Categorie
News

Dragon Ball Sparking Zero, un trailer mostra le trasformazioni di Goku e Vegeta

L’atteso nuovo capitolo della serie Budokai Tenkaichi ritorna finalmente a mostrarsi con un nuovo trailer. Il nuovo video di Dragon Ball: Sparking Zero ci proietta nell’eterna sfida tra Goku e Vegeta. Per l’occasione, Bandai Namco ha confermato quello che tutti ci aspettevamo: tutte le trasformazioni di Goku e Vegeta saranno giocabili, incluse le relativamente nuove versioni nate con Dragon Ball Super. Assenti invece i Super Sayan di 4° livello nate con il non più canonico Dragon Ball GT.

In totale, sono 24 i personaggi presentati in questo trailer, tutte versioni distinte di Goku e Vegeta:

  • Goku (Z – Early)
  • Goku (Z – Mid)
  • Goku (Z – Mid), Super Saiyan
  • Goku (Z – End)
  • Goku (Z – End), Super Saiyan
  • Goku (Z – End), Super Saiyan 2
  • Goku (Z – End), Super Saiyan 3
  • Goku (Super)
  • Goku (Super), Super Saiyan
  • Goku (Super), Super Saiyan God
  • Goku (Super), Super Saiyan God Super Saiyan
  • Vegeta (Z – Scouter)
  • Great Ape Vegeta
  • Vegeta (Z – Early)
  • Vegeta (Z – Early), Super Saiyan
  • Super Vegeta
  • Vegeta (Z – End)
  • Vegeta (Z – End), Super Saiyan
  • Vegeta (Z – End), Super Saiyan 2
  • Majin Vegeta
  • Vegeta (Super)
  • Vegeta (Super), Super Saiyan
  • Vegeta (Super), Super Saiyan God
  • Vegeta (Super), Super Saiyan God Super Saiyan

Bandai Namco ha rivelato per la prima volta Dragon Ball: Sparking Zero durante i The Game Awards 2023 di dicembre, dove è stato confermato che, nonostante il titolo del gioco sia diverso, il prossimo picchiaduro è comunque parte integrante della serie Budokai Tenkaichi della celebre serie. Ad oggi sappiamo ancora poco del nuovo videogioco di Dragon Ball tranne che arriverà PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC.

Categorie
Recensioni

The Last of Us Parte II Remastered – Recensione

A tre anni e mezzo dall’uscita del sequel di The Last of Us, Naughty Dog ha deciso di realizzare una versione Remastered per PS5 di The Last of Us Parte II. Questa scelta è dovuta probabilmente sia alla buona accoglienza ricevuta da The Last of Us Parte I su PS5, sia al grande successo riscosso dalla serie TV HBO dedicata alle avventure di Ellie e Joel.

Fortunatamente, non siamo di fronte ad una bieca operazione commerciale. Come andremo a scoprire, The Last of Us Parte 2: Remastered è un titolo davvero ben confezionato e con numerosi punti di forza. Vediamo insieme perché.

Una pesante eredità

Ellie  in The Last of Us Parte 2: Remastered

Come molti ricorderanno, The Last of Us Parte II è stato un titolo molto chiacchierato. Da un lato, il gioco è stato accolto molto favorevolmente dalla critica e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio di gioco dell’anno ai Game Awards 2020.

Tuttavia, pur avendo realizzato delle ottime vendite, questo sequel non è riuscito a convincere il pubblico all’unanimità. La maggior parte delle critiche ricevute erano inerenti alla trama del gioco. Naughty Dog, infatti, con una scelta molto coraggiosa, ha deciso di spiazzare totalmente i fan con una serie di sviluppi totalmente inattesi, che hanno lasciato molti giocatori totalmente interdetti (pensiamo che la trama di The Last of Us renda il videogioco da provare assolutamente).

Personalmente, pur condividendo diverse delle perplessità dei fan, ho apprezzato la trama di The Last of Us Parte II. Si tratta di una vicenda cruda, violenta e potente, a tratti quasi macabra. Una di quelle storie davvero in grado di far riflettere il giocatore su tematiche profonde come la violenza, la sete di vendetta, la morte, la disperazione e il senso stesso della vita. Anche se so già di attirarmi molte antipatie, ammetto di aver amato molto anche il personaggio di Abby, che ho trovato davvero affascinante e ben caratterizzato.

Ben poco da aggiungere invece per quanto riguarda il gameplay, che ripropone il fortunato mix del primo capitolo di meccaniche stealth ed action, mescolandolo con le dinamiche di gestione delle risorse tipiche dei survival horror. La seconda parte di The Last of Us riesce però a potenziare e migliorare ognuno di questi aspetti. Le aree esplorabili sono molto più vaste e ricche di dettagli rispetto al primo capitolo e i numerosissimi combattimenti offrono un numero davvero elevato di scelte tattiche e possono essere affrontati in maniera totalmente diversa a seconda delle caratteristiche del giocatore.

Insomma, per quanto riguarda il materiale di partenza, The Last of Us Parte 2: Remastered poggia su basi davvero solide. Vediamo ora quali novità propone questa edizione.

Adattamenti tecnici

Tramonto in The Last of Us Parte 2: Remastered

I primi miglioramenti messi in campo da Naughty Dog sono legati, come prevedibile, al comparto tecnico del gioco. The Last of Us Parte II Remastered sfoggia una grafica a 60 fps, adattata alle moderne risoluzioni in 4k. Il giocatore ha anche la possibilità di selezionare una modalità grafica denominata “Fedeltà”, che mantiene i 4K nativi ma setta il gioco sui 30 FPS.

Questi aggiornamenti rendono l’avventura di Ellie ed Abby più piacevole e spettacolare da vedere, soprattutto per quanto concerne l’illuminazione e gli effetti delle ombre. Non si tratta, tuttavia, di un vero e proprio remake. I modelli dei personaggi e degli scenari non sono stati modificati in alcun modo, ma solo adattati alla nuova risoluzione. Rispetto alla versione PS4, in definitiva, non si avverte un salto di qualità così evidente.

Molto più significativi i cambiamenti apportati ai tempi di caricamento, che risultano quasi inesistenti, soprattutto se si affronterà l’avventura ricorrendo solo ai salvataggi automatici. Questo rende la fruizione dell’avventura molto più scorrevole ed incalzante.

Un gioco più accessibile

Questa edizione Remastered sfrutta molto bene anche il Dualsense, grazie ad un uso sapiente del feedback aptico e dei grilletti adattivi. Quasi ogni azione, sia nei filmati sia nel corso dell’avventura, trasmette una vibrazione di differente intensità, mentre i grilletti offrono una resistenza differente a seconda dell’arma utilizzata. Tutti miglioramenti magari non trascendentali, ma che contribuiscono a migliorare l’esperienza di gioco rendendola più coinvolgente.

Una nota di merito va dedicata anche al comparto accessibilità, soprattutto grazie all’inserimento dell’audiodescrizione e dell’utilizzo della vibrazione per scandire i dialoghi e la parlata dei personaggi. Sono stati inseriti anche una serie di aiuti e suggerimenti, che permettono di sbrogliare più facilmente gli enigmi più frustranti ed evitare al giocatore di sprecare troppo tempo chiedendosi dove andare.

Nulla è cambiato invece per quanto concerne il gameplay, ma sono state inserite numerose e gradite aggiunte. Andiamo ad esaminarle nel dettaglio.

Tante novità

All’interno di questa remaster, come accennato, sono stati inseriti tutta una serie di novità e contenuti extra. Non tutti questi contenuti sono disponibili da subito, ma vanno a sbloccarsi avanzando nel corso del gioco.

Progredendo nell’avventura, sono messe a disposizione tutta una serie di modelli e immagini dei personaggi. Una volta completato il gioco si sbloccano tutta una serie di modificatori. Essi consistono in nuove skin e filtri, che possono essere utilizzate anche nella storia e nella modalità senza ritorno (di cui parleremo a breve). Anche la modalità foto appare ritoccata ed ampliata, con tutta una nuova serie di filtri ed effetti visivi aggiuntivi.

Sempre una volta terminato il gioco, viene sbloccata una modalità denominata “dietro le quinte”. All’ interno di essa è possibile ascoltare alcuni podcast degli sviluppatori e visualizzare vari bozzetti e altro materiale preparatorio. L’aggiunta più interessante è la possibilità di giocare alle versioni preliminari di alcune sezioni di gioco che sono state scartate o modificati nella versione finale. Queste sezioni sono impreziosite da una serie di commenti degli sviluppatori. Sebbene si tratti di sequenze molto brevi e in uno stato di pre-alpha, abbiamo comunque trovato interessante questa aggiunta.

Completare la storia sblocca anche una modalità speedrun, che permetterà di salvare e postare i propri record. Sarà anche possibile affrontare separatamente le varie sezione di gioco dedicate ad Ellie o Abby e stabilire vari record per ognuna di queste sezioni.

Abbiamo poi una modalità interamente dedicata alla chitarra. Essa permette al giocatore di cimentarsi in qualsiasi momento col minigioco musicale presente in alcune sezioni dell’avventura. Divengono via via disponibili anche numerosi elementi di personalizzazione. Oltre al personaggio, è anche possibile modificare il nostro strumento, lo sfondo ed anche inserire tutta una serie di filtri grafici e varie alterazioni del suono. Insomma, gli amanti della musica avranno di che divertirsi.

Senza Ritorno

Tra tutte le novità di The Last of Us Parte 2: Remastered, quella che più ci ha colpito è certamente questa nuova modalità. L’idea di Senza Ritorno è unire il gameplay e le ambientazioni di The Last of Us alle meccaniche tipiche di un Roguelike.

Per chi non lo sapesse, si definiscono Roguelike tutti quei giochi in cui il giocatore deve superare una serie di stanze o scenari uno di seguito all’altro. Il nome viene da un vecchio gioco arcade del 1980. In questo genere di giochi, la morte porta inevitabilmente a ricominciare il percorso dal principio.

La formula di Senza Ritorno segue proprio questo schema. Dopo aver scelto il nostro protagonista (inizialmente solo Ellie o Abby), inizieremo il percorso dal quartier generale. Qui, dopo una rapida occhiata all’inventario, dovremo scegliere il nostro percorso. Come in molti giochi del genere, infatti, ci sono a disposizione diversi bivi, che ci danno la possibilità di provare ad ottimizzare le nostre risorse adattandole alle missioni scelte.

Tantissime possibilità

Gli scenari di questa modalità ricalcano ambientazioni e momenti particolari della storia. Inizialmente, le missioni saranno solamente di due tipologie, ovvero assalto e caccia. Nella prima il nostro compito è semplicemente uccidere un dato numero di nemici, siano essi infetti o umani. Nella seconda invece dovremo resistere fino allo scadere del tempo contro un numero di nemici in costante aumento.

In seguito è possibile affrontare la categoria resistenza, in cui non solo dovremo resistere a vere e proprie orde di nemici, ma anche badare ad un alleato controllato dall’ IA. L’ultimo scenario del nostro percorso prevede sempre lo scontro con un Boss. Tra uno scenario e l’altro ci viene sempre concessa la possibilità di ripassare dal nostro rifugio per acquistare nuovi equipaggiamenti e migliorare quelli in nostro possesso. Attraverso un sistema di consegne è anche possibile, in alcune missioni, ottenere premi particolarmente ghiotti portando alcuni oggetti specifici in determinati punti di consegna presenti nel livello.

Procedendo con le missioni sbloccheremo numerosi personaggi, la maggior parte dei quali giocabili per la prima volta proprio in questa modalità. Oltre alle partite standard, è possibile giocare anche a partite personalizzate, in cui è il giocatore stesso a scegliere i modificatori, i nemici e il set di scenari. Infine, è presente anche la partita giornaliera, l’unica a permettere ai giocatori di competere nelle classifiche.

Abbiamo davvero apprezzato questa modalità, che rappresenta un tentativo serio di offrire ai giocatori già navigati nuovi contenuti e allo stesso tempo di proporre qualcosa di nuovo e fresco, che giustifichi l’acquisto del prodotto anche da parte di chi ha già giocato al titolo originale.

Un’occasione per tutti

Gunplay in The Last of Us Parte 2: Remastered

In definitiva, siamo rimasti davvero soddisfatti del lavoro svolto da Naughty Dog. Questa nuova versione di The Last of Us Parte 2 infatti può accontentare davvero tutti. Da un lato, chi non ha mai giocato all’originale potrà gustarlo in una versione molto più ricca, completa e bella da vedere, il tutto ad un prezzo contenuto.

Anche coloro che conoscono ormai a menadito The Last of Us Parte 2 potranno sicuramente apprezzare questa remastered, soprattutto in virtù della modalità Senza Ritorno e dei tanti contenuti extra. Naughty Dog ha anche deciso di permettere ai possessori del gioco originale per PS4 di effettuare l’update a questa versione rimasterizzata a soli 10 euro. Secondo noi è davvero una bella occasione!

Conclusione

The Last of Us Parte 2 è un prodotto davvero ricco e ben realizzato. Coloro che non hanno mai giocato l’avventura originale hanno ora la possibilità di fruirla in una versione più bella da vedere, ricca e completa, ad un prezzo estremamente competitivo. I giocatori che hanno giocato già in tutte le salse The Last of Us Parte II potranno invece divertirsi con le nuove modalità e i tanti extra che questa versione propone. Il prezzo davvero ridotto dell’update può essere un ulteriore incentivo a dare una possibilità a questa Remastered.

Dettagli e Modus Operandi
  • Piattaforme: PS5
  • Data uscita: 19/01/2024
  • Prezzo: 49,99 €

Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher.

Categorie
News

The Pokémon Company su Palworld: “Non abbiamo concesso alcuna autorizzazione”

Palworld di Pocket Pair è già un fenomeno da oltre otto milioni di copie vendute; di conseguenza, ci aspettevamo una risposta di The Pokémon Company, che non si è fatta attendere. L’azienda che possiede i diritti sul franchise Pokémon ha rilasciato un comunicato stampa che chiarisce la sua, dura, posizione sull’arrivo della versione early access di Palworld su PC (Steam) e Xbox (Store e Xbox Game Pass).

“Abbiamo ricevuto molte domande relative al gioco di un’altra azienda in uscita a gennaio 2024”, afferma la società. “Non abbiamo concesso alcuna autorizzazione per l’uso della proprietà intellettuale o degli asset Pokémon in quel gioco. Intendiamo indagare e adottare misure appropriate per affrontare qualsiasi atto che violi i diritti di proprietà intellettuale relativi a Pokémon”.

Sebbene The Pokémon Company non faccia esplicitamente il nome di Palworld o del suo sviluppatore, Pocket Pair, non ci vuole troppa fantasia per immaginare che l’enorme successo del titolo su Steam abbia attirato le ire della società nipponica, che ha molto materiale su cui far lavorare i proprio legali per presunto plagio.

Il comunicato termina con: “Continueremo ad avere a cuore e a coltivare ogni singolo Pokémon e il suo mondo, e lavoreremo per mantenere unito il mondo attraverso i Pokémon in futuro”.

Categorie
Editoriali

Che cos’è Palworld e perché ha scosso il mercato videoludico

Giaceva nella mia wishlist di Steam da almeno un paio d’anni, sicuro che una volta uscito lo avremmo giocato in pochissimi. “Alla fine sono Pokémon con i mitra nel mondo di Ark, sarà divertente ma non prenderà mai piede”, dicevo. Meno male che l’ho tenuto per me, perché le cose non sono andate esattamente in questo modo.

Stiamo parlando di Palworld, il titolo che, in quasi totale assenza di hype pre lancio, è diventato il fenomeno del momento. Uscito il 19 gennaio per Pc e Xbox, il gioco ha già venduto sette milioni di copie, raggiungendo un picco di quasi 1,6 milioni di giocatori attivi contemporaneamente.

Numeri da capogiro per un titolo su cui non c’è stata quella grande attesa tipica di altri grandi giochi che poi, a volte, non riescono neanche a soddisfare le aspettative.

Invece Palworld ha colto nel segno: milioni di videogiocatori sono impazziti, ne parlano ovunque, riempono i social di clip esilaranti, passano ore e ore ad esplorare, catturare mostriciattoli e a costruire basi.

Allo stesso tempo Palworld è visto da altri come scomodo, soprattutto da gran parte della community di Pokémon, per l’eccessiva somiglianza tra i “Pocket Monsters” e i cosiddetti Pal, ossia le creature che vedremo gironzolare per la mappa del titolo di Pocket Pair e che potremmo catturare, sfruttare in combattimento, utilizzare nella nostra base per contribuire al suo sviluppo, o anche solo coccolare (o usare come munizioni per un lanciamissili, fate voi…). Ma affrontiamo una cosa per volta.

Che cos’è Palworld

Palworld è un open world, che permette di vivere un’esperienza sia single player che multiplayer, insieme a pochi amici scelti oppure in server che possono ospitare fino a 32 giocatori attivi contemporaneamente. Le formule che il titolo propone sono principalmente due, entrambe tutt’altro che nuove, ma il cui connubio dà vita ad un gioco che riesce a tenere incollati allo schermo per ore.

La prima componente è quella survival, il cui emblema è sicuramente Ark, ma la cui ricetta è stata riproposta da svariati giochi, più o meno riusciti.

Il nostro personaggio, anche in questo caso si sveglierà su un’isola di cui sappiamo poco e nulla. Senza soldi né equipaggiamento, la nostra avventura inizierà raccogliendo legno e pietra sparsi per terra, utili per costruire il nostro primo banco da lavoro, che ci permetterà di realizzare un’ascia per tagliare la legna e un piccone per estrarre pietra e altri minerali.

Con questi otterremo materiali per la nostra prima casa, oltre che punti esperienza per salire di livello e sviluppare nuove tecnologie, con cui potremo imparare nuove ricette e costruzioni. Così, dall’età della pietra, riusciremo ad arrivare a costruire vere e proprie basi e industrie, il cui ultimo step sarà forgiare armature resistenti, armi da fuoco, proiettili ma anche medicine, strutture per cucinare cibo che coltiveremo in prima persona e così via.

E poi arrivano i Pal

Gestire una base in solitaria è difficile, se non impossibile, ma come già detto non siamo soli, neanche se decidiamo di giocare in single player.

Ad aiutarci ci sono i Pal, creature uniche che possiamo catturare utilizzando la nostra Sfera Pal (chissà perché ricorda la sfera Poké…). Ogni specie di Pal è diversa per elemento, capacità speciali e tipologia di attacchi e difese. Ma i Pal non differiscono tra loro solo per la loro utilità in combattimento: alcuni potrebbero risultare inutili sul campo di battaglia, ma delle vere e proprie star nel contribuire allo sviluppo della nostra base.

Ci sono Pal che possono eseguire lavori manuali e quindi costruire strutture, altri capaci di irrigare i campi, i quali verranno seminati da altri Pal dotati dell’apposità abilità, così come ci sono specie che potranno utilizzare l’elemento fuoco per mantenere in funzione fornaci, mentre alcuni non faranno altro che produrre lana, uova, miele ed altro.

E non finisce qui: oltre al combattimento e alla gestione della base, alcuni Pal possono essere più utili di altri per l’esplorazione. Ci sono Pal che possono essere cavalcati per volare, altri che ci permetteranno di fare luce nelle grotte più buie, altri capaci di nuotare e di trainarci nelle isole più lontane, altrimenti inaccessibili.

La componente survival

Come ogni survival che si rispetti, durante la nostra avventura bisognerà tenere conto di molti aspetti, primi tra tutti la fame e le temperature. Per farlo, bisognerà riuscire a produrre abbastanza cibo da sostentare tanto il personaggio quanto i singoli Pal, trovare risorse utili per progredire e soprattutto resistere agli assedi che, periodicamente, minacceranno la nostra base, tra mostriciattoli arrabbiati, contrabbandieri o addirittura membri dell’ente per la protezione dei Pal.

Capire dove costruire la propria base e avviare una catena di montaggio efficiente sarà perciò più che necessario.

Questo processo sarà accompagnato dalla crescita del nostro personaggio: infatti, salendo di livello, oltre ad aumentare statistiche quali attacco, resistenza, velocità di costruzione e peso trasportato, possiamo investire punti tecnologia per sbloccare ricette di nuove strutture, armi, utensili e così via. Alcuni di questi blueprint saranno visibili sin da subito. Altri, invece, potranno essere sbloccati soltanto a seguito della cattura di un determinato Pal.

Quest’ultimo caso riguarda soprattutto le selle per cavalcare il rispettivo Pal, o altri oggetti che ci permetteranno di utilizzare le abilità nascoste dei nostri mostriciattoli: simpatiche volpine di fuoco possono diventare dei lanciafiamme controllati dal personaggio, teneri pinguini si trasformano in missili da utilizzare con il nostro Rpg e chi più ne ha, più ne metta.

Un gioco controverso

È inutile girarci intorno: dietro la realizzazione di ogni singolo Pal c’è stata sicuramente la volontà, da parte degli sviluppatori, di ironizzare sul mondo dei Pokémon. Dei 110 Pal, almeno la metà è la copia spudorata di qualche Pokémon e gli altri, sebbene qualche piccola differenza, ne ricordano altri. Questo riferimento ironico ai Pocket monsters più famosi del mondo si fa più forte guardando ai nomi che sono stati dati ad alcune specie.

Ci sono il papero “Fuack”, il piccolo “Depresso”, la sempre arrabbiata “Cattiva”, la mucca “Mozzarina”, l’ape regina “Elizabee” o il dinosauro dormiglione “Relaxaurus”. Questi sono soltanto alcuni esempi che portano a chiedersi quanto gli sviluppatori di Pocket Pair abbiano preso sul serio la realizzazione di questo titolo e se si aspettassero un successo di questo calibro.

Come già accennato, oltre alle gioie ci sono anche i dolori: al netto delle ormai note accuse di plagio, in tanti hanno ipotizzato che i vari Pal siano stati realizzati grazie alle IA, soprattutto per l’impossibilità di ottenere in maniera casuale e su più modelli le stesse proporzioni di personaggi e creature di un altro gioco (Pokémon, ovviamente), cosa che avviene in Palworld.

Per ora le accuse restano aleatorie e l’unica azione reale intrapresa da Nintendo riguarda una mod sviluppata da un creator, che permette di trasformare i Pal nei Pokémon a cui sono ispirati e il nostro personaggio in Ash Ketchum, storico protagonista della serie. La mod, ovviamente, ha avuto vita molto breve.

Un Mossanda Lux è stato catturato dai bracconieri. Dobbiamo liberarlo

L’early access è un punto di rottura

A questo punto è il caso di fare una riflessione. Palworld è un titolo uscito da pochissimi giorni, ancora in early access e quindi pronto a ricevere una serie di upgrade che, si spera, potranno solo che migliorare il gioco.

Palworld nasce da un team di sviluppatori piccoli, i “Davide” che sfidano i tanti Golia che per anni hanno rappresentato l’oligopolio del mercato videludico, che da qualche tempo inizia a scricchiolare. E quello che sta accadendo questi giorni è sicuramente un segnale: i videogiocatori vogliono prodotti nuovi e freschi, a volte anche a costo di rinunciare ad una grafica performante.

Al netto della componente della violenza e del base building, che non mi sarei mai aspettato di trovare in un Pokémon, giocando a Palworld mi sono chiesto, come mai, dopo l’esperimento uscito di Arceus, la Game Freak e Nintendo non abbiano proseguito per quella strada, realizzando il titolo che tutti aspettavano, un open world innovativo e dinamico, invece di realizzare quel downgrade che sono stati Pokémon Scarlatto e Violetto, che ci ha riportato addirittura ai combattimenti statici e senza animazioni tipiche dei capitoli che hanno preceduto Spada e Scudo.

È arrivato il momento di metterselo in testa: il brand, da solo, non è più abbastanza. Servono idee, serve la novità. Solo il tempo ci dirà quale sarà il futuro di Palworld, ma già adesso possiamo dire con certezza cosa è stato: un punto di rottura, un segnale forte ai big del comparto videoludico, che devono uscire dal letargo e ritirare fuori la creatività e la voglia di realizzare un gioco nuovo e non la solita minestra riscaldata con qualche decorazione.

Categorie
Editoriali

I 5 migliori protagonisti maschili di Final Fantasy

Final Fantasy è una gloriosa saga di JRPG che basa la sua fortuna su bellissime trame, ambientanzioni e sopratutto protagonisti. Molti degli eroi che abbiamo impersonato in Final Fantasy hanno lasciato un segno indelebile nella nostra infanzia, e alcuni continuano a farlo ancora adesso.

A causa del loro numero, risulta davvero difficile stabilire quali siano i migliori in assoluto. Nel corso di questo articolo andremo proprio ad approfondire i migliori protagonisti di Final Fantasy, che più degli altri si sono contraddistinti per il loro carisma e per la forza delle loro personalità. Per il momento, ci concentreremo solo sui personaggi maschili, mentre dedicheremo uno spazio apposito alle fanciulle. Siete pronti? Partiamo!

5. Clive Rosefield (FFXVI)

Protagonisti Final Fantasy: Clive Rosefield

Incominciamo proprio dall’ultimo arrivato. Non si può certamente negare che Final Fantasy XVI sia stato un gioco divisivo (Recensione). Una cosa sulla quale però quasi tutti i fan si sono trovati d’accordo è l’ottima qualità della trama del gioco. Anche il protagonista, Clive, si è rivelato assolutamente all’altezza della pesante eredità che era chiamato a raccogliere.

Sono molti gli aspetti che abbiamo apprezzato del personaggio di Clive. Anzitutto il suo grande coraggio, che ha saputo mostrare sia in battaglia sia in veste di leader della resistenza. Ci ha poi molto colpito l’enorme forza d’animo con cui affronta le numerose tragedie che travolgono lui e le sua famiglia. Notevole anche forte legame di affetto che sa creare con i suoi compagni, in particolare con l’amico Cid e con la sua amata Jill.

Gli aspetti che però ci hanno maggiormente colpito sono il bellissimo rapporto che unisce Clive a suo fratello Joshua e il legame del nostro protagonista con il misterioso Ifrit. Si tratta di due elementi abbastanza originali, anche in una saga vasta come quella di Final Fantasy, che permettono al nostro cavaliere di elevarsi dalla massa.

Insomma, Clive è davvero un eroe a tutto tondo e merita pienamente di entrare nella nostra classifica. E poi, diciamocelo, a chi non piacerebbe impersonare un uomo capace di trasformarsi in un gigantesco demone di fuoco in grado di incenerire ogni cosa?

4. Auron (FFX)

Il cast di Final Fantasy X è considerato quasi all’unanimità uno dei migliori dell’intera saga. Tra i vari guardiani dell’invocatrice Yuna, tuttavia, Auron finisce spesso per diventare il personaggio preferito.

Il nostro spadaccino ha indubbiamente molte frecce al suo arco. Il suo carattere taciturno, introverso e tenebroso, accentuato dalla sua postura e dai suoi atteggiamenti. Il grande rispetto che suscita in tutti coloro che lo incontrano nel corso del pellegrinaggio. Il suo misterioso passato, di cui sceglie, volontariamente, di rivelare il meno possibile. Senza dimenticare la sua enorme forza, che lo rende spesso e volentieri un elemento chiave del nostro party.

Anche il suo ruolo di mentore per Yuna e Tidus contribuisce ad aumentare il fascino e l’originalità di questo personaggio, così come il suo tragico destino, che si compirà pienamente al termine del pellegrinaggio e dell’avventura dei nostri protagonisti.

Unica pecca, le sue tecniche overdrive, davvero troppo deboli per un personaggio di questa levatura. A parte questo dettaglio, Auron resta davvero notevole. La sua comparsata in Kingdom Hearts 2 è un ulteriore elemento a conferma di quanto questo personaggio sia stato apprezzato dai giocatori.

3. Squall Leonhart (FFVIII)

Protagonisti Final Fantasy: Squall Leonheart

Diciamoci la verità: Final Fantasy VIII, sebbene abbia un enorme valore sentimentale per numerosi giocatori europei, per i quali spesso è stato il primo Final Fantasy ad essere giocato, è ben lungi dall’essere un gioco perfetto. La trama è forzata, caotica e ricca di contraddizioni. Il sistema di gioco, sebbene molto interessante ed originale, risulta totalmente sbilanciato e permette di azzerare letteralmente il livello di difficoltà dell’avventura già dopo poche ore di gioco.

Anche il cast dei protagonisti è tutt’altro che memorabile. Quando però si passa ad esaminare il protagonista, Squall Leonhart, le cose cambiano completamente. Abbiamo sempre apprezzato moltissimo il personaggio di Squall. Anzitutto per il suo design, che unisce un vestiario tenebroso e cool ad un aspetto caratterizzato dai tratti dolci ed aggraziati di un teenager. Ci ha sempre colpito molto anche il fatto che il nostro aspirante Seed unisca le inquietudini e le incertezze tipiche di ogni ragazzino al coraggio, la risolutezza e la determinazione di un vero leader. Abbiamo sempre trovato anche molto ben scritta l’evoluzione del rapporto di Squall coi suoi amici, che passa dalla totale freddezza ad un forte legame di fiudcia ed affetto.

Molto bella e dolce anche la sua love story con la bella Rinoa, secondo noi una delle migliori dell’intera saga. Dulcis in fundo anche il Gunblade, per quanto strampalato e poco realistico, ci è sempre sembrata una trovata interessante e divertente.

2. Cloud Strife (FFVII)

Protagonisti Final Fantasy: Cloud Strife

E parlando di protagonisti di Final Fantasy, poteva forse mancare colui che è probabilmente il personaggio più noto dell’intera saga? Ovviamente no. Cloud ha davvero moltissimi punti di forza, in grado di fargli scalare gli indici di gradimento dei giocatori.

Anzitutto il suo aspetto, che unisce le caratteristiche di un eroe degli anime ad un look avveniristico da film di fantascienza. Il suo enorme spadone, poi, gli conferisce quel tocco di originalità in grado di renderlo immediatamente riconoscibile da chiunque.

Anche il suo carattere, apparentemente schivo ed impenetrabile, ma in grado di provare sentimenti molto intensi, contribuisce ad accrescere il suo carisma. Lo stesso vale per il mistero che circonda il suo passato, a causa della mancanza di alcuni dei suoi ricordi. Il suo oscuro legame col terribile Sephiroth poi rende Cloud ancora più interessante ed affasciante.

Il rapporto che Cloud costruisce coi suoi compagni, in particolare con Tifa ed Aerith, che si “contenderanno” il nostro eroe per buona parte per gioco, aiuta ad empatizzare con lui e a conoscere i suoi lati più fragili e umani.

Cloud è davvero un personaggio eccezionale, carismatico ed interessante. Ma secondo, noi, non raggiunge ancora la vetta del podio. Vedremo se Final Fantasy VII Rebirth inserirà nuovi elementi in grado di farci cambiare idea. Nel frattempo, andiamo a conoscere il nostro vincitore!

1. Noctis Lucis Caelum (FFXV)

Se Final Fantasy XVI è stato un gioco divisivo, il quindicesimo episodio della saga ha letteralmente spaccato in due la community. Non esistono vie di mezzo. O si ama Final Fantasy XV o lo si detesta. Noi, personalmente, lo abbiamo apprezzato, pur trattandosi di un gioco con diversi difetti.

L’aspetto di Final Fantasy XV che riteniamo più riuscito in assoluto è proprio il suo protagonista, il tenebroso principe del regno di Lucis. L’aspetto di Noctis che emerge prima di ogni altro è la sua ingenuità. Tra tutti i protagonisti di Final Fantasy, infatti, Noctis è l’unico, assieme a Squall a non nascondere mai di essere solamente un ragazzino, con tutte le fragilità e le incertezze tipiche della sua giovane età.

Ben presto, però, il nostro eroe si troverà faccia a faccia coi suoi doveri e le sue responsabilità, sia come sovrano, che, soprattutto, come eroe prescelto dal cristallo. Noctis dovrà accollarsi un peso davvero soverchiante, che tuttavia il nostro giovane eroe non rifiuterà mai di portare. Anzi, grazie alla sua forza d’animo, alla sua determinazione e all’immancabile aiuto dei suoi tre amici, Noctis troverà la forza di compiere per ben due volte il sacrificio supremo, grazie al quale sarà in grado di salvare non solo il suo regno ma il mondo intero.

Oltre al suo look, davvero azzeccato ed accattivante e ai suoi incredibili poteri di evocatore e di custode delle armi ancestrali, è forse il meraviglioso legame che unisce Noctis ai suoi amici ad elevare definitivamente il nostro principe. L’avventura on the road di Noctis e dei suoi scudieri è davvero ricca di emozioni e divertimento, ma anche di drammi e tragedie. Penso che nessuna persona dotata di un cuore possa restare insensibile alla scena del falò, alla fine del gioco.

Per quanto ci riguarda, Noctis è il miglior protagonista che un Final Fantasy abbia mai avuto. Che dite? concordate con la nostra classifica? O avreste premiato qualche altro eroe?

Categorie
News

Tekken 8 è ora disponibile su console e PC

La serie Tekken si rinnova a partire da oggi con un nuovo capitolo che sfrutta il nuovo motore Unreal Engine 5. Tekken 8 è già disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC.

Il picchiaduro di Bandai Namco riprende la trama dopo la battaglia che vede sconfitto Heihachi Mishima e si concentra sulla rivalità tra Jin Jazama e suo padre Kazuya Mishima. Tra le novità di Tekken 8, si fanno notare un roster di 32 personaggi, un nuovo sistema di combattimento “Aggressivo”, la modalità storia “The Dark Awakens” basata sulla saga dei Mishima e la modalità “Quest Arcade” per i giocatori meno esperti.

Per quanto riguarda la modalità online, Tekken 8 consentirà il cross-play.

Ti potrebbe interessare anche:

Tekken 8: riparte il Tekken World Tour

Categorie
News

Tekken 8: riparte il Tekken World Tour

Mancano ormai solo una manciata di giorni all’uscita di Tekken 8, ultimo episodio della celeberrima serie di picchiaduro. Dopo gli ultimi, succulenti trailer, Bandai Namco ha da poco annunciato anche il ritorno del Tekken World Tour. Il principale circuito competitivo legato a Tekken tornerà ad aprile e, per la prima volta, sarà incentrato proprio su Tekken 8. Arslan Ash, dunque, laureatosi campione dell’ultimo Tekken World Tour 2023, passerà alla storia come l’ultimo campione di un evento dedicato a Tekken 7.

Il nuovo Tour potrà godere del supporto di marchi decisamente prestigiosi, come Chipotle, Venum e Victrix by PDP. Inoltre, la prestigiosa competizione partirà in concomitanza con MASTER+ EVO Japan 2024, che si terrà tra il 27 e il 29 aprile di quest’anno.

Tekken World Tour vedrà finalmente il ritorno delle competizioni in presenza del circuito MASTER+, MASTER, CHALLENGER e DOJO. I migliori giocatori di ognuno di questi eventi saranno premiati con dei punti che determineranno le graduatorie regionali e globali, utili per avanzare alle finali globali e avere la possibilità di conquistare il titolo di Campione Mondiale.

Ti potrebbe interessare anche:

Tekken 8: abbiamo provato la demo

Categorie
Editoriali

Perché Max Payne ha fatto la storia dei videogiochi

Atmosfera onirica, movimenti estremamente rallentati e dilatati, il pianto straziante di un neonato, una sensazione di disagio e terrore che cresce ogni istante. Due uomini incappucciati assalgono all’improvviso il padrone di casa che, chiamando disperato il nome della moglie, li fredda a colpi di pistola. La porta della camera da letto che si apre, la tragedia. Brividi. Questo che vi ho appena descritto è l’inizio di Max Payne, capolavoro sviluppato da Remedy Entertaiment e pubblicato da Gathering of  Developers il 23 luglio 2001 per PC. Fecero seguito Max Payne 2: The Fall of  Max Payne pubblicato nel 2003 e il terzo e ultimo capitolo della saga: Max Payne 3 uscito nel 2012. 

Se c’è una trilogia di videogiochi che deve essere giocata, è assolutamente quella di Max Payne. Fin da subito, ben 23 anni fa, sono stato rapito dalla sua narrazione intensa, avvolgente come un buon romanzo noir e ho vissuto le gesta di Max in un viaggio intriso di azione e dramma. L’innovazione del “bullet time”, di cui parleremo diffusamente in seguito, ha trasformato le sparatorie in vera e propria arte, regalando un senso di controllo del tempo unico. I personaggi, da Max stesso a Mona Sax, sono sfaccettati e indimenticabili e le loro storie si intrecciano in modo avvincente.

La trama, densa di misteri e colpi di scena, è un’epopea noir che mi ha lasciato col fiato sospeso. L’ambientazione cupa di New York, la colonna sonora mozzafiato e le sfide di gameplay innovativo sono solo alcune delle ragioni per cui consiglio caldamente di immergersi in questo mondo. La trilogia di Max Payne non è solo un gioco è un’esperienza emotiva e cinematografica che ha ridefinito il mio concetto di narrazione nei videogiochi. Se amate l’azione avvincente, i personaggi memorabili e le storie coinvolgenti, Max Payne è un viaggio che non potete permettervi di perdere.

L’Avventura di Max Payne

Max Payne, antieroe dai contorni più che oscuri, è un uomo di contraddizioni e tragedie, con un passato che si annida tra le ombre. Inizia come un tranquillo e ironico detective della NYPD nonché un padre di famiglia con una vita serena. Ma il destino ha in serbo dolori insondabili per lui. La morte di sua moglie e della figlia, vittime di un tragico evento legato al traffico di droga, getta la sua esistenza nell’abisso dell’oscurità.

La sua ricerca di giustizia si trasforma in una vendetta personale, che lo porta attraverso il cupo scenario di New York, in un turbine di ingiustizie e cospirazioni. Max si ritrova invischiato in una rete di crimine organizzato, intrighi politici e doppi giochi, tutto mentre la sua anima si consuma nella disperazione.

La prima parte della trilogia è una discesa agli inferi, dove Max è accusato ingiustamente dell’omicidio di suo amico e collega Alex Balder. Fuggendo dalla legge, scava sempre più a fondo nella corruzione della città per smascherare la verità.

La seconda parte, vede Max ancora tormentato dai fantasmi del passato. Il suo incontro con Mona Sax, un’assassina dal passato oscuro, aggiunge nuovi strati di complessità emotiva. La trama si intreccia in una danza mortale tra doppi giochi e tradimenti, mentre il nostro alter ego virtuale naviga tra le pericolose acque del caos.

Infine, nella terza e ultima parte, Max “assaggia” la violenza mafiosa in Brasile dove affronta nuovi nemici e nuove sfide. Il filo rosso della sua storia si lega al cerchio, rivelando connessioni inaspettate e un epilogo carico di emozioni. Max Payne, il detective avvincente, passa attraverso il fuoco della sofferenza e si trasforma in un’icona indelebile dei videogiochi, portando con sé una storia epica e un viaggio interiore impossibili di dimenticare.

Personaggi, anzi, Icone

I personaggi di Max Payne sono un gruppo affascinante di individui con storie e personalità uniche che hanno reso la trilogia indimenticabile. Max, il nostro eroe con una faccia da duro ma un cuore a pezzi, naviga attraverso il dolore con una passione per il dramma noir che non smette mai di intrigare. La sua voce narrante, intrisa di cinismo e disillusione, è la colonna sonora emotiva di tutto l’epico.

Mona Sax, la femme fatale con un tocco di mistero, è come una rosa tra le spine. La sua connessione complicata con Max è un intreccio di emozioni contrastanti, e il modo in cui i loro destini si intrecciano è tanto affascinante quanto complicato. Il capitano Vladmir Lem è il classico villain russo, ma la sua compostezza e sarcasmo hanno aggiunto un tocco di umorismo nero alla trama.

Il “don” di New York, il vecchio e saggio Alfred Woden, è un personaggio che trasuda autorità e mistero, con le sue decisioni oscure e le motivazioni enigmatiche. E poi c’è il folle ma geniale Vlad, il re degli ambienti distorti e surreali. Ogni personaggio, anche quelli minori, ha contribuito a dipingere un quadro complesso e coinvolgente che ha reso la trilogia di Max Payne una saga indimenticabile, popolata da individui che ti seguono anche quando spegni la console.

Videogiochi: Max Payne 3

Il “Bullet Time”

Il mondo rallenta e la percezione si amplia in un’esperienza unica che solo Max Payne può regalare. Il “bullet time” nella trilogia è più di una semplice meccanica di gioco; è un balletto coreografato di proiettili, una danza letale in cui il tempo scorre al tuo comando. Ricordo la prima volta che ho attivato il bullet time: tutto sembrava congelarsi mentre le traiettorie delle munizioni appena esplose da fucili e pistole si intrecciavano in aria.

Immerso in una sparatoria mozzafiato, il mondo si trasformava in una tavolozza di azione e adrenalina. Ogni sparo diventava un’opportunità strategica e l’agilità nel gestire il tempo diventava la chiave per sfuggire alle situazioni più estreme. L’effetto visivo di proiettili che fendevano l’aria a velocità ridotta, mentre Max si muoveva con grazia attraverso il caos, fu un’esperienza viscerale.

Il “bullet time” non era solo uno strumento tattico, ma un’espressione artistica della potenza del videogioco. Saltare da dietro una copertura, rallentare il tempo e vedere i nemici sorpresi mentre le mie pallottole li freddavano con precisione millimetrica era un piacere insuperabile. La sensazione di controllo totale sullo scorrere del tempo, mentre le mie decisioni determinavano l’esito degli scontri, era pura elettricità ludica.

Il “bullet time” nella trilogia di Max Payne ha ridefinito il concetto di azione frenetica nei videogiochi, creando un’esperienza che ha lasciato un’impronta indelebile sulla mia memoria di giocatore. Quei momenti di lentezza, con il cuore che batteva all’unisono con la colonna sonora avvincente, sono frammenti di pura magia videoludica che rimarranno con me per sempre.

Videogiochi Max Payne: Bullet Time

Colonna sonora da urlo

La musica è spesso sottovalutata, ma nella trilogia di Max Payne, la colonna sonora è stata una parte fondamentale dell’esperienza. Le melodie epiche hanno amplificato le emozioni e reso ogni momento ancora più memorabile. Ritmi cadenzati, coinvolgenti, violenti la fanno da padroni. Posso dirlo: Max Payne va anche ascoltato oltre che giocato.

Conclusione

La trilogia di Max Payne ha conquistato il cuore dei giocatori grazie a una combinazione perfetta di narrativa coinvolgente, personaggi indimenticabili, innovazione nel gameplay e una colonna sonora da brivido. Questi giochi hanno segnato un’epoca e continueranno a essere citati come pietre miliari nella storia dei videogiochi. E voi, quali ricordi avete di Max Payne? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a giocare!

Categorie
Editoriali

Prince of Persia: tutti i videogiochi della saga

Ricordo ancora quel 1989, io appena dieci anni, usavo l’Amiga 500, con ben 1 mb di RAM di espansione. Invidia dei miei amici, altri tempi. Tempi andati, tempi lontani, quel tempo che è stato protagonista di una saga di videogiochi ancora oggi nota: Prince of Persia; una serie che proprio nel 1989 ha visto la luce, ed è stato subito amore a prima vista, oltre che, a conti fatti, un grande successo.

Prince of Persia è una serie di videogiochi che ha avuto inizio nel 1989 con il primo capitolo omonimo, creato da Jordan Mechner. Da allora, la serie ha conosciuto diverse evoluzioni e trasformazioni, sia dal punto di vista grafico che narrativo. In questo articolo, cercheremo di analizzare le principali differenze tra i vari Prince of Persia, suddividendoli in quattro categorie: la trilogia classica, la saga delle Sabbie del Tempo, la saga di Ahriman e il reboot del 2008.

La trilogia classica

La trilogia classica comprende i primi tre capitoli della serie, usciti tra il 1989 e il 1999. Questi giochi sono caratterizzati da un gameplay a piattaforme in 2D, con elementi di azione e avventura. Il protagonista è un giovane senza nome che deve salvare la principessa dal malvagio Visir Jaffar, affrontando ostacoli, trappole e nemici con la spada. Il primo Prince of Persia è considerato un capolavoro assoluto del genere.

Il secondo capitolo, Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame, mantiene lo stesso stile del precedente, ma introduce una grafica migliorata, una trama più articolata e nuove ambientazioni. 

Il terzo capitolo infine, Prince of Persia 3D, segna il passaggio alla grafica tridimensionale, ma non riesce a convincere la critica e il pubblico, a causa di numerosi difetti tecnici e di gameplay.

La saga delle Sabbie del Tempo

La saga delle Sabbie del Tempo è una trilogia di giochi usciti tra il 2003 e il 2005, tutti sviluppati da Ubisoft. Questi giochi sono ambientati in un’epoca diversa da quella della trilogia classica, e presentano un nuovo protagonista, il principe di Persia, che deve affrontare le conseguenze di aver liberato le sabbie del tempo, un potente artefatto magico che può alterare il corso degli eventi.

Il gameplay di questi giochi è basato sull’azione, sull’esplorazione e sulla risoluzione di enigmi, con la possibilità di usare le sabbie del tempo per manipolare il tempo, ad esempio per tornare indietro, rallentare o congelare gli avversari. A massicce dosi viene inserito il parkour rendendo il titolo molto simile ai contemporanei primi capitoli di Assassin’s Creed.

Il primo capitolo, Prince of Persia: Le sabbie del Tempo, è stato acclamato dalla critica e dal pubblico, per la sua grafica, la sua storia e la sua innovazione. La trama si svolge 1000 anni dopo il primissimo titolo e dà il via ad una serie di eventi derivati fondamentalmente da avidità egoistica volendo, il protagonista, piegare le sabbie del tempo per prolungare la sua vita.

Il secondo capitolo, Prince of Persia: Spirito Guerriero, ha introdotto un tono più oscuro e violento, con una maggiore enfasi sul combattimento e sulle acrobazie. Ambientato sette anni dopo le sabbie del tempo, il nostro protagonista è braccato dai Dahaka. Chiesto consiglio ad un uomo saggio, quest’ultimo gli rivelerà che per porre fine a questa fuga il Principe dovrà morire…

Il terzo capitolo, Prince of Persia: I due Troni, ha concluso la trilogia, riprendendo alcuni elementi dei precedenti, come la possibilità di alternare tra due personalità del principe, una normale e una corrotta dalle sabbie del tempo. Tornato a Babilonia e dopo che il Visir si è reso immortale grazie alle Sabbie del Tempo, queste ultime “infettano” le ferite del Principe donandogli nuovo potere.

Videogiochi di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo

La saga di Ahriman

La saga di Ahriman è composta da due giochi usciti nel 2008 e nel 2010, sviluppati da Ubisoft. Questi giochi sono ambientati in un universo alternativo rispetto a quello delle sabbie del tempo, e presentano un nuovo protagonista, semplicemente chiamato il principe, che deve combattere contro Ahriman, il Dio dell’oscurità, che minaccia di distruggere il mondo.

Il gameplay dei due titoli è focalizzato sull’esplorazione e sul platforming, con la possibilità di usare le abilità magiche di Elika, una principessa che accompagna il protagonista nella sua avventura. 

Il primo capitolo, Prince of Persia, ha proposto una grafica in stile cel-shading, che ricorda i fumetti e le illustrazioni, e una struttura da metroidvania, in cui il giocatore può esplorare liberamente i vari scenari e scoprire i numerosi segreti sparsi per la mappa di gioco.

Il secondo capitolo, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate, concepito come un episodio intermedio tra Le Sabbie del Tempo e Spirito guerriero, ha ripreso alcune meccaniche dei precedenti giochi della saga, come la manipolazione del tempo e il combattimento con la spada.

Il reboot del 2008

Il reboot del 2008 è un gioco uscito nello stesso anno, sviluppato da Ubisoft. L’opera è ambientata in un universo completamente diverso da quello delle altre saghe, e presenta un nuovo protagonista, un avventuriero senza nome che incontra una misteriosa donna di nome Farah, che lo coinvolge nella sua missione di salvare il mondo da un’antica minaccia.

Anche il gameplay di questo gioco è basato sull’azione e sul platforming, con la possibilità di usare le abilità di Farah, che può creare piattaforme, teletrasportarsi e lanciare proiettili magici. Il gioco ha una grafica realistica e dettagliata, e una trama che si sviluppa attraverso i dialoghi tra i due protagonisti.

Videogiochi di Prince of Persia 2008

Altre uscite

A completezza di informazione, sono usciti anche altri videogiochi di Prince of Persia per console mobile e portable. Uno di questi è lo strategico a turni per Nintendo DS, Battle of Prince of Persia, ambientato tra Le Sabbie del Tempo e Spirito Guerriero, un gioco basato sull’utilizzo delle carte che ben si adattava al doppio schermo del Nintendo DS.

Infine sono presenti un paio di giochi per mobile, il primo, sviluppato da Ketchapp denominato Prince of Persia Escape, un titolo con livelli pressochè infiniti che facevano risaltare le caratteristiche del mobile: L’altro invece è Prince of Persia Classic di Gameloft, famosa per le trasposizioni su mobile di titoli come Tom Clancy’s Splinter Cell e Assassin’s Creed 2 oltre che quella del Principe di Persia.

Conclusioni

Prince of Persia è una serie di videogiochi che ha saputo rinnovarsi e adattarsi ai cambiamenti del mercato e delle tecnologie, offrendo esperienze di gioco diverse e originali. Ogni saga ha le sue caratteristiche distintive, che la rendono unica e apprezzata dai fan. Redivivo circa ogni decennio, il titolo incanta i videogiocatori per poi sparire di nuovo per anni e anni. E infatti, nonostante il successo di critica e di pubblico, la serie ha preso una pausa di diversi anni senza annunci ufficiali e ora spera di replicare i successi passati con Prince of Persia: The Lost Crown uscito il 18 gennaio. Riuscirà ancora una volta il nostro principe a far battere i cuori di tutti i videogiocatori?

Categorie
News

Top Spin 2K25: la serie sul grande tennis ritorna con un trailer

Sembra proprio che gli appassionati di tennis, categoria spesso bistrattata a favore dei fan del calcio, del basket persino del football e dell’hockey, potranno avere, in questo 2024 il loro titolo tripla A. Parliamo di Top Spin, serie famosa di 2K Games, il cui ultimo capitolo risale al 2011 con Top Spin 4 per Xbox 360, PS3 e Wii. Peraltro proprio questo capitolo è considerato, da molti, il miglior videogioco di simulazione tennistica mai realizzato. Fino ad ora, si spera.

Sviluppato da Hangar 13, Top Spin 2K25 dovrebbe uscire entro l’anno, su quali piattaforme è ancora da svelare, ma crediamo che come minimo arriverà su Xbox Serie X/S, PS5 e PC.

Dal trailer il gioco sembra essere graficamente ultra-realistico con campi e spalti in vero 3D, spettatori compresi. Sarà abbastanza ovvio che ci saranno numerose licenze ufficiali sia di sportivi noti che di campi e tornei.

Al momento niente si sa di più, il trailer proposto mira a far rendere conto solo dell’altissima qualità visiva raggiunta.

Panoramica privacy

Questo sito web usa Cookie al fine di fornire la migliore esperienza possibile. Le informazioni Cookie sono conservate sul tuo browser e hanno il compito di riconoscerti quando torni sul nostro sito web. Inoltre, sono utili al nostro team per capire quali seizioni del sito web sono maggiormente utili e interessanti.