Il seguito di Cyberpunk 2077, allarga la platea dei suoi sviluppatori. Project Orion, attualmente nelle prime fasi di sviluppo, oltre ai già noti veterani provenienti dal primo capitolo, ora abbraccia nuovi talenti in un team più ampio con sede nel nuovo studio CDPR di Boston, Massachusetts.
Ai veterani come Gabriel Amatangelo (Game Director) e Igor Sarzyński (Creative Director), si uniscono cinque professionisti del settore con anni di esperienza e una varietà di progetti AAA.
Dan Hernberg, noto per New World, Apex Legends e Diablo 3, si unisce al team come produttore esecutivo. Ryan Barnard, ex gameplay director per IO Interactive (Hitman) contribuirà come design director. Alan Villani, che ha curato la direzione tecnica di Mortal Kombat, amplierà il team di veterani di Project Orion in qualità di direttore tecnico.
Anna Megill sarà lead writer del nuovo gioco di CD Projekt dopo aver contribuito alla realizzazione di titoli come Control, Guild Wars 2 e il prossimo Fable di Playground Games. Infine, Alexander Freed rafforzerà ulteriormente la scrittura di Project Orion. Freed è uno scrittore di bestseller del New York Times con oltre 15 anni di esperienza nella scrittura di videogiochi. Ha lavorato in precedenza per BioWare, Obsidian Entertainment e Wizards of the Coast.
Dopo avervi raccontato i migliori protagonisti maschili di Final Fantasy, non possiamo non raccontarvi il rovescio della medaglia. Come è noto non esiste nessuna buona storia senza un buon antagonista. Ecco dunque anche la nostra classifica sui cinque migliori cattivi dei Final Fantasy!
Avvisiamo che nella lettura potreste incappare in qualche spoiler. Per descrivere a dovere i nostri cattivoni, infatti, abbiamo giocoforza dovuto parlare di alcuni eventi chiave della trama del gioco da cui provengono. Pronti ad abbracciare il lato oscuro?
5. L’imperatore (FFII)
L’imperatore, principale antagonista di Final Fantasy II (il cui vero nome è Mateus), è un antagonista davvero intrigante, nonostante la sua poca notorietà.
Colpisce anzitutto per il suo aspetto, estremamente elegante, ma allo stesso tempo minaccioso, con i suoi lunghi capelli e le unghie smisurate. Il viso dell’imperatore, con la sua espressione diabolica, troneggia alle spalle del logo del gioco, come a rimarcare la minacciosità della sua presenza. L’origine diabolica dei poteri di Mateus, frutto di un vero e proprio patto col diavolo, rafforza l’alone luciferino che questo personaggio emana.
Il malvagio sovrano concretizzerà presto anche coi fatti l’aura di terrore che lo circonda, rendendo la vita degli eroi di Final Fantasy II un vero inferno. Il secondo episodio della saga è certamente tra i Final Fantasy dai toni più cupi e tetri in assoluto, visto il numero di tragedie che i protagonisti devono affrontare. La causa di quasi tutte queste avversità è sempre la medesima: proprio il nostro Imperatore.
Indimenticabile il senso di sconforto che causa il suo ritorno dalla morte, in una versione ancora più demoniaca e spaventosa. Proprio quando i nostri eroi pensavano di essersi liberati di lui!
4. Kuja (FFIX)
Parlando di bellezza ed eleganza, il carismatico Kuja non ha davvero nulla da invidiare all’Imperatore. Fin dalle sue prime apparizioni, il nostro stregone si presenta come un personaggio estremamente enigmatico. Le sue reali intenzioni non traspaiono mai e nulla sembra turbarlo o scomporlo.
Sebbene Kuja appaia spesso al fianco di individui estremamente malvagi e pericolosi, come la regina Brahne e Garland, diventa ben presto chiaro che è proprio Kuja a rappresentare la minaccia più grande. Grazie alla sua astuzia e ai suoi piani machiavellici, Kuja si rivela in grado di volgere a suo favore qualsiasi situazione e riesce ad impossessarsi di praticamente ogni fonte di potere presente al mondo.
Una volta scoperta la verità sulle origini di Kuja, emerge anche tutta la tragicità di questo personaggio; il cattivo di Final Fantasy IX infatti sembra destinato sin dalla nascita a non essere altro se non un portatore di morte e devastazione. Il profondo legame che lo unisce al protagonista Gidan aumenta ulteriormente l’empatia che il giocatore prova nei suoi confronti, al punto che risulta davvero difficile considerarlo realmente malvagio.
Un’ultima nota merita la sua tamarrissima trasformazione finale nello stato di Trance, che lo rende davvero molto simile a Gogeta trasformato in Super Saiyan 4, cosa che regala sicuramente qualche punto in classifica al nostro Kuja.
3. Sin (FFX)
L’aspetto che più colpisce di Sin è il suo essere completamente diverso da tutti gli altri cattivi dei Final Fantasy. Qui non abbiamo a che fare con uno stregone, un sovrano corrotto o un essere demoniaco, ma con un vero e proprio Kaiju.
Sin infatti non è altro che questo: un gigantesco essere mostruoso che esiste al solo scopo di sconvolgere il mondo seminando terrore e distruzione. Combattere contro di lui equivale, almeno apparentemente, a sfidare le stesse leggi della natura e dell’esistenza. Una lotta disperata contro un destino che appare ineluttabile, vista l’apparente immortalità di Sin.
Un altro aspetto accattivante di Sin è il grosso mistero che lo circonda. Sebbene la vera identità della creatura venga rivelata abbastanza presto, i tanti interrogativi che lo avvolgono restano tali fin quasi alla fine dell’avventura. Una volta gettata luce su questi segreti, essi riveleranno una terribile ed agghiacciante catena di bugie, generata da un odio e da un rancore talmente grandi da riuscire a stringere il mondo intero in una vera spirale di morte per moltissimi anni.
Distruggere questa spirale ci ha fatto davvero sentire persone migliori e immaginiamo che lo stesso valga per tanti di quelli che, come noi, hanno dovuto confrontarsi con Sin e tutto ciò che rappresenta.
2. Kefka Palazzo (FFVI)
Kefka Palazzo, il principale antagonista di Final Fantasy VI, ha in effetti tutti gli elementi per essere considerato il cattivo perfetto.
Il suo look da giullare risulta comico e spaventoso allo stesso tempo e ricorda molto da vicino personaggi come Joker o Pennywise. Kefka, presentato inizialmente come un semplice servitore dell’imperatore Gestalt, cattura subito l’attenzione del giocatore con il suo carisma e con il suo essere costantemente sopra le righe.
Ben presto tuttavia, la follia che domina Kefka, frutto di un esperimento malriuscito dello scienziato Cid, si rivela in tutta la sua deflagrante forza distruttiva, rendendo subito chiaro chi sia il vero antagonista della storia. Parlando di cattiveria, crediamo che non solo tra gli cattivi dei Final Fantasy, ma in tutta la storia dei videogiochi siano davvero pochi i personaggi in grado di eguagliare la malvagità di Kefka.
Il modo in cui schiavizza la povera Terra, l’avvelenamento delle acque di Doma, la strage di Esper compiuta dal nostro stregone all’apertura del portale sono solo alcune delle atrocità commesse dal terribile giullare. La cosa peggiore è che in questi momenti Kefka non manca mai di mostrare il suo sadismo, sottolineato dal suono stridulo della sua risata, l’elemento che forse più caratterizza Kefka.
La sua ascesa a creatura divina, avvenuta dopo il suo tradimento ai danni dell’imperatore e la conquista della Triade della Discordia, trasforma Kefka in una vera calamità cosmica, dotata di un potere tale da devastare il mondo intero a suo piacimento. Lo scontro finale con Kefka, suddiviso in ben 4 fasi differenti, è uno dei momenti più epici dell’intera saga di Final Fantasy, reso ancora più incredibile da Dancing Mad, la stupenda colonna sonora che accompagna la battaglia.
Alla fine, solo la forza del legame che unisce i nostri personaggi, unita al loro desiderio di vita e libertà si rivela in grado di abbattere il folle pagliaccio. Può stupire non trovare Kefka al primo posto. Tuttavia, tutti i fan della saga avranno già capito chi occupa quella posizione.
1. Sephiroth (FFVII)
Se si analizza con attenzione la trama di Final Fantasy VII, Sephiroth risulta più una vittima che un antagonista. A guidare le sue azioni, infatti, è sempre la crudele entità Jenova.
É proprio la scoperta delle sue origini e del suo legame Jenova stessa a scatenare la follia distruttrice del leggendario Soldier. Inoltre, quel che succede a Cloud mostra chiaramente la terribile influenza che Jenova è in grado di esercitare attraverso le sue cellule.
Resta il fatto che Sephiroth è dotato di un carisma e di una forzache pochissimi personaggi della storia dei JRPG possono eguagliare. Il suo aspetto iconico, la sua chilometrica spada Masamune e la lunga chioma albina sono diventati elementi assolutamente iconici, immediatamente riconoscibili da chiunque conosca il medium videoludico.
Parte del fascino del personaggio deriva indubbiamente anche dalla canzone One Winged Angel. Questa traccia, che accompagna lo scontro finale con Sephiroth, è certamente una delle più riconoscibili e famose dell’intero panorama videoludico.
Sephiroth probabilmente non è il più malvagio tra i cattivi dei Final Fantasy. Non è nemmeno quello che suscita la maggior sensazione di paura e potere. Ma è certamente il più iconico antagonista dell’intera saga. Per capirlo, basta pensare alle sue apparizioni in saghe come Kingdom Heart o Super Smash Bros.
E poi, diciamocelo: come potevamo non premiare colui che ha commesso l’assassinio più famoso dell’intera storia dei videogiochi?
Nel mercato videoludico c’è un settore che aspetta di esplodere da ormai tantissimi anni: i visori per la realtà virtuale. Diverse aziende stanno provando ad aggiungere il proprio plus perché vedono nel VR un mercato ancora, stranamente, acerbo. Anche noi siamo tornati a esplorare questo mondo utilizzando un visore controverso, Meta Quest 3, tanto amato dalla critica, ma anche così duramente punito dalle vendite a causa di una contrazione prevista per questo trimestre fino al 70%.
Questo articolo è una recensione della mia esperienza con Meta Quest 3, snocciolando per dovere di cronaca anche qualche dato sul dispositivo così da comprendere cosa abbiamo tra le mani.
Design
A livello estetico risulta molto meno ingombrante del Meta Quest 2, quindi anche più leggero una volta indossato e comodo da usare, anche se sessioni prolungate, causa pressione delle stringhe sul capo, spesso fanno addormentare tutta la parte centrale della testa a partire dalla fronte. Fastidioso. Di gran lunga più comoda la fascia Premium che però costa un’occhio.
La parte anteriore curva del Quest 3 presenta quattro telecamere in due pile verticali, con un emettitore infrarosso tra di esse. Due telecamere sono usate principalmente per il tracking spaziale, per scansionare l’ambiente circostante per i contenuti AR e per determinare i confini della tua area di gioco. Le altre due sono telecamere RGB pass-through che permettono di vedere il proprio ambiente a colori. Due telecamere di tracking spaziale aggiuntive si trovano lungo il bordo inferiore del visore.
Una manopola di regolazione della distanza pupillare e un selettore del volume si trovano tra le telecamere inferiori, insieme a una connessione a tre contatti per la base di ricarica opzionale ( e a pagamento). Se non si usa la base, si può caricare il visore usando la porta USB-C sulla cerniera sinistra.
Un pulsante di accensione si trova appena sotto. I controller sono ottimi, molto maneggevoli e precisi durante le sessioni di gioco. Impugnare una spada in Assassin’s Creed ( Nexus) non è mai stato cosi divertente.
Caratteristiche tecniche
Meta Quest 3 ha un display OLED da 2.064 per 2.208 pixel per occhio, con una frequenza di aggiornamento di 120 Hz. Questo significa che ha una risoluzione più alta e una frequenza di aggiornamento più veloce rispetto al Quest 2, che ha un display LCD da 1.832 per 1.920 pixel per occhio con una frequenza di aggiornamento di 90 Hz. Questo si traduce in immagini più nitide e fluide, con colori più vivaci e contrasti più elevati.
Il Quest 3 ha anche un processore più potente, lo Snapdragon XR2 Gen 2, che offre una potenza grafica 2,5 volte superiore rispetto al Quest 2. Questo si nota soprattutto nelle esperienze VR che hanno un aggiornamento visivo per il Quest 3, come Beat Saber, Superhot VR e The Walking Dead: Saints & Sinners. Gli effetti di luce sono di gran lunga migliorati, i dettagli sono più ricchi e il testo è più leggibile.
A completare la dotazione ci pensano 8 GB di RAM ed una batteria di 4000 mAH che garantisce circa due ore, due ore e mezza massimo di gioco ininterrotto.
Limitazioni e considerazioni
Il catalogo giochi è vasto e sempre in espansione con titoli anche di primissimo piano come Assassin’s Creed Nexus e Asgard’s Wrath 2, che meritano sicuramente di essere provati. Tutto rose e fiori quindi…più o meno si, se avete intenzione di acquistare un visore, il Meta Quest 3 è la scelta migliore. Ma attenzione ad alcuni “effetti collaterali”.
Questione spazio. Dovrete averne a disposizione parecchio per sfruttare a pieno tutta la funzionalità del visore. Vero è che il dispositivo vi chiederà di creare dei confini, in pratica un reticolato che vi indicherà i limiti su cui potersi muovere; purtroppo, giocare con titoli sportivi, come tennis o boxe, significa dover farsi in quattro per racimolare spazio in spazi più stretti.
L’accessibilità dei giochi è veramente molto ampia, anche in un gioco come Assassin’s Creed, dove correre e saltare con il parkour è la base; infatti, si potrà giocare, settando le giuste impostazioni, da seduti. E questa è l’altra personalissima nota dolente. Avevo cominciato ad abbandonare il visore proprio perché troppo pigro! O meglio, quando mi siedo e videogioco ho bisogno di rilassarmi. Giocare a tennis, combattere a suon di pugni, correre con Ezio, mi risultava pesante e finivo per accendere l’Xbox! Questo non significa però che utenti più attivi di me ne trovino giovamento, ma per me, passata l’euforia iniziale, il visore era stato accantonato.
Infine, e anche qui dipende da persona a persona, durante le sessioni ho sofferto di un frequente mal di testa che scaturiva dopo quasi tutte le sessioni di gioco. Del resto, noi possiamo essere consapevoli quanto vogliamo di essere seduti su un divano, ma se stai volando su di un aereo da guerra o stai saltando tra le cime dei palazzi settecenteschi o camminando su una tavola sospesa nel vuoto, il tuo cervello sentirà comunque che c’è qualcosa che non va per il verso giusto.
Conclusioni
Meta Quest 3 è il miglior visore di realtà virtuale per qualità-prezzo in circolazione, nonostante si parta da ben 549 euro per la versione 128 GB. Un ottimo visore alla luce delle caratteristiche e del prezzo, ma il cui acquisto va ponderato dopo averlo magari provato e dopo aver verificato che sia idoneo al proprio fisico e perché no, anche alle proprie fobie.
L’utente YouTube NoClip ha pubblicato un documentario dedicato alla storica serie di The Secret of Monkey Island. “Returning to Monkey Island”, questo il nome dell’opera, dura la bellezza di un’ora e mezza racconta la serie in modo approfondito, dagli albori fino ad all’ultimo capitolo, Return to Monkey Island.
Sono tante le domande che attanagliano ogni fan: come nacque il primo Monkey Island? Qual’è l’evoluzione? Perche Ron Gilbert l’ha ripresa dopo 30 anni? Qual’è il segreto di Monkey Island? (no a questo il documentario non risponde). In ogni caso, in questo documentario di Monkey Island troveremo risposte a queste e molte altre domande.
Visto che parliamo di pirati, diamo giusto qualche coordinata (di una qualche bussola sgangherata conoscendo Guybrush Threepwood). Il documentario comprende interviste a sviluppatori e personaggi che hanno contribuito alla serie e un’intervista allo stesso Ron Gilbert, creatore del titolo che consiglio di non perdere.
Lo State of Play ha portato due novità per gli amanti di Silent Hill: un trailer di Silent Hill 2 Remake e The Short Message, un nuovo capitolo del franchise horror psicologico che è già gratuitamente scaricabile dal PlayStation Store.
Il trailer di Silent Hill 2 Remake, attualmente in sviluppo da Bloober Team, noti per la saga Layers of Fear e The Medium, mostra il rinnovato sistema di combattimento del remake.
Silent Hill: The Short Message vuole invece essere un breve capitolo, totalmente indipendente dalle opere precedenti, che si ispira a P.T., il lavoro mai terminato di Hideo Kojima e Guillermo del Toro per Konami. In questo nuovo capitolo stand-alone il giocatore deve seguire le vicende di Anita, invitata in un complesso di appartamenti abbandonati e ovviamente avvolti da un’oscura verità.
L’opera è ambientata ai giorni nostri e tratta il tema della diffamazione e del bullismo sui social network.
Durante l’ultimo State of Play, Capcom ha mostrato un trailer gameplay di Dragon’s Dogma 2. Il video si è concentrato sulle fasi di combattimento con le più disparate creature e ci ha fatto conoscere la Vocazione dell’Eroe Leggendario, che può essere utilizzata esclusivamente dagli Arisen.
Il trailer non è entrato nei dettagli della trama, ma ci ha permesso di vedere i combattimenti in tempo reale che saranno il punto centrale della nuova avventura di Capcom.
Dragon’s Dogma 2 arriverà il 22 marzo 2024 su PlayStation 5, Xbox Series S/X e PC.
Dopo l’impressionante ritorno della saga con il quarto capitolo nel 2021, Xbox e il team di Age of Empires annunciano un evento live per parlare della serie maggiormente legata al nome Microsoft. New Year, New Age è il live stream che potremo seguire il 23 febbraio a partire dalle ore 19.00 (italiane) e durante il quale saranno svelati diversi aggiornamenti.
Xbox ha già confermato che durante lo show sarà possibile dare un primo sguardo ad Age of Empires Mobile, il nuovo videogioco per iOS e Android, che si mostra la grande pubblico un anno e mezzo dopo il primo teaser trailer. Inoltre, avremo novità su Age of Mythology: Retold, la versione remastered dello spin-off del 2002 ambientato nella mitologia greca.
Infine, il team di Age of Empires introdurrà una serie di aggiornamenti di aggiornamenti per il titolo principale che saranno poi man mano svelati durante quest’anno.
La diretta, presentata dallo youtuber Welyn, sarà disponibile sul suo canale e ovviamente sui canali Twitch e Youtube di Xbox e Age of Empires.
Finalmente ci siamo. Dopo estenuanti mesi di attesa, Tekken 8, l’ultimo capitolo della leggendaria saga Bandai Namco, è finalmente arrivato. A quasi sei mesi di distanza dall’uscita della demo giocabile, Tekken 8 si mostra ora in tutta la sua interezza. Riuscirà questo nuovo capitolo a rivelarsi degno dell’eredità che porta? O finirà schiacciato dalla durissima concorrenza di titoli come Street Fighter 6 e Mortal Kombat 1? Dopo un esame approfondito siamo pronti a condividere con voi le nostre riflessioni in questa recensione di Tekken 8.
Tanta carne al fuoco
Il primo aspetto a balzare all’occhio caricando per la prima volta Tekken 8 è il gran numero di modalità che mette a disposizione. Prendendo esempio dall’ottimo lavoro fatto da Capcom con Street Fighter 6, anche Bandai Namco propone un’offerta davvero vasta e completa, anche per il single player. Non si tratta del Tekken con l’offerta migliore in assoluto, ma le possibilità restano numerose e varie.
Oltre all’ormai immancabile modalità storia, Tekken 8 propone infatti la battaglia arcade, il ritorno del Tekken Ball e una nuovissima modalità denominata Arcade Quest. Andiamo ad analizzarle nel dettaglio.
Il risveglio dell’oscurità
La trama principale di Tekken 8 è narrata nella modalità denominata: “Il Risveglio dell’oscurità”. In modo analogo a quanto visto in Tekken 7, questa modalità alterna una serie di battaglie a filmati che vanno via via a mostrare l’evolversi della vicenda. Per chi si fosse perso parte della storia, il gioco mette a disposizione anche una galleria, con una serie di filmati recap sugli episodi passati della serie. Ad essi vanno ad aggiungersi i filmati che il giocatore sblocca procedendo nel gioco.
La storia di Tekken 8, pur senza far gridare al miracolo, resta abbastanza godibile e in linea con la serie. La vicenda vede fondamentalmente un gruppo dei combattenti protagonisti, con Jin Kazama in testa, cercare di opporsi allo strapotere di Kazuya Mishima. Dopo essersi finalmente liberato del padre Heiachi al termine di Tekken 7, il malvagio leader della G corporation, forte dei poteri del Devil Gene, tenta infatti di plasmare il mondo intero a sua immagine. E quale modo di farlo se non attraverso un bell’Iron Fist Tournament aperto a tutto il globo?
L’aspetto che più colpisce di questa modalità è il suo essere volutamente molto sopra le righe e a tratti abbastanza tamarra. Tra furibonde battaglie campali a suon di mitra e motociclette futuristiche, scontri in grado di sbriciolare intere città ed entità demoniache che si affrontano sospese sulle asteroidi, Il Risveglio dell’oscurità riesce ad intrattenere piuttosto bene senza mai annoiare.
Ci hanno colpito soprattutto un paio di colpi di scena nel finale. Siamo certi che le rivelazioni qui presentate saranno alla base degli sviluppi della storia di Tekken nei prossimi episodi. Unica pecca è la mancanza di approfondimento di molti dei personaggi. Tuttavia, la saga di Tekken si è da sempre focalizzata su pochi eletti. Inoltre risulta davvero arduo dare il giusto spazio a ognuno con un roster così vasto.
Interessante anche la presenza di una serie di scontri che vedono il nostro personaggio affrontare orde intere di nemici. Queste sezioni di gioco ci hanno riportato alla mente la vecchia (e dimenticabile) modalità Tekken Force e sono una sorta di musou coi comandi di Tekken. Nel complesso, anche se non lunghissima, la modalità storia resta piacevole e intrigante al punto giusto.
Ad ognuno il suo
Accanto alla storia principale Tekken 8 offre anche gli Episodi Personaggio. Si tratta di una serie di cinque scontri dedicati ad ognuno dei protagonisti, al termine dei quali si sbloccherà un filmato conclusivo. Non si tratta di storie ufficiali, ma di una sorta di What if?. Questi episodi infatti mostrano scenari focalizzati sul personaggio, a volte in contrasto con quanto mostrato nella storia principale. Si tratta spesso di finali volutamente ironici e leggeri, che strizzano l’occhio ai filmati dei primi episodi della saga.
Battaglia Arcade invece è la classica serie di scontri, culminante nella battaglia con un boss finale. Questa modalità risulta utile solo per qualche partita veloce o per permettere di accumulare in tempi rapidi crediti da spendere per personalizzare il nostro personaggio.
Tekken Ball infine è una bizzarra modalità a metà strada tra una scazzottata e una partita di beach volley. Apparsa per la prima volta in Tekken 3, questo strano mini-gioco ritorna pressoché invariato in questo ottavo capitolo. Per ottenere la vittoria dovremo azzerare la vita dell’avversario, ma potremo farlo solo colpendolo col pallone, dopo aver caricato quest’ultimo coi nostri colpi. In alternativa, è anche possibile danneggiare l’avversario facendo toccare al pallone il terreno nella sua metà campo. Si tratta di una modalità leggera e divertente, che conferisce a Tekken 8 ulteriore varietà. Nulla di troppo profondo, si intende, ma nel complesso abbattere l’avversario a pallonate resta ancora spassoso.
Alla conquista del mondo arcade!
Tra le nuove modalità, quella che ci ha colpito più positivamente è certamente l’Arcade Quest. Una volta avviata l’avventura, dovremo anzitutto crearci un avatar, che potremo personalizzare in tutta libertà.
Tekken 8, sia per quanto riguarda il nostro avatar che per i vari lottatori selezionabili, offre davvero moltissimo spazio alla personalizzazione. In un’apposito menù sarà infatti possibile sia variare l’abbigliamento dei nostri personaggi, sia acquistare nuovi costumi, oggetti e pettinature varie. Tutti questi elementi sono acquistabili tramite la moneta di gioco, accumulabile con le varie modalità single player. Vedremo se anche Tekken 8 subirà l’ormai consueta invasione di skin e abiti a pagamento.
Tornando ad Arcade Quest, terminata la creazione dell’avatar il giocatore deve intraprendere un viaggio alla conquista delle principali sale-giochi dedicate a Tekken. Sotto la guida di Max, il nostro mentore, dovremo superare una serie di sfide per progredire con la trama e sbloccare via via nuove sale arcade.
Queste sfide consistono solitamente nel raggiungere un determinato rango all’interno della sala. Per farlo, è sufficiente sfidare e battere i vari giocatori presenti. Per ottenere ricompense bonus, però, occorre anche soddisfare una serie di requisiti, come, ad esempio, eseguire almeno due prese in un round o ricorrere a determinate mosse.
La modalità Arcade Quest funge anche da tutorial, dal momento che, nel nostro viaggio, Max ci illustra gradualmente tutte le principali meccaniche di Tekken 8, compresi alcuni concetti avanzati come le combo aeree o l’abilità nel punire gli attacchi avversari.
Abbiamo trovato davvero interessante questa nuova modalità. Sebbene non troppo longeva, l’Arcade Quest regala diverse ore di gioco agli amanti del single player e propone qualcosa di inedito all’interno della saga di Tekken. Da fan della saga, non ho potuto non notare la somiglianza con la modalità Quest di Virtua Fighter 4 Evolution. Del resto, quando un’idea è valida, perché non riproporla?
In particolare, ci ha colpito la caratterizzazione delle varie sali giochi. Ognuna infatti presenta un ambiente unico e ben definito. Si parte dalle atmosfere periferiche e scanzonate del Gong, la sala iniziale, fino alla lussuosa sede del sovraffollato ed ultracompetitivo Tekken World Tour.
Anche i personaggi in cui ci siamo imbattuti nel corso dell’avventura sono parsi nel complesso avere un proprio carisma. Pur ricalcando diversi stereotipi legati ai frequentatori delle sale giochi, i vari avatar incontrati riescono a non essere ripetitivi e a risultare piuttosto simpatici. Procedendo in questa modalità il giocatore ha la possibilità di sbloccare la super battaglia fantasma, su cui torneremo tra un attimo.
La pratica rende vincenti
Non manca naturalmente la classica modalità allenamento, che si presenta davvero ricca e completa. Sono davvero tantissime le opzioni a disposizione del giocatore, che potrà scegliere se concentrare il suo allenamento sull’attacco, sulla difesa o sulle combo. É di nuovo possibile anche registrare intere stringhe di attacchi del personaggio avversario e farle riprodurre dalla cpu in ogni momento, in modo da studiare le risposte migliori ad ogni situazione.
Tekken 8 però riesce a mostrare il meglio di se nella gestione dei replay. Non solo infatti è possibile visionare sia i propri replay che quelli degli altri giocatori nei minimi dettagli, ma viene addirittura data la possibilità di interagire con essi. Durante la riproduzione, infatti, la cpu evidenzia alcuni momenti chiave dello scontro. In questi frangenti, è possibile riprendere il controllo del nostro personaggio per provare a reagire in maniera differente e verificare i risultati.
Bandai Namco merita davvero un plauso per queste scelte, che non solo spingono il giocatore a cercare di migliorarsi ed imparare dagli errori, ma gli forniscono tutti gli strumenti per farlo. Un attento studio delle proprie partite infatti permette ad ogni giocatore di comprendere in fretta gli errori più ricorrenti e suggerisce anche modi per evitarli.
Tekken 8 e la rete
Veniamo ora ad analizzare le varie modalità online. Anche in questo caso, Bandai Namco mostra di aver imparato dalla concorrenza. Oltre alle consuete sfide amichevoli o classificate Tekken 8, in modo simile a quanto fatto da Street Fighter 6, propone una lounge di combattimento. Si tratta di una vera e propria sala giochi virtuale, in cui il nostro avatar è libero di interagire con gli altri giocatori presenti nel server.
La lounge è divisa in tre sezioni: l’ingresso, la sala di combattimento, il dojo (dedicato all’allenamento), la spiaggia, dove è possibile sfidare gli amici a Tekken Ball e il negozio, dedicato all’acquisto di oggetti ed accessori sia per il nostro avatar che per i vari personaggi del gioco.
All’interno della lounge, oltre a poter sfidare gli avatar dei giocatori in partite veloci o classificate, potremo chiedere l’oro l’amicizia, seguire i giocatori che più ci colpiscono e persino scaricare e sfidare i loro fantasmi. Cogliamo quindi l’occasione per parlare di un’altra novità, ovverola giàcitata Super Battaglia Fantasma.
Peggiori nemici di noi stessi
Nel corso della storia dell’Arcade Quest, ad un certo punto il giocatore viene trasportato in un misterioso spazio chiamato sfida finale. Qui il nostro mentore Max ci proporrà di sfidare il nostro fantasma.
I fantasmi non sono altro che copie virtuali dei giocatori, guidati da un’intelligenza artificiale. Affrontandolo, il fantasma migliora progressivamente, registrando i dati delle nostre battaglie e imparando a riprodurre il nostro stile e le nostre tecniche ricorrenti. Anche in questo caso, si tratta di un’idea davvero interessante e stimolante, che offre un ulteriore strumento di crescita e miglioramento per ogni giocatore.
A rendere il tutto ancora più interessante, Tekken 8 offre anche la possibilità di scaricare i fantasmi dei giocatori incontrati nella lounge di combattimento. Questo permette l’opportunità di impratichirsi contro stili di gioco particolarmente ostici. Possiamo incontrare i fantasmi anche all’interno della Battaglia Arcade e dell’Arcade Quest. In questo caso, tuttavia, si tratta di semplici riproduzioni basati sui dati di vari giocatori.
I fantasmi, oltre a rendere le partite più varie ed interessanti, sono la dimostrazione più tangibili dei progressi compiuti da Tekken nell’ambito dell’intelligenza artificiale della CPU. Intendiamoci, i fantasmi che abbiamo visto in azione sono tutt’altro che perfette riproduzioni del giocatore e spesso imitano in modo approssimativo lo stile da cui sono plasmati. Vedremo se col tempo anche l’intelligenza di queste copie digitali andrà migliorando.
Problemi di stabilità
Per concludere la nostra disamina delle modalità online, non possiamo purtroppo non parlare di alcuni problemi riscontrati nella stabilità della connessione.
Sebbene infatti Tekken 8 utilizzi il rollback nectode, questa meccanica non è stata implementata in maniera completamente ottimale. Purtroppo, risulta difficile adattare il rollback ai picchiaduro 3D a causa dell’altissimo numero di possibilità che questo tipo di giochi prevede.
Intendiamoci, rispetto al settimo capitolo la situazione è molto migliorata. Nella maggior parte dei casi, le partite si svolgono in maniera fluida e con pochi problemi. Tuttavia, ci siamo imbattuti in vari rallentamenti e salti di frame, anche in partite con qualità della connessione di intensità medio-alta. Un peccato davvero. Abbiamo in parte ovviato il problema ritoccando le opzioni e privilegiando la fluidità, ma questo ha portato talvolta a letture errate dei nostri input. Speriamo che bandai Namco abbia la possibilità di migliorare la situazione già coi prossimi aggiornamenti.
Un grande miglioramento
Dopo aver esaminato le numerose modalità di Tekken 8, veniamo finalmente a parlare del gioco vero e proprio. Con nostra somma gioia, Bandai Namco sembra aver preso seriamente i numerosi feedback ricevuti dalla community sulla versione alpha del gioco, ed è riuscita a migliorare letteralmente ogni aspetto dell’esperienza.
Lotte pirotecniche
A livello grafico, Tekken 8 è una vera meraviglia. I combattenti sono dettagliatissimi e mostrano un numero enorme di differenti espressioni facciali. Anche le animazioni sono fluide, veloci ed estremamente dinamiche. Come sempre, il gioco da’ il meglio di sé con gli spettacolari effetti legati agli attacchi, soprattutto quelli speciali, che vanno a generare un vero arcobaleno di luci, colori ed esplosioni.
Gli scenari, che nella demo non ci avevano convinto troppo, ora appaiono molto più caratterizzati, puliti e ricchi di dettagli e animazioni. I vari sfondi mostrano anche un’ottima varietà e spaziano da santuari nascosti nel cuore del bosco ad asteroidi sospese in cielo.
Ancheil comparto sonoro appare molto più curato e coinvolgente. Le tracce del gioco spaziano da brani a base rock o techno a musiche più dolci e spirituali. Diversi brani hanno anche una base cantata, che li rende ancor più coinvolgenti e orecchiabili. Numerose tracce, soprattutto nella modalità storia, vanno palesemente ad omaggiare le colonne sonore dei primi capitoli della saga, rendendole allo stesso tempo più moderne e appetibili.
Tra tradizione ed innovazione
Veniamo finalmente a parlare del gameplay, elemento cardine del gioco. Se ricordate, la nostra prova sul campo della demo ci aveva lasciati con qualche perplessità. Destavano preoccupazione soprattutto l’eccessiva frenesia del ritmo del gioco e le novità legate all’heat system, che appareva piuttosto sbilanciato. Fortunatamente, gli sviluppatori sono riusciti a fugare ogni nostro dubbio.
Intendiamoci, Tekken 8 conferma molte delle nostre impressioni. Si tratta di un titolo estremamente frenetico e veloce, con incontri dal ritmo davvero forsennato. Tuttavia, l’anima di Tekken c’è e si fa sentire. La conoscenza del moveset dei lottatori, il tempismo, l’attenzione agli spazi e soprattutto la capacità di saper prevedere e punire gli attacchi avversari restano la base per il successo, soprattutto nella modalità online.
Abbiamo ritrovato in Tekken 8 quella stessa formula vincente, fatta di un perfetto equilibrio tra accessibilità e profondità, che ha sempre contraddistinto questa serie, permettendole di essere, di fatto, l’unica saga di picchiaduro 3d ancora sulla cresta dell’onda.
Risulta però innegabile che Tekken 8 strizzi marcatamente l’occhio ai neofiti. In generale, tutti i personaggi, con pochissime eccezioni, appaiono decisamente accessibili, almeno per quanto riguarda le basi. Certo, è ancora troppo presto per parlare di bilanciamenti ed equilibri. L’impressione generale però è che si sia cercato il livellamento potenziando praticamente ogni membro del roster. Non ci è mai capitato di provare un personaggio e di trovarlo pessimo o significativamente più debole degli altri. Saranno i primi tornei a darci un quadro più preciso.
Parlando del roster, Tekken 8 mette a disposizione ben 32 combattenti. Si tratta in quasi tutti i casi di volti già noti, rimasti fedeli allo stile di lotta che li ha sempre contraddistinti. Tra le esclusioni importanti ricordiamo Julia, Eddie/Christie e Lei. Come new entry abbiamo Victor Chevalier, uno dei capi della resistenza, Reina, giovane lottatrice con un misterioso legame con la famiglia Mishima e Azucena Ortiz, strampalata lottatrice amante del caffè ed esperta di MMA. Proprio quest’ultima appare il personaggio meno azzeccato, non tanto per il suo gameplay, basato sulla velocità e sull’uso di prese e striking, quanto per il suo essere davvero troppo strana e sopra le righe.
Tornando al discorso accessibilità, Tekken 8 propone anche dei controlli semplificati, chiamati comandi speciali. essi possono essere attivati in ogni momento dello scontro tramite la pressione del tasto L1. Intendiamoci, non si tratta assolutamente di un significativo cambio nello stile, come avviene coi comandi moderni di Street Fighter 6, che risultano efficaci anche in ambito competitivo. I comandi speciali sono semplicemente un aiuto per l’esecuzione di comandi o sequenze che potrebbero risultare difficili. Li consigliamo soprattutto per impratichirsi con le prime combo.
Potere del calore
Come ben sa chi ha provato la demo, la novità principale del combat system di Tekken 8 è costituito dal sistema Heat. In pratica, sotto la barra dell’energia si trova ora anche un’altra barra, denominata heat. Una volta attivata, il nostro personaggio entra in uno stato di potenziamento. In questa condizione i suoi attacchi risultano più dannosi e provocano danno anche in parata. La barra andrà consumandosi nel tempo finchè, una volta esaurita, porrà fine allo stato di heat. La barra non può essere ricaricata in alcun modo, ma si riempie completamente tra un round e l’altro.
Durante lo stato di Heat è anche possibile eseguire l’Heat Smash, potentissimo attacco in combo che causa danni ingenti azzerando immediatamente la barra heat. Si tratta, insieme alla Rage Art (super mossa eseguibile solo quando l’energia del lottatore sta per esaurirsi), della nostra risorsa più potente in assoluto.
Lo stato di Heat può essere attivato tramite l’Heat Burst, un attacco frontale che va ad innescare lo stato di Heat, oppure con gli Heat Engager, una serie di attacchi, diversi per ogni personaggio, che, se mandati a segno, attivano automaticamente l’heat. Premendo rapidamente due volte lo stick direzionale durante un engager è possibile attivare anche l’Heat Dash, rapidissimo scatto che, sacrificando parte della barra heat, funge da estensione per le combo, in modo simile al drive rush di Street Fighter 6.
Tutti questi potenziamenti ci avevano parecchio preoccupati. Temevamo che la loro eccessiva forza si trasformasse in un abuso di queste meccaniche da parte dei giocatori, a discapito di tutto il resto del meve set. Fortunatamente, questo non è avvenuto. Le meccaniche Heat, per quanto potenti, sono ben inserite nel contesto e non vanno a stravolgere in maniera eccessiva il gameplay. Intendiamoci, si tratta sicuramente di attacchi potenti e spesso risolutori, ma il loro utilizzo richiede molta pratica e una conoscenza delle situazioni più adeguate in cui utilizzarli. Eccedere nel loro utilizzo porta inevitabilmente a diventare prevedibile ed espone al rischio di pesanti punizioni da parte dell’avversario.
In ultimo, parliamo del recupero dell’energia. Una parte del danno che si subisce, in particolare quello derivato dalla parata degli attacchi e dalle combo aeree, rimane evidenziato in grigio. Il giocatore, mettendo a segno a sua volta una serie di attacchi, ha la possibilità di recuperare gradualmente quell’energia. Questa possibilità sfuma qualora l’attacco del giocatore vada completamente a vuoto.
Personalmente, abbiamo trovato questa meccanica molto più bilanciata rispetto alla demo, sebbene non siamo rimasti troppo entusiasti di essa. Un uso attento dell’Heat permette un recupero rapidissimo dell’energia persa e genera ribaltamenti davvero rocamboleschi. D’altro canto, è certamente una buona idea fornire una possibilità di recupero dai danni, spesso eccessivi, derivati dalle combo aeree.
Conclusione
Tekken 8 è senza dubbio il miglior picchiaduro 3D in circolazione e, assieme a Street Fighter 6, è probabilmente il miglior gioco di combattimento in assoluto. Un titolo moderno, con una grafica scintillante e un gameplay in grado sia di divertire i novellini sia di appassionare gli amanti del gioco competitivo ad alti livelli. L’enorme numero di contenuti, anche per il single player, rende l’esperienza longeva e in grado di intrattenere anche i non amanti dell’online.
Se siete fan della saga o del genere picchiaduro l’acquisto è praticamente obbligato, poiché Tekken 8 è un lavoro coi controfiocchi. Se invece non giocato a questo tipo di giochi da parecchio ma avete giocato a Tekken in passato, potrebbe essere davvero l’occasione buona per tornare a divertirvi con questa mitica serie.
Dettagli e Modus Operandi
Piattaforme: PS5, Xbox Series S/X, PC
Data uscita: 26/01/2024
Prezzo: 69,99 €
Ho provato il gioco a partire dal day one su PlayStation 5 grazie a un codice fornito dal publisher.
Il primo showcase del 2024 di PlayStation si svolge in un momento cruciale per l’azienda. Con il recente cambio di management e le sfide che Sony affronta nel campo delle esclusive e della comunicazione, l’attenzione dei fan è al massimo.
Il precedente annuncio di concentrarsi su 12 live-service (adesso 11 dopo l’ufficiale abbandono del titolo online ambientato nell’universo di “The last of us”) aveva suscitato preoccupazioni tra gli appassionati dei single-player 1st party.
Sony riassicura con uno state of play che mostra quello che c’è da aspettarsi nel futuro di Playstation, mostrando anche la prossima esclusiva in arrivo, seppur 2nd party: Rise of the Ronin, oltre a diverse altre sorprese, tra cui un Silent Hill gratuito per tutti i possessori di PS5
Tutti gli annunci
Ad aprire le danze, Stellar Blade il nuovo gioco di Shift Up si mostra estensivamente per quanto riguarda trama, gameplay e ambientazione. In arrivo il 26 Aprile di quest’anno.
Subito a seguire, Sonic Shadow Generation, un’iconica remastered dell’iconico titolo del 2011 è in arrivo quest’autunno.
Zenless Zone Zero è il nuovo gioco della miHoYo, la celebre casa di sviluppo madre di titoli di successo come Genshin Impact.
Foamstars è un nuovo titolo Online-only 4v4 sviluppato da Toylogic. In arrivo incluso con l’abbonamento Sony il 6 Febbraio su Playstation 4 e 5.
Arriva quest’aprile l’acclamato Dave The Diver anche su Playstation: Annunciata anche una nuova espansione con Godzilla a Maggio.
Arriva anche V Rising, che esce dalla fase alpha per approdare su console Sony in un generico 2024.
La redenzione di Konami sembra partire col piede giusto, che annuncia che già da oggi è disponibile un nuovoPlayable Teaser. Si tratta di Silent Hill The Short Message, fortemente ispirato alla breve esperienza di Kojima su Silent Hill rilasciata la scorsa generazione, ma che promette non pochi batticuore. Disponibile già da adesso completamente gratuitamente per tutti i possessori di Playstation 5.
Ma le sorprese non finiscono qui, è stato mostrato il trailer del Remake di Silent Hill 2.
È stato poi il turno di Judas, il nuovo gioco di Ken Levine, creatore della celeberrima serie di Bioshock, in sviluppo presso gli studi Ghost Story Games. Ancora non abbiamo avuta alcuna finestra di lancio.
È finalmente giunto il momento di due giochi in uscita per Playstation VR2. Si tratta di Metro Awakening VR, in arrivo in un generico 2024 e Legendary tales, in arrivo l’8 Febbraio. Si tratta di due promettenti titolo che colmano il vuoto lasciato da ormai troppo tempo degli acquirenti dell’hardware Sony dedicato alla realtà virtuale.
È stato mostrato anche Dragon’s Dogma 2, che sembra essere davvero molto interessante per gli appassionati del genere. Si tratta di un action RPG, che promette ampia caratterizzazione dello stile di gioco e profondità di gameplay. In arrivo il 22 marzo.
Il 22 Marzo si promette una data di scontri, in quanto è previsto anche Rise Of The Ronin, la prossima esclusiva Playstation 5 in sviluppo presso Team Ninja, Sviluppatori dell’acclamato Nioh. Il gameplay ha posto evidenza sulla libertà di movimento e un sistema di combattimento accattivante.
Annunciata inoltre una versione “enhanced” di Until Dawn, in arrivo quest’anno su PC e PS5
A chiudere arriva Kojima, che mostra Death Stranding 2 On the beach in modo estensivo, mostrando i muscoli del Decima Engine. Il nuovo titolo del creatore di metal gear solid sembra riprendere diversi anni dopo quanto abbiamo avuto modo di giocare nel primo capitolo, aggiungendo nuovi e inaspettati personaggi. In arrivo nel 2025
Kojima ha inoltre annunciato di essere al lavoro su una nuova IP in collaborazione con Sony. Non è stato possibile vedere nulla, ma è stato dichiarato che si tratta di un nuovo titolo stealth di spionaggio, e l’autore stesso ha dichiarato voler essere il coronamento di una carriera (“the culmination of my work”).
Cari avventurieri digitali e appassionati di archeologia virtuale, preparatevi a calarvi nella storia dei videogame dedicati al leggendario Indiana Jones! Con l’entusiasmo alle stelle per l’imminente uscita del nuovo gioco previsto nel 2024, “Indiana Jones e l’Antico Cerchio“, diamo uno sguardo retrospettivo ai precedenti capitoli che ci hanno permesso di vivere le avventure di questo iconico personaggio manovrandolo famelici attraverso i nostri schermi.
Com’è probabile che già sappiate, Indiana Jones è stato protagonista di svariati titoli video ludici che ci hanno accompagnato per anni. Non tutti sanno, però, che il primo videogame, un vero e proprio capolavoro per l’epoca, fu “Raiders of the Lost Ark“. Sviluppato per Atari 2600, lasciò tutti a bocca aperta.
Raiders of the Lost Ark – 1982
Per chi non ha avuto (come me) la fortuna di sperimentare “Raiders of the Lost Ark” nel suo periodo d’oro, può risultare difficile cogliere appieno l’emozione e l’innovazione che questo gioco ha portato con sé. Rilasciato nel 1982, in un’era di limitate risorse grafiche e tecnologiche, il gioco ha sfidato i limiti della sua epoca. La sua trama segue le avventure di Indiana Jones, consentendo ai giocatori di esplorare il mondo e risolvere enigmi per recuperare l’Arca dell’Alleanza. La grafica pixelata potrebbe sembrare rudimentale oggi, ma all’epoca rappresentava uno dei massimi standard.
“Raiders of the Lost Ark” è stato un pioniere nel genere dei giochi d’avventura, offrendo una vasta mappa aperta e una trama non lineare, un’idea rivoluzionaria nel contesto dei primi anni ’80. Tuttavia, la sua difficoltà e complessità hanno reso il gioco un vero e proprio enigma per i giocatori, contribuendo alla sua fama.
In conclusione, “Raiders of the Lost Ark” per Atari 2600 è un capolavoro dell’era dei videogiochi classici, una pietra miliare che ha contribuito a plasmare il futuro del medium. Anche se alcuni aspetti potrebbero sembrare datati oggi, il gioco merita il rispetto e l’ammirazione per la sua audacia e la sua influenza nel panorama videoludico.
Indiana Jones in the Lost Kingdom – 1984
“Indiana Jones in the Lost Kingdom” è un videogioco del 1984 realizzato da Mindscape per Commodore 64. Ampiamente considerato trascurabile nel panorama dei giochi dell’epoca, presentava una sua grafica semplice e una meccanica di gioco limitata. Disgiunto dai film del nostro buon dott. Jones, non è riuscito a distinguersi in un mercato dominato da titoli più avvincenti. Le recensioni dell’epoca criticavano la mancanza di innovazione e la scarsa qualità complessiva del gioco. Nonostante il richiamo della popolarità di Indiana Jones, questo titolo non è riuscito a lasciare un’impronta significativa nella storia dei videogiochi, rimanendo un esempio di prodotto mediocre e facilmente dimenticabile.
Indiana Jones and the Temple of Doom – 1985
“Indiana Jones and the Temple of Doom” è un videogioco uscito nel 1985, basato sul film omonimo di Steven Spielberg. Sviluppato da Atari Games, il gioco è stato progettato per le sale giochi. La trama segue Indiana Jones nel suo viaggio per liberare i bambini schiavi dal malvagio Thuggee nel Tempio Maledetto. Il gameplay è diviso in tre fasi: guida di mine car, lotta con avversari e il confronto finale nel tempio. Nonostante l’entusiasmo iniziale dovuto al successo del film, il gioco ha ricevuto critiche miste, con lamentele sulla sua difficoltà e ripetitività. Pur essendo un prodotto dell’epoca, il gioco non ha raggiunto lo stesso status di culto di altri videogiochi, ma rimane un ricordo nostalgico per i fan di Indiana Jones. Grazie ai vari emulatori usciti anni dopo, posso dire fieramente di averci giocato parecchio. A differenza della critica del tempo, e so che non vi interessa minimamente, a me piacque molto e mi fece divertire.
Indiana Jones and the Last Crusade: The Graphic Adventure – 1989
Questo gioiellino è un’icona intramontabile nel panorama dei giochi d’avventura punta e clicca. Lanciato nel lontano 1989 dalla Lucasfilm Games, il titolo si distinse per la sua fedeltà al film e il coinvolgente stile grafico.
Il gioco segue la trama del film “L’Ultima Crociata” permettendo ai giocatori di rivivere le epiche avventure dell’archeologo e del suo mitico papà. L’attenzione ai dettagli è straordinaria, con scene iconiche ricreate con cura e un cast di personaggi memorabili che danno vita al mondo virtuale di Indiana Jones.
La vera genialità del gioco risiede nella sua capacità di bilanciare azione, enigmi e narrazione. Il giocatore si trova a dover risolvere intricati rompicapi e affrontare situazioni pericolose, proprio come il nostro amato archeologo sul grande schermo. Le scelte del giocatore influenzano il corso della storia offrendo varietà in game e diversi finali. La critica non esitò a elogiare il gioco per la sua trama avvincente, i dialoghi spiritosi e la colonna sonora coinvolgente. Le recensioni furono unanimi nel riconoscere la fedeltà al materiale di origine e la capacità del gioco di trasportare i giocatori in un’avventura epica.
“Indiana Jones and the Last Crusade: The Graphic Adventure” è ancora oggi considerato uno dei capisaldi del genere e un esempio di come un buon adattamento videoludico possa catturare l’essenza di un’iconica saga cinematografica. Un’autentica gemma per i fan di Indiana Jones e gli amanti dei videogiochi d’avventura. E, tra parentesi, il mio gioco su Indy preferito.
Indiana Jones and The last Crusade – The Action Game – 1989
“Indiana Jones e l’Ultima Crociata – The Action Game,” lanciato nel 1989, è un punto di riferimento nei giochi d’azione ispirati al famoso archeologo e uscì insieme al gioco punta e clicca poc’anzi descritto. Prodotto da Lucasfilm Games, il titolo si proponeva di portare l’esperienza cinematografica de “L’Ultima Crociata” direttamente sullo schermo dei giocatori ma con un taglio molto più action. Questo gioco, disponibile su varie piattaforme dell’epoca, incluse Amiga e Atari ST, offriva una grafica all’avanguardia, considerata eccezionale per il periodo. I giocatori potevano rivivere i momenti salienti del film, dalla fuga dai nazisti al confronto con il Cavaliere, tutto condito da azione frenetica e sequenze di piattaforme coinvolgenti.
La varietà di ambientazioni, tra templi misteriosi e castelli sinistri, faceva sì che ogni livello fosse un’immersione nella narrativa dell’Ultima Crociata. La meccanica di gioco, sebbene semplice, richiedeva abilità e riflessi per superare gli ostacoli e sconfiggere i nemici, mantenendo l’energia e l’atmosfera del film.
Le recensioni dell’epoca lodarono il gioco per la sua fedeltà alla fonte di ispirazione, la qualità visiva avanzata e la capacità di catturare l’essenza avventurosa di Indiana Jones. Nonostante il passare del tempo, “Indiana Jones e l’Ultima Crociata – The Action Game” rimane un classico amato dai fan dell’archeologo e un tassello importante nella storia dei videogiochi ispirati al cinema. Anche io lo giocai al tempo e ne conservo un piacevolissimo ricordo.
Indiana Jones and the Fate of Atlantis – 1992
“Indiana Jones and the Fate of Atlantis,” rilasciato nel 1992, è un’opera maestra tra i giochi d’avventura punta e clicca. Creato anche questo dalla mitica LucasArts, il titolo sfida gli appassionati di Indiana Jones a un’entusiasmante ricerca dell’antica città perduta di Atlantide.
Il gioco si distinse al tempo per la sua trama avvincente e la profondità dei personaggi. I giocatori vestono i panni di Indy e affrontano una serie di enigmi complessi, interagendo con personaggi indimenticabili. Un elemento chiave, di grande innovazione per l’epoca, è la possibilità di scegliere tra diverse vie di gioco, determinando così la direzione della storia e offrendo una rara rigiocabilità.
Graficamente avanzato per il suo tempo, il gioco presenta una varietà di location mozzafiato, da antichi templi a laboratori nazisti. La colonna sonora coinvolgente contribuisce a creare un’atmosfera avvincente, arricchendo l’esperienza di gioco. Il titolo è rimasto un’icona nel genere dei giochi d’avventura, lasciando un’impronta indelebile nella memoria dei giocatori e consolidando la sua reputazione come uno dei migliori adattamenti videoludici di un’iconica serie cinematografica. Ancora oggi, è un tuffo nostalgico nell’universo avventuroso di Indiana Jones.
Indiana Jones and the Fate of Atlantis: The Action Game – 1992
“Indiana Jones and the Fate of Atlantis: The Action Game” è un videogioco d’avventura uscito nel 1992, sviluppato da LucasArts. Anche in questo caso, come nel caso di “The Last Crusade”, la Lucas fece uscire anche una versione action del gioco oltre all’avventura grafica. Il giocatore assume il ruolo di Indiana Jones, affrontando avversari e risolvendo enigmi in vari ambienti esotici. Le sequenze d’azione sono accompagnate da una colonna sonora coinvolgente, mentre il gameplay punta sull’esplorazione e la risoluzione di puzzle. Nonostante la sua natura orientata all’azione, il gioco mantiene il fascino dell’universo di Indiana Jones, offrendo un’esperienza coinvolgente per i fan del personaggio e della serie. Devo essere sincero: questo, oltre alle versioni Lego che non amo particolarmente e che citerò soltanto per dovere di cronaca, è l’unico gioco su Indiana Jones che non ho mai provato in prima persona quindi resto radicato alle cronache e alle impressioni della rete.
Indiana Jones’ Greatest Adventures – 1994
“Indiana Jones’ Greatest Adventures,” lanciato nel 1994 per Super Nintendo, è una celebrazione interattiva delle epiche avventure dell’archeologo più famoso del mondo. Sviluppato da Factor 5 e pubblicato da JVC Musical Industries, il gioco si presenta come un avvincente platform a scorrimento laterale che cattura l’essenza dei primi tre film della saga. Con una grafica dettagliata e fedele ai film, il gioco permette ai giocatori di rivivere momenti iconici come la fuga dal tempio maledetto, la ricerca del Sacro Graal e la lotta contro i nazisti. L’abilità di esplorare questi scenari familiari in uno stile di gioco coinvolgente ha reso “Greatest Adventures” un titolo adatto sia ai fan di lunga data che ai neofiti della saga di Indiana Jones.
Una delle caratteristiche distintive del gioco è la sua fedeltà alla trama originale, mantenendo il ritmo avvincente e gli incontri memorabili. La colonna sonora coinvolgente e i controlli intuitivi hanno contribuito a rendere l’esperienza di gioco avvincente e immersiva.
Le recensioni dell’epoca hanno applaudito il titolo per la sua riuscita amalgama di azione, esplorazione e fedeltà alla fonte di ispirazione. “Indiana Jones’ Greatest Adventures” rimane un omaggio virtuale ai momenti salienti della saga cinematografica, trasportando i giocatori in un viaggio emozionante attraverso le avventure leggendarie di Indiana Jones. Un must per i fan della serie e un capitolo iconico nella storia dei giochi a tema cinematografico.
Indiana Jones and the Infernal Machine – 1999
“Indiana Jones and the Infernal Machine” è un videogioco d’avventura pubblicato nel 1999 per PC e successivamente per Nintendo 64. Sviluppato anche questo da LucasArts, il gioco segue le avventure di Indiana Jones alla ricerca di un artefatto misterioso, l’Infernal Machine, durante la Guerra Fredda. Il gameplay combina elementi di esplorazione, puzzle-solving e azione, offrendo una varietà di ambientazioni internazionali. Il gioco ha ricevuto recensioni generalmente positive per la sua trama coinvolgente, la fedeltà all’atmosfera dei film e la varietà delle sfide proposte. Tuttavia, alcuni critici hanno notato la grafica datata e alcuni problemi tecnici. Nonostante ciò, “Indiana Jones and the Infernal Machine” è considerato un titolo apprezzabile per i fan dell’archeologo avventuriero. Personalmente ho giocato soltanto la versione per GameBoy Color ma, sono sincero, non mi face impazzire o gridare al miracolo. Resta comunque un titolo che possiamo definire discreto.
Indiana Jones and the Emperor’s Tomb – 2003
“Indiana Jones and the Emperor’s Tomb” è un videogioco d’azione e avventura uscito nel 2003 per diverse piattaforme, tra cui PlayStation 2, Xbox e PC. Sviluppato da The Collective, il gioco segue le avventure di Indiana Jones alla ricerca di un antico artefatto in Cina. Appena iniziai a giocarci, ricordo, non capii esattamente cosa fare. Mi trovai un po’ stranito. Non so spiegare bene il motivo ma, alla fine, ci giocai con piacere. Con una prospettiva in terza persona, il gameplay offre una combinazione di esplorazione, combattimenti e risoluzione di enigmi. Il gioco è stato ben accolto per la sua trama avvincente, i combattimenti ben realizzati e la fedeltà al personaggio di Indiana Jones. Tuttavia, alcune critiche sono state rivolte alla telecamera e ai controlli in alcune situazioni. (confermo, erano legnosi) Nonostante ciò, è considerato uno dei migliori videogiochi ispirati alle avventure di Indiana Jones.
Indiana Jones and the Staff of Kings – 2009
“Indiana Jones and the Staff of Kings” è un videogioco d’azione e avventura uscito nel 2009 per diverse piattaforme, incluso PlayStation 2, PlayStation Portable, Wii e Nintendo DS. Ricordo che lo acquistai con tantissime aspettative ma rimasi assai deluso. Il gioco, sviluppato da LucasArts, segue le avventure di Indiana Jones nella sua ricerca di un antico artefatto. Offre una varietà di ambientazioni esotiche, sequenze d’azione e enigmi, cercando di catturare l’essenza dell’universo di Indiana Jones. Tuttavia, il gioco ha ricevuto recensioni tendenzialmente negative che hanno sottolineato negativamente i controlli non sempre precisi e a una trama che non raggiunge le vette dei film. Io non lo apprezzai quasi per nulla e rapidamente andò ad impolverarsi sullo scaffale accanto alla console. Nonostante ciò, per i fan incalliti del famoso archeologo, può comunque offrire un’esperienza di gioco divertente.
L’attesa nel mondo moderno
L’annuncio del prossimo videogioco “Indiana Jones e l’Antico Cerchio” ha scatenato una ondata di entusiasmo tra i fan di lunga data. La community online è pervasa da una fervente attesa, con i giocatori che condividono la loro gioia e anticipazione per ciò che sembra essere un nuovo e coinvolgente capitolo nell’universo di Indiana Jones.
I social media sono diventati un luogo di discussione vivace, con i fan che condividono aspettative e speranze per questo nuovo titolo. Le immagini teaser e i brevi teaser trailer hanno alimentato positivamente la curiosità, rivelando scorci affascinanti e catturando l’attenzione dei giocatori con richiami visivi alle avventure cinematiche di Indiana Jones.
Le notizie non ufficiali circolanti online hanno aggiunto un tocco di mistero, contribuendo a generare un’atmosfera di anticipazione. La comunità è pronta a esplorare nuovi scenari, risolvere enigmi avvincenti e vivere nuove avventure insieme al carismatico archeologo. In questo contesto, l’atmosfera è intrisa di ottimismo, con i giocatori che non vedono l’ora di tuffarsi in un nuovo capitolo ricco di emozioni e avventura. L’entusiasmo cresce giorno dopo giorno, alimentato dalla speranza di vedere realizzate le aspettative e di vivere un’esperienza di gioco indimenticabile con Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
Conclusione
La saga di Indiana Jones nei videogame ci ha offerto un affascinante percorso attraverso diverse epoche di tecnologia e gameplay. Dall’8-bit al 3D, la storia dell’archeologo del nostro cuore ci ha ispirato a esplorare mondi virtuali pieni di misteri e avventure. Non vediamo l’ora di vedere cosa ci riserva il futuro con il nuovo gioco del 2024. Pronti a imbracciare la frusta e a vivere fantastiche avventure?