiccati elementi di furtività. Si potrà quindi scegliere se agire in modo silenzioso, o affrontare i nemici a viso aperto (ricorda molto ovviamente Assassin’s Creed). Inoltre ci saranno anche numerose sparatorie che dovranno essere affrontate a bordo dello speeder o altri mezzi che vedranno un sistema di mira al rallentatore, soluzione conosciuta ed apprezzata già in altri titoli.

Il gameplay prevede infine anche meccaniche di gioco di ruolo, ormai tanto care, che consentiranno di migliorare le proprie attrezzature e le proprie abilità.

Scelte morali e grandezza del mondo

Ciò che intriga è la possibilità di scelta, anche morale, che rappresenta una peculiarità del gameplay. Si ha la possibilità di accettare incarichi per o contro le varie fazioni della galassia, aumentando (o diminuendo) la propria reputazione. Quindi scegliere saggiamente le proprie alleanze ed azioni sarà di importanza strategica.

Sulle armi sappiamo sicuramente che Kay sarà dotata di blaster, di cui una modalità ad esempio è quella di focus, più precisa ma più lenta. Inoltre, Ubisoft ha promesso che in Outlaws l’esplorazione spaziale sarà reale; infatti, si piloterà realmente la propria astronave, la quale sembra abbia la funzione di Hub, con la quale esplorare la galassia e partecipare a combattimenti spaziali.

Infine durante il gioco le scelte di dialogo effettuate influenzeranno la trama. Una scelta sbagliata può attivare una taglia da parte dell’Impero, quindi fate attenzione!

Per quanto riguarda i mondi disponibili, infine, parliamo di mondi predefiniti, per un’ampiezza di 2/3 zone della mappa di Assassin’s Creed Odyssey, quindi in netta contrapposizione con chi predilige la generazione procedurale dei mondi. In ogni caso Massive ha confermato che non ha voluto creare un mondo esageratamente grande per evitare che i giocatori non ne godano a pieno o che non venga completato per le innumerevoli missioni e sottomissioni.

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Paper Mario: Il Portale Millenario è ora disponibile su Nintendo Switch

Il Portale Millenario, uno dei capitoli più amati della serie Paper Mario, è ora disponibile su Nintendo Switch. Originariamente lanciato per GameCube nel 2004, questo gioco di ruolo ha catturato l’immaginazione dei giocatori grazie alla sua grafica unica a tema cartaceo, una trama avvincente e un sistema di combattimento apprezzato dalla critica già venti anni fa.

Il Portale Millenario segue le avventure di Mario mentre esplora il misterioso mondo di Fannullopoli per trovare i leggendari Cristalli Stellari e salvare la Principessa Peach, rapita da un’organizzazione malvagia. Con il suo mix di puzzle, piattaforme e battaglie a turni, il gioco offre un’esperienza di gioco ricca e coinvolgente.

La versione per Nintendo Switch di Paper Mario: Il Portale Millenario presenta una grafica aggiornata, una colonna sonora con nuovi arrangiamenti e nuove migliorie che rendono il titolo maggiormente contemporaneo come la nuova “Stanza dei Tubi” che che permette di ritornare velocemente alle aree già completate.

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System Shock Remake ora disponibile anche su console

Finalmente anche i fan console possono mettere le mani sul remake di System Shock. Dopo il successo del lancio per PC nel 2023, Nightdive Studios ha reso il classico sim sparatutto fantascientifico del 1994 accessibile ai giocatori su PS4, PS5 e Xbox One e Series S/X.

System Shock Remake offre un’esperienza di gioco completamente rinnovata con grafica in alta definizione fino a 4K 60FPS su PlayStation 5 e Xbox Series X, controlli aggiornati per supportare i gamepad di PlayStation e Xbox e un’interfaccia migliorata e suoni e musiche inediti. La versione per console include numerosi miglioramenti, tra cui un sistema di waypoint per le missioni a difficoltà facile, incontri con i nemici migliorati, nuovi attacchi e comportamenti, e un bilanciamento del gioco aggiornato.

Stephen Kick, CEO di Nightdive Studios, ha dichiarato: “Per la prima volta, l’incredibile mondo di System Shock è disponibile per i giocatori su console. Siamo davvero entusiasti di presentare la nostra interpretazione di questo videogioco pionieristico a un pubblico completamente nuovo”.

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Cosa sono i Metroidvania e cosa li contraddistingue

Metroidvania indica un genere ben preciso, in stile platform, preferibilmente 2D ma anche 3D all’occorrenze, con regole ormai consolidate basate sull’esplorazione libera e la necessità di sbloccare nuove abilità per andare avanti nell’avventura. Rispetto ai platform, di cui i Metroidvania possono essere considerati un sottogenere, la maggior parte dei Metroidvania richiede ai giocatori di attraversare un’unica, enorme mappa di gioco con la possibilità di imbattersi durante la propria esplorazione in sfide troppo difficili che imporranno al videogiocatore di tornare indietro per trovare nuovi potenziamenti per accedere ad aree che non potevano raggiungere in precedenza.

In questo articolo, vi racconteremo le origini e l’evoluzione dei Metroidvania, dai primi esempi fino ai titoli più moderni. Addentriamoci dunque insieme alla scoperta dei profondi meandri di un genere sicuramente di nicchia, ma ancora amatissimo il cui termine viene dall’unione dei titoli di due famose saghe, ovvero Metroid e Castlevania. Entrambi i primi capitoli di queste leggendarie serie comparvero su NES nel 1986. Dal momento che l’uscita del primo Metroid precedette di poche settimane Castlevania, parleremo prima di questo gioco.

Metroid

In Metroid il giocatore controlla la Samus Aran, cacciatrice di taglie armata di una tuta supertecnologica. Samus ha il compito di addentrarsi nei meandri del pianeta Xebes per fronteggiare i temibili pirati spaziali. I malvagi alieni stanno cercando di diffondere una pericolosa specie di parassiti spaziali, ovvero i metroid.

Il primo Metroid proponeva una struttura a scorrimento, con meccaniche che univano il genere platform con elementi sparatutto. Nel corso dell’avventura è molto importante sia effettuare i salti e superare gli ostacoli con il giusto tempismo sia sfruttare sapientemente le armi a disposizione per liberarsi delle orde di alieni nemici.

A sancire il successo di Metroid, oltre all’ottimo gameplay e alle atmosfere horror-fantascientifiche, insolite per un prodotto Nintendo, fu proprio la struttura del gioco. A differenza di molti altri prodotti, infatti, in Metroid il giocatore non avanza in maniera lineare attraverso una serie di livelli. Il pianeta Xebes infatti propone un’unica enorme area, che il videogiocatore deve esplorare fin nei minimi particolari. Per procedere nell’avventura occorre dunque un ottimo senso dell’orientamento ed un uso sapiente della mappa. A complicare le cose c’è anche l’inacessibilità, nelle prime fasi del gioco, di molte delle aree, che potranno essere sbloccate solo grazie all’ottenimento di nuove armi e abilità, come super missili, soppi salti ecc. Sebbene ancora molto acerbi, il primo Metroid presentava già numerosi degli elementi che sarebbero diventati tipici dei metroidvania.

Castlevania

Metroidvania

Solo due mesi dopo l’uscita di Metroid, Konami rilasciò per NES il primo capitolo di quella che sarebbe divenuta una delle sue saghe più famose, ovvero Castlevania. In questa avventura il giocatore accompagna il prode Simon Belmont nel suo attacco al castello di Dracula. Da bravo cacciatore di vampiri, il nostro Simon è equipaggiato di tutto punto. Oltre alla sua fida frusta Vampire Killer, infatti, il nostro eroe ha a disposizione un gran numero di armi, come asce, croci da lancio, boccette di acqua santa e non solo.

Pur riproponendo lo stesso mix di combattimento e piattaforme visto in Metroid, il titolo Konami presenta una struttura molto più lineare. Castelvania si snoda infatti attraverso sei livelli, ognuno con il suo Boss conclusivo. Simon deve farsi strada all’interno di ogni location a colpi di frusta, facendo attenzione sia ai numerosi ostacoli che alle miriadi di creature mostruose al servizio del nostro conte. Rispetto a Metroid, dunque, l’esplorazione passa decisamente in secondo piano ed è l’azione a farla da padrone.

Entrambi i nostri giochi godettero di un ottimo riscontro e diedero vita a due delle saghe di maggior successo dei primi anni novanta. Dopo un sequel su gameboy (Metroid 2: Return of Samus), la saga di Metroid trovò il suo capolavoro in Super Metroid, uscito nel 1994 su SNES. Castlevania invece ebbe prima una trilogia su NES, seguita da una serie di giochi usciti per SNES Mega Drive e PC Engine. Tra essi spicca il meraviglioso Super Castlevania 4 per SNES, che riproponeva la formula del capitolo originale elevandola all’ennesima potenza.

Sembrava quindi che le due saghe avrebbero proseguito la loro corsa parallelamente, con ben pochi elementi ad unirle. Tutto cambiò nel 1997.

Il primo Metroidvania

Nel marzo del 1997 vide infatti la luce, sulla prima Playstation, Castlevania: Symphony of the Night. In questo incredibile gioco il vestiamo i panni di Alucard, il figlio di Dracula, col compito di penetrare nuovamente nella magione del vampiresco genitore per far luce sui misteri che la avvolgono. Questa volta, però, il gioco non si svolge più in una serie di livelli lineari, ma presenta un’unica, enorme mappa, in maniera del tutto analoga a quanto visto nella saga di Metroid.

Nel corso dell’avventura, Alucard ha la possibilità di apprendere numerose abilità e di ottenere vari potenziamenti. Oltre che a rendere più semplici le battaglie contro i nemici, queste abilità consentono l’esplorazioni di tutte quelle aree che all’inizio del gioco risultavano precluse. Symohony of the Night, dunque, è riuscito ad unire insieme le atmosfere e le dinamiche action della saga di Castlevania con l’esplorazione e le meccaniche di avanzamento apparse nella saga di Metroid. Per questo motivo, nonostante stiamo parlando di un videogioco della serie Castlevania, Symphony of the Night è da molti considerato il primo metroidvania della storia.

L’evoluzione di un genere

Nel corso degli anni, il genere dei metroidvania si è ampliato, evoluto e allontanato dalle due saghe cui si ispirano, che hanno saldamente mantenuto le proprie caratteristiche. Da una parte, la saga di Metroid ha quasi sempre regalato grandi capolavori. Molti giochi della saga come, ad esempio Metroid Fusion o il più recente Metrodi Dread, hanno riproposto la struttura originale di Super Metroid, accompagnandola ad un comparto tecnico in costante aggiornamento e a numerose nuove idee.

Con la saga di Metroid Prime, invece, Nintendo ha tentato una strada diversa. Questa serie infatti unisce l’esplorazione e la scoperta di nuove abilità con una struttura completamente in 3D e le meccaniche tipiche di un FPS.

Minor fortuna invece ha avuto la saga di Castlevania (soprattutto a causa delle discutibili politiche di Konami). Dopo una serie di eccellenti titoli portatili (tra cui ricordiamo Aria of Sorrow o Circle of The Moon) e la dimenticabile saga Lords of Shadow, Konami ha preferito limitarsi a riproporre saltuariamente alcune collection con gli episodi più famosi della saga, spesso con veste grafica rinnovata.

I migliori metroidvania

Nel corso degli anni 2000, grazie soprattutto all’esplosione dei titoli indie, sono apparsi molti videogiochi che fondono le due saghe e hanno dato vita al genere dei metroidvania. Alcuni dei quali hanno raggiunto ottimi livelli di popolarità e successo.

Probabilmente la serie più popolare è Hollow Knight di Team Cherry e la saga di Ori di Moon Studios. Però, meritano certamente una menzione anche videogiochi come The Messenger, Guacamelee e Axiom Verge. Anche il recente Prince of Persia: The Lost Crown, di Ubisoft, presenta tutti i tratti caratteristici del genere metroidvania.

La cosa interessante è che tutti questi titoli, pur presentando realizzazioni tecniche all’avanguardia, hanno scelto di restare fedeli alla classica struttura bidimensionale. Una delle chiavi del successo dei metroidvania, che ha permesso a questo genere di crearsi uno zoccolo duro così forte di fan, sta proprio nella sua apparente semplicità. Per quanto spesso si tratti di giochi estremamente complessi ed articolati, infatti, quasi tutti i metroidvania hanno un’idea di fondo semplice nello stile di easy to learn, hard to master.

Oltre a questo la grafica bidimensionale, soprattutto se realizzata seguendo uno stile particolarmente originale ed artistico, esercita tutt’oggi un fascino speciale sui videogiocatori, che hanno come l’impressione di trovarsi davvero all’interno di un’opera d’arte.

Vedremo se, anche nei tempi futuri, il genere continuerà a mantenere il suo fascino e se il pubblico continuerà a premiarlo. Intanto possiamo prepararci tutti insieme ad accogliere Silksong, seguito di Hollow Knight. Vedremo se questo gioco saprà raccogliere l’eredità non solo del suo predecessore, ma di un intero genere che, per quanto ormai vetusto, sembra davvero non annoiare mai.

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Nintendo Switch 2: novità su data d’uscita e hardware

Qualche giorno fa Nintendo ha ammesso di star valutando quando presentare la futura console domestica (per ora denominata Switch 2). Sicuramente non sarà mostrata nel Nintendo Direct di giugno, ma questa precisazione ha scatenato la community, ma anche costretto il presidente della società nipponica nel dover chiarire alcuni punti.

In una sessione di domande e risposte rivolta agli investitori, il presidente di Nintendo Shuntaro Furukawa ha confermato che le previsioni per l’attuale anno finanziario non includono le vendite di Switch 2. Considerando che l’attuale anno finanziario termina il 31 marzo 2025, questo ci impone di pensare che Nintendo Switch 2 non uscirà prima della prossima primavera.

In concomitanza con le dichiarazioni di Furukawa, alcuni noti leaker hanno suggerito le specifiche della la nuova console domestica. Secondo CentroLeaks, la console avrà un hard disk 256 GB e 12 GB di RAM suddivisi in due moduli LPDDR5 da 6 GB a 7500 MT/s.

Inoltre, si ipotizza che la console includerà un microfono nel controller ma anche all’interno del corpo centrale, per coloro che giocano in modalità portatile.

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Microsoft chiude Arkane Austin, Tango Gameworks e altri due studi

Microsoft ha annunciato una serie di importanti cambiamenti all’interno dei suoi team di sviluppo di giochi, come riportato in una mail interna firmata da Matt Booty e ottenuta da IGN e Bloomberg. Questi cambiamenti includono la chiusura di quattro studi di sviluppo: Tango Gameworks, Arkane Austin, Alpha Dog Games e Roundhouse Games.

Secondo la comunicazione di Matt Booty, il motivo principale di questi cambiamenti è concentrarsi sui titoli di maggior successo e investire ulteriormente nel catalogo di Bethesda. Questo riorientamento strategico implica che alcuni team verranno riallineati ad altri, mentre altri saranno chiusi. Per esempio, Arkane Austin, Tango Gameworks e Alpha Dog Games chiuderanno definitivamente, mentre Roundhouse Games si unirà a ZeniMax Online Studios per lavorare su The Elder Scrolls Online.

La mail di Booty ha specificato che la decisione di chiudere questi studi non riflette sulla creatività o le capacità dei team coinvolti, ma è stata presa per concentrare le risorse su progetti prioritari. Microsoft si impegna a fornire supporto a coloro che sono stati colpiti da questi cambiamenti, inclusi i pacchetti di indennità di licenziamento previsti dalle leggi locali.

La mail conclude sottolineando che i restanti team di sviluppo, inclusi Arkane Lyon, Bethesda Game Studios, Id Software, MachineGames e ZeniMax Online Studios, continueranno e a creare nuove IP, esplorare nuovi concetti di gioco ed espandere i franchise esistenti.

Tango Gameworks era l’unica casa di sviluppo di Microsoft in Giappone, nota per essere stata fondata da Shinji Mikami. Il primo titolo della software house fu il survival horror The Evil Within e ottene un buon riscontro da parte di critica e pubblico anche per Ghostwire: Tokyo e Hi-Fi RUSH. Arkane Austin, apprezzata dal pubblico per Prey (2017) invece ha pagato a caro prezzo il flop di Redfall. Alpha Dog Games aveva nel suo curriculum solo lo sviluppo di Mighty Doom, lo spin-off per mobile dell’omonimo titolo per PC. Infine, Roundhouse Studios, durante la sua vita, ha solamente contribuito allo sviluppo di Redfall ed era attualmente al lavoro su un nuovo progetto che non vedrà mai la luce.

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Editoriali

Super Star Wars: la trilogia videoludica per Super Nintendo

Come ogni fan della saga di Star Wars che si rispetti saprà perfettamente, il 4 maggio ricorre lo Star Wars Day. Come ogni anno, i fan del celebre franchise cinematografico si riuniranno insieme in tutto il mondo per festeggiare questo meraviglioso universo immaginario attraverso numerosi eventi tematici.

Non potevamo certo restare indifferenti all’evento e per l’occasione abbiamo pensato di rispolverare per voi una delle trasposizioni più particolari della storia di Luke, Darth Vader e soci, ovvero la saga di Super Star Wars, uscita tra il 1992 e il 1995 sul leggendario Super Nintendo. Pur non essendo tra i giochi di Star Wars più conosciuti o di successo, i tre giochi di cui andremo a parlare sono estremamente divertenti ed interessanti. Speriamo che per tanti di voi rappresentino una bella scoperta e che il nostro articolo vi invogli a provarli!

Star Wars a 16 bit

Star Wars

La serie dedicata a Star Wars apparsa su SNES ad opera di LucasArts si ispira, naturalmente, alla trilogia cinematografica originale. I tre giochi, Super Star Wars, Super Star Wars: The Empire Strikes Back e Super Star Wars: Return of the Jedi ripropongono fedelmente le omonime pellicole. Pur presentando vari miglioramenti grafici e nei controlli, i tre titoli ripropongono esattamente la stessa formula, al punto da poter essere considerati un solo gioco diviso in tre parti.

Tutti e tre i videogiochi si presentano principalmente come degli sparatutto a scorrimento orizzontale. Facendo l’occhiolino a titoli come Ghouls and Ghost o Contra, la saga di Super Star Wars unisce elementi platform e shooter, ponendo il giocatore al centro di un’azione estremamente veloce e dinamica. Per giungere alla fine di ogni livello, sarà necessario sia evitare i numerosi ostacoli (pozze di lava, burroni e sabbie mobili) sia abbattere vere e proprie orde di nemici.

Ognuno dei personaggi che utilizziamo presenta caratteristiche uniche. Ad esempio Han Solo e Chewbacca dispongono di un’enorme potenza di fuoco a distanza, mentre Luke può ricorrere alla sua fida spada laser per sfoderare potenti attacchi ravvicinati. Nel corso dell’avventura utilizzeremo anche altri personaggi, ma preferiamo non rovinare la sorpresa a coloro che vorranno riscoprire questi giochi.

Azione cinematografica

Star Wars

Oltre alla frenesia e al divertimento offerto dal gameplay, il punto di forza di Super Star Wars è indubbiamente la grande fedeltà ai film da cui è tratta la trasposizione videoludica. I tre giochi infatti ripercorrono in maniera molto fedele praticamente tutte le scene principali dei tre film. Ogni ambientazione, dal pianeta ghiacciato di Hot fino alla lune di Endor, è riproposta con enorme cura e attenzione ai dettagli, anche dal punto di vista della musica e degli effetti sonori.

In base alla situazione proposta, i giochi proporranno anche delle variazioni significative al gameplay. Per esempio verso la fine di Super Star Wars il giocatore deve affrontare il famoso attacco alla Morte Nera. Questa sequenza si svolge nell’arco di due interi livelli. Nel primo controlleremo il nostro fido X-wing con una visuale posta alle spalle dell’astronave, utilizzando meccaniche tipiche di uno space shooter. Nel livello finale invece saremo trasportati direttamente all’interno dell’abitacolo con una visuale in prima persona.

I livelli presentano davvero una grande varietà di situazioni, mescolando meccaniche e tipologie di gioco. Questa grande varietà riesce a mantenere il giocatore sempre coinvolto, senza mai annoiarlo. Anche il sistema di controllo si adatta bene ai diversi livelli, proponendo una giocabilità sempre all’altezza della situazione. Unica pecca il livello di difficoltà, che a volte raggiunge vette piuttosto alte, soprattutto a causa di alcuni elementi frustranti, come piattaforme nascoste, ostacoli trappole che si palesano senza preavviso e nemici spesso fin troppo coriacei.

Atmosfere Spaziali

Come già accennato, a rendere davvero speciale questa trilogia non è tanto il divertimento e la sfida che sa offrire, quanto la maniera magistrale con cui questi giochi riproducono le esatte atmosfere dei film. Oltre all’ottima resa grafica, che sa fondere in maniera encomiabile i film di Lucas con la realtà delle sale giochi anni 90, merita certamente un grande plauso il sonoro.

Non solo le musiche riproducono fedelmente tutte le tracce principali dei film in salsa 16 bit, ma tutti gli effetti sonori, dal rumore dei laser all’iconico suono delle spade laser, sono stati riprodotti con cura davvero maniacale. Un lavoro ancora più incredibile se si pensa agli anni in chi questi giochi sono stati prodotti. Per fare un esempio, durante i vari scontri con Darth Vader saremo sempre accompagnati, oltre che dalla musica, dall’inquietante suono del suo respiro. Nella battaglia finale contro l’imperatore, invece, saremo costantemente provocati dalle sue odiose risate.

Meritano una menzione anche i meravigliosi boss di fine livello, anch’essi ispirati a tutti i vari antagonisti affrontati nei film, seppur con qualche licenza. Questi temibili avversari presentano spesso delle dimensioni volutamente esagerate, scelta che evidenzia ulteriormente la lor pericolosità. Una menzione particolare merita il Wampa gigante che andremo ad affrontare in Super Empire Strikes Back, che ha fatto saltare dalla sedia più di un giocatore alla sua comparsa.

Una piccola gemma nell’universo di Star Wars

La trilogia di Super Star Wars ricevette un’ottima accoglienza. Il primo capitolo fu premiato come miglior “Action/Adventure Game” e “Best Movie-to-Game” del 1992 da Electronic Gaming Monthly. Super Return of the Jedi invece ricevette il premio come “Best Movie-to-Game” del 1994 da Electronic Gaming Monthly, mentre EGM lo premiò come “Best Game Gear Game” del 1995.

Nonostante i premi, Super Stars Wars non ha certamente avuto l’impatto di giochi come Knights of The Old Republic o Battlefront. Tuttavia, offrì una serie di spunti e idee che, con molta probabilità, ebbero una piccola influenza anche sulla saga cinematografica. Ad esempio il modo in cui Luke salta facendo roteare intorno a se la spada laser verrà riprodotto in maniera quasi identica in molti dei film successivi all’interno dei vari duelli a base di spade laser. Se proprio non si tratta di capolavori assoluti, questi tre giochi sono comunque eccellenti avventure action in grado di regalare ancora oggi ore e ore di divertimento. Se non li avete mai provati, questo Star Wars Day può essere un’ottima occasione per rimediare.

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Paper Mario: Il portale millenario, ecco perchè girerà a 30 fps

Manca ormai meno di un mese all’uscita di Paper Mario: Il portale millenario, remake del classico RPG uscito nel 2004 per Nintendo Gamecube. Già da qualche giorno, Nintendo ha confermato che il gioco girerà a 30 fps e non a 60. Come prevedibile, la notizia ha destato qualche perplessità nei giocatori.

A spezzare una lancia a favore della scelta degli sviluppatori è intervenuto Abebe Tinari, game designer responsabile di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon. In una serie di tweet, lo sviluppatore ha spiegato come la scelta dei 60 fps spesso comporti il rischio di perdere la fedeltà visiva all’opera originale.

https://twitter.com/Bebetheman/status/1784414686089454033?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1784414686089454033%7Ctwgr%5E380114e3bfafa4f1f17fa27798373bcd8ad28c22%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fmultiplayer.it%2Fnotizie%2Fpaper-mario-il-portale-millenario-gira-a-30-fps-un-game-designer-spiega-perche.html

Tinari spiega come lui e il suo team avessero a lungo cercato di adattare il loro gioco ai 60 fps stabili, ma che questi rendevano lo scenario della foresta fin troppo diverso dalla versione originale. In pratica, la scelta dei 30 fps sarebbe una precisa scelta stilistica e non di semplice pigrizia o di limiti imposti dall’hardware. Come sintetizza bene Tinari:

La parte più difficile nello sviluppo di un gioco è scegliere a cosa dare la priorità. Tutto ha un costo, sia in termini di tempo per implementarlo, sia in termini di tempo di elaborazione quando il gioco è in esecuzione. Alla fine, semplicemente, non si può avere tutto.

Abebe Tinari

Non resta ora che attendere per sapere se la scelta effettuata da Nintendo incontrerà il favore dei fan, che potranno giocare Paper Mario: Il portale millenario a partire dal 23 maggio 2024 solo su Nintendo Switch.

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